
Come associazione, "pensavamo già da tempo" a questo progetto. "Finalmente abbiamo avuto la possibilità di realizzarlo grazie alla collaborazione con Gsk, che ha mostrato grande disponibilità e sensibilità verso il tema. Credo che sia un’iniziativa molto importante, perché riesce a raccontare la patologia da diversi punti di vista: quello dei pazienti, naturalmente, ma anche quello dei medici che li seguono ogni giorno - professionisti che fanno parte del nostro board scientifico e conoscono molto bene la realtà dei pazienti della nostra associazione - e infine quello delle istituzioni, che sono state coinvolte e invitate a riflettere e a prendere posizione su questi temi". Così Francesca Torracca, presidente all’Associazione pazienti sindrome di Churg Strauss (Apacs) Aps, descrive il valore del Libro Bianco ‘Storie di vita con Egpa’ dedicato alla Granulomatosi eosinofila con poliangioite, una malattia rara e autoimmune che colpisce i vasi sanguigni di piccole e medie dimensioni, causando infiammazione e danni a vari organi.
Si tratta di "un passo significativo nella storia della nostra associazione - continua Torracca - Questo documento non è solo ricco di contenuti ma anche esteticamente curato: le illustrazioni di Elisa Macellari ne impreziosiscono la veste grafica e lo rendono piacevole da leggere e da sfogliare. Inoltre, la presenza dei patrocini delle società scientifiche testimonia la dimensione corale di questo lavoro, frutto di una collaborazione ampia e condivisa. È un risultato che ci riempie di soddisfazione e che sentiamo davvero come un traguardo importante".
Il Libro bianco "è perfettamente in linea con quello che la nostra associazione fa fin dalla sua nascita - rimarca la presidente Apacs - informare, divulgare, far conoscere. Parliamo infatti di una patologia a bassissima prevalenza — in Italia si stimano circa 1.000-1.100 persone — Questo significa che, purtroppo, è ancora poco conosciuta non solo tra la popolazione generale, ma anche in ambito medico e sanitario: spesso nemmeno i medici di medicina generale la incontrano nel corso della loro carriera".
"Capita infatti - chiarisce Torracca - che un paziente si presenti al pronto soccorso o a una visita specialistica e che la malattia non venga riconosciuta; o che una persona con sintomi precoci, che potrebbero essere indicatori di una vasculite, non venga indirizzata tempestivamente verso gli approfondimenti giusti. Questo porta a diagnosi tardive e, di conseguenza, a prognosi più sfavorevoli, rispetto a quanto si potrebbe ottenere con un riconoscimento precoce. Per questo - aggiunge Torracca - riteniamo fondamentale parlarne: raccontare i problemi dei pazienti, il loro vissuto, le difficoltà quotidiane, serve a far conoscere la patologia e a sensibilizzare chi entra in contatto con il libro — siano essi medici, cittadini o rappresentanti delle istituzioni".
L’ auspicio di Apacs "riguarda proprio quest’ultimo aspetto - sottolinea la presidente dell’Associazione - Nel Libro bianco sono state coinvolte anche voci politiche che si sono impegnate a garantire una maggiore attenzione alla patologia. Sebbene l’Egpa disponga già di un codice di esenzione, non è ancora riconosciuta ai fini dell’invalidità civile, con tutte le implicazioni lavorative, sociali ed economiche che questo comporta per le persone che ne sono affette. Il nostro desiderio è che questo progetto possa contribuire a smuovere le coscienze, a creare le condizioni per un confronto concreto con le istituzioni e portare, finalmente, a un riconoscimento ufficiale della malattia in termini di invalidità civile e accesso alla Legge 104. Attualmente, infatti - conclude Torracca - non esiste un codice di invalidità specifico per l’Egpa: chi ne beneficia lo fa in base ai sintomi e ai danni che la malattia ha causato nel tempo. È un passo che riteniamo necessario per garantire dignità, equità e diritti a chi vive ogni giorno con questa patologia rara".

Accende i riflettori "su una patologia rara, incrementa l’awareness, la conoscenza sull’Egpa, ponendo l’attenzione su alcuni aspetti specifici della malattia per, potenzialmente, anticiparne la diagnosi". Così Giacomo Emmi, professore ordinario di Medicina interna, Università di Trieste e direttore Struttura complessa Medicina clinica e Reumatologia, ospedale universitario Cattinara di Trieste, spiega l’obiettivo del Libro Bianco ‘Storie di vita con Egpa’ dedicato alla Granulomatosi eosinofila con poliangioite, una malattia rara e autoimmune che colpisce i vasi sanguigni di piccole e medie dimensioni, causando infiammazione e danni a vari organi. Il valore aggiunto di questa pubblicazione "è la collaborazione che si è creata fra i pazienti e i medici che, in questo caso - aggiunge - è strettissima, più di quanto probabilmente succede mediamente". L’altro punto di forza "è la multidisciplinarità garantita dalla presenza di vari clinici: dall’immunologo, all’allergologo, dall’antropologo, al nefrologo, all’otorino - chiarisce Emmi - Credo che questa collaborazione tra pazienti e specialisti di diverse branche della medicina, sia una novità” inedita anche, perlomeno, “nel panorama delle malattie rare".
Il libro bianco, che nasce dall’ascolto attivo delle persone con Egpa - grazie all’Associazione pazienti sindrome di Churg Strauss (Apacs) Aps - e dei clinici, "risponde innanzitutto al problema del ritardo diagnostico, che c’è in tutte le malattie rare - osserva l’esperto - ma in particolar modo nell’Egpa, perché ha dei sintomi molto aspecifici, che hanno milioni di persone nel mondo: cioè l’asma e la poliposi nasale. Ci sono milioni di persone, anche in Italia, con questi sintomi che poi, a un certo punto, sviluppano sintomi un po’ più specifici che poi possono far porre il sospetto" della malattia.
Tra i campanelli d’allarme evidenziati nel Libro bianco, "il principale - precisa Emmi - è l’incremento di un tipo di globuli bianchi, gli eosinofili in un paziente che ha l’asma, una storia di rinosinusite e poliposi. La comparsa di sintomi magari aspecifici ma sistemici - febbre, perdita di peso e stanchezza - che non si spiegano altrimenti, sono elementi improntati da tenere presente". Ci sono anche sintomi "più specifici o più severi - chiarisce - come alcune manifestazioni cutanee che fanno pensare subito a una vasculite, ad esempio una porpora, o a una neuropatia, cioè un’infiammazione dei nervi. In questo caso, di solito, si pone il dubbio clinico". Possono inoltre verificarsi "manifestazioni severe come l’interessamento infiammatorio del cuore: in quel caso ovviamente il sospetto diventa alto". L’Egpa interessa "giovani - ricorda Emmi - di solito persone tra i 30 e i 50 anni, senza una particolare preferenza maschi-femmine. Quasi tutti sono asmatici ma, spesso, a differenza di quello che avviene nell’asma comune, il paziente diventa asmatico proprio in età adulta". In una patologia così rara "l’associazione dei pazienti - conclude l’esperto - è fondamentale perché riesce a collaborare tantissimo con chi ha la patologia, ma anche con gli stakeholder: è in grado di indicare i centri giusti" e "per, il contatto stretto coni clinici", aiuta anche a migliorare la qualità delle cure.

"È nato dall’ascolto delle voci dei pazienti, raccolte grazie al contributo dell’Associazione pazienti sindrome di Churg Strauss (Apacs) Aps che ha portato con grande autenticità e forza emotiva le storie, i bisogni e le difficoltà quotidiane dei pazienti, delle loro famiglie e dei caregiver". Così Valentina Angelini, Patient Affairs Director Gsk spiega l’origine del Libro Bianco ‘Storie di vita con Egpa’ dedicato alla Granulomatosi eosinofila con poliangioite che "non è semplicemente un progetto, ma un impegno concreto, un aiuto verso le persone che vivono con questa malattia rara, multisistemica e complessa". Accanto a quella dei pazienti, nel testo c’è anche "la voce dei medici che ogni giorno lavorano - continua Angelini - per ridurre i tempi di diagnosi e rendere accessibili le migliori cure possibili; capaci non solo di trattare la malattia, ma anche di alleviare i sintomi e migliorare la qualità della vita. Infine, il Libro bianco si rivolge anche alle istituzioni e alle associazioni: il suo obiettivo è stimolare azioni concrete affinché l’Egpa sia meglio riconosciuta e perché diagnosi e trattamenti siano disponibili in tempi più rapidi per tutti i pazienti".
Le testimonianze raccolte nel Libro Bianco, sottolinea Angelini, "ci mostrano in modo molto concreto cosa significa convivere con l’Egpa: il percorso spesso lungo, faticoso, fatto di continui spostamenti per trovare un centro di riferimento, per ottenere una diagnosi corretta, per accedere alle cure". Nel testo corale "emergono con chiarezza la difficoltà diagnostica e la profonda disomogeneità" di riferimenti "sul territorio. Ci sono centri in cui la patologia viene riconosciuta e gestita - puntualizza - ma ci sono anche persone che vivono in aree più disagiate, che non hanno questa possibilità e sono costrette a veri e propri ‘pellegrinaggi sanitari’ in cerca di una risposta. Questo non dovrebbe accadere - afferma - Tutti i pazienti hanno diritto alla stessa opportunità di diagnosi tempestiva e trattamento adeguato, ovunque vivano".
Dal Libro bianco emerge anche un forte "messaggio di speranza perché, grazie al lavoro dell’associazione di pazienti Apacs", si rende concreto "un senso di comunità, di unione", di sostegno e fiducia perché, secondo Angelini, "i farmaci senza i pazienti, senza il loro contributo al disegno degli studi e a portare il loro punto di vista, non basterebbero. Questa dovrebbe essere la direzione verso cui andare: una sanità in cui il paziente non è solo colui che usufruisce", di una serie di servizi, "ma colui che partecipa allo sviluppo dei farmaci e alla creazione di soluzioni che vadano a colmare i bisogni di chi ha una patologia. Il paziente deve diventare sempre più consapevole di quello che ha a disposizione e di quanto la sua voce sia importante e debba essere ascoltata - conclude - dalle associazioni dei pazienti, dalle aziende farmaceutiche e dalle istituzioni".
Il ferito è stato ricoverato al Santissima Annunziata...
Domani il gruppo di lavoro tecnico si pronuncia sulla continuità... 
"L’approvazione di mavacamten per il trattamento della cardiomiopatia ipertrofica rappresenta un cambiamento sostanziale nella pratica clinica. Per la prima volta abbiamo un farmaco capace di agire direttamente sui meccanismi alla base di questa malattia complessa, che può provocare ostruzione al flusso di sangue dal ventricolo sinistro, difficoltà di rilassamento del cuore, aritmie e insufficienza mitralica". Così all’Adnkronos Salute Gianfranco Sinagra, direttore del Dipartimento Cardiovascolare e presidente eletto della Società italiana di Cardiologia, durante l’annuncio – oggi a Roma – dell’approvazione di Aifa alla rimborsabilità di mavacamten per il trattamento della cardiomiopatia ipertrofica ostruttiva (Cmio) sintomatica (classe II-III secondo la classificazione NYHA) in pazienti adulti nei quali la terapia standard risulta insufficiente
"Mavacamten, appartenente alla nuova classe degli inibitori della miosina, riesce a ridurre in modo significativo il gradiente di ostruzione. Lo fa – spiega Sinagra - migliorando l’efficienza energetica e metabolica del muscolo cardiaco, favorendo una migliore funzione di pompa e una riduzione delle dimensioni del cuore. Tutto questo si traduce in benefici concreti per i pazienti: meno sintomi, maggiore capacità di esercizio fisico e — con buona probabilità — un impatto positivo sull’evoluzione della malattia a lungo termine. Ricordiamo che circa il 50% dei pazienti con cardiomiopatia ipertrofica presenta un’ostruzione significativa. Tuttavia, con le terapie tradizionali solo meno di un terzo otteneva un beneficio clinico soddisfacente. Gli inibitori della miosina, soprattutto se aggiunti al trattamento standard (il cosiddetto on top), permettono miglioramenti rapidi del gradiente e dei sintomi. Inoltre, renderanno probabilmente possibile ridurre in futuro le dosi di altri farmaci, con un impatto positivo sulla qualità di vita".
Sul lungo periodo, una "riduzione stabile dell’ostruzione può influire sulla dimensione e sulla funzione del cuore, sul rischio di aritmie e quindi sulla probabilità di eventi gravi – osserva il presidente eletto della Sic -. Va ricordato che la cardiomiopatia ipertrofica è una delle principali cause di morte improvvisa nei giovani. Per questo motivo è particolarmente incoraggiante pensare che questi farmaci possano modificare in profondità la biologia del miocardio e forse prevenire le forme più avanzate e pericolose della malattia".
In Italia "si stima che ci siano circa 100.000 persone affette da cardiomiopatia ipertrofica. Di queste - ricorda Sinagra - circa la metà presenta forme clinicamente rilevanti, con sintomi impattanti sulla qualità della vita, e solo una parte risponde adeguatamente alle terapie tradizionali. È una malattia non molto frequente, ma con un peso importante perché interessa spesso individui tra i 20 e i 40 anni, cioè in una fase della vita in cui si è maggiormente attivi, produttivi e impegnati in attività fisiche e professionali. In questi soggetti la malattia può generare una notevole disabilità, oltre ai rischi più nascosti legati alla sua stessa natura".
La diagnosi richiede un "alto livello di attenzione clinica: il sospetto è fondamentale, soprattutto in presenza di sintomi come affaticamento, palpitazioni o ridotta tolleranza allo sforzo. Gli studi clinici disponibili hanno dimostrato che farmaci come mavacamten migliorano proprio questi aspetti: lo stato dei sintomi, la capacità di esercizio al test cardiopolmonare e alcuni biomarcatori che riflettono la biologia della malattia" conclude.

"Il primo problema che un paziente con cardiomiopatia ipertrofica deve affrontare è spesso la diagnosi. Quando arriva, scatena un momento di paura: è comprensibile, perché la persona cerca informazioni online e si imbatte subito nelle possibili complicanze della malattia. Inoltre, viene informata del fatto che la cardiomiopatia può avere una componente genetica familiare. Questo genera ulteriore preoccupazione, non solo per sé stessi ma anche per i propri figli". Così all’Adnkronos Salute, Franco Cecchi, presidente dell’Aicarm Aps (Associazione italiana cardiomiopatie), intervenuto oggi a Roma alla conferenza stampa di annuncio dell’approvazione di Aifa alla rimborsabilità di mavacamten per il trattamento della cardiomiopatia ipertrofica ostruttiva (Cmio) sintomatica (classe II-III secondo la classificazione NYHA) in pazienti adulti nei quali la terapia standard risulta insufficiente.
"A condurre alla diagnosi, però, sono quasi sempre i sintomi. I più comuni – ricorda Cecchi - riguardano la difficoltà nello svolgere sforzi anche moderati: fare le scale, per esempio, diventa faticoso. Altri pazienti lamentano palpitazioni, che possono essere semplici extrasistole ma anche aritmie più serie, come la fibrillazione atriale. C’è poi chi avverte un dolore toracico diverso da quello tipico dell’ischemia: un dolore più oppressivo, che dura più a lungo e che può comparire in qualsiasi momento, persino a riposo". Questi disturbi "compromettono la qualità della vita. La buona notizia - sottolinea Cecchi - è che oggi disponiamo di una gamma di farmaci consolidati, a cui si aggiungeranno presto nuove terapie innovative anche in Italia. Questi trattamenti, come quello approvato da Aifa, permettono di migliorare in modo significativo la sopravvivenza, la qualità della vita e di ridurre proprio quei sintomi che hanno portato alla diagnosi".

Ponte sullo Stretto, arriva un nuovo stop dalla Corte dei Conti. La magistratura contabile non concede il visto di legittimità al III atto aggiuntivo della convenzione tra Mit e la Stretto di Messina spa. In una nota della magistratura contabile si spiega che la sezione centrale di controllo di legittimità della Corte dei conti, all’esito della Camera di consiglio, ''non ha ammesso al visto e alla conseguente registrazione il decreto del primo agosto 2025, n. 190, del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti di concerto con il Ministero dell’economia e delle finanze, adottato ai sensi dell’articolo 2, comma 8, del decreto-legge 31 marzo 2023, n. 35, convertito, con modificazioni, dalla legge 26 maggio 2023, n. 58, recante ''Disposizioni urgenti per la realizzazione del collegamento stabile tra la Sicilia e la Calabria'. Approvazione III atto aggiuntivo alla convenzione del 30 dicembre 2003, n. 3077, fra il ministero delle infrastrutture e dei trasporti e la società Stretto di Messina spa''. Le motivazioni, in corso di stesura, saranno rese note entro trenta giorni, con apposita deliberazione.
“Nessuna sorpresa: è l’inevitabile conseguenza del primo stop della Corte dei Conti[1]. I nostri esperti sono già al lavoro per chiarire tutti i punti. Resto assolutamente determinato e fiducioso”, le parole del ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, a proposito dell’intervento della Corte dei Conti.

Felicia, brand di punta di Andriani S.p.A. Società Benefit, specializzata nella produzione di pasta a base di materie prime innovative e dall’elevato apporto nutrizionale come cereali integrali, legumi, verdure e superfood presenta La Svolta Buona, la nuova campagna valoriale che invita i consumatori a compiere scelte consapevoli all’insegna del gusto, del benessere e della sostenibilità. Lo si legge in una nota.
Il mercato dell’healthy food in Italia è in profonda trasformazione: da settore di riferimento per chi ha specifiche esigenze alimentari è diventata oggi una tendenza diffusa, spinto da una crescente attenzione verso il wellbeing, la qualità e l’origine delle materie prime. In questo scenario, Andriani Società Benefit si conferma leader di riferimento nel settore dell’innovation e dell’healthy food, grazie a una visione pionieristica e a un modello di impresa evoluto e responsabile.
La Svolta Buona è un progetto pienamente coerente con il purpose aziendale di Andriani, che mira a migliorare la salute e il benessere di persone, società e pianeta attraverso l’innovazione alimentare basandosi su quattro pilastri fondamentali: biodiversità, sostenibilità, benessere e inclusività. Ideata da 6.14 Creative Licensing e prodotta da Blackball, la campagna racconta con un approccio dinamico e documentaristico la filosofia del brand: portare in tavola un piacere autentico e nutriente, fondato su principi di rispetto, innovazione e responsabilità verso l’ambiente e le persone.
Girato nella cornice dell’evento Colorfuture Parade, tenutosi a Milano lo scorso 23 settembre, lo spot documenta l’inizio di un movimento che vuole promuovere il cambiamento come motore per un futuro migliore, partendo dall’iniziativa milanese sino a trasformare il messaggio in un’esperienza visiva e sensoriale. La campagna è stata inizialmente diffusa in esclusiva in TV sulle reti Rai e si prevede già la pianificazione su ulteriori canali, tra cui stampa, digital e social. Si distingue per un linguaggio emozionale e autentico che unisce creatività, sostenibilità e visione, invitando i consumatori a contribuire a un vero cambiamento nelle abitudini alimentari: compiere ogni giorno “La Svolta Buona”.
“La Svolta Buona interpreta il cambiamento attraverso il linguaggio universale del cibo. Vogliamo dare voce a un messaggio semplice ma potente: ogni scelta può contribuire a un futuro migliore. Felicia è il simbolo del nostro impegno nel promuovere la biodiversità e modelli di produzione e di consumo sempre più responsabili. Questo spot rappresenta la naturale evoluzione del percorso che stiamo costruendo, dove qualità, innovazione e sostenibilità non sono degli obiettivi ma un vero e proprio modo di fare impresa per guidare il cambiamento” commenta Marco Lentini, Direttore Marketing Andriani S.p.A. Società Benefit.
“Con La Svolta Buona abbiamo creato un racconto dallo stile documentaristico e realistico che avvicina la visione e l’identità dell’azienda alle persone. Abbiamo utilizzato un linguaggio spontaneo e una narrazione empatica, pensata per restituire al consumatore il reale approccio di Felicia verso i valori che comunica: biodiversità, benessere, sostenibilità e inclusività mostrando come ogni scelta quotidiana possa trasformarsi in un gesto concreto di responsabilità e piacere, rendendo tangibile la filosofia del brand.” aggiunge Luigi Focanti, Founder e Chief Creative Officer di 6.14 Creative Licensing.
“Girare lo spot durante la Colorfuture Parade ci ha permesso di catturare un’energia reale, collettiva, fatta di persone, musica e movimento. Abbiamo voluto restituire questa vitalità attraverso immagini dinamiche e una regia capace di raccontare l’emozione autentica di chi sceglie di cambiare. La Svolta Buona è un progetto corale, dove la produzione diventa parte del messaggio.” conclude Lorenzo Cefis, CEO di Blackball. Con La Svolta Buona, Felicia conferma il suo ruolo di brand protagonista della transizione alimentare, capace di coniugare gusto, salute e responsabilità verso il pianeta. Un invito a scegliere il bene, ogni giorno — perché il futuro, proprio come Felicia, è pronto a cambiare in meglio.

Rafforzare la competitività della Lombardia sugli scenari globali valorizzando le specificità economiche dei singoli territori. Regione lancia le Zone di Innovazione e Sviluppo (Zis), un nuovo modello di intervento che intende agevolare le collaborazioni tra imprese, università, enti pubblici, enti di formazione e realtà sociali, così da potenziare gli ‘ecosistemi’ locali rendendoli unici e riconoscibili a livello nazionale e internazionale. Lo si legge in una nota. I protagonisti delle Zis saranno appunto i territori, con Regione nel ruolo di regista e ‘connettore’ tra diversi soggetti pubblici e privati. L’obiettivo è creare le condizioni per la crescita delle imprese, la nascita di startup innovative, lo scambio di conoscenze tra aziende e centri di ricerca, la creazione di lavoro qualificato e nuove competenze, l’attrazione di investimenti e talenti.
La nuova strategia regionale, promossa dal governatore Attilio Fontana e dall’assessore allo Sviluppo economico Guido Guidesi, è stata presentata oggi a Palazzo Lombardia nell’ambito dell’evento finale di ‘Lombardia Protagonista – Qui Puoi’, il tour istituzionale che ha fatto tappa in tutte le province intensificando il dialogo con gli stakeholder e ponendo le basi per nuove sinergie territoriali. Prima volta che una Regione sperimenta una strategia così innovativa e anche in questo caso la Lombardia si candida ad essere da apripista e da esempio per le altre regioni e per un modello replicabile, perché no, anche a livello nazionale ed europeo.
All’appuntamento hanno preso parte anche il vicepresidente e assessore al Bilancio e Finanza Marco Alparone; l’assessore all’Università, Ricerca, Innovazione Alessandro Fermi; il presidente di Confindustria Lombardia Giuseppe Pasini; il rettore dell’Università degli Studi di Milano - Bicocca Marco Emilio Orlandi in rappresentanza del Comitato Regionale di Coordinamento delle Università Lombarde; il vicepresidente di Fondazione Cariplo Claudia Sorlini; l’amministratore delegato di Principia Spa Igor De Biasio. “Attraverso le ZIS – ha evidenziato il presidente Fontana – vogliamo valorizzare le specializzazioni produttive e tecnologiche di ciascun territorio. Ogni singola area eccelle in determinati settori economici: come Regione intendiamo dare ulteriore impulso al ‘sistema lombardo’ e alla sua capacità di fare rete. Le Zone di Innovazione e Sviluppo potranno rappresentare un esempio virtuoso di politica industriale che metteremo a disposizione del Paese. La Lombardia è la prima regione manifatturiera d’Europa: mettiamo in campo ogni strumento utile per mantenere e implementare questa nostra peculiarità”.
Il percorso per la creazione delle Zis si articola in due fasi. La prima riguarda la Manifestazione di interesse, in pubblicazione nelle prossime settimane, attraverso cui soggetti pubblici e privati di un determinato territorio potranno presentare congiuntamente un progetto preliminare, detto Masterplan. Il documento dovrà contenere la specializzazione territoriale su cui puntare; i partecipanti e l’organizzazione della governance; gli spazi, i laboratori e servizi esistenti o da sviluppare; le indicazioni sulla sostenibilità a lungo termine del progetto.
Le proposte che otterranno il via libera accederanno alla seconda fase, che riguarda la negoziazione e l’elaborazione del Piano strategico definitivo. Con il supporto di Regione saranno individuate le azioni concrete da realizzare, con una visione pluriennale che traguarda il 2050. Nello specifico il lavoro verterà sulla creazione o implementazione di spazi attrezzati, infrastrutture digitali e percorsi formativi, costruendo nel contempo un sistema di indicatori di monitoraggio che misurino i risultati e l’impatto delle attività sul territorio in termini di innovazione, occupazione e competitività.
Potranno presentare una candidatura gruppi misti pubblico-privati formati da imprese e startup (nel ruolo di capofila); enti pubblici (Comuni, Province, Camere di Commercio); università e centri di ricerca; enti di formazione; fondazioni, associazioni o realtà del terzo settore. Ogni candidatura dovrà includere una lettera di ‘endorsement’ della Provincia competente. Potranno essere istituire un massimo di due ZIS per provincia, mentre non ci sono limiti predefiniti per le candidature interprovinciali. La dotazione finanziaria messa a disposizione da Regione per la prima fase sarà di 1 milione di euro: i progetti ammessi alla Fase 1, infatti, potranno ricevere un contributo regionale a copertura del 50% delle spese di consulenza per la redazione dei documenti da presentare nel dossier di candidatura della Fase 2, entro il limite di 100.000 euro. Altre risorse regionali saranno successivamente messe in campo per il sostegno alla realizzazione della Fase 2.
Per accompagnare e supportare i territori che vorranno raccogliere la sfida, Regione ha previsto una struttura dedicata all’interno della Direzione Generale Sviluppo Economico, che sarà il punto di riferimento per orientare, assistere e valorizzare i progetti ZIS. “Cambiamo – ha sottolineato l’assessore Guidesi - per innovare. Le ZIS saranno il connettore dei valori aggiunti di cui già disponiamo e che metteremo a sistema, ecosistemi settoriali che innovano in squadra tra aziende, ricerca, formazione, istituzioni e credito. Guardiamo al futuro difendendo il nostro sistema produttivo con l’obiettivo di consegnare opportunità ai giovani”.
L’iniziativa delle ZIS raccoglie il consenso degli stakeholder lombardi, come dimostrato dagli interventi che si sono succeduti nel corso della tavola rotonda. “Applaudiamo all’iniziativa di Regione Lombardia – ha detto il presidente di Confindustria Lombardia e Feralpi Group, Giuseppe Pasini – perché attraverso le ZIS si intensifica il lavoro a favore delle imprese e dei territori. Apprezziamo la capacità di visione e la volontà di puntare sui giovani: la Lombardia è il motore dell’Italia, incarna l’eccellenza in tanti comparti e continua a ottenere riconoscimenti internazionali, come dimostra l’andamento delle esportazioni. Le ZIS vanno nella direzione di proseguire su questa strada aiutando i territori a crescere”.
“Positivo – ha affermato il vicepresidente di Fondazione Cariplo, Claudia Sorlini – lavorare a una prospettiva di sviluppo basata sugli ecosistemi, valorizzando le vocazioni diversificate dei territori lombardi. Come Fondazione Cariplo collaboriamo in modo proficuo con Regione Lombardia su diversi fronti, a cominciare dal sostegno ai ‘progetti emblematici’. Un’alleanza con Regione che possiamo implementare anche guardando alla strategia delle ZIS”.
“Le ZIS sono un’iniziativa ottima che potrà dare risultati importanti - ha detto il rettore dell’Università degli Studi di Milano Bicocca, Marco Emilio Orlandi, in rappresentanza del Comitato Regionale di Coordinamento delle Università Lombarde – intervenendo sul tema della regia e della ‘messa a sistema’ delle eccellenze e dei punti di forza che caratterizzano la Lombardia. In questo contesto le Università lombarde giocano e giocheranno un ruolo sempre più fondamentale”.

“La leucemia mieloide acuta (lma) è una malattia che si scompone, dal punto di vista genetico, in sottovarietà di malattie differenti che si caratterizzano per la presenza di mutazioni acquisite. Le mutazioni possibili sono tantissime, alcune più frequenti delle altre. La mutazione Flt3-Itd è presente in circa il 25-30% dei casi di lma e dà luogo a forme proliferative di malattia, dunque in genere si accompagna ad un elevato numero di globuli bianchi”. Lo afferma Roberto Cairoli, direttore della Struttura complessa di Ematologia dell’Asst Grande Ospedale Metropolitano Niguarda Ca’ Granda di Milano, intervenendo al media briefing organizzato a Milano in occasione del recente via libera di Aifa alla rimborsabilità di una nuova opzione terapeutica per la leucemia mieloide acuta (lma) Flt3-Itd positiva di nuova diagnosi.
Si tratta di quizartinib, il primo farmaco lanciato in Italia da Daiichi Sankyo in ematologia che, come dimostrato dai risultati dello studio QuANTUM-First, pubblicato su The Lancet, ha migliorato significativamente la sopravvivenza globale quando aggiunto alla chemioterapia standard ad alte dosi, con o senza trapianto allogenico di cellule staminali ematopoietiche di consolidamento, seguita da monoterapia di mantenimento fino a circa 3 anni.
“I pazienti Flt3-Itd positivi mostrano una buona tendenza a andare in remissione completa, ma una spiccata tendenza a ricadere e - precisa - quando si ricade dopo il primo ciclo di chemioterapia, la prognosi è particolarmente infausta”.
“La leucemia mieloide acuta (lma) è una malattia maligna del midollo osseo emopoietico che, se non trattata, porta alla morte. La patologia oncoematologica registra il suo picco di incidenza nella popolazione con 68 anni d’età ed è la forma più frequente di leucemia negli adulti. Nel 2017 in Europa si sono registrati 20 mila nuove diagnosi e 18 mila decessi - spiega Cairoli - Il midollo osseo emopoietico è l'officina dove si producono tutte le cellule del sangue, globuli rossi, globuli bianchi e piastrine. Quando il midollo osseo non funziona più, perché alterato dalla presenza delle cellule leucemiche, il numero dei globuli rossi diminuisce e si porta dietro il sintomo della anemia. I principali segnali dell’anemia sono il grande senso di affaticamento, la fatica intensa dopo sforzi lievi, il pallore della cute e delle mucose e meccanismi compensatori come l’aumento della frequenza respiratoria e la dispnea. La diminuzione del numero dei globuli bianchi invece porta ad una maggiore suscettibilità alle infezioni o a infezioni che intercorrono ma non guariscono. L'ultimo segno è quello che deriva dalla mancanza delle piastrine, ossia la tendenza ad avere le emorragie, che si può manifestare con gengive che sanguinano quando si lavano i denti, epistassi, macchie sulla pelle in assenza di precedente traumi, come le ecchimosi, macchie piatte, oppure ematomi, macchia in rilievo, oppure mestruazioni che non si arrestano mai”.
“Questo corteo di sintomi viene intercettato dal curante, che prescrive al paziente degli esami, tra cui l’emocromo. I risultati di quest’ultimo in presenza di leucemia mieloide acuta sono sempre gravemente alterati - aggiunge - Ci sono alterazioni del numero dei globuli bianchi, di quello dei globuli rossi e dell'emoglobina, così come del numero di piastrine. Il paziente viene quindi rinviato all'attenzione di uno specialista il quale, di solito, dall’osservazione del sangue rileva la presenza di cellule leucemiche e da quella del midollo, vede un quadro morfologicamente distante da quello normale. Insieme all’esame del midollo, si fanno anche quelli di citogenetica e genetica molecolare, che servono per caratterizzare al meglio la forma di leucemia, che in questo caso è una leucemia mieloide acuta”.

"Cominciamo con un paradosso. L’Italia di Dante — o, più in generale, l’Europa di allora — e l’Italia di oggi non sono così distanti come potremmo pensare. Il senso di continuo cambiamento politico, di un territorio frammentato in città grandi e piccole spesso in conflitto tra loro, è un’eredità diretta dell’epoca dei Comuni e delle Signorie, quando l’Italia era un mosaico di stati concorrenti. Questo retaggio di rivalità, questa difficoltà a unirsi attorno a uno scopo comune, è qualcosa che gli italiani riconoscono ancora oggi. Dante crebbe in questo mondo turbolento, e nei suoi scritti rese evidente che tali divisioni non erano solo politiche, ma anche morali — il segno di una società in perenne tensione con sé stessa". Così Fabio Corsico, direttore master in family business management, Luiss Business School, nel suo intervento alla Luiss di Roma per il lancio del libro di Santiago Iñiguez de Onzoño 'Dante in the workplace: how leaders can avoid the seven deadly'- 'Dante sul posto di lavoro: come i leader possono evitare i sette peccati capitali'.
Corsico ha ricordato che "Firenze, alla fine del XIII secolo, non era soltanto una città di bellezza e d’arte; stava diventando una delle capitali finanziarie d’Europa — anzi, del mondo. I suoi mercanti e banchieri stavano gettando le fondamenta di ciò che sarebbe esploso nel Rinascimento. Famiglie come i Bardi, i Peruzzi e i Frescobaldi aprirono filiali in tutta Europa, finanziando re, papi e commerci internazionali. Utilizzavano nuovi strumenti finanziari, come la commenda e la colleganza, per raccogliere capitali e distribuire i rischi. Perfezionarono le lettere di cambio e le forme di credito che permettevano al denaro di muoversi più rapidamente delle merci. Firenze coniò il fiorino d’oro, una moneta la cui stabilità la rese la valuta più affidabile d’Europa. In breve, Dante visse nel cuore di un mondo che stava inventando la finanza moderna".
Al Policlinico Casula incontro con famiglie dei piccoli pazienti... 
Non è un semplice documento informativo, ma uno strumento di lavoro per chi sceglie di contribuire al cambiamento. Il Libro Bianco ‘Storie di vita con Egpa’ è un’occasione per i pazienti di dare voce al proprio vissuto e alle proprie istanze; per i clinici, è un invito alla collaborazione e a rafforzare il dialogo; per le istituzioni, è una vera e propria agenda operativa. Attraverso un’attenta ricostruzione del percorso del paziente, infatti, questo libro restituisce voce alle persone che convivono con questa malattia rara e alle loro famiglie, integrando la prospettiva clinica e quella sanitaria. Dalle pagine - informa una nota - emerge la necessità urgente di garantire alle persone con Egpa-granulomatosi eosinofila con poliangioite, un approccio multidisciplinare, percorsi di cura armonizzati e tutele giuridiche e sanitarie all’altezza della complessità della malattia.
"Questo Libro bianco rappresenta la nostra voce collettiva, non solo per raccontare la malattia, ma per chiedere con forza cambiamenti concreti", afferma Francesca R. Torracca, presidente Apacs-Associazione pazienti sindrome di Churg Strauss, denominazione con cui si indicava in passato lgpa, associazione che ha realizzato il Libro Bianco, con lo sponsor di Gsk. "Non possiamo più permettere che l’Epa venga ignorata - aggiunge - serve un sistema che riconosca la dignità delle nostre storie. E per questo dobbiamo lavorare insieme a clinici e istituzioni, proseguendo la strada tracciata nelle pagine del Libro". Una delle principali criticità emerse nella pubblicazione, è il grave ritardo diagnostico, con sintomi iniziali - asma tardivo, poliposi nasale, rinosinusite cronica - spesso ignorati o scambiati per allergie comuni. "L’Egpa è spesso riconosciuta troppo tardi, quando il danno è già stato fatto. La diagnosi precoce è possibile, ma servono conoscenza, formazione e Pdta condivisi. Questo Libro bianco può segnare un cambio di passo", osserva Augusto Vaglio, professore associato di Nefrologia e direttore della scuola di specializzazione in Nefrologia dell’Università degli Studi di Firenze, Coordinatore aziendale delle Malattie Rare e dirigente medico Unità di Nefrologia, Azienda Ospedaliero Universitaria Meyer, Firenze.
Alle pagine di ‘Storie di vita con Egpa’ - riferisce la nota - hanno contribuito non solo i pazienti e i loro caregiver ma anche clinici e rappresentanti delle Istituzioni, a sottolineare l’importanza di un’alleanza concreta per migliorare la gestione dei malati. Il progetto ha inoltre ricevuto il patrocinio di 8 Società Scientifiche (Aaiito, Aicna, Iar, Siaaic, Simi, SioeChCF, Sip-Irs, Sir) e il contributo scientifico dell'European Egpa Study Group. Il Libro raccoglie inoltre i contributi degli onorevoli Luciano Ciocchetti, vicepresidente XII Commissione Affari sociali della Camera dei deputati, Simona Loizzo, capogruppo XII Commissione Affari sociali della Camera dei deputati, Ilenia Malavasi, componente XII Commissione Affari sociali della Camera dei deputati e di Lisa Noja, consigliera della Regione Lombardia e presidente Intergruppo Consiliare Malattie Rare.
Nel documento è chiara l’indicazione delle disparità regionali nella gestione clinica, con una quasi totale assenza di percorsi (Pdta) formalizzati, anche se alcune buone pratiche indicano la via da percorrere. "La Lombardia ha dimostrato che costruire un Pdta per l’Egpa è possibile. Ma non basta - sottolinea Noja - Dobbiamo creare un sistema nazionale equo, in cui tutti i pazienti, da Nord a Sud, possano ricevere la stessa qualità di assistenza". Emerge anche l’assenza di criteri nazionali per i centri di riferimento e la necessità di una presa in carico multidisciplinare, coordinata da centri Hub & Spoke. "Serve un modello integrato di cura, basato sulla collaborazione tra specializzazioni diverse. La malattia non si ferma a un solo organo, e la medicina non può permettersi di fermarsi ai confini disciplinari", evidenzia Giacomo Emmi, professore ordinario di Medicina Interna, Università di Trieste e direttore Struttura complessa Medicina Clinica e Reumatologia, Ospedale Universitario Cattinara, Trieste.
Pesa, inoltre, l’assenza di un codice di invalidità civile specifico, che rende difficile l’accesso a diritti, agevolazioni e supporto, mentre risulta sottovalutato l’impatto psico-sociale elevatissimo, su pazienti e caregiver, spesso lasciati soli. "Credo fortemente nel dovere delle istituzioni di ascoltare e agire. Il Libro Bianco dell’Egpa ci fornisce una guida chiara: ora dobbiamo renderla operativa, a partire dal codice di invalidità e da percorsi di cura uniformi", rimarca l’onorevole Ciocchetti.
L’associazione, Apacs è nata spontaneamente per contrastare la sensazione di solitudine provata dai pazienti con Egpa, spesso intrappolati in una condizione poco conosciuta e con scarsi punti di riferimento. Formata esclusivamente da pazienti con Egpa (e caregiver), è una community viva e attiva dove i pazienti possono confrontarsi, sostenersi e portare avanti progetti concreti di advocacy, come quello che ha portato alla realizzazione del Libro Bianco e delle proposte di azioni a livello sanitario e politico in esso contenute. "L’innovazione terapeutica - conclude Valentina Angelini, Patient Affairs Director Gsk - ha migliorato le prospettive dei pazienti con Egpa, ma perché sia efficace, deve essere accompagnata da una rete di presa in carico strutturata e inclusiva. Questo Libro bianco aiuta a costruirla, insieme. È un esempio concreto di collaborazione con l’associazione di pazienti, i clinici e le Istituzioni che mette al centro le persone che vivono con Egpa con l’obiettivo di migliorare la loro qualità di vita. Testimonia il valore della co-creazione, fondamentale per comprendere a fondo i bisogni reali e trasformarli in percorsi più equi ed efficaci per chi convive con questa malattia rara". È possibile leggere e scaricare il Libro bianco ‘Storie di vita con Egpa’ sul sito web di Apacs.

Nel giorno da sindaco di Carlo Verdone, un uomo ha minacciato di gettarsi dal parapetto del Belvedere Tarpeo, a due passi dal Campidoglio e a circa 25 metri di altezza. Secondo quanto apprende l'Adnkronos, il gesto presumibilmente dimostrativo è stato sventato grazie all'intervento degli agenti della sezione Arce capitolina e dei vigili del fuoco intervenuti con le squadre 1a, 1a2, con l'autoscala e il carro teli. Sul posto anche i sanitari del 118 e personale della sala operativa sociale.
Scongiurato il tentato suicidio, l'uomo è stato portato intorno alle 13.30 al centro di accoglienza di Tor Tre Teste. (di Silvia Mancinelli)

Le gemelle Ellen e Alice Kessler sono morte. Lo riferisce il quotidiano tedesco Bild annunciando oggi 17 novembre il decesso di entrambe le ballerine e cantanti 89enni, che si sono spente a Gruenwald, nell'area di Monaco. "Non volevano più vivere", si legge nell'edizione online.
Le due artiste, protagoniste per decenni sugli schermi della tv italiana, erano nate a Nerchau, in Sassonia, il 20 agosto 1936. In Italia ebbero enorme notorietà a partire dagli anni '60 grazie alla partecipazione ai più grandi varietà televisivi dell'epoca, da 'Giardino d'Inverno' a 'Studio Uno' (dove cantavano e ballavano anche la sigla d'apertura, l'indimenticabile 'Da-da-un-pa') a 'Milleluci', e alle commedie musicali di Garinei e Giovannini.
Secondo informazioni fornite dalla polizia, le due gemelle avrebbero fatto ricorso al suicidio assistito. Attorno a mezzogiorno, la polizia avrebbe raggiunto la residenza delle due artiste e avrebbe constatato il decesso delle due donne escludendo, in base ai primi rilievi, qualsiasi circostanza sospetta.
Bild ricorda che, nell'aprile 2024, le gemelle inseparabili - proprio al giornale - avevano espresso la volontà di essere cremate e deposte in un'unica urna. Con le loro ceneri, anche quelle della madre Elsa, scomparsa a 69 anni, e quelle del cane Yello.
Il quotidiano ricorda che in Germania il suicidio assistito è ammesso "in determinate circostanze". Il soggetto maggiorenne che vuole far ricorso alla pratica deve "agire autonomamente e secondo la propria volontà" con una decisione assunta nel pieno possesso delle proprie facoltà. In assenza di una di queste condizioni, il personale medico eventualmente presente non potrebbe operare secondo la legge. L'assistenza non può eseguire l'atto letale: questa sarebbe "eutanasia attiva", che è invece vietata.

"Piccola precisazione perché mi riferiscono di bugie fatte circolare dal solito bimbomin...". Inizia così il post sui social in cui Selvaggia Lucarelli torna ad attaccare Fedez (pur senza nominarlo).
"Quest'ultimo, appena uscito il mio libro, preso dal panico perché temeva di crollare come sua moglie, mi ha fatto una causa penale e due civili. La penale (perché lo chiamavo bimbominkia) l'ha già "persa", nel senso che il giudice ha trovato legittima la mia espressione. Le altre due cause non sono "querele", ma capisco che si debba conoscere la differenza tra penale e civile per parlarne. Sono due cause civili, ovvero cause al fine di ottenere soldi. Per la precisione mi vengono chiesti 150.000 euro. E non mi vengono chiesti per contenuti del mio libro. Questo è semplicemente falso".
Lucarelli precisa che "tutte le opacità da me rilevate nelle attività benefiche di Fedez e Ferragni nel libro 'Il vaso di pandoro' non sono mai state contestate in alcuna sede, né penale né civile. E nulla è mai stato contestato alla casa editrice, semplicemente perché tutto quello che ho scritto è vero, dimostrato e verificato".
"I soldi mi vengono chiesti per un collage di mie dichiarazioni generiche sul soggetto e non su attività benefiche specifiche, rilasciate al Corriere o sui social, in anni diversi, andate a ripescare per fare volume", conclude.

"Noi siamo molto contenti della sentenza della Corte, siamo molto contenti di tutto quello che è successo, è stato un periodo nel quale abbiamo proprio dovuto assicurarci che tutto funzionasse. Ora che è tutto messo al di là di ogni ragionevole dubbio, la prima cosa che la Commissione farà è quella appunto di assicurarsi della corretta trasposizione della direttiva sul salario minimo in tutti i Paesi membri. Al momento abbiamo 19 Paesi, tra cui l'Italia, che hanno comunicato trasposizione completa, anche per quei 19 noi inizieremo a verificare che la trasposizione sia davvero completa. E poi ci sono altri 8 Paesi, di cui 5 devono ancora comunicare e 3 hanno comunicato trasposizione parziale. Quindi credo che adesso la priorità sia certamente quella di assicurarsi che la trasposizione sia ottima". Così, intervistato da Adnkronos/Labitalia, Mario Nava, direttore generale della Dg occupazione, affari sociali e inclusione (Dg Empl) della Commissione Europea, dopo la decisione della Corte di Giustizia Ue sulla direttiva sul salario minimo.
Secondo Nava la sentenza "come ha detto la presidente Von der Leyen, è una milestone, una pietra miliare per gli europei perché è per la loro dignità, per l'equità, per la sicurezza finanziaria. Quello che ci rende particolarmente soddisfatti è che la direttiva può essere implementata nel pieno rispetto delle tradizioni nazionali, dell'autonomia dei partner sociali, dell'importanza della negoziazione collettiva".
E Nava ha sottolineato che "non potrebbe esserci miglior riconoscimento per un provvedimento che sta già funzionando da un punto di vista economico. Perché negli ultimi anni, dove più e più Paesi hanno messo in opera un salario minimo, quest'ultimo non solo non ha aumentato la disoccupazione, ma questa al contrario è scesa e i tassi di impiego sono aumentati", ha sottolineato.
E sull'ipotesi di un salario minimo legale in Italia ha ribattuto che "non spetta a me dire cosa fare", sottolineando "che la direttiva sul salario minimo spiega quali possono essere le diverse opzioni, e quello che sottolinea la sentenza al di là di ogni ragionevole dubbio è che una direttiva su un salario minimo adeguato, appropriato, è corretta da un punto di vista legale e, aggiungo io, da un punto di vista economico, di giustizia sociale, di un'economia che sia allo stesso tempo produttiva e inclusiva", ha ricordato Nava.
E Nava ha quindi ricordato che "il salario minimo non solo protegge il potere d'acquisto dei lavoratori, non solo riduce le differenze di salario, non solo elimina uno dei fenomeni più fastidiosi dei nostri giorni che è quello del lavoro povero, il lavoro che non permette di arrivare a fine mese, ma soprattutto il salario minimo sostiene la domanda aggregata e aumenta gli incentivi a lavorare. Questo è il punto fondamentale: il salario minimo aumenta il tasso di impiego, perché se c'è un salario minimo ci sono più incentivi a lavorare e quindi più gente va a lavorare. Inutile dire che siccome tanta gente che è fuori dal mercato del lavoro è di sesso femminile, un salario minimo riduce anche il famoso gender gap, perché richiama più persone, più donne sul mercato del lavoro".
E ha concluso sottolineando che "la Commissione nelle prossime settimane lancerà la cosiddetta 'Quality Jobs Roadmap', la roadmap per la qualità del lavoro. E' chiaro che la direttiva sul salario minimo ci dà un piedistallo abbastanza forte, su cui poi agganciare tutti gli altri elementi che rendono il lavoro un lavoro di qualità. E' chiaro che quando si parla di un lavoro di qualità la prima cosa che viene in mente è che sia un lavoro che paghi, che non sia un lavoro povero e che aiuti la gente a vivere in maniera degna. A me è piaciuto molto che la Presidenza abbia usato la parola dignità, giustizia e sicurezza finanziaria".
(di Fabio Paluccio)

Jannik Sinner si prende le Atp Finals dopo il trionfo in finale a Torino contro Carlos Alcaraz, ma c'è un dato clamoroso che racconta l'equilibrio nei confronti tra i due fuoriclasse del tennis mondiale. Ieri a spuntarla è stato l'azzurro, al termine di un match di altissimo livello e ora il bilancio dei 16 confronti è di 10-6 per lo spagnolo. Ma negli scontri diretti Sinner e Alcaraz hanno vinto (incredibilmente) lo stesso numero di punti: 1651 a testa. E se è vero che le statistiche vanno sempre pesate, questo dato va analizzato per quello che è. Un numero che racconta la divisione perfetta di un confronto che sta segnando la nuova era del tennis mondiale. Inoltre, dagli Internazionali di Roma alle Atp Finals di Torino, Sinner e Alcaraz si sono affrontati in 6 finali Major in questo lungo 2025. Una cosa mai vista. La fotografia di un dominio.
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