(Adnkronos) - È di origine romena la donna di 47 anni trovata morta in una casa di Correggio, comune della bassa reggiana, dopo una segnalazione del suo ex compagno, un uomo residente in provincia di Modena.
È stato lui ad avvisare i carabinieri nella giornata di ieri: i militari hanno poi fatto irruzione nell’abitazione, dove hanno rinvenuto il cadavere. Secondo quanto si apprende dopo le prime ricostruzioni, il corpo non presenterebbe segni evidenti di violenza.
Tutta ancora da chiarire, dunque, la dinamica che ha portato alla morte della 47enne: al momento, l’unica persona interrogata dalle forze dell’ordine risulta essere l’attuale convivente, un uomo di origine reggiana, che sarebbe ancora in stato di fermo preventivo presso la caserma dei carabinieri.
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(Adnkronos) - "Mi hanno detto 'forza sushi'. A Roma succede". Il giapponese Yoshihito Nishioka, numero 74 del tennis mondiale, racconta la sua esperienza agli Internazionali d'Italia 2025. Il nipponico, su X, interviene commentando il video che documenta l'alterco tra il ceco Jakub Mensik e alcuni spettatori sugli spalti. Diversi giocatori sono stati costretti ad interagire con spettatori indisciplinati, probabilmente scommettitori che non hanno esitato a disturbare o addirittura insultare gli altri. L'organizzazione del torneo ha preso posizione con un comunicato, prospettando anche provvedimenti per chi dovesse violare le regole.
Nishioka, commentando la vicenda di Mensik, fa riferimento all'esperienza personale. "Ho visto quel genere di situazioni a Roma", dice il giapponese, che quest'anno è stato eliminato al primo turno dal serbo Dusan Lajovic. "Qualche anno fa ho giocato contro Sonego e i tifosi italiani mi urlavano 'forza sushi'", dice ripensando al match del 2023. "Quest'anno qualcuno mi ha apostrofato 'forza cina' in campo e fuori", dice denunciando offese razziste. "So che sono poche persone, ma succede spesso a Roma".
Leggi tutto: Internazionali, la denuncia di Nishioka: "Offese da spettatori, non una novità"
(Adnkronos) - Jannik Sinner vola in semifinale agli Internazionali d'Italia 2025. Il tennista azzurro ha battuto oggi, giovedì 15 maggio, il norvegese Casper Ruud in due set con il punteggio di 6-0, 6-1 nei quarti di finale del Masters 1000 di Roma. Ora Sinner, nel penultimo atto del torneo, sfiderà lo statunitense Tommy Paul, che in giornata ha superato il polacco Hubert Hurkacz.
Qualcuno, nei nuvoloni che di colpo hanno oscurato il cielo del Foro Italico, ci aveva visto un cattivo presagio. Perché dal primo vero 'test' dal ritorno in campo di Jannik Sinner nemmeno il pubblico del Centrale, che in questi giorni ha salutato il figliol prodigo con un calore che forse ha sorpreso anche lui, sapeva cosa aspettarsi. Lo aveva visto stanco con Navone, tornare dominante, a tratti, con De Jong, letale, ma faticando, con Cerundolo. Mai del tutto convincente, insomma, eppure sempre Sinner.
Quel giocatore che sa tirarsi fuori da qualunque situazione, puntando solo su sé stesso e sulla sua racchetta. E che alla fine vince. Anche contro l'amico che più di tutti lo ha difeso in quell'incubo durato mesi, Jannik entra in campo con i soliti occhi di ghiaccio, alza il braccio per salutare e poi guarda dall'altra parte della rete. Casper Ruud, forse, è il peggior avversario da trovare ora. 'Terraiolo' provetto, fresco vincitore del suo primo titolo in un Masters 1000 a Madrid, numero sette del mondo. Sinner lo ha sempre battuto, ma non lo aveva mai incontrato sulla terra.
Gli scambi sono subito lunghi, l'azzurro, ancora una volta in completo nero, scivola da una parte all'altra senza allontanarsi mai da fondo campo. Il suo gioco è così, martellante e continuo, non concede soste e non ne ammette. Poi, di colpo, sforna una palla corta da sogno, che fa saltare in piedi il Centrale e gli regala la prima occasione per il break immediato. Sinner risponde in diagonale, Ruud va fuori giri e Jannik è avanti. Casper, in tre game, firma un solo punto. È un inizio choc che forse nemmeno lui, che ha già assaggiato cosa vuol dire affrontare il numero uno, si aspettava. Il secondo break con cui Sinner certifica il suo dominio impressiona per la facilità con cui arriva. A zero, ancora.
Dove finiscono i meriti di Jannik e iniziano i demeriti di Ruud? La risposta non è semplice perché il tennis non è uno sport banale, e le cose possono cambiare molto velocemente. Sinner lo sa, e non si ferma. "Dai Casper, provaci!" urla qualcuno in tribuna, perché nonostante una 'fede' mai in discussione, il Centrale ha pagato per vedere una partita, non un monologo. Ruud però non sembra aver compreso il messaggio, e cede ancora al servizio. Il moto d'orgoglio con cui il norvegese porta il game che decide il set ai vantaggi è troppo poco e troppo tardi. Jannik si prende il primo parziale 6-0 e qualcuno, sottovoce, sussura "che noia".
Sinner comincia il secondo set da dove aveva lasciato. Si sistema il cappello, e reinserisce la modalità 'Terminator'. I pantaloncini rosa di Ruud, scelta d'outfit piuttosto discutibile, si muovono da una parte all'altra del campo, ma senza una meta precisa. Il norvegese, già ribattezzato, con il caustico umorismo romano, "poro Casper", è in balia dell'avversario, senza possibilità, più che capacità, di trovare soluzioni. Una volta prova a staccare Sinner dalla linea di fondo, lo trascina a rete con una corta, Jannik lo infila con un dritto diagonale. Il break piazzato in apertura sembra tanto una sentenza. L'azzurro cerca sempre, soprattutto con il dritto, le righe, anche a costo di prendersi qualche rischio.
Quando Ruud piazza un bel rovescio che prende in contropiede Sinner, conquistando il primo (e unico) game della sua partita, il Centrale si scioglie in un applauso. È l'immagine migliore, o quantomeno la più significativa, per descrivere quello che si vede in campo, con il pubblico 'carota' che prova a scuotere un giocatore in confusione, addirittura tifandolo a tratti. Ma Sinner non sembra accorgersi di quello che lo circonda. Continua a infilare prime, a colpire di dritto, a difendere ogni angolo di campo. Solo la corta sembra avere ancora un po' di ruggine, poi ne mette due di fila e scappa via. Quando Jannik chiude la lenta agonia di Ruud, vincendo il secondo set 6-1, è passata appena un'ora e quattro minuti. E sul Centrale è uscito il sole. (di Simone Cesarei)
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(Adnkronos) - Yuval Raphael porta una canzone che parla di speranza all'Eurovision Song Contest 2025, 'New Day Will Rise'. A 24 anni, l'artista - sopravvissuta al massacro del 7 ottobre - rappresenta Israele alla competizione musicale che quest'anno si tiene a Basilea, in Svizzera, e ancor prima della sua prima esibizione (prevista per oggi, 15 maggio, giorno della seconda semifinale) è stata contestata e minacciata di morte.
Yuval Raphael è nata nel 2000 a Ra'anana, a meno di 20 chilometri da Tel Aviv, ma da bambina ha vissuto anche nel Paese che quest'anno ospita l'Eurovision Song Contest, la Svizzera. Si è trasferita insieme ai suoi genitori a Ginevra e lì sono rimasti per tre anni, durante i quali Raphael ha trascorso molto tempo sciando e giocando a tennis.
Sin da bambina sognava di diventare una cantante e amava ascoltare band di classic rock come i Led Zeppelin e gli Scorpions, ma anche icone pop come Beyoncé e Céline Dion.
L'artista è sopravvissuta agli attentati di Hamas del 7 ottobre 2023 durante il festival musicale Supernova. Ha raccontato in più occasioni di essersi nascosta tra i cadaveri di decine di ragazzi uccisi, fingendosi morta.
La carriera di Yuval Raphael è iniziata solo recentemente. Nel 2024 ha preso parte al talent show televisivo 'HaKokhav HaBa', conquistando i telespettatori e arrivando a vincere la finale. Ha raccontato che considera la musica terapeutica da sempre e che l'ha aiutata anche dopo il trauma dell'attentato del 7 ottobre.
Durante l'evento di apertura dell'Eurovision a Basilea, Yuval Raphael è stata contestata e minacciata di morte. Kan Broadcasting, emittente pubblica israeliana e membro dell'Eurovision, ha sporto denuncia alla polizia svizzera dopo che un giovane che indossava una kefiah e sventolava una bandiera palestinese ha mimato il gesto del taglio alla gola all'artista e ai membri della delegazione israeliana dell'Eurovision.
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(Adnkronos) - Presidio con sit in degli attivisti pro Palestina questo pomeriggio al Salone del libro di Torino dove era in programma un incontro per la presentazione del libro di Nathan Greppi ‘La cultura dell’odio’. Mentre meno di una decina di attivisti si sono avvicinati alla sala, hanno steso una bandiera palestinese e si sono seduti in semicerchio esponendo cartelli con la scritta ‘In silenzio per la Palestina’, alcune decine di manifestanti si sono prima radunati davanti ai cancelli d’ingresso con bandiere e striscioni gridando ‘Fuori i sionisti dal Salone del Libro’ e ‘Palestina libera’, poi, dopo una battitura della cancellata hanno aperto alcuni pannelli tentando di entrare ma sono stati respinti dalle forze dell’ordine che li ha fatti indietreggiare.
La situazione è tornata dopo poco sotto controllo, i manifestanti hanno ribadito le accuse contro lo Stato di Israele e poi dato appuntamento a una nuova manifestazione sabato pomeriggio alla periferia nord della città.
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(Adnkronos) - Tommy Paul vola in semifinale agli Internazionali d'Italia 2025 a Roma. Fuori dal campo, lo statunitense centra un altro risultato: torna in possesso della sua auto, pignorata a sorpresa in Florida. La testa di serie numero 11 svela l'aneddoto dopo il match vinto per 7-6 (7-4) 6-3 contro il polacco Hubert Hurkacz.
"In campo è andato tutto abbastanza bene", ha detto Paul. "Fuori dal campo, è stata una settimana un po' stressante. Mi hanno pignorato l'auto. Ho saltato il pagamento di un paio di rate e questa settimana e me lo hanno portato via da casa in Florida, a Boca Raton... Vorrei evitare però di dire anche l'indirizzo.... Ho dovuto mettermi d'impegno per recuperare l'auto. Se mi conoscete, sapete che è la mia bambina è il mio tesoro. Sono contento di averla recuperata, diciamo che ho dovuto vincere un paio di partite per poter saldare il debito", ha spiegato.
In realtà, Paul ha detto di aver dovuto versare 1000 dollari per regolarizzare la situazione. A Roma, Paul si è già aggiudicato circa 290mila euro in premi e può aumentare il bottino con un'eventuale vittoria in semifinale. Nella stagione in corso, il 27enne ha incassato circa 836mila dollari in premi. In totale, in carriera tra singolare e doppio, il prize money di Paul sfiora gli 11 milioni di dollari.
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(Adnkronos) - Dieci anni di innovazione, ricerca e risultati concreti. Ibsa Italy celebra un traguardo importante: il 10° anniversario della Nahyco* Hybrid Technology, che ha ridefinito l'approccio alla medicina estetica. Lanciata nel 2015, questa innovativa tecnologia brevettata ha segnato l’ingresso dell’azienda nel campo della medicina estetica rigenerativa, che mira a rallentare il processo di invecchiamento e a ottenere miglioramenti estetici mediante la rigenerazione tissutale, un’area in cui IBSA è stata pioniera fin dall’inizio. Grazie alla tecnologia è nato infatti un nuovo mondo tra i prodotti a base di acido ialuronico, rappresentato dai complessi ibridi cooperativi stabili (HCP), che hanno introdotto sul mercato la linea di prodotti Profhilo*. Questi complessi - spiega una nota - combinano acido ialuronico ad alto e basso peso molecolare ad elevata concentrazione, offrendo proprietà uniche che li rendono idonei alla rigenerazione dei tessuti del viso e del corpo.
Il processo termico brevettato alla base della tecnologia prolunga la permanenza dell’acido ialuronico nei tessuti, senza la necessità di ricorrere ad agenti chimici, e ne aumenta la concentrazione mantenendo allo stesso tempo un alto profilo di sicurezza e le proprietà fisiche ottimali del prodotto. "L'innovativa tecnologia ibrida Nahyco* consente un approccio proattivo al ringiovanimento, ripristina la funzionalità della matrice extracellulare e potenzia il processo di rigenerazione tissutale, agendo sui diversi strati anatomici", ha detto Antonello Tateo, responsabile Unità operativa di Chirurgia Plastica dell’Istituto Auxologico Italiano di Milano, osservando che il sistema ha "permesso di ridefinire gli standard della medicina estetica rigenerativa, integrando per la prima volta in un unico trattamento rimodellamento, compattezza e miglioramento della qualità dei tessuti".
Un’evoluzione tecnologica che riflette un cambio di paradigma osservato nel campo della medicina estetica: l’attenzione si è spostata da un approccio trasformativo, focalizzato sulla singola ruga o imperfezione, ad un approccio qualitativo e olistico, in cui il paziente è accompagnato in un percorso di rigenerazione a 360°. Grazie alla sua costante ricerca, negli ultimi dieci anni Ibsa ha sviluppato una gamma di soluzioni mirate, progettate per affrontare i segni dell'invecchiamento in base alle esigenze specifiche di diverse aree del corpo e tipi di tessuto. Queste soluzioni non solo contrastano la lassità cutanea di viso e corpo, ma agiscono anche su vari strati, dal derma alle strutture più profonde.
"A dieci anni dalla loro introduzione sul mercato, la tecnologia Nahyco* e la linea Profhilo* continuano a ispirare l’innovazione in medicina estetica: i risultati ottenuti a livello del derma hanno spinto ad esplorare l’applicazione nei tessuti più profondi, portando alla più recente formulazione della linea dedicata al ripristino del tessuto adiposo, rivelando un impatto rigenerativo significativo – ha affermato Michela Zazzaron, medico estetico e membro del Comitato Scientifico di Agorà - Inoltre la comprovata tollerabilità e sicurezza nella ripetibilità dei trattamenti” basati sulla tecnologia consente di preservare l’integrità dei tessuti, accompagnando ogni paziente in un percorso su misura, rispettoso dell’unicità e delle caratteristiche di ognuno".
Questo importante traguardo non sarebbe stato possibile senza l'innovazione che ha portato alla fondazione della divisione di medicina estetica di Ibsa nel 2005. "Il nostro percorso è iniziato con l'idea di applicare la nostra consolidata esperienza nell'uso dell'acido ialuronico, già utilizzato con successo in altre aree terapeutiche, alla medicina estetica” – ha sottolineato Andrea Giori, Head of Preclinical & Clinical Research Ibsa - Quella scintilla iniziale ha dato il via a un percorso di ricerca che ci ha permesso di sviluppare tecnologie all'avanguardia e formulazioni innovative, adottando nuovi approcci che integrano la medicina estetica con la medicina rigenerativa e promuovendo un concetto di bellezza sempre più legato al benessere globale. La tecnologia Nahyco* ci ha permesso di superare i limiti delle formulazioni tradizionali, aumentando la concentrazione di acido ialuronico senza compromettere la maneggevolezza e l’iniettabilità del prodotto finito".
La medicina estetica ha vissuto una profonda trasformazione negli ultimi decenni, grazie all’avvento di nuove tecnologie e approcci innovativi, passando da disciplina d’élite a pratica medica diffusa e sempre più accessibile. "Un tempo la medicina estetica era appannaggio quasi esclusivo delle donne tra i 35 e i 60 anni - ha evidenziato concluso Emanuele Bartoletti, presidente Società italiana di medicina estetica (Sime) - Oggi, invece, si rivolge a un pubblico molto più ampio e diversificato, che include anche giovani a partire dai 18 anni fino a persone ultraottantenni. Questo cambiamento, però, solleva alcune criticità: sempre più spesso i troppo giovani richiedono terapie di medicina estetica di cui non hanno realmente bisogno. A 18 anni va bene rivolgersi alla medicina estetica per risolvere un problema di acne, ma non per rifarsi le labbra. È fondamentale educare sia il pubblico che i medici a valutare con attenzione le richieste, evitando di assecondare richieste inappropriate. La Me promuove infatti approcci preventivi ancor prima che correttivi, con l'obiettivo di migliorare la qualità della vita e accompagnare il paziente in un percorso armonico e personalizzato, guidandolo verso scelte realmente consapevoli".
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(Adnkronos) - "Mi sa che abbiamo incastrato Stasi". È uno dei 280 messaggi che - secondo quanto riferisce il settimanale Giallo - sarebbero agli atti della nuova indagine della Procura di Pavia sull'omicidio di Chiara Poggi, uccisa a Garlasco il 13 agosto 2007 e per il quale l'allora fidanzato Alberto Stasi è stato condannato in via definitiva a 16 anni di carcere. Si tratta di messaggi "inviati anni fa da Paola Cappa a un suo amico di Milano". La cugina della vittima non è mai stata indagata.
Intanto la sorella di Paola, Stefania Cappa, torna a essere tra i nomi più chiacchierati della nuova indagine, ma a quasi 18 anni di distanza contro di lei non c'è un solo elemento d'accusa. Nei quattro verbali resi ai carabinieri la giovane, oggi avvocata specializzata in diritto sportivo, spiega ogni dettaglio di quel 13 agosto 2007, il suo rapporto con la vittima, l'amicizia con Alberto Stasi e la famosa foto lasciata insieme alla sorella Paola (la stampa le ribattezza le 'gemelle K') davanti alla villetta di via Pascoli a Garlasco.
Oggi, dopo che le rivelazioni di un altro testimone sembrano indirizzarsi senza forza sulla pista familiare, le sue parole - verificate dagli inquirenti - mettono a tacere possibili calunnie e forse l'odio social. Nei verbali, a partire dal giorno del delitto, Stefania Cappa ricostruisce il rapporto quasi quotidiano, nell'ultimo mese, con la cugina ventiseienne, l'ultimo incontro il venerdì 10 agosto e la promessa presa al telefono di vedersi il pomeriggio del 13 agosto 2007. Un incontro che non ci sarà. Quel lunedì mattina "dalle ore 7 alle 9.20 ho studiato diritto penale e dalle ore 9.30 alle ore 10.15 sono stata a telefono con la mia amica: ho ripreso a studiare sino alle successive 11.30, ho pranzato e sono andata in piscina (alle 12-12.15) sino alle 15 con il mio amico". Una vita normale - mentre la sorella è immobilizzata a letto per un intervento alla gamba - interrotta dalla notizia che Chiara Poggi è morta. Tra i dettagli raccontati la vacanza in Inghilterra, dove Chiara raggiunge Alberto, e la confidenza della cugina che "Alberto guardava cose pornografiche".
Una conoscenza, quella tra Stefania Cappa e Alberto Stasi che risale ai "tempi del liceo" ma che resta solo superficiale: "non ci sono mai state circostanze di incontri comuni neanche in occasioni formali come quella della sua laurea. In tutto ho incontrato Stasi poche volte, anche in compagnia di Chiara è accaduto di rado".
Il 7 febbraio 2008 Stefania Cappa viene risentita dai carabinieri di Vigevano e ricorda quando il 17 agosto 2007 - quattro giorni dopo l'omicidio della cugina - è rimasta in una stanza insieme a Stasi in attesa di essere ascoltata. Un incontro immortalato con tanto di video e abbraccio tra i due. "In quel contesto gli ho chiesto se sapeva se Chiara avesse degli spasimanti che Chiara avesse respinto e lui mi ha risposto: 'assolutamente no'" riferisce la cugina della vittima.
"Sempre mentre eravamo in attesa io gli ho anche chiesto di raccontarmi cosa fosse successo la mattina del 13 agosto. Lui mi ha fatto il racconto che poi ho letto ha reso anche nei verbali agli inquirenti. Io ricordo di avergli chiesto 'perché hai fatto una cosa così?' riferendomi al fatto che nei corsi del 118 la prima cosa che ci insegnano è l'autotutela e quindi per me era una imprudenza scavalcare il muretto ed entrare in casa, avendo trovato il cancello chiuso e non ricevendo risposta da Chiara" aggiunge. "Comunque mi sembrava strano che avendo avuto l'impeto di entrare non si fosse poi avvicinato a Chiara. Lui non mi ha risposto, dicendo che era sotto shock, poi si è messo a piangere e ha aggiunto che aveva paura che nessuno studio di commercialista l'avrebbe più preso a lavorare".
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