
(Adnkronos) - L'allarme caldo nasconde insidie anche per chi cerca di concepire un figlio. L'inquinamento atmosferico e i cambiamenti climatici minacciano sempre di più la capacità riproduttiva umana, incidendo negativamente sulla fertilità. A evidenziarlo è un recente documento pubblicato dall'Eshre, la Società europea di riproduzione umana ed embriologia, riunita per il suo 41esimo congresso annuale dal 29 giugno al 2 luglio a Parigi. Giorni roventi per la capitale francese, che si prepara a picchi di 38 gradi.
Nel rapporto l'Eshre riassume le principali evidenze scientifiche sull'effetto che smog e climate change possono avere per la natalità, aggravando un'emergenza in crescita. "L'innalzamento delle temperature e l'aumento dell'inquinamento atmosferico - spiega - sono associati a un peggioramento della qualità del seme maschile, con alterazioni nei parametri spermatici, riduzione del numero di spermatozoi e danni al Dna. Anche la riserva ovarica nelle donne può essere ridotta, con impatti negativi sul potenziale riproduttivo spontaneo e sulla risposta ai trattamenti di procreazione medicalmente assistita". Il report evidenzia come circa 3 miliardi di persone nel mondo vivano in aree ad alta vulnerabilità climatica, con possibili ripercussioni sulla salute di donne in gravidanza, bambini, anziani e pazienti con malattie croniche. "Negli ultimi anni, nella nostra pratica clinica abbiamo osservato un crescente numero di casi in cui le cause dell'infertilità appaiono sempre meno riconducibili a fattori individuali e sempre più legate a elementi ambientali", conferma Alberto Vaiarelli, ginecologo specialista in medicina della riproduzione e coordinatore scientifico del centro Genera di Roma.
"Tutto quello che noi facciamo, il modo in cui viviamo - sottolinea - sicuramente ha un'influenza sulla fertilità. L'inquinamento atmosferico e l'ipertermia ambientale sono fra le variabili che progressivamente rischiano di minare la salute riproduttiva, sia maschile che femminile". L'esperto ricorda il ruolo chiave della temperatura testicolare nei maschi: "Anche un aumento di soli 1-2 gradi può compromettere la spermatogenesi. Studi clinici e di laboratorio - rimarca Vaiarelli - dimostrano un calo significativo del numero e della motilità degli spermatozoi in presenza di esposizioni croniche a temperature elevate". Proprio come quelle che l'Italia sta vivendo in queste settimane, stretta in una morsa bollente che in molte aree del Centro-Sud ha portato la colonnina di mercurio stabilmente sopra i 40°C. "L'ondata di calore che sta colpendo il nostro Paese - ammonisce il ginecologo - non è solo un disagio climatico: è un fattore di rischio concreto per la salute riproduttiva. Certo non è il solo", precisa, però "è sicuramente qualcosa su cui dobbiamo tenere alta l'attenzione".
Nel suo documento, l'Eshre invita a "politiche rapide e coordinate per ridurre le emissioni di CO2 e migliorare la qualità dell'aria entro i prossimi 20 anni, in linea con il Green Deal europeo". La società scientifica sollecita inoltre "un investimento massiccio nella ricerca sugli effetti dell'inquinamento sulla fertilità, per orientare meglio la prevenzione".
"In un mondo che cambia - osserva Vaiarelli - anche la salute riproduttiva chiede protezione. E il cambiamento climatico non è solo una minaccia per l'ambiente: è una sfida per la sopravvivenza stessa della specie umana, che peraltro sta perdendo la spinta a procreare per una serie di motivi sociali ed economici".
Al 41esimo Congresso dell'Eshre di Parigi è stato presentato anche uno studio del gruppo Genera, condotto su oltre 1.200 coppie di aspiranti genitori, che invita le donne a non arrendersi se il primo tentativo di fecondazione assistita è andato male. Al secondo tentativo, infatti, circa il 50% delle pazienti produrrà più ovociti e più embrioni. Ma attenzione a non aspettare troppo: riprovarci presto può aumentare di molto le probabilità di una gravidanza a termine; al contrario, ogni mese di ritardo può ridurle un po' di più.
Secondo gli ultimi dati del Registro Pma dell'Istituto superiore di sanità, sono quasi 88mila le coppie italiane ricorse alla procreazione medicalmente assistita nel 2022, in aumento del 2,3% rispetto alle circa 86mila del 2021. Sempre nel 2022, i bimbi nati grazie a queste tecniche sono 16.718: il 4,3% del totale nati vivi (393.333, fonte Istat), in crescita dello 0,5% circa rispetto ai 16.625 del 2021. La ricerca ha voluto rispondere a una domanda cruciale per molte coppie che intraprendono un percorso di fecondazione assistita: il fallimento di un primo ciclo di trattamento condiziona negativamente le possibilità di successo di un secondo tentativo? I risultati dello studio dicono di no, indicano che l'esito del secondo ciclo di Pma non c'entra con come è andato il primo.
"Spesso sono le pazienti stesse a tirare le somme sulla base della loro esperienza, pensando che se nel primo tentativo sono stati ottenuti, ad esempio, solo embrioni cromosomicamente anomali, allora anche i prossimi lo saranno", spiega il ginecologo Alberto Vaiarelli, responsabile medico-scientifico del centro Genera di Roma, uno dei 7 del gruppo presenti in Italia. "Abbiamo voluto dimostrare con evidenze scientifiche che gli esiti clinici del primo ciclo non predicono quello che succederà dopo. L'unica vera strategia efficace che abbiamo - sottolinea lo specialista - è procedere con una nuova stimolazione ormonale senza perdersi d'animo e il nostro studio ci dimostra che prima la si fa, maggiori sono le probabilità di successo".
Lo studio Genera ha incluso 1.286 secondi cicli di Pma eseguiti tra il 2015 e il 2021, con un'età media delle pazienti di 39 anni e un valore mediano dell'ormone anti-Mülleriano (Amh) pari a 1,2 ng/ml. I ricercatori hanno analizzato numerosi parametri del primo ciclo - dall'età materna alla causa d'infertilità, fino agli esiti embriologici - per capire se influenzassero il secondo tentativo. Le pazienti hanno intrapreso un secondo ciclo per diversi motivi: mancata formazione di blastocisti (41%), fallimento dell'impianto (20%), aborto (5%), o per il protocollo DuoStim (26%) che prevede 2 stimolazioni in un unico ciclo mestruale. Tutti i cicli includevano stimolazione ovarica e fecondazione Icsi con coltura a blastocisti.
Dall'analisi è emerso che il 48% delle pazienti ha prodotto un maggior numero di ovociti al secondo tentativo; la competenza ovocitaria è migliorata nel 40% dei casi, con un aumento medio del 3% nel tasso di blastocisti per ovocita. Anche il numero di blastocisti è cresciuto nel 43% dei cicli successivi. E il tasso cumulativo di nati vivi dopo il secondo ciclo, indipendentemente dall'esito del primo, è stato del 24%. Il tempo tra il primo e il secondo tentativo è apparso un fattore chiave: "Ogni mese di ritardo è associato a una leggera diminuzione delle probabilità di successo", avvertono gli autori. "Anche 6 mesi fra una stimolazione e l'altra fanno la differenza per le nostre pazienti", precisa Vaiarelli. I dati confermano che "le coorti follicolari sono indipendenti fra di loro, anche se i parametri clinici come età e riserva ovarica restano invariati - commenta Danilo Cimadomo, Research Manager di Genera - Una paziente che ha avuto pochi ovociti o embrioni nel primo ciclo non è destinata a ottenere lo stesso risultato. Il 90% di chi non ottiene ovociti al primo ciclo li ottiene nel secondo, e il 60% riesce ad avere embrioni vitali. La variabile decisiva è il tempo: prima si effettua il secondo pick-up, migliori sono le probabilità".
Alla luce dei risultati, per gli esperti serve un cambio di prospettiva: "Non bisogna considerare la Pma come un singolo trattamento, ma come un progetto di genitorialità personalizzato, con obiettivi di medio-lungo periodo". Conclude Vaiarelli: "E' necessario considerare la Pma come una strategia multiciclo, utile non solo per ottenere una gravidanza, ma per realizzare un vero e proprio progetto familiare, che può prevedere uno o più figli. I centri specializzati e all'avanguardia basano il loro lavoro su un miglioramento continuo del trattamento e delle tecnologie a disposizione e su un counseling precoce e personalizzato, già dal primo colloquio. L'unico vero consiglio che possiamo dare, di fronte a un primo tentativo andato male, è che dobbiamo andare avanti, senza giudicare un esito negativo iniziale, dato che nei successivi cicli le chance di successo aumentano progressivamente".
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(Adnkronos) - Si potrebbe aprire un nuovo fronte di indagine sul caso di Francis Kaufmann. L'uomo è accusato del duplice omicidio della compagna Anastasia Trofimova e della figlia di 11 mesi Andromeda, trovate morte a Villa Pamphili, a Roma.
I pm capitolini, dopo aver acquisito dal Mic i documenti relativi ai fondi pari a 863mila euro in forma di tax credit per la realizzazione del film 'Stelle della Notte', mai distribuito, vogliono compiere accertamenti per capire se il denaro sia stato solo deliberato o anche elargito e, in questo caso, a chi.
Un eventuale nuovo filone di indagine che potrebbe portare all'apertura di un nuovo fascicolo, in cui Kaufmann potrebbe anche comparire come parte lesa di una truffa o tentata truffa ai danni dello Stato.

(Adnkronos) - Nella guerra segreta che si combatte lontano dal fronte, la Russia starebbe arruolando giovani ucraini tramite Telegram, trasformandoli in attentatori suicidi inconsapevoli. È quanto emerge da una nuova inchiesta del Guardian, che svela un'escalation inquietante delle operazioni di sabotaggio attribuite ai servizi d'intelligence russi.
Il caso di Oleh, 19 anni, disoccupato originario dell'Ucraina orientale, è emblematico. Contattato tramite un canale Telegram che offriva lavoretti ben pagati, il ragazzo accetta di recarsi a Rivne per imbrattare una stazione di polizia con vernice spray in cambio di mille dollari. Ma nel momento in cui apre lo zaino ricevuto da uno sconosciuto, scopre con orrore un ordigno esplosivo artigianale, con fili scoperti e un cellulare collegato per la detonazione remota. Solo il suo gesto istintivo di chiedere aiuto a un agente di polizia, insieme all'intervento tempestivo dell'Sbu, ha evitato una strage.
Secondo Artem Dekhtiarenko, portavoce dell'Sbu citato dal Guardian, è in corso una campagna di sabotaggio lanciata da Mosca nella primavera del 2024, che ha recentemente fatto un salto in avanti: dagli incendi dolosi si è passati agli attentati esplosivi. I reclutatori usano pseudonimi e fingono di essere ucraini stanchi della guerra. L'obiettivo è colpire simboli dello Stato - stazioni di polizia, centri di reclutamento, edifici pubblici - alimentando al contempo il malcontento interno e la narrativa russa.
Le modalità di Mosca sono subdole: i giovani minorenni o in condizioni economiche precarie ricevono piccole somme in criptovaluta per incarichi apparentemente innocui, come fotografare uffici pubblici o affiggere volantini. Poi, una volta agganciati, sono spinti a compiti sempre più estremi, con ricatti, minacce e manipolazioni psicologiche.
Secondo l'Sbu, nel 2024 sono stati arrestati oltre 700 individui per reati legati al sabotaggio e al terrorismo, tra cui molti adolescenti e persino un 11enne. Dekhtiarenko denuncia: "In alcuni casi, gli attentatori inconsapevoli vengono fatti esplodere dai russi stessi. È una pratica ormai comune".
Il caso di Oleh e del suo amico Serhiy - entrambi fermati prima che l'ordigno potesse essere attivato - segue di pochi giorni un attacco simile a Rivne, in cui un 21enne è rimasto ucciso e otto soldati feriti. Grazie a sofisticate contromisure elettroniche, l'Sbu è riuscita a bloccare la detonazione remota, impedendo un nuovo massacro.

(Adnkronos) - Il Gruppo Sapio ha siglato un accordo per l’acquisto, dal gruppo francese Bastide, di Baywater Healthcare Uk Limited, società che opera nel settore dell’ossigenoterapia domiciliare e dell’assistenza respiratoria domiciliare nel Regno Unito, con un fatturato annuo intorno ai 60 milioni di euro e circa 500 dipendenti. Si tratta di un’acquisizione strategica particolarmente rilevante in quanto Baywater Healthcare - informa una nota - è leader nell’erogazione di tali servizi in Uk con oltre 60mila pazienti e una quota di mercato superiore al 50%.
"Siamo molto contenti che il gruppo Bastide abbia deciso di siglare un accordo con la nostra azienda – ha commentato Maurizio Colombo, vicepresidente di Sapio – perché è un attestato alla bontà del nostro progetto di acquisizione e integrazione rispetto ad altri competitor qualificati e, allo stesso tempo, rappresenta un’importante accelerazione del piano di sviluppo estero cominciato molti anni fa. Il nostro approccio privilegia da sempre la qualità del servizio al paziente e su questo c’è stata subito sintonia con il management di Baywater. Quello inglese, per altro - osserva - è un mercato in crescita in cui potremo in futuro assistere con i nostri servizi pazienti affetti anche da altre patologie, che già eroghiamo in altre Nazioni. Come azienda familiare a nome dei soci di Sapio non possiamo che dare il benvenuto a tutti i collaboratori di Baywater in attesa, dopo il via libera delle autorità inglesi, di lavorare assieme".
"Siamo estremamente soddisfatti di aver raggiunto l'accordo per l'acquisizione di Baywater Healthcare - ha aggiunto Mario Paterlini, Ceo Gruppo Sapio – in primo luogo perché rappresenta un importante passo avanti nella strategia di sviluppo del piano 'inspire', attraverso il quale puntiamo a diventare uno dei principali player indipendenti nell’assistenza domiciliare in Europa. Baywater Healthcare, la cui posizione di leadership rappresenta un'opportunità unica per Sapio di operare nel Regno Unito - sottolinea - ha ottenuto risultati eccellenti negli ultimi anni grazie a un team manageriale di grande esperienza e professionalità e si integrerà perfettamente nella strategia e nei valori di Sapio. L’ingresso nel Gruppo di Baywater Healthcare conferma, inoltre, la volontà di Sapio di investire in Paesi ad alto potenziale di crescita come quello inglese e di proseguire nell’espansione internazionale guardando a tutte le opportunità di mercato". Sapio prevede di chiudere l’acquisizione, supportato da Goodwin Procter (Uk) Llp, in qualità di consulente legale, e da EightAdvisory, in qualità di consulente finanziario e fiscale, nel terzo trimestre del 2025.

(Adnkronos) - Jannik Sinner pronto al debutto a Wimbledon 2025, domani 1 luglio. L'azzurro, numero 1 del mondo, scenderà in campo per il primo turno del singolare maschile alle 13 di Londra, le 14 in Italia, per il derby con Luca Nardi, numero 94 del mondo. Sinner torna in campo dopo il passo falso nel torneo Atp di Halle, con l'eliminazione quasi immediata contro Alex Bublik, e con la fresca 'rivoluzione' nel team, che non comprende più il preparatore Marco Panichi e il fisioterapista Uli Badio.
Domani il programma prevede una ricca presenza azzurra sui campi dell'All England Club. Sul campo numero 2, alle 12, apre il match femminile Cocciaretto-Pegula. A seguire, Musetti-Basilashvili. Sul campo numero 5, il secondo match in programma è Bronzetti-Teichmann. Sul campo numero 8, alle 12 si comincia con Sonego-Faria. Infine sul campo numero 16 è di scena Cobolli nel terzo match contro il kazako Zhukayev.
Wimbledon 2025 sarà trasmesso in diretta esclusiva su Sky (con undici canali dedicati, a cominciare da Sky Sport Tennis) e in streaming su Sky Go e Now. Su Sky Sport Tennis saranno visibili tutti i match giocati sul Centrale, mentre sugli altri canali di Sky ci saranno le partite più interessanti sugli altri campi.
Leggi tutto: Sinner, domani esordio a Wimbledon 2025: orario e come vederlo in tv

(Adnkronos) - Esplosione oggi, lunedì 30 giugno, in una palazzina a Sassari. Un 63enne è stato ritrovato sotto le macerie dai vigili del fuoco. E' in condizioni gravissime.
Nel frattempo vanno avanti le ricerche di eventuali altri dispersi con tutta l'area intorno chiusa al pubblico per il rischio di ulteriori crolli. I vigili del fuoco erano intervenuti per una fuga di gas in una palazzina all'angolo tra via Don Minzoni e via Principessa Maria. Poco dopo il loro arrivo la deflagrazione, che ha sventrato la mansarda, con le macerie finite sulle auto in sosta.
Leggi tutto: Sassari, esplosione in una palazzina: un ferito grave

Automobilismo, oltre 100 Tesla a Monza in griglia di partenza per il primo Light Show su circuito F1

(Adnkronos) - Sulla griglia di partenza dell’Autodromo Nazionale di Monza, oltre 100 Tesla hanno preso parte al primo Light Show al mondo realizzato su un circuito di Formula 1. L’evento, ideato e organizzato da Tesla Owners Italia, si è svolto in occasione del Mimo, Milano Monza Motor Show 2025, manifestazione internazionale dedicata alla mobilità, all’innovazione e al motorsport.
Le Tesla, disposte in formazione sulla griglia di partenza e perfettamente sincronizzate, hanno eseguito una coreografia con musiche e giochi luminosi, progettata e programmata direttamente dagli esperti di Tesla Owners Italia, la community dei proprietari più seguita d’Italia.
Il progettista e designer artistico dello spettacolo, Matteo Massarenti di Tesla Owners Italia - associazione ufficiale dei proprietari Tesla più seguita d'Italia, organizzazione no-profit -, ha commentato: "a differenza delle auto tradizionali, grazie a un tipo di approccio preponderante sullo sviluppo software e sulle interfacce utente, si aprono enormi potenzialità di sviluppo e ampliamento delle funzionalità di un veicolo anche in un momento successivo all’acquisto. Chi prova le vetture elettriche - Tesla in particolare - si rende conto quanto siano pensate fin dall’origine per essere programmabili, aggiornabili da remoto e in grado di dare vita, a un evento spettacolare con cento auto che reagiscono coordinate al millisecondo".
Il presidente di Tesla Owners Italia Luca Del Bo ha aggiunto: "il Light Show è stato il momento conclusivo di una giornata dedicata alla community di Tesla Owners Italia che ha visto la partecipazione di quasi 300 Owners, provenienti da Svizzera, Repubblica Ceca, Repubblica Slovacca, Spagna e da tutte le regioni italiane".
Il Light Show - ideato, realizzato e finanziato in autonomia da Tesla Owners Italia, senza alcun coinvolgimento da parte della casa madre - realizzato a Monza non si è basato su una funzione predefinita di cui le Tesla sono dotate, ma è stato progettato per l’occasione da Tesla Owners Italia, in modo da attivare fari, portiere, schermi interni e suoni in perfetta sincronia in un gioco di luci e musica altamente emozionale. Nel pomeriggio, le auto hanno partecipato a una Parata d’Onore lungo il tracciato dell’autodromo di Monza, comprese le storiche sopraelevate, in una formazione compatta che ha messo in scena, anche visivamente, la forza e l’identità del gruppo.
Anche l’aperitivo offerto da BbqKing e Duroc, con prodotti regionali selezionati a chilometro zero, ha vantato una particolarità tecnica coerente con lo spirito dell’evento: il barbecue utilizzato era completamente elettrico e alimentato da XTrolley, una batteria portatile dall’ingegneria tutta italiana, dimostrando concretamente come le tecnologie dell’elettrico possano trovare applicazioni reali anche nella quotidianità.
Tesla Owners Italia devolverà il 10% degli incassi dell’evento a Casa Sollievo Bimbi Vidas.

(Adnkronos) - La favola di Oliver Tarvet a Wimbledon 2025 continua. Il 21enne carneade, numero 733 del ranking, dopo aver superato le qualificazioni e aver conquistato un posto nel tabellone principale del singolare maschile si regala anche il passaggio al secondo turno. Il britannico, sul campo numero 4, oggi 30 giugno vince tra la sfida tra 'chi è questo?' battendo lo svizzero Leandro Riedi, numero 503 del mondo, per 6-4, 6-4, 6-4.
Tarvet, che in carriera vanta la 624esima posizione come best ranking, conferma il feeling con l'erba londinese e si prepara a fare un bel salto in classifica. Con ogni probabilità, la sua avventura a Wimbledon 2025 finirà al secondo turno, visto che il sorteggio gli riserva l'incrocio con Carlos Alcaraz, detentore del titolo, o in alternativa Fabio Fognini. Il ragazzo di St. Albans - nell'Herfordshire - fa notizia anche per la sua scelta penalizzante a livello economico. Tarvet è uno studente della San Diego University, partecipa alle competizioni NCAA e come atleta di un college americano non può percepire premi o ingaggi superiori ad una soglia predeterminata di circa 8500 euro. Lui, che in carriera ha intascato appena 15mila dollari complessivi, per ora non potrà godersi i 77mila euro che spettano a chi entra nel tabellone principale né i 116.130 euro che vanno a chi approda al secondo turno.
Leggi tutto: Wimbledon 2025, continua la favola di Tarvet: il carneade vince ma non guadagna

(Adnkronos) - È stata pubblicata in Gazzetta ufficiale l’approvazione della rimborsabilità da parte del Sistema sanitario nazionale di secukinumab, un anticorpo monoclonale ricombinante interamente umano selettivo per l'interleuchina-17A, nel trattamento dell’idrosadenite suppurativa (acne inversa) attiva di grado da moderato a severo in adulti con una risposta inadeguata alla terapia sistemica convenzionale per l’Hs, una malattia complessa e dai molti risvolti psicologici. Lo annuncia Novartis in una nota. La sicurezza e l’efficacia del farmaco sono state valutate in 2 studi di fase III - Sunshine e Sunrise- randomizzati, in doppio cieco e controllati con placebo, condotti su pazienti adulti affetti da idrosadenite suppurativa (Hs) di grado da moderato a severo e candidati alla terapia biologica sistemica. Gli studi hanno dimostrato che i pazienti trattati hanno ottenuto una significativa risposta nella diminuzione del numero di ascessi e noduli infiammatori e hanno manifestato una diminuzione clinicamente rilevante del dolore cutaneo legato alla patologia.
"L’idrosadenite suppurativa - spiega Angelo Valerio Marzano, direttore Sc Dermatologia, Fondazione Irccs Ca' Granda ospedale Maggiore Policlinico di Milano - è una malattia infiammatoria cronica della pelle che si manifesta con noduli, ascessi e fistole tipicamente a livello ascellare e inguinale, pur potendo, in alcuni casi, estendersi alla zona anogenitale e, in generale, alle zone delle pieghe cutanee. È una malattia che tipicamente ha un esordio precoce, dopo la pubertà, e per la sua complessità, si stima, che il ritardo nella diagnosi sia in media fra i 7 e i 10 anni. I farmaci biologici, come gli inibitori dell’interleuchina-17 (Il-17i), si sono dimostrati promettenti e la rimborsabilità rappresenta una nuova opzione terapeutica per i pazienti che ne sono affetti".
L’idrosadenite suppurativa è una malattia complessa che colpisce circa l’1% della popolazione italiana, nel 70% dei casi le donne - informa la farmaceutica - L’esordio può avvenire anche in età precoce, intorno ai 18 anni, portando con sé un pesante carico psicologico. La qualità di vita dei pazienti è significativamente compromessa, con un impatto molto elevato sulla vita personale, sociale e lavorativa per il 48% dei pazienti. A risentirne maggiormente sono la sfera personale, le relazioni, lo stato d’animo e la vita sociale, seguite poi dalla sfera lavorativa, che per alcuni (30%) è stata la causa della perdita del lavoro. Il forte impatto della patologia, oltre a toccare la sfera più intima e personale, è anche dettata da una serie di sintomi debilitanti: il 66% accusa dolore, fatigue e prurito. L’Hs, per la sua complessità, richiede un approccio multidisciplinare - che includa nutrizionisti, infermieri, psicologi, terapisti del dolore e chirurghi - e un concreto sostegno al paziente, anche per gli interventi chirurgici che a volte sono necessari, a causa di sovra-infezioni.
"La malattia ha evoluzione cronica con episodi periodici, ricorrenti, con un andamento difficilmente prevedibile - chiarisce Cristina Magnoni, Ssd di Chirurgia Dermatologica a indirizzo oncologico e rigenerativo, Aou Modena - Il trattamento chirurgico varia dai trattamenti procedurali (laser) e interventi minori (incisione, drenaggio e deroofing) fino a interventi chirurgici maggiori (escissione locale ampia). Analogamente all'approccio graduale dei trattamenti medici - continua - l'intervento chirurgico viene intensificato con l'aumentare della gravità della malattia e della presenza di danni tissutali irreversibili, come tunnel e cicatrici. Ma l’approccio che vede una combinazione tra chirurgia e terapia farmacologica rappresenta un passo avanti estremamente importante nella gestione complessiva della malattia, offrendo soluzioni più complete, personalizzate e sicure per i pazienti, e in grado di migliorare notevolmente la loro qualità di vita".
Sono ancora troppe le necessità insoddisfatte dei pazienti: ritardi nelle diagnosi, difficoltà nella presa in carico e il peso di stigma e isolamento. È quindi cruciale sensibilizzare l’opinione pubblica per abbattere le barriere e garantire una formazione più approfondita alla classe medica, chiamata a gestire una patologia ancora poco conosciuta. "Novartis punta a migliorare gli outcome per i pazienti e la vita delle persone affette da condizioni immunologiche dolorose e debilitanti, come l’idrosadenite suppurativa - afferma Paola Coco, Chief Scientific Officer & Medical Affairs Head, Novartis Italia - Il nostro impegno si concretizza nello scoprire e rendere disponibili farmaci innovativi per patologie immunologiche complesse e poco studiate, che presentano significativi bisogni terapeutici insoddisfatti. Vogliamo essere dei partner per le persone, la ricerca e le istituzioni perché solo insieme si può raggiungere un importante risultato. Siamo convinti che questa approvazione vada in quella direzione, perché rappresenta una reale opportunità per i pazienti".
In questo contesto si inserisce il progetto Visi-Vite di idrosadenite suppurativa in Italia, svolto da Istud Sanità e Salute, in collaborazione con l’Associazione Passion People Aps e promosso da Novartis, per dare voce alle persone con Hs. Integrando un approccio di Medicina narrativa, il progetto ha condotto un’attività di ascolto presso 9 centri di cura in Italia, raccogliendo 81 testimonianze tra pazienti, caregiver e professionisti della salute in un libro scaricabile gratuitamente. Visi esplora l’esperienza dei pazienti, approfondendo gli aspetti clinici della malattia, ma anche la dimensione personale, emotiva, sociale e culturale. La ricerca - conclude una nota - analizza l’impatto della patologia sulla vita quotidiana, sulle relazioni interpersonali e sull’ambito lavorativo, evidenziando anche il ruolo di supporto dei familiari e coinvolgendo i dermatologi per comprendere il loro approccio terapeutico, le sfide e le strategie di comunicazione adottate per rispondere alle esigenze dei pazienti.
Leggi tutto: Farmaci, disponibile e rimborsata nuova terapia per idrosadenite suppurativa

(Adnkronos) - "Le malattie infiammatorie, in particolare quelle che colpiscono l'ambito dermatologico, sono un'area di focus molto importante. Siamo davvero contenti di poter celebrare l'arrivo di una nuova terapia che ha dimostrato di migliorare significativamente la prognosi e la qualità di vita dei nostri pazienti e delle nostre pazienti con idrosadenite suppurativa, una patologia che colpisce prevalentemente il sesso femminile e comporta anche un impatto psicologico rilevante". Sono le parole di Paola Coco, direttore medico di Novartis Italia, nel commentare la rimborsabilità di secukinumab nell’idrosadenite suppurativa (Hs), conosciuta anche come acne inversa. L'anticorpo monoclonale ricombinante interamente umano selettivo per l'interleuchina-17A, è indicato nel trattamento dell’Hs attiva di grado da moderato a severo in adulti con una risposta inadeguata alla terapia sistemica convenzionale.
"Non ci vogliamo occupare solo dell'aspetto terapeutico - sottolinea Coco - ma anche di tutto ciò che gravita attorno alla patologia e che riguarda quindi il paziente a 360 gradi, incluso anche l’aspetto psicologico".
Leggi tutto: Coco (Novartis): "Secukinumab migliora prognosi idrosadenite suppurativa"

(Adnkronos) - Novità sul caso di Liliana Resinovich, la donna trovata senza vita in parco di Trieste nel gennaio del 2022. Secondo fonti di 'Chi l'ha visto?' la rottura della vertebra T2 non sarebbe stata causata dal preparatore anatomico come da lui stesso ipotizzato. Sempre secondo le stesse fonti il gip di Trieste avrebbe rigettato la richiesta di perizia medico legale degli avvocati del marito Sebastiano Visintin, sostenendo che la "lesione era già emersa dalla Tac dell'8/1/2022", mentre il preparatore anatomico ha operato sul cadavere tre giorni dopo.
Il giudice, invece, avrebbe accolto la richiesta della procura di perizia in incidente probatorio sui reperti già analizzati, sugli abiti e sui coltelli, sequestrati in casa dell'indagato e sul bracciale nero e celeste, consegnato dal fratello della vittima. L'indagato Sebastiano Visintin è accusato dalla Procura di Trieste di aver aggredito la moglie Liliana Resinovich è di averla uccisa, il 14 dicembre 2021, nel parco dell'ex Opp, vicino a via Weiss, dove è stata trovata il 5 gennaio 2022. L'udienza è stata fissata per l'8 luglio.

(Adnkronos) - Si chiama adenomiosi ed è una malattia 'sorella' dell'endometriosi. Mestruazioni abbondanti, dolori pelvici e difficoltà nel concepire un bimbo sono tra i segni di questa condizione ginecologica benigna, che però complica la vita alle aspiranti mamme anche quando si rivolgono ai centri di fecondazione assistita. C'è infatti l'adenomiosi tra le cause principali di fallimento dell'impianto embrionale e di aborto spontaneo dopo una procedura di Pma. Una patologia tutt'altro che rara: colpisce milioni di donne, fino a 1 su 5 in età fertile. Ma "non è una condanna". Un nuovo protocollo ormonale targato Ivi, tra i principali gruppi internazionali nel campo della riproduzione medicalmente assistita, promette di spegnere l''incendio' che alimenta l'adenomiosi e, "per la prima volta", di raddoppiare le chance di gravidanza rispetto ai trattamenti standard. L'approccio è fra le novità del 41esimo Congresso annuale della Società europea di riproduzione umana ed embriologia (Eshre 2025 - Parigi, 29 giugno-2 luglio).
Le pazienti con adenomiosi presentano tessuto endometriale, quello che normalmente riveste internamente l'utero, dentro al miometrio, lo strato muscolare uterino. Così la parete dell'utero si ispessisce e si sviluppano i sintomi. "Adenomiosi ed endometriosi sono malattie sorelle, condividono una base genetica e infiammatoria comune: tutto parte da una mutazione dell'oncogene K-ras, che altera l'endometrio rendendolo resistente al progesterone", descrive Mauro Cozzolino, specialista in medicina della riproduzione e direttore del Centro Ivi di Bologna, che ha guidato lo studio illustrato al meeting. "L'adenomiosi è caratterizzata da un eccesso di estrogeni e da uno stato infiammatorio cronico che compromettono la recettività dell'endometrio". Con il nuovo protocollo, sottolinea l'esperto, "riusciamo a spegnere il fuoco ormonale che alimenta la malattia e a migliorare significativamente gli esiti nei trattamenti di fecondazione assistita". La strategia si basa sul mix tra un GnRH agonista e un inibitore dell'aromatasi, somministrati prima del transfer embrionario. "Questa combinazione funziona perché agisce sulle radici biologiche della malattia", spiega Cozzolino.
Lo studio è stato condotto presso Ivi Roma su donne tra i 30 e i 49 anni con una forma di adenomiosi chiamata adenomioma, analizzando trasferimenti di embrioni congelati. Le pazienti che hanno seguito lo specifico trattamento ormonale - 2 mesi di un farmaco che blocca la produzione degli estrogeni da parte delle ovaie, seguiti da 3 settimane di un altro farmaco che riduce l'effetto degli estrogeni presenti nei tessuti dell'utero - hanno ottenuto quasi il doppio delle gravidanze rispetto a chi ha ricevuto il trattamento standard: 47% contro 26%, riferisce Ivi. Doppio anche il numero di gravidanze confermate ecograficamente: 66% nel gruppo trattato, rispetto al 33% nel gruppo di controllo. "Sono risultati molto significativi - commenta il Cozzolino - e segnano un importante passo avanti nel trattamento di una condizione spesso sottovalutata".
Il protocollo Ivi "abbassa l'infiammazione, riduce le contrazioni dell'utero e migliora le condizioni per accogliere l'embrione. Ci sono anche indizi che suggeriscono un altro beneficio importante", rimarca il gruppo: "Questo trattamento sembra aumentare la presenza di alcune molecole, chiamate integrine, che aiutano l'embrione ad 'attaccarsi' meglio all'endometrio". Contribuendo dunque al successo dell'impianto e della gravidanza. "Anche tenendo conto di fattori come l'età della paziente, il peso, la qualità degli embrioni e lo stato dell'endometrio - precisa Ivi - il trattamento ha continuato a dimostrare la sua efficacia".
"Il nostro approccio permette di ridurre il rischio di aborti e aumentare il numero di bambini nati - afferma Cozzolino - Per noi questo protocollo è già lo standard nei casi di adenomiosi: non eseguiamo transfer senza questo pretrattamento. Ora il prossimo passo è uno studio multicentrico e randomizzato che stiamo costruendo insieme ad altri gruppi europei", prospetta lo specialista lanciando un messaggio di speranza alle pazienti: "L'adenomiosi non è una condanna. Con i giusti trattamenti è possibile ottenere una gravidanza, anche se potrebbe servire più di un tentativo o il trasferimento di più embrioni. Il punto è non arrendersi".
Cruciale, a monte, riconoscere la malattia per tempo. "La diagnosi di adenomiosi è sempre stata difficile - osserva Cozzolino - perché si basava solo su conferme istologiche dopo isterectomia. Oggi, grazie all'ecografia esperta, possiamo diagnosticare in modo non invasivo, ma servono competenze specifiche: una donna con dolori mestruali persistenti o sanguinamenti anomali deve essere valutata da un ginecologo esperto in ecografia, perché molti casi vengono ancora ignorati o sottovalutati". Da qui la raccomandazione ai colleghi: "Una donna con dolori mestruali ricorrenti non va liquidata con un antidolorifico. Serve un'ecografia fatta bene, da un professionista che sa riconoscere questa condizione. La diagnosi precoce può cambiare tutto".
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(Adnkronos) - "Svolta nei trattamenti di fecondazione assistita per le donne over 40": anche loro possono diventare mamme senza assumere 'bombe ormonali', grazie a un percorso di Pma "meno invasivo e medicalizzato, più vicino a una gravidanza naturale e più facile da affrontare dal punto di vista emotivo". E' la tecnica del ciclo naturale modificato, che anche superati gli 'anta' permette di diventare madri con le stesse chance del ciclo artificiale e con un rischio minore di aborto. Lo dimostra uno studio multicentrico presentato dal gruppo Ivi, gruppo internazionale tra i principali player nel settore della riproduzione medicalmente assistita, al 41esimo Congresso annuale della Società europea di riproduzione umana ed embriologia (Eshre 2025 - Parigi, 29 giugno-2 luglio).
La ricerca, coordinata Pietro Molinaro (Ivi Roma e università di Valencia, Spagna) e condotto in collaborazione con un team internazionale di esperti di centri italiani e spagnoli, indica che "il ciclo naturale modificato (mNC-ET) è una valida alternativa al ciclo artificiale per la preparazione endometriale nella procreazione medicalmente assistita", anche nelle aspiranti mamme meno giovani. "Volevamo dimostrare che anche nelle donne over 40 il ciclo naturale modificato, tecnica che combina elementi del ciclo naturale con un supporto farmacologico minimo, può offrire risultati pari a quelli del ciclo artificiale in termini di tasso di nascita viva e riduzione del tasso di aborto, ma con un approccio meno invasivo - spiega Mauro Cozzolino, specialista in medicina della riproduzione, direttore del Centro Ivi di Bologna e coautore dello studio - Abbiamo incluso 16.579 donne in età compresa tra 40 e 49 anni, per un totale di 26.039 trasferimenti singole blastocisti. E' sicuramente uno degli studi più grandi mai realizzati su questo tema", sottolinea l'esperto.
"Nel ciclo artificiale - descrive Cozzolino - la paziente assume estrogeni e progesterone per settimane, fino al terzo mese di gravidanza". Il ciclo naturale modificato, invece, rispetta il ritmo dell'organismo: "Seguiamo quello che il corpo fa da solo, intervenendo il minimo indispensabile. Il trattamento è più leggero e più rispettoso". In cosa consiste? "Si monitora l'ovulazione spontanea - illustra lo specialista - e si interviene solo con una piccola iniezione di hCG, un ormone che aiuta a 'orchestrare' l'ovulazione in un momento preciso, così da poter pianificare al meglio il trasferimento dell'embrione. In altre parole, si dà un segnale chiaro all'ovaio su quando rilasciare l'ovulo, proprio come farebbe l'organismo da solo. Per rendere l'ambiente dell'utero più favorevole all'impianto dell'embrione, viene poi somministrato progesterone, ma con un carico farmacologico molto più basso rispetto ad altri protocolli. Tutto il processo è accompagnato da semplici controlli ecografici e ormonali. Questo metodo si distingue sia dal ciclo naturale puro, in cui non si interviene affatto sull'ovulazione, sia dal ciclo artificiale, in cui tutti gli ormoni necessari alla gravidanza vengono introdotti dall'esterno".
Gli autori sono partiti da un'osservazione clinica: nelle donne che non ovulano spontaneamente manca il corpo luteo, una struttura dell'ovaio che normalmente produce sostanze fondamentali per sostenere l'inizio della gravidanza. "Abbiamo notato che le donne che ovulano naturalmente, anche durante un trattamento di fecondazione assistita, vanno incontro a meno complicazioni ostetriche, come ipertensione e preeclampsia - rimarca Cozzolino - Da qui l'idea di sperimentare in modo più sistematico un approccio più fisiologico", il "ciclo naturale modificato, anche nelle donne in età più avanzata". Un'intuizione premiata dai dati: "Il tasso di successo del ciclo naturale modificato è pienamente paragonabile a quello del ciclo artificiale. La probabilità di nascita è del 40,2% con il ciclo naturale modificato, contro il 41% del protocollo farmacologico classico", emerge dallo studio. Per i ricercatori, però, "la vera notizia è un'altra: il tasso di aborto spontaneo si riduce in modo significativo con l'approccio più fisiologico: 11,8% contro 17,4%".
"La differenza può sembrare sottile, ma ha un impatto enorme, soprattutto per le donne in età più avanzata", puntualizzano gli esperti. "Questa riduzione potrebbe essere dovuta a una migliore qualità dell'endometrio e a una sincronizzazione più naturale con l'embrione", ragiona Cozzolino. "E non si tratta di un dettaglio", precisa: "Ogni aborto evitato significa meno dolore, meno frustrazione, meno attesa. Ha un peso clinico, ma anche psicologico ed emotivo enorme". Per gli autori c'è anche un altro aspetto da non trascurare: "Molte donne vivono il ciclo naturale modificato in modo più sereno, con meno farmaci, meno interventi e un maggiore senso di familiarità. E in un percorso come la Pma, sentirsi più in sintonia con il proprio corpo fa davvero la differenza".
Lo studio ha escluso fattori confondenti come patologie uterine gravi o irregolarità ormonali e ha utilizzato un'analisi statistica avanzata per correggere variabili come età, qualità embrionale e caratteristiche del partner. "Anche dopo tutte le correzioni statistiche, non emerge alcun vantaggio significativo del ciclo artificiale - conferma Cozzolino - Questo rafforza l'idea che si possano personalizzare i trattamenti anche per le donne over 40, a condizione che abbiano un ciclo regolare. Inoltre, nei centri Pma ci si concentra spesso solo sull'impianto. Ma se possiamo ridurre complicanze come preeclampsia e ipertensione, riduciamo anche accessi ospedalieri e costi sanitari. E' una visione più ampia e più responsabile". Il team Ivi prevede ora una serie di studi su larga scala per valutare gli effetti del ciclo naturale modificato sugli esiti ostetrici e neonatali. "Il nostro obiettivo - conclude lo specialista - è rendere la medicina della fertilità sempre più personalizzata, sostenibile e rispettosa della fisiologia femminile. E ciò che rende tutto questo ancora più rilevante è che ora possiamo offrirlo anche alle donne over 40, un tempo escluse da percorsi meno invasivi".
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(Adnkronos) - Harry Styles, la superstar ex One Direction, è stato visto scambiarsi un bacio appassionato con una misteriosa ragazza durante una festa a Glastonbury. L'artista 31enne si trovava in un'area Vip del festival musicale nelle prime ore di domenica, in compagnia di amici. Come riportato da The Sun, un testimone oculare ha raccontato: "Harry aveva occhi solo per questa donna e tra loro è scoccata subito la scintilla".
E ancora: "È arrivato con alcuni amici, ma non appena lui e la ragazza si sono incontrati, sono diventati inseparabili. Lei lo ha baciato sulla guancia tre volte, poi lui le ha preso la mano e l'ha portata a ballare. Poco meno di un'ora dopo, si sono baciati davanti a tutti, senza curarsi di essere visti".
L'identità della ragazza non è ancora nota, ma il bacio e gli atteggiamenti intimi suggeriscono che Styles abbia ritrovato l'amore.
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(Adnkronos) - Una scossa di terremoto di magnitudo 4.6 è stata registrata dall'Ingv ai Campi Flegrei oggi 30 giugno 2025 ed è stata avvertita anche a Napoli. La scossa, delle ore 12.47, è avvenuta a una profondità di 5 km: è la più forte, assieme a quella di marzo 2025, mai registrata dai rilevatori. Tra i comuni più vicini all'epicentro quelli di Bacoli, Monte di Procida e Pozzuoli.
La scossa è stata lunghissima e avvertita in tutta la provincia di Napoli. Dalla zona est di Napoli, come Via Argine, sino a Giugliano, ai Colli Aminei e ovviamente i quartieri più vicini all'area dei Campi Flegrei, come Fuorigrotta e Bagnoli.

(Adnkronos) - "So che ogni giorno cercate di assolvere con sacrificio e con professionalità il vostro impegno, reso ancor più difficile dalle preoccupanti condizioni del sistema carcerario, contrassegnato da una grave e ormai insostenibile condizione di sovraffollamento, nonché dalle condizioni strutturali inadeguate di molti istituti, nei quali sono necessari interventi di manutenzione e di ristrutturazione, da intraprendere con urgenza, nella consapevolezza che lo spazio non può essere concepito unicamente come luogo di custodia, ma deve comprendere ambienti destinati alla socialità, all'affettività, alla progettualità del trattamento". Lo ha affermato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, incontrando il capo del Dap, Stefano Carmine De Michele, e una rappresentanza della Polizia penitenziaria.
Leggi tutto: Carceri, Mattarella: "Condizioni preoccupanti, sovraffollamento insostenibile"



(Adnkronos) - L’approccio farmacologico al sovrappeso e all’obesità in questi ultimi anni ha subito un’evoluzione significativa grazie all’introduzione di terapie talmente innovative da essere considerate, nell’Endocrinologia, la rivoluzione attesa dell’ultimo trentennio: semaglutide, agonista recettoriale di Glp-1 e tirzepatide, agonista duale dei recettori Glp-1 e Gip, analoghi delle incretine, rappresentano la più avanzata frontiera per l’ampiezza dei loro effetti benefici sulla salute metabolica globale e si confermano, con potenzialità di prevenzione e trattamento di numerose patologie croniche attraverso l’azione antinfiammatoria, leader di una longevità sana.
Oltre al riequilibrio della cellula adiposa ‘disfunzionale’, al calo ponderale e al miglioramento della risposta insulinica nei pazienti con obesità, questi farmaci aggiungono salute globale endocrino-metabolica e cardiovascolare, riducono lo stress ossidativo e l’infiammazione sistemica cronica silente di basso grado, fattori determinanti nello sviluppo e nella progressione delle malattie cronico-degenerative sostenute dall’inflammaging, processo correlato all’invecchiamento e alla senescenza cellulare. Sono i temi affrontati dai maggiori esperti nazionali riconosciuti dell’area endocrino-cardio-metabolica riuniti a Roma in occasione del Workshop ‘Semaglutide e tirzepatide: nuova frontiera terapeutica per sovrappeso e obesità, salute metabolica e antinfiammazione’ organizzato con il contributo non condizionato di Eli Lilly e Novo Nordisk.
Proprio a partire dal contrasto all’infiammazione età-correlata si apre la strada all’arrivo di molecole sempre più innovative che potrebbero ampliare le possibilità di cura anche per malattie neurodegenerative, come Parkinson e Alzheimer, e della sfera riproduttiva, non ultimi infertilità e ovaio policistico. Il concetto per cui l’obesità è conseguenza del mangiare tanto e consumare poco, e che basti mangiare meno per dimagrire - informa una nota - si sta ridirezionando verso un approccio radicalmente nuovo, che considera l’eccesso ponderale come una condizione dismetabolica fondata sull’evidenza che si accumula grasso nonostante il paziente non mangi molto. Il tessuto adiposo espanso, malato e ‘disfunzionale’, innesca la produzione di sostanze pro-infiammatorie, processo che si diffonde ad altre cellule e innesca ‘a cascata’ una serie di alterazioni e danni metabolici e sistemici che coinvolgono il cuore, i vasi sanguigni, i polmoni, il fegato, i reni, il cervello.
“Il principale responsabile ormonale dell’accumulo di grasso dismetabolico (grasso non sano) all’interno delle cellule adipose è l’insulina, che non funziona come dovrebbe, e viene prodotta in eccesso, venendosi a determinare il fenomeno noto come insulino-resistenza – spiega Andrea Fabbri, professore di Endocrinologia, Università di Roma Tor Vergata – Altro elemento che favorisce questo accumulo di grasso è il cortisolo, un mix pericoloso che potenzia i rischi correlati all’obesità: aumento di grasso addominale viscerale, fegato grasso e infiammato (malattia steatosica dismetabolica), tessuto epicardico in cui si deposita grasso che infiamma il cuore, tessuto muscolare in cui il grasso agisce riducendone l’efficienza. Il grasso infiammato a sua volta peggiora l’insulino-resistenza e instaura un circolo vizioso che favorisce l’ulteriore deposito di grasso. Semaglutide e tirzepatide mimano le azioni delle incretine, enterormoni secreti dalle cellule intestinali in risposta al pasto, riducono il senso di fame, con azioni metaboliche positive: migliorano la sensibilità insulinica, riducono la resistenza insulinica, hanno azioni antinfiammatorie metaboliche specifiche che mitigano l’attività negativa del grasso disfunzionale al di là del calo ponderale. Inoltre, rallentano lo svuotamento gastrico con un conseguente abbassamento del picco di insulina post prandiale”.
Semaglutide e tirzepatide svolgono un’azione antinfiammatoria indiretta attraverso la perdita di massa grassa e il miglioramento della sensibilità insulinica, ma anche diretta con una duplice azione centrale neuronale e periferica sui meccanismi infiammatori. La ricerca preclinica e studi clinici, come Select, dimostrano che si riduzione l’infiammazione cardiovascolare con un’efficace protezione vascolare che addirittura precede il calo del peso e si traduce in una riduzione del 20% degli eventi avversi cardiaci maggiori (Mace). I due farmaci hanno effetti antinfiammatori anche sul microbioma intestinale, attraverso un’azione indiretta sui linfociti intestinali ricchi di recettore Glp-1. Significative evidenze scientifiche dimostrano gli effetti positivi delle due molecole sulla neuroinfiammazione.
“L’azione di semaglutide e tirzepatide non si limita a ridurre la massa grassa, ma previene anche le complicanze – afferma Costanzo Moretti, professore di Endocrinologia, Università di Roma Tor Vergata – riducendo a livello muscoloscheletrico l’osteoartrite, agendo sulle vie respiratorie superiori, a contrasto delle apnee notturne, assai pericolose, correggendo gli effetti cardiovascolari aterosclerotici, di frequente associati a diabete, ipertensione ed elevati livelli di grassi circolanti. Gli effetti metabolici vanno dalla riduzione dei livelli glicemici a digiuno, al controllo dell’ipercolesterolemia. Senza contare i benefici sul fegato, sul rene e sul sistema nervoso centrale. Tutto questo ci consente di affermare che” questi farmaci “si comportano come sostanze ‘anti-inflammaging’, interferendo su fattori stressor che modificano, durante il progressivo invecchiamento degli organi, la soglia di adattamento alla longevità”.
Inflammaging e invecchiamento - ricordano gli esperti - si propagano da cellula a cellula, da tessuto a tessuto come una malattia infettiva. L’ipotesi è: se le patologie età-correlate condividono una medesima origine, diventa possibile curarle tutte insieme, addirittura prevenirle o rallentarle. L’inflammaging, neologismo derivato da inflammation (infiammazione) e aging (invecchiamento) è considerata ad oggi un potente fattore di rischio dovuto al processo autoinfiammatorio in atto nell’organismo dopo una certa età, che sostiene e peggiora la senescenza, e viceversa. “Uno stato infiammatorio persistente può contribuire allo sviluppo di diverse malattie età-correlate – evidenzia Claudio Franceschi, professore emerito di Immunologia, Università degli Studi Alma Mater di Bologna – All’origine del processo ci sono stimoli infiammatori costituiti dalla fisiologica produzione di molecola spazzatura che i sistemi dedicati a smaltire non riescono più a eliminare, provocando l’attivazione di alcune cellule del sistema immunitario innato che attivano la reazione infiammatoria per difendere l’organismo ed eliminare la spazzatura. Semaglutide e tirzepatide stanno dimostrando di avere un’azione antinfiammatoria importante. Potrebbero essere in grado di agire sull’inflammaging, con tutte le possibili conseguenze”.
Uno dei temi più attuali su cui si sono concentrati gli esperti riguarda il percorso da seguire per costruire e mantenere una longevità sana (Healthspan) e perché e come i 2 farmaci rappresentino una vera e propria rivoluzione terapeutica.
“Non esiste un singolo rimedio terapeutico o proiettile magico, ma si tratta di un ecosistema a cui dobbiamo cercare di aderire con serenità, senza esasperazioni – osserva Camillo Ricordi, professore di Chirurgia, Direttore Cell Transplant Center e Direttore Emerito Diabetes Research Institute, Università di Miami – Non è mai troppo tardi per intervenire. Abbiamo già utilizzato da un decennio questi farmaci come terapia complementare nei trapianti di isole per trattare i casi più gravi di diabete. È stato dimostrato che i Glp-1 Ra (receptor agonist) non solo riducono l’infiammazione e migliorano la salute delle cellule beta del pancreas che secernono insulina, ma hanno anche un ruolo immunomodulante che può aiutare a prevenire episodi di rigetto delle cellule trapiantate. Ora si stanno affacciando molecole ancora più potenti e promettenti, fra queste: retatrutide, triplo agonista simultaneo dei recettori di Glp-1, Gip e glucagone, che in studi clinici iniziali ha mostrato riduzione del peso fino al 24% in soggetti con obesità non diabetica; gli analoghi dell’amilina a lunga durata d’azione, come cagrilintide da sola o in associazione a semaglutide e tirzepatide. Sono anche in studio formulazioni orali e nuove vie di somministrazione per accrescere l’aderenza e l’accessibilità a questi e a molti altri farmaci in arrivo”.
Oltre 2,2 milioni di giovani in Italia presentano problemi di sovrappeso o sono francamente obesi. Mentre il sovrappeso va trattato con la dieta alimentare, sana e adeguata alle necessità caloriche dell’individuo, e associata al movimento, l’obesità grave merita un’attenzione speciale. “Alle prime 2 strategie va associata obbligatoriamente la terapia farmacologica, infatti un bambino/adolescente gravemente obeso ha il 90% di rischio di sviluppare attorno ai 20-30 anni le complicanze più serie che l’obesità porta con sé – sottolinea Marco Cappa, professore di Pediatria, responsabile Unità di Ricerca Terapie innovative in Endocrinologia Ospedale Bambino Gesù, Irccs di Roma – Ben vengano quindi i nuovi farmaci come le incretine per poter prevenire le pericolose comorbidità obesità correlate. È necessario identificare le categorie più a rischio e intervenire precocemente con questi farmaci per contrastare l’evoluzione della malattia. Le evidenze dimostrano che queste incretine possono avere un ruolo importante all’interno del nucleo famigliare disfunzionale sotto il profilo alimentare, inducendo, se correttamente utilizzate e sotto stretto controllo dello specialista, una sorta di ‘rieducazione’ alla sana alimentazione e all’attività fisica”.
Il dibattito attorno a semaglutide e tirzepatide continua, a volte con toni accesi, all’interno della comunità scientifica. Quello che preoccupa i medici è la richiesta pressante di utilizzo scorretto di questi farmaci da parte di persone che non rientrano nel target specifico di trattamento, ben definito dalle indicazioni approvate dall’Agenzia Italiana del farmaco (Aifa). Un altro problema da risolvere è la democratizzazione dell’accesso e la sostenibilità economica di queste strategie farmacologiche per la popolazione e per i sistemi sanitari.
“L’obesità è una malattia – rimarca Paolo Sbraccia, direttore Centro Obesità Policlinico di Roma Tor Vergata – L’utilizzo di semaglutide e tirzepatide, dotati di una buona/ottima efficacia a seconda della risposta individuale, buone tollerabilità e sicurezza, che influenzano positivamente la salute del cuore, delle arterie, del fegato e dei reni, potrebbe forse produrre un certo cambiamento culturale, inteso come educazione e spinta a un più sano stile di vita e alimentazione corretta. Resta da superare l’ostacolo all’accesso a queste terapie. Questo è uno di quei casi in cui l’innovazione non riesce a coniugarsi con la sostenibilità del Ssn, ma qualcosa cambierà: a livello politico e regolatorio si stanno facendo numerosi passi necessari volti a individuare le priorità per questa importante patologia. Tuttavia, è bene ricordare che questi farmaci, proprio per la loro potente e ampia efficacia - conclude - vanno assunti solo dopo una attenta valutazione clinica dell’obesità da parte dello specialista e sotto un rigoroso e continuo controllo prolungato nel tempo”.
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