(Adnkronos) - Si sono svolte questa mattina le elezioni delle cariche direttive di Cida, la Confederazione italiana dei dirigenti ed alte professionalità, cui aderisce la Federazione Cimo-Fesmed. Stefano Cuzzilla è stato confermato presidente, e sarà affiancato dai vicepresidenti Guido Quici (presidente Cimo-Fesmed), Marco Ballaré (presidente Manageritalia) e Antonello Giannelli (presidente Anp).
"In questi anni Cida ha acquisito una rilevanza importante sul piano politico, che ci consente di essere presenti a tutti i tavoli istituzionali", commenta Guido Quici.
"Riunendo in un unico network 10 Federazioni che rappresentano, attraverso i Ccnl sottoscritti, circa 1 milione di dirigenti, Cida è diventata un punto di riferimento fondamentale per la dirigenza pubblica e privata, in grado di presentare proposte e soluzioni concrete su tutti i dossier in discussione", continua. Cida infatti rappresenta unitariamente i dirigenti del settore industriale, del commercio e del terziario, dell’area sanità, della funzione pubblica, della Banca d’Italia, delle assicurazioni, dell’Università e della Consob. "Ora dovremo continuare a lavorare per rafforzare il ceto medio, il pilastro che sostiene l’Italia, ingiustamente ignorato dalle politiche degli ultimi anni. Salvare il ceto medio significa valorizzare quella classe dirigente che ogni giorno rende il Paese competitivo in tutti i settori strategici", conclude Quici.
(Adnkronos) - "Parliamo di welfare generativo, un nuovo modello che va incontro a tutti compreso il ceto medio. Il welfare generativo vuole creare benessere, vuole migliorare la qualità di vita sotto tutti i profili, in tutte le sue dimensioni". A dirlo è Gabriele Fava, presidente Inps, durante la presentazione del 2° rapporto Cida-Censis 'Rilanciare l'Italia dal ceto medio. Riconoscere competenze e merito, ripensare fisco e welfare'.
"Partiremo dai giovani - aggiunge Fava - perché la strategia unica, vera, solida e da seguire è l'aumento della base occupazionale e contributiva. In questa maniera riusciremo a far ritornare benessere e sostenibilità, non soltanto nel sistema pensionistico, ma nel sistema Paese in generale".
Infine un approfondimento sul ceto medio: "Il ceto medio è importantissimo. Oggi siamo qui per ascoltare e raccogliere tutte le varie istanze alle quali vogliamo rispondere. Una risposta arriverà dalla nuova alleanza col tessuto produttivo, perché è il tessuto produttivo che crea nuova occupazione, sana, chiara, legale. Da qui si creano futuri nuovi contribuenti e contributi che porteranno a un maggior equilibrio del sistema economico nazionale".
(Adnkronos) - Antonio Conte o Massimiliano Allegri alla Roma? Per Francesco Totti, la risposta è no. L'ex capitano giallorosso ha parlato delle sue idee sul futuro della squadra ai microfoni di Sky Sport, durante il World Legends Padel Tour nella Capitale: "Conte o Allegri? Secondo me hanno firmato altrove. Poi magari sbaglio. Non so se prenderanno un allenatore italiano o straniero, l'importante è che abbia voglia e carisma. Un nome importante per una piazza che lo è".
"Non parlo da dirigente - ha spiegato Totti - perché non lo sono, ma dico che ai tifosi bisogna sempre dire la verità. Bisogna essere onesti, dire se la Roma è da primo, decimo o dodicesimo posto. Così è più facile. Io spero che arrivi un top allenatore, prenderei un nome importante con carisma". Su Conte, l'ex numero 10 giallorosso ha aggiunto: "Antonio è uno dei più grandi allenatori al mondo e questo scudetto lo dimostra. Domani arriverà la certificazione"
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(Adnkronos) - "Continuare a supportare attivamente il lavoro dell’Osservatorio regionale campano sul disturbo da gioco d’azzardo è assolutamente prioritario. Il quadro nazionale che emerge analizzando la situazione attuale ci dice molto chiaramente che il consumatore medio fa grande fatica a distinguere tra gioco legale e gioco illegale, soprattutto online. Un canale, quest’ultimo, cresciuto in maniera esponenziale nelle diverse regioni italiane anche grazie all’applicazione dei cosiddetti distanziometri che hanno solo danneggiato le reti locali di punti di gioco legali, risultando del tutto inefficaci per quanto riguarda il contrasto al gioco patologico. Basta guardare il numero dei soggetti in cura in aumento per capire che bisognare ragionare seriamente su altre soluzioni, meno populiste e più performanti”. Così Imma Romano, in rappresentanza di EGP-FIPE, l’Associazione Nazionale di categoria della FIPE - Federazione Italiana Pubblici Esercizi di Confcommercio, a margine dell’incontro dal titolo “Il valore del pensare e agire in rete” tenutosi oggi a Napoli in occasione della giornata regionale “No gambling day”.
"L’obiettivo deve essere quello di tutelare al meglio tutti i consumatori – continua Romano – La convinzione errata secondo cui il giocatore 'sfrenato' è per noi un buon cliente non ha ragione di esistere. Il soggetto affetto da questo tipo di disturbo rappresenta un problema in primis per gli operatori nelle sale per via dei comportamenti che assume nei punti vendita, difficili da gestire e fastidiosi per gli altri clienti”.
“Bisogna puntare sulla prevenzione per mettere in campo, in una virtuosa sinergie tra operatori di sala e operatori sanitari, azioni efficaci che facciano conoscere i rischi del gioco non controllato e per consentire la realizzazione di presidi sanitari prossimi agli stessi luoghi di gioco. La presenza degli operatori sanitari nelle sale, che abbiamo già sperimentato in due progetti di successo a Salerno e Caserta, consente ai clienti di sapere che esiste un supporto a loro disposizione a cui rivolgersi in caso di necessità. Questa sinergia si completa attraverso la formazione di chi lavora nelle sale mediante corsi specifici capaci di fornire gli strumenti per comunicare nel modo giusto e riconoscere in tempo i segnali di un atteggiamento di dipendenza. Prevenzione e Formazione rappresentano, dunque, l’unica alternativa efficace, concreta e non demagogica, per contrastare il Disturbo da gioco d’Azzardo”.
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(Adnkronos) - Nuovi studi italiani confermano efficacia, persistenza e tollerabilità della terapia antiretrovirale per l'Hiv. Grazie a questi trattamenti, infatti, l'infezione può essere cronicizzata garantendo sopravvivenza e qualità di vita sempre più simili alla popolazione generale. Inoltre, la regolare assunzione della terapia permette di rendere il virus non trasmissibile. La certificazione di questi successi arriva dalla 17esima edizione di Icar - Italian Conference on Aids and Antiviral Research in corso a Padova. In particolare, diversi studi condotti in un contesto di real world sottolineano l'importanza dell'ottimizzazione terapeutica, con un approccio personalizzato nel trattamento a lungo termine dell'infezione da Hiv, e l'elevata efficacia e tollerabilità della terapia a base di bictegravir, emtricitabina e tenofovir alafenamide (B/F/Taf). I risultati straordinari raggiunti oggi con la terapia antiretrovirale permettono di valutare strategie differenti, calibrate sulle caratteristiche cliniche, sociali e virologiche della persona con Hiv, si legge in una nota dal congresso.
"L'opportunità di individualizzare il trattamento scegliendo tra 2 o 3 farmaci apre nuovi scenari, ma va sempre valutata con attenzione - sottolinea Giovanni Di Perri, professore ordinario di Malattie infettive, Università di Torino - In particolare, la triplice combinazione B/F/Taf rappresenta il punto di massima evoluzione della terapia antiretrovirale, grazie a una lunga emivita, elevata potenza e tollerabilità, che la rendono 'forgiving', ovvero capace di mantenere l'efficacia anche in presenza di una non perfetta aderenza. Ma per ogni scelta è essenziale una selezione attenta dei pazienti, basata sulla loro storia immuno-virologica: ottimizzazione significa infatti costruire un trattamento che tenga conto delle caratteristiche uniche di ogni persona".
Uno studio presentato sulla più ampia coorte italiana sull'Hiv, Icona, ha offerto uno spaccato realistico e rappresentativo, evidenziando come i risultati dei trial clinici abbiano dato riscontro anche nella pratica quotidiana. "La terapia con B/F/Taf in una singola compressa giornaliera è oggi tra le più utilizzate in tutte le fasi dell'infezione da Hiv - afferma Antonella D'Arminio Monforte, presidente di Fondazione Icona - Questo studio, condotto sulla coorte Icona, ha voluto verificarne efficacia e tollerabilità nel mondo reale. L'analisi ha incluso oltre 2.500 persone: 929 in prima terapia e 1.653 già in trattamento con altri regimi. A 192 settimane, solo il 7,7% (prima linea) e il 5,8% (linee successive) ha interrotto la terapia per tossicità o fallimento virologico: eventi rari e spesso legati a temporanee interruzioni nell'assunzione, non a inefficacia strutturale del farmaco. La maggior parte dei pazienti torna alla soppressione virale senza cambiare trattamento".
Lo studio Bicstar (Bictegravir Single Tablet Regimen), coordinato a livello internazionale, ha incluso oltre 4mila partecipanti in diversi Paesi. La coorte italiana ha analizzato l'andamento di 176 persone con Hiv già in trattamento (experienced) per un periodo di 2 anni. "I dati confermano un'efficacia molto elevata: oltre il 90% dei pazienti ha mantenuto la soppressione virale - riporta Diana Canetti, specialista in Malattie infettive, Irccs Ospedale San Raffaele di Milano - Inoltre, non sono emerse nuove mutazioni di resistenza al farmaco, e gli effetti collaterali sono risultati pochi, lievi e raramente sono stati causa di interruzione. Uno degli aspetti più interessanti è quello della persistence: la capacità della terapia di essere mantenuta nel tempo con sicurezza ed efficacia superiore al 90%, anche nei pazienti over 65, spesso affetti da comorbidità e sottoposti a politerapie. Questo dato è molto rassicurante e conferma l'affidabilità di questa strategia terapeutica nel lungo termine".
"Icar si conferma un momento centrale per il confronto scientifico della nostra società - dichiara Roberto Parrella, presidente Simit - Le sfide legate all'Hiv stanno cambiando: le terapie oggi consentono alle persone con Hiv di vivere a lungo e con buona qualità di vita, ma l'invecchiamento della popolazione comporta un incremento delle comorbidità e delle interazioni farmacologiche da gestire con attenzione. E' incoraggiante vedere una partecipazione crescente di giovani ricercatori, che dovranno affrontare questa nuova fase della lotta all'Hiv con competenza e visione. Oggi disponiamo di strumenti di prevenzione efficaci come la PrEP e di terapie avanzate altamente efficaci dotate anche di caratteristiche che possono migliorare l'aderenza delle persone con Hiv. Nonostante questi traguardi raggiunti, il virus continua a rappresentare una minaccia reale".
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(Adnkronos) - "Il fatto che si parli di ottimizzazione, di personalizzazione, di individualizzazione" della terapia in persone con Hiv in base a una serie di "variabili che comprendono presenza di comorbidità, ma anche le stesse preferenze del paziente", significa che "possiamo contare su un certo numero di opzioni, dopo 30 anni di sviluppo della terapia antiretrovirale. E' stato un crescendo 'rossiniano' che ha portato a prodotti, come la triplice terapia, che ci danno garanzie" di efficacia e tollerabilità "che anche solo 10 anni fa non avevamo". Lo ha detto Giovanni Di Perri, direttore della Clinica di Malattie infettive dell'Università degli Studi di Torino, all'Adnkronos Salute in occasione della 17esima edizione di Icar 2025, Italian Conference on Aids and Antiviral Research, in corso fino a venerdì 23 maggio al Padova Congress.
"Le garanzie, secondo una gerarchia delle priorità - chiarisce Di Perri - riguardano il fatto che anche in condizioni non ottimali vi sono regimi a 3 farmaci comodi, in compressa unica, che possono comunque sopprimere la viremia e dare quei risultati che ci aspettiamo". Per capirne l'efficacia, basta pensare che, "se vent'anni fa l'aderenza doveva essere di almeno il 95% da parte del paziente, ovvero prendere il 95% delle dosi prescritte per garantire il risultato, oggi può bastare addirittura poco meno del 70%. Il che vuol dire che i farmaci sono migliorati come facilità di assunzione, tollerabilità, soprattutto come potenza intrinseca. E questo è il grande vantaggio che oggi ci permette di spaziare anche in direzioni eterodosse rispetto al passato".
Le linee guida "gerarchizzano una serie di scelte in funzione soprattutto di garantire la soppressione virale e la funzionalità immunitaria - spiega l'esperto - Da lì in poi, a parità di certezza di questo risultato, il medico riesce effettivamente proprio a ottimizzare quella che è la terapia sul singolo paziente", in base alle sue condizioni cliniche e ai fattori di rischio di sviluppare anche altre patologie, per esempio. Ricordando che "oltre la metà delle nuove infezioni sono in soggetti già in fase avanzata di infezione", lo specialista sottolinea l'importanza di garantire, con "certezza, una soppressione" della carica virale "con una compressa unica, molto facile da assumere - sono 275 mg - che poi è quella considerata nelle linee guida al primo posto, cioè bictegravir/emtricitabina/tenofovir alafenamide (B/F/Taf)". Una terapia triplice che si assume con una singola compressa quotidiana "per combattere l'infezione dell'Hiv - rimarca Di Perri - è un risultato che 30 anni fa ci sognavamo. Tra l'altro semplifica anche quelle procedure di screening che riguardano per esempio la resistenza oppure l'aderenza da parte del paziente".
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(Adnkronos) - Un piccolo aereo privato si è schiantato oggi, giovedì 22 maggio, su un quartiere residenziale militare a San Diego, in California. La tragedia ha provocato un vasto incendio e la morte di più persone a bordo. Non risultano vittime né feriti gravi tra i residenti, ma le autorità non hanno ancora confermato il numero esatto delle persone che si trovavano sull'aereo, un Cessna 550, diretto all'aeroporto Montgomery-Gibbs Executive.
"L'impatto ha creato un enorme campo di detriti e ha incendiato un intero isolato di abitazioni militari", ha spiegato Dan Eddy, assistente capo dei vigili del fuoco di San Diego. Il quartiere di Murphy Canyon è stato evacuato per il rischio di incendi e fuoriuscite di carburante. Le immagini dal luogo dell'incidente mostrano case sventrate e veicoli completamente distrutti. I soccorritori sono ancora impegnati nella ricerca del pilota e di eventuali altri passeggeri.
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(Adnkronos) - L’inverno demografico minaccia la competitività del Paese. Entro il 2040 ci saranno 3 milioni e 135 mila lavoratori in meno. È quanto emerge dal rapporto della Fondazione studi consulenti del lavoro 'Rendere la sfida demografica sostenibile', presentato oggi a Roma nel corso della conferenza stampa del Festival del Lavoro, in programma dal 29 al 31 maggio ai Magazzini del Cotone di Genova.
Secondo i consulenti del lavoro, "il record occupazionale raggiunto nel 2024 (circa 823 mila occupati in più rispetto al 2019) grazie a una serie di interventi sistemici che hanno accresciuto l’efficacia dei meccanismi di incontro domanda e offerta e delle stesse politiche del lavoro, passate da una logica passiva a una proattiva, rischia nei prossimi anni di essere attutito dalle dinamiche demografiche in atto". "Secondo le elaborazioni effettuate a partire dalle proiezioni demografiche dell’Istat, a determinare la riduzione dei livelli occupazionali sarà -spiegano dalla Fondazione studi dei professionisti- il calo della popolazione in età attiva, tra i 15 e 64 anni, previsto in 1 milione 167 mila al 2030 e in oltre 5 milioni al 2040".
La ricerca offre, inoltre, uno spaccato anche sulle previsioni demografiche e occupazionali a livello regionale e provinciale. A eccezione di Lombardia ed Emilia-Romagna, il calo della popolazione di età compresa tra i 15 e i 64 anni riguarderà, entro il 2030, tutte le regioni italiane. Il Sud sarà maggiormente interessato: la Basilicata la regione con il maggiore decremento (8,1%), a seguire Sardegna (7,8%), Calabria (6,6%), Puglia (6,4%), Campania e Sicilia (6%). Valori che cresceranno ancor più nel 2040. Nuoro, Potenza, Enna (-9,7%), Caltanissetta (-9,6%), Oristano (-9,5%) alcune delle province che saranno più colpite dal calo dell’occupazione. La scarsità di capitale umano disponibile a lavorare rischia, dunque, di scontrarsi con le necessità di una domanda di lavoro che presenterà spazi di crescita elevati anche nei prossimi anni e che sarà alimentata dalle esigenze di sostituire lavoratori sempre più anziani.
(Adnkronos) - I cosiddetti alimenti ultra-processati (Upf), secondo la classificazione 'Nova' che li ha introdotti, sono i prodotti industriali formulati con diversi ingredienti, con l’aggiunta di additivi 'cosmetici' per migliorarne gusto, aspetto, conservazione o texture. Un’ampia galassia di alimenti accomunati da una definizione che, oggi, è usata con un’accezione sempre più negativa. Secondo 'NOVA' - riporta una nota - a partire dal processo produttivo si definisce una categoria di prodotti il cui consumo eccessivo può essere collegato a rischi per la salute, contrapponendo – di fatto – cibi 'buoni' prodotti in casa a quelli industriali. Ma è davvero così? L’Università di Wageningen ha realizzato, con il sostegno di Unione Italiana Food (realtà associativa che riunisce 530 eccellenze dell'industria italiana, che producono oltre 900 marchi), il primo studio che ha confrontato i valori nutrizionali e i composti potenzialmente nocivi degli alimenti trasformati, sia industrialmente sia in casa.
Lo studio, dal titolo "Fatto in casa vs prodotto industriale: composizione nutrizionale e contenuto di composti potenzialmente dannosi in diversi prodotti alimentari", è stato pubblicato su Current Research in Food Science. La ricerca - si legge - ha analizzato le caratteristiche nutrizionali e chimico-fisiche di quattro prodotti industriali classificati come ultra-processati (Upf) da Nova e dei loro equivalenti domestici, preparati con ingredienti e procedure tipicamente disponibili in cucina: plumcake, bastoncini di pesce, barrette ai cereali, sugo di pomodoro e basilico.
I risultati - riferisce la nota - hanno smentito la visione che vuole contrapposti alimenti fatti in casa (buoni) a quelli industriali (cattivi), come spiega il prof. Vincenzo Fogliano, direttore del Dipartimento Food Quality & Design Università di Wageningen, che ha guidato il gruppo di ricercatori: "Lo studio ha dimostrato che gli alimenti fatti in casa non offrono necessariamente una qualità nutrizionale superiore o livelli inferiori di composti potenzialmente nocivi rispetto ai corrispettivi prodotti industriali. La classificazione della qualità dei prodotti alimentari basata esclusivamente sulla lavorazione o sugli ingredienti industriali non è un indicatore affidabile della loro salubrità. Di fronte a queste evidenze, diventa sempre più chiaro come il termine 'ultra-processati' sia fuorviante e che tutti i sistemi di classificazione basati sul livello di processazione degli alimenti siano sbagliati, perché non tengono in considerazione gli aspetti realmente fondamentali per seguire una dieta corretta e bilanciata".
Lo studio dell’Università di Wageningen - dettaglia la nota - oltre alla composizione nutrizionale, ha quantificato anche alcuni prodotti potenzialmente dannosi per la salute umana che si formano durante i processi di cottura: prodotti tipici della Reazione di Maillard (che avviene quando si forma ad esempio la crosta del pane, della pizza, che colora i biscotti), quali ad esempio l’acrilammide. "L'analisi – prosegue Fogliano - ha rivelato composizioni nutrizionali identiche tra alimenti trasformati industrialmente e prodotti fatti in casa. I prodotti contenenti acrilammide e prodotti della reazione di Maillard, considerati potenzialmente nocivi, hanno mostrato livelli comparabili in tutte le coppie di alimenti, sebbene le versioni casalinghe abbiano mostrato livelli leggermente più elevati in alcuni casi. L'acrilammide non era rilevabile nel plumcake industriale e nelle barrette di cereali casalinghe, mentre i bastoncini di pesce casalinghi presentavano un contenuto di acrilammide più elevato rispetto alla versione industriale".
Cottura, macinazione, essiccamento, fermentazione sono da sempre alcune delle tecniche usate per migliorare gli apporti nutritivi, la conservazione e il gusto di cibi e bevande - riferisce la nota - E la cucina, così come tutti la conosciamo (anche quella della tradizione culinaria italiana), implica dei processi di trasformazione di ingredienti in prodotti finiti. Guardiamo al buon processo produttivo. “L’industria – spiega Fogliano - realizza un portafoglio di prodotti con diversa qualità nutrizionale, cercando di andare incontro alle varie necessità che il consumatore può avere. Ai singoli il compito di leggere e interpretare bene l’etichetta per scegliere prodotti con le caratteristiche più vicine alle proprie esigenze". "Non ci sono studi sperimentali che dimostrano la relazione causa-effetto tra consumo di cibi ultra-processati e rischi per la salute - conclude Fogliano - Di fronte agli scarsi confronti empirici fatti tra alimenti industriali e fatti in casa, lo studio di Wageningen dimostra per la prima volta che dal punto di vista nutrizionale gli alimenti fatti in casa non sono né migliori né più sicuri di quelli industriali".
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(Adnkronos) - Un +300% di viaggiatori italiani in treno verso Monaco di Baviera per la finale di Champions League in programma il prossimo 31 maggio. E' quanto emerge dai dati, visionati in anteprima da Adnkronos/Labitalia, di Trainline, la piattaforma leader in Europa per la prenotazione di treni e pullman, che ha analizzato le prenotazioni ferroviarie internazionali verso la città tedesca, in vista della finale di Uefa Champions League 2025 tra Inter e Paris Saint-Germain.
L’analisi, condotta sui passeggeri identificati tramite indirizzi IP con viaggi prenotati tra il 30 e il 31 maggio 2025, evidenzia un forte incremento della domanda rispetto alla settimana precedente (a parità di orizzonte di prenotazione): +300% di passeggeri dall’Italia e +189% a livello globale. I dati confermano come eventi sportivi di portata internazionale rappresentino un acceleratore significativo per la mobilità ferroviaria, con il calcio in particolare che si attesta come uno dei principali fattori di attivazione dei flussi di viaggio.
L’incremento registrato dall’Italia riflette l’entusiasmo dei tifosi nerazzurri, pronti a sostenere la propria squadra in una finale molto attesa. La dimensione emotiva dell’evento si traduce in un aumento tangibile della mobilità, a dimostrazione del legame profondo tra sport e viaggio. Sempre più passeggeri, spiegano da Trainline, scelgono il treno come mezzo per raggiungere eventi di rilievo internazionale: una modalità di viaggio non solo comoda ed efficiente, ma anche responsabile dal punto di vista ambientale, e il calcio si conferma un driver chiave nella mobilità internazionale, scelta sostenibile per i tifosi europei.
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