
(Adnkronos) - Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha ordinato oggi, sabato 18 ottobre, che il valico di Rafah, al confine tra la Striscia di Gaza e l'Egitto, "resti chiuso fino a nuovo avviso". Lo rende noto l'ufficio del primo ministro, come riporta il giornale israeliano Haaretz, che poco prima riferiva di aver avuto conferma dall'Organizzazione mondiale della sanità che il valico sarebbe stato aperto lunedì per il trasferimento di malati e feriti. Anche l'ambasciata palestinese al Cairo aveva informato questo pomeriggio dell'apertura di Rafah lunedì per consentire ai gazawi che si trovano in Egitto e che vogliono tornare a Gaza di entrare nella Striscia.
"La riapertura" di Rafah "verrà presa in considerazione in base al modo in cui Hamas farà la sua parte per la restituzione delle salme degli ostaggi deceduti e l'attuazione del quadro concordato", comunicano via X dall'ufficio del premier israeliano.
Il vicepresidente degli Stati Uniti, Jd Vance, si recherà in visita in Israele da lunedì per discutere dei progressi sul ritorno degli ostaggi uccisi a Gaza e sul termine del conflitto, secondo quanto riportato dall'emittente Channel 12. Durante la visita, che avverin cui sarà accompagnato dall'inviato speciale Steve Witkoff, Vance affronterà anche il passaggio alla seconda fase del piano di pace del presidente Donald Trump, che prevede lo smantellamento del gruppo terroristico Hamas e l’istituzione di un’autorità alternativa per l’amministrazione della Striscia di Gaza.
L'Azerbaigian sarebbe pronto a contribuire alla forza di stabilizzazione a Gaza. L'Azerbaigian ha acconsentito a partecipare con sue truppe, affermano tre funzionari governativi interpellati dal Times of Israel, secondo cui gli Stati Uniti hanno ottenuto, per ora dietro le quinte, l'impegno dell'Azerbaigian.
Due fonti informate sul dossier, citate dal giornale israeliano, hanno anche confermato che durante un incontro multilaterale che si è tenuto a settembre a margine dei lavori dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York il leader turco Recep Tayyip Erdogan ha confermato a Donald Trump che Ankara è pronta all'invio di forze a Gaza. Ma, osservano da Israele, non è chiaro se si tratti di una disponibilità gradita al governo di Benjamin Netanyahu.
Sino ad oggi l'Indonesia è l'unico Paese che si è impegnato pubblicamente a contribuire, nel quadro di una missione sotto mandato Onu, alla forza internazionale di stabilizzazione per il dopoguerra a Gaza. "Se e quando il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e questa Assemblea decideranno, l'Indonesia è pronta a dispiegare 20.000" truppe, "o anche più", per "contribuire a garantire la sicurezza a Gaza", ha detto il presidente Prabowo Subianto a settembre nel suo intervento all'Assemblea generale Onu.
Intanto, secondo rivelazioni di fonti diplomatiche al Guardian, potrebbe essere l'Egitto a guidare la forza di stabilizzazione prevista dal piano Trump in 20 punti per "la fine del conflitto a Gaza".

(Adnkronos) - “La pubblica amministrazione è immersa in questa rivoluzione del digitale e dell'intelligenza artificiale. Di conseguenza, deve sapersi attrezzare puntando sulla formazione delle sue persone per restare al passo di questa realtà che cambia”. Lo ha detto Michele Camisasca, direttore generale dell'Istat, alla nuova edizione di StatisticAll2025, il festival della statistica e della demografia che si sta svolgendo a Treviso.
“Il fattore umano è decisivo e in questo momento si sta insistendo sulla formazione: sono aumentate anche le giornate di formazione per ogni singolo dipendente - spiega il direttore generale dell’Istat - e sono proprio gli elementi che consentono di stare al passo di questa realtà che cambia. La pubblica amministrazione oggi è qualcosa di grande: stiamo parlando di 3 milioni di dipendenti, di quasi 13mila enti e di circa 104mila luoghi di lavoro, che devono essere in grado di mettere nelle condizioni migliori possibili i lavoratori per dare un contributo alla realtà che cambia e che deve essere interpretata ed eletta per rispondere ai bisogni dei cittadini”.
“Lavorare per la pubblica amministrazione significa partecipare al bene comune e questa è una sensibilità che oggi hanno anche molti giovani, che devono essere la risorsa fondamentale a cui guardare. Noi siamo in una pubblica amministrazione tendenzialmente vecchia e, invece, per guardare al futuro, è necessario essere in grado di attrarre le giovani generazioni e in questo non possiamo non riferirci al fatto che siamo nell'era della post pandemia, che ci ha fatto fare dei salti importanti nella digitalizzazione dei servizi della pubblica amministrazione - sottolinea Camisasca - anche grazie alle tecnologie la possibilità di utilizzare il lavoro a distanza, lo smart working, che è una modalità attraverso cui si cercano di conciliare più esigenze delle persone”.
“Pertanto, è importante essere in grado di fornire ai giovani, che guardano al pubblico, un'istruzione come un luogo per la propria realizzazione e per quella della propria carriera con l'attenzione al bene comune, di renderla il più accogliente e attraente possibile. Insistere anche sul fattore umano come formazione di competenze che sappiano rispondere ai bisogni dei cittadini è sicuramente la chiave attraverso cui dobbiamo costruire questo percorso”, conclude.


(Adnkronos) - Caterina Balivo nel mirino di Selvaggia Lucarelli. La giornalista e giudice di Ballando con le stelle ha acceso i riflettori sul profilo Vinted di Caterina Balivo, dove la conduttrice ha messo in vendita alcune sue scarpe usate e di vecchia data.
Lucarelli ha sollevato dubbi sull'igiene degli articoli messi in vendita ma anche sulle reali ragioni dietro la scelta di metterli in vendita sulla piattaforma di seconda mano: “Queste sono alcune delle scarpe sporche e/consumate che la milionaria Caterina Balivo vende su Vinted. Ma perché lo fa? E come è possibile che Balivo non passi almeno uno straccetto umido sulle solette interne prima di fotografare le scarpe? Non è che sa di avere un pubblico particolare - quello dei feticisti dei piedi - e si rivolge proprio a loro, che amano particolarmente le scarpe USATE, usatissime, delle loro dei piedi? E perché vende anche altri oggetti così miseri?”, scrive Selvaggia Lucarelli che ha dedicato al tema un articolo nella sua newsletter ‘Valetutto’.
Non si è fatta attendere quella che è sembrata essere una risposta indiretta di Caterina Balivo, pubblicata sul suo profilo Instagram privato: “Sono andata a vedere le prime due puntate di Sandokan ed è pazzesco! Tutti bravissimi. Sono uscita contenta di aver visto queste due puntate, bravi tutti. Bello vedere persone talentuose fare bene il loro lavoro e ognuno di loro che risplende in base alla propria luce e non della luce riflessa degli altri”. Un commento che molti hanno interpretato come una velata frecciatina.
Selvaggia ha replicato sulle sue storie Instagram riportando il video della conduttrice: “Dai Caterì, non rosicare troppo. Fai un programma che campa sulla luce riflessa degli altri, compresa la mia. Che poi la luce riflessa in questo caso sarebbero le tue scarpe zozze? E daje, fatti due risate, sei libera di strizzare l'occhio ai feticisti, poi però stacce”.
Leggi tutto: Balivo, il caso delle scarpe usate su vinted. Lucarelli: "Vendute ai feticisti"

(Adnkronos) - "Per la prima volta in Italia, presso la Clinica Urologica dell’ospedale Molinette della Città della salute e della Scienza di Torino, è stato eseguito un intervento di prostatectomia radicale robotica con il nuovo robot single-port su un paziente sveglio, in anestesia locoregionale. L’intervento è stato eseguito dal professor Paolo Gontero, coadiuvato dal dottor Giorgio Calleris, per rimuovere un tumore prostatico localizzato, utilizzando la nuova piattaforma robotica single-port recentemente donata dalla Fondazione Crt". Lo sottolinea una nota dell'ospedale.
"L’operazione rappresenta un traguardo pionieristico nella chirurgia urologica robotica, sotto diversi aspetti: sposta la frontiera della mini-invasività, consentendo l’asportazione della prostata mediante un’incisione di soli 3,5 cm senza entrare nella cavità peritoneale; massimizza la preservazione delle strutture anatomiche importanti per la continenza urinaria e la potenza sessuale, grazie a strumenti miniaturizzati e flessibili; consente l’intervento robotico in anestesia locoregionale, evitando l’anestesia generale che alcuni pazienti non tollerano", prosegue l'ospedale.
"La tecnica anestesiologica di anestesia combinata spinale e peridurale, con il posizionamento di un cateterino peridurale, è stata perfezionata dal dottor Giulio Rosboch dell’Anestesia e Rianimazione universitaria (diretta dal professor Luca Brazzi), con l’esperienza maturata in campo mini-invasivo. Talvolta i pazienti per i quali è indicato un intervento chirurgico presentano un elevatissimo rischio anestesiologico legato a problemi polmonari, neurologici o cardiocircolatori. Nel caso in questione, il paziente di 72 anni era molto preoccupato delle potenziali conseguenze di un’anestesia generale, che anni prima - in occasione di un altro intervento - gli aveva causato un episodio di delirium. Queste controindicazioni all’anestesia generale, assolute o relative, possono ora essere aggirate, con sicurezza ed efficacia, grazie a questo nuovo approccio", precisa l'ospedale
Per migliorare il comfort psicologico del paziente e ridurre l’ansia durante l’intervento, è stato anche utilizzato il visore di realtà virtuale già sperimentato durante gli interventi di terapia focale. Questa innovazione permette al paziente di isolarsi dall’ambiente della sala operatoria, esplorando diverse ambientazioni rilassanti e vivendo un’esperienza immersiva mentre viene svolto l’intervento chirurgico. Il tutto sotto il vigile monitoraggio anestesiologico.
L’intervento "si è svolto regolarmente, senza sostanziali differenze tecniche rispetto a quanto ottenibile in anestesia generale, e si è concluso con ottimi esiti chirurgici, senza complicanze, con un particolare apprezzamento da parte del paziente ed una dimissione rapida. Il successo dell’operazione apre nuove prospettive per la chirurgia robotica single-port in anestesia locoregionale, con potenziali benefici in termini di recupero post-operatorio e qualità dell’esperienza del paziente".
“Questo intervento innovativo dimostra ancora una volta l’eccellenza sanitaria della Città della Salute e della Scienza di Torino (Cdss). I nostri professionisti e le tecnologie all’avanguardia ci permettono di compiere interventi pionieristici di questo tipo", evidenzia Livio Tranchida (direttore generale Cdss). "Ancora una volta l’Azienda ospedaliero – universitaria Città della Salute e della Scienza di Torino si conferma un’eccellenza a livello nazionale, dimostrando come innovazione, ricerca e nuove tecnologie siano alla base per una sanità pubblica al servizio del cittadino", sottolinea l’assessore alla Sanità della Regione Piemonte Federico Riboldi.

(Adnkronos) - Carolina Marconi ospite oggi, sabato 18 ottobre, a Verissimo è tornata a parlare della malattia che ha segnato la sua vita e del desiderio ancora vivo di diventare mamma. L'attrice e showgirl, alla quale nel 2021 è stato diagnosticato un tumore al seno, ha condiviso con il pubblico la gioia di essere in buona salute: "Sto bene, i controlli vanno benissimo. Sono passati 4 anni, sto facendo ora la cura ormonale".
Carolina ha affrontato un percorso complesso e doloroso negli ultimi mesi, quello della maternità. Con il compagno Alessandro ha tentato di diventare mamma attraverso la fecondazione assistita: "La prima volta che l'ho fatto sono rimasta incinta è stato bellissimo, il primo tentativo è sempre il più difficile. Quando ho fatto il test di gravidanza mi sentivo piena di gioia, però è stato breve perché l'ho perso. È stata dura. Ho riprovato la seconda volta, avevo paura perché è un percorso molto difficile. Sono rimasta incinta un'altra volta, l'ho perso e non mi hanno dato un terzo tentativo a causa degli ormoni".
Carolina ha paragonato il dolore degli aborti al percorso della chemioterapia: "Durante la chemio aveva voglia di combattere, questi mesi sono stati davvero duri. L'ho sentito come un fallimento. Piano piano mi sono rialzata di nuovo". Poi, il terzo tentativo, stavolta in modo naturale: "Sono rimasta incinta in modo naturale, però avevo tanta paura e l'ho perso anche la terza volta. È stato un calvario. Le donne quando affrontano la fecondazione assistita è tosta. Ti senti vuota".
Marconi ha parlato del dispiacere che prova nei confronti del suo compagno: "Provo un senso di colpa nei confronti di Alessandro, mi dispiace anche per lui. Si merita una famiglia. Sono arrivata a dirgli di lasciarmi". Non escludono entrambi la possibilità dell'adozione: "Ci stiamo pensando. Io ho ripreso a fare la cura ormonale, mi mancano altri due anni. E non voglio aspettare altri due anni per una fecondazione assistita, sarei molto più contenta di far felice un bambino. Ma adesso sono molto scottata".
Ma Carolina e Alessandro non possono sposarsi al momento: "Non possiamo sposarci per problemi burocratici. In Italia per adottare una bambino devi essere sposata e aspettare almeno tre anni".
Poi, Carolina lancia un messaggio importante: "Fate prevenzione perchè la fertilità non dura per sempre".
Leggi tutto: Carolina Marconi: "Tre aborti, il percorso con la chemio è stato meno sofferente"

(Adnkronos) - Sul fronte delle indagini in merito all'attentato subito "è presto, ancora non sono a conoscenza di sviluppi". Risponde così Sigfrido Ranucci all'Adnkronos, a poco più di ventiquattr'ore dall'esplosione di una bomba che ha distrutto la sua auto e quella di sua figlia davanti alla casa appena fuori Roma dove il conduttore di 'Report' abita con la famiglia.
"C'è stata una grande manifestazione di sostegno, oggi davanti casa c'erano 400 persone - dice il giornalista - Ho ricevuto solidarietà in tutta Italia e anche nel mondo, ne hanno parlato le tv pubbliche francesi, il The Guardian, in Spagna, in Canada, sto ricevendo richieste di interviste da ovunque". Ranucci appare sereno, anche se con una voce leggermente più fioca del solito: "Come sto io? Con pochissime ore di sonno - sorride - tra le quali sto cercando contemporaneamente di rispondere a tutti i messaggi che mi sono arrivati, anche da molti esponenti del governo, dall'Associazione Nazionale Magistrati, da quella dei Contabili, da tantissime maestranze della Rai e da molti colleghi Rai".
La partecipazione dei colleghi della tv di Stato lo tocca particolarmente. "E' un'emozione molto forte - chiosa Ranucci - Questa partecipazione in Rai io, essendoci da trent'anni, l'ho riscontrata solo in tempi molto più funesti. Era il caso di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, negli anni Novanta".

(Adnkronos) - È morto Giovanni Cucchi, il padre di Stefano, scomparso nel 2009, e di Ilaria, senatrice di Avs. La notizia è stata data via social dall'avvocato Fabio Anselmo, da anni compagno della senatrice: "Ci sono parole che non si dimenticano, che restano incise anche quando le voci che le hanno pronunciate si spengono. Da oggi purtroppo Giovanni Cucchi, padre di Stefano, non c'è più. Molti, troppi, hanno scritto e detto che a Giovanni non fregava nulla di suo figlio, che lo avesse abbandonato, che Stefano fosse solo. Lo hanno fatto per anni, per giustificare l’ingiustificabile, per infangare una famiglia già distrutta dal dolore".
"Eppure - prosegue Anselmo - quella verità costruita a tavolino è crollata davanti a un’aula di tribunale, quando Giovanni ha letto la lettera che Stefano gli aveva scritto due anni prima di morire. Era il 26 agosto 2006. Stefano scriveva da un treno per Tarquinia, dove stava andando a festeggiare il compleanno del padre: 'Caro papà, ti sto scrivendo sul treno, quel treno che tante volte ho preso per la disperazione e non mi portava mai a destinazione. Beh, adesso questo treno mi porta da te, forse la persona più importante della mia vita'. E ancora: 'Dopo tante battaglie e scontri, finalmente ci siamo ritrovati, io con una nuova e inaspettata voglia di vivere e di fare grandi cose, come neanche immaginavo mesi fa. Tu che sei così grande, un costante punto di riferimento, un uomo che forse non ha mai smesso di credere in me, forse l’unico. Un padre che amo, che ha sofferto, e che io ora non voglio più che stia male. Capisci? La vita comincia ora. La nostra'".
Il post dell'avvocato Anselmo prosegue: "Giovanni, mentre leggeva davanti alla Corte quelle righe, tremava. La voce si spezzava, ma non si fermava. In quell’aula si è sentito il silenzio pesante di chi, per anni, ha accusato quella famiglia di menefreghismo, di vergogna, di ipocrisia. Quelle parole, semplici, umane, limpide, hanno distrutto anni di odio, menzogne e depistaggi. A chi ha scritto che Giovanni 'non c’era', a chi ha detto che 'se lo meritava', a chi ancora oggi commenta senza sapere: leggete questa lettera. È la voce di un figlio che amava suo padre. Di un ragazzo che voleva vivere, non morire in una cella. Di una famiglia che non ha mai smesso di esserci. Giovanni - conclude Anselmo - con la tua voce hai dato voce a tuo figlio. Grazie per la tua forza".
Leggi tutto: E' morto Giovanni Cucchi, padre di Stefano e Ilaria

(Adnkronos) - Il cancro al seno è il secondo tumore più comune e una delle principali cause di morte per neoplasia in tutto il mondo. Nel 2022 sono stati diagnosticati più di due milioni di casi di tumore al seno, con oltre 665.000 decessi a livello globale. In Italia nel 2024 sono stati stimati quasi 53.700 nuovi casi di carcinoma della mammella (nel 2014 erano stati 48.000). Nei carcinomi mammari in fase iniziale che esprimono la proteina Her2+, è possibile ridurre il rischio di recidiva di malattia invasiva o di morte del 53% grazie ad un anticorpo monoclonale farmaco-coniugato, trastuzumab deruxtecan, rispetto a T-DM1 come trattamento post-neoadiuvante. E' quanto emerge dai risultati positivi dello studio di Fase 3 Destiny-Breast05 presentati oggi al congresso annuale della European Society for Medical Oncology (Esmo) a Berlino e contemporaneamente pubblicati su Annals of Oncology.
Le evidenze dello studio di Fase 3 Destiny-Breast05 - secondo gli esperti - hanno mostrato un miglioramento altamente significativo da un punto di vista statistico e clinicamente rilevante della sopravvivenza libera da malattia invasiva (Idfs) con trastuzumab deruxtecan nei pazienti ad alto rischio di recidiva. Lo studio ha paragonato trastuzumab deruxtecan con trastuzumab emtansine (T-DM1) come trattamento post-neoadiuvante (dopo la chirurgia) nei pazienti con tumore del seno precoce Her2+ con malattia invasiva residua nella mammella e/o nei linfonodi ascellari dopo il trattamento neoadiuvante. Inoltre, a tre anni il 92,4% dei pazienti nel braccio trastuzumab deruxtecan era in vita e libero da malattia invasiva, rispetto all’83,7% di quelli nel braccio T-DM1. In aggiunta, trastuzumab deruxtecan - si legge nello studio - ha abbassato il rischio di recidiva a distanza (intervallo libero da recidiva) del 51% e il rischio di metastasi cerebrali del 36% rispetto a T-DM1. La sopravvivenza globale (overall survival, Os) non era matura al momento dell’analisi ad interim pianificata (maturità 2,9% al cut-off dei dati) e verrà valutata nelle analisi future.
"Nel 2024, in Italia, sono stati stimati quasi 53.700 nuovi casi di carcinoma della mammella, il più frequente in tutta la popolazione – afferma Giampaolo Bianchini, professore associato e responsabile del Gruppo mammella dell’Irccs Ospedale San Raffaele, Università Vita-Salute San Raffaele di Milano -. Per le pazienti con malattia residua dopo il trattamento neoadiuvante, il setting post neoadiuvante rappresenta una seconda opportunità cruciale di ridurre il rischio di recidiva. Nello studio Destiny-Breast05 trastuzumab deruxtecan ha ridotto il rischio di recidiva e di morte del 53% rispetto all’attuale standard con T-DM1. Questi risultati, insieme ai dati sulla sicurezza emersi dallo studio, hanno il potenziale per trasformare la pratica clinica nel setting post-neoadiuvante per le pazienti con malattia ad alto rischio, con la possibilità che trastuzumab deruxtecan stabilisca un nuovo standard di cura".
Destiny-Breast05 è stato condotto in collaborazione con NSABP (National Surgical Adjuvant Breast and Bowel Project), German Breast Group (GBG), Arbeitsgemeinschaft Gynäkologische Onkologie (AGO-B) e Solti Breast Cancer Research Group. All'Esmo sono stati presentati anche i risultati positivi dello studio di Fase 3 Destiny-Breast11 che mostrano che trastuzumab deruxtecan seguito da paclitaxel, trastuzumab e pertuzumab (THP) nel setting neoadiuvante (prima della chirurgia) ha prodotto un miglioramento statisticamente significativo e clinicamente rilevante del tasso di risposta patologica completa (pathologic complete response, pCR). Lo studio ha paragonato trastuzumab deruxtecan seguito da THP con doxorubicina e ciclofosfamide dose-dense seguito da THP (ddAC-THP) nei pazienti con tumore al seno in fase iniziale localmente avanzato Her2+ ad alto rischio. La risposta patologica completa è definita come nessuna evidenza di cellule tumorali invasive nel tessuto mammario asportato con l’intervento chirurgico e nei linfonodi dopo il trattamento neoadiuvante.
"Per le pazienti con tumore al seno precoce ad alto rischio di recidiva di malattia, utilizzare l’opzione terapeutica più efficace prima possibile è fondamentale per prevenire la recidiva, ottimizzare la sicurezza e migliorare il potenziale di cura – spiega Alessandra Fabi, responsabile Medicina di Precisione in Senologia, Fondazione Policlinico Universitario A.Gemelli Irccs di Roma -. Sebbene il raggiungimento di una risposta patologica completa nel tumore al seno Her2+ in stadio precoce sia fondamentale per ridurre la recidiva della malattia e migliorare la prognosi a lungo termine, circa la metà delle pazienti continua a mostrare segni di malattia residua dopo l'intervento chirurgico con le opzioni terapeutiche neoadiuvanti attualmente disponibili. Nello studio Destiny-Breast11, più dei due terzi delle pazienti hanno mostrato una risposta patologica completa con trastuzumab deruxtecan seguito da THP, indicando un potenziale nuovo standard di cura nel setting neoadiuvante per le pazienti con tumore al seno precoce Her2+ ad alto rischio”.
"Trastuzumab deruxtecan ha già cambiato la storia naturale del carcinoma mammario metastatico – sottolinea Giuseppe Curigliano, presidente eletto Esmo (Società europea di oncologia medica), professore di Oncologia Medica all’Università di Milano e direttore Divisione Sviluppo di Nuovi Farmaci per Terapie Innovative allo Ieo di Milano -. Gli importanti risultati degli studi Destiny-Breast05 e Destiny-Breast11 evidenziano l’efficacia di questo anticorpo farmaco-coniugato anche nella malattia in stadio precoce. Infatti, l'obiettivo del trattamento nel tumore al seno in fase iniziale è offrire alle pazienti le migliori possibilità di guarigione, ottimizzando al contempo la tollerabilità delle cure. I risultati dello studio Destiny-Breast05 dimostrano un chiaro beneficio di trastuzumab deruxtecan rispetto all'attuale standard terapeutico nelle pazienti con tumore al seno in fase iniziale Her2+ ad alto rischio dopo l’intervento chirurgico, migliorando la possibilità di ottenere benefici a lungo termine. Dall’altro lato, i risultati dello studio Destiny-Breast11 dimostrano che il trattamento con trastuzumab deruxtecan seguito da Thp, prima dell'intervento chirurgico, non ha evidenziato alcuna traccia di malattia invasiva residua in due terzi delle pazienti. Si tratta del primo regime in oltre un decennio in grado di migliorare significativamente i risultati nel setting terapeutico precoce del tumore al seno Her2+".
Trastuzumab deruxtecan è un anticorpo monoclonale farmaco-coniugato (antibody drug-conjugate, Adc) specifico per il recettore Her2. Realizzato con l’impiego della tecnologia DXd (deruxtecan) brevettata da Daiichi Sankyo, trastuzumab deruxtecan è l’Adc leader del portfolio oncologico di Daiichi Sankyo e il programma più avanzato nella piattaforma scientifica degli Adc di AstraZeneca. È costituito da un anticorpo monoclonale diretto contro Her2, coniugato a diverse molecole di un inibitore della topoisomerasi I (un derivato dell’exatecano, DXd), tramite un linker tetrapeptidico clivabile in maniera selettiva all’interno della cellula tumorale.
Leggi tutto: Cancro seno iniziale Her2+, con anticorpo farmaco-coniugato -53% recidiva

(Adnkronos) - Il microbiota intestinale è ormai un tema centrale per la medicina del futuro, grazie al suo ruolo sempre più riconosciuto anche nelle dinamiche dell’invecchiamento attivo e in salute. La seconda edizione di BIoMA, l’appuntamento annuale dedicato alla scienza del microbiota quest’anno tenutosi alla Camera, ha offerto un’occasione di scambio tra i maggiori esperti italiani che, su invito dell’immunologo Mauro Minelli tra i pionieri in Italia dello studio del microbiota, si sono confrontati su scienza, salute e innovazione, offrendo ad un’ampia platea intervenuta all’evento, una visione integrata del microbiota come regolatore di immunità, metabolismo e benessere.
Si è partiti da un assunto ormai consolidato: numerosi studi su popolazioni di centenari in tutto il mondo dimostrano che il denominatore comune dell’invecchiamento sano è un microbiota intestinale caratterizzato da una predominanza di batteri “amici” con proprietà antinfiammatorie. La disbiosi intestinale, ovvero la compromissione dell’equilibrio microbico, rappresenta un fattore di rischio scientificamente provato per patologie legate all’invecchiamento, incluse malattie neurodegenerative, patologie cardiovascolari e fragilità tipiche della terza età. A inaugurare i lavori è stato Giorgio Mulè, vicepresidente della Camera, che ha rinnovato l’impegno di completare il percorso della 'Legge per l’Equilibrio Biologico', con l’obiettivo di facilitare l’accesso alle cure per pazienti con disbiosi intestinale. “L’Italia deve avanzare, prima tra tutti i Paesi, per favorire una sanità sempre più basata sulla prevenzione - ha detto Mulè - Prendersi cura del microbiota intestinale significa non solo riconoscere dignità ai pazienti con turbe microbiche, ma anche ridurre l’incidenza delle malattie croniche degenerative che da quegli squilibri possono derivare, contenere i costi sanitari futuri e garantire una strategia lungimirante di salute pubblica”.
Le proposte principali sono: integrare la diagnostica del microbiota (test genetici e metabolomici) nel Ssn per pazienti con patologie specifiche (Ibd, diabete, obesità). Riconoscere le terapie scientificamente impostate per la disbiosi nei Lea, includendo la consulenza nutrizionale rimborsabile e creando un Registro Nazionale dei probiotici efficaci. Investire in formazione e ricerca sulla medicina del microbiota e sul legame intestino-cervello. A seguire, Mauro Minelli, coordinatore per il Sud Italia della Fondazione per la Medicina Personalizzata, l’oncologo Paolo Marchetti, direttore scientifico dell’IDI e presidente della stessa Fondazione e Alessandro Sannino, direttore del Dipartimento di Medicina sperimentale di Unisalento, hanno introdotto i temi principali del seminario scientifico.
Silvia Turroni, professore associato di Chimica e Biotecnologia delle Fermentazioni presso l’Università di Bologna, ha evidenziato come il microbiota rappresenti una 'firma biologica' dello stato di salute: maggiore diversità microbica significa resilienza e benessere, mentre un impoverimento e, dunque, una ridotta biodiversità del microbiota è associata a malattie croniche. Mauro Minelli, docente di Nutrizione Umana e Nutraceutica presso Lum, ha illustrato l’uso dei probiotici nelle allergie IgE-mediate, mostrando come specifici ceppi possano modulare la risposta immunitaria e ridurre l’immunoflogosi allergica, aprendo la strada a terapie personalizzate. Giacomo Rossi, professore ordinario di Patologia Generale, Fisiopatologia e Immunopatologia Veterinaria all’Università di Camerino, ha presentato il concetto di One Health, evidenziando come lo scambio microbico tra uomo e animale possa rafforzare il microbiota umano e il sistema immunitario, favorendo salute e longevità. Aurelia Santoro, professore associato di Patologia Generale presso l’Università di Bologna, ha spiegato come dieta, attività fisica, sonno e gestione dello stress possano contrastare l’inflammaging. I nuovi “orologi infiammatori” permettono di stimare l’età biologica legata all’infiammazione, che può essere rallentata con stili di vita equilibrati.
Gabriella Marcon, docente di Neurologia all’Università di Trieste, ha mostrato che i centenari con microbiota stabile e diversificato presentano minore decadimento cognitivo e maggiore longevità cerebrale. Stefano Santori, formatore, coach e biohacker, ha concluso sottolineando che la longevità – e soprattutto la longevità in salute – è strettamente correlata alla qualità della vita: monitorare parametri vitali e modificare le abitudini quotidiane è essenziale per ottimizzare salute, metabolismo e funzioni cognitive. In conclusione, come ribadito da Paolo Marchetti e Alessandro Sannino, l'evento BIoMA 2025 ha rafforzato il messaggio che investire nella salute del microbiota significa puntare sul benessere collettivo fino all'età più avanzata.

(Adnkronos) - È partito il 3 ottobre dalla città di Brașov in Romania per concludersi l'11 dicembre in Russia il programma di formazione avanzato pensato da Sensor Medica per medici, fisioterapisti, osteopati e ricercatori desiderosi di approfondire le novità in ambito tecnologico, per la valutazione del movimento del corpo umano. L'azienda, fondata nel 2010 da Andrea Olivi e con sede a Guidonia, è specializzata nello sviluppo e produzione di dispositivi medici innovativi, con un focus particolare sulla tecnologia di sensori e sistemi di monitoraggio, che permettono allo specialista di analizzare a tutto tondo la postura del paziente. Sensor Medica, presente con sedi in Italia, Germania, Russia, Florida e Hong Kong, collabora con università e centri di ricerca per sviluppare soluzioni innovative che integrano competenze provenienti da informatica, elettronica e altri settori tecnologici.
Il tour internazionale, strutturato in sette tappe presso le sedi di centri partner, vede la partecipazione di esperti di fama mondiale che hanno dedicato la loro carriera allo studio della salute della colonna vertebrale e della postura: 20-24 ottobre 2025 - Cina, Changsha (Hunan), Foshan (Guangdong), Dongguan (Guangdong), Hangzhou (Zhejiang); 23-25 ottobre - Colonia - appuntamenti formativi in occasione della fiera internazionale Ost Messe; 31 ottobre - Francia; 14-15 novembre Italia, Catania; 22 Novembre - Italia, Roma; 8-11 dicembre- Russia, Mosca Protagonista delle sessioni formative sarà lo studio delle funzionalità di Spine 3D, prodotto di punta dell'azienda laziale. Spine 3d è un sistema di analisi posturale completamente non invasiva, progettato per valutare l'assetto posturale della colonna vertebrale, del tratto cervicale, e dell'inclinazione del bacino.
Spine3D utilizza un sistema di rilevamento ottico markerless, basato su tecnologia Lidar ToF (Time of Flight), che proietta impulsi luminosi e ne calcola il tempo di ritorno per ricostruire la superficie tridimensionale della schiena. L'acquisizione avviene in pochi istanti, senza radiazioni ionizzanti, ed è sicura e confortevole per il paziente. Il sistema non richiede marker fisici: attraverso l'uso di algoritmi di intelligenza artificiale, Spine3D analizza la topografia del dorso e riconosce automaticamente i punti di repere anatomici, garantendo precisione e ripetibilità nell'analisi posturale e nella ricostruzione tridimensionale della colonna vertebrale. Il sistema elabora un modello digitale 3D dettagliato, fornendo una misurazione precisa di parametri cruciali come la cifosi, la lordosi, la rotazione vertebrale e l'allineamento pelvico. La possibilità di ottenere risultati in tempo reale consente ai medici di fornire un referto immediato e di discutere direttamente con il paziente le strategie preventive o terapeutiche più adeguate. L'assenza di radiazioni rende la tecnologia ideale per screening ripetuti nel tempo, particolarmente preziosi per monitorare la crescita dei bambini e degli adolescenti o per seguire l'evoluzione di un percorso riabilitativo in atleti e pazienti.
Oltre allo Spine 3D, Sensor Medica annovera tra le sue soluzioni pedane e treadmill baropodometrici, solette sensorizzate, sensori inerziali e tecnologie avanzate per la progettazione e sviluppo di plantari. In occasione di alcuni appuntamenti formativi su mercati particolarmente interessati a conoscere le potenzialità di una nuova generazione di sistemi baropotometrici, come Francia, Russia e Cina, verranno illustrate le potenzialità della pedana Freemed Hdre del software di modellazione 3d per la produzione di plantari Easycad2: "Con Freemed Hdr abbiamo messo a punto un sistema in grado non solo di restituire la mappa pressoria del piede come siamo abituati a leggere, ma in grado di valutare il peso e quindi misurare l'effettiva pressione podalica del nostro soggetto. - afferma Andrea Olivi Ceo Sensor Medica - questo ci permette di unire le informazioni che misura una pedana di forza con quella che è la baropotometria. Un unico sensore estremamente lineare in grado di misurare con estrema precisione la pressione di ogni singolo punto di appoggio della mappa podalica".
La quotidiana interazione con gli utenti che si rivolgono ai centri Sensor Medica, più di 100 in Italia, ha permesso all'azienda di raggiungere la massima espressione per quanto riguarda il disegno Cad su portesi plantare:
"EasyCad2 è un prodotto molto giovane con altissime potenzialità. È un software estremamente innovativo, con un'interfaccia utente estremamente semplificata in grado di interfacciarsi non solo a sistemi Cad di ultima generazione ma anche a processi di stampa tridimensionale. Basandosi su misure precise del piede, come impronte o scansioni 3D, il software genera i file necessari per produrre la soletta, che possono essere utilizzati da macchine a controllo numerico computerizzato (CNC), stampanti 3D o altre tecnologie di produzione digitale. Automatizzando parte del processo di progettazione e produzione, si riducono i tempi e i costi associati alla produzione delle solette, migliorando al contempo la precisione del prodotto finale", conclude Olivi.

(Adnkronos) - Si chiamava Hekuran Cumani il 23enne italiano di origini albanesi, accoltellato a morte alle 4.30 di questa notte nel parcheggio dell'università di Matematica, a Perugia, dove era stata segnalata una lite tra più persone. Dai primi accertamenti e dalle parole dei testimoni, è emerso che a seguito di una rissa per futili motivi un ragazzo, al momento non ancora identificato, lo avrebbe accoltellato colpendolo al torace. Il 23enne è morto poco dopo.
Cumani era nato e viveva a Fabriano ed era andato a Perugia con gli amici, come già tante volte in precedenza, per passare la serata, chiusa a quanto pare al caffè che si affaccia sul parcheggio dell'ateneo, dove si è consumata la tragedia. Un bravo ragazzo con la passione per la palestra e i tatuaggi: un ragazzo "tranquillo e dal cuore d’oro, che non cercava casini", lo descrive il cugino a Umbria24.
Secondo quanto raccontato dal familiare, il 23enne passava spesso le serate a Perugia, di frequente in compagnia di amici. "Venivano a divertirsi, è sempre andato a Perugia ma non è mai successo niente, perché appunto non era uno che andava a cercare rogna". Al momento non aveva un’occupazione stabile, ma d'estate lavorava per la stagione turistica a Senigallia in un ristorante di famiglia.
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(Adnkronos) - “A Trento siamo riusciti a costruire un'alleanza vera tra il privato sociale e le istituzioni, partendo dalla necessità e l'urgenza di dare una risposta al bisogno di chi vive una malattia neuromuscolare”. Con queste parole Alberto Fontana, segretario nazionale dei centri clinici NeMo ha raccontato come la comunicazione scientifica e la collaborazione pubblico-privato siano riuscite a trasformare innovazione e conoscenza in un linguaggio condiviso della cura. Intervenendo al seminario 'Linguaggi della Cura: Solo Lavorando Assieme', in corso all'Itas Forum di Trento e promosso da Aisla (Associazione italiana sclerosi laterale amiotrofica) in collaborazione con Arisla (Fondazione italiana di ricerca sulla Sla), Fontana ha spiegato come il dialogo tra scienza e comunità si è concretizzato nell'esperienza dei centri clinici NeMo.
“In questi 5 anni di collaborazione con la Provincia di Trento – ha aggiunto il segretario nazionale dei centri clinici NeMo – il centro clinico NeMo dell'ospedale Villa Rosa di Pergine Valsugana ha accolto migliaia di persone, alle quali abbiamo raccontato come si sarebbe evoluta la malattia ma anche il messaggio più importante, e cioè che non li avremmo lasciati soli, ma accompagnati e supportati”.
“Abbiamo insegnato a tutti che la malattia – ha concluso Fontana – non va considerata come la parte centrale della propria esistenza ma come un momento di attraversamento, una fase che fa parte della vita”.
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(Adnkronos) - “La comunicazione corretta è ancora più importante nelle malattie rare, dove la ricerca ha ancora tanto da fare e nelle quali la sensibilizzazione sul territorio, ma anche la consapevolezza dell'ambiente intorno a pazienti e familiari è fondamentale”. Così Francesca Demichelis, prorettrice vicaria dell'Università di Trento, ha spiegato le potenzialità dell’alleanza tra Fondazione Arisla, Università di Trento e Aisla come modello di responsabilità condivisa e innovazione etica durante il seminario “Linguaggi della Cura: Solo Lavorando Assieme”, in corso all'Itas Forum di Trento.
“L'università deve promuovere il dialogo, analitico e partecipato, ma il ruolo degli accademici è portare oltre alla conoscenza anche linguaggi adatti e ricordarsi della centralità dell'etica, che è fondamentale anche nella comunicazione, perché solo così è possibile sentirsi accolti a andare avanti", ha concluso l'accademica.


(Adnkronos) - “La provincia di Trento vuole continuare il rapporto di collaborazione con il centro clinico NeMo attivo nell'ospedale riabilitativo 'Villa Rosa' di Pergine Valsugana”. Lo ha detto oggi Maurizio Fugatti, presidente della provincia di Trento, in occasione del seminario 'Linguaggi della Cura: Solo Lavorando Assieme', in corso all'Itas Forum di Trento e promosso da Aisla (Associazione italiana sclerosi laterale amiotrofica) in collaborazione con AriSla (Fondazione italiana di ricerca sulla Sla) e i centri clinici NeMo.
“E' chiaro che quando si rinnova un accordo bisogna fare tutte le valutazioni tecniche e amministrative – ha specificato Fugatti – doverose da parte di chi gestisce soldi pubblici, ma il valore aggiunto che il Centro NeMo ha dato e darà ci ha convinto della necessità di continuare questo rapporto”.
Il Centro Clinico NeMo Trento, operativo da marzo 2021 presso l’Ospedale riabilitativo 'Villa Rosa' di Pergine Valsugana, è uno dei pochi esempi in Italia di cogestione pubblico-privato nel campo della diagnosi, cura e ricerca sulle malattie neuromuscolari, grazie alla collaborazione tra Apss (Azienda sanitaria della Provincia di Trento) e Fondazione Serena Onlus. La scadenza dell'accordo di sperimentazione gestionale, della durata di cinque anni, è fissata a febbraio 2026. In pochi anni NeMo Trento ha raggiunto un riconosciuto livello di eccellenza ed è stato incluso nella rete internazionale dedicata alla ricerca e alla lotta contro la Sla.
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(Adnkronos) - "Siamo ormai entrati nel contesto di una rivoluzione che non è eccessivo definire epocale: è una rivoluzione che cambia pervasivamente i modi di produrre e la società stessa, nonché il modo di misurarla, in questo contesto. Nel mio libro 'Creatività o sottomissione? Il lavoro incontra la AI', consideriamo, ad esempio, la difficoltà di misurare la produttività grazie ai cambiamenti indotti dall'intelligenza artificiale. Di questa, a me piace una definizione, quella per cui se fino a ieri attraverso Google, avevamo a disposizione dei bibliotecari, che in tempo reale davano alcuni estratti da alcune fonti funzionali a un determinato contenuto, adesso disponiamo, a fianco di questi bibliotecari, un centro studi con tantissime persone, che in tempo reale elaborano quei contenuti”. Lo ha affermato da Maurizio Sacconi, ex ministro del lavoro e delle politiche sociali e presidente dell’Associazione Amici di Marco Biagi, durante il panel ‘Creatività o sottomissione? Il lavoro incontra la AI’, nell’ambito della nuova edizione di StatisticAll, il festival della statistica e della demografia che si sta svolgendo a Treviso.
“I problemi che si pongono da questo punto di vista sono infiniti, dal punto di vista dell'offerta di applicazioni dell'intelligenza artificiale. Io ne segnalo soprattutto uno, che è il problema prevalente: la trasparenza ai fini dell'affidabilità dei contenuti - spiega - Ci si affanna a voler regolare l’Ai, soprattutto in Europa, mentre, invece, nelle due grandi aree economiche del mondo, Stati Uniti e Cina, prevale la scelta di non frenare questo fenomeno attraverso la regolazione”.
“La Cina, per definizione è sregolata. Mi fanno sorridere gli scienziati che nei giorni scorsi hanno invocato una sorta di regolazione globale perché si dica almeno ciò che non può fare l'intelligenza artificiale e mi fa sorridere perché siamo reduci da una pandemia nella quale l'Organizzazione Mondiale della Sanità, appartenente al sistema Nazioni Unite, non ha potuto affatto entrare in Cina per cercare di comprendere le origini di quella pandemia - sottolinea Sacconi - quindi non ci sono le condizioni, a mio avviso, per una regolazione globale. Trump ha ritirato l'atto di Biden, che l'Europa addirittura considerava troppo morbido. L'Europa ha definito una disciplina molto incerta che determinerà molti problemi per le nostre imprese e per la loro competitività nel rapporto con quelle grandi aree”.
“Il tema che ci interessa affrontare nel mio libro, però, non è tanto quello dell'offerta di questi servizi, per i quali mi preoccupano soprattutto i profili di trasparenza, in modo da innescare anche competizione fra le officine di intelligenza che si propongono al mercato, ma mi preoccupa soprattutto considerare il problema dal lato della domanda, cioè dal lato dei fruitori dell'intelligenza artificiale - continua - in modo particolare di coloro che la usano per la loro prestazione lavorativa, dipendente o indipendente che sia. E in questo caso, il libro considera questa drastica alternativa, quella tra la creatività, che è la potenzialità che l'intelligenza artificiale offre, una stagione di straordinaria creatività e la sottomissione, che è peggio della sostituzione dei lavori”.
"Io e un collega accademico di pedagogia del lavoro abbiamo scritto un libro proprio sul lavoro e non abbiamo voluto nemmeno considerare il tema della sostituzione. La sostituzione c’è, come in tutte le trasformazioni, anche in quelle meno straordinarie come questa. Il problema è accompagnare il cambiamento e il fatto che muoiano dei lavori e ne sorgano altri - dichiara Sacconi - ma l'alternativa più drammatica è quella fra la possibilità di una bellissima stagione della creatività e l'altrettanto presente possibilità di un auto-annichilimento dell'uomo nel rapporto con le macchine intelligenti. La creatività si contrappone alla seconda rivoluzione industriale: l'ingegner Taylor, che ne fu il protagonista nel 1912 inventando le produzioni in serie, le catene di montaggio, assimilava le persone che realizzavano queste prestazioni, obbedendo a ordini gerarchicamente impartiti e le ripetevano continuamente, le assimilava a buoi, in quanto la postura, il modo di lavorare era quello dei buoi”.
“Siamo fuori, per fortuna, da quella seconda rivoluzione industriale, l'abbiamo praticamente definitivamente abbandonata anche se paradossalmente sopravvive qualche volta nei servizi. Vediamo, infatti, dei servizi ancora organizzati secondo il modello fordista, secondo il modello dell'ingegner Taylor delle produzioni in serie, ma in questa nuova dimensione l'uomo può assumere molta libertà nel lavoro”, conclude.
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(Adnkronos) - "Io ho cominciato a occuparmi dell’impatto dell’intelligenza artificiale sulle nostre imprese, dal punto di vista lavorativo e organizzativo nel 1962, parliamo di 60 anni fa ed era un altro millennio, un altro mondo: era il periodo del boom e credevamo tutti, non solo chi era operativo, ma anche gli intellettuali, che il progresso sarebbe continuato senza fine, in modo lineare. Questa era un’idea che ci siamo tirati dietro per molto tempo, anche in questi ultimi periodi in cui, invece, la crescita è diventata stagnante. Il cambiamento c'è sempre stato, ma è così veloce che adesso facciamo fatica a starci dietro, lo dicevamo già nel 1990. Adesso, vedo, invece, che è veramente diverso”. Così, Tiziano Treu, professore emerito di diritto del lavoro all’Università Cattolica di Milano, già ministro del lavoro e della previdenza sociale e presidente del Cnel, intervenendo al panel 'Il lavoro che cambia: tra diritti, welfare e nuove generazioni', nell’ambito della nuova edizione di StatisticAll2025, il festival della statistica e della demografia che si sta svolgendo a Treviso.
“Do' un esempio che c'entra coi dati riferiti alla voce e alle persone: quando studiavo questi temi all'inizio - ricorda - si facevano previsioni sulle tendenze dell'occupazione prima a dieci, poi a cinque anni. Adesso, pensare di poter fare previsioni affidabili sulla qualità del lavoro, sulla tipologia e sulla quantità delle professioni, è assolutamente impossibile".
"Chi lo fa racconta storie - spiega Treu - Posso citare decine di ricerche internazionali, dall'Organizzazione internazionale del lavoro alla Commissione europea e sono in profondo disaccordo o di incertezza su questo perché la novità di questa tecnologia rispetto alle altre è che sappiamo che funziona in modo vertiginoso, ma non sappiamo come funziona ed è in grado di evolversi anche in modo autonomo, relativamente. Per la prima volta, siamo davanti a una tecnologia, a un fattore di progresso o anche di guai, che non comprendiamo e non riusciamo a controllare. Pertanto, siamo davanti a grandi opportunità, ma anche grandi incertezze".
"Mi ha colpito questo aspetto: mentre si chiedono previsioni future su quanto lavoro ci sarà ci sono divisioni tra ottimisti e pessimisti, chi dice che non ci sarà più lavoro e chi dice che non è vero, che si creerà nuovo lavoro, eccetera - sottolinea - Invece, è più sicura la previsione sulla qualità: si dice che cambierà profondamente la qualità del lavoro, che non è una grande sicurezza perché non sappiamo come, però sappiamo che occorrerà cambiare le nostre attitudini e le nostre capacità. La sfida è questa. Io però sono abbastanza ottimista: le ultime notizie riguardo questa incertezza dicono che non ci sono prove, a parte l'estrapolazione dei numeri, ma guardando indietro agli ultimi dieci anni in cui c'era già il digitale, la prima intelligenza artificiale, che siano stati più distrutti più lavori in misura maggiore di quelli distrutti rispetto a quelli creati dall’ai”.
"Abbiamo una ricerca fatta con la Cattolica e con l’Arel - Agenzia di Ricerche e Legislazione di Roma che, insieme a molte grandi aziende italiane, che riproduce un’indagine fatta dall'Ocse e tutte queste aziende, dicono che sono già sette, otto o dieci anni che utilizzano queste tecnologie e non vedono preoccupazioni perché non c'è più lavoro - continua l'ex ministro - ma vedono, però, che il lavoro è completamente diverso e sanno che devono investire di più nel prepararsi, bisogna investire di più nella ricerca".
"Purtroppo, uno dei problemi dell'Italia è che da anni investiamo nella ricerca molto meno rispetto ad altri Paesi, ma - osserva - la ricerca è fondamentale anche per cercare di capire e per trasferire queste conoscenze sia alle imprese e alle nuove generazioni. Quindi, credo che bisogna concentrarsi su questo". "Adesso l'Europa chiede l'analisi del rischio rispetto all'uso delle tecnologie. Ad esempio, in materia di sicurezza abbiamo un'altra indagine, che illustra come con l'intelligenza artificiale si possano fare delle cose magnifiche nel prevenire i rischi: immaginatevi una grande apparecchiatura industriale con l'intelligenza artificiale si possono fare delle diagnosi del funzionamento in profondità di queste o dei meccanismi o dei gruppi di persone e vedere in tempo reale se ci sono sfasature e lì c'è una grande opportunità" conclude Treu.
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(Adnkronos) - "Sto bene, mentalmente sono sempre stata bene, la mia gamba no. Ha bisogno di guarire e lavorare tanto, non ho mai perso la mia positività e la voglia di lavorare. Ho avuto periodi più facili, altri meno". Federica Brignone ha parlato così nel media day organizzato al Mind di Milano dalla Federazione Italiana Sport Invernali, in cui è stata premiata dalla Fisi come atleta dell’anno per l’ultima stagione.
“Fiducia per le Olimpiadi? Non lo so, sto vivendo nel qui e ora - ha detto Brignone - e non ho una risposta. È chiaro che sono fiduciosa, altrimenti non lavorerei come sto facendo adesso. Non sono queste Olimpiadi che mi cambiano la vita o la carriera, quello che ho fatto l'ho fatto. Anzi, ho fatto più di quello che avrei potuto sognare. Le Olimpiadi in casa mi piacerebbe farle, altrimenti avrei già smesso, questa positività mi servirà anche per tornare a una vita normale. Dopo l'infortunio non era scontato stare bene, ma non credo che riuscirò a tornare come prima”.
Due parole anche sul percorso di riabilitazione: "Come dico sempre non ho date precise, è molto complicato riuscire a darle. Lavoro settimana per settimana e miglioro tanto. Il mio programma? Dopodomani torno al J-Medical, questo è il mio programma. Mi sembra lontanissimo quanto accaduto, ma vedere queste immagini mi fa venire ancora più voglia".
Sul palco del Big Theatre del Mind, Brignone aveva commentato l'affetto ricevuto negli ultimi mesi: "Sono sorpresa dell’affetto ricevuto in generale, la cosa che mi ha fatto più piacere è come la mia famiglia e i miei amici si sono dedicati a me in un momento di bisogno. Tanti miei compagni mi hanno chiesto come sto. Quest’anno non ho la pressione di andare in gara tra una settimana, ma mi ha fatto piacere rivedere tutti".
Leggi tutto: Brignone: "Milano Cortina? Mi piacerebbe esserci, altrimenti avrei già smesso"
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