Il progetto verso l'Unesco con una rete di tutti i 377 comuni... 
Dodici sale operatorie smart, di cui 4 sono il regno di robot chirurghi di ultima generazione; una farmacia ospedaliera con magazzino automatizzato e integrato con i sistemi gestionali in uso nell'ospedale. L'Istituto europeo di oncologia (Ieo) di Milano allarga la 'famiglia' e aggiunge una nuova 'casa' per ospitare l'innovazione tecnologica. Apre le porte l'Ieo 3, inaugurato oggi alla presenza del governatore lombardo Attilio Fontana, della presidente del Consiglio comunale di Milano Elena Buscemi, e dei vertici dell'Irccs. Investimento complessivo, tra immobile e attrezzature: "Intorno a 41-42 milioni di euro", riferisce l'Ad del gruppo Mauro Melis. "Tutto in autofinanziamento", precisa. "Noi abbiamo dotazioni autonome. Questo edificio è stato fatto con mezzi propri, senza ricorrere al debito bancario". Il taglio del nastro arriva a pochi giorni dal centenario della nascita dell'oncologo Umberto Veronesi (28 novembre) che fondò l'Irccs di via Ripamonti con il banchiere Enrico Cuccia e lo fece crescere sotto la sua ala. Una crescita che continua ancora oggi nel suo nome, a 9 anni dalla morte (8 novembre 2016).
"Nel 2008, quando ho avuto l'onore di essere chiamato a ricoprire la carica di presidente di questo istituto, neanche a farlo apposta una delle prime cose che di cui mi occupai fu l'investimento nella robotica - ripercorre Carlo Buora, oggi vicepresidente Ieo - Adesso siamo qua, è passato un po' di tempo e noi siamo stati 'anticipatori' di questa tecnologia". In quegli anni "c'era solo l'Ieo 1 ed era in costruzione l'Ieo 2. Erano momenti difficili, con la crisi finanziaria del 2008. E noi l'affrontammo. L'Ieo 2 fu inaugurato nel 2010, è una delle iniziative nate nel periodo della difficoltà, in cui si andava lentamente su queste cose. Poi si partì anche con il Proton Center. Oggi siamo di nuovo qui, non ci siamo mai fermati, abbiamo sempre continuato a investire".
Il nuovo edificio offre una veste "ancora più tecnologica" a quella che era proprio la specialità di Veronesi: la chirurgia del cancro, campo in cui fu pioniere. Le nuove sale sono delle 'smart operating rooms', ambienti intelligenti dotati di sistemi che consentono di integrare tutte le apparecchiature e i dispositivi puntando a massimizzare efficienza e precisione. La dotazione robotica, spiegano dall'Irccs, "rappresenta un unicum in Italia in un ospedale monospecialistico". I 4 robot chirurgici, di cui uno 'single port' (che usa un accesso unico e quindi implica un'unica incisione, per interventi mininvasivi), avranno ognuno una sala operatoria dedicata e progettata per ottimizzarne le procedure. La possibilità di disporre di una 'piastra robotica' (4 sale robotiche affiancate) consente - illustrano gli esperti - di migliorare i flussi di lavoro, minimizzare i tempi di preparazione e di transizione tra gli interventi, aumentando anche i numeri, elemento importante per una realtà che è già un 'ospedale robotico': all'Ieo infatti tutte le specialità oncologiche utilizzano questa tecnologia e l'Irccs è già oggi in Italia tra i primi centri oncologici per numero di interventi robotici. Il 2025 si chiuderà con circa 1.500 interventi (dei circa 15mila totali) con tecnica robotica.
La nuova farmacia è frutto dell'investimento dell'istituto nell'automazione della logistica e della distribuzione dei farmaci attraverso due sistemi automatizzati che "consentono di migliorare l'efficienza operativa, ottimizzando lo spazio per lo stoccaggio e riducendo il margine di errore umano", spiegano ancora dall'Irccs. All'interno della farmacia sono stati realizzati un laboratorio per la galenica, 2 laboratori sterili per la preparazione in sicurezza dei farmaci oltre a un laboratorio per il controllo della qualità delle preparazioni. Il tutto è racchiuso in una struttura in carpenteria metallica che ha una parte che sporge di circa 10 metri, soluzione che ha reso possibile la costruzione dell'edificio in adiacenza al contesto già esistente e operativo, senza interruzioni dell'attività ospedaliera.
Ieo 3, progettato per garantire anche "la massima efficienza energetica", si sviluppa su 4 livelli fuori terra con un piano interrato e il corpo principale è collegato ai piani 1 e 2 degli edifici Ieo 1 e Ieo 2 da una passerella aerea, per la continuità funzionale e logistica tra i diversi padiglioni del comparto. La superficie costruita è pari a circa 4.100 metri quadrati, con un incremento complessivo di circa 3.500 mq destinati a servizi sanitari.
"Una pietra miliare per l'oncologia mondiale e un motivo di grande orgoglio per la Lombardia", commenta Fontana durante il suo intervento. "Il nuovo centro - aggiunge - unisce innovazione, sostenibilità e altissima specializzazione, confermando la nostra Regione come uno dei principali poli europei nello studio, nella prevenzione e nella cura dei tumori. Non è solo un ampliamento infrastrutturale, ma un vero ecosistema clinico e tecnologico progettato per offrire percorsi sempre più personalizzati ed efficaci. Qui si integrano chirurgia d'avanguardia, ricerca scientifica e approcci multidisciplinari che rafforzano ulteriormente la qualità della nostra rete oncologica". Fontana ricorda anche il premio internazionale 'Lombardia è Ricerca', il Nobel Lombardo. Douglas F. Easton, uno dei 2 scienziati britannici vincitori quest'anno (insieme a Mark Caulfield), ha infatti indicato l'Ieo fra i centri partner per la realizzazione del suo progetto di sviluppo. "Com'è noto - rimarca il governatore - una quota rilevante del premio è destinata a sostenere progetti innovativi, e il fatto che l'Ieo sia stato individuato come partner scientifico, insieme all'Istituto nazionale tumori (Int), conferma la sua capacità di incidere sul futuro della medicina e della prevenzione oncologica".
L'eredità di Veronesi
L'Ieo 3, commenta in una nota Carlo Cimbri, presidente Ieo, "è pienamente coerente con la nostra missione: mettere la tecnologia al servizio della cura e accelerare l'impatto della ricerca sulla vita delle persone". E' una casa per "l'innovazione tecnologica che ci porterà all'oncologia di precisione, che significa cure più personalizzate, più efficaci e con meno effetti collaterali - precisa il direttore scientifico dell'Irccs, Roberto Orecchia - Oggi quando parliamo di oncologia di precisione pensiamo soprattutto ai farmaci, ma lo stesso principio (e lo stesso investimento di risorse umane e finanziarie) va applicato ai trattamenti locali. Il nostro obiettivo è arrivare a una radioterapia e una chirurgia di precisione. L'inaugurazione si colloca nella settimana in cui celebriamo il centenario della nascita del nostro fondatore, Umberto Veronesi. Con Ieo 3 diamo concretezza al suo pensiero: non smettere mai di innovare, perché ci sarà sempre una terapia da migliorare e una speranza in più da offrire ai nostri pazienti. Il nuovo blocco operatorio oggi è all'avanguardia, ma è pensato anche per gli sviluppi tecnologici e scientifici di domani".
"Diventeremo - prosegue Orecchia - un istituto di medicina di precisione, in parte lo siamo già, senza dimenticare mai l'altro grande insegnamento di Umberto Veronesi: il medico deve instaurare con il paziente un rapporto prima di tutto umano. Ci vogliono la scienza e la tecnologia per curare, ma ci vuole una carezza per guarire". Erano, queste ultime, fra le parole più ricorrenti di Veronesi. Oggi campeggiano su alcuni poster affissi nell'atrio dell'Ieo 1 per ricordarlo. In un videomessaggio inviato per l'inaugurazione di Ieo 3, il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, ricorda un'altra delle sue frasi celebri citate nei poster: "Comunicare una diagnosi di cancro genera sofferenza. Da quel momento l'amore è parte integrante della cura. In questo senso mi sento di poter dire che ho amato i miei pazienti".
"Come molti sanno - racconta Sala - ho affrontato anch'io la malattia. E anche io, come tutti coloro che si trovano a combattere contro questi mali, ho avuto bisogno onestamente di sostegno, di un conforto che avesse sì basi scientifiche, ma potesse allo stesso tempo lenire le preoccupazioni e le paure dell'animo umano. Quel conforto lo trovai nel rapporto onesto e diretto che instaurai con Umberto. Lo trovai nelle sue parole, nei suoi gesti, nella speranza e serenità che riuscì a infondermi. Era una grandissima persona, e la capacità di unire scienza e umanità, il rigore della ricerca scientifica e la sensibilità verso i pazienti è l'eredità più grande che ci ha lasciato".

Tempo di ritorno sulle piste da sci e nelle località di montagna soprattutto in vista delle vacanze natalizie. Luoghi molto amati dagli italiani, insieme alle attività connesse. Secondo i dati Istat 2025, infatti, sono oltre 2,4 milioni le persone che ogni anno praticano sport invernali. Un esercizio che richiede attenzione al benessere di muscoli e articolazioni per evitare fastidi purtroppo diffusi. Lo confermano i dati: più del 53% degli italiani dichiara di aver sofferto nell'ultimo anno di dolori muscolari o articolari, come evidenziato da uno studio del Censis. A spiegare come coniugare il piacere delle attività sulla neve con la sicurezza e la salute muscolare è Michelangelo Giampietro, docente della scuola di specializzazione Medicina dello sport e dell'esercizio fisico all'università Sapienza Roma, intervenuto a un evento sul tema promosso da Assosalute, l'associazione nazionale farmaci di automedicazione, parte di Federchimica.
Tra i protagonisti delle vacanze e dei fine settimana sulla neve ci sono i 'weekend warriors', come definiti da Giampietro: persone che, per motivi di lavoro o impegni familiari, concentrano tutta l'attività fisica al sabato e alla domenica o durante le festività. "Dal punto di vista degli esperti - sottolinea lo specialista - è una modalità che, se praticata con buon senso, può comunque portare benefici: meglio poco movimento che niente, anche se concentrato in pochi giorni. Tuttavia, questa abitudine espone a rischi specifici, soprattutto se si sottovaluta la preparazione e la gradualità". Proprio questa tendenza a concentrare lo sforzo in brevi periodi spesso porta i weekend warrior a commettere errori tipici: saltare il riscaldamento, esagerare con l'intensità o ignorare i segnali di fatica del corpo, aumentando così la probabilità di traumi, distorsioni, contratture e dolori muscolari acuti. "Gli errori più comuni sono la mancanza di preparazione, i gesti tecnici eseguiti in modo scorretto, il voler 'recuperare' in poco tempo ciò che non si è fatto nel resto dell'anno e la sottovalutazione della fragilità dei tendini, soprattutto con l'avanzare dell'età", elenca Giampietro.
L'ideale rimane distribuire l'attività fisica durante la settimana, anche con sessioni brevi, ma regolari. Tuttavia, anche chi può allenarsi solo nei weekend deve ricordare l'importanza di ascoltare il proprio corpo, scegliere attività piacevoli e sostenibili e non pretendere troppo da sé stessi in poco tempo. "La salute muscolo-tendinea-articolare si costruisce ogni giorno, non solo durante le vacanze", ribadisce l’esperto.
Discipline, pericoli e fasce più a rischio
Non solo sci alpino: oggi le discipline invernali comprendono anche sci di fondo, snowboard, pattinaggio su ghiaccio, ciaspolate e trekking. "Le attività aerobiche come sci di fondo o trekking offrono benefici cardiovascolari e sono meno traumatiche dal punto di vista muscolare, mentre le attività anaerobiche come sci alpino o snowboard prevedono sforzi intensi e movimenti bruschi, aumentando il rischio di traumi acuti", analizza Giampietro. Queste differenze si riflettono anche sulle parti del corpo maggiormente esposte a infortuni e dolori: ginocchia, spalle e, nei casi più gravi, le strutture ossee degli arti inferiori soprattutto per chi ama scendere sulle piste. "Le fasce d'età più a rischio sono i giovani, per eccesso di slancio e sottovalutazione dei pericoli, e gli over 60 che spesso si cimentano in gesti tecnici non più adeguati alla propria condizione fisica, con una maggiore predisposizione a fratture e lesioni tendinee", continua il medico dello sport.
Quando si parla di prevenzione degli infortuni sulle piste, è importante considerare due aspetti fondamentali: la preparazione fisica e la corretta alimentazione. La preparazione fisica inizia ben prima di mettere gli sci ai piedi. "Riscaldamento e stretching sono fondamentali, così come una preparazione progressiva già nelle settimane precedenti la vacanza", consiglia Giampietro. Anche l'alimentazione gioca un ruolo chiave nella prevenzione. "La disidratazione e la carenza di zuccheri - ricorda - aumentano il rischio di crampi e lesioni muscolo-tendinee. Prima e durante l'attività fisica, via libera a zuccheri semplici, frutta secca, acqua e bevande leggermente zuccherate. Non dimentichiamo proteine, calcio e vitamina D per la salute muscolo-articolare". Non va neppure sottovalutata la stanchezza. Ascoltare il proprio corpo è importante e quando si è stanchi bisogna fermarsi. Si tratta di una misura di cautela contro eventuali incidenti (cadute o disattenzione nei movimenti), fondamentale per proteggere muscoli a articolazioni.
Durante la pratica degli sport invernali, anche in presenza di una buona preparazione e delle opportune attenzioni, può comunque capitare di incorrere in piccoli traumi alla base di dolori e lesioni muscolari o articolari. In questi casi l'automedicazione responsabile rappresenta un valido alleato per una pronta gestione dei sintomi, consentendo di ridurre dolore, gonfiore e limitare il disagio, soprattutto quando ci si trova in vacanza o lontani dal proprio medico di fiducia. "Dopo un trauma acuto, come una distorsione o una contusione, dopo ad esempio una caduta sulle piste, è fondamentale applicare subito il protocollo Price (protezione, riposo, ice, compressione, elevazione)", indica Giampietro. "Il ghiaccio va applicato sulla zona colpita per non più di 10 minuti consecutivi, a intervalli, per ridurre il gonfiore e il dolore. La compressione e l'elevazione aiutano a contenere l'ematoma e favoriscono un recupero più rapido". Per alleviare dolore e infiammazione, possono essere utilizzati farmaci di automedicazione ad azione antinfiammatoria o antidolorifica, disponibili in gel, creme o compresse, riconoscibili dal bollino rosso che sorride sulla confezione. "I farmaci topici sono utili per un'azione mirata sulla zona interessata. Nei casi di evidente contrattura muscolare, invece, possono essere indicati i miorilassanti, ma sempre con cautela: la tempistica di utilizzo è fondamentale: prima si comprime e si raffredda l'area, poi, se necessario, si interviene con il miorilassante", puntualizza l'esperto.
In questo percorso di gestione dei disturbi e cura in autonomia, il farmacista gioca un ruolo centrale, non solo come dispensatore di farmaci, ma come vero e proprio consulente della salute: è la figura a cui rivolgersi per chiarire dubbi, ricevere consigli personalizzati e capire quando è il caso di chiedere il parere di un medico.
Cinque consigli sintetizzano le indicazioni del medico dello sport per un inverno in salute muscolo-scheletrica. Eccoli: muoversi con regolarità, meglio una camminata ogni giorno che ore intense solo nel weekend; gradualità, aumentare progressivamente durata e intensità dell'attività fisica; idratazione e alimentazione equilibrata, fondamentali prima, durante e dopo lo sport; ascoltare il corpo, fermarsi ai primi segnali di dolore o affaticamento; automedicazione consapevole e uso corretto dei medicinali da banco, riconoscibili dal bollino rosso che sorride sulla confezione, sono degli alleati se usati correttamente per alleviare i sintomi di piccoli traumi e disturbi muscolo-scheletrici.
"L'attività fisica costante, una dieta equilibrata e l'ascolto del proprio corpo sono il segreto per godersi lo sport invernale senza rischi", conclude Giampietro.

Una panchina rossa al Rettorato. L’Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli, nell’ambito delle iniziative promosse in occasione della Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, ha organizzato un convegno dal titolo 'La forza delle alleanze: Istituzioni, Comunità e Servizi contro la violenza di genere' che si terrà il prossimo 26 novembre alle ore 10.30 presso la sede del Rettorato, in Viale Ellittico 31, Caserta. Interverranno, dopo i saluti del Rettore, Gianfranco Nicoletti: la prefetta di Caserta, Lucia Volpe, il questore, Andrea Grassi e Francesca D’Olimpio, direttrice del Dipartimento di Psicologia dell’Ateneo. Saranno inoltre presentate le attività del Comitato Unico di Garanzia di Ateneo (Cug) e del nuovo Centro di Ateneo dei Servizi Clinici Universitari e Psicologici (Scup).
L’iniziativa, per la quale è stato anche creato l’hashtag #AmaConLAnima.NonConIlPugno#, nasce con l’obiettivo di promuovere un dialogo costruttivo tra Istituzioni, Società Civile e servizi, per rafforzare la rete di azioni condivise nella lotta contro la violenza di genere. “La tematica della violenza sulle donne – afferma il Rettore Nicoletti - ci coinvolge come Istituzione e come Comunità. È nostro dovere non solo sensibilizzare, ma anche condividere idee e strategie concrete, affinché la forza delle alleanze diventi un presidio di tutela e di speranza”. Al termine dell’evento sarà inoltre inaugurata, presso la sede istituzionale del Rettorato, una panchina rossa, con l’apposizione di una targa dedicata, simbolo concreto dell’adesione dell’Ateneo al progetto nazionale e internazionale #panchinerosse, che prevede anche la geolocalizzazione delle installazioni, affinché diventino punti di riferimento visibili e condivisi nella rete di contrasto alla violenza di genere.

Le elezioni politiche potrebbero finire in pareggio tra il centrodestra e il campo largo? Possibile, soprattutto con l'attuale legge elettorale. E' l'analisi dell'Istituto Cattaneo, che delinea uno scenario complessivo dopo le ultime elezioni regionali in Campania, Veneto e Puglia.
"Tenendo conto della stabilità degli elettorati che avevamo già osservato nelle elezioni regionali precedenti, il risultato di quelle in programma in Veneto, Campania e Puglia appariva scontato. Ed in effetti è andato tutto più o meno come previsto", osserva l'Istituto.
"Questa ultima tornata ha confermato un sostanziale equilibrio, sul piano elettorale complessivo, tra centrodestra e centrosinistra largo, cioè allargato al M5S. Più o meno, lo stesso equilibrio registrato alle europee del 2024", prosegue l'Istituto Cattaneo che elabora "una stima di ciò che potrebbe accadere alle elezioni politiche nazionali se il sistema elettorale rimanesse invariato e le performance del centrodestra e centrosinistra fossero simili a quelle registrate nel ciclo delle elezioni regionali svolte dal 2022 ad oggi".
Rischio pareggio
Il primo dato è che, se resta il Rosatellum, "il risultato sarà determinato, questa volta quasi completamente, dal numero di seggi ottenuti nei collegi uninominali". E con un centrosinistra trasformato in 'Campo Largo' unito e non più diviso come nel 2022, il conto dei seggi sarebbe molto diverso.
"Nelle elezioni politiche del 2022, i partiti del centrosinistra hanno ottenuto, nel complesso, una percentuale di voti leggermente superiore a quella dei partiti del centrodestra. Di conseguenza, hanno ottenuto un numero di seggi leggermente superiore rispetto al centrodestra tra quelli ripartiti con metodo proporzionale. Alla Camera, nella quota proporzionale, il centrodestra ha ottenuto 114 seggi" mentre le opposizioni ne hanno "ottenuti 130".
"Ma poiché ciascuna delle tre componenti del cosiddetto campo largo ha presentato candidati propri (in competizione gli uni con gli altri) nei collegi uninominali" qui "il centrodestra ha vinto quasi dappertutto: in 121 dei 147 collegi" mentre "le opposizioni" divise "solo in 23. Se si considerano le intenzioni di voto attualmente stimate dai sondaggi, è assai plausibile che, in una competizione nazionale in cui il centrosinistra si presenti unito, centrosinistra e centrodestra otterrebbero percentuali di voti e un numero di seggi di entità quasi equivalente nella quota proporzionale".
Italia spaccata in 5
L'Istituto Cattaneo per elaborare una possibile stima dell'andamento delle politiche con l'attuale legge elettorale e "per stimare quanto sia ampio il margine di recupero del centrosinistra e quanto le prossime elezioni politiche possa risultare contendibili" ha considerato "come indicatori dell’attuale equilibrio i voti ricevuti dai candidati a presidente di regione nelle tornate elettorali che si sono svolte dal 2023 ad oggi, quando cioè era già iniziata la ricomposizione del centrosinistra".
E l'effetto potrebbe essere quello di un'Italia divisa. "Ci potrebbe trovare con una Italia di nuovo divisa in due, o meglio in 5: con il Nord e il Centro al centrodestra; la Zona rossa e le grandi regioni del Sud al centrosinistra; con Sicilia, Calabria e Sardegna come 'campo di battaglia'". Alle regionali, si legge nell'analisi del Cattaneo, "il governo Meloni 'non è stato battuto' e il centrodestra continua ad avere buone probabilità di rivincere le elezioni politiche" ma "la dimostrata possibilità di far confluire i voti dei partiti del centrosinistra su candidati comuni (cosa non scontata), soprattutto nel Sud, riapre la competizione anche a livello nazionale".
La riforma elettorale
Quindi l'analisi si conclude con una riflessione sulla eventuale riforma elettorale. "Con tutta evidenza, sta qui l’interrogativo che sottende ad una possibile ulteriore riforma del sistema elettorale. Se sia preferibile un esito potenzialmente indeterminato, con la formazione di governi sostenuti da una esile maggioranza, o addirittura la formazione di un governo sostenuto da partiti appartenenti ad entrambe le coalizioni, oppure un sistema elettorale simile a quello che ha consentito ad entrambe le coalizioni di celebrare vittorie e sconfitte nette nel ciclo delle elezioni regionali che si è appena concluso".

"Credo che la cultura sia un driver fondamentale, forse il principale per il nostro Paese, perché non muove solo la società ma anche l'economia. L'Italia è la cultura, se ci guardiamo intorno infatti” ci accorgiamo che “tantissime delle nostre attività sono legate alla cultura”. Ad affermarlo è Andrea Prete, presidente di Unioncamere, alla presentazione della XV edizione del rapporto ‘Io sono cultura’ svoltasi a Roma.
Il report è stato realizzato da Fondazione Symbola, Unioncamere, Centro studi delle camere di commercio Guglielmo Tagliacarne e Deloitte con la collaborazione dell’Istituto per il credito sportivo e culturale, Fondazione Fitzcarraldo, Fornasetti e con il patrocinio del ministero della Cultura.
“Penso, ad esempio, all'impegno del sistema camerale che rappresento: sono diverse le Camere di commercio che annualmente investono decine di milioni di euro in attività culturali che poi, a loro volta, alimentano il tessuto economico - aggiunge - Il rapporto, oltre a quello che è l'investimento nell'imprese legate direttamente alla cultura”, include anche uno sguardo ampio “verso tutti gli indotti. Ad esempio: quante attività di ristorazione vivono grazie agli spettacolari monumenti che abbiamo in Italia? Sembrerebbe non esserci un nesso, invece c'è. Questo fa capire quanto la cultura impatti notevolmente nella nostra vita”.

Definire una politica industriale e scientifica capace di rafforzare la competitività nelle scienze della vita. E' la sfida che l'Italia dovrà affrontare in uno scenario internazionale caratterizzato da instabilità geopolitica, pressioni macroeconomiche, crescente domanda e difficoltà di accesso alla salute. Tema caldo su cui un evento, promosso oggi da Sanofi a Roma, ha acceso i riflettori riunendo voci istituzionali, politiche, della comunità scientifica e del Terzo settore.
Tra gli altri: l'ambasciatore di Francia in Italia Martin Briens, il ministro dell'Università e Ricerca Anna Maria Bernini, il capogruppo Fdi in commissione Bilancio del Senato Guido Liris, la dirigente Divisione Biotecnologie e Farmaceutica del Mimit Claudia Biffoli. E sul fronte scientifico: Giuseppe Curigliano, presidente eletto Esmo (European Society for Medical Oncology) e ordinario di Oncologia medica all'università Statale di Milano; Alberto Mantovani, presidente della Fondazione Humanitas per la ricerca e professore emerito di Humanitas University; il presidente del Consiglio superiore di sanità Alberto Siracusano; la Dg di Fondazione Telethon Ilaria Villa; la prorettrice dell'università degli Studi di Napoli Federico II Angela Zampella, presidente del Consiglio di sorveglianza del Centro nazionale per lo sviluppo di terapia genica e farmaci con tecnologia Rna; il direttore della ricerca scientifica per Aism (Associazione italiana sclerosi multipla) e la sua Fondazione Fism, Paola Zaratin; e Giovanni Tria, presidente della Fondazione Enea Tech e Biomedical.
L'iniziativa si inserisce in un momento "cruciale per il settore", spiegano i promotori, "in cui la ricerca biomedica, la medicina di precisione, l'immunologia di nuova generazione e l'intelligenza artificiale stanno trasformando in profondità i percorsi di cura e le filiere produttive". Per l'Italia, Paese leader europeo nell'export farmaceutico e "hub d'eccellenza" per la ricerca clinica, queste trasformazioni rappresentano "un'opportunità strategica" da cogliere attraverso una visione di lungo periodo. Per Tria abbiamo "una grande opportunità: trasformare il vasto potenziale delle scienze della vita in un vero asset strategico nazionale. La sperimentazione di nuove forme di collaborazione pubblico-privato va in questa direzione: valorizzare le eccellenze scientifiche e cliniche già presenti nel Paese e integrarle con la capacità industriale, tecnologica e produttiva. Investire in infrastrutture biomediche avanzate e in poli di innovazione permette di generare un ecosistema attrattivo, capace di trattenere talenti, attirare investimenti internazionali e sviluppare filiere ad alto valore aggiunto. Un comparto delle scienze della vita forte significa capacità di rispondere più rapidamente alle emergenze sanitarie, maggiore sicurezza nell’approvvigionamento di prodotti critici e un ruolo più attivo nelle iniziative europee di sovranità tecnologica".
Base del dibattito i dati del Report d'impatto 2024 di Sanofi, che offrono una fotografia del valore che l'innovazione può generare per il Paese. L'azienda ha investito 45,2 milioni di euro nel 2024 in Ricerca e Sviluppo in Italia, generando un beneficio complessivo di 133 milioni di euro per il Ssn e il Paese in termini di costi evitati, secondo quanto riporta una nota. L'effetto leva è pari a 2,95: ogni euro investito in ricerca in Italia produce quasi 3 euro di risparmio per la collettività con la riduzione delle ospedalizzazioni, l'uso più appropriato dei percorsi clinici e la disponibilità di terapie innovative. Inoltre, la ricerca sostenuta da Sanofi è una delle più estese in Italia - si legge - con 108 studi clinici condotti nell'ultimo anno, che hanno coinvolto 1.517 pazienti distribuiti in 563 centri clinici ospedalieri e universitari, e la collaborazione con oltre 90 strutture sanitarie su tutto il territorio nazionale.
La ricerca, osserva Marcello Cattani, presidente e Ad Sanofi Italia e Malta, "è ciò che ogni giorno ci permette di trasformare conoscenze scientifiche in soluzioni concrete per milioni di persone. L'Italia ha una forza unica, rappresentata da una rete clinica di eccellenza e da ricercatori capaci di guidare studi complessi, multidisciplinari e ad alta innovazione. I risultati che osserviamo - dall'impatto sulla qualità di vita dei pazienti alla riduzione dei costi per il sistema sanitario - dimostrano che, quando ricerca pubblica e ricerca industriale lavorano in sinergia, l'innovazione accelera e diventa valore reale. L'ambizione è diventare l'azienda biofarmaceutica leader in immunologia entro il 2030 investendo, con oltre 45 milioni di euro all'anno soltanto in Italia, in studi sempre più avanzati che, anche grazie ad un uso massiccio dell'Ia, integrano immunologia, genomica e nuove tecnologie digitali. Allargando lo sguardo, sono circa 70 i milioni di euro investiti in Italia da Sanofi nelle tre leve chiave dell'innovazione: ricerca e sviluppo, trasformazione tecnologica industriale, competenze e formazione. In un contesto globale di grande complessità, abbiamo bisogno di creare un ecosistema italiano delle scienze della vita all'altezza delle ambizioni della nostra nazione e di stimolo per una politica industriale europea che metta il settore farmaceutico al centro della crescita".
Accanto alla produzione scientifica, la ricerca di Sanofi genera "impatti sanitari immediati" e, in particolare, nel 2024 tre aree sono state oggetto nel report di un'analisi economica specifica: la campagna nazionale di immunizzazione contro il virus respiratorio sinciziale nei neonati, le patologie infiammatorie di tipo 2 e le malattie cardiovascolari. I benefici per il Ssn: 29,5 milioni di euro di costi evitati grazie all'immunoprofilassi Rsv, 20,8 milioni derivanti dalle soluzioni per l'infiammazione di tipo 2 e 34 milioni legati agli inibitori Pcsk9 nella prevenzione cardiovascolare. Sul fronte dell'innovazione, prosegue la nota, Sanofi "sta guidando una trasformazione strutturale della propria pipeline", oggi composta da 93 progetti in fase clinica, di cui 36 in fase avanzata o già sottoposti alle autorità regolatorie, sostenuti sempre più dall'uso di tecnologie di Ai applicate al disegno degli studi, alla gestione dei dati clinici e alla generazione di nuovi target terapeutici.
L'Italia svolge un "ruolo centrale" in questo percorso: gli studi sin qui condotti riguardano aree chiave come immunologia, trapianti, neurologia, malattie rare, diabete, vaccini ed ematologia, e comprendono anche 12 molecole innovative, tra cui alcune 'pipeline in a product' potenzialmente destinate a generare oltre 40 nuove indicazioni terapeutiche entro il 2031. Il 76% degli studi dell'azienda ha riguardato soluzioni basate su meccanismi d'azione immunologici, mentre gli investimenti nella ricerca sulle malattie infiammatorie di tipo 2 sono cresciuti del 19% nel solo 2024.
Un impegno per contribuire a quella che da anni Mantovani chiama "rivoluzione dell'immunologia" e che non guarda più alle malattie come categorie isolate, ma ai percorsi biologici dell'immunità alla base di molte condizioni croniche e infiammatorie. Temi su cui il super esperto ha incentrato la sua lecture magistrale, durante la quale ha approfondito come la comprensione dei meccanismi immunitari sia oggi alla base delle principali innovazioni terapeutiche e di prevenzione. Il messaggio emerso in definitiva dall'evento di Roma? L'Italia - concludono gli esperti - può assumere un ruolo di leadership nelle scienze della vita, ma questo richiede una visione nazionale condivisa, un ecosistema che preveda una governance che integri ricerca pubblica e privata e investimenti capaci di tradursi in soluzioni concrete per le persone.

Creduta morta, stava per essere cremata, quando ha bussato dall'interno della bara per segnalare che era viva. E' successo in Thailandia, in un tempio buddista alla periferia di Bangkok, dove il personale è rimasto "sorpreso" nel sentire il leggero bussare proveniente dalla cassa di legno. A quel punto, il direttore del tempio, Pairat Soodthoop ha chiesto che venisse aperta e ha visto la donna "aprire leggermente gli occhi". "Deve aver bussato per un bel po' di tempo", ha raccontato.
Secondo il fratello della donna 65enne, erano stati i funzionari locali della località in cui viveva a comunicare che la sorella era morta, senza che gli venisse consegnato alcun certificato di morte. Proprio mentre Soodthoop cercava di spiegare come ottenerlo, il personale del tempio ha sentito un leggero bussare provenire dall'interno della bara. Una volta appurato che la donna era viva, il responsabile del tempio buddista ha disposto che venisse immediatamente trasferita in ospedale, dove un medico ha riferito che la 65enne aveva sofferto di una grave ipoglicemia, escludendo che avesse subito un arresto respiratorio o cardiaco.
La donna, secondo il racconto del fratello, era allettata da un paio d'anni e, con il peggioramento delle sue condizioni di salute, sembrava che avesse smesso di respirare sabato scorso.
Il 28 e il 29 novembre la musica protagonista al Teatro Massimo... 
Battuta d'arresto sull'approvazione del ddl anti-stupro. La norma che mette al centro il consenso in mancanza del quale qualsiasi atto verrebbe considerato violenza sessuale, non è approdata oggi in Senato.
Il provvedimento, già approvato all'unanimità dalla Camera, era atteso dopo il passaggio in commissione Giustizia nel pomeriggio nell'aula di Palazzo Madama ma in commissione la maggioranza ha chiesto ulteriori approfondimenti, con la richiesta di audizioni. Il ddl quindi non andrà in aula oggi.
''Sostanzialmente è uno stop alla norma da parte di qualcuno che quella norma non la voleva, smentendo l'accordo politico che si era trovato alla Camera e la stretta di mano tra Giorgia Meloni e Elly Schlein", attacca l'opposizione in commissione.
Bongiorno: "La legge ci sarà ma fatta meglio"
Ma dalla maggioranza, la presidente della commissione Giustizia, Giulia Bongiorno rassicura che la legge ci sarà ma fatta meglio. "Sarebbe stato bellissimo approvare oggi il disegno di legge che mette al centro il consenso ma nell'ambito della commissione - ha spiegato in aula al Senato - sono state segnalate alcune modifiche, devo dire che ci sono alcune piccole lacune. La legge sarà fatta, un poco meglio soprattutto su un comma" perché su "un comma si gioca una vita", sottolinea l'avvocata. "Facciamo meglio questa legge, facciamola tutti insieme. L'impegno è farla, rapidamente ma migliorandola un po'. Preferisco una legge fatta il 13 o il 31, piuttosto che il 25 ma con una lacuna".
Pd: "Voltafaccia maggioranza è una grave ferita"
Ma le ire del Pd non si placano. "La retromarcia oggi in commissione Giustizia sul ddl in materia di consenso costituisce una ferita grave di un percorso unitario che stavamo sostenendo per tutelare le donne dalla violenza maschile e che ci aveva già visto votare all’unanimità il testo alla Camera, nonché il provvedimento sul femmincidio", affermano i senatori Cecilia D’Elia, Anna Rossomando, Valeria Valente, Alfredo Bazoli, Filippo Sensi, Walter Verini. "Il disegno di legge sul consenso costituirebbe un passo in avanti storico in materia di difesa delle vittime dalla violenza sessuale".
"Il centrodestra, con questo voltafaccia, oltre a tradire le aspettative delle donne, ha di fatto sconfessato un accordo siglato dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Noi non ci rassegniamo perché pensiamo che il Parlamento possa e debba approvare finalmente una legge sul consenso, che molti altri paesi già hanno, e lavoreremo ostinatamente in questo senso perché anteponiamo gli interessi delle donne a quelli di parte, cosa che non è stata in grado di fare la maggioranza. Le forze politiche che sostengono il governo hanno macchiato questa giornata", conclude.

"Il nostro è un rapporto che guarda ai temi della cultura e alla creatività da un punto di vista economico, analizzando dunque il ruolo che hanno le imprese, gli operatori, il mondo del terzo settore e la pubblica amministrazione nel contribuire a creare valore”. Sono le parole di Alessandro Rinaldi, vice direttore generale del Centro Studi delle Camere di commercio Guglielmo Tagliacarne, alla presentazione della XV edizione del rapporto ‘Io sono cultura’ svoltasi a Roma. Il report è stato realizzato dal Centro studi Tagliacarne e da Fondazione Symbola, Unioncamere e Deloitte con la collaborazione dell’Istituto per il credito sportivo e culturale, Fondazione Fitzcarraldo, Fornasetti e con il patrocinio del ministero della Cultura.
“Il rapporto spazia nell’ampio comparto della cultura, dal patrimonio storico e culturale fino ai videogames, coinvolgendo sia attività che tradizionalmente identifichiamo come cultura sia attività più prettamente industriali o delle imprese - aggiunge -. Un tema centrale è quello delle competenze e del capitale umano, perché la cultura non può fare a meno delle persone e delle professionalità. Quello culturale è infatti un mondo che si sta trasformando, in cui cresce l’importanza sia delle competenze digitali e green sia di quelle che chiamiamo power skills, cioè le competenze trasversali, come la capacità di lavorare in gruppo e il problem solving. Le imprese hanno difficoltà a trovare personale che soddisfi queste caratteristiche”.

"In un mondo in cui ci sono significative incertezze e in cui sta arrivando una tecnologia estremamente impattante”, ossia l’intelligenza artificiale, “la cultura è rilevante per quattro motivi. Innanzitutto, come dice l'Unesco, la cultura è identità. Questa crea a sua volta distintività e quindi competitività”, un concetto valido “anche nelle organizzazioni aziendali, in particolare in quelle come la nostra che sono basate sul capitale umano. In secondo luogo, la cultura favorisce la coesione, le relazioni umane e, dunque, anche l'efficienza in azienda”. Lo spiega Valeria Brambilla, amministratore delegato Deloitte & Touche S.p.A, alla presentazione della XV edizione del rapporto ‘Io sono cultura’ svoltasi a Roma.
Il report è stato realizzato da Fondazione Symbola, Unioncamere, Centro studi delle camere di commercio Guglielmo Tagliacarne e Deloitte con la collaborazione dell’Istituto per il credito sportivo e culturale, Fondazione Fitzcarraldo, Fornasetti e con il patrocinio del ministero della Cultura.
“Il terzo aspetto - prosegue Brambilla - è quello relativo allo spirito critico che la cultura smuove nelle persone, un aspetto che in futuro sarà indispensabile per indirizzare le intelligenze artificiali e le macchine al lavoro, oltre che per monitorare il risultato che l’Ai ci metterà a disposizione. Infine, la cultura genera creatività e innovazione a dei livelli di cui nessuna intelligenza artificiale potrà mai dotarsi. Per tutte queste ragioni, oggi più che mai, le organizzazioni come la nostra necessitano di cultura”, conclude.

"Per la prima volta abbiamo in Italia una legge che si prende cura di tutti gli anziani del nostro Paese: non si prevede più l'intervento prestazionale, ma tutta la società - dal Governo alle amministrazioni, fino al terzo settore - prende in carico gli anziani affinché possano restare nei loro ambienti ed essere accuditi a seconda dei loro bisogni". Così monsignor Vincenzo Paglia, presidente della Commissione per la riforma dell'assistenza sanitaria e sociosanitaria della popolazione anziana presso il ministero della Salute, al Forum Risk Management in corso ad Arezzo, ha commentato l'importanza della legge 23 marzo 2023, n. 33, che delega il Governo a riordinare le politiche per le persone anziane, puntando a un sistema integrato di assistenza.
L'allungarsi dell'aspettativa di vita in Italia, spiega monsignor Paglia, rende necessario "riorganizzare completamente" quanto previsto per "l'età della vecchiaia. Si sono aggiunti", alla speranza di vita delle persone, "20 o 30 anni in più sui quali non si è mai fatta una riflessione né politica, né economica, né sociale, né spirituale, né culturale. Anzi - osserva - la vecchiaia finora è stata disprezzata. Ma questa legge aiuta a comprendere che" queste persone possono essere invece "una grande risorsa che chiede di essere messa in grado di poter continuare a donare al proprio Paese 30 anni di vita così come sono, ma dignitosi".
"Nessuno deve essere lasciato solo - avverte monsignor Paglia - In questo c'è da superare, come fa la legge 33, la distinzione tra sanitario e sociale: gli anziani non hanno bisogno solo dell'iniezione, ma anche della compagnia. La solitudine non è una questione sanitaria, ma lo diventa il giorno dopo. Ecco perché si tratta di inventare un modo dignitoso di vivere, perché si possa invecchiare degnamente nel nostro Paese. In questo senso - aggiunge - la legge pone l'Italia in una condizione molto dignitosa nell'intera Europa: è il primo Paese che ha una legge di questo genere. Forse possiamo dare anche qualche suggerimento agli altri Paesi. E' già successo". A tale proposito "siamo stati invitati in Serbia, saremo in Bahrain, negli altri Paesi arabi, ma l'ambizione deve essere grande perché ci stanno a cuore tutti gli anziani, che non devono essere lasciati soli, ma accuditi in modo da poter vivere degnamente quest'ultima parte della loro vita".
Firmato procollo d'intesa tra Aidda e Donne al traguardo... 
"Sono soddisfatto per il lavoro che si sta facendo qui a Tor Vergata, così come nel resto della Regione. I fondi del Giubileo ci hanno aiutato ad alleggerire la pressione sui pronto soccorso e ci hanno permesso di registrare che il Giubileo non ha avuto incidenti rilevanti e tutto è filato liscio". Lo ha dichiarato Francesco Rocca, presidente della Regione Lazio, intervenendo all'inaugurazione della nuova Unità di Medicina d'urgenza del Policlinico universitario Tor Vergata di Roma, realizzata grazie ai fondi giubilari previsti dalla Dgr 22/2024.
"Nonostante 30 milioni di pellegrini abbiano visitato Roma, i servizi hanno funzionato - ha sottolineato Rocca - E' un motivo di soddisfazione e un segnale di miglioramento, grazie alla riqualificazione delle aree di emergenza-urgenza e delle medicine d'urgenza: interventi che non servono solo per il Giubileo ma per tutti i cittadini. Sono elementi di dignità per i pazienti".
Il governatore ha poi ringraziato il personale del policlinico universitario Tor Vergata, osservando che "2 anni fa i tempi di attesa in Pronto soccorso erano intorno ai 3.000 minuti: oggi siamo a 1.300. E' un risultato ottenuto grazie all'impegno di tutto il personale sanitario e della direzione, che hanno dimostrato attenzione e capacità organizzativa". Infatti "gli accessi al Pronto soccorso sono cresciuti significativamente e, allo stesso tempo, il tempo di permanenza è diminuito - ha rimarca Rocca - E' un dato che va sottolineato. Qui non si gestiscono solo le emergenze, ma anche numerose criticità elettive, patologie importanti. E' un ospedale che garantisce alta qualità e contribuisce in modo decisivo alla rete regionale".
Sabato 29 a Tortolì evento organizzato dall'Anmil... 
"L'ospedale che cresce, che si espande, che aumenta i posti letto, lo fa esclusivamente per i pazienti, per ampliare l'offerta a chi attende un ricovero sia dall'esterno, per interventi programmati, che nel Pronto soccorso che rappresenta la parte più fragile e sofferente della nostra attività". Lo ha detto Ferdinando Romano, direttore generale della Fondazione Ptv e dell'azienda Policlinico Tor Vergata, tracciando un bilancio degli interventi realizzati grazie ai fondi giubilari, all'inaugurazione della nuova Unità di Medicina d'urgenza.
Il potenziamento strutturale sta già producendo effetti concreti. "Abbiamo un reparto completamente operativo e un altro in via di completamento, per un totale di 40 posti letto aggiuntivi, un incremento importante - ha illustrato Romano - La cosa più significativa è aver riportato il Pronto soccorso a un livello di qualificazione che restituisce piena dignità al paziente. Oggi non ci sono più barelle nei corridoi, i pazienti non sostano più in aree di passaggio: hanno spazi protetti che garantiscono privacy, tutela e intimità". Il Dg ha evidenziato come il nuovo modello organizzativo abbia ridotto sensibilmente i tempi di permanenza in Ps. "Siamo passati da 2.600 a circa 1.400 minuti: il paziente arriva e viene trasferito rapidamente in reparto - ha precisato - E' un passo avanti significativo, è un modo per restituire ai pazienti diritti che per troppo tempo non erano stati adeguatamente considerati".
Importanti progressi riguardano anche l'attività chirurgica. "Abbiamo aumentato il numero degli interventi e migliorato l'efficienza nell'uso delle sale operatorie - ha sottolineato Romani - Già a fine novembre abbiamo superato il totale degli interventi eseguiti nell'intero anno precedente. E' il nostro modo di rispondere ai pazienti, sentendoci in debito verso di loro e in dovere di offrire prestazioni qualificate. Nulla di tutto questo sarebbe stato possibile - ha concluso - senza l'affiancamento della Regione Lazio e del presidente Rocca, che ci ha autorizzato nuove assunzioni e ha garantito i finanziamenti necessari per ampliare ulteriormente il presidio".

"Abbiamo avuto modo di utilizzare l'Unità di Medicina d'urgenza già durante il Giubileo dei giovani. E' un momento molto importante per la nostra comunità e per la capacità di offrire un servizio ulteriore al territorio, integrando assistenza, ricerca e attività cliniche all'interno del nostro policlinico universitario". Così Nathan Levialdi Ghiron, rettore dell'università di Roma Tor Vergata, partecipando all'inaugurazione della nuova Unità di Medicina d'urgenza del Policlinico Tor Vergata, realizzata grazie ai fondi giubilari previsti dalla Dgr 22/2024.
Il potenziamento della medicina d'urgenza rappresenta "una tappa molto significativa rispetto alle esigenze che questo territorio manifesta - sottolinea il rettore - Durante il Giubileo si è mostrata perfettamente in grado di gestire anche un numero molto elevato di potenziali pazienti. Siamo convinti che questo ci permetterà di continuare a offrire il miglior servizio possibile alla nostra comunità. La realizzazione di questa unità, così come il futuro ampliamento che prevede ulteriori posti letto, ci consentirà di essere sempre più vicini alle esigenze delle persone e di rispondere in modo tempestivo e adeguato alle richieste del territorio".
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