
Condannato a 14 anni e 9 mesi. Così ha deciso la Corte d’Assise d’Appello di Torino per Mario Roggero, il gioielliere di Grinzane Cavour che nell’aprile 2021 a seguito della rapina subita nel suo negozio uccise due rapinatori e ne ferì un terzo. In primo grado il gioielliere era stato condannato dal tribunale di Asti a 17 anni e la procura generale di Torino nell’udienza del 12 novembre scorso aveva chiesto la conferma della pena.
“E' prematuro un commento, aspettiamo di leggere le motivazioni della sentenza, poi faremo ricorso in Cassazione", le parole di Stefano Marcolini, legale di Mario Roggero, commentando la sentenza.
“Ho agito per legittima difesa, se lui non mi puntava la pistola non sparavo, volevo solo salvare mia moglie, ho solo voluto proteggere la mia famiglia, per la terza volta mi ha puntato l’arma in faccia, ero terrorizzato, ho esploso il colpo per salvarmi la vita, non avevo intenzione di uccidere ma non volevo essere ucciso, ho agito per legittima difesa”, aveva spiegato Roggero nelle dichiarazioni spontanee al processo d’appello. In 16 pagine, il gioielliere aveva ripercorso la rapina subita nel 2015, i furti in casa tra il 2014 e il 2015 spiegando che “la nostra vita è stata rovinata moralmente, fisicamente, psicologicamente da quell’episodio”.
“Sono un uomo di quasi 72 anni, provengo da una famiglia molto modesta, di agricoltori e operai che sudavano il salario senza cercare scorciatoie come ahimè altre persone hanno fatto e fanno”, l'inizio delle dichiarazioni durate 27 minuti, interrompendosi una sola volta per bere un po' d’acqua.
“Sono stato letteralmente massacrato di botte, mia figlia è stata picchiata e minacciata di morte e mi hanno portato via 270 mila euro di merce”, sottolineava e osservava “da allora la nostra vita non è stata più la stessa, continuiamo a vivere in uno stato di paura costante, di profondo turbamento, ogni sconosciuto che si avvicina al negozio ci riporta a quei momenti di terrore e quando si vive nel terrore non si ragiona”, proseguiva raccontando, poi, i diversi furti subiti in pochi mesi a casa tra il 2014 e il 2015 chiedendosi “come è possibile vivere in un clima di terrore a seguito dei traumi indelebili subiti da me e dalla mia famiglia”.
Quindi, Roggero è arrivato alla rapina dell’aprile 2021: “Dopo mille difficoltà economiche e circa due anni di chiusura per l’emergenza Covid eravamo riusciti a riaprire il negozio e quando i rapinatori, entrati in negozio, hanno minacciato mia figlia e mia moglie mentre io ero dietro in laboratorio, immaginate il terrore, la disperazione e memore della rapina di sei anni prima ho pensato ‘Cristo, di nuovo”, e ha poi aggiunto: “Gravissime inesattezze sono state dette e scritte nei miei confronti e determinato la mia condanna in prima grado, a 17 anni di carcere, praticamente l’ergastolo per una persona di quasi 72 anni e questo solo per aver difeso la mia famiglia e me stesso”.
Raccontando l’accaduto, Roggero ha proseguito: “nella colluttazione i rapinatori hanno perso la mascherina mostrando i loro volti e questo mi ha spaventato ulteriormente perché erano diventati riconoscibili". E ancora: “Mazzarino mi ha puntato la pistola urlando ‘Ti sparo, ti ammazzo’ mentre Spinelli, secondo il suo racconto "si è fatto riconsegnare la pistola e me l'ha puntata in fronte dicendo che avrebbe sparato se non consegnavo la merce e ha subito cominciando a fare il conto alla rovescia".
A quel punto Roggero ha riferito di essersi ricordato di avere nel cassetto sotto la cassa una pistola. "Erano attimi concitati - ha detto - e ho temuto che avessero preso mia moglie, dai video che poi ci hanno fatto vedere mi contestano che si vede mia moglie passarmi accanto. Io non ricordo di averla vista. Durante momenti di profondo terrore il cervello può anche non registrare".
"Arrivato vicino all'auto sparo un colpo sulla portiera allo scopo di spaventarli, temendo che dentro l'auto potesse esserci anche mia moglie, mai avrei sparato ad altezza d'uomo - ha proseguito Roggero, continuando - Spinelli mi punta l'arma in faccia, ero terrorizzato, ho esploso il colpo per salvarmi la vita, pensavo che ci fossimo sparati contemporaneamente, non riuscivo a capire se avesse sparato anche lui. Senza alcuna intenzione di uccidere ma solo per non essere ucciso, lo colpisco sopra la natica destra. Poi esplodo un altro colpo nei confronti di Mazzarino, colpendolo più o meno nello stesso punto, ma nella concitazione lui si muove, si accovaccia, e il proiettile finisce sopra la spalla destra. Quanto all'ultimo rapinatore pensavo che anche lui fosse armato", ha concluso invocando ancora una volta, come in primo grado la legittima difesa.

Robbie Williams, Andrea Bocelli e i Village People: è questa la lineup di artisti internazionali che accompagnerà il sorteggio della fase a gironi dei Mondiali di calcio 2026, in programma venerdì 5 dicembre alle 18 ora italiana al Kennedy Center di Washington DC. L’evento, condotto da Heidi Klum, dal comico Kevin Hart e dall’attore Danny Ramirez, avrà un ospite speciale: il presidente statunitense Donald Trump, da tempo in ottimi rapporti con il numero uno della Fifa Gianni Infantino e indicato come probabile vincitore del primo "Fifa Peace Prize", premio che dovrebbe essergli consegnato durante la cerimonia.
Mondiali 2026, le star al sorteggio
I Village People chiuderanno la serata con la celebre Ymca, canzone diventata negli ultimi anni un inno non ufficiale dei sostenitori di Trump e dei raduni del movimento Maga. Il presidente stesso ne ha contribuito alla popolarità con la sua caratteristica performance, un ballo in cui muove solo le braccia a ritmo. Anche Andrea Bocelli è da tempo vicino al tycoon: lo scorso ottobre si è esibito nello Studio Ovale alla Casa Bianca, cantando 'Con te partirò' per Trump e il suo staff. Robbie Williams, nominato "ambasciatore musicale Fifa" lo scorso gennaio e già coautore insieme a Laura Pausini dell’inno ufficiale del Mondiale per club 2025 (Desire), si esibirà invece in un duetto con Nicole Scherzinger.
Sorteggio Mondiali, un premio a Trump
Durante l’evento, la Fifa presenterà il nuovo "Peace Prize – Football Unites the World", riconoscimento che molti ritengono destinato proprio a Trump, convinto di aver "risolto" sette conflitti internazionali e di meritare il Nobel per la pace. Il presidente, a febbraio, ha inoltre assunto la guida del John F. Kennedy Center for the Performing Arts, sostituendo la presidente Deborah Rutter e rafforzando la sua influenza sull’istituzione che ospiterà il sorteggio. Il Mondiale 2026 – il primo ampliato a 48 squadre e 104 partite – si disputerà dall’11 giugno al 19 luglio negli Stati Uniti, in Canada e in Messico, coinvolgendo 16 città nordamericane. Nel sorteggio verrà definito anche il girone della squadra che uscirà dai playoff dell'Italia: gli Azzurri, in quarta fascia, dovranno superare a marzo la semifinale con l’Irlanda del Nord e, in caso di successo, la finale contro una tra Galles e Bosnia-Erzegovina.

L'Atalanta conquista i quarti di finale della Coppa Italia battendo a Bergamo il Genoa 4-0. Oggi, mercoledì 3 dicembre, a decidere sono stati i gol di Djimsiti nel primo tempo e di De Roon, Pasalic e Ahanor nella ripresa. Nel prossimo turno la Dea ospiterà in casa la Juventus, già qualificata dopo la vittoria contro l'Udinese.
Il match si sblocca al 19' con la rete di Djimsiti su assist di Zalewski. L'Atalanta sfiora il raddoppio con il palo colpito su punizione da Maldini al 30'. L'ex attaccante del Milan è protagonista poco dopo con un tiro che termina fuori di poco. Al 36' uno degli episodi chiave della partita, con il Genoa che resta in 10 per l'espulsione di Fini.
Il raddoppio arriva in avvio di secondo tempo: al 54' segna de Roon su assist di Maldini, grande protagonista del match. L'Atalanta controlla il gioco e ferma ogni possibile iniziativa dei ragazzi di De Rossi. All'82' arriva il tris di Pasalic, servito da Scamacca.
Il Genoa prova a reagire con una conclusione di Onana, stoppata dalla difesa bergamasca, e poco dopo è Scamacca a sfiorare il poker, esaltando i riflessi di Siegrist, mentre Maldini calcia alto da ottima posizione. Il gol, in ogni caso, è solo rimandato e arriva al 92' con Ahanor. Finisce 3-0 alla New Balance Arena.

Angelina Mango torna live. Dopo l'uscita a sorpresa, lo scorso 16 ottobre, dell'album ‘caramé’, la cantautrice ha annunciato oggi, mercoledì 3 dicembre, un nuovo tour teatrale intitolato ‘Nina canta nei teatri’, in partenza il prossimo 2 marzo da Napoli. Sono dieci le tappe previste al momento che porteranno l'artista nelle principali città italiane: Roma, Catania, Palermo, Bari, Torino, Bologna, Fermo, Firenze e Milano.
Un live senza filtri, suonato, quasi un invito per gli spettatori a raggiungere Angelina in studio, con i suoi musicisti e assistere al processo creativo che ha dato vita alle canzoni della sua carriera, con al centro il suo ultimo lavoro. Le tracce di caramé raccontano infatti i suoi ultimi 12 mesi, i suoi pensieri, la sua vita e le riflessioni, anche le più personali e intime.
Un ritorno importante quello di Angelina Mango e che i fan stavano aspettando da tanto tempo. Il tour infatti arriva a distanza di un anno dalla pausa dai riflettori. Dopo la vittoria di Sanremo 2024 e la partecipazione all'Eurovision con 'La noia', Angelina Mango aveva sospeso il suo tour nell'ottobre 2024 per una laringite.Poi però aveva capito di aver bisogno di una pausa più lunga e si è presa del tempo per sé. Da allora anche la sua presenza sui social si è diradata e si è fatta meno patinata.
Lo scorso gennaio aveva pubblicato un selfie e una lettera in cui spiegava che stava trovando giovamento da questa distanza dalla vita online: "In questo periodo in cui 'esisto' un po' di meno pubblicamente mi sono accorta che esisto davvero, anche nella realtà. Sono viva, ed è una bella scoperta".

L’Italia del tennis e non solo ha reso omaggio a Nicola Pietrangeli, scomparso lunedì 1 dicembre all’età di 92 anni. Il ‘teatro’ del tributo, intenso e profondo, è stato proprio su un campo da tennis, sulla terra rossa, nello stadio a lui intitolato al Foro Italico. Fin dalle prime ore del mattino, la camera ardente si è riempita di persone, campioni, dirigenti e semplici appassionati che hanno voluto rendere omaggio alla leggenda del tennis italiano. Accanto al feretro il trofeo a cui forse teneva di più la Coppa Davis vinta da capitano nel 1976, sullo sfondo un maxi schermo con le sue immagini e due racchette, una di oggi e una di legno, l’unione di mondi e di generazioni che si sono riconosciute nell’esempio e nei valori del primo italiano campione Slam, del capitano della prima Coppa Davis nella nostra storia.
Al lato il gonfalone della Lazio e del Circolo Canottieri Roma, di cui è stato presidente. Sullo sfondo, su un maxischermo le immagini dei suoi grandi successi, del suo sconfinato talento sulle note di Charles Aznavour. Commossa la famiglia con il figlio Marco che ha sottolineato come si è svolto “tutto come voleva lui". Mentre l’altro figlio Filippo ha sottolineato come “quello che ho visto in questi giorni non me l'aspettavo, è stata un'esplosione di affetto".
La commemorazione a mezzogiorno è iniziata con la lettura di Roberto Ciufoli, che ha scelto un estratto dal libro "Se piove rimandiamo", in cui Pietrangeli scherzava sul proprio funerale e sul desiderio di celebrarlo proprio in quel campo. La commemorazione si è poi chiusa sulle note di My Way di Frank Sinatra, la canzone scelta da Pietrangeli per il suo ultimo saluto. Un finale elegante e in linea con il suo stile, con il Foro Italico che lo ha accompagnato con un lungo applauso.
Poi il feretro è stato spostato per il funerale in forma privata presso la Chiesa di Santa Maria della Gran Madre di Dio a Ponte Milvio, dove è arrivato anche il principe Alberto di Monaco, diventato molto amico del campione che aveva cominciato a frequentare i campi di tennis del Principato nel 1955, molto prima della sua nascita, frequentando il padre di Alberto, Ranieri III. “Lo conoscevo da tanti anni. Era un uomo splendido. Ci tenevo a essere qui, sono molto emozionato”, le parole del principe Alberto di Monaco al suo arrivo in Chiesa. “Era sempre presente nei miei momenti più importanti della mia vita”, ha aggiunto entrando nella chiesa”.
Durante la funzione, è stata molto toccante e divertente al tempo stesso la predica di Don Renzo Del Vecchio. “Amava avere l’ultima parola e finalmente potrà dirla al Signore”, ha detto Don Renzo. “Non ho conosciuto Nicola, ne ho sentito parlare in questi giorni ma ho pensato più all’uomo più che al personaggio, nel senso positivo del termine. Ho pensato all’uomo nel momento in cui rimaneva da solo e ho immaginato di stare con lui nei momenti di grande paura e solitudine, consolandolo laddove ce ne fosse bisogno”. Parlando dell’ironia di Pietrangeli l’ha definita come una qualità “delle persone intelligenti”.
E poi ancora: “Immagino Nicola che potrà incontrare il più grande di tutti e magari troverà qualche difetto anche a Gesù Cristo”. Durante la funzione anche un intervento di Giovanni Malagò: “Sono andato sabato pomeriggio a trovarlo, ho deciso all’ultimo momento perché si avvinava l’ora più buia. Mi ha detto ‘per me resterai sempre Giovannino’”.
Prima aveva parlato anche l’attuale presidente del Coni, Luciano Buonfiglio, che ha definito il suo addio come la fine di una storia che però "non muore mai", ricordando la capacità di Pietrangeli di unire esperienza, ironia e umanità. Tanti i personaggi che si sono susseguiti nell’omaggiare un campione e un uomo. Tra questi anche l'ex presidente del Coni Gianni Petrucci, che anni fa volle intitolargli il campo del Foro Italico: "Aver dato il suo nome a questo stadio è per me un vanto. Era un vero signore, non parlava mai male di nessuno". Commosso anche il ricordo più atteso, quello del presidente della Federtennis Angelo Binaghi, che ha definito Pietrangeli "una persona unica e irripetibile", simbolo stesso del tennis italiano.
"Oggi è il giorno più triste. L'ho conosciuto nel momento più buio del tennis italiano ed è curioso che se ne sia andato in punta di piedi dopo i due mesi più straordinari del tennis italiano. Nicola è stato il tennis italiano. Ci ha dato la credibilità, la protezione, la sicurezza necessaria per mettere in pratica le cose che volevamo fare. Le cose si sono riassettate e ci ha dato il coraggio di poter vincere in questo bellissimo e maledetto sport. Oggi in Italia nel tennis siamo tutti figli di Nicola". Intenso anche il messaggio di Filippo Volandri, capitano della squadra di Davis, che ha voluto sottolineare l'eredità sportiva e culturale lasciata da Pietrangeli: "Ci ha insegnato ad amare la Davis, ci ha insegnato il valore della maglia azzurra. Tutto è iniziato dalla sua gestione". Mentre il ministro per lo Sport e i giovani Andrea Abodi, giunto al Foro Italico insieme ad Adriano Panatta, Tonino Zugarelli e tanti ex campioni, ha parlato di una "giornata di dolce tristezza, che è l'essenza di ciò che è stato Nicola. Ha sempre preso la vita di petto".
Toccanti anche le parole di Fabio Fognini. “Con Nik ho avuto un bellissimo rapporto, è colui che ha aperto le vie al nostro bellissimo sport, ne ha fatto parlare, è doveroso essere qui oggi a salutarlo in questo giorno triste per lo sport italiano, ci mancherà il suo stile giocoso, e la sua persona". E prima che il feretro uscisse dalla Chiesa per il suo ultimo viaggio anche le parole di un altro campionissimo, Gianni Rivera. "La prima cosa che mi ha detto, ‘sei fortunato che ho deciso di giocare a tennis e non a pallone, se no finivi male. Non so se si pentirà ora che è la, ma quando arrivo io mi dirà qualcosa di più serio. Troppo divisivo? Era una persona perbene, seria e diceva quello che pensava. Due simboli di un’Italia sportiva? Io spero di andare un po’ più in là”.
Nuovo termine. Regione corre ai ripari sui voli per le festività...
Il Napoli torna protagonista in Coppa Italia. I partenopei affrontano oggi, mercoledì 3 dicembre, il Cagliari - in diretta tv e streaming - al Maradona negli ottavi di finale della coppa nazionale. La squadra di Conte è reduce dal trionfo contro la Roma in campionato, 1-0 firmato Neres che è valso il sorpasso proprio sui giallorossi in testa alla classifica di Serie A, mentre i sardi sono stati battuti 2-1 dalla Juventus all'Allianz Stadium.
La vincente della sfida tra Napoli e Cagliari affronterà quella di Fiorentina-Como.

''L'Italia ha una delle reti di cavi elettrici sottomarini più estese e articolate d'Europa''.
Con queste parole Luigi Ballarano, Chief Information Security Officer di Terna, ha aperto il suo intervento nel panel ''Underwater: minacce cyber, sicurezza e nuove dinamiche geopolitiche'', una delle sessioni centrali della conferenza Space&Underwater - Space Economy, Submarine Cables & Cybersecurity, in corso nei Saloni di Rappresentanza della Caserma dei Carabinieri ''Salvo D'Acquisto'' a Roma. Ballarano ha ricordato che Terna gestisce ''circa 1.800 chilometri di cavi elettrici sottomarini'', inclusi collegamenti strategici come il Sacoi, oppure l'interconnessione con il Montenegro e la Grecia, e nuove opere che ridisegneranno l'architettura elettrica del Paese. Tra queste, il Tyrrhenian Link, definito ''una delle opere principali in costruzione, destinata a raggiungere oltre 2.100 metri di profondità di posa''.
In programma anche l'interconnessione con la Tunisia e l'espansione dei collegamenti verso il continente europeo. Il Ciso di Terna ha richiamato l'attenzione sulla componente tecnologica che sostiene queste infrastrutture: ''La loro fisicità è imponente, ma si basano su dispositivi di supervisione, reti di telecomunicazione, IoT e fibra ottica senza i quali non potrebbero funzionare''. Una compromissione dei sistemi di controllo avrebbe conseguenze immediate sul sistema elettrico nazionale **con effetti sul bilanciamento dell’energia**.
Ballarano ha inoltre ribadito che a livello internazionale non sono mancati casi di minacce ibride, capaci di combinare attacchi cyber e attacchi fisici alle infrastrutture sottomarine. Per questo Terna sta portando avanti ''un programma molto esteso di asset discovery, centralizzazione dei controlli e monitoraggio di tutti i campi di sicurezza''. In chiusura, ha sottolineato l'importanza delle sinergie istituzionali: ''La collaborazione pubblico-privato è fondamentale. Solo lavorando con istituzioni ed enti nazionali ed europei possiamo proteggere davvero le infrastrutture critiche''.

Nel panel “Underwater: minacce cyber, sicurezza e nuove dinamiche geopolitiche”, parte della conferenza Space&Underwater – Space Economy, Submarine Cables & Cybersecurity, in corso nei Saloni di Rappresentanza della Caserma dei Carabinieri “Salvo D’Acquisto” a Roma, Gabriele Maria Cafaro, Evp Underwater di Fincantieri, ha sottolineato la necessità di un approccio sistemico alla sicurezza del mondo subacqueo.
“C’è una forte esigenza da parte di chi detiene e gestisce infrastrutture underwater e abbiamo visto una sensibilità crescente anche dal punto di vista militare”, ha affermato, ricordando il ruolo del Polo Nazionale della Subacquea e delle tecnologie già disponibili, spesso sviluppate anche da piccole e medie imprese. In questo scenario — ha osservato — è fondamentale il ruolo dell’“orchestratore, ovvero l’architetto di un sistema di sistemi”, in grado di integrare mezzi, sensori, capacità industriali e soluzioni software.
Cafaro ha spiegato che la protezione del dominio subacqueo richiede “una soluzione integrata dalla superficie al fondo del mare”, facendo leva su competenze già consolidate. Ha ricordato come le navi di superficie stiano evolvendo in mothership in grado di operare e coordinare flotte di mezzi subacquei, e come l’acquisizione di competenze elettroacustiche e di asset come Vas abbia ampliato la capacità industriale del gruppo. “Parliamo di droni di ogni dimensione, mezzi submergibili, sensori e sistemi avanzati che devono essere orchestrati attraverso software e intelligenza artificiale”. Dal punto di vista industriale, ha rimarcato la necessità di sviluppare tecnologie dual use: “Non è altro che uno sviluppo univoco, ma con uno sguardo duplice: da un lato supporta i sistemi di difesa, dall’altro protegge le infrastrutture critiche civili”. Cafaro ha poi sottolineato un secondo livello di orchestrazione, quello delle competenze: “Abbiamo aggiunto al team professionalità con esperienza profonda nell’underwater, dalla difesa ai settori civili, e questa integrazione deve essere sviluppata in modo armonico e omogeneo”. In chiusura, ha richiamato il ruolo di Fincantieri come catalizzatore della filiera: “Ci piace accompagnare le piccole e medie imprese: nei bandi del Polo sono stati messi a disposizione oltre 150 milioni, e molte aziende hanno già mostrato una straordinaria capacità innovativa”. Un compito che, ha concluso, “richiede traino industriale, competenze solide e coraggio imprenditoriale”.

Nel panel “Underwater: minacce cyber, sicurezza e nuove dinamiche geopolitiche”, parte della conferenza Space&Underwater – Space Economy, Submarine Cables & Cybersecurity ospitata nei Saloni di Rappresentanza della Caserma dei Carabinieri “Salvo D’Acquisto” a Roma, Mauro Capo, Sovereign Cloud Lead Europa di Accenture e responsabile del progetto One Defense per l’Italia, ha evidenziato come l’evoluzione tecnologica stia ridisegnando l’intero quadro della sicurezza marittima e spaziale.
“Costellazioni satellitari, sensori, cavi sottomarini e infrastrutture digitali costituiscono un unico spazio operativo, dove la vulnerabilità di un solo nodo può generare effetti sistemici su sicurezza, economia e capacità militari”, ha affermato. Per questo, ha osservato, la protezione degli asset critici “non è più una necessità tecnica o un’urgenza normativa, ma una priorità strategica”.
Capo ha richiamato due elementi di contesto: la necessità di superare la gestione dei singoli asset in favore di un approccio sistemico multidominio, e la trasformazione degli stessi asset – come i cavi sottomarini – che “si stanno evolvendo incorporando tecnologie di design pensate per garantire una protezione end-to-end”.
In questo scenario, la minaccia non riguarda più solo i fondali: “Attaccare un punto di approdo, una rete energetica o una rete di trasmissione genera lo stesso tipo di vulnerabilità”. Citando il concetto di sistema di sistemi richiamato da Fincantieri, Capo ha aggiunto un ulteriore elemento: “La centralità e la pervasività del dato. Ogni componente genera segnali e informazioni che devono essere raccolti, integrati e interpretati per avere una visione ampia di ciò che accade e reagire”.
Da integratore di sistemi, ha spiegato, Accenture lavora da anni su infrastrutture critiche nazionali – energia, comunicazioni, trasporti – sviluppando soluzioni digitali “resilienti, scalabili e integrabili” che consentono a istituzioni e Forze Armate di mantenere una “superiorità informativa effettiva e continua”. Capo ha quindi ribadito la necessità di autonomia tecnologica: “Italia ed Europa devono presidiare queste filiere con competenze, tecnologie e governance proprie, riducendo dipendenze esterne e costruendo una reale autonomia strategica”.

“La sicurezza dei cavi sottomarini non è un nice to have, ma un vantaggio competitivo: vogliamo essere i migliori in linea con il nostro ruolo di leader”.
A sottolinearlo è stato Davide Taddei, Submarine Telecom Business Director di Prysmian, spiegando che i clienti chiedono “soluzioni che mantengano gli asset strategici — digitali ed energetici — sicuri, operativi ed efficienti, con una visione che vada oltre la semplice produzione e posa del cavo”.
Il suo intervento si è inserito nel panel “Underwater: minacce cyber, sicurezza e nuove dinamiche geopolitiche”, una delle sessioni centrali della conferenza Space&Underwater – Space Economy, Submarine Cables & Cybersecurity, in corso nei Saloni di Rappresentanza della Caserma dei Carabinieri “Salvo D’Acquisto” a Roma. Taddei ha ricordato che il mercato globale dei cavi sottomarini vale oggi “tra i 15 e i 20 miliardi di euro” e che Prysmian “ne detiene circa il 40%”, posizionandosi come leader mondiale. Un ruolo che implica responsabilità: “La sicurezza non è una scelta, è un obbligo”.
Nel settore dell’energia, ha spiegato, i progetti superstanno miliardi e collegano interi Paesi, diventando fondamentali anche per l’integrazione delle rinnovabili. Sul fronte digitale, invece, le connessioni transoceaniche sono cruciali per data center, comunicazioni e applicazioni Ai: in entrambi i casi, la continuità dell’infrastruttura è vitale. Taddei ha messo l’accento sulla necessità di progettare la sicurezza sin dall’inizio: “Il cavo può essere disegnato in modo più sicuro o meno sicuro: la protezione parte dal design”.
La strategia, ha precisato, combina tre livelli: un approccio predittivo (“usando i dati che il cavo genera”), un approccio preventivo basato su installazione corretta e procedure rigorose, e un approccio reattivo. “Evitare il danno non è possibile al 100%, quindi dobbiamo essere pronti alla riparazione veloce e sicura”.
Su questo fronte, Prysmian ha introdotto una novità per il mercato energia: “Abbiamo una nave in stand-by dedicata alla riparazione dei cavi energetici”, una soluzione che può dimezzare i tempi medi di intervento. “Oggi la riparazione di un cavo di energia richiede circa 107 giorni; pensiamo di poter scendere a una cinquantina”, ha spiegato, sottolineando l’importanza delle partnership — come quella con Atlantic Marine — per garantire continuità operativa. “Stiamo affrontando la sfida attraverso innovazione, know-how unico e alleanze strategiche”, ha concluso.

Zerocalcare ha dato forfait: non sarà a 'Più libri più liberi' dopo la scelta dell'Associazione Italiana Editori (Aie) di confermare la presenza tra gli stand della casa editrice 'Passaggio al Bosco'. Ieri, il fumettista aveva firmato, insieme a decine di altri nomi di primissimo piano della cultura italiana (come Alessandro Barbero, Antonio Scurati, Zerocalcare, Carlo Ginzburg, Daria Bignardi e Caparezza) un appello per chiedere all'Aie una riflessione[1] sulla presenza di una "casa editrice il cui catalogo si basa in larga parte sull'esaltazione di esperienze e figure fondanti del pantheon nazifascista e antisemita".
Oggi Zerocalcare annuncia con un video diffuso sui propri canali social che ha deciso di rinunciare alla sua presenza alla fiera della piccola e media editoria che si svolge a Roma. "Purtroppo ognuno c'ha i suoi paletti, questo è il mio. Quando l'ho deciso, quindici anni fa, mi pareva semplicissimo da applicare. Oggi è una specie di campo minato. Penso che questo ci costringa a rifletterne insieme, di più, e in modo più efficace. Gente a cui voglio bene ha fatto scelte diverse, sono sicuro che sapranno far sentire le loro voci e faccio il tifo per loro. Mi spiace davvero per chi veniva apposta, cercheremo di trovare un'altra occasione per chi voleva un disegnetto sul libro nuovo".
@zerocalcarecringe[2] Ciao, purtroppo non sarò alla fiera romana Più libri Più Liberi. Ognuno c'ha i suoi paletti, questo è il mio.
♬ Smooth Strut (Syn) - Ah2[3]
"Io purtroppo so cresciuto co un paletto molto rigido: 'Non si condividono gli spazi con i nazisti'. L'ultima volta che il mondo ha pensato che con i nazisti ci si poteva convivere è finita con un paio di musei della memoria", dice Zerocalcare nel video condiviso sui social.

Ammalianti, ma anche più ammalati. Sono gli occhi delle donne, specchio di emozioni potenti, eppure punto debole per l'universo femminile quando si parla di salute. Dalla maculopatia degenerativa, alla retinopatia diabetica, ai fori maculari, fino alla cataratta, eccetto che per il distacco di retina, le donne hanno un rischio più alto di sviluppare malattie oculari, e in particolare retiniche, e quadri clinici più severi, con un tasso di cecità maggiore del 54%. A confermarlo, per la prima volta, è uno studio osservazionale da poco pubblicato su 'Ophthalmology Science', la rivista dell'American Academy of Ophthalmology, basato sugli esami oculari di oltre 14,5 milioni di pazienti statunitensi visitati nel 2018, di età compresa tra i 50 e i 99 anni, i cui dati sono stati raccolti nel database Iris e confrontati con quelli demografici del censimento Usa 2018, registrando il sesso dei pazienti.
"Confrontando i tassi di prevalenza della perdita visiva tra uomini e donne, lo studio ha evidenziato che, per qualsiasi livello di deficit, da lieve a moderato o grave, fino alla cecità, e per ogni patologia oculare associata, eccetto che per il distacco retinico, le donne presentano una maggiore probabilità di perdita della vista rispetto agli uomini - riferisce Stanislao Rizzo, presidente di Floretina Icoor, direttore del Dipartimento di Oculistica del Policlinico A. Gemelli Irccs e professore ordinario di oculistica all'università Cattolica di Roma - Anche dopo aver corretto i dati tenendo conto dell'età, nelle donne il rischio di forme lievi e moderate di perdita della vista risulta di circa il 30% maggiore degli uomini. Il divario diventa ancora più ampio per la perdita visiva grave, con una frequenza nelle donne più alta del 35%. Ma la differenza più marcata riguarda la cecità, che risulta del 54% più comune tra le donne".
Il sesso femminile influenza non soltanto la prognosi delle principali malattie retiniche, ma soprattutto la loro incidenza. "Lo studio - sottolinea Daniela Bacherini, professore associato alla Clinica oculistica dell'università di Firenze - ha infatti confrontato anche i tassi di prevalenza tra uomini e donne, delle patologie retiniche sottostanti alla perdita visiva. Le analisi hanno riscontrato che le donne, dopo la menopausa, hanno un rischio più alto del 32% di sviluppare degenerazione maculare e fori maculari, dell'8% di retinopatia diabetica, e del 10% di occlusioni vascolari retiniche". Le donne sono invece meno colpite (-30%) dalla perdita visiva legata al distacco di retina, spesso correlata a traumi, osserva Francesco Faraldi, direttore della Divisione di Oculistica dell'azienda ospedaliera Ordine Mauriziano-Umberto I di Torino: "I meccanismi alla base di queste differenze - precisa - si spiegano solo parzialmente con il fatto che le donne vivono più a lungo e fanno più spesso visite oculistiche, con maggiore probabilità di ricevere una diagnosi di perdita della vista rispetto agli uomini, perché anche correggendo questi fattori le differenze permangono".
Le ragioni esatte di queste disparità, continua Faraldi, "non sono del tutto chiare, ma potrebbero essere associate a una combinazione tra variazioni ormonali, che le donne sperimentano nelle varie fasi della vita, a differenze anatomiche e nella risposta immunitaria". Giocano un ruolo importante nella disuguaglianza di genere gli estrogeni che, protettivi contro lo stress ossidativo dell'occhio, abbassandosi in menopausa, espongono le donne a un rischio più elevato di degenerazione maculare e retinopatia diabetica. "Ormoni, gravidanza e contraccettivi influenzano anche le occlusioni venose retiniche, più frequenti nelle donne sotto ai 55 anni, mentre dopo i 55 diventano più comuni negli uomini", commenta Rizzo.
Ma contribuisce a influenzare le differenze di genere anche la diversa struttura anatomica della retina femminile e maschile. Un recente studio ha dimostrato che anche nei giovani adulti sani esistono differenze strutturali nella retina tra uomini e donne. Analizzando le scansioni del fondo oculare di 64 soggetti, con tecniche di machine learning, i ricercatori hanno scoperto che gli uomini hanno una retina interna più spessa, mentre le donne hanno valori più sottili. Invece, poche sono le differenze negli strati esterni. "Gli algoritmi di intelligenza artificiale - riporta Bacherini - sono stati in grado di riconoscere il sesso dei partecipanti basandosi solo sugli spessori retinici, a conferma che la differenza esiste anche in assenza di malattia". Le discrepanze di genere potrebbero essere anche associate alla diversa composizione proteica della retina. Un recente studio, pubblicato dai ricercatori della Cleveland Clinic su 'Biology of Sex Differences', ha scoperto che esistono differenze basate sul sesso nella retina e nell'epitelio pigmentato retinico, lo strato esterno che nutre le cellule visive. "I ricercatori - spiega Faraldi - hanno riscontrato differenze tra i sessi nel proteoma oculare, individuando 21 proteine espresse in modo differente nella retina e 58 nell'epitelio pigmentato retinico tra uomini e donne, con conseguenze su attivazione, riparazione, morte e sopravvivenza cellulare".
"Una recente revisione pubblicata su 'Clinical and Experimental Ophthalmology' ha messo inoltre in evidenza - continua Faraldi - che le donne più giovani con retinopatia diabetica presentano un rischio maggiore di sviluppare precocemente complicanze microvascolari". Le donne presentano una maggiore incidenza anche di malattie autoimmuni. "Ad esempio, le uveiti causate da sarcoidosi, sclerosi multipla, lupus eritematoso colpiscono nettamente di più le donne - segnala lo specialista - perché hanno una risposta immunitaria più reattiva che aumenta il rischio di malattie autoimmuni oculari. Mentre le uveiti infettive e le forme associate sono più comuni negli uomini". E nonostante le differenze di genere in termini di gravità e frequenza delle patologie retiniche siano rilevanti, conclude Rizzo, "gli studi sono ancora agli inizi e manca nella pratica clinica una sensibilità di genere come già avviene in cardiologia, con conseguenze importanti perché ignorare la specificità delle donne potrebbe portare a terapie non adeguate con una minore aderenza terapeutica e maggiori effetti collaterali. Queste evidenze rafforzano dunque l'importanza di sviluppare protocolli clinici e diagnostici che tengano conto delle differenze di genere, contribuendo a una cura più equa, efficace e personalizzata".

Primo paziente con emofilia B trattato in Italia con la terapia genica approvata per questa malattia genetica rara potenzialmente letale, l'Hemgenix* (etranacogene dezaparvovec). A somministrarla l'équipe del Centro emofilia del Policlinico di Milano, punto di riferimento di eccellenza a livello internazionale per la gestione dei disturbi della coagulazione. Questa terapia viene somministrata in una sola infusione, indicata per adulti con patologia moderatamente grave (deficit congenito del Fattore IX della coagulazione) senza storia di inibitori del fattore FIX, che può avere un impatto significativo nella qualità di vita dei pazienti. La terapia genica per l'emofilia B grave e moderatamente grave è stata da poco autorizzata in Italia dall'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) ed è quindi disponibile attraverso il Servizio sanitario nazionale con uno schema di rimborso basato sulle evidenze.
"Questo risultato rappresenta un passo importante nell'evoluzione della gestione dell'emofilia B", afferma Flora Peyvandi, direttrice della Medicina interna - emostasi e trombosi del Policlinico milanese, dove è attivo anche il Centro di riferimento per l'emofilia e la trombosi 'Angelo Bianchi Bonomi'. "Per la prima volta nel nostro centro, identificato come riferimento della regione Lombardia per la Rete malattie emorragiche congenite (Mec) - sottolinea - abbiamo a disposizione una terapia genica somministrata in una unica infusione che può consentire ai pazienti di produrre autonomamente il Fattore IX, riducendo così la necessità di infusioni regolari e l'impatto della malattia sulla loro quotidianità, offrendo nuove prospettive per migliorare la qualità della vita dei pazienti".
Sebbene le terapie attuali siano relativamente efficaci nel maggior numero di pazienti, necessitano di somministrazioni regolari che incidono in modo significativo sulla vita delle persone con emofilia B. Etranacogene dezaparvovec si somministra in un'unica infusione endovenosa e utilizza un vettore adeno-associato per introdurre nelle cellule il gene funzionale che consente al fegato di produrre Fattore IX in modo autonomo e duraturo, contribuendo a prevenire o ridurre in modo significativo gli episodi di sanguinamento.
Associazioni pazienti, 'questa nuova opzione può dare maggiore serenità alle persone e alle loro famiglie'
"Il trattamento del primo paziente in Italia con etranacogene dezaparvovec rappresenta un momento importante per la comunità dell'emofilia. I trattamenti attualmente disponibili, basati su ripetute infusioni endovenose, costituiscono infatti ancora oggi un notevole onere per le persone che vivono con l'emofilia B, in grado di influenzare negativamente il manage familiare, le relazioni personali e le attività quotidiane", spiega Cristina Cassone, presidente della Federazione delle associazioni emofilici - FedEmo. "Grazie alla disponibilità di questa nuova opzione terapeutica - rimarca - una singola infusione può cambiare la prospettiva di chi ad oggi convive con l'emofilia B, riducendo il peso della terapia e assicurando una maggiore serenità alle persone e alle loro famiglie".
"Questo risultato è il frutto del lavoro e della collaborazione tra la comunità medica, le autorità sanitarie, le associazioni pazienti e Csl, con l'obiettivo comune di garantire anche ai pazienti italiani affetti da emofilia B l'accesso ad un trattamento rivoluzionario", dichiarato Marianna Alacqua, Medical Affairs Director Csl Behring Italia. "Questo importante traguardo - conclude - è un'ulteriore conferma dell'impegno di Csl a migliorare la vita delle persone affette da disturbi della coagulazione e da malattie rare attraverso l’innovazione scientifica".

Anche la colazione può dare una mano al cuore, contribuendo a controllare la pressione sanguigna e a ridurre i rischi di infarto. Il primo pasto della giornata può diventare un elemento importante in una strategia a tutela della salute, grazie soprattutto ad un ingrediente: il succo d'arancia. La classica spremuta è finita sotto i riflettori di uno studio pubblicato su Circulation. La ricerca, in generale, evidenzia gli effetti del consumo regolare di succo d'arancia sull'attività di migliaia di geni presenti nelle nostre cellule immunitarie.
Molti di questi geni svolgono un ruolo chiave nel controllo della pressione sanguigna, nella riduzione dei processi di infiammazione e a gestire il modo in cui l'organismo elabora gli zuccheri. Si tratta di fattori che svolgono un ruolo importante nella salute del cuore a lungo termine.
Lo studio
La ricerca ha monitorato un gruppo di persone adulte che hanno bevuto 500 ml di succo d'arancia pastorizzato puro ogni giorno per due mesi. Dopo 60 giorni, le analisi hanno evidenziato che molti geni associati all'infiammazione e all'aumento della pressione sanguigna erano diventati meno attivi.
In particolare, la variazione riguardava i geni NAMPT, IL6, IL1B e NLRP3, che di solito si attivano quando l'organismo è sotto stress. Anche un altro gene, noto come SGK1, che influenza la capacità dei reni di trattenere il sodio, è diventato meno attivo.
Finora, molti studi si sono concentrati sul rapporto tra il succo d'arancia e i livelli di glicemia. La nuova ricerca associa l'assunzione della bevanda alle modifiche nei meccanismi dell'organismo che riducono l'infiammazione e aiutano a rilassare i vasi sanguigni.
I composti naturali presenti nelle arance e in particolare l'esperidina, un flavonoide agrumato noto per i suoi effetti antiossidanti e antinfiammatori, appaiono in grado di condizionare processi associati all'ipertensione, all'equilibrio del colesterolo e al modo in cui l'organismo gestisce gli zuccheri.
Gli effetti variano anche in base al peso dei singoli soggetti. Le persone con un peso maggiore tendevano a mostrare maggiori cambiamenti nei geni coinvolti nel metabolismo dei grassi, mentre le persone più magre hanno presentato effetti più marcati sull'infiammazione.
Gli altri dati, gli effetti
Una revisione sistematica di studi controllati che ha coinvolto 639 partecipanti a 15 studi ha rilevato che il consumo regolare di succo d'arancia ha ridotto la resistenza all'insulina - caratteristica chiave del prediabete - e i livelli di colesterolo nel sangue, un fattore di rischio acclarato quando si parla di malattie cardiache.
In soggetti sovrappeso o obesi è stata evidenziata la riduzione della pressione arteriosa sistolica e aumenti delle lipoproteine ad alta densità (HDL), il colesterolo buono. Le variazioni, si specifica, sono state di entità modesta: ma miglioramenti della pressione arteriosa e del colesterolo, seppur apparentemente impercettibili, possono fare una differenza significativa se mantenuti per molti anni.
Il succo d'arancia, inoltre, influenza i processi legati al consumo di energia, alla comunicazione tra le cellule e all'infiammazione. L'impatto della bevanda può arrivare fino al microbioma intestinale, il cui ruolo nella salute del cuore è sempre più riconosciuto.
Bere succo d'arancia rossa può portare all'aumento del numero di batteri intestinali che producono acidi grassi a catena corta. Questi composti aiutano a mantenere una pressione sanguigna sana e a ridurre l'infiammazione. I soggetti coinvolti nello studio, inoltre, hanno presentato alla fine un migliore controllo della glicemia e livelli più bassi di marcatori infiammatori.

Complessa malattia polmonare su un giovane paziente identificata e trattata grazie ad una collaborazione interdisciplinare all'ospedale Santa Maria alle Scotte di Siena.
L'importante risultato è stato conseguito grazie al lavoro di squadra tra Chirurgia Pediatrica, diretta dal professor Francesco Molinaro, Radiologia Interventistica, diretta dal dottor Carmelo Ricci e Chirurgia Toracica, diretta dal professor Piero Paladini, con il contributo del professor Luca Luzzi, insieme al personale della piastra operatoria, agli infermieri e a tutto il team dell’Anestesia e rianimazione perioperatoria e generale, diretta dal dottor Pasquale D'Onofrio, e ai reparti di Pediatria, diretta dal professor Salvatore Grosso, Malattie dell’apparato respiratorio, diretta dalla professoressa Elena Bargagli con il supporto del servizio di broncoscopia e il contributo del dottor Fabrizio Mezzasalma, e Malattie infettive e tropicali diretta dal professor Mario Tumbarello.
Un piccolo paziente di origine straniera, da poco in Italia, è stato inizialmente ricoverato in primavera in Pediatria per una polmonite complessa che ha portato ad un primo intervento chirurgico per risolvere un importante versamento pleurico, effettuato in toracoscopia.
Per il sospetto di una malformazione polmonare congenita, come evento scatenante la polmonite, sono stati eseguiti ulteriori esami di approfondimento che hanno evidenziato un sospetto sequestro polmonare intralobare, cioè una malformazione polmonare congenita, rara, che ha come caratteristica il fatto di avere una vascolarizzazione che deriva dalle arterie provenienti direttamente dall’addome.
Ad aggravare la situazione, è stata poi individuata un’infezione da parte di parassita, denominato echinococco, proveniente dal contatto con animali, probabilmente a partenza addominale, risalito poi nel polmone attraverso la vascolarizzazione propria della malformazione. Tale evenienza è stata riscontrata mediante un esame TC torace eseguito dall'équipe della Diagnostica per immagini, diretta dalla professoressa Maria Antonietta Mazzei, nella persona della dottoressa Antonella La Piana, che mostrava, in maniera precisa e definita, le caratteristiche di questa rara condizione.
«In seguito a discussione multidisciplinare del caso - spiega il professor Molinaro - è stato effettuato un intervento chirurgico combinato, lavorando in due sale operatorie con due interventi conseguenti: sono state chiuse le arterie addominali (embolizzazione arteriosa pre-operatoria) e, successivamente, è stata asportata la parte infetta del polmone contenente la malformazione ed il microrganismo in questione. L’intervento combinato è stato eseguito, con paziente in anestesia generale e successiva ventilazione selettiva, grazie al prezioso lavoro del dottor Salvatore Quarta e dell’intera équipe di anestesia pediatrica. Dopo un breve periodo di osservazione e il risveglio in terapia intensiva Perioperatoria e Generale, il paziente è stato trasferito in reparto di degenza ordinaria dopo due giorni, seguito scrupolosamente dagli specialisti coinvolti nel caso. È stato poi sottoposto a terapia mirata per infezione parassitaria, in modo da evitare ulteriori ricadute. Il decorso - conclude Molinaro - è stato regolare, con un buon controllo del dolore e una buona ripresa delle condizioni cliniche generali. Il piccolo paziente è stato dimesso a fine ottobre e continua ad essere seguito ambulatorialmente dalla Chirurgia Pediatrica con controlli specifici e risulta in buona salute».

"Ho sperimentato in prima persona l’inganno dell’ideologia di genere: a 16 anni ero fragile e soffrivo, ma invece che ricevere un aiuto professionale, mi è stato detto che vivevo nel corpo sbagliato e che solo la chirurgia degli ormoni avrebbe potuto salvarmi: all’Ue chiedo di fermare la medicalizzazione affrettata dei minori, i bloccanti della pubertà e gli ormoni cross-sex, basta esperimenti sui bambini". Lo ha dichiarato a margine di un evento di Pro Vita al Parlamento europeo Daniel Black, giovane ceco indotto a sedici anni alla pratica di conversione di genere.
"La mia prima visita con una sessuologa è durata circa trenta minuti: nessuno ha cercato le vere cause del mio dolore, e dopo ho subito interventi irreversibili, tra cui la castrazione chirurgica a 18 anni". Secondo uno studio americano di un’organizzazione transgender citato da Pro Vita, su 64mila persone, il 9% si dichiara detransitioner, cioè intenzionato a ritornare all’orientamento di genere biologico.
"Ho vissuto come una donna per anni, ma non era un'identità, era un ruolo - prosegue Black - nel dicembre 2022, ho capito che non potevo andare avanti così: non è stato un giorno, ma una consapevolezza che si è accumulata nel tempo e mi sono resa conto che stavo vivendo la vita di qualcuno che non ero e che vivere in questo modo mi avrebbe distrutta".

Grande soddisfazione per la vittoria del progetto Yep Med - Young Employment in Ports of the Mediterranean, premiato a Tunisi con il WestMed Best Project 2025 Award nella categoria Blue Skills & Ocean Literacy e ritirato dalle rappresentanti dell’Escola, Marta Miquel e Alessia Mastromattei. Un riconoscimento internazionale che celebra un percorso innovativo di formazione e cooperazione portuale al quale la nostra Adsp è orgogliosa di aver contribuito in qualità di partner.
Il progetto, partito ufficialmente nell’ottobre del 2020 per concludersi nel 2023, è stato cofinanziato dallo strumento delle politiche di vicinato dell'Ue (Eni Cbc Med) e guidato dalla Escola Europea con l’Adsp del Mar Tirreno Centro Settentrionale come unico partner italiano. Yep Med ha rivoluzionato l’avvicinamento dei giovani alle professioni del mare grazie al Port Virtual Lab e a un ecosistema formativo condiviso da otto comunità portuali mediterranee.
A commentare il prestigioso risultato è il presidente dell’Adsp, Raffaele Latrofa: "Il successo di Yep Med dimostra quanto una collaborazione concreta tra porti, istituzioni e territori possa generare opportunità reali per i giovani. Siamo fieri di aver contribuito a un progetto che ha saputo unire competenze, visione e innovazione, offrendo al nostro sistema portuale un ruolo attivo nella crescita delle blue skills mediterranee. Desidero rivolgere un sincero ringraziamento anche ai dipendenti della nostra Adsp che hanno lavorato con professionalità e dedizione al progetto e che sono i veri artefici di questo successo. Il loro impegno quotidiano rappresenta il valore aggiunto più importante della nostra amministrazione. Questo premio è un incoraggiamento a continuare a investire nella formazione e nelle nuove generazioni, pilastri essenziali del futuro dei nostri porti". Un traguardo che rafforza il valore della cooperazione internazionale e conferma l’impegno dell’Adsp nel promuovere competenze, sostenibilità e sviluppo nel Mediterraneo.

La casa sta cambiando significato. Secondo i nuovi insight del Samsung Trend Radar, realizzato in collaborazione con Toluna, società internazionale specializzata in ricerche di mercato e analisi dei consumatori, restare a casa non è più una scelta di ripiego: è un gesto consapevole di benessere, comfort e qualità. Il 71% degli italiani definisce la casa come il luogo preferito per rilassarsi, e il 48% considera starvi una scelta intenzionale che “fa stare bene”.
Le nuove generazioni stanno plasmando una cultura del tempo libero molto diversa dal passato. Per la Gen Z, la casa è un hub di socialità e musica: il 78% ascolta musica abitualmente e il 59% vi dedica tempo di qualità a partner e amici. La tecnologia è un amplificatore: l’83% ritiene che renda il tempo libero passato tra le mura domestiche più coinvolgente. I Millennials, invece, trasformano la casa in un rito di comfort e cinema: l’80% guarda film e serie con regolarità e il 37% dichiara di trascorrere “quasi tutto” il tempo libero a casa, più della Gen Z (21%)
L’intrattenimento domestico diventa un’esperienza evoluta, guidata dalla qualità audio-video e dalle funzioni intelligenti. L’83% degli italiani afferma che vedere e ascoltare bene rende tutto più coinvolgente. L’80% ritiene che la qualità audio-video “cambi completamente” l’esperienza. Il 92%% pensa che la soundbar renda la visione molto più immersiva. Le funzioni Ai come l’adattamento automatico di immagine e suono interessano al 75% degli italiani, mentre traduzione automatica e la calibrazione automatica in base alla luminosità dell’ambiente superano il 70%. Il Tv torna così al centro dell’entertainment: il 64% degli italiani lo considera il dispositivo più associato al “vivere al meglio” il tempo libero in casa, seguito dallo smartphone (56%). Design e integrazione diventano parte dell’esperienza: per il 67% il televisore è ormai un elemento di arredo e atmosfera, e il 76% ritiene fondamentale l’estetica della soundbar perchè armonizzi con il resto della casa.
Il gaming sul grande schermo rappresenta una delle tendenze più emergenti: l’86% ama l’esperienza immersiva offerta da un display di ampie dimensioni e dotato di un suono potente; l’82% la ritiene più coinvolgente rispetto ad altri dispositivi (smartphone, tablet, etc). L’Ia, oltre alla sua utilità nel migliorare gli aspetti più tecnici, ha infatti il potenziale per rivoluzionare la fruizione dei contenuti. Alle funzionalità tradizionali si affiancano, infatti, quelle più avanzate come la traduzione automatica (71%) e i suggerimenti personalizzati (62%).
“I risultati del Trend Radar mostrano un Paese in cui il tempo libero passato a casa diventa sempre più un’esperienza di qualità, personalizzazione e connessione. La tecnologia non è solo un supporto, ma un abilitatore che permette alle persone di creare un ambiente immersivo, accogliente e unico. Samsung continuerà a sviluppare soluzioni che rispondano a queste esigenze emergenti, dalla qualità audio-video ai servizi basati su AI, per accompagnare l’evoluzione culturale dell’intrattenimento tra le mura domestiche”, ha dichiarato Emanuele De Longhi, Head of Corporate Marketing di Samsung Electronics Italia.
A supporto di questa evoluzione dell’intrattenimento, Samsung - viene evidenziato dall'azienda in un comunicato stampa - "mette a disposizione la sua più recente line-up di Tv e sistemi audio, pensata per offrire qualità, immersività e funzioni intelligenti capaci di rispecchiare perfettamente le esigenze emerse dal Trend Radar. I nuovi Neo QLed 8K QN900D e Neo QLED 4K QN90D, insieme alla nuova generazione di OLED S95D con tecnologia Glare-Free, elevano l’esperienza visiva grazie al processore NQ8 AI Gen3, al Motion Enhancer e all’ottimizzazione automatica dell’immagine in base al contenuto. Abbinati alle soundbar di ultima generazione, come le Q-Series Q990D, Q930D e la nuova S800D Ultra-Slim, pensate per integrare design, potenza e immersione, e alle funzioni Q-Symphony e SpaceFit Sound Pro, permettono agli utenti di vivere film, serie, musica e gaming con un livello di profondità e realismo che risponde pienamente alle priorità di qualità, personalizzazione e coinvolgimento espresse dagli italiani".
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