(Adnkronos) - Il ct della Francia, Didier Deschamps, nel ritiro della Nazionale rende omaggio ai giocatori del Psg, reduci dal trionfo per 5-0 contro l'Inter nella finale di Champions League. Tutta la rosa dei Bleus è riunita attorno al tavolo e Deschamps, in piedi alle spalle di Ousmane Dembele, fa partire l'applauso ai nuovi campioni d'Europa. Nel gruppo, spicca l'espressione di Marcus Thuram: il centravanti dell'Inter, nella finale di Monaco di Baviera persa 5-0, non è riuscito a lasciare il segno.
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(Adnkronos) - Il documento 'Le fibrosi polmonari: un bisogno di salute pubblica insoddisfatto' è stato presentato oggi nel corso di un incontro con la stampa al Senato della Repubblica, su iniziativa della senatrice Elena Murelli. Il paper è frutto della collaborazione di un gruppo di lavoro multidisciplinare composto da rappresentanti delle società scientifiche, delle associazioni di pazienti e referenti istituzionali e il contributo non condizionante di Boehringer Ingelheim. L'evento conclude un progetto di advocacy istituzionale avviato nel 2024, che ha dato il via, a seguito della costruzione di una coalizione multistakeholder, a una serie di tavoli di lavoro il cui fine era redigere un documento condiviso per diffondere la conoscenza sulle fibrosi polmonari, dal burden della patologia ai bisogni del paziente, identificando le criticità e offrendo possibili soluzioni per consentire una risposta efficace dell’intero sistema di cura.
Proprio dalla ricerca arrivano notizie positive per i pazienti con fibrosi polmonari. Con una storia ormai secolare nelle patologie respiratorie e un impegno di oltre 10 anni nella ricerca e sviluppo di terapie innovative per le fibrosi polmonari - ricorda una nota - Boehringer Ingelheim è in prima linea per contrastare la Ipf (fibrosi polmonare idiopatica) e la Ppf (fibrosi polmonare progressiva), patologie croniche, rare e complesse che hanno un impatto rilevante sulla qualità e aspettativa di vita delle persone che ci convivono. L'azienda ha convogliato molte risorse nella ricerca su questa area terapeutica e in questo scenario l'Italia ha un ruolo da protagonista a livello mondiale, con 10 studi attivi nel nostro Paese e circa 20 centri di riferimento coinvolti tra le eccellenze in pneumologia e reumatologia.
A maggio, in occasione del congresso della American Thoracic Society, sono stati presentati i risultati degli studi di fase III Fibroneer™-Ipf e Fibroneer™-Ild, che hanno valutato nerandomilast, un inibitore preferenziale della fosfodiesterasi 4B (Pde4B) sperimentale per via orale sviluppato da Boehringer Ingelheim, rispettivamente nei pazienti con Ipf e Ppf, con e senza terapia antifibrotica di base. I risultati sono stati pubblicati sul 'New England Journal of Medicine', con un importante contributo della comunità scientifica italiana. Il farmaco ha soddisfatto l'endpoint primario di entrambi gli studi, riducendo in misura significativa il declino della capacità vitale forzata (Fvc), misurata in millilitri, considerata una misura della funzionalità polmonare.
Si stima che circa 9,2 milioni di persone in tutto il mondo possano essere affette da fibrosi polmonari combinate (Ipf e Ppf). In alcuni pazienti con Ipf l'aspettativa di vita si riduce a soli 3 anni, inferiore quindi anche ad alcune forme tumorali. In Italia si stimano circa 5mila nuovi casi di Ipf diagnosticati ogni anno, con 20mila pazienti in tutto il Paese che oggi convivono con la patologia.
Sul territorio nazionale sono ancora molte le sfide aperte per rispondere ai bisogni insoddisfatti dei pazienti, come evidenzia il documento di posizionamento. Innanzitutto, il percorso del paziente con fibrosi polmonare è lungo, frammentato e complesso, con ritardi diagnostici anche di diversi anni, dovuti all'aspecificità dei sintomi. Anche in presenza di diagnosi corretta, l'accesso ai centri di riferimento risulta problematico, perché le strutture sono sovraccariche e non distribuite in modo omogeneo sul territorio. La carenza di specialisti, come pneumologi e reumatologi, è un ulteriore elemento critico, così come la mancanza di linee guida nazionali e percorsi diagnostico-terapeutici strutturati.
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(Adnkronos) - Nella svolta per la diagnosi della malattia di Alzheimer, con il via libera al commercio del primo test ematico per marcatori plasmatici pTau217/β-Amiloide 1-42 Plasma Ratio, in maggio da parte della Food and Drug Administration (Fda) degli Stati Uniti, hanno avuto un ruolo importante 2 studi internazionali in cui sono state coinvolte l'Università degli Studi e l'Asst Spedali Civili di Brescia .
La malattia di Alzheimer è una delle principali sfide sanitarie del nostro tempo. In Italia si stima che oltre 1 milione di persone siano affette da deficit cognitivi di natura neurodegenerativa, di cui la maggior parte attribuibile alla malattia di Alzheimer. Con una popolazione sempre più anziana - oltre il 23% degli italiani ha più di 65 anni - la pressione della patologia sul sistema sanitario è destinata ad aumentare in modo esponenziale. In questo contesto la diagnosi precoce assume un valore strategico fondamentale. Riconoscere tempestivamente la patologia consente di attivare interventi mirati, rallentare la progressione dei sintomi e migliorare sensibilmente la qualità della vita dei pazienti e delle loro famiglie. Ma fino ad oggi i metodi diagnostici più precisi sono stati spesso invasivi, costosi o difficilmente accessibili al di fuori dei centri altamente specializzati, per questo il test ematico diventa particolarmente importante.
Nel dettaglio, uno studio pubblicato su 'Nature Medicine' - che ha visto tra i protagonisti UniBs e Asst Spedali Civili di Brescia, in collaborazione con le università di Lund, Göteborg e Barcellona - ha coinvolto oltre 1.700 pazienti con sintomi cognitivi provenienti da 5 diversi centri europei. Il trial ha dimostrato che il marcatore pTau217/amiloide nel plasma, misurato tramite un test completamente automatizzato, è in grado di identificare la presenza di patologia di Alzheimer con un'accuratezza molto elevata, superando il 90% nei contesti di cura specialistici e all'85% in medicina generale. A rafforzare questi risultati, uno studio su una più ampia coorte degli Spedali Civili di Brescia-UniBs, pubblicato su 'Brain', ha confrontato per la prima volta la performance clinica di pTau217 plasmatico misurato con tecnica automatizzata e con metodo semi-automatizzato 'Simoa', confermando la correlazione fra le 2 metodiche e l'altissima affidabilità diagnostica.
I progetti di ricerca sono stati realizzati dalla Clinica Neurologica del Dipartimento di Scienze cliniche sperimentali dell'Università di Brescia, all'interno del Dipartimento di Continuità di cura e fragilità di Asst Spedali Civili di Brescia, sotto la direzione di Alessandro Padovani, professore e presidente Sin - Società italiana neurologia. Il lavoro, di natura traslazionale, è nato dalla collaborazione fra la Clinica Neurologica, il Centro Nocivelli e il Laboratorio centrale dell'Asst Spedali Civili diretto da Duilio Brugnoni, con il contributo fondamentale di Andrea Pilotto, delle dottoresse Quaresima e Tolassi e di tutta l'équipe dei 2 laboratori partecipanti.
Il programma di sviluppo per i prossimi anni prevede un importante avanzamento clinico, metodologico e tecnologico, supportato da importanti finanziamenti coordinati dalla Sc Neurologia, parte del programma Pnrr Sanità per Asst Spedali Civili di Brescia (3,3 milioni di euro) e Pnrr Prin e Bando cascata per Università degli Studi di Brescia (2,2 milioni euro). Questi importanti programmi di sviluppo mirano a un miglioramento tecnico dei test plasmatici e di un loro adattamento in differenti contesti clinici, con coinvolgimento di network più ampio di centri di validazioni esterne nazionali e internazionali. Gli studi prevederanno, inoltre, con supporto di Regione Lombardia e Pnrr Università, una fondamentale integrazione dei marcatori biologici con altre modalità imaging, neurofisiologiche e digitali di valutazione cognitiva e motoria. Questo permetterà, sul medio-lungo termine, di utilizzare gli stessi marcatori integrati anche per uno studio più ampio della salute del cervello sulla popolazione generale.
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(Adnkronos) - La creazione di valore per Coricelli passa dalla sostenibilità, diventata un asset fondamentale della propria visione d’impresa. Con il suo modello di business sostenibile Coricelli si è imposta nel settore oleario come esempio virtuoso di trasparenza, solidità e crescita arrivando ad un risultato straordinario nel 2024: fatturato record di 415 milioni di euro, con un incremento del 25 % rispetto all’anno precedente. In crescita anche i volumi di vendita con oltre 62 milioni di litri venduti (+3,7 rispetto all’anno precedente). La rendicontazione delle performance finanziarie insieme alle informazioni in ambito Environment, Social & Governance (Esg) sono raccontate, per il terzo anno, nel Report Integrato 2024 che comprende anche il Bilancio di Esercizio. Anche questa edizione è stata redatta su base volontaria, non raggiungendo i criteri dimensionali per l’obbligatorietà, in conformità agli European Sustainability Reporting Standards (Esrs) per offrire una visione completa, misurabile e trasparente dell’operato aziendale.
L’azienda olearia fondata a Spoleto (PG) nel 1939, presente sul mercato nazionale e internazionale con i brand Pietro Coricelli e Olio Cirio (acquisito nel 2009) è guidata dal 2018 da Chiara Coricelli, presidente e ad dell’impresa di famiglia. Sotto la sua guida l’azienda ha registrato di anno in anno risultati in costante crescita puntando su innovazione e sostenibilità, senza perdere di vista l’eredità che si tramanda da tre generazioni. A contribuire al traguardo significativo raggiunto nel 2024 è il risultato ottenuto sul mercato italiano dove, nonostante il comparto olio evo presenta volumi in leggero calo rispetto all’anno precedente, Pietro Coricelli è cresciuta del 22% raggiungendo così una quota di mercato del 13,4% sul canale It Iper e Super* e la leadership nel segmento 100% italiano. Un ulteriore asset strategico dello sviluppo di Coricelli è l’export, che pesa per il 36% delle vendite. I principali mercati sono Stati Uniti, Messico, Giappone, Belgio dove l’olio Coricelli è apprezzato per la sua qualità premium; nel mirino il potenziamento di Canada, Uk, Russia, Brasile.
“Negli ultimi anni la nostra progettualità è stata focalizzata sulla valorizzazione dell’olio extravergine di oliva 100% italiano. Abbiamo investito in innovazione e in sostenibilità per far rinascere le filiere olearie italiane. La nostra visione e le nostre azioni hanno trovato casa anche quest’anno nel Report Integrato, diventato uno strumento potentissimo per misurare il nostro impatto, analizzare il nostro operato, trasferire all’esterno con trasparenza il nostro modello di business. Un documento che racchiude il valore della nostra identità. Gli sforzi importanti realizzati ci premiano anche nei numeri e ci confermano che siamo sulla strada giusta per proseguire il nostro ambizioso progetto di sviluppo sostenibile”, commenta Chiara Coricelli, presidente e ad di Pietro Coricelli Spa.
La scelta delle informazioni da rendicontare è stata effettuata attraverso un processo di valutazione fondato sul principio della doppia materialità. L’analisi dell’engagement interno ed esterno ha permesso all’azienda di prendere in considerazione gli impatti significativi, attuali o potenziali, sulla società e sull’ambiente generati dalle proprie attività e da quelle della propria catena di valore. Tra gli interventi più significati emersi dal Report Integrato 2024 si evidenzia il continuo impegno sul fronte ambiente attraverso investimenti in impianti ad alta efficienza energetica, nella promozione dell’economia circolare e nella valorizzazione della filiera olearia sostenibile, favorendo pratiche produttive responsabili e attente alla tutela del territorio. Il tutto si traduce in un miglior uso delle risorse energetiche, che, nel caso del metano per tonnellata di olio prodotta scende del 81% verso l’anno precedente e nell’uso di plastica, attraverso la transizione a packaging sostenibili, con riduzioni che arrivano fino al fino -38% di film termo retraibile. L’adozione di buone pratiche per il recupero e riciclo dei materiali di consumo hanno permesso di arrivare al 68% di vetro riciclato e all’83% di carta/cartone riciclato.
Sul fronte relativo all’attenzione verso le persone si segnala il Contributo Nido dedicato alle neo mamme e ai neo papà per favorire la parità di genere permettendo loro di affrontare con maggiore serenità le spese di asilo nido. Aumenta anche il tempo dedicato alla formazione del personale con 2.300 ore erogate. Tra le Best Practice si segnala il progetto Filiera Olearia Sostenibile, partito nel 2021 con il primo accordo nazionale di filiera e arricchito nel novembre 2024 con una nuova iniziativa per la valorizzazione dell’olio certificato Dop Umbria. Coricelli ha siglato, infatti, un nuovo accordo di filiera di lunga durata con l’Organizzazione di Produttori Aprol Umbria, espressione di Coldiretti, per portare sugli scaffali della grande distribuzione italiana un’eccellenza locale. Solo nel 2024 alle oltre 310.000 bottiglie di olio evo immesse sul mercato con la firma degli agricoltori italiani si sommano più di 3.000 bottiglie di Dop Umbria, prodotte con la garanzia di prezzi minimi e condizioni di pagamento vantaggiose per gli olivicoltori favorendo, pertanto, una maggiore programmazione delle attività agricole e una distribuzione più equa del valore lungo la filiera.
“Migliorare non è solo una scelta ma anche una responsabilità. Continueremo ad accogliere la sfida della sostenibilità su tutti i fronti, a piccoli passi, in modo sempre concreto e trasparente. I nostri progetti prevedono, inoltre, nuovi investimenti in innovazione ed energia rinnovabile per rendere il nostro stabilimento di Spoleto sempre più green e altamente tecnologico”, conclude Chiara Coricelli.
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(Adnkronos) - Confermata in Appello la condanna a 20 anni per Walter Biot, il capitano di fregata arrestato dai carabinieri del Ros il 30 marzo 2021 con l'accusa di spionaggio per aver passato documenti segreti a un funzionario russo in cambio di cinquemila euro. I giudici della Corte d'Assise di Appello, dopo una Camera di Consiglio di circa due ore, hanno confermato la sentenza di primo grado emessa nel gennaio dello scorso anno, in seguito all'inchiesta dei magistrati Gianfederica Dito e Michele Prestipino, per le accuse di spionaggio, rivelazione di notizie che per la sicurezza nazionale dovevano rimanere segrete e corruzione.
Nei confronti di Biot, detenuto nel carcere di Velletri e oggi presente in aula, oltre alla procura ordinaria ha proceduto anche quella militare dopo che i giudici di piazza Cavour hanno ritenuto legittima la "doppia" giurisdizione considerata la diversità delle due incriminazioni. E proprio i supremi giudici lo scorso novembre hanno resa definitiva la condanna a 29 anni e due mesi per Biot nel procedimento militare in cui hanno sottolineato che "le evidenze dimostrative (…) possono essere interpretate solo in un modo: tra Walter Biot e l'agente russo è intervenuto uno scambio, scheda SD versus denaro, all’interno della vettura di Biot’’ evidenziando una “pluralità di elementi di prova ‘in chiaro’”.
"Sentenza confermata, nonostante la richiesta della procura generale di riconoscere il bis in idem rispetto alla condanna definitiva dell’autorità giudiziaria militare e nonostante le questioni che noi abbiamo posto, sulla base delle pronunce della Cedu" dice l’avvocato Roberto De Vita, difensore di Walter Biot. "Si continua a consumare una assoluta impermeabilità ai principi fondamentali dello Stato di diritto e un totale abbandono verso la ragion di Stato". "E’ una vicenda che sarà letta nel tempo una volta che ci saranno le pronunce sovranazionali che, come ha detto li procuratore generale, metteranno in imbarazzo l'Italia. Ricorreremo in Cassazione e ovunque – conclude De Vita - fin quando Walter Biot non avrà il rispetto dei suoi diritti".
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(Adnkronos) - Il mondo della musica, della tv e del teatro lancia un invito chiaro: "Andiamo a votare ai referendum dell’8 e 9 giugno sul lavoro e la cittadinanza". Da Noemi a Gaia, da Carl Brave a Leo Gassmann, da Piero Pelù ad Andrea Cerrato: molti cantanti hanno voluto dire la loro, direttamente sui social network della Cgil, rivolgendosi in particolare ai giovani. “Il referendum è un voto diretto, è un voto vostro che ha peso”, sono le parole di Noemi. "Mi raccomando, tutti a votare, è importante responsabilizzarci per il cambiamento", dice Gaia. "Far sentire la nostra voce attraverso un voto al referendum è fondamentale", dichiara Piero Pelù. "L’8 e 9 giugno ci sarà un referendum importante per i lavoratori. Tutti a votare, daje!", è l’invito di Leo Gassman.
Anche gli attori stanno facendo sentire la loro voce: "Votare è sempre importante. Qualcuno demotiva, e invece noi dobbiamo reagire", dicono in coppia Arduino Speranza e Francesco Paolantoni. E mentre Andrea Pennacchi lancia un messaggio in stile "Pojana" rivolgendosi direttamente agli elettori di destra ("vai a votare, non svuotare da dentro il referendum. Darà fastidio anche a te un giorno questa cosa, credimi"), Ottavia Piccolo si spende senza mezzi termini: “Bisogna votare Sì a tutti i referendum, andateci".
"Contro il precariato, per la sicurezza, per la cittadinanza. Andiamo a votare, perché i diritti non tolgono niente a nessuno, ma aggiungono a tutti", dice Paolo Sassanelli, mentre Neri Marcorè ricorre alle parole di Giorgio Gaber: "libertà è partecipazione!". Ci sono poi i messaggi della comica Chiara Becchimanzi, di Cristina Donadio, Nando Paone, Patrizio Roversi, Dario Vergassola, Paolo Hendel, Massimo Wertmüller. E poi i giornalisti e i personaggi tv: Luca Sommi, Luca Telese, Rula Jebreal, Ema Stokholma, Sigfrido Ranucci, Vincenzo Schettini ("votare è una cosa bellissima e importantissima"), solo per citarne alcuni. E il mondo della cucina? Ci pensa chef Giorgio Locatelli: "Ciò che dovete fare è andare a votare, perché è un diritto per il quale abbiamo combattuto".
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(Adnkronos) - "I resti di Padre Paolo Dall'Oglio, sacerdote e attivista interreligioso italiano, sono stati ritrovati nel cimitero di Furusiyya a Raqqa, a più di 11 anni dalla sua scomparsa. Padre Paolo era stato rapito da Jabhat al-Nusra nel luglio 2013, dopo essere entrato a Raqqa nel tentativo di mediare il rilascio dei detenuti e di promuovere la pace". Lo sostiene la radio siriana FM Al-Balad, secondo cui "una commissione specializzata di Qamishli è giunta a Raqqa e ha proceduto all'esumazione del corpo, un'azione che potrebbe porre fine al mistero che circonda la sorte di Padre Paolo negli ultimi anni". Ma la notizia viene subito smentita all'Adnkronos in modo categorico dalla sorella di Padre Paolo, Francesca Dall'Oglio, che parla di "fake news". E anche dal vescovo di Aleppo.
"Non c'è alcuna certezza", conferma ad Adnkronos il vescovo latino e vicario apostolico di Aleppo Hanna Jallouf, che siano di Padre Dall'Oglio i resti ritrovati a Raqqa. Dopo che la notizia del ritrovamento è circolata sui media siriani, Jallouf ha subito cercato conferme presso le autorità religiose nel Paese. ''Ho parlato con il nunzio apostolico di Damasco Zenari e neanche lui è stato informato, nessuno lo aveva avvisato - spiega il religioso - Ho parlato anche con i gesuiti, con i frati a Damasco e a Homs, ma nemmeno loro hanno notizie in merito''. Jallouf mostra sconforto perché ''non c'è stata accortezza, nella diffusione della notizia, né per la famiglia, né per l'ordine gesuita. Non sappiamo chi ha messo in giro questa informazione''.
Nel ricordare Dall'Oglio, ''preghiamo perché venga alla luce la verità su di lui'', il vescovo di Aleppo sorride: ''hanno trovato un corpo in abiti religiosi? Lui non li ha mai indossati''.
"Sono tranquilla perché sono passati quasi dodici anni e ne ho viste tante", dice ad Adnkronos Francesca Dall'Oglio, raccontando di aver avuto una prima segnalazione "venerdì sera" di voci che circolavano online, le ennesime da quando il 29 luglio del 2013 si perdevano a Raqqa le tracce di Padre Paolo Dall'Oglio. "Un mio canale è riuscito a parlare con chi ha messo in giro questa notizia - racconta - Si tratta di una persona che ha parlato con il fratello di uno sceicco imprigionato, credo a Qamishli, e che diceva che il corpo di Paolo era stato sepolto in un maneggio a Raqqa. Non in una fossa comune, sepolto da solo".
A questo punto, Francesca Dall'Oglio - che non ha mai abbandonato la speranza di sapere cosa sia accaduto a suo fratello - racconta di aver "sentito il Syria Justice and Accountability Center (Sjac), organizzazione che lavora sulle fosse comuni a Raqqa e di aver ricevuto dal fondatore, Mohammad Al Abdallah, già domenica un messaggio che ipotizzava 'fake news'". "Mi ha detto che avrebbe verificato con i team a Raqqa e ieri mi è arrivata la smentita", prosegue, spiegando di aver avuto conferma che "non è partita nessuna delegazione da Qamishli" anche da "un'altra operatrice del Sjac con cui ho parlato ancora ieri mattina". Al Abdallah, puntualizza Francesca Dall'Oglio, "non mi ha mai parlato del ritrovamento". "E' una fake news", rimarca più volte, precisando di aver avvisato anche gli altri fratelli di Padre Paolo.
"Quello di Paolo è un caso internazionale e interessava a molti che non uscissero notizie sue, né da vivo né da morto", conclude Francesca Dall'Oglio, sorella del gesuita romano che ha passato metà della sua vita in Siria, a Deir Mar Musa, dove ha fondato una comunità monastica dedita al dialogo interreligioso.
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(Adnkronos) - Il primo trapianto di vescica umana mai eseguito al mondo è stato realizzato il 4 maggio presso il Ronald Reagan Ucla Medical Center di Los Angeles. A un mese di distanza, domani 4 giugno, Inderbir Gill - che ha realizzato l'intervento insieme a Nima Nassiri dell'Università della California - presenterà in Italia, in anteprima mondiale, il follow-up del trapianto nella giornata di apertura della XXI edizione di 'Challenges in Laparoscopy & Robotics - AI (Cilr-Ai)', congresso internazionale di chirurgia urologica mini-invasiva e robotica, a Firenze da domani al 6 giugno. All'appuntamento, uno dei più rilevanti del settore, sono attesi mille delegati da 50 Paesi.
Nato a Roma nel 2004 con il nome di Challenges in Laparoscopy (Cil), l'evento si è evoluto fino a integrare prima la chirurgia robotica (Cilr) e oggi anche l'intelligenza artificiale (Ai), che sarà protagonista assoluta di questa edizione.
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(Adnkronos) - Pericoloso aumento in Italia intossicazioni in piscina. "L’incidente avvenuto a Roma", dove 5 bambini sono stati ricoverati tra cui uno in terapia intensiva, "è solo l’ultimo di una serie di gravi episodi che si stanno verificando con sempre più frequenza nelle piscine italiane, e che mettono a rischio la salute dei cittadini". Lo afferma la Società italiana di medicina ambientale (Sima) intervenendo sul caso dei piccoli finiti in ospedale nel pomeriggio di domenica dopo un bagno in una piscina in un impianto nella zona della Borghesiana.
"I prodotti chimici normalmente utilizzati per la disinfezione delle acque delle piscine (ad esempio ipoclorito di sodio e di calcio, acido solforico, acido tricloroisocianurico, ecc.) sono classificati come pericolosi perché in gran parte corrosivi", spiega il presidente Sima, Alessandro Miani. "Nel caso in cui ipocloriti e cloroisocianurati vengano a contatto con i correttori di acidità (acido solforico, cloridrico, ecc.) - continua - possono liberare cloro gassoso, gas tossico per inalazione responsabile di intossicazioni acute anche molto gravi. In pochi sanno che sostanze molto diffuse come cloro e ammoniaca causano nell’uomo gravi ustioni a naso, gola, occhi, trachea e grandi vie aeree anche solo dopo pochi minuti dall’esposizione, e provocano spesso tosse ed emissione di sangue con l’espettorato, oltra a conati di vomito e difficoltà respiratorie".
L’intossicazione cronica da cloro, conclude il presidente Sima, "porta a congiuntiviti, anemie, bronchite cronica, alterazioni neuropsichiche, turbe dispeptiche, alterazione dentaria, insufficienza renale, edemi. In caso di esposizione prolungata e massiccia si può arrivare a complicanze più gravi, come lesione delle vie aeree e infezioni polmonari. I casi di intossicazione nelle piscine italiane stanno purtroppo aumentando: tuttavia i soggetti più a rischio sono i lavoratori addetti alla produzione di insetticidi, disinfettanti, metallurgia, e quelli che operano nel campo della potabilizzazione delle acque".
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(Adnkronos) - Dopo le basi aeree in Russia, i servizi ucraini colpiscono il ponte di Kerch, in Crimea. I servizi di sicurezza (Sbu), autori dell'attacco con 117 droni che sabato ha distrutto una dozzina di aerei russi, diffondono il video dell'operazione condotta all'alba di oggi, 3 giugno 2024. Il ponte di Kerch, determinante per i collegamenti con la Crimea occupata dalla Russia, viene danneggiato da un'esplosione che demolisce alcune strutture sotto il livello del mare. Secondo Kiev, il ponte è gravemente danneggiato e la sua funzionalità compromessa.
Secondo lo Sbu, alcuni suoi agenti hanno minato i piloni della struttura "e oggi, senza vittime tra la popolazione civile, alle 4.44 del mattino è stato attivato il primo ordigno esplosivo", si legge nella nota, secondo la quale "i sostegni subacquei sono stati gravemente danneggiati al livello inferiore: 1.100 kg di esplosivo hanno contribuito a questo. Il ponte è infatti in stato di emergenza".
Leggi tutto: Ucraina, attacco al ponte di Kerch in Crimea - Video
(Adnkronos) - Una famiglia di cinghiali a spasso per la spiaggia di Castel Gandolfo. E' successo domenica pomeriggio, quando gli ospiti di uno dei circoli del lungolago hanno visto una madre e un cucciolo attraversare l'arenile tra lettini e ombrelloni e fermarsi a mettere il muso in qualche borsa, lasciata incustodita sulle sdraio. Tra qualche spavento e i tanti impegnati a filmare l'incredibile scena, gli animali si sono allontanati per proseguire la loro ricerca di cibo nelle spiagge successive. Subito dopo però i bagnanti sono stati sorpresi dalle grida disperate di altri due piccoli rimasti indietro: i cuccioli hanno percorso di corsa l'arenile per ricongiungersi al resto della famiglia.
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(Adnkronos) - Il colosso automobilistico tedesco Volkswagen ha dichiarato oggi di aver già concordato 20mila tagli di posti di lavoro in Germania entro il 2030, nell'ambito dei suoi sforzi di riduzione dei costi. "Circa 20mila uscite dall'azienda entro il 2030 sono già previste contrattualmente", ha dichiarato il responsabile del personale Gunnar Kilian durante un incontro aziendale nella città settentrionale di Wolfsburg. Questa cifra rappresenta ben oltre la metà delle 35.000 posizioni che Volkswagen si è impegnata a tagliare in Germania entro il 2035, nell'ottica di aumentare la redditività.
Il taglio di posti di lavoro, su una forza lavoro totale tedesca di 130mila dipendenti, è stato concordato da dirigenti e sindacati a dicembre, dopo diverse tornate di trattative. L'azienda ha escluso licenziamenti per motivi operativi, e la riduzione sarà realizzata principalmente attraverso pensionamenti anticipati e indennità di fine rapporto. "Le prime misure della nostra 'Volkswagen del futuro' stanno prendendo forma e siamo sulla buona strada", ha affermato Kilian. "Con progressi tangibili nei costi di produzione a Wolfsburg e tagli di posti di lavoro, in conformità con i contratti sociali, nelle sei sedi tedesche di Volkswagen, stiamo accelerando la nostra trasformazione."
Nonostante i progressi, il responsabile finanziario David Powels ha affermato che "c'è ancora molto lavoro da fare" per garantire che Volkswagen, la più grande casa automobilistica europea, sia competitiva e pronta per il futuro entro il 2029.
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(Adnkronos) - Un’analisi per valutare quali saranno le conseguenze per le aziende italiane nell’ipotesi in cui il referendum abrogativo dell'8 e 9 giugno 2025 dovesse confermare i suoi effetti e quali possono essere degli strumenti per far sì che i contenziosi sul lavoro siano più facilmente gestibili a livello aziendale e per garantire una maggiore tutela d’impresa. E' quella realizzata, in vista dei quattro quesiti in materie di lavoro previsti dai referendum del prossimo 8 e 9 giugno, dagli esperti del network professionale di fiscalisti, legali e consulenti del lavoro Partner d’Impresa, Fabio Speranza Avvocato della linea Legal specializzato in diritto societario, commerciale e fallimentare e il commercialista Carmine Guarino, della linea Labor, esperto in gestione e amministrazione del personale.
Gli esperti, "con il primo quesito si propone l'abrogazione integrale del decreto legislativo n. 23 del 2015 (emanato in attuazione del cosiddetto 'Jobs Act') che riguarda il contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti. Uno strumento che garantisce ai lavoratori assunti in aziende con più di 15 dipendenti dopo il 7 marzo 2015, in caso di licenziamento illegittimo, un’indennità economica che aumenta con l’anzianità di servizio senza che sia previsto il reintegro nel posto di lavoro. L’eventuale modifica referendaria interverrebbe sul trattamento che il giudice può decretare nelle aziende in caso stabilisca che vi sia stato un licenziamento illegittimo, ristabilendo quanto previsto dalla legge Fornero (l. n. 98/2012)".
"Le attuali mensilità di indennizzo -continuano- previste per legge vanno da un minimo di 6 a un massimo di 36, l’approvazione del quesito referendario prevederebbe, in caso di licenziamenti considerati illegittimi, un aumento delle mensilità di indennizzo minime che diventerebbero 12 ma una diminuzione di quelle massime erogabili che diventerebbero 24. Si specifica che nel caso dei licenziamenti illegittimi perché considerati nulli o discriminatori (motivati dal credo religioso o per l’appartenenza a un sindacato o per l’orientamento sessuale, l’età ecc.) è invece sempre previsto il reintegro nel posto di lavoro".
"In caso di licenziamenti collettivi per oltre cinque dipendenti -spiegano ancora- la modifica comporterebbe invece il reintegro del posto di lavoro. Per i lavoratori che lo desiderano sarebbe così ampliata la possibilità di ritornare al proprio posto di lavoro; mentre per quelli che potrebbero non avere più interesse a rientrare in impresa a causa di rapporti non più ottimali, si otterrebbe la possibilità di contrattare una posta economica più alta per avere un immediato vantaggio in cambio dell’uscita dall’azienda". "La conseguenza per le imprese è un aggravio dei costi rispetto all’attuale regime a causa delle più alte indennità previste in favore del lavoratore. Inoltre vi sarebbe una minore flessibilità nella gestione del dipendente, nell’ipotesi in cui vi fossero giuste ragioni per avviare il suo esodo a vantaggio di lavoratori più efficienti e in linea con i valori aziendali", spiega l’avvocato Fabio Speranza.
Con il quesito numero due si mira a eliminare il tetto massimo dell’indennizzo economico, pari a 6 mesi di stipendio, per i lavoratori licenziati per cause illegittime nelle imprese con meno di 15 dipendenti, restituendo al giudice la discrezionalità nel determinare l’ammontare del risarcimento. Per le piccole imprese si applica già una normativa che prevede sempre e solo il risarcimento monetario e mai la reintegra nel posto di lavoro a meno che la risoluzione del contratto sia avvenuta per motivi discriminatori. Il referendum quindi non mira a cambiare la natura della tutela ma a lasciare alla discrezionalità del giudice la misura del risarcimento senza un massimale preciso.
“Il vantaggio per i lavoratori delle piccole imprese sarebbe avere una tutela risarcitoria più consistente e non definita. Questa potrebbe potenzialmente essere persino più alta di quella da 24 o 36 mensilità prevista per i dipendenti delle grandi aziende, diventando un onere molto pesante per le piccole realtà produttive. E questo rischio, senza un limite certo ai risarcimenti, potrebbe scoraggiare le piccole imprese dal fare assunzioni”, spiega il legale di Partner d’Impresa.
Contratti a termine. A oggi è già prevista una durata massima per i contratti a tempo determinato: nei primi dodici mesi è possibile stipularne senza nessuna causale, dopodiché per un massimo di 24 mesi se ne può avviare un altro, indicando però le causali o stabilite dalla contrattazione collettiva o da accordi specifici tra dipendente e datore di lavoro. Dopo due anni, il contratto si trasforma automaticamente in indeterminato. La modifica mira a limitare il ricorso ai contratti a termine rispetto alle assunzioni a tempo indeterminato, consentendoli solo qualora siano previsti dai contratti collettivi o per sostituzione di lavoratori, sempre indicando la specifica causale lavorativa e comunque per un periodo massimo di 24 mesi. Viene quindi esclusa la possibilità di utilizzare questa tipologia contrattuale come frutto di un accordo fra le parti studiato tra dipendente e datore di lavoro per reciproche necessità.
“Il vantaggio principale, secondo i promotori del referendum, sarebbe quello di limitare il ricorso ai contratti a termine se non sono sostenuti da solide motivazioni. Le imprese pertanto non potrebbero più gestire le assunzioni a tempo per esigenze particolari, come ad esempio un incremento straordinario di produzione, senza motivarle rigidamente. Si otterrebbe una minore libertà di assunzione a tempo determinato, modalità a cui molte imprese hanno fatto ricorso poiché utile per gestire il primo ingresso strutturato nelle imprese dei giovani prima dell’avvio di un indeterminato”, spiega Speranza.
Responsabilità solidale negli appalti. Con il voto si chiede l'abrogazione della norma che esclude la responsabilità solidale del committente, dell'appaltatore e del subappaltatore, per gli infortuni sul lavoro derivanti da rischi specifici dell'attività delle imprese appaltatrici o subappaltatrici. In generale è sempre prevista la responsabilità sociale del committente e dell’appaltatore oltre che per il pagamento degli stipendi anche per il risarcimento dei danni da infortuni se non coperti dall’Inail. Ad oggi è però prevista un’esclusione che riguarda i danni conseguenti ai rischi specifici propri delle attività delle imprese appaltatrici e subappaltatrici.
“Se oggi una società che si occupa di un centro commerciale intendesse ristrutturare un suo punto vendita, sottoscrivendo un contratto di appalto con una un’impresa edile, non sarebbe corresponsabile in solido dei danni da dover risarcire a un operaio che riportasse lesioni sul posto di lavoro. Questo perché la ditta appaltante opera in un altro settore rispetto a un’impresa edile. Con la modifica bisogna invece considerare che la corresponsabilità del committente avverrebbe in qualsiasi caso”, continua Speranza.
L’intervento, se valutato sotto il profilo del miglioramento della sicurezza sul lavoro, sarebbe finalizzato alla riduzione degli incidenti. A questo vantaggio però si contrappone l’aumento delle responsabilità delle aziende, in quanto conseguentemente ci sarà un incremento dei controlli e delle azioni preventive da parte del committente per evitare co-responsabilità. “Il rovescio della medaglia è nella possibilità che l’irrigidimento delle regole e della estensione della corresponsabilità sociale per un rischio estraneo alla propria attività, potrebbe produrre come effetto un blocco degli appalti in Italia”, conclude Speranza
“Al di là che vengano apportate modifiche all’attuale piano normativo, a livello aziendale è bene muoversi in modo da tutelarsi in maniera preventiva, innanzitutto redigendo un chiaro regolamento aziendale, in grado di stabilire regole e principi che devono essere seguiti in azienda per garantirne l’efficienza e il rispetto delle norme comportamentali”, spiega Carmine Guarino di Partner d’Impresa, che stila un elenco dei vantaggi di questo strumento. “Rientra tra quegli strumenti che non sono un obbligo ma un’opportunità, una prima ed importante forma di protezione per l’impresa con valenza legale. È uno strumento vivo, che parla del modo in cui l’azienda lavora, prende decisioni e si relaziona con i propri collaboratori” conclude Guarino.
Nello specifico, per quanto riguarda gli aspetti affrontati dal referendum, il regolamento aziendale aiuterebbe l’imprenditore a fissare criteri oggettivi per la valutazione delle prestazioni e dei comportamenti oltre che per l’adozione di provvedimenti disciplinari proporzionati e tracciabili. Il regolamento aziendale tra l’altro è la base per un buon piano incentivi ove l’azienda stabilisce obiettivi, ruoli, responsabilità ma anche e soprattutto performance e rendimento atteso di ognuno. Si tratta di uno strumento che formalizza la modalità di valutazione rendendo oggettiva ogni futura scelta dell’imprenditore circa l’andamento dei collaboratori e consente di stabilire delle procedure interne di pre-contenzioso o mediazione, che dimostrino buona fede e tentativi di gestione interna dei conflitti.
Si tratta di uno strumento utile per rafforzare la compliance contrattuale, assicurandosi che ogni dipendente riceva adeguata informazione sulle regole interne, sottoscriva e condivida le policy aziendali. Definisce in modo chiaro le regole di condotta, le procedure disciplinari e le aspettative di ruolo, rafforzando la posizione dell’azienda in caso di contestazioni ed è utile a dimostrare, in sede legale, la trasparenza e la correttezza dell’azione imprenditoriale, a tutela da richieste risarcitorie.
Il regolamento aziendale quando viene formalizzato e comunicato ai lavoratori, diventa vincolante all’interno dell’azienda. Può integrare il contratto di lavoro, purché non contrasti con norme di legge o con il Ccnl applicato. Stabilire con chiarezza quando e perché si ricorre a un contratto a termine, su quali funzioni aziendali e con quali criteri di rinnovo. Questo rende ogni assunzione coerente con le esigenze dell’organizzazione, evitando situazioni ambigue o accuse di abuso
Leggi tutto: Referendum 8-9 giugno, ecco possibili impatti sulle imprese: l'analisi
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