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Una gradinata di Orgosolo si tinge dei colori della Palestina

02 Giugno 2025
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Le autrici del murale sono tutte donne del paese del Nuorese
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Mattoncini Lego celebrano la prima maglia azzurra di Gigi Riva

02 Giugno 2025
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Il busto di Rombo di Tuono esposto a Coverciano dal 27/6 all'8/7
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Minacce social a figlia Meloni, prof autore del post scrive alla premier: "Vorrei chiederle scusa di persona"

02 Giugno 2025
Giorgia Meloni (Fotogramma/Ipa)

(Adnkronos) - “Le chiedo, se possibile, di potermi incontrare per poterglielo dire guardandola negli occhi”. È uno dei passaggi centrali della lettera che il professor Stefano Addeo ha scritto alla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, dopo le polemiche scaturite da un post pubblicato – e poi rimosso – sui social, in cui evocava per la figlia della premier la stessa sorte di Martina Carbonaro, la ragazza uccisa ad Afragola dal suo ex fidanzato. 

“Non c’è giustificazione possibile per le parole scritte. Mi assumo ogni responsabilità – scrive Addeo – anche se confesso che mai nelle mie intenzioni vi era l’idea di augurare la morte a una bambina. È stata una frase infelice, inadeguata, inaccettabile, che non mi rappresenta né come uomo né come educatore”. 

Nel testo, di cui è entrato in possesso il quotidiano Roma e che sarà pubblicato integralmente domani, Addeo parla della sua situazione personale, del rapporto con la madre anziana e della sofferenza per quanto accaduto: “So bene che nulla può cancellare il male fatto con quelle parole. Solo la verità, il pentimento e il rispetto possono servire, ora”. Il docente si rivolge direttamente alla premier chiedendo perdono per il gesto “che ha ferito Lei e la sua famiglia, e in particolare Sua figlia, che mai avrebbe dovuto essere tirata in ballo in alcun modo”. 

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Wolff contro Verstappen: "Si è comportato come un tassista a Roma o a Napoli"

02 Giugno 2025
Wolff e Verstappen - Fotogramma/IPA

(Adnkronos) - "Questa è road rage, arrabbiatura da strada. Verstappen si è comportato come alcuni tassisti a Roma o a Napoli, senza regole. Non ho capito cosa volesse fare, ma devo capirlo perché se l'ha fatto per rabbia è inaccettabile". Stanno facendo discutere le affermazioni di Toto Wolff, che ieri aveva parlato così a Sky Sport del comportamento del campione del mondo Max Verstappen verso la fine del Gp di Spagna. Il team principal della Mercedes è stato molto critico nei confronti dell'olandese. Al centro della discussione, il contatto con Russell dopo l'ingresso in pista della safety car.  

Ma cos'è successo durante il Gp di Spagna? Negli ultimi giri del Gran Premio di Catalogna vinto da Oscar Piastri, l'incidente di Kimi Antonelli ha portato all'ingresso della safety car. Un jolly per tanti piloti, tra cui Charles Leclerc (che ha chiuso terzo), che hanno potuto approfittare del ricompattamento del gruppo. "Verstappen è uscito da curva 4 senza accelerare, pensavo avesse un problema alla macchina. George l'ha superato, poi però Max gli ha chiuso la porta di nuovo" ha spiegato Wolff nella sua analisi del contatto, valso tra l'altro 10 secondi di penalizzazione a Verstappen. 

Il contatto in pista è stato commentato così da George Russell: "L’ha fatto sicuramente apposta, l’ho visto spesso nei videogiochi ma vi confesso che è la prima volta che succede in Formula 1. Magari in Formula E. Un vero peccato per i ragazzi che sognano di fare i piloti e vedono certe cose, è inaccettabile. Siamo fortunati che le vetture di oggi siano così sicure, ma non è scontato". Per la cronaca, Verstappen era stato protagonista in precedenza di un altro contatto con Leclerc, poco prima del sorpasso valso il podio al ferrarista. Una situazione finita sotto investigazione nel dopo gara, senza però conseguenze per il monegasco.  

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Milano, accoltellato dall'ex e dal figlio della compagna: 35enne in pericolo di vita

02 Giugno 2025
Auto dei carabinieri (Fotogramma)

(Adnkronos) - Un 35enne di origine ecuadoriana lotta tra la vita e la morte all’ospedale Humanitas di Rozzano, alle porte di Milano. Ieri, domenica 1 giugno, l’uomo è stato accoltellato dopo una lite dall’ex e dal figlio della sua attuale compagna, una donna peruviana di 43 anni. È successo in via Curiel, a Corsico, poco prima delle 22. L’uomo è stato colpito da due fendenti al torace e si è subito accasciato a terra, mentre gli aggressori - un peruviano di 39 anni e il figlio 19enne della donna - hanno cercato di scappare. Poco dopo, a fermarli sono stati i carabinieri della compagnia di Corsico, che hanno allertato i soccorsi. I due sono stati portati al carcere di San Vittore. L’uomo aggredito è stato portato in ospedale in codice rosso ed è stato subito ricoverato. Al momento è in pericolo di vita. 

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Lite tra 2 corrieri durante consegna, separati dai carabinieri

02 Giugno 2025
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E' accaduto in via Satta a Cagliari
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Rissa in centro a Cagliari, gambiano ferito all'addome

02 Giugno 2025

Ambulanza - RIPRODUZIONE RISERVATA

Fermato un tunisino di 20 anni per tentato omicidio

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Rissa tra due gruppi di giovani del Gambia e nordafricani ieri notte in via Sassari, in pieno centro a Cagliari.

Un ragazzo gambiano di 29 anno è stato colpito all'addome con alcuni colpi inferti con il collo scheggiato di una bottiglia.

L'aggressore, un ventenne di origine tunisina senza fissa dimora, si è dato alla fuga a piedi nelle vie limitrofe. Grazie a una battuta di ricerche il sospettato è stato rintracciato pochi minuti dopo in piazza del Carmine e condotto al Comando provinciale. La vittima è stata soccorsa dal personale del 118 e trasportata in codice rosso all'ospedale "Santissima Trinità": le sue condizioni sono serie ma non sarebbe in pericolo di vita. Il residuo di bottiglia utilizzato per l'aggressione è stato recuperato e sottoposto a sequestro. Al termine degli accertamenti l'indagato è stato dichiarato in stato di fermo per tentato omicidio e trasferito alla casa circondariale "Ettore Scalas" di Uta, a disposizione della Procura della Repubblica di Cagliari, che coordina le indagini. Le indagini proseguono per acquisire ulteriori testimonianze, analizzare le immagini delle telecamere di sorveglianza della zona e accertare eventuali responsabilità di altri partecipanti alla lite.

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Attacco Ucraina, per la Russia una Pearl Harbour nel momento in cui la guerra cambia

02 Giugno 2025
Attacco Ucraina, per la Russia una Pearl Harbour nel momento in cui la guerra cambia

(Adnkronos) - Si può parlare di una 'Pearl Harbour' per la Russia, come stanno facendo i blogger pro guerra di quel Paese. Non è ancora confermato il numero degli aerei strategici distrutti dall’attacco coordinato dei droni ucraini contro quattro o cinque basi militari anche a migliaia di chilometri dal fronte, ma è chiaro che pur se fossero solo dieci, e potrebbero essere fra 30 e 40 - secondo fonti ucraine sarebbero stati colpiti 41 aerei, il Wall Street Journal precisa che sono 41 gli aerei colpiti e dieci quelli completamente distrutti - è stata una operazione di dimensioni enormi per le implicazioni che avrà sull’andamento del conflitto e anche per gli equilibri strategici, proprio come l’attacco giapponese contro la base americana nelle Hawaii nel 1941.  

L’attacco è avvenuto nel momento in cui la guerra si sta trasformando. E rischia di innescare una risposta nucleare di Mosca, che nella sua nuova dottrina, ma in modo più implicito anche nelle precedenti, prevede il primo colpo in risposta a un attacco convenzionale che crei una minaccia critica alla sovranità e all’integrità territoriale, anche da parte di un Paese non nucleare sostenuto da Paesi che lo sono. Fra l’altro è questa la risposta che alcuni esponenti della ‘comunità Z’, coro di questa guerra su Telegram, hanno iniziato a chiedere da ieri. “Non è solo un pretesto, ma una ragione per lanciare attacchi nucleari contro l’Ucraina”, ha scritto l’autore di una di queste bacheche.  

Da alcuni mesi il conflitto in Ucraina “ha cambiato il suo centro di gravità”, spiega uno degli analisti militari contattati dall’Adnkronos: non è più guerra di contatto, l’invio a Kiev di munizioni o carri armati non è più la priorità. E il Cancelliere tedesco Friedrich Merz nei giorni scorsi ha reso noto il sollevamento dei limiti alla gittata dei missili forniti dagli alleati. 

Con l’esaurirsi dei carri armati russi da riparare, ancora nei depositi dall’epoca della guerra fredda, previsto fra settembre e fine anno, e una capacità di produzione di nuovi carri ancora limitata - 80 l’anno, lo stesso numero di quelli distrutti al fronte lo scorso maggio - gli obiettivi saranno le retrovie. In una guerra di profondità. 

Ha iniziato la Russia a cambiare le modalità e l’Ucraina ha risposto. Mosca con attacchi ‘contro valore’, vale a dire città e infrastrutture. Ieri con 472 droni, il più vasto attacco con droni dal 2022, contro Kharkiv e Zaporizhzhia, tre missili balistici e quattro missili cruise. Kiev con attacchi ‘contro forza', con obiettivi associati alla guerra. "Non puoi conquistare un Paese a piedi”. Senza carri armati, fai altro.  

L’attacco contro le basi con aerei strategici si è svolto fra l’altro alla vigilia del nuovo round di negoziati fra Russia e Ucraina a Istanbul i cui equilibri inevitabilmente ridefinisce. “Il messaggio è politico militare e strategico”. E dice a Mosca “non puoi fare quello che vuoi”. In questo senso, non è vero che la Russia vuole perdere tempo. L’Ucraina non è costretta ad accettare una tregua qualunque.  

Cambiano anche gli equilibri in Europa e per il futuro. “Mosca non può minacciare i Baltici, la Polonia, se non ha carri armati. Su cosa potrà contare nel 2030? Se l’Ucraina rimane in piedi, se i russi rimarranno senza carri armati, e proprio nel momento del disimpegno convenzionale degli Stati Uniti in Europa, la situazione inevitabilmente cambia. E se ieri sono stati attaccate le basi degli aerei strategici, un domani potranno esserlo quelle delle Flotte o i porti commerciali. “Lo hanno fatto una volta lo possono rifare”, l’inevitabile conclusione.  

Nel momento in cui avviene la trasformazione della guerra in Ucraina, Kiev dimostra di saper operare nella nuova fase, di riuscire ad arrivare a una enorme profondità con un attacco pianificato “da un anno, sei mesi e nove giorni”, come ha reso noto Volodymir Zelensky, congratulandosi con Vasyl Malyuk, il direttore dell’Sbu che lo ha organizzato sotto la supervisione del Presidente. Di essere in grado di colpire obiettivi nemici di grande portata, come lo sono gli aerei strategici (i Tu-95MS ampiamente usati nella guerra contro l’Ucraina e i T22M3) da diverse decine di milioni di dollari di valore e non sostituibili (l’unica produzione riavviata da poco è quella degli aerei da ricognizione A-50, fra gli obiettivi dell’attacco di ieri).  

In previsione di negoziati sulla riduzione delle armi strategiche fra Russia e Stati Uniti, la perdita di mezzi a disposizione di Mosca- la cui portata sarà confermata nei prossimi giorni dalle immagini satellitari - lascia i russi in svantaggio. Se fosse vero che gli aerei distrutti sono 30-40, la forza russa sarebbe dimezzata, “un elemento di debolezza drammatico al tavolo di un negoziato”.  

Al momento non esiste una protezione per attacchi di droni, 117 quelli ucraini usati ieri, contro gli aerei strategici, Sono troppo grandi per essere nascosti negli hangar, i droni troppo piccoli per essere tracciati. Una ventina di giorni fa, è stato segnalato su fonti aperte, lo spostamento massiccio di diverse decine di questi aerei dalle loro basi in Siberia alla Penisola di Kola, un trasferimento inusuale usualmente associato all’impiego di questi aerei per un attacco.  

Sono forse trapelate informazioni che sono state tuttavia male interpretate, un altro elemento che rende il fallimento dell’intelligence russa macroscopico. La trasformazione in atto spiega anche la vera natura degli interventi previsti dai Paesi ‘volenterosi’ “bene informati sulla nuova natura del conflitto”: “nessuno parla dell’invio di soldati stranieri nelle trincee, ma nelle città”. “L’escalation da parte russa è una ipotesi seria. Dal momento che Mosca si trova a corto di mezzi convenzionali deve dimostrare di avere qualcosa in mano”, si denuncia.  

Secondo Kiev, sono stati distrutti ieri nell’operazione “Pavutyna” (ragnatela) il 34% dei lanciatori di missili cruise strategici russi. Mosca ha per il momento confermato l’attacco contro cinque basi - Belaya, nella regione di Irkutsk, nel sud est della Siberia, a 5.500 chilometri dal confine con l’Ucraina, un sito nella regione dell’Amur, nel nord della Siberia, Olenya, nella Penisola di Kola, vicino a Murmansk, Dyagilevo, 200 chilometri a sud est di Mosca, nella regione di Ryazan, e Ivanovo, 300 chilometri a nord est della capitale - e l’incendio di diversi aerei solo in due siti. Fonti russe hanno spiegato che i droni sono stati lanciati da camion parcheggiati vicino alle basi. L’ascoltatissimo blogger russo pro Rybar cita la distruzione di 8 Tu-95M, 4 Tu22 e un An-12, una “tragica perdita”, anche se non delle dimensioni rivendicate da Kiev, che attribuisce a “negligenza criminale” da parte delle autorità russe.  

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Turismo, in Alabama viaggio sul cammino dei diritti civili nell'anno di un doppio giubileo

02 Giugno 2025
Turismo, in Alabama viaggio sul cammino dei diritti civili nell

(Adnkronos) - Un viaggio dell’anima per conoscere i luoghi che, negli Stati Uniti, hanno fatto la storia dei diritti civili. Per non dimenticare quel capitolo buio - mai abbastanza raccontato nei testi delle scuole europee - che è stato la schiavitù e la segregazione degli afro-americani e la lunga lotta per il riscatto e la conquista di pari opportunità. Un tema tuttora scomodo e che ancora oggi segna i volti di tanti cittadini di colore che hanno un posto nella società ma che portano dentro la memoria dei loro avi e di chi ha permesso di conquistarlo. Per ripercorrerlo, e promuovere un turismo della consapevolezza, è nato il Civil Rights trail, un cammino trasversale a diversi Stati americani ma che ha il suo cuore in Alabama, nel ‘profondo’ Sud, lì dove negli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso si sono svolti avvenimenti destinati a cambiare il corso della storia. E che proprio in questo 2025 celebrano importanti anniversari.  

Esattamente 70 anni fa, il 1° dicembre 1955, Rosa Parks, una sarta impiegata nell’azienda tessile di Montgomery, l’attuale capitale dell’Alabama, si rifiutò di cedere il posto in autobus a un bianco, come dettava la ‘prassi’. Un gesto che le valse l’arresto ma che avrebbe portato, il 13 novembre 1956, alla storica sentenza della Corte Suprema che dichiarò incostituzionale la segregazione razziale nei mezzi pubblici, dopo aver scatenato un altro evento simbolo: il boicottaggio degli autobus di Montgomery che durò 381 giorni. A guidarlo un pastore di colore della chiesa battista arrivato da Atlanta, la capitale della vicina Georgia, altro luogo di ‘pellegrinaggio’ lungo il cammino dei diritti civili: Martin Luther King jr, diventato poi un leader internazionalmente conosciuto nella difesa degli afro-americani.  

Fu sempre lui, dieci anni dopo, nel marzo 1965, a guidare i manifestanti partiti dalla cittadina di Selma che pacificamente chiedevano il diritto di voto. Ci vollero tre tentativi, e quella violenta repressione che passò alla storia come ‘Bloody Sunday’, per permettere a 25mila persone di percorrere 85 chilometri a piedi e raggiungere Montgomery, dopo aver attraversato un altro luogo diventato iconico, l’Edmund Pettus Bridge. Per ricordare la marcia, che culminò con la firma del Voting Rights Act da parte del presidente Lyndon Johnson, il 6 agosto 1965, in questo 60° anniversario si è svolto il Bridge Crossing Jubilee. 

In questo doppio ‘Giubileo’ dei diritti civili, il tragitto compiuto dagli attivisti si può percorrere in auto, da turisti, facendo tappa nei centri interpretativi e nei siti storici e simbolici (per tutte le informazioni si può consultare il sito web dell’Alabama Tourism Department https://alabama.travel). Tra i luoghi significativi di Selma, si possono visitare la Brown Chapel African Methodist Episcopal Church, dove i manifestanti si riunirono prima della marcia della ‘Bloody Sunday’, e ascoltare testimonianze dirette da guide volontarie presso il National Voting Rights Museum and Institute. 

Una volta giunti a Montgomery, un buon punto di partenza per visitare la città sulle tracce della storia è proprio quello dell’arrivo della famosa marcia, dove King pronunciò il celebre discorso ‘How Long, Not Long’: la piazza antistante il Campidoglio dello Stato dell'Alabama. Un imponente edificio bianco in stile neoclassico costruito - dopo una prima versione andata a fuoco - nel 1851 all’indomani della proclamazione di Montgomery capitale dell’Alabama, sul modello del ben più famoso ‘cugino’ di Washington. Da qui è passato l’altro volto della storia americana ‘sudista’, quello della Guerra civile, che si è consumata tra il 1861 e il 1865, che si intreccia a doppio filo al percorso dei diritti civili. A pochi passi, la ‘Casa Bianca’ del Sud, infatti, fu sede della Confederazione degli Stati che diede vita alla sfortunata secessione, con la residenza dell’allora presidente Jefferson Davis. 

Oggi il Capitol Hill di Montgomery è sede delle istituzioni locali e in parte è visitabile, per ammirare, oltre alle stanze del governatore, il ciclo di murales degli anni Venti che ricoprono la cupola e la doppia scala in legno all’ingresso fabbricata da uno schiavo liberato. Domina da una collina, ‘Goat Hill’, la Dexter Avenue, una delle principali vie della città lungo la quale si trovano luoghi simbolo della sua storia. A cominciare dalla King Memorial Baptist Church, risalente al 1883, a mattoncini rossi, iscritta come gli altri due monumenti istituzionali nel registro dei National Historic Landmarks e in attesa di riconoscimento nel Patrimonio Unesco. Oggi è intitolata a Martin Luther King jr. ed è l’unica chiesa di cui è stato pastore: qui si può vedere il pulpito da cui diffondeva il suo messaggio di speranza e sempre qui si tenne la riunione per lanciare il boicottaggio degli autobus, che di fatto segnò la nascita del Movimento per i diritti civili. Visitabile anche il Dexter Parsonage Museum, nella casa dove King è vissuto con la sua famiglia dal 1954 al 1960, restaurata e recuperata come numerose altre costruzioni che fanno parte della ‘Old town’.  

Tra gli scorci più fotografati di Dexter Avenue, con Capitol Hill sullo sfondo, sicuramente è Court Square Fountain, piazza con al centro una fontana di ferro costruita nel 1885 nel luogo dove un tempo si tenevano le aste degli schiavi. E proprio all’angolo una targa indica la fermata dove Rosa Parks attese il bus e per ricordarla c’è una statua ad altezza uomo. L’edificio dove lavorava, a pochi passi, oggi è un esempio di riqualificazione architettonica: ospita il Prevail Union Craft Coffee, un coffee shop molto attento alla sostenibilità (nel dehors un murales che ritrae Rosa Parks), oltre a laboratori artigianali e gallerie d’arte, ma anche la testimonianza di quando l’ingresso per i bianchi era separato da quello per i neri.  

Non sono pochi in città gli esempi di riuso post-industriale, come il Freedom Rides Museum, situato nell'ex Greyhound Bus Station, dove i segregazionisti attaccarono i manifestanti per i diritti civili che protestavano pacificamente contro la separazione dei posti nei trasporti pubblici. Un autobus restaurato degli anni Cinquanta è esposto nel Rosa Parks Museum, dove si può vedere anche il documento con le impronte digitali dell’eroina al momento del suo arresto. Il Museo, per volere della stessa Rosa Parks, è completato da una biblioteca aperta ai giovani ed è gestito dalla Troy University.  

A Montgomery si trova, poi, il primo importante memoriale negli Stati Uniti costruito per onorare il Movimento per i diritti civili. Un monumento dell’artista Maya Lin, la stessa che ha creato il memoriale dedicato ai veterani del Vietnam a Washington, inaugurato nel 1989, che è un tributo ai caduti per la giustizia, in particolare le vittime dei linciaggi: 24 nomi scolpiti su una parete in granito dove scorre l’acqua, a formare una sorta di fontana che delimita anche l’ingresso al Peace and Justice Memorial Center, dove i visitatori possono approfondire la storia della diseguaglianza razziale negli Stati Uniti. Il centro fa capo alla Eji-Equal Justice Initiative, un’organizzazione no proft basata a Montgomery che si occupa di tramandare l’eredità lasciata dal Movimento ma anche di difendere i diritti civili ancora ai giorni nostri.  

La Eji ha promosso un altro, più recente memoriale, The National Memorial for peace and Justice, sorto nel 2018 in un ampio spazio all’aperto, concepito come un luogo sacro di memoria: a onorare quanti morirono per difendere i loro diritti contro il terrore razziale, una struttura imponente con i nomi di oltre 4mila vittime di linciaggio scolpiti su colonne appese dall’alto che rappresentano ciascuna una diversa contea degli Stati Uniti in cui gli orrori hanno avuto luogo. Una collina del ricordo, del silenzio e della meditazione, che si trova poco distante da Downtown ed è raggiungibile con lo shuttle gratuito che parte dal Legacy Museum, riaperto nell’attuale location nel 2021. Una vasta ed esaustiva ricostruzione, che accoglie 35mila visitatori al mese, con documenti e pannelli interattivi, per ripercorrere i secoli della schiavitù, dalla deportazione dei neri dall’Africa iniziata nel 1619 fino all’abolizione del traffico nel 1800 e alla Guerra Civile, per raccontare una storia che è proseguita nonostante i divieti costituzionali, tanto da portare al Movimento per i diritti civili negli anni Cinquanta e Sessanta; una narrazione che arriva ai giorni nostri, a sottolineare come quella dell’integrazione sia una vicenda tutt’altro che superata. Tra i documenti più toccanti di questa visita immersiva che invita alla riflessione, gli annunci con cui venivano offerti in vendita all’asta gli schiavi.  

L’ultima, in ordine di tempo, delle location entrate a far parte dei ‘Legacy Sites’ di Montgomery è il Freedom Sculpture Park, aperto lo scorso anno. In un parco affacciato sul fiume, antica via di comunicazione, e a ridosso della ferrovia che trasportava, oltre alle merci, anche gli schiavi, c’è una raccolta di sculture dedicate ai neri ma anche ai nativi americani. Alla fine del percorso su un grande muro sono impressi i nomi di 4 milioni di schiavi, censiti nel 1870. Completa il tour un visitor center dove si può assistere a un video che racconta l’altra sponda della schiavitù, quella africana, e ricostruire alberi genealogici grazie a tavole interattive. 

Ad annunciare una novità attesa entro l’anno è Ron Simmons, Ceo di Experience Montgomery (https://experiencemontgomeryal.org), la divisione della Camera di commercio che promuove il turismo: “Nell’ambito delle iniziative di Eji, a ottobre aprirà un albergo vicino al Legacy Museum e sarà concepito come una prosecuzione della visita, con nuove sculture esposte e un corridoio in vetro sopraelevato che sarà il punto di osservazione più alto, e un ristorante che proporrà piatti della cucina afro-americana. Crediamo molto nel potenziale turistico del Civil Rights Trail, che solo qualche anno fa era impensabile. A marzo, quando abbiamo celebrato il Jubilee, alla presenza di personalità ed ex presidenti Usa, gli hotel erano tutti pieni”. 

Il Civil Rights Trail, dopo Montgomery, porta dritto a Birmingham, che per dimensioni è la più grande città dell’Alabama. Cresciuta nel 1800 grazie allo sviluppo delle estrazioni minerarie e dell’industria pesante, Birmingham ha conosciuto una forte immigrazione e nelle sue fabbriche, accanto agli afro-americani, era impiegata e sfruttata anche manodopera europea. Ancora oggi il suo volto post-industriale domina lo skyline e sono ben presenti le tracce di comunità straniere. Un tessuto socio-economico dove la segregazione era imposta dalla legge, dalle consuetudini e dalle violenze, e che ha costituito terreno fertile per rafforzare il Movimento per i diritti civili. Lo stesso Martin Luther King fu chiamato a Birmingham, dove gli eventi facevano correre in avanti la storia: è qui che, arrestato durante una marcia non violenta, scrisse la famosa ‘Lettera dalla prigione di Birmingham’, considerata uno dei documenti più rilevanti del Movimento per i diritti civili. I luoghi simbolo degli eventi che scandirono il Movimento sono raccolti nel Civil Rights District (tutte le informazioni si possono trovare sul sito web www.inbirmingham.com). Il cuore è rappresentato dalla 16th Street Baptist Church, nata nel 1873 come la prima chiesa ‘nera’ di Birmingham e unico luogo di fatto dove gli afro-americani potevano incontrarsi.  

Oggi l’imponente edificio a mattoncini rossi è un monumento nazionale e visitandolo si può apprendere la storia di eventi che hanno fatto balzare la città alle cronache internazionali segnando il destino del travagliato percorso dei diritti civili, come la bomba piazzata nel 1963 dal Ku Klux Clan, temuta organizzazione segreta terroristica di stampo razzista, che uccise quattro ragazzine. A loro è dedicata la scultura all’ingresso del Kelly Ingram Park, il parco storico che occupa la piazza che fu teatro di dimostrazioni e di violente repressioni, come racconta Barry McNealy, storico del Birmingham Civil Rights Institute e guida turistica: “Ogni angolo di questo luogo offre uno storytelling; parla di marce di bambini resilienti, di violenze ad opera delle forze dell’ordine che usavano potenti getti d’acqua e cani contro i manifestanti. Le sculture e i mattoni del pavimento stanno qui a ricordarlo”.  

Di fronte, la visita del Birmingham Civil Rights Institute offre una ricostruzione delle condizioni di vita degli afro-americani, ricreando ambienti e contesti urbani. C’è anche la porta originale della cella in cui fu imprigionato Martin Luther King e una serie di documenti audio e video, fra cui il suo famoso discorso in occasione della marcia su Washington in cui pronunciò la frase diventata simbolo ‘I have a dream’, con cui esprimeva il sogno di una società con pari diritti per bianchi e neri. Quella che fu definita la ‘campagna di Birmingham’ impresse un’accelerazione al Movimento per i diritti civili che portò nel 1964 all’emanazione del Civil Rights Act, che vietò la segregazione razziale. 

Il viaggio emozionale lungo la strada e la storia dei diritti civili può concludersi spingendosi fuori dai confini dell’Alabama per una tappa ad Atlanta, la città che ha dato i natali a Martin Luther King, nel 1929, e dove le sue spoglie sono tornate dopo l’assassinio a Memphis nel 1968. 

Ad Atlanta si trova la casa dove la famiglia abitò dal 1926 al 1941, in Auburn Avenue, una delle tante in stile vittoriano che popolano interi viali della città. Ma anche la Ebenezer Baptist Church, la chiesa dove prestava servizio il padre, che aveva lo stesso nome, e dove Martin Luther King fu battezzato. All’interno, se si ha la fortuna di trovarla aperta, si possono ascoltare registrazioni dei suoi sermoni. Sulla stessa via si trova il monumento funebre in marmo, in un luogo fortemente evocativo, al centro di una fontana che simboleggia un fiume che scorre con accanto una fiamma perenne. Adiacente è la Freedom Hall che ospita eventi e mostre. L’intero distretto rappresenta il Martin Luther King National Historical Park, che comprende anche un Visitor Center e un’altra chiesa (per informazioni si può visitare il sito https://discoveratlanta.com).  

A raccontare l’eredità del Movimento per i diritti civili, in Downtown ad Atlanta, è poi il National Center for Civil and Human Rights, attualmente in ristrutturazione. E un fil rouge lega questa eredità all’impegno personale e politico di Jimmy Carter, 39º Presidente degli Stati Uniti d’America, dal 1977 al 1981, georgiano, scomparso solo qualche mese fa a 100 anni. Un impegno, che gli valse anche il Premio Nobel per la pace, raccontato e testimoniato nella Jimmy Carter Presidential Library and Museum che si può visitare immersi nella quiete di un parco di Atlanta. Un altro luogo della memoria e un must per il turista che voglia ripercorrere la storia e le emozioni del Movimento per i diritti civili. Magari facendo una sosta durante lo scalo all’aeroporto di Atlanta che, grazie ai numerosi voli diretti con l’Italia, è anche la porta d’ingresso per l’Alabama. 

 

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Lazio, ufficiale la chiusura del rapporto con Baroni: "Grazie mister"

02 Giugno 2025
Marco Baroni - Fotogramma/IPA

(Adnkronos) - "La S.S. Lazio ringrazia Marco Baroni per la professionalità e l’impegno dimostrati alla guida della prima squadra. La società augura al tecnico le migliori fortune professionali. Grazie Mister". Con questa nota, la Lazio ha comunicato sul proprio sito web la fine del rapporto con il tecnico Marco Baroni. In mattinata, il direttore sportivo biancoceleste Angelo Fabiani aveva anticipato in esclusiva all'Adnkronos che Maurizio Sarri sarà il nuovo allenatore del club capitolino. 

 

La Lazio ha ringraziato Baroni per la stagione appena conclusa anche con un video sui social. 

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2 giugno: Todde, 'Statuto è figlio della stagione costituente'

02 Giugno 2025

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'La Repubblica nasce come frutto di coraggio, lotta e speranza'

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Celebrare il 2 giugno è avere consapevolezza della scelta che ha cambiato il destino del nostro Paese".
    Lo scrive su Fb la presidente della Regione Alessandra Todde che oggi ha partecipato alla cerimonia per la Festa della Repubblica organizzata dalla Prefettura di Cagliari al Teatro Lirico.
    "Nel mio intervento ho ricordato che la Repubblica nasce come frutto di coraggio, di lotta, di speranza.
    Il 2 giugno del 1946, per la prima volta, votarono anche le donne.

Quasi tredici milioni.

Donne che avevano curato, combattuto, salvato. Donne come Lina Merlin, confinata in Sardegna dal fascismo, come Nadia Gallico Spano, non era sarda di origine, ma lo fu per appartenenza e impegno. Donne come Nilde Iotti, Teresa Mattei, Maria Federici - aggiunge - Nel mio discorso ho sottolineato che la Costituzione non è un testo da celebrare ogni tanto, ma una promessa da realizzare ogni giorno.
    Perché la libertà, come scriveva Calamandrei, è come l'aria: ci accorgiamo di quanto vale solo quando comincia a mancare. Ed è nostro compito, oggi più che mai, scegliere da che parte stare: dalla parte dei diritti, dei più fragili, della pace, della libertà".

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Un parco accessibile a chi ha mobilità ridotta o deficit visivi

02 Giugno 2025

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Nel sentiero nel centro Sardegna anche una carrozzina elettrica

(di Luca Urgu) Il primo sentiero della Sardegna totalmente accessibile alle persone con mobilità ridotta e ipovedenti compie il suo primo anno di attività.

E' stato realizzato nel parco Seleni, a Lanusei, in Ogliastra: un polmone verde sempre molto frequentato durante l'anno ma che ha il picco di visitatori durante la primavera e l'estate.
    Il percorso ad anello nel bosco di lecci ad alto fusto, che garantiscono sempre una temperatura piacevole anche nelle giornate calde d'estate, è di poco più di un chilometro e consente di procedere in sicurezza, anche in carrozzina e o per le persone con un deficit visivo.

La vera rivoluzione è stata ribattezzata Àndala Segura per far subito tranquillizzare i visitatori che ci si trova in un luogo "sicuro", appunto. È infatti un sentiero per tutti perché progettato utilizzando i criteri del 'design for all' ispirato a concetti come l'inclusione sociale e l'uguaglianza attraverso una serie di servizi realmente fruibili dall'utenza. Si va dai parcheggi e bagni accessibili, al percorso su fondo naturale compattato e lavorato per supportare la fruizione autonoma e assistita in carrozzina; inoltre il tragitto è costeggiato da pali cordati che servono da corrimano e - in alcuni tratti - da pali batti-bastone per la fruizione autonoma delle persone con deficit visivo. Completano il progetto i supporti tattili (braille, cartelli con le tracce e icone-pittogrammi tattili in rilievo) e tag NFC per la lettura assistita con dispositivi portatili. Inoltre c'è a disposizione una carrozzina a trazione elettrica con allestimento off-road. Per noleggiarla basta contattare i ragazzi della cooperativa La Nuova Luna che gestisce il parco archeologico e il supporto viene messo a disposizione.
    Soddisfatto del progetto e della sua evoluzione in questi primi dodici mesi il sindaco di Lanusei Davide Burchi. "Abbiamo la fortuna di essere nati ereditando la bellezza, quella ambientale e culturale, la bellezza del poter vivere bene con poco. Abbiamo però ovviamente la responsabilità di cercare di migliorare e di rendere fruibile per tutto questo patrimonio", ha detto il primo cittadino. "Quindi realizzare questo sentiero, che è già per noi un luogo di grandissimo pregio, è certamente un punto d'arrivo ma anche di partenza perché cercheremo di sviluppare ancora meglio i servizi e le potenzialità dell'area".

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I tesori archeologici di Mont'e Prama protagonisti in Lombardia

02 Giugno 2025

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Conferenze organizzate con i circoli dei sardi a Lecco e Pavia

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La Fondazione Mont'e Prama fa tappa a Lecco e Pavia per raccontare l'unicità del patrimonio archeologico del Sinis, tra storie di Giganti e testimonianze archeologiche del territorio.

Le conferenze, ospitate rispettivamente dal Circolo Culturale Sardo Amsicora di Lecco e dal Circolo Logudoro di Pavia, si sono svolte in due prestigiose sedi: il Palazzo delle Paure di Lecco e il Castello Visconteo di Pavia.
    Al centro degli incontri, la presentazione di "Giganti prima dei Giganti", a cura del responsabile dell'area scientifica della Fondazione, Giorgio Murru, accompagnato dalle suggestive foto di Nicola Castangia.

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