(Adnkronos) - L’esercito israeliano ha dichiarato che sei delle persone uccise nell’attacco al Nasser Hospital di Khan Yunis erano membri di Hamas, tra cui Jum’a Khaled Jum’a al-Najjar, infiltratosi in territorio israeliano il 7 ottobre, Hisham Tayseer Ibrahim Quweder, Imad Abd al-Hakim Ali al-Shaer, Muhammad Ahmad Salem Abu Hadaf, Salah Yusuf Muhsin Barbakh e Omar Kamal Shahada Abu Tein.
L’operazione, condotta con due raid mirati su una telecamera posizionata dai militanti nella struttura, aveva come obiettivo neutralizzare un dispositivo di sorveglianza utilizzato per monitorare i movimenti delle truppe israeliane. L’esercito ha precisato che le forze hanno agito per "rimuovere la minaccia colpendo e smantellando la telecamera" e che il capo di stato maggiore ha ordinato di approfondire diverse fasi del processo, tra cui l’autorizzazione all’attacco.
Nel duplice attacco di ieri sono morti civili e cinque giornalisti. Durante il briefing giornaliero con la stampa un portavoce della Commissione europea ha dichiarato che "l’uccisione di cinque giornalisti, quattro operatori sanitari e di numerosi civili a Gaza ieri, in seguito a un attacco israeliano che ha preso di mira l’ospedale Nasser e che ha causato almeno 20 morti, è del tutto inaccettabile. Civili e giornalisti devono essere protetti dal diritto internazionale".
"Ci sono state troppe vittime in questo conflitto. Deve finire ora. I civili a Gaza soffrono da troppo tempo e in misura eccessiva: è giunto il momento di spezzare il ciclo di violenza e di sofferenza", ha aggiunto il portavoce. "Ribadiamo il nostro appello a Israele affinché rispetti il diritto internazionale umanitario e garantisca che questi attacchi vengano indagati, prendendo atto della dichiarazione delle autorità israeliane secondo cui sarà condotta un’indagine approfondita", ha concluso.
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(Adnkronos) - Scoppia la polemica all'università di Palermo dopo l'appello choc del professor Luca Nivarra, ordinario di Diritto civile e decano del Dipartimento di Giurisprudenza a Palermo, che invita a "togliere l'amicizia su Facebook agli ebrei". "Non voglio intromettermi in questioni che non mi riguardano direttamente ma - scrive Nivarra sui social - avendo a disposizione pochissimi strumenti per opporci all'Olocausto palestinese, un segnale, per quanto modesto, potrebbe consistere nel ritirare l'amicizia su FB ai vostri 'amici' ebrei, anche a quelli 'buoni', che si dichiarano disgustati da quello che sta facendo il governo di Israele e le IDF. Mentono e con la loro menzogna contribuiscono a coprire l'orrore: è una piccola, piccolissima cosa ma cominciamo a farli sentire soli, faccia a faccia con la mostruosità di cui sono complici".
Immediata la replica del rettore, Massimo Midiri: "Prendo le distanze da quanto dichiarato dal professore Luca Nivarra. Invitare a togliere i contatti su Facebook agli 'ebrei' è una proposta che rischierebbe di alimentare le stesse dinamiche che afferma di voler contrastare", dice. "Su temi complessi come il conflitto in Medio Oriente - aggiunge Midiri - la strada da percorrere deve essere quella del dialogo e del confronto critico, non dell'isolamento e di ciò che si avvicina a una censura ideologica. Nel corso del 2024, e confermato anche nel 2025, il Senato e il CdA del nostro Ateneo hanno approvato diverse mozioni sul conflitto in Palestina, condannando sia il brutale e insensato attacco di Hamas dello scorso 7 ottobre, sia la successiva azione militare di Israele a Gaza. L'Ateneo ha condannato e condanna con fermezza le atrocità commesse dal governo israeliano in Palestina, ribadendo la più decisa opposizione e la più aspra denuncia contro la prosecuzione di un conflitto che continua a ledere i diritti umani e a colpire programmaticamente un'intera popolazione. L'appello del professore Nivarra rappresenta un'iniziativa personale culturalmente pericolosa e lontana dai principi del nostro Ateneo".
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(Adnkronos) - Rinviata la prima edizione del Defence Summit, evento organizzato dal Sole24Ore in partnership con le principali aziende del settore che avrebbe dovuto tenersi l'11 settembre all'Auditorium Parco della Musica di Roma. La decisione di rimandare la manifestazione, che avrebbe dovuto coinvolgere i maggiori attori italiani e internazionali del settore, dai decisori politici ai rappresentanti delle principali aziende, a quanto apprende l'Adnkronos, è stata presa collegialmente dagli organizzatori in considerazione "dell'evoluzione della situazione geopolitica internazionale".
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(Adnkronos) - Compagni capaci di aiutare e sostenere e ma anche un po' t erapeuti. Sono circa 7- 8 milion i i cani che vivono nelle case degli italiani. Il più delle volte sono componenti a tutti gli effetti delle famiglie che se ne prendono cura e che, in cambio, curano. E non è solo un modo di dire. Negli ultimi anni il miglior amico dell'uomo ha messo al servizio degli umani i suoi 'super poteri' per il benessere psicofisico, rivelandosi in grado di 'fare diagnosi' con il proprio fiuto in caso di diabete e, in via sperimentale, nei tumori. Oppure di offrire sostegno psicologico migliorando il decorso della malattia. Nella Giornata mondiale del cane, che si celebra oggi, ci sono anche le virtù 'curative' tra i molti motivi che ci fanno amare questi animali.
"Oggi festeggiamo un essere vivente, senziente, importantissimo nella vita di molti esseri umani. In questo senso ogni giorno dovrebbe essere la giornata del cane", spiega all'Adnkronos Salute il veterinario Federico Coccia. "Avere un cane - continua - è come avere un amico in casa con cui si può passare del tempo, giocare, sperimentare emozioni positive". E oltre questo "una buona percentuale sono 'cani eroi', perché salvano tante vite. Solo un cane, con suo il fiuto, può infatti salvare una persona sotto le macerie, solo un cane può sentire se c'è un ordigno esplosivo sotto terra o se c'è un uomo a 5 metri sotto la neve dopo una valanga". Ma anche nella quotidianità sono in grado di essere eroici, secondo Coccia, nel sostegno continuo in caso di fragilità. "La pet therapy - continua - è una vera e propria scienza, nata in America negli anni '70, che offre un concreto beneficio per persone che hanno problemi fisici o psichici".
Ed è benefica persino la semplice presenza dei cani nei reparti pediatrici o nelle strutture per anziani, dove "la cosiddetta 'assistenza assistita con animali' (Aaa) aiuta a superare il senso di isolamento o la solitudine". Questa capacità "è particolarmente utile anche per gli anziani che vivono da soli in città. Il solo fatto di occuparsene, di portarli fuori, di dare loro da mangiare offre una motivazione quotidiana". Poi ci sono quelli che "io chiamo i 'cani medici' che riescono attraverso il fiuto a percepire delle anomalie. Per esempio aiutano i diabetici segnalando un'alterazione dello zucchero nel sangue: abbaiano e avvertono i familiari o la stessa persona che deve assumere l'insulina. Si sono rivelati in grado anche di 'annusare' la presenza di tumori che non erano stati diagnosticati", spiega Coccia. "Tutto questo ci dice che in qualche modo i cani ci ripagano per le attenzioni che diamo loro anche in virtù dell'accresciuta sensibilità nei loro confronti. Una volta il rapporto con il cane era mediato dal fatto che serviva a qualcosa: a fare la guardia, ad andare a caccia, a fare le gare sportive. Erano considerati come delle cose, oggi sono più rispettati, abbiamo capito che sono esseri viventi senzienti. E loro rispettano noi dandoci in cambio benessere", conclude Coccia.
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(Adnkronos) - Il Covid, l'infodemia pandemica e il rigurgito di polemiche sui vaccini. E in tempi più recenti la fatica di far comprendere cosa succede con il virus West Nile, fra mille voci che dicono la propria su quello che accade e i social a fare da cassa di risonanza distorta. Può capitare in diverse circostanze - soprattutto in situazioni come emergenze infettivologiche e crisi sanitarie - che la fiducia nella scienza venga messa a dura prova. Ma come scatta il cortocircuito che la fa crollare, che spezza il legame fra medici e ricercatori e opinione pubblica? Un team di ricercatori italiani prova a ricostruire 'l'anatomia' di questa caduta in un'analisi in pubblicazione sulla rivista 'Infectious Agents and Cancer'.
Il tema è caldo, un dilemma irrisolto, e resta al centro di un dibattito che proprio in questi giorni ha raggiunto il suo acme con la vicenda del Nitag, il gruppo tecnico consultivo nazionale sulle vaccinazioni, finito sotto i riflettori prima per l'inclusione di due esperti con posizioni critiche sui vaccini e poi azzerato. L'accaduto ha riacceso lo scontro fra fazioni contrapposte, sollevando il velo sui rischi della politicizzazione di materie scientifiche, e riproponendo annose questioni come il 'pluralismo' e la 'democrazia' della scienza. Gli autori del paper - 3 dei quali fanno parte del gruppo Gabie (Genomics, Ai, Bioinformatics, Infectious diseases, Epidemiology), cioè Francesco Branda e Massimo Ciccozzi dell'università Campus Bio-Medico di Roma, e Fabio Scarpa dell'università di Sassari - partono proprio dalla pandemia di Covid, un periodo che "ha evidenziato le complessità che circondano la fiducia delle persone nella scienza, in particolare nel contesto di dati schiaccianti e polarizzazione politica".
In contesti simili, l'appello a 'credere nella scienza', dicono, "è emerso sia come simbolo di fiducia che come fonte di tensione pubblica", mettendo in luce sia "la sfida di comunicare l'incertezza scientifica", sia quella dell'interpretazione dei dati e delle competenze. "Abbiamo esaminato - spiega Ciccozzi all'Adnkronos Salute - il ruolo cruciale della comunicazione nel plasmare la percezione pubblica della scienza, sottolineando la necessità di umiltà epistemica e di trasparenza di fronte all'incertezza". Umiltà del sapere e trasparenza, come antidoto a rischi che sono dietro l'angolo in situazioni di tensione. Mentre la disponibilità dei dati aumenta, "la vera sfida risiede nella loro interpretazione e nella formulazione dei messaggi scientifici per pubblici diversi". Quello che le crisi sanitarie hanno dimostrato, osservano, è che "il sovraccarico di informazioni e una comunicazione carente a volte possono portare a confusione, sfiducia e politicizzazione della scienza", ragionano gli esperti.
Come si fa dunque una comunicazione scientifica efficace? Per gli autori dell'analisi, l'obiettivo si può ottenere trascendendo "gli approcci puramente razionali" e affrontando anche "i fattori emotivi e sociali attraverso strategie persuasive". C'è poi un'insidia moderna che aumenta la portata dell'impresa e "aggrava la sfida di mantenere la fiducia del pubblico nella scienza": è quella che viene definita "l'infocrazia", una situazione che deriva dalla "trasformazione strutturale dei flussi informativi nelle società digitali".
Il messaggio dei ricercatori (fra cui figurano anche Laura Leondina Campanozzi e Vittoradolfo Tambone dell'Unità di ricerca Bioetica e Humanities dell'università Campus Bio-Medico di Roma) è che occorre rimodulare le strategie di comunicazione, cambiare adottando "un approccio ripensato alla comunicazione scientifica che dia priorità a chiarezza, contesto e coinvolgimento responsabile". La ricostruzione della fiducia nella scienza "richiede qualcosa di più dei dati accurati; richiede una trasformazione nel modo in cui vengono trasmessi e compresi. È dovere delle istituzioni scientifiche porre la chiarezza comunicativa al vertice della propria agenda" e "coltivare una cultura della responsabilità".
Di conseguenza, "il pubblico deve essere dotato degli strumenti necessari per confrontarsi con il discorso scientifico in modo critico. In periodi di incertezza, non è l'infallibilità" della scienza e degli scienziati "a sostenere la fiducia, ma piuttosto l'integrità, la competenza e un impegno condiviso per il bene pubblico". Potrebbe essere questa, conclude Ciccozzi, "la migliore comunicazione per far capire alle persone non addette ai lavori cosa sta realmente accadendo".
(Adnkronos) - Jannik Sinner scende in campo agli US Open 2025. Oggi, martedì 26 agosto, il tennista azzurro sfida il ceco Vit Kopriva, numero 89 del mondo, nel primo turno dello Slam americano, a cui arriva dopo la finale di Cincinnati, persa contro Carlos Alcaraz a causa del malore che l'ha costretto al ritiro, e da campione in carica, avendo vinto l'edizione 2024 battendo all'ultimo atto Taylor Fritz.
In caso di vittoria Sinner, nel secondo turno degli Us Open, sfiderà uno tra il finlandese Emil Rusuuvuori e l'australiano Alexei Popyrin.
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(Adnkronos) - Jannik Sinner vola al secondo turno degli US Open 2025. Oggi, martedì 26 agosto, il tennista azzurro ha battuto il ceco Vit Kopriva, numero 89 del mondo, nel primo turno dello Slam americano, vincendo in tre set con il punteggio di 6-1, 6-1, 6-2.
Sinner arrivava al match dopo la finale di Cincinnati, persa contro Carlos Alcaraz a causa del malore che l'ha costretto al ritiro, e da campione in carica, avendo vinto l'edizione 2024 battendo all'ultimo atto Taylor Fritz.
Sinner, nel secondo turno degli Us Open, sfiderà uno tra il finlandese Emil Rusuuvuori e l'australiano Alexei Popyrin.
Leggi tutto: Sinner batte Kopriva in tre set all'esordio degli Us Open - Rivivi il match
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