(Adnkronos) - Chiuso oggi formalmente il primo triennio della Fondazione Venezia Capitale mondiale della sostenibilità / Venice sustainability foundation (vsf) che ha visto riunirsi il consiglio di indirizzo presso la sede delle Procuratie Vecchie in Piazza San Marco, dove è stato approvato all'unanimità il bilancio di esercizio relativo all’anno 2024. L’atto ha comportato la decadenza degli organi statutari in carica e la loro contestuale elezione che ha dato il via alla nuova fase istituzionale. Riconfermato alla presidenza, per il prossimo triennio 2025-27, Renato Brunetta.
La proposta di nomina di Renato Brunetta, avanzata dalla presidenza del consiglio dei Ministri del Governo Italiano, ha ricevuto il pieno consenso della Regione Veneto e del Comune di Venezia. Il consiglio di indirizzo ha ratificato la decisione con voto favorevole all'unanimità. Allo stesso modo, Alessandro Costa è stato confermato nel ruolo di direttore generale e amministratore unico della Fondazione.
Nel corso dell'incontro, sono stati riconfermati anche i membri del consiglio di indirizzo, tra cui i rappresentanti dei soci fondatori: Benno Albrecht (Università Iuav di Venezia), Enrico Carraro (Confindustria Veneto), Michele Casarin (Accademia di Belle Arti di Venezia), Renata Codello (Fondazione Giorgio Cini onlus), Monica De Virgiliis (Snam), Fabrizio Iaccarino (Enel), Tiziana Lippiello (Università Ca’ Foscari di Venezia), Fabio Moretti (Conservatorio di Musica Benedetto Marcello Venezia), Giuseppe Ricci (Eni), Emma Ursich (Assicurazioni Generali), Laura Alice Villani (BCG).
Successivamente è stato nominato il nuovo collegio sindacale, l’organo di controllo della Fondazione, che ha visto riconfermato quale presidente, Enrico Zanetti.
Renato Brunetta, presidente rieletto, ha dichiarato: "Ringrazio la presidente del consiglio dei Ministri, Giorgia Meloni, per la riconferma della mia nomina, il presidente della Regione, Luca Zaia, il Sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, e i rappresentanti dei soci per la rinnovata fiducia. Sono onorato di continuare a guidare Vsf. Questo triennio straordinario e intenso ha visto la Fondazione consolidarsi: abbiamo costruito un progetto solido e visionario, raggiungendo risultati concreti grazie a un partenariato unico, che non ha eguali altrove. La mia rielezione rappresenta una rinnovata fiducia nel nostro lavoro, che proseguirà con lo stesso impegno e determinazione. La Fondazione continuerà a operare per il futuro sostenibile di Venezia e del suo territorio, rafforzando le sinergie locali e globali per offrire soluzioni innovative alle sfide contemporanee", ha concluso.
(Adnkronos) - Come tra la terra e il mare, anche tra la fragilità e la forza, tra il bisogno e la risposta, serve un ponte. Aisla, Associazione italiana sclerosi laterale amiotrofica, ha attraversato quel ponte salendo a bordo dell'Amerigo Vespucci, simbolo della Marina Militare e orgoglio del nostro Paese, ormeggiata in questi giorni a Napoli per la tappa del Tour Mediterraneo. Aisla ha scelto di esserci con tutta la sua rete umana e professionale: persone con Sla, familiari, volontari, operatori, insieme agli amici del Terzo settore - Uildm, Famiglie Sma - e ai rappresentanti del Centro clinico Nemo Napoli, presidio voluto proprio dalle associazioni, oggi punto di riferimento nel Mezzogiorno per le malattie neuromuscolari, come segno di una rotta comune nella ricerca di una cura. "Non possiamo più permetterci che parole come cura o inclusione restino concetti astratti. Dobbiamo incarnarle - ha dichiarato Pina Esposito, segretario nazionale e presidente Aisla Salerno-Avellino-Benevento - perché la diagnosi non colpisce mai solo una persona: cambia la vita a un'intera famiglia. La trasforma, spesso all'improvviso, in quella che io stessa definisco una famiglia costretta. Non perché manchi l'amore, ma perché quel ruolo non lo si sceglie: lo si assume. E da soli, quel coraggio non basta".
Al Molo Angioino - informa una nota - si è svolto il panel istituzionale 'Il valore della cura e l'obiettivo dell'inclusione: servizi e progetti a confronto', promosso dal ministro per le Disabilità Alessandra Locatelli (in videomessaggio) e in cui Aisla ha portato un contributo concreto, fondato sull'esperienza viva di chi ogni giorno affronta la sclerosi laterale amiotrofica. E' in questo spirito che Aisla rilancia il valore del 'Progetto di vita', non come formalità amministrativa, ma come una bussola dinamica, costruita insieme alla persona, in grado di connettere sanità e sociale, di ascoltare e anticipare i bisogni. A bordo della Vespucci la delegazione è stata accolta con un momento denso di significato: famiglie, operatori e persone con Sla, unite da una rotta comune, i sono ritrovate sul ponte della nave più bella del mondo, simbolo di formazione, servizio e futuro.
"In Aisla parliamo di presa in cura, non solo di 'presa in carico', perché la cura è prima di tutto presenza - ha sottolineato Adele Ferrara, consigliera nazionale, presidente Aisla Napoli e persona con Sla - E' una rete che non lascia soli, dove équipe multidisciplinari, continuità tra ospedale e territorio, famiglie coinvolte e competenze che si parlano fanno davvero la differenza. Ma, soprattutto, la cura è una questione di tempo. La Sla corre, non aspetta. Ogni giorno perso è una dignità negata. Ogni risposta mancata è un diritto non riconosciuto". Non è un caso, allora, che Aisla scelga proprio questo momento per rilanciare il suo appello al Paese. La tappa di Napoli si inserisce nel percorso verso la Conferenza nazionale dell'associazione, che si terrà a Jesi il 16 e 17 maggio, con un titolo che è già una dichiarazione d'intenti: 'Aisla chiama a raccolta l'Italia della cura'. Un invito esplicito a unire le forze, superare frammentazioni e costruire insieme un nuovo patto per i diritti, l'inclusione e la dignità. Perché solo se il Paese risponde unito, la cura può diventare davvero un bene comune. Il messaggio di Aisla oggi ha tracciato un orizzonte che non riguarda solo chi convive con la Sla, ma che investe l'essenza stessa di un Paese capace di prendersi cura.
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(Adnkronos) - Hanno una bassa diffusione, ma un impatto clinico, sociale ed economico tutt’altro che trascurabile le vasculiti, un gruppo di malattie rare e poco conosciute che colpiscono i vasi sanguigni, causando infiammazione e colpendo vari organi del corpo. Cure e centri di riferimento non sono sufficienti per i pazienti con vasculiti Anca-Associate che negli ultimi 10 anni hanno registrato, in Italia, più di 36 mila ricoveri. Sono alcuni dati del documento ‘Burden clinico ed economico delle vasculiti Anca-associate in Italia: risultati dell’analisi del Registro nazionale Sdo’ - a cura del Centre for Research on Health and Social Care Management (Cergas), SDA Bocconi, Milano - presentato oggi, in previsione della Giornata mondiale delle vasculiti che ricorre domani, nel corso dell’evento ‘Overview di sistema e prospettive terapeutiche per le vasculiti Anca-associate, una patologia rara e invalidante’. L’incontro, momento di confronto tra esperti del settore e rappresentanti istituzionali, per fare luce sulle disparità di accesso alle cure e sui costi sostenuti dal Servizio sanitario nazionale nella gestione di queste patologie, è stato promosso a Roma da Cencora-Pharmalex con il patrocinio di Aiva, Associazione italiana vasculiti Anca Associate; Sir, Società italiana di reumatologia; Istituto superiore di sanità; Vasculitis International e con il contributo non condizionato di Csl Vifor Italia.
Le vasculiti - si legge in una nota - costituiscono un insieme eterogeneo di patologie autoimmuni che possono insorgere a qualsiasi età e che, seppur rare, mostrano un’incidenza in crescita. Si stima che le diverse forme colpiscano ogni anno tra 20 e 40 persone su milione, con variazioni significative a seconda della tipologia specifica.
“Tra le diverse forme, le Anca-associate (Aav) rappresentano un gruppo di malattie rare di interesse prevalentemente reumatologico e nefrologico - spiega Luca Quartuccio, Componente comitato scientifico Aiva Odv e professore associato di Reumatologia, divisione di Reumatologia, Università di Udine - Queste patologie, pur presentando manifestazioni cliniche diverse tra loro, hanno in comune la presenza degli autoanticorpi Anca diretti contro specifici antigeni presenti nei neutrofili, un tipo di globuli bianchi”. Aggiunge Federico Alberici, professore associato e direttore della Uo di Nefrologia, direttore della scuola di Specializzazione in Nefrologia Università degli studi di Brescia, Asst Spedali Civili: “Questa patologia è caratterizzata da un tasso di mortalità approssimativamente 2,3 volte più alto rispetto alla popolazione generale. L'incidenza annuale globale di Aav è stimata tra 1 e 3 casi ogni 100 mila persone, mentre la prevalenza è tra 5 e 42 casi ogni 100 mila persone. La poliedricità della patologia causa ritardi diagnostici: in circa il 60% dei pazienti, il tempo medio che intercorre tra l’esordio dei primi sintomi e la diagnosi finale, è stimato in 6 mesi”. In un contesto così complesso, non solo dal punto di vista diagnostico, è necessaria una gestione multidisciplinare per garantire una presa in carico funzionale alle diverse esigenze che la malattia richiede.
“Come paziente affetto da Aav - afferma Ruben Collet, presidente Associazione Aiva - conosco molto a fondo le problematiche della patologia e mi impegno ogni giorno a sostenere le persone che, come me, ci convivono. Purtroppo, molti pazienti sono costretti ad attendere anni prima di ricevere una diagnosi corretta, con gravi ripercussioni sul decorso della malattia e sulla qualità della vita, sia personale che familiare. I ritardi sono dovuti a scarsa presenza e distribuzione non uniforme dei centri di riferimento sul territorio nazionale. Per questo motivo, lavoriamo costantemente per migliorare l’accesso ai centri specializzati, in particolare nella fase cruciale della diagnosi. Allo stesso tempo, puntiamo a potenziare la formazione dei medici a beneficio di diagnosi più rapide e accurate. L'obiettivo primario è creare una rete di sostegno solida e accessibile, che consenta a tutti di affrontare la malattia con maggiore serenità e consapevolezza”.
Il documento presentato oggi, basato sui dati rilevati dalle Schede di dimissione ospedaliera (Sdo) del ministero della Salute e focalizzato sulle prestazioni di ricovero, evidenzia un significativo impatto in termini di risorse per il Ssn: durante il periodo di osservazione, i pazienti con Gpa (Granulomatosi con poliangioite) hanno avuto in media 6,9 ricoveri ciascuno, mentre quelli con Mpa (Poliangioite microscopica) hanno avuto in media 8,7 ricoveri ciascuno. Inoltre, lo studio mostra un'elevata mortalità intraospedaliera e una notevole mobilità interregionale, indicatore di possibili disparità nell'accesso alle cure. L'alta mobilità interregionale dei pazienti, spesso alla ricerca di cure per Aav in più regioni, è associata a un aumento dei costi di oltre 4 mila euro per ogni singolo paziente.
Questi elementi sottolineano l’urgenza di un maggiore coordinamento dell’assistenza a livello nazionale, attraverso la definizione e attivazione di percorsi dedicati, in grado di garantire equità, continuità e qualità nella presa in carico dei pazienti con Aav. “In qualità di co-coordinatore dell’Intergruppo Parlamentare esprimo vicinanza all’Associazione Aiva, che ho orgogliosamente tenuto a battesimo un anno fa - dichiara il Senatore Orfeo Mazzella, co-coordinatore dell’Intergruppo parlamentare Malattie Rare e Oncoematologiche, presso il Senato della Repubblica - La mia presenza oggi vuole testimoniare il mio impegno politico e di responsabilità nei confronti delle persone affette da malattie rare, come le vasculiti Anca-associate (Aav). Incontri come questo sono per noi fondamentali: ci offrono l’opportunità di ascoltare direttamente i bisogni dei pazienti, analizzare dati oggettivi e, tradurre queste evidenze in azioni concrete a tutela dei pazienti rari. Sono primo firmatario dell’emendamento 1206 che ha l’obiettivo di istituire un’unica procedura di acquisto per i farmaci orfani e che spero avrà effettivo seguito. Con questa proposta possiamo garantire un omogeneo e tempestivo accesso alle cure per pazienti rari, su tutto il territorio”.
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(Adnkronos) - In occasione della Settimana nazionale della celiachia e in prossimità della Giornata mondiale del 16 maggio, arriva nella a Roma Celiakè?!, il primo festival itinerante interamente dedicato all'universo gluten-free. Dal 17 al 18 maggio, il Borgo Boncompagni Ludovisi (via Tiberina 831, ingresso libero) si trasformerà in un villaggio diffuso dove convivranno artigianato gastronomico, informazione scientifica e cultura dell'alimentazione inclusiva. Ideato da Valentina Pagliuso e Josè Luis Lopez Ruggiero di Live Productions, il festival nasce per restituire un'immagine autentica e golosa della cucina senza glutine e offrire al pubblico strumenti per vivere con maggiore consapevolezza e serenità la celiachia, patologia autoimmune che in Italia coinvolge oltre 265.000 diagnosticati e almeno 600.000 persone non ancora consapevoli della propria condizione.
Celiakè?! - riporta una nota - ha ottenuto il patrocinio del Consiglio regionale del Lazio e propone un ricco palinsesto di appuntamenti, tra cui seminari e talk a cura di Aic Lazio, showcooking con chef d'eccellenza come Andrea Palmieri e Alessandro Basciu, oltre a momenti divulgativi con medici, psicologi e nutrizionisti di rilievo nazionale. Tra gli ospiti Carlo Catassi, gastroenterologo pediatra e consulente scientifico dell'Istituto superiore di sanità per il progetto di screening su celiachia e diabete tipo 1; Marco Missaglia, specialista in scienza dell'alimentazione ed endocrinologia sperimentale, membro del comitato scientifico Cedisa dell'Università del Piemonte Orientale; Vincenzo Villanacci, specialista in anatomia patologica gastrointestinale; la scrittrice e divulgatrice Simonetta Mastromauro, e la senatrice Elena Murelli, presidente dell'Intergruppo parlamentare Celiachia, Allergie alimentari e Afms.
Grande attenzione anche alla componente gastronomica: il borgo ospiterà oltre 30 espositori di vario genere tra forni, pasticcerie, laboratori e food truck da tutta Italia, con proposte che spaziano dalla pizza ai dolci, dalla pasta fresca ai panini, fino alle birre artigianali gluten free e ai vini biologici del territorio. Non solo. A Celiakè?! troveranno spazio il miele con degustazioni guidate e l'olio extravergine d'oliva con momenti di avvicinamento all'oro verde a cura di EvoSchool e 6 frantoi da diverse realtà nazionali nell'area Unto Evo Fest. E ancora, prodotti di artigianato e utility e servizi per il celiaco con la presentazione in anteprima nazionale di 'Celiachia Facile AI', il nuovo progetto firmato da Michele Mendola e basato su assistenti virtuali configurati per offrire supporto quotidiano ai celiaci. Tra gastronomia e divulgazione ci sarà spazio anche per lo svago grazie a spettacoli musicali per grandi e piccini e veri e propri momenti di condivisione come i racconti di esperienze personali di diversi influencer e personaggi noti nell'universo gluten free come Valentina Leporati e Lorenzo Guslandi, campione mondiale di pattinaggio inline freestyle e atleta diabetico di tipo 1 e celiaco. Per informazioni sul programma completo: www.celiake.it
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(Adnkronos) - Nel nostro Paese "il 95% delle cure odontoiatriche si fanno nel privato e non sempre le famiglie riescono a sostenere i costi". A rimetterci sono "1 milione e 350 mila bambini che non hanno mai fatto una visita dal dentista". Lo spiega all'Adnkronos Salute Raoul D'Alessio, coordinatore delle presidenze regionali del Sindacato unitario specialistico ortognatodontico italiano (Suso), che sabato 17 maggio parteciperà - all'interno dell Expodental meeting che si apre domani a Rimini - alla tavola rotonda 'Odontoiatria e ortodonzia, tra digitalizzazione e multidisciplinarietà un presente/futuro tra clinica, etica, economia tecnologia dinamica interattiva, intelligenza artificiale', organizzata da Unidi (Unione nazionale industrie dentali italiane) in collaborazione con Suso.
L'accesso alle cure dentali è una questione "rilevante - spiega D'Alessio - perché la prevenzione odontoiatrica ha un impatto sulla salute a 360 gradi. Molti studi, ad esempio, dimostrano ormai che una corretta masticazione sin da piccoli è legata alla possibilità di uno sviluppo ottimale di tutte le potenzialità cognitive dei piccoli. E, sul lungo termine, protegge dal futuro decadimento cognitivo in vecchiaia con elevati vantaggi non solo per la salute, ma anche per la spesa sanitaria".
Da qui la necessità del confronto ampio organizzato a Rimini, con tutti gli attori del comparto odontoiatrico - sottolinea D'Alessio - e che è anche un'iniziativa "molto ambiziosa", che ha obiettivi pratici. "L'intenzione è mettere a punto proposte che siano in grado di migliorare l'accesso alle cure dentali, argomento che, in quanto professionisti del settore, ci coinvolge anche sul piano etico. Le tecnologie avanzate, del resto, sempre più presenti nel nostro settore, così come l'intelligenza artificiale, possono essere di supporto per l'ottimizzazione delle cure e quindi, in un quadro generale, possono incidere anche sulla razionalizzazione della spesa".
"L'odontoiatria italiana - continua D'Alessio - investe da sempre sulla qualità e sulla sicurezza e proprio per questo ha costi non facilmente comprimibili. La quota di cure pubbliche, inoltre, è residuale. Un mix alla base delle rinunce alle cure o dei viaggi della speranza verso Paesi che promettono cure a basso costo, ma che mettono la salute dei pazienti a rischio di danni seri. Il nostro obiettivo è cercare strategie, insieme alle istituzioni, per migliorare l'accesso". Per questo "il fatto di aver riunito intorno a un tavolo, per la prima volta, tutti gli attori del settore fa ben sperare in una collaborazione in grado di portare risultati utili ad ampio raggio".
"Le cure odontoiatriche appropriate sin dall'infanzia - rimarca lo specialista - sono il primo passo per la prevenzione di problemi dentari negli anziani che possono essere molto dispendiosi. E incidono anche sulla prevenzione di malattie degenerative, come indicano le evidenze scientifiche. L'odontoiatria, quindi, sul piano della sanità è un investimento importate, dal punto di vista clinico, ma anche da quello etico".
Alla tavola rotonda di sabato parteciperanno i diversi attori del comparto odontoiatrico, tra i quali Cao nazionale, Cnel, Andi, Aio, Suso, società scientifiche, aziende, consumatori.
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(Adnkronos) - “Questa seconda giornata che abbiamo dedicato al tema della prevenzione e mitigazione del rischio idrogeologico nasce dalla consapevolezza che la cura del territorio è una priorità strategica per il nostro paese. Il sistema accademico e le istituzioni devono individuare le nuove tecnologie per il monitoraggio del territorio, in modo da agire in maniera preventiva sugli eventi distruttivi. La governance e le procedure di contrasto devono essere una priorità. Per gli interventi negli ultimi anni sono statati stanziati oltre 20 miliardi di euro. Una parte consistente di questa somma è stata finanziata negli ultimi anni ed ha riguardato, in particolare, frane e alluvioni. Tuttavia, molte regioni si trovano ancora in allarme permanente come ad esempio in Emilia Romagna, Piemonte ed Ischia. L’evento di oggi mira ad approfondire in particolare alcuni punti. Come detto, la governance che necessita di un maggiore coordinamento nelle emergenze; la necessità di aggiornare le modalità di monitoraggio in modo da testarne l’efficacia, riducendo le disomogeneità; la riduzione della complessità burocratica e dei tempi di realizzazione delle opere di controllo e autorizzazione. Siamo grati a tutti coloro che oggi hanno voluto mettere le loro competenze a disposizione di questa giornata di approfondimento”. A dirlo oggi Angelo Domenico Perrini, presidente del Cni, intervenendo alla seconda giornata nazionale per la prevenzione e la mitigazione del rischio idrogeologico, l’evento organizzato dal Consiglio nazionale degli ingegneri, dal Consiglio nazionale dei geologi e da Fondazione Inarcassa.
“La questione di fondo - ha spiegato il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin - è guardare il rischio idrogeologico del nostro Paese con tutte le evidenze di cui disponiamo oggi. Bisogna fare bene le cose e spendere in funzione delle necessità. I cambiamenti climatici non sono messi in discussione. Abbiamo dovuto applicare criteri diversi per le diverse zone di Italia. Purtroppo l’Italia ha il triste primato dell’intensificarsi di situazioni estreme. 400 litri di acqua a Catania in poche ore è un esempio di questi fenomeni di eccezionalità che stanno diventando troppo frequenti. Questo ci ha portato a prevedere molti investimenti sugli interventi. L’UE ha stimato in 500 miliardi l’impegno dei 27 paesi negli ultimi decenni”. Il Ministro ha poi così concluso: “La serietà, l’interesse dell’ordinamento professionale degli ingegneri e dei geologi ci devono aiutare ad essere un po’ più semplici e chiari nel fare il nostro lavoro”. Ai saluti del Ministro sono seguiti quelli di Pino Bicchielli, Presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sul rischio idrogeologico e sismico, che ha sottolineato come molti componenti della Commissione abbiano partecipato all’evento di oggi per raccogliere elementi utili sul tema.
“Entrando nel merito di questa giornata - ha dichiarato Arcangelo Francesco Violo, presidente del Cng - è evidente che iniziative come questa mettono in risalto la peculiarità geomorfologica del nostro Paese. Parlando con il ministro Pichetto Fratin, in merito al problema del rischio idrogeologico, abbiamo condiviso poi che in Italia, molto spesso, le difficoltà che si registrano sono più organizzative che finanziarie. I finanziamenti ci sono ma molto spesso non vengono distribuiti adeguatamente. Questo accade anche a causa del problema della frammentazione delle competenze, che produce disordini nelle attività di coordinamento fra i maggiori attori istituzionali competenti”.
“Tra le criticità riscontrate - ha continuato Violo - c’è anche la poca considerazione del rischio residuo in riferimento ad alcune parti della progettazione, oltre che in relazione alle attività ante e post operam, dove necessita l’applicazione di nuove tecnologie, capaci di formulare una visione di insieme sulle pericolosità. Occorre far leva sulla promozione di aggiornamenti sostanziali, soprattutto in relazione alla normativa tecnica. Il DPR 380/2001, ad esempio, è un testo ormai non adeguato ai tempi attuali e l’aggiornamento della nuova disciplina – ha concluso Violo – deve colmare importanti lacune di tipo tecnico, per stabilire linee guida salde, da trasmettere agli Enti preposti, rendendo anche più facile la ricezione delle informazioni poi trasmesse ai cittadini. Auspico che questa giornata, di anno in anno, possa contribuire ad accrescere l’attenzione sul tema, fornendo una visione di continuità, proiettata verso la risoluzione di ogni problematica”.
“Giornate come quella di oggi - ha detto Andrea De Maio, presidente di Fondazione Inarcassa - rappresentano un'occasione fondamentale per richiamare l’attenzione del Legislatore sulla necessità di investire con decisione in politiche di prevenzione, attraverso piani e finanziamenti adeguati e mirati . Il dissesto idrogeologico, tra le principali emergenze ambientali e sociali che l’Italia si trova ad affrontare, richiede una visione strategica di lungo periodo, una solida capacità di coordinamento e un impegno collettivo costante che coinvolga istituzioni, comunità locali e cittadini. E' essenziale tracciare una road map chiara che preveda diversi punti: investimenti in studi e ricerche per mappare le aree vulnerabili e identificare i fattori di rischio, implementare le politiche di pianificazione territoriale che integrino il rischio idrogeologico nelle scelte di sviluppo urbano e rurale, prevedere un deciso incremento degli investimenti in infrastrutture di protezione e programmi di sensibilizzazione e formazione rivolti alle comunità locali. Un approccio coordinato tra i diversi livelli di governo e le istituzioni, è poi fondamentale per garantire una gestione integrata delle risorse e delle competenze. Solo attraverso un’azione sinergica tra istituzioni, società civile e professionisti tecnici sarà possibile costruire un futuro più sicuro e resiliente per tutti”.
Per Guido Castelli, Commissario straordinario alla ricostruzione delle aree colpite dal terremoto Centro Italia, che ha detto: “Le ricostruzioni devono tenere conto degli effetti che derivano dall’essere un Paese a rischio sismico e climatico. Dal 2020 abbiamo lavorato su due fronti: da un lato la mappatura delle faglie attive e capaci, dall’altro l’aggiornamento delle aree di maggiore pericolosità. L’Italia ha delle caratteristiche che ci distinguono dagli altri paesi: abbiamo 678 mila frane attive. È quindi fondamentale la digitalizzazione di tutti gli archivi e delle informazioni geologiche, per rendere più efficiente la prevenzione e più sicura la ricostruzione”.
Luigi Ferrara, capo dipartimento di Casa Italia ha dichiarato: “Uno dei problemi principali in Italia nella gestione del dissesto idrogeologico è la frammentazione delle competenze tra i numerosi enti coinvolti, con conseguente dispersione di risorse. Una delle priorità, quindi, è l’omogeneizzazione dei dati e dei criteri di intervento: le banche dati devono essere uniformi, integrate e facilmente accessibili. In questo contesto, il contributo dei professionisti è fondamentale: grazie alle loro competenze tecniche, essi rivestono un ruolo chiave nell'attuazione efficace dei progetti”.
Negli ultimi 4 anni resi disponibili 10 miliardi di euro per opere di difesa del suolo e interventi d’emergenza. Non c’è un problema di risorse finanziarie, ma di rafforzamento della governance degli interventi. Per gli interventi di prevenzione e mitigazione del rischio idrogeologico nel Paese sono stati stanziati e resi disponibili 20,1 miliardi di euro negli ultimi 25 anni, per un totale di 25.795 interventi (ammessi a finanziamento ma non sempre realizzati) distribuiti sul territorio nazionale. Una parte molto consistente dei finanziamenti è stata stanziata negli ultimi anni. E' quanto si legge nella Nota curata dal Centro Studi del Cni e del Centro Studi del Cng.
Nel periodo 2020-2024 lo Stato ha reso disponibili per il contrasto al dissesto idrogeologico 10 miliardi di euro sulla base di quanto emerge dalla Piattaforma Rendis gestita da Ispra. Questo a fronte di una spesa per riparare i danni che dal 2012 al 2023 è praticamente triplicata raggiungendo 3,3 miliardi l’anno. Tale valore è destinato, purtroppo, a salire ulteriormente. Trattandosi di opere spesso pluriennali, il tasso di realizzazione può essere valutato solo per gli interventi realizzati più indietro nel tempo. Se infatti si considerano gli stanziamenti che vanno dal 1999 al 2011, nel complesso l’ammontare di investimenti riguardanti le opere concluse supera il 70% di quanto stanziato. Se si guarda agli anni più recenti, ovviamente, il tasso di completamento è molto più basso, in quanto occorre dare il tempo che la progettazione si concluda e che le opere vengano realizzate.
In linea generale il tasso di realizzazione appare apprezzabile ma non privo delle ben note criticità che riguardano tutte le opere pubbliche, ovvero tempi lunghi di 'attraversamento' necessari ad autorizzazioni e controlli delle Amministrazioni preposte e periodi di progettazione che, il più delle volte, risultano più lunghi del periodo necessario per avviare e chiudere il cantiere. La parte più consistente degli investimenti stanziati dallo Stato è destinata alle regioni con gli indici di pericolosità più elevati: il 9% risulta assegnato alla Calabria, il 7,9% alla Sicilia, il 7,9% al Veneto, l’8,3% alla Lombardia, il 6,5% all’Emilia-Romagna ed il 6,3% alla Toscana.
La maggiore quota di finanziamenti per interventi di mitigazione e prevenzione del rischio idrogeologico proviene attualmente dal ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, che contribuisce, infatti, per ben il 48% degli stanziamenti programmati negli ultimi 25 anni, seguito dal ministero dell’Interno (31,1%) e poi dal dipartimento della Protezione Civile (15,2%). Quote minori, ma comunque consistenti, provengono dal Ministero per l’Agricoltura, dalle Regioni e dal Dipartimento Casa Italia. Gli eventi per i quali finora si è maggiormente intervenuti con finanziamenti pubblici hanno riguardato le frane (31,2%) e le alluvioni (28,7%), anche se il 33% si è sostanziato in interventi misti di mitigazione, prevenzione e riparazione da danni.
Ciò che sembra emergere dai dati disponibili è che in Italia non vi sia un sostanziale problema di carenza di risorse per interventi attraverso cui affrontare i fenomeni di dissesto idrogeologico. Solo negli ultimi 4 anni è stata reperita una dotazione di quasi 10 miliardi di euro e nel corso degli ultimi 25 anni sono stati programmati quasi 26.000 interventi. Rispetto ad alcuni anni fa, infatti, le difficoltà registrate in merito all’attuazione degli interventi sono più organizzative che finanziarie: spesso le risorse ci sono, non vengono spese interamente e realizzate in tempi lunghi perché non collegate a progetti cantierabili, basate su ipotesi progettuali che poi vengono disattese sia per cambi di indirizzo politico che per difficoltà autorizzative.
I ritardi nella realizzazione delle opere sono quelli che accomunano tutto il sistema delle opere pubbliche italiane, ritardi generati più da complessità di tipo burocratico che da questioni legate eminentemente alla progettazione e, forse, ancor meno alla realizzazione dei lavori. Dato l’ampio sistema di monitoraggio e di studio dei fenomeni legati al dissesto idrogeologico è possibile affermare 2 che il livello di attenzione al problema nel nostro Paese è elevato. Ciò nonostante il Paese sembra ormai caratterizzarsi per una allerta permanente. E’ sufficiente citare alcuni eventi molto recenti: dal 2022 si contano almeno 3 eventi alluvionali gravi che hanno coinvolto le Marche, 6 eventi alluvionali con danni ingenti che hanno coinvolto ampi territori dell’Emilia-Romagna, un evento grave in vaste aree del Piemonte ad aprile 2025 oltre all’alluvione distruttiva di Ischia nel 2022. Questo solo per citare i fatti più impressivi e forse tristemente noti. Per andare più alla radice del problema occorrerebbe, considerare due elementi: la presenza nel nostro Paese di un sistema di governance delle risorse e degli interventi che pur realizzato da enti competenti richiederebbe un maggiore coordinamento; - la necessità di aggiornare le modalità e gli strumenti di programmazione degli interventi anche avvalendosi dei più recenti apparati di monitoraggio e di telerilevamento estremamente efficaci e che consentirebbero di aggiornare di continuo e migliorare le modalità di intervento puntuale sul territorio non tanto e non solo in casi di emergenza (quando l’evento dannoso si sta verificando o si è già verificato) ma anche in via preventiva.
Le risorse per gli interventi finalizzati ad affrontare l’emergenza o a realizzare opere di difesa del suolo sono gestite da almeno 6 grandi attori, quali il ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, il ministero dell’Interno, il dipartimento per la Protezione Civile, con quote molto consistenti, seguiti poi dal ministero per l’Agricoltura, dal Dipartimento Casa Italia e dalle Regioni e Province autonome. Se si eccettua il dipartimento per la Protezione civile, che interviene in via esclusiva nella fase di emergenza, negli altri casi il rischio potrebbe essere quello della dispersione in termini di individuazione delle priorità e delle linee di intervento. Alla molteplicità dei soggetti di vertice che possono stanziare risorse per intervenire in determinate situazioni, talvolta corrisponde la difficoltà delle Amministrazioni locali nel rendere operativi i singoli interventi.
In generale risulta fondamentale avere sempre come riferimento l’unità fisiografica, la poca efficacia degli interventi del passato è spesso dovuta ad una visione 'puntuale' che non fa altro che spostare la pericolosità in un’altra zona; va sempre tenuto in considerazione l’equilibrio del bacino idrografico per quanto riguarda le alluvioni e l’ambito territoriale/geomorfologico significativo per il rischio frane. Tale concetto vale anche per gli interventi di contrasto all’erosione costiera. Non esiste quindi un’unica soluzione ma un ventaglio di soluzioni che includono sia interventi strutturali che non strutturali. Nello specifico andranno effettuate azioni di adattamento agli eventi metereologici estremi sempre più frequenti. Sarà dunque necessario attuare un piano pluriennale che preveda sempre di più l’impiego di risorse dedicate alla progettazione e realizzazione di interventi di tipo strutturale cioè opere di sistemazione idraulica e geomorfologica, utile ad evitare che i fenomeni si riattivino, si verifichino o comunque utili a mitigarne gli effetti. Tuttavia queste tipologie di interventi anche se utili e necessarie, da sole non possono consentire la soluzione di tutte le criticità presenti sul territorio.
Vi è quindi un ulteriore aspetto che riguarda la necessità di aggiornare e di rendere omogenei tra loro i principali strumenti a supporto della programmazione, progettazione e monitoraggio dei territori a rischio: I Piani di assetto idrogeologico (Pai) redatti dalle ex Autorità di Bacino rappresentano degli strumenti di pianificazione di eccellenza a livello europeo. L’evoluzione continua e le dinamiche geomorfologiche del territorio, anche in relazione ai cambiamenti climatici, non ci consentono però pause su questo tema. Molti Pai necessitano di un aggiornamento che, al contrario di quanto avvenuto in passato, dovrebbe avvenire attraverso una metodologia omogenea. In diversi casi inoltre non hanno coperto l’intero territorio. Essendo gli stessi Pai un riferimento per la pianificazione territoriale, per la programmazione degli interventi strutturali e per la pianificazione di emergenza, aggiornarli è una necessità imprescindibile. Occorrerebbe inoltre procedere alla redazione dei Piani di gestione delle frane prevedendo le necessarie risorse economiche.
Occorre completare la Cartografia Geologica d’Italia attraverso il progetto Carg, coordinato dall’Ispra. Il progetto prevede il finanziamento, attualmente parziale, per la produzione della cartografia geologica e geotematica del territorio nazionale, al fine di consentire la conoscenza fisica e geologica del territorio e del suo sottosuolo, tale conoscenza ne garantisce la cura e la tutela, oltre che aiutare nella prevenzione dei rischi geologici. Va adeguata la Pianificazione urbanistica comunale. Occorre incentivare i Comuni a recepire la Pianificazione di Bacino nei propri strumenti urbanistici. Questo consentirebbe di impedire le costruzioni nelle aree pericolose e di attuare uno sviluppo territoriale compatibile e sostenibile con l’assetto geologico del territorio, attraverso strumenti quali la rigenerazione urbana e la delocalizzazione nei casi più problematici.
Occorre inoltre procedere alla redazione ed attuazione dei Piani di Protezione Civile, quale supporto operativo fondamentale per la gestione delle emergenze al fine di ridurre il danno, in caso di eventi, soprattutto in termini di salvaguardia della vita umana. Molti Comuni li hanno redatti, ma non vengono adeguatamente aggiornati con la ciclicità necessaria per mancanza di fondi dedicati: in riferimento a quanto previsto dalle linee guida per la redazione degli stessi, emanate nel 2021, e la competenza che hanno le Regioni di emanare specifiche linee guida, si segnala che per gli adempimenti dei Comuni, compreso il caricamento nel portale Mase, non sembrerebbe ad oggi essere prevista una norma 'perentoria' che ne imponga l’adozione per le amministrazioni locali.
Su questo versante sarebbe opportuno che 'il modello di intervento', che rappresenta il 'fulcro' dei piani, sia sottoposto a verifica/validazione da soggetti terzi. Infine sarebbe utile perfezionare il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici (Pnacc) approvato con Decreto Mase n. 434 del 21/12/2023. Il Governo ha finalmente approvato tale Piano, commissionato nel 2016 dalla Direzione generale del Clima ed Energia dell’allora ministero dell’Ambiente e oggetto di numerose revisioni, che si configura come uno strumento fondamentale di indirizzo per le istituzioni a tutti i livelli di governo del territorio, ai fini dell’integrazione della tematica dell’adattamento negli strumenti di programmazione e pianificazione settoriale. Le azioni previste dal Pnacc dovrebbero però meglio identificare le priorità, definendo i criteri per i piani regionali e locali e determinando le risorse finanziarie destinate. Tutto ciò consentirebbe di raggiungere gli obiettivi primari del Pnacc, mettendo in campo azioni di adattamento e riducendo le cause del cambiamento climatico.
(Adnkronos) - Federasma e allergie Odv esprime in una nota "preoccupazione per la nuova disposizione di Enac che amplia la possibilità di accesso degli animali domestici nelle cabine degli aerei. Pur comprendendo le ragioni legate al benessere degli animali e dei loro proprietari - osserva l'associazione - il provvedimento appare sbilanciato e non tiene adeguatamente conto delle esigenze di milioni di persone affette da allergie respiratorie e asma".
"Non si tratta di essere contrari agli animali, che fanno parte delle nostre vite e del nostro affetto quotidiano - dichiara Mario Picozza, presidente di Federasma e allergie - Ma quando si adottano decisioni che incidono su spazi condivisi, come gli aerei e in generale i mezzi di trasporto pubblico, è fondamentale considerare anche il diritto alla salute e alla sicurezza delle persone con fragilità respiratorie. La salute pubblica deve restare un criterio guida in scelte di questo tipo".
Federasma e allergie invita l'Ente nazionale per l'aviazione civile a "un confronto costruttivo con le realtà del mondo sanitario e associativo per trovare soluzioni inclusive, che non mettano a rischio la salute di nessuno".
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(Adnkronos) - Banchi del governo sold out alla Camera per il premier time con Giorgia Meloni. Spicca, però, in avvio di seduta l'assenza dei vice Antonio Tajani e Matteo Salvini. Al fianco di Giorgia Meloni siedono così i ministri Luca Ciriani e Giancarlo Giorgetti. Presenti poi tutti i ministri e una folta rappresentanza di sottosegretari.
"E' mia intenzione istituire a Palazzo Chigi un gruppo di lavoro per affrontare" la questione del disagio giovanile, annuncia la premier Giorgia Meloni, nel corso del question time alla Camera. Si tratta di un "tema che mi sta a cuore, il governo è impegnato contro il disagio".
"Vorrei coinvolgere in questa iniziativa soprattutto chi vive in mezzo a questi ragazzi e voglio chiedere a tutti i partiti di aiutarmi in questo, di condividere le loro idee, le loro proposte su quali siano i profili più adatti ad affrontare questa materia. Non so dire, sinceramente, dove può portarci un'iniziativa di questo tipo, ma so per certo che non è tempo perso", ha proseguito la presidente del Consiglio rispondendo all'interrogazione di Fratelli d'Italia.
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