(Adnkronos) - Troppo lavoro cambia il cervello, parola di scienziati. Un nuovo studio mette in guardia gli 'Stachanov' di tutto il mondo. Dedicarsi anima e corpo alla propria professione senza staccare mai induce cambiamenti neuroadattivi che influenzano la salute cognitiva. Nel dettaglio, il lavoro pubblicato online sulla rivista 'Occupational & Environmental Medicine' segnala che le lunghe ore di lavoro possono alterare la struttura del cervello, in particolare le aree associate alla regolazione emotiva e alla funzione esecutiva, come la memoria di lavoro e la risoluzione dei problemi.
Il cosiddetto 'superlavoro' è sotto la lente degli esperti da tempo. E' stato collegato a un aumento del rischio di malattie cardiovascolari, disturbi metabolici e problemi di salute mentale. E l'Organizzazione internazionale del lavoro stima che uccida più di 800mila persone ogni anno, osservano i ricercatori che firmano lo studio, affiliati a diverse università coreane. Mentre le conseguenze comportamentali e psicologiche sono abbastanza ben comprese, i meccanismi neurologici e i cambiamenti anatomici sottostanti non sono ancora stati definiti, aggiungono gli esperti. Per approfondire questo aspetto, gli autori della ricerca preliminare appena pubblicata hanno utilizzato l'analisi del volume strutturale del cervello per confrontare l'impatto del superlavoro su specifiche regioni cerebrali negli operatori sanitari che lavorano abitualmente molte ore, 52 o più alla settimana.
Gli esperti hanno attinto ai dati dello studio di coorte Grocs (Gachon Regional Occupational Cohort Study) e alle risonanze magnetiche effettuate per un progetto di ricerca sugli effetti delle condizioni di lavoro sulla struttura del cervello. Ai partecipanti al Grocs è stato chiesto di sottoporsi a una risonanza magnetica aggiuntiva e l'analisi finale ha incluso 110 persone, escludendo quelle con dati mancanti o scarsa qualità delle immagini. La maggior parte erano medici: 32 lavoravano per un numero di ore settimanali in eccesso (28%); 78 invece rispettavano un orario standard.
Quello che è emerso è che i camici bianchi che lavoravano molte ore a settimana erano significativamente più giovani, avevano lavorato meno e avevano un livello di istruzione più elevato rispetto chi faceva orari standard. Le differenze nel volume del cervello sono state valutate utilizzando con una tecnica di neuroimaging che identifica e confronta le differenze regionali nei livelli di materia grigia. L'analisi comparativa dei risultati ha mostrato che le persone che lavoravano 52 o più ore a settimana presentavano cambiamenti significativi nelle regioni del cervello associate a funzione esecutiva e regolazione emotiva, a differenza dei partecipanti che lavoravano le ore standard.
Ad esempio, è stato rilevato un aumento del 19% del volume del giro frontale mediale tra coloro che lavoravano molte ore rispetto a coloro che lavoravano con orari standard. Questa parte del cervello, spiegano gli esperti, ha un ruolo fondamentale in diverse funzioni cognitive, in particolare nel lobo frontale. E' coinvolta nell'attenzione, nella memoria di lavoro e nell'elaborazione del linguaggio. Sono stati evidenziati poi aumenti massimi in 17 regioni, tra cui il giro frontale medio, il giro frontale superiore - coinvolto nell'attenzione, nella pianificazione e nel processo decisionale - e l'insula, che svolge un ruolo chiave nell'integrazione del feedback sensoriale, motorio e autonomo proveniente dal corpo ed è coinvolta nell'elaborazione delle emozioni, nella consapevolezza di sé e nella comprensione del contesto sociale.
Si tratta di uno studio osservazionale di piccole dimensioni e, in quanto tale - puntualizzano gli autori - non è possibile trarre conclusioni definitive su causa ed effetto. I ricercatori riconoscono che, in assenza di dati a lungo termine, non è chiaro se questi cambiamenti strutturali siano una conseguenza del superlavoro o un fattore predisponente. Ma sottolineano che, "sebbene i risultati debbano essere interpretati con cautela, rappresentano un primo passo significativo per comprendere la relazione tra superlavoro e salute del cervello. In particolare, l'aumento del volume cerebrale osservato potrebbe riflettere risposte neuroadattive allo stress occupazionale cronico. I cambiamenti rilevati potrebbero fornire una base biologica per le difficoltà cognitive ed emotive spesso segnalate nelle persone sottoposte a sovraccarichi di lavoro. Sono necessari futuri studi di neuroimaging longitudinali e multimodali per confermare questi risultati e chiarire i meccanismi sottostanti".
Resta intanto un faro acceso sull'importanza di "affrontare il superlavoro come un problema di salute" e sulla "necessità di politiche sul posto di lavoro che riducano al minimo le ore di lavoro in eccesso".
(Adnkronos) - Un'allerta tsunami, come misura precauzionale, è stata diramata nelle scorse ore in Grecia dopo un terremoto di magnitudo 6 sulla scala Richter registrato nella notte tra le isole di Kasos e Creta. Agli abitanti di Rodi, Karpathos e Kasos è stato chiesto di "allontanarsi immediatamente dalla costa" e di "seguire le istruzioni delle autorità locali", ha riferito la tv greca Ert. Il sisma è stato registrato a "19 chilometri a sudovest di Kasos, a una profondità di 62,5 chilometri", secondo l'Istituto di geodinamica di Atene. E' stato avvertito in particolare a Creta e Rodi, ha riferito la Ert. Al momento non vengono segnalati danni nelle isole vicine all'epicentro del terremoto.
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(Adnkronos) - Lorenzo Musetti a caccia della semifinale agli Internazionali d'Italia 2025. Il tennista azzurro sfida oggi, mercoledì 14 maggio, il tedesco Alexander Zverev nei quarti di finale del Masters 1000 di Roma. Match duro per il toscano, fin qui impeccabile sulla terra rossa del Foro Italico e in uno splendido momento di forma dopo la vittoria degli ottavi contro il russo Daniil Medvedev. Ora Musetti se la vedrà con il numero due nel mondo.
La sfida tra Musetti e Zverev è in programma oggi, mercoledì 14 maggio, non prima delle ore 20.30. I due tennisti si sono affrontati in tre occasioni, con l'azzurro in vantaggio nei precedenti per 2-1. L'ultima sfida risale all'ottobre 2024, quando Musetti si impose sul cemento di Vienna in tre set. I primi due confronti diretti sono andati in scena sulla terra battuta, la stessa superficie del Foro Italico. Nel 2022, negli ottavi del Masters 1000 di Madrid, Musetti si è ritirato in avvio di secondo set dopo aver perso il primo. Lo scorso anno, nei quarti del torneo olimpico di Parigi 2024, l'azzurro ha avuto la meglio con un doppio 7-5.
Musetti-Zverev, così come tutti i match degli Internazionali d'Italia 2025, sarà trasmessa in diretta televisiva e in esclusiva sui canali Sky Sport. Il match si potrà seguire in streming sull'app SkyGo e su NOW.
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(Adnkronos) - Sono dieci le nazioni che hanno ottenuto la qualificazione alla finale dell'Eurovision Song Contest 2025 dopo la prima semifinale di ieri, martedì 13 maggio. Cinque invece i Paesi eliminati, in base ai voti del pubblico.
I dieci artisti qualificati dalla prima semifinale sono: Albania con Shkodra Elektronike con 'Zjerm'; Estonia con Tommy Cash ('Espresso Macchiato'); Islanda con Vaeb ('Roa'); Paesi Bassi con Claude ('C'est La Vie'); Norvegia con Kyle Alessandro ('Lighter'); Polonia con Justyna Steczkowska ('Gaja'); Portogallo con Napa ('Deslocado'); San Marino con Gabry Ponte ('Tutta l'Italia'); Svezia con KAJ ('Bara Bada Bastu') e l'Ucraina con Ziferblat ('Bird of Pray'). Lucio Corsi ha presentato il brano Volevo essere un duro', brano, vincitore del Premio della Critica Mia Martini e secondo classificato al Festival di Sanremo 2025.
A sorpresa è stato eliminato Red Sebastian del Belgio – terzo tra i favoriti secondo diversi bookmaker – nel giorno del suo 26esimo compleanno.
Dopo la seconda semifinale di giovedì, 26 Paesi parteciperanno alla finale di sabato, trasmessa a milioni di telespettatori. Nonostante la qualificazione di dieci paesi per semifinale, i punteggi saranno rivelati solo dopo la finale di sabato, mantenendo un elevato livello di suspense per artisti e pubblico.
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(Adnkronos) - La Lombardia sempre più regione a misura di manager anche in vista degli imminenti Giochi Olimpici di Milano-Cortina 2026. I dirigenti privati sono cresciuti del +3,6% nell’ultimo anno arrivando a 57.739 su tutto il territorio regionale. A renderlo noto il presidente dei dirigenti lombardi Paolo Scarpa in occasione dell’assemblea di Manageritalia Lombardia che si è svolta presso gli spazi dell’hotel Enterprise di Milano. “Le Olimpiadi Invernali di Milano-Cortina 2026 rappresentano un'opportunità straordinaria per le imprese lombarde e italiane. Un evento globale che non solo attirerà turisti e investimenti ma stimolerà anche innovazione e crescita creando una domanda significativa per prodotti e servizi. Per sfruttare al meglio queste opportunità c’è bisogno di più managerialità, il ricorso a competenze adeguate e la crescita di manager e dirigenti che la Lombardia ha fatto segnare negli ultimi anni è un segnale certamente positivo anche se siamo ancora a meno di un dirigente ogni cento dipendenti contro i 2-3 dei principali competitor UE”, così Paolo Scarpa, presidente Manageritalia Lombardia che prosegue: ”I Manager sono figure essenziali per guidare le imprese attraverso le sfide e le opportunità che le Olimpiadi presentano e trasformarle in successi duraturi soprattutto per le pmi”.
“Importanti realtà economiche, leader nei rispettivi settori, hanno abbracciato Milano Cortina 2026, il più importante evento che il nostro Paese ospiterà nei prossimi anni, intuendo la grande opportunità in termini di visibilità globale. Saranno le Olimpiadi e le Paralimpiadi dell’Italia e fungeranno da veicolo per promuovere l’innovazione e le eccellenze italiane, Giochi di cui essere orgogliosi. Ancora una volta possiamo dimostrare che lavorando di squadra ad un grande evento possiamo diventare un esempio per tutti”, spiega Andrea Varnier ceo Fondazione Milano Cortina 2026 intervenuto all’assemblea.
A portare vicinanza all’iniziativa da parte dell’amministrazione regionale i saluti istituzionali di Barbara Mazzali, assessore al Turismo e Marketing Territoriale di Regione Lombardia. L’assemblea ha quindi delineato il contributo e l’apporto dei manager lombardi nei confronti delle prossime Olimpiadi invernali, intese non solo come evento sportivo ma come vero e proprio acceleratore d’innovazione, creatività e sviluppo per l’economia e le imprese lombarde. Un appuntamento che è stato anche l’occasione per celebrare il prestigioso traguardo degli 80anni di Manageritalia, la Federazione dei dirigenti del terziario nata a Roma il 9 aprile 1945 e l’Associazione lombarda nata poco dopo, il 23 giugno 1945. A sottolineare questo doppio importante traguardo il presidente di Manageritalia, Marco Ballarè e quello di Manageritalia Lombardia Paolo Scarpa.
I 25° Giochi Olimpici invernali e paralimpici, sia nella loro fase di preparazione che per l’imminente svolgimento, hanno fatto e stanno facendo da volano per l’intero sistema economico in Lombardia nell’ultimo anno i manager e dirigenti privati fanno segnare +3,6%, una volta e mezzo il dato nazionale fermo a 2,6%, arrivando a quasi 58mila dirigenti attivi. Milano con i suoi 43mila dirigenti attivi (32.076 uomini e 10.987) si conferma la capitale della managerialità italiana anche se in lieve calo rispetto al 2022 con -3,3%. Significativo che proprio la provincia di Sondrio (che ospiterà numerose gare) faccia segnare l’incremento maggiore con +6,2% come Lecco, porta d’ingresso alla Valtellina, che arriva a +5,7%. Stabili le province di Bergamo +0,8% e Mantova +0,6% cosi come Lodi -0,2%. In sintonia con l’incremento nazionale le realtà di Brescia +2,4% e Como +2,3% mentre Varese +1,3% si assesta sulla metà. Uniche realtà che fanno segnare bilanci in negativo le province di Cremona -2,4% e Pavia -1,1%
L’importanza e il valore in termini di moltiplicatore economico di un evento internazionale come le Olimpiadi, capaci di attrarre investimenti, promuovere il turismo del territorio, creare occupazione e lasciare un’eredità positiva nei territori e nella comunità locali, sono stati affrontati anche dalla tavola rotonda 'Visioni e trend manageriali per il Paese' che ha affrontato le diverse modalità di approcciarsi alle opportunità offerte dai grandi eventi grazie alle testimonianze e alle analisi di Damiano De Crescenzo, direttore generale Planetaria Hotels - Roberto Selva, senior advisor marketing & comunicazione Esselunga – Maria Cristina Vaccarisi, strategic partner public sector - Società Partecipate - Utilities Keystone Executive Search - divisione Randstad moderati da Carlo Romanelli, presidente Manageritalia Executive Professional.
(Adnkronos) - Finale di Coppa Italia all'Olimpico. Oggi, mercoledì 14 maggio, il Milan sfida il Bologna nell'ultimo atto del torneo nazionale. Le due squadra si sono affrontate proprio pochi giorni fa in campionato, quando i rossoneri si sono imposti 3-1 grazie alla doppietta di Santiago Gimenez e al gol di Christian Pulisic, che hanno ribaltato l'iniziale vantaggio emiliano firmato da Riccardo Orsolini.
Sebbene, a due giornate dal termine del campionato, il Milan abbia rilanciato le proprie speranze europee, portandosi a quattro punti dal quarto posto occupato da Juventus e Lazio, la Coppa Italia rappresenta l'obiettivo principale della stagione. Conceicao ha così l'occasione di blindare la qualificazione alla prossima edizione dell'Europa League e vincere il secondo trofeo della stagione, dopo la Supercoppa italiana.
La sfida tra Milan e Bologna è in programma oggi, mercoledì 14 maggio, alle ore 21. Ecco le probabili formazioni:
Milan (3-4-3): Maignan; Tomori, Gabbia, Pavlovic; Jimenez, Fofana, Reijnders, Hernandez; Pulisic, Gimenez, Leao. All. Conceicao
Bologna (4-2-3-1): Skorupski; De Silvestri, Beukema, Lucumi, Miranda; Freuler, Ferguson; Orsolini, Odgaard, Cambiaghi; Castro. All. Italiano
La finale di Coppa Italia sarà trasmessa in diretta televisiva e in esclusiva sui canali Mediaset. Il match sarà visibile quindi in chiaro su Canale 5, così come in streaming su Mediaset Infinity e sul sito di SportMediaset.
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(Adnkronos) - A una settimana dal question time in Senato, per Giorgia Meloni arriva un nuovo 'round' alla Camera. Oggi la premier è attesa a Montecitorio per rispondere ai quesiti di opposizione e maggioranza su temi che spaziano dalla sanità al piano di riarmo europeo, passando per la sicurezza e per la drammatica situazione a Gaza. Il Pd di Elly Schlein interrogherà la presidente del Consiglio sul problema delle liste d'attesa, chiedendo al governo quali misure urgenti intenda adottare affinché il Servizio sanitario nazionale "non sia smantellato".
Sul tema delle liste d'attesa, l'esecutivo è intervenuto con un decreto legge approvato nel luglio 2024, che prevede misure come l'istituzione di un Cup unico regionale o interregionale e l'implementazione di una piattaforma nazionale per il monitoraggio dei tempi. Tuttavia, Meloni ha ribadito che la gestione operativa delle liste d'attesa non rientra tra le competenze del governo, richiamando le Regioni alle proprie responsabilità: "Noi ogni anno stanziamo delle risorse che non gestiamo per le liste di attesa, le gestiscono le Regioni. Ma per le opposizioni la responsabilità è tutta del governo". L'esecutivo ha proposto l'introduzione di poteri sostitutivi per intervenire direttamente in caso di inefficienze regionali, ma la proposta ha incontrato resistenze da parte delle Regioni, preoccupate da un possibile commissariamento. Se, da un lato, i dem puntano il dito contro i tagli, denunciando come la spesa pro capite italiana sia inferiore del 53% rispetto a quella tedesca e del 42% rispetto a quella francese, dall'altro Meloni ha più volte rivendicato l'incremento dei fondi alla sanità pubblica durante il proprio mandato: "Non ci sono mai state così tante risorse".
Il piano ReArm Eu sarà al centro dell'interrogazione di Giuseppe Conte. Il leader del M5S esorterà la premier a ritirare il sostegno italiano al progetto di riarmo europeo, chiedendo di destinare quelle risorse a settori come sanità e istruzione. Da parte sua, Meloni ha sempre sostenuto la necessità di rafforzare l'impegno economico in materia di difesa, sottolineando che ciò "non vuol dire semplicemente occuparsi di potenziare gli armamenti", ma anche investire nella sicurezza dei confini, nella lotta al terrorismo e nel controllo del cyberspazio, come affermato durante un recente 'premier time' a Palazzo Madama.
La presidente ha inoltre confermato che nel corso del 2025 l'Italia raggiungerà il target del 2% del Prodotto interno lordo da destinare alla difesa, in linea con l'impegno assunto dai Paesi membri della Nato nel vertice di Washington del 2014. Non è escluso che Meloni possa tornare a ribadire quanto già dichiarato in passato, ossia che fu proprio Giuseppe Conte, da premier, a incrementare la spesa militare, pur affermando di condividere l'obiettivo di rafforzare la difesa nazionale.
Accusata da una parte delle opposizioni di "tacere" sulla strage di civili a Gaza, Meloni sarà chiamata a rispondere a un'interrogazione di Alleanza Verdi Sinistra, che chiederà alla leader di Fdi di condannare l'operato di Benjamin Netanyahu, arrivando anche a valutare il richiamo dell'ambasciatore italiano in Israele. La presidente del Consiglio ha più volte espresso preoccupazione per la situazione nella Striscia: sia nel bilaterale di fine aprile con il presidente turco Erdogan, sia nel vertice di lunedì con il premier greco Mitsotakis, Meloni ha ribadito il sostegno italiano agli sforzi dei Paesi Arabi per delineare un piano di ricostruzione "credibile" di Gaza e per tracciare un quadro regionale di pace che, secondo lei, deve necessariamente includere la prospettiva dei due Stati.
Italia Viva, con Maria Elena Boschi, tornerà a sollevare il tema delle riforme, questa volta in chiave economica, chiedendo di elencare "le tre principali riforme in ambito economico che il governo intende adottare per fronteggiare l'attuale congiuntura economica". Il rilancio della competitività e del settore automotive sarà invece il focus dell'interrogazione firmata da Matteo Richetti, di Azione. La scorsa settimana Meloni ha affrontato la crisi del settore automobilistico, puntando il dito contro "le follie ideologiche di una transizione ecologica incompatibile con la sostenibilità dei nostri sistemi produttivi", e si è detta disponibile a valutare, insieme alla Commissione Ue, l'inclusione di Transizione 5.0 e Industria 4.0 nella revisione del Pnrr.
Per quanto riguarda le interrogazioni presentate dalla maggioranza, Meloni sarà chiamata a rispondere in merito alle misure allo studio del governo per la tutela delle forze dell'ordine (Lega), alla riforma del Green Deal (Forza Italia) e al contrasto al disagio giovanile (Fratelli d'Italia), mentre Noi Moderati - come il Pd - accenderà nuovamente i riflettori sul tema delle liste d'attesa. (di Antonio Atte)
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(Adnkronos) - Negoziati in Turchia con Volodymyr Zelensky ma senza Vladimir Putin. E' questo lo scenario che sembra delinearsi nel nuovo capitolo della guerra tra Ucraina e Russia, con il leader del Cremlino intenzionato a dare forfait al presidente ucraino dopo aver dettato data e luogo per l'inizio dei colloqui che potrebbero, almeno in teoria, portare alla pace.
Al suo posto domani a Istanbul, stando almeno a quanto riferiscono i media, una delegazione guidata dal ministro degli Esteri Sergei Lavrov e dal consigliere del Cremlino per gli affari internazionali Yuri Ushakov. Una mossa, quella dello 'zar, che per la controparte ucraina dimostrerebbe ancora una volta che Putin "non vuole la fine della guerra, non vuole il cessate il fuoco, non vuole alcun tipo di negoziato".
Zelensky, dal canto suo, non si arrende e promette che farà "di tutto" perché domani "questo incontro possa svolgersi", aggiungendo che farà anche "di tutto" per arrivare a un cessate il fuoco. "Abbiamo dimostrato di essere assolutamente costruttivi, chiarendo che vogliamo la fine della guerra. Nel frattempo la Russia continua a dimostrare il contrario con ogni mossa. Se Putin non verrà all'incontro e ci sarà un altro gioco, sarà l'ultimo segnale del fatto che non sono pronti a porre fine al conflitto", le parole del leader di Kiev che ha quindi chiesto in un appello rivolto agli Stati Uniti e agli altri Paesi occidentali dure sanzioni alla Russia qualora l'incontro dovesse saltare.
Se Putin diserterà i colloqui in Turchia, "ci dovrà essere il pacchetto più forte di sanzioni mai varato" contro la Russia, ha detto, perché sarebbe "un chiaro segnale del fatto che non vogliono mettere fine e non metteranno fine alla guerra". E ancora: "Mi aspetto almeno un pacchetto forte di sanzioni da parte degli Stati Uniti, sanzioni contro la Russia. Queste non saranno più sanzioni per l'aggressione o l'occupazione. Ci sono già stati abbastanza compromessi. Dovrebbero essere invece sanzioni per la mancanza di volontà di cessare il fuoco. Deve essere il pacchetto di sanzioni più forte di sempre".
D'altra parte l'Ucraina, ha detto ancora, "ha accettato tutti i segnali e le proposte avanzate da varie parti, dagli Stati Uniti, dai Paesi europei e da altri partner. Abbiamo preso in considerazione sia le iniziative dichiarate pubblicamente che quelle dietro le quinte".
Intanto Zelensky dovrebbe incontrare il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ad Ankara tre oggi e domani. "Abbiamo concordato con il presidente Erdogan che lo incontrerò nella capitale turca", ha detto, spiegando che l'incontro avverrà il 14 o 15 maggio", a ridosso dell'inizio dei colloqui.
Il presidente russo resta quindi l'incognita più evidente dei negoziati imminenti. E questo nonostante l'invito, solo pochi giorni fa, alle autorità di Kiev a riprendere i colloqui diretti interrotti nel 2022. Colloqui che dovrebbero avvenire secondo Mosca senza alcuna precondizione come, ad esempio, il cessate il fuoco di almeno 30 giorni chiesto da Zelensky ma anche dai 'volenterosi' leader europei. Un "ultimatum inaccettabile", secondo la Russia.
Intanto, però, lo 'zar' è tornato a scagliarsi contro l'Occidente, 'reo' di applicare ancora nuove sanzioni contro Mosca. "Le principali economie mondiali stanno scivolando in recessione solo per farci del male. È come se comprassi un biglietto e poi non lo usassi per fare dispetto al controllore. Sono idioti", la stoccata del presidente durante un incontro con gli imprenditori russi.
Le parole di Putin suonano come un nuovo messaggio ai leader europei che, in attesa di capire quale possibile svolta arriverà dai colloqui in Turchia, hanno nuovamente minacciato ulteriori sanzioni contro la Russia. E' il caso del cancelliere tedesco Friedrich Merz, che ha parlato della nuova raffica di misure che attende Mosca in assenza di "reali progressi questa settimana" nel lavoro per arrivare a un cessate il fuoco in Ucraina. "Abbiamo concordato che se non ci saranno progressi reali questa settimana, lavoreremo poi insieme a livello europeo per un inasprimento significativo delle sanzioni", le parole di Merz. "Nel caso in cui il governo russo non accettasse" la proposta sostenuta dagli alleati di Kiev, nel mirino delle sanzioni finirebbero "altre aree, come il settore dell'energia e il mercato finanziario", ha affermato ancora insistendo sul fatto che "questa guerra deve finire". Ed è anche per questo, ha rimarcato, "che stiamo fornendo assistenza militare e, se necessario, se la guerra non si fermerà, continueremo a sostenere a livello militare l'Ucraina per gli anni a venire".
Dello stesso parere anche i presidente francese Emmanuel Macron. "La nostra intenzione è di imporre sanzioni" se la Russia "confermerà il mancato rispetto" del cessate il fuoco in Ucraina, ha sottolineato, menzionando in particolare "sanzioni secondarie" che riguardano "servizi finanziari" o "idrocarburi".
Così come Putin, non sarà a Istanbul nemmeno il presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Ieri il numero uno della Casa Bianca ha annunciato la partecipazione di funzionari statunitensi ai colloqui. Per gli Usa sarà così presente il segretario di Stato Marco Rubio, accompagnato dagli inviati speciali del presidente, Steven Witkoff e Keith Kellogg.
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(Adnkronos) - Il Giro d'Italia torna oggi, mercoledì 14 maggio, con la tappa 5. Dopo la Alberobello-Lecce, vinta dall'olandese Casper van Uden, si va da Ceglie Messapica a Matera, frazione da 151 chilometri. In maglia rosa c'è sempre il danese Mads Pedersen, con 7 secondi di vantaggio sul primo inseguitore Primoz Roglic e 14 secondi sul ceco Mathias Vacek, suo compagno di squadra.
I 151 chilometri della quinta tappa del Giro d'Italia saranno per velocisti. La prima metà della frazione sarà ancora in Puglia, tra le Murge e la provincia di Taranto: dopo un inizio con un leggero saliscendi, ci saranno circa 60 km pianeggianti con i traguardi volanti di Massafra, Marina di Ginosa e il Km Red Bull di Bernalda, prima del tratto conclusivo con un Gpm di quarta categoria a Montecaglioso. Gli ultimi 40 chilometri vedranno di nuovo diversi saliscendi, con arrivo in salita a Matera.
La quinta tappa del Giro d'Italia partirà alle 13:35. La diretta tv in chiaro dell’edizione numero 108 della Corsa Rosa sarà a cura di Rai Sport e Rai 2 (streaming gratuito su Rai Play), mentre la diretta tv in abbonamento sarà fruibile su Eurosport 1. Lo streaming in abbonamento sarà disponibile su Discovery+, Sky Go, Now e Dazn.
Leggi tutto: Giro d'Italia, oggi la quinta tappa: orario, percorso e dove vederla
(Adnkronos) - Elly Schlein continua a battere sulla sanità mentre Giuseppe Conte punta sul riarmo. Avs chiede una risposta su Gaza mentre Italia Viva vuole sapere quali riforme in ambito economico siano allo studio del governo. Azione si concentra su competitività tra strategie su automotive ed energia, nucleare compreso. Ci sarebbe stato anche il referendum e l'astensionismo nel 'carnet' delle interrogazioni a Giorgia Meloni oggi al premier time a Montecitorio. Riccardo Magi di Più Europa era pronto a ricordare alla presidente del Consiglio quando nel 2016 e nel 2022 "attaccava con forza i governi dell'epoca per aver fatto calare una cappa di silenzio sui referendum". Il regolamento Camera però ha escluso Più Europa, componente del Misto.
"Il Servizio Sanitario Nazionale è prossimo al punto di non ritorno: liste di attesa infinite, il personale allo stremo sottoposto a turni massacranti e in fuga verso l’estero e il privato; mancano 65.000 infermieri e 30.000 medici; crescenti diseguaglianze territoriali e un aumento della mobilità sanitaria tra Sud e Nord". E' quanto si legge nella premessa dell'interrogazione del Pd oggi alla premier Meloni. I dem portano una serie di dati a conferma della situazione in cui versa la sanità pubblica. "Secondo l’Istat nel 2023 4,48 milioni di persone hanno rinunciato a visite specialistiche o esami diagnostici per lunghi tempi di attesa, difficoltà di accesso di cui 2,5 milioni di persone per motivi economici, quasi 600.000 in più dell’anno precedente".
A cui si accompagnano tagli crescenti: "La spesa pro capite italiana è più bassa rispetto alla Germania del 53%, rispetto alla Francia del 42%". E inoltre, ricordano i dem, il piano straordinario di assunzioni di 30.000 medici e infermieri "è rimasto solo sulla carta" così come il dl liste attesa non ha dato frutti: "Era privo di nuove risorse e fortemente punitivo verso le Regioni che infatti lo contestano". Alla luce di tutto questo, il Pd chiede "quali misure urgenti il governo intenda adottare affinché il Ssn non sia smantellato e sia assicurato a tutti il diritto alla salute come sancito dall’articolo 32 della nostra Costituzione".
Sarà il piano ReArm Eu al centro dell'interrogazione di Conte alla premier Meloni: l'Italia intende sostenerlo o puntare su un piano di rilancio dell'economia? "Nei Consigli europei del 6, 20 e 21 marzo scorso è stato approvato il pacchetto da 800 miliardi di euro", ricordano i 5 Stelle facendo presente come "una parte di tali risorse, 150 miliardi di euro, sotto forma di prestiti, genereranno nuovo debito pubblico, mentre la restante parte dei finanziamenti, circa 650 miliardi, previsti da ReArm, graverebbe sui bilanci nazionali degli Stati membri, venendo però esclusa dal calcolo del deficit/Pil", una deroga che "avvantaggerebbe la Germania in primis, che ha una significativa capacità fiscale".
Secondo i 5 Stelle "all’Italia e all’Europa, piuttosto che la soluzione prospettata da ReArm Eu servirebbe un piano di rilancio e sostegno agli investimenti che promuovano la competitività, gli obiettivi a lungo termine e le priorità politiche dell'Unione europea quali: spesa sanitaria, sostegno alle filiere produttive e industriali, incentivi all'occupazione, istruzione, investimenti green e beni pubblici europei, per rendere l'economia dell'Unione più equa, competitiva, sicura e sostenibile". Inoltre la "possibilità di reindirizzare i fondi della politica di coesione verso le spese relative alla difesa, prospettata nel Piano di Riarmo, significherebbe distogliere tali fondi dalla finalità del rafforzamento della coesione economico e sociale".
Quindi si chiede al governo "se ritenga - ai fini di recuperare i valori fondanti dell'Unione europea - di non proseguire nel sostegno al piano di riarmo europeo 'ReArm Europe/Readiness 2030', facendosi promotore invece di un piano di rilancio e sostegno agli investimenti che favorisca la competitività, gli obiettivi a lungo termine e le priorità politiche dell'Unione a partire dalla spesa sanitaria, dal sostegno alle filiere produttive, dall'occupazione, dall’istruzione, per rendere l'economia dell'Unione più equa, competitiva, sicura e sostenibile".
Per Avs interverrà oggi in aula Angelo Bonelli e sarà la posizione del governo italiano nei confronti di Netanyahu al centro dell'interrogazione in cui si chiede se il governo "intenda condannare l’operato di Netanyahu, anche richiamando l’ambasciatore italiano in Israele". Per Avs "i feroci attacchi terroristici di Hamas contro inermi cittadini israeliani del 7 ottobre 2023, che abbiamo condannato, hanno innescato una spirale di inaudita violenza nella striscia di Gaza con ospedali, campi profughi, scuole bombardate e medici e paramedici giustiziati dall’esercito israeliano a sangue freddo".
"Secondo Save the Children, oltre il 93% dei bambini di Gaza, circa 930.000, sono a rischio critico di carestia". La "fame - sottolinea Avs - come metodo di guerra, è severamente vietata dal diritto internazionale ed è considerata un crimine di guerra. Anche negare l'assistenza umanitaria costituisce una violazione del diritto internazionale umanitario". Quindi, "di fronte agli orrori solo in minima parte descritti, alla fame usata come strumento di guerra per annientare una popolazione, a seguito dell’annunciato piano del governo israeliano dell’occupazione di tutta la Striscia di Gaza e conseguente deportazione del popolo gazawi, e alla luce di quanto accaduto a Gaza e in Cisgiordania" Avs chiede se il governo "oggi intenda condannare l’operato di Netanyahu, anche richiamando l’ambasciatore italiano in Israele".
Italia Viva anche alla Camera, come già fatto la scorsa settimana al Senato con l'interrogazione di Matteo Renzi, continua a battere sulle riforme. O meglio sulla mancanza di riforme. "Gli ultimi dati Istat e il quadro macroeconomico nazionale descrivono una situazione allarmante" e "tale contesto, fortemente condizionato dal rischio di una guerra commerciale globale e dell’imposizione di dazi statunitensi sui prodotti italiani, risulta aggravato dall’inerzia del governo". Dunque, si legge nell'interrogazione di Maria Elena Boschi, si chiede di sapere "quali siano le tre principali riforme in ambito economico che il governo intende adottare per fronteggiare l’attuale congiuntura economica".
Le misure per il rilancio della competitività al centro dell'interrogazione di Azione. "La competitività economica italiana è condizionata da tre fattori, che concorrono a deprimere un tasso di crescita tornato negli ultimi trimestri vicinissimo allo zero: il costo dell’energia elettrica, l’inservibilità degli incentivi per migliorare l’efficienza delle imprese e il collasso del settore automotive". Il capogruppo Matteo Richetti chiede al governo "come intenda procedere per rimediare ai gravi problemi di competitività del sistema produttivo nazionale e alle necessità esposte in premessa, con particolare riferimento alla riduzione del costo dell’energia, al rilancio tempestivo del programma nucleare, del Piano Transizione 4.0 e al potenziamento del Fondo automotive".
Non ci sarà Più Europa oggi al premier time. "Abbiamo appreso con rammarico che come +Europa non potremmo porre la nostra domanda alla presidente Meloni in occasione del premier time perché lo faranno le Minoranze linguistiche, altra componente del gruppo Misto di cui facciamo parte". Nessuna deroga al regolamento, lamenta Magi che chiede allora sia fatto lo stesso con Meloni: il premier time "dovrebbe tenersi due volte al mese e invece in questa legislatura si è svolto in due sole occasioni il 15 marzo del 2023 e il 24 gennaio del 2024".
Il tema dell'interrogazione sarebbe stato quello del referendum: "Avremmo ricordato alla presidente Meloni di quando nel 2016 e nel 2022, in occasione di due tornate referendarie, attaccava con forza i governi dell'epoca per aver fatto calare una cappa di silenzio sui referendum e aver scelto la data del voto per sfavorire la partecipazione popolare e invitava tutti a esercitare il proprio diritto di voto. Troveremo comunque il modo di chiedere a Meloni dov'è finita la sua coerenza e perché non invita i cittadini ad andare a votare i referendum l'8 e 9 giugno”.
Intanto in una nota congiunta Angelo Bonelli, Giuseppe Conte, Nicola Fratoianni e Elly Schlein intervengono sui referendum. "La maggioranza di governo ha aperto una campagna che intossica il dibattito pubblico sui referendum dell'8 e 9 giugno. L'invito ad astenersi e rimanere a casa mina la salute della nostra democrazia - sottolineano - già pesantemente provata da politiche liberticide e repressive promosse dal governo Meloni. È una sprezzante esortazione al disinteresse per le questioni pubbliche che incidono sulla vita quotidiana di tutti i cittadini".
"Il referendum è uno strumento civico che offre a tutti gli aventi diritto al voto la possibilità di decidere e cambiare. Aver scelto di lavorare affinché i cittadini rinuncino a questa opportunità è pericoloso e irresponsabile, un atto di sabotaggio antidemocratico. Per questo saremo presenti in piazza a Roma il 19 maggio all'iniziativa promossa dalla Cgil 'Il voto è libertà' - aggiungono - Quello dell’astensione oggi è già il fronte che riscuote più successo in ogni tornata elettorale e contrastare questa deriva, coinvolgendo i cittadini e spronandone attivismo e partecipazione, è l’imperativo morale a cui la politica non può e non deve sottrarsi".
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(Adnkronos) - Vladimir Putin andrà a Istanbul per l'incontro con Volodymyr Zelensky domani 15 maggio? No, a meno di clamorose sorprese legate a Donald Trump. Intanto, il presidente russo insulta i partner occidentali di Kiev che appaiono intenzionati a varare nuove sanzioni se la Russia non dirà sì alla tregua di 30 giorni invocata dall'Ucraina.
Putin domenica ha aperto al dialogo scegliendo data e luogo per il vertice in Turchia ma, con ogni probabilità, non sarà della partita. La delegazione russa comprenderà il ministro degli Esteri Sergei Lavrov e il consigliere del Cremlino per gli affari internazionali Yuri Ushakov. Per Zelensky, pronto a sedersi al tavolo, l'assenza di Putin sarebbe un segnale chiaro: se il leader del Cremlino non si presenta, significa che non vuole fermare la guerra.
Putin, a giudicare dai segnali arrivati sinora da Mosca, non salirà sull'aereo per Istanbul. La situazione potrebbe cambiare radicalmente se scendesse in campo Trump. Il presidente degli Stati Uniti ha iniziato il suo viaggio in Medio Oriente con la tappa in Arabia Saudita. "I colloqui diretti tra Putin e Zelensky sono improbabili", osserva al Washington Post l'analista 'pro-Cremlino' Sergei Markov.
"Dipende da Trump se Putin andrà o meno a Istanbul. Dipende, se Trump è pronto ad assumersi la responsabilità per il comportamento di Zelensky". Prima di partire per Riad, il presidente americano non ha escluso l'ipotesi di un blitz a Istanbul: "Potrei andare". Intanto, di sicuro la delegazione a stelle e strisce in Turchia comprenderà il segretario di Stato Marco Rubio e gli inviati speciali Steve Witkoff e Keith Kellogg.
"La delegazione russa ci sarà e aspetterà quella ucraina", le parole criptiche di Dmitry Peskov, portavoce del Cremlino. Segnali più espliciti sono arrivati da figure istituzionali di secondo piano. Il senatore Konstantin Kosachev, vicepresidente della Camera Alta, ha definito "puro spettacolo" e "commedia" le parole di Zelensky. "Incontri di alto livello non vengono organizzati in situazioni così complesse", ha aggiunto. Per Alexei Chepa, vicepresidente della Commissione Esteri della Duma, la Russia "non può fidarsi dell'Ucraina".
Intanto, Putin a Mosca si dedica alle questioni economiche e affronta anche il tema dei rapporti con l'Occidente puntando il dito contro i leader che hanno imposto sanzioni e sono pronti a farlo di nuovo: "Varano sanzioni che in primo luogo danneggiano i loro paesi. Sono idioti". "Le sanzioni hanno un impatto negativo in primis sulle nazioni che le adottano. Lo fanno a proprio danno, sono idioti", le parole di Putin in un panel a tema economico.
Putin fa riferimento a contatti con aziende straniere che ambiscono a rientrare nel mercato russo. Il via libera, dice il presidente, non è automatico: Mosca effettuerà valutazioni sulla base degli interessi nazionali e definirà le condizioni per la riammissione. "Qualcuno ha trasferito denaro alle forze armate ucraine. Basta che si scusino? No, non basta. E' indispensabile valutare tutte queste questioni in modo pragmatico".
Al momento, dice Putin, il nemico principale dell'economia russa è l'inflazione: le autorità devono "sopprimere" l'inflazione per evitare di "congelare l'economia stessa. E' un compito impegnativo".
Alexey Repik, presidente dell'Associazione Delovaya Rossiya (Business Russia), nel corso dell'incontro si dice certo: la Russia ha un'economia sufficientemente forte per resistere all'impatto di nuove, eventuali sanzioni: "Ce la siamo cavata nel 2022, ce la faremo anche ora".
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(Adnkronos) - Papa Leone XIV, che ha scelto di mantenere attiva la presenza sui social media attraverso gli account ufficiali papali su X e Instagram, ha superato nel primo giorno su Instagram il milione di follower. "La pace sia con tutti voi! Questo è il primo saluto del Cristo Risorto, il Buon Pastore. Anch’io vorrei che questo saluto di pace entrasse nel vostro cuore, raggiungesse le vostre famiglie, tutte le persone, ovunque siano, tutti i popoli, tutta la terra", il primo messaggio del Pontefice in diverse lingue con 17 foto.
Su Instagram l'account si chiama @Pontifex - Pope Leo XIV, unico account ufficiale del Santo Padre sulla piattaforma, in continuità con l'account di Papa Francesco @Franciscus. I contenuti pubblicati sull'account @Franciscus, rimarranno accessibili come archivio commemorativo ''Ad Memoriam''. La presenza dei Papi sui social media ha avuto inizio il 12 dicembre 2012 quando Papa Benedetto XVI ha lanciato l'account @Pontifex su Twitter, ereditato pochi mesi dopo da Papa Francesco.
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(Adnkronos) - E' stato - come lo ha omaggiato il premier spagnolo Pedro Sanchez - un leader che ha vissuto e lottato "per un mondo migliore" ma anche il "presidente più povero" del mondo. Così viene ricordato José "Pepe" Mujica, l'ex presidente uruguaiano che si è spento oggi a 89 anni. Ieri era arrivato l'annuncio della moglie, Lucia Topolansky, che aveva spiegato come il marito fosse in una fase "terminale" di cancro in cui riceveva solo cure palliative. A dare l'annuncio ufficiale è stato il governo di Montevideo con l'attuale presidente Yamandu Orsi, che ha comunicato "con profondo dolore, la scomparsa del nostro compagno Pepe Mujica. Presidente, attivista, guida e leader. Ci mancherai molto, vecchio amico".
Quella di Mujica è stata una esperienza politica singolare nell'America Latina del dopoguerra: guerrigliero nei ribelli Tupamaros, negli anni Sessanta e Settanta, Mujica è stato perseguitato dai militari saliti al potere a Montevideo con un golpe nel 1973. Durante questa dittatura, in un certo senso 'parallela' a quella dei generali al potere a Buenos Aires e durata fino al 1985, Mujica ha trascorso dodici anni in prigione durante quel periodo, gran parte in isolamento.
Nei decenni successivi la sua popolarità ne ha fatto uno dei protagonisti della politica del continente latino americano, diventando nel 2010 presidente dell'Uruguay. Durante i cinque anni del suo mandato Mujica - che aveva rinunciato a gran parte del suo stipendio utilizzando per gli spostamenti un vecchio Maggiolino Volkswagen e vivendo in una abitazione semplicissima - è diventato in un certo senso il portavoce del movimento anti-consumismo spingendo al tempo stesso per il varo di diverse leggi progressiste, tra cui la legalizzazione dell'aborto e del matrimonio gay. Sotto la presidenza dell'ex guerrigliero l'Uruguay diventa nel 2013 il primo paese al mondo a consentire l'uso ricreativo della cannabis.
Dopo la fine del suo mandato la popolarità di Mujica è rimasta altissima anche a livello internazionale. Fedele al suo 'stile' a gennaio aveva comunicato che il suo cancro, diagnosticato all'esofago l'anno precedente, si era diffuso e che avrebbe interrotto le cure. Oggi la scomparsa, salutata dagli altri leader latino americani come quella di "un grande rivoluzionario", un "vero amico" e un esempio "eterno".
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