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Nuovo sequestro di droga in una ditta di spedizioni a Cagliari

03 Giugno 2025
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Ritrovati 170 panetti di hascisc suddivisi in cinque blocchi
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Sequestro Titti Pinna, vittima assente e salta la testimonianza

03 Giugno 2025
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Duro scontro in aula fra la difesa e la Corte sugli atti
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Volkswagen, 20mila posti di lavoro in meno entro 2030

03 Giugno 2025
Volkswagen, 20mila posti di lavoro in meno entro 2030

(Adnkronos) - Il colosso automobilistico tedesco Volkswagen ha dichiarato oggi di aver già concordato 20mila tagli di posti di lavoro in Germania entro il 2030, nell'ambito dei suoi sforzi di riduzione dei costi. "Circa 20mila uscite dall'azienda entro il 2030 sono già previste contrattualmente", ha dichiarato il responsabile del personale Gunnar Kilian durante un incontro aziendale nella città settentrionale di Wolfsburg. Questa cifra rappresenta ben oltre la metà delle 35.000 posizioni che Volkswagen si è impegnata a tagliare in Germania entro il 2035, nell'ottica di aumentare la redditività. 

Il taglio di posti di lavoro, su una forza lavoro totale tedesca di 130mila dipendenti, è stato concordato da dirigenti e sindacati a dicembre, dopo diverse tornate di trattative. L'azienda ha escluso licenziamenti per motivi operativi, e la riduzione sarà realizzata principalmente attraverso pensionamenti anticipati e indennità di fine rapporto. "Le prime misure della nostra 'Volkswagen del futuro' stanno prendendo forma e siamo sulla buona strada", ha affermato Kilian. "Con progressi tangibili nei costi di produzione a Wolfsburg e tagli di posti di lavoro, in conformità con i contratti sociali, nelle sei sedi tedesche di Volkswagen, stiamo accelerando la nostra trasformazione." 

Nonostante i progressi, il responsabile finanziario David Powels ha affermato che "c'è ancora molto lavoro da fare" per garantire che Volkswagen, la più grande casa automobilistica europea, sia competitiva e pronta per il futuro entro il 2029. 

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Referendum 8-9 giugno, ecco possibili impatti sulle imprese: l'analisi

03 Giugno 2025
Voto referendum - (Ipa)

(Adnkronos) - Un’analisi per valutare quali saranno le conseguenze per le aziende italiane nell’ipotesi in cui il referendum abrogativo dell'8 e 9 giugno 2025 dovesse confermare i suoi effetti e quali possono essere degli strumenti per far sì che i contenziosi sul lavoro siano più facilmente gestibili a livello aziendale e per garantire una maggiore tutela d’impresa. E' quella realizzata, in vista dei quattro quesiti in materie di lavoro previsti dai referendum del prossimo 8 e 9 giugno, dagli esperti del network professionale di fiscalisti, legali e consulenti del lavoro Partner d’Impresa, Fabio Speranza Avvocato della linea Legal specializzato in diritto societario, commerciale e fallimentare e il commercialista Carmine Guarino, della linea Labor, esperto in gestione e amministrazione del personale. 

 

Gli esperti, "con il primo quesito si propone l'abrogazione integrale del decreto legislativo n. 23 del 2015 (emanato in attuazione del cosiddetto 'Jobs Act') che riguarda il contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti. Uno strumento che garantisce ai lavoratori assunti in aziende con più di 15 dipendenti dopo il 7 marzo 2015, in caso di licenziamento illegittimo, un’indennità economica che aumenta con l’anzianità di servizio senza che sia previsto il reintegro nel posto di lavoro. L’eventuale modifica referendaria interverrebbe sul trattamento che il giudice può decretare nelle aziende in caso stabilisca che vi sia stato un licenziamento illegittimo, ristabilendo quanto previsto dalla legge Fornero (l. n. 98/2012)".  

"Le attuali mensilità di indennizzo -continuano- previste per legge vanno da un minimo di 6 a un massimo di 36, l’approvazione del quesito referendario prevederebbe, in caso di licenziamenti considerati illegittimi, un aumento delle mensilità di indennizzo minime che diventerebbero 12 ma una diminuzione di quelle massime erogabili che diventerebbero 24. Si specifica che nel caso dei licenziamenti illegittimi perché considerati nulli o discriminatori (motivati dal credo religioso o per l’appartenenza a un sindacato o per l’orientamento sessuale, l’età ecc.) è invece sempre previsto il reintegro nel posto di lavoro".  

"In caso di licenziamenti collettivi per oltre cinque dipendenti -spiegano ancora- la modifica comporterebbe invece il reintegro del posto di lavoro. Per i lavoratori che lo desiderano sarebbe così ampliata la possibilità di ritornare al proprio posto di lavoro; mentre per quelli che potrebbero non avere più interesse a rientrare in impresa a causa di rapporti non più ottimali, si otterrebbe la possibilità di contrattare una posta economica più alta per avere un immediato vantaggio in cambio dell’uscita dall’azienda". "La conseguenza per le imprese è un aggravio dei costi rispetto all’attuale regime a causa delle più alte indennità previste in favore del lavoratore. Inoltre vi sarebbe una minore flessibilità nella gestione del dipendente, nell’ipotesi in cui vi fossero giuste ragioni per avviare il suo esodo a vantaggio di lavoratori più efficienti e in linea con i valori aziendali", spiega l’avvocato Fabio Speranza. 

 

Con il quesito numero due si mira a eliminare il tetto massimo dell’indennizzo economico, pari a 6 mesi di stipendio, per i lavoratori licenziati per cause illegittime nelle imprese con meno di 15 dipendenti, restituendo al giudice la discrezionalità nel determinare l’ammontare del risarcimento. Per le piccole imprese si applica già una normativa che prevede sempre e solo il risarcimento monetario e mai la reintegra nel posto di lavoro a meno che la risoluzione del contratto sia avvenuta per motivi discriminatori. Il referendum quindi non mira a cambiare la natura della tutela ma a lasciare alla discrezionalità del giudice la misura del risarcimento senza un massimale preciso.  

“Il vantaggio per i lavoratori delle piccole imprese sarebbe avere una tutela risarcitoria più consistente e non definita. Questa potrebbe potenzialmente essere persino più alta di quella da 24 o 36 mensilità prevista per i dipendenti delle grandi aziende, diventando un onere molto pesante per le piccole realtà produttive. E questo rischio, senza un limite certo ai risarcimenti, potrebbe scoraggiare le piccole imprese dal fare assunzioni”, spiega il legale di Partner d’Impresa. 

 

Contratti a termine. A oggi è già prevista una durata massima per i contratti a tempo determinato: nei primi dodici mesi è possibile stipularne senza nessuna causale, dopodiché per un massimo di 24 mesi se ne può avviare un altro, indicando però le causali o stabilite dalla contrattazione collettiva o da accordi specifici tra dipendente e datore di lavoro. Dopo due anni, il contratto si trasforma automaticamente in indeterminato. La modifica mira a limitare il ricorso ai contratti a termine rispetto alle assunzioni a tempo indeterminato, consentendoli solo qualora siano previsti dai contratti collettivi o per sostituzione di lavoratori, sempre indicando la specifica causale lavorativa e comunque per un periodo massimo di 24 mesi. Viene quindi esclusa la possibilità di utilizzare questa tipologia contrattuale come frutto di un accordo fra le parti studiato tra dipendente e datore di lavoro per reciproche necessità. 

“Il vantaggio principale, secondo i promotori del referendum, sarebbe quello di limitare il ricorso ai contratti a termine se non sono sostenuti da solide motivazioni. Le imprese pertanto non potrebbero più gestire le assunzioni a tempo per esigenze particolari, come ad esempio un incremento straordinario di produzione, senza motivarle rigidamente. Si otterrebbe una minore libertà di assunzione a tempo determinato, modalità a cui molte imprese hanno fatto ricorso poiché utile per gestire il primo ingresso strutturato nelle imprese dei giovani prima dell’avvio di un indeterminato”, spiega Speranza. 

 

Responsabilità solidale negli appalti. Con il voto si chiede l'abrogazione della norma che esclude la responsabilità solidale del committente, dell'appaltatore e del subappaltatore, per gli infortuni sul lavoro derivanti da rischi specifici dell'attività delle imprese appaltatrici o subappaltatrici. In generale è sempre prevista la responsabilità sociale del committente e dell’appaltatore oltre che per il pagamento degli stipendi anche per il risarcimento dei danni da infortuni se non coperti dall’Inail. Ad oggi è però prevista un’esclusione che riguarda i danni conseguenti ai rischi specifici propri delle attività delle imprese appaltatrici e subappaltatrici. 

“Se oggi una società che si occupa di un centro commerciale intendesse ristrutturare un suo punto vendita, sottoscrivendo un contratto di appalto con una un’impresa edile, non sarebbe corresponsabile in solido dei danni da dover risarcire a un operaio che riportasse lesioni sul posto di lavoro. Questo perché la ditta appaltante opera in un altro settore rispetto a un’impresa edile. Con la modifica bisogna invece considerare che la corresponsabilità del committente avverrebbe in qualsiasi caso”, continua Speranza. 

L’intervento, se valutato sotto il profilo del miglioramento della sicurezza sul lavoro, sarebbe finalizzato alla riduzione degli incidenti. A questo vantaggio però si contrappone l’aumento delle responsabilità delle aziende, in quanto conseguentemente ci sarà un incremento dei controlli e delle azioni preventive da parte del committente per evitare co-responsabilità. “Il rovescio della medaglia è nella possibilità che l’irrigidimento delle regole e della estensione della corresponsabilità sociale per un rischio estraneo alla propria attività, potrebbe produrre come effetto un blocco degli appalti in Italia”, conclude Speranza 

“Al di là che vengano apportate modifiche all’attuale piano normativo, a livello aziendale è bene muoversi in modo da tutelarsi in maniera preventiva, innanzitutto redigendo un chiaro regolamento aziendale, in grado di stabilire regole e principi che devono essere seguiti in azienda per garantirne l’efficienza e il rispetto delle norme comportamentali”, spiega Carmine Guarino di Partner d’Impresa, che stila un elenco dei vantaggi di questo strumento. “Rientra tra quegli strumenti che non sono un obbligo ma un’opportunità, una prima ed importante forma di protezione per l’impresa con valenza legale. È uno strumento vivo, che parla del modo in cui l’azienda lavora, prende decisioni e si relaziona con i propri collaboratori” conclude Guarino.  

Nello specifico, per quanto riguarda gli aspetti affrontati dal referendum, il regolamento aziendale aiuterebbe l’imprenditore a fissare criteri oggettivi per la valutazione delle prestazioni e dei comportamenti oltre che per l’adozione di provvedimenti disciplinari proporzionati e tracciabili. Il regolamento aziendale tra l’altro è la base per un buon piano incentivi ove l’azienda stabilisce obiettivi, ruoli, responsabilità ma anche e soprattutto performance e rendimento atteso di ognuno. Si tratta di uno strumento che formalizza la modalità di valutazione rendendo oggettiva ogni futura scelta dell’imprenditore circa l’andamento dei collaboratori e consente di stabilire delle procedure interne di pre-contenzioso o mediazione, che dimostrino buona fede e tentativi di gestione interna dei conflitti. 

Si tratta di uno strumento utile per rafforzare la compliance contrattuale, assicurandosi che ogni dipendente riceva adeguata informazione sulle regole interne, sottoscriva e condivida le policy aziendali. Definisce in modo chiaro le regole di condotta, le procedure disciplinari e le aspettative di ruolo, rafforzando la posizione dell’azienda in caso di contestazioni ed è utile a dimostrare, in sede legale, la trasparenza e la correttezza dell’azione imprenditoriale, a tutela da richieste risarcitorie. 

Il regolamento aziendale quando viene formalizzato e comunicato ai lavoratori, diventa vincolante all’interno dell’azienda. Può integrare il contratto di lavoro, purché non contrasti con norme di legge o con il Ccnl applicato. Stabilire con chiarezza quando e perché si ricorre a un contratto a termine, su quali funzioni aziendali e con quali criteri di rinnovo. Questo rende ogni assunzione coerente con le esigenze dell’organizzazione, evitando situazioni ambigue o accuse di abuso 

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Jabra, Adriano Palomba area sales director per l’Italia

03 Giugno 2025
il team italiano

(Adnkronos) - Jabra, player globale leader nello sviluppo e nella produzione d’innovative soluzioni audio, video e di collaborazione, studiate per migliorare il business, annuncia un cambiamento chiave all'interno del suo team: Adriano Palomba è stato nominato area sales director per l’Italia, la regione Iberica e l’Africa Nord Ovest. Questa nomina fan parte di un forte impegno a sviluppare i talenti interni e a rafforzare la strategia B2B dell'azienda. Per oltre 150 anni, Jabra si è costantemente reinventata e nell’ultimo anno ha subito alcuni cambiamenti significativi, come parte di una più ampia 'strategia One GN'. La nuova organizzazione si concentra sull'unione delle competenze di tutti i suoi marchi, nei settori dell'udito, del videogame e dell'impresa, per fornire innovative soluzioni nell'elaborazione dell’audio e del video, grazie a risorse condivise su scala che promuovano le tecnologie, le sinergie e il valore per i clienti.  

In quest’ottica, la nomina di Adriano Palomba, dipendente di lunga data, riflette non solo la capacità di Jabra di far crescere i propri talenti, ma anche di rispondere alle complesse sfide del mercato professionale con strategie sempre più mirate ai singoli mercati e alle loro specifiche esigenze presenti e future. Nato a St Mandé (Francia) nel 1970 e laureato in Economia e Commercio presso l’Ispac, Adriano Palomba ha maturato significative esperienze nei settori delle telecomunicazioni e leisure-automotive, in particolare in qualità di sales administration manager per Avis Budget Group, sales administration group leader in Sfr e team leader in Norauto.  

Dal 2004, Palomba entra a far parte di Jabra come customer service manager e presto viene promosso a operations director. Successivamente ricopre i ruoli di country manager per l’Italia, channel sales manager per Francia, Italia e Spagna, channel large enterprise sales director per la Francia e, infine, large entreprise sales director per l’intera area Sud Emea. 

"Sono entusiasta di immergermi nella comprensione delle sfumature di ciascun mercato. Questo paesaggio multiculturale non è una sfida, ma una profonda fonte di ricchezza e diversità che alimenterà senza dubbio la nostra innovazione e i nostri risultati collettivi", commenta Palomba. Avendo già per lungo tempo seguito e gestito il mercato Italiano, Palomba, in questa nuova posizione direttiva, assicura il perfetto know-how locale per supportare al meglio i clienti italiani comprendendo appieno i loro bisogni, le aspettative e le sfide del paese.  

"Sono felice di tornare a lavorare in modo più specifico con il mercato italiano, essendo io stesso per metà italiano, sento un legame particolare con questo paese e ne comprendo la cultura. Sono onorato di poter sfruttare le mie conoscenze personali e la mia esperienza professionale in questo nuovo ruolo e di poter contribuire a soddisfare al meglio i nostri clienti e partner contando su di un valido team di professionisti capaci di lavorare su diverse funzionalità, come il marketing, la finanza, la distribuzione, la gestione dei canali. I nostri obiettivi primari saranno quelli di supportare i grandi clienti per i cambiamenti che derivano dalle innovazioni tecnologiche, conoscere meglio le piccole e medie imprese attraverso i partner di canale, concentrarci sulla comprensione delle differenze regionali, identificare le future reti di canali e sviluppare il rapporto con le alleanze strategiche", conclude Palomba. 

Con questa nomina, Jabra rafforza la sua vicinanza al mercato e ai suoi partner, affermando al contempo la sua volontà di costruire un solido modello B2B, incentrato sull'innovazione, sulla competenza locale e sul supporto ai suoi clienti professionali. 

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Bianca Balti torna a Belve: "Scriverò libro su come il pene mi ha guarita dal cancro"

03 Giugno 2025
Bianca Balti, ritorno a Belve

(Adnkronos) - Bianca Balti torna a 'Belve', il programma cult di Rai 2 ideato e condotto da Francesca Fagnani, prodotto da Fremantle. "Mi ha incastrata di nuovo", dice la super top model. Questa sera, in prima serata, la super top model si racconta senza inibizioni con un botta e risposta divertente sulla precedente intervista.  

Fagnani le ricorda la sua 'famosa' risposta quando disse di pregare "Dio che mi allevi da questa forte attrazione verso il pene". "Dio l’ha ascoltata?", scherza Fagnani. "Dio ha fatto di più - risponde Balti - mi ha dato il pene migliore al mondo", riferendosi al fidanzato. "Scriverò un libro dal titolo 'Come il pene mi ha guarita dal cancro'", scherza Balti. "Si annuncia come un grande testo scientifico", chiosa divertita Fagnani.  

"Essere una top model, come lo è lei, non è come essere una modella: qual è la differenza?", chiede Fagnani. "Dipende. Alcune hanno una luce diversa e io appartengo a questa categoria", risponde Balti con un sorriso "o sennò devi avere una particolare fame. Pensando a certe mie colleghe che hanno raggiunto il top dico che avevano una grande fame" e "per cui sono state disposte a bazzicare, a fare, pur di rimanere al top". 

Alla domanda 'Cosa le piace del successo?', Balti risponde: "Di poter passare dei messaggi di forza, soprattutto nell’ultimo anno che è stato molto duro". Proprio su questo Fagnani le chiede: "Quando ha scoperto la malattia ha subito manifestato la volontà di proseguire la sua vita professionale. Ha temuto che i brand potessero sfilarsi?". I brand "si sono un po’ tolti ma, col senno di poi, dico che è anche normale. Magari sapendo che era malata non venivano a chiedermi altre occupazioni per cui ho voluto far vedere che c’ero".  

"La risposta del mondo della moda l’ha sorpresa?", indaga Fagnani. "Io volevo suscitare una risposta che non c’è stata. C’è stata poi, dopo Sanremo". "Dove trova la sua straordinaria forza d’animo", domanda Fagnani. "Più mi succedono cose difficili, più capisco la mia forza interiore. Questo è stato l’anno più bello della mia vita e lo credo davvero". 'Belve' proseguirà con lo spin-off 'Crime', in onda martedì 10 giugno.  

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Sergio Caputo: "Incontro Italia-Francia? Auguro a Macron di non prendere sberla anche da Meloni"

03 Giugno 2025
Sergio Caputo

(Adnkronos) - "L'importante è che l'incontro tra Meloni e Macron non finisca con una sberla della premier italiana al presidente francese... Bisogna che Italia e Francia lavorino insieme per un'Europa più forte". A parlare così, con una punta d'ironia, dell'incontro tra Giorgia Meloni ed Emmanuel Macron è il cantautore Sergio Caputo, che da dieci anni vive nel Paese transalpino.  

"In fondo, Macron, pur essendo socialista, ha fatto una campagna elettorale usando molti degli argomenti della Le Pen. I due hanno più punti di contatto di quelli che si possa pensare", sottolinea Caputo. "Certo, Macron in questo momento in Francia ha indici di gradimento calanti e diversi problemi di non facile soluzione sul tavolo, ma la Francia è una democrazia più matura della nostra per certi versi. Sono solidi e solidali tra di loro, chiunque governi. Noi italiani siamo invece specialisti nel perderci nei pollaio dei battibecchi sterili", aggiunge Caputo, che sull'Europa conclude: "Per quanto si possa essere critici, sull'Unione Europea non si può più tornare indietro. Certo, gli Stati Uniti d'Europa sono ancora un miraggio, in un territorio dove ognuno parla una lingua diversa. Ma le sfide globali impongono coesione. Quindi spero che Meloni e Macron diventino solidali tra loro, davanti a una buona cena italiana", conclude il cantautore di 'Un Sabato Italiano' e 'Italiani Mambo' che in autunno tornerà live in Italia, con il suo nuovo show 'Ne approfitto per far un po' di musica', il 22 novembre all'Auditorium Parco della Musica di Roma, il 12 dicembre al Teatro Nuovo Giancarlo Menotti di Spoleto, il 13 dicembre al Teatro Massimo di Pescara, il 22 gennaio 2026 al Teatro Lirico di Milano e il 26 febbraio al Teatro Cartiere Carrara di Firenze. 

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Da Dengue a West Nile incombe minaccia zanzare, appello igienisti ai Comuni

03 Giugno 2025
Una zanzara (Fotogramma)

(Adnkronos) - Il cambiamento climatico sta modificando gli scenari epidemiologici globali, rendendo l'Italia sempre più vulnerabile alla diffusione delle arbovirosi, malattie trasmesse da vettori come le zanzare e l'approssimarsi della stagione calda rende questa minaccia ancora più incombente: dalla Dengue al virus West Nile. Per questo, la Società italiana di igiene, medicina preventiva e sanità pubblica (Siti) lancia un appello urgente alle istituzioni e alla popolazione per una rinnovata attenzione e un immediato rilancio delle azioni preventive contenute nel Piano nazionale prevenzione arbovirosi (Pnpa). Questo impegno richiede un approccio One Health - sottolineano gli esperti - con il coinvolgimento pieno delle competenze igienistiche, veterinarie e ambientali, e la sensibilizzazione e attivazione delle amministrazioni locali. 

"La prevenzione è l'arma più efficace che abbiamo contro le arbovirosi - spiega Enrico Di Rosa, presidente della Siti - L'esperienza ci ha dimostrato che sottovalutare il rischio e non agire in modo tempestivo può portare a conseguenze sanitarie significative. E' fondamentale che le amministrazioni locali si sentano pienamente coinvolte e responsabilizzate nell'attuazione del Piano nazionale prevenzione arbovirosi, stanziando risorse adeguate e promuovendo la collaborazione tra i diversi attori del territorio. Con il Piano 2020-2025 in scadenza è il momento di rinnovare l'impegno e consolidare le strategie. La necessità di una collaborazione stretta con i medici veterinari, secondo l'approccio One Health, è più che mai evidente, data la circolazione di questi virus anche negli animali. La salute di tutti dipende dall'impegno sinergico di istituzioni, cittadini e, in particolare, delle nostre comunità locali". 

I medici igienisti evidenziano "la necessità di intensificare il controllo dei vettori - in primis le zanzare - attraverso interventi mirati di disinfestazione e la promozione di pratiche individuali e collettive volte a eliminarne i focolai di riproduzione. Le amministrazioni locali giocano un ruolo chiave nell'organizzazione e nell'attuazione di questi interventi a livello territoriale, garantendo la loro efficacia e capillarità. E' fondamentale agire tempestivamente, prima che la proliferazione dei vettori raggiunga livelli critici". 

Parallelamente, la Società italiana di igiene rimarca "l'importanza cruciale di rafforzare la comunicazione alla popolazione. Una cittadinanza informata e consapevole dei rischi e delle misure di prevenzione da adottare rappresenta un elemento chiave per il successo delle strategie di controllo delle arbovirosi. Le amministrazioni locali - precisa la Siti - sono in una posizione privilegiata per diffondere messaggi chiari ed efficaci ai propri cittadini, utilizzando canali di comunicazione diretti e promuovendo iniziative di sensibilizzazione a livello comunitario". 

Per i medici igienisti, "le recenti esperienze epidemiologiche ci indicano chiaramente che non possiamo abbassare la guardia. Il 2024 ha registrato un record di casi di Dengue in Italia, con la presenza di focolai autoctoni significativi. Si pensi al focolaio nelle Marche, che ad oggi rappresenta uno dei più grandi registrati in Europa, ma focolai autoctoni sono avvenuti in diverse regioni italiane. A questo - avvertono - si aggiunge l'aumento della diffusione del virus West Nile, con un aumento dei casi e con interessamento progressivo dell'area geografica interessata, con recenti rilevazioni del virus anche nel Regno Unito a testimonianza di una circolazione sempre più ampia. Queste malattie rappresentano una crescente minaccia per la Salute pubblica e richiedono un impegno coordinato e proattivo su più livelli". 

In questo contesto, proseguono gli specialisti, è importante ricordare che per alcune arbovirosi sono disponibili dei vaccini. Questi sono "particolarmente consigliati per chi viaggia verso aree endemiche o per chi presenta specifiche condizioni di rischio". La Siti sottolinea "l'importanza del counselling vaccinale specifico per i viaggi internazionali, affinché ogni persona possa ricevere indicazioni personalizzate sulle misure preventive e le vaccinazioni più appropriate in base alla destinazione e al proprio profilo di rischio". La Società italiana di igiene si rende infine "disponibile a collaborare con le istituzioni competenti e con le amministrazioni locali per la definizione e l'implementazione di strategie di prevenzione efficaci e per la diffusione di informazioni corrette e aggiornate alla cittadinanza".  

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Nasce 'Inps per i Giovani', app per tutti i servizi dedicati

03 Giugno 2025
Nasce

(Adnkronos) - L'Inps scende in campo al fianco dei giovani tra i 16 e i 34 anni con un progetto che per la prima volta raccoglie in un unico spazio digitale e sull’App tutti i servizi e le prestazioni dell’Istituto a loro dedicate. Il progetto 'Inps per i Giovani' nasce con l’obiettivo di rafforzare il legame tra l’Istituto e le nuove generazioni promuovendo un approccio innovativo alla comunicazione previdenziale e orientando i cittadini più giovani verso un’interazione consapevole e proattiva con i servizi pubblici. Nella logica del welfare generativo si punta ad aumentare la consapevolezza sul sistema previdenziale, favorire l’adesione ai servizi proattivi dell'Inps, trasmettere il messaggio che l’Inps è al fianco dei giovani per sostenere il loro futuro. Il progetto è stato presentato questa mattina a Roma, a Palazzo Wedekind, dal Presidente, Gabriele Fava 

Sul sito Inps i giovani saranno indirizzati su una landing page in cui potranno scegliere il profilo in cui si riconoscono e potranno accedere a 3 servizi in evidenza per ciascun categoria senza registrazione (pre login). Gli stessi servizi sono poi disponibili dentro il sistema 'MyInps', sempre in evidenza". Accedendo all’area riservata ogni giovane troverà altri 10 servizi per profilo relativi alla propria categoria. Tutti i servizi saranno disponibili anche sull’app.  

“Insieme per il tuo futuro” è il messaggio chiave del progetto: Inps non solo come erogatore di prestazioni, ma come partner attivo nello sviluppo sociale dei giovani cittadini. Con questo progetto, l’Istituto cambia tono e linguaggio, sperimenta canali e formati finora inediti nel panorama pubblico, e afferma un nuovo modello di welfare generativo e comunicazione inclusiva. Per la prima volta, l’Istituto non propone i servizi come punto di partenza, ma come soluzioni che emergono a partire dai bisogni delle nuove generazioni, offrendo un percorso guidato per aiutare a riconoscere le proprie esigenze, valorizzare il proprio potenziale e scoprire gli strumenti già a disposizione per costruire il proprio futuro. Non è una campagna informativa: è un invito all’attivazione. Nella presentazione del progetto il presidente è stato affiancato dal Direttore Centrale Comunicazione Inps, Diego De Felice, a cui è affidato il coordinamento del progetto, il Direttore Centrale Tecnologia, Informatica e Innovazione Inps, Massimiliano D’Angelo, e il Dirigente Area Digital Processes e Ux Design della Direzione Centrale Comunicazione, Inps Giacomo Grassi. Presente anche il Consigliere di Amministrazione Inps, Antonio Di Matteo. 

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