
Contro una manovra di bilancio ritenuta ingiusta, la Cgil ha proclamato per venerdì 12 dicembre uno sciopero generale. L’astensione dal lavoro interesserà tutti i settori, pubblici e privati, per l’intera giornata. Sono inoltre previste manifestazioni in tutte le città, dal Nord al Sud Italia.
Le motivazioni dello sciopero
Con la mobilitazione di venerdì prossimo, la Cgil, insieme alle lavoratrici e ai lavoratori di questo Paese, chiede di aumentare salari e pensioni, fermare l’innalzamento dell’età pensionabile, contrastare la precarietà, introdurre una riforma fiscale equa e progressiva, dire no al riarmo e investire in sanità e istruzione, oltre che attuare vere politiche industriali e del terziario.
Dallo sciopero generale allo stop ai voli, tutte le proteste di dicembre[1]
Da Firenze a Roma, la protesta e i cortei in tutta Italia
Tra le numerose manifestazioni in programma, la segreteria confederale nazionale della Cgil sarà impegnata come segue.
Il segretario generale, Maurizio Landini, parteciperà al corteo di Firenze il cui concentramento è previsto alle ore 9 in piazza Santa Maria Novella, per poi giungere in piazza del Carmine, dove prenderà la parola per il comizio conclusivo.
Giuseppe Gesmundo sarà a Genova: concentramento presso la Stazione Marittima alle ore 9.00, a seguire corteo cittadino e comizio conclusivo davanti alla Prefettura, in Largo Lanfranco. Lara Ghiglione sarà a Ferrara: appuntamento in piazzale Medaglie d’Oro (Prospettiva) alle ore 9.30.
Luigi Giove sarà a Napoli: concentramento in piazza del Gesù alle ore 9.00 e comizio conclusivo in piazza Municipio. Daniela Barbaresi sarà a Cagliari: manifestazione in Piazza del Carmine alle ore 10.00. Christian Ferrari sarà a Bari: concentramento in Piazza Massari alle ore 9.30, seguito dal comizio conclusivo in Piazza Libertà.
Maria Grazia Gabrielli sarà ad Ancona: concentramento in Piazza del Crocifisso alle ore 10.00, quindi corteo e comizio conclusivo in Piazza del Papa. Francesca Re David sarà a Brescia: concentramento presso la fermata metro San Faustino alle ore 9.00, poi corteo e comizio conclusivo in Piazza Paolo VI. A Roma la manifestazione partirà alle ore 9.00 da Piazza Vittorio Emanuele II per terminare in via dei Fori Imperiali.

Un jolly a sorpresa per la pace tra Ucraina e Russia? I negoziati per porre fine alla guerra, che dura da quasi 4 anni, procedono su un doppio binario di dialogo. Gli Stati Uniti parlano con l'Ucraina e poi parlano con la Russia, si confrontano con Mosca e poi si siedono al tavolo con Kiev. In tutti i meeting, o quasi, c'è l'inviato speciale di Donald Trump, Steve Witkoff. Con lui, meno appariscente, da tempo viaggia Jared Kushner. Ed è proprio il genero di Donald Trump, almeno secondo Mosca, il potenziale 'game changer' che potrebbe trovare la chiave per sbloccare la situazione e aprire la strada ad un accordo. Il 44enne immobiliarista e finanziere si è ritagliato un ruolo diplomatico di peso.
Kushner, con Witkoff, è reduce dal viaggio a Mosca e dal lungo incontro - oltre 5 ore - con Vladimir Putin. Al presidente russo il 2 dicembre è stato illustrato il piano americano per porre fine al conflitto: una base di discussione, con un documento principale e 4 'allegati'. Per Putin il piano contiene elementi che, anche per questioni di forma e linguaggio, non sono accettabili. Il Cremlino contesta la narrazione che sintetizza il giudizio di Putin con il termine 'bocciatura'. La strada è lunga e la missione è complessa. Se c'è qualcuno che può contribuire a trovare la quadratura, dice Mosca, è proprio Kushner.
Kushner e l'elogio dal Cremlino
L'"ingresso" del genero di Trump nei negoziati "si è rivelato molto tempestivo, perché ha aggiunto un elemento di metodicità allo charme e alla cordialità di Witkoff", dice Yuri Ushakov, consigliere presidenziale russo e in questo frangente 'megafono' di Putin: è stato lui, dopo l'incontro tra il presidente e gli emissari americani, a fare il punto della situazione a caldo con i media. "Personalmente credo che se un piano che porti a un accordo continuerà a essere messo nero su bianco, allora sarà Kushner a scrivere la maggior parte delle cose", aggiunge parlando con il giornalista di Vgtrk, Pavel Zarubin, sempre ben accolto al Cremlino.
"Il tono" dell'incontro con Putin, "oserei dire è stato costruttivo e amichevole. Putin conosce bene Witkoff. Lo ha già incontrato sei volte e la loro conversazione è davvero amichevole, si capiscono perfettamente". Ora, nel quadro complessivo c'è anche la variabile Kushner. Il marito di Ivanka, pienamente coinvolto nell'amministrazione durante il primo mandato di Trump, nell'era di Donald II ha assunto un ruolo apparentemente defilato, almeno nei primi mesi.
La nuova carriera del genero di Trump
La sua presenza è diventata più evidente nell'ultimo periodo. Il viaggio del presidente nel Golfo Persico, in particolare in Arabia Saudita, ha coinvolto anche Kushner, che nel 2021 ha fondato la Affinity Partners gestendo in particolare investimenti con fondi da Emirati Arabi Uniti, Qatar e - appunto - Arabia Saudita.
Quindi, la 'prova del 9'. Il piano con cui Trump ritiene di aver risolto la crisi di Gaza, con l'intesa tra Israele e Hamas, è stato messo a punto e attuato con il contributo concreto di Mr. Kushner. Il genero del presidente, associato anche ai futuristici progetti immobiliari da realizzare nella Striscia, con il suo approccio 'business oriented' ha fatto la sua parte per tessere la tela e mediare, partecipando anche a riunioni del governo guidato dal premier Benjamin Netanyahu.
Proprio durante uno dei voli tra Usa e Medio Oriente, in compagnia dell'inseparabile Witkoff, Kushner ha pensato di elaborare un 'piano Ucraina' sullo schema di quello adottato a Gaza. Pace attraverso (anche) gli affari, senza dare troppo peso a equilibri internazionali prettamente europei e rapporti che affondano le radici nella storia. La prima versione del 'piano Trump', in 28 punti, è stato giudicato 'pro Russia' dall'Ucraina e dai partner occidentali di Kiev. Al presidente Volodymyr Zelensky, secondo i retroscena, il documento è stato presentato in una telefonata: un'idea da discutere, secondo l'Ucraina. Una proposta 'prendere o lasciare' secondo il duo Kushner-Witkoff. La fumata bianca ovviamente non è arrivata e da settimane Washington e Kiev si confrontano per trovare un'intesa. Poi, bisognerà convincere Putin. E, secondo Mosca, toccherà a Kushner riuscirci.

"Speriamo che il sorteggio finisca per il calcio d'inizio dei Mondiali a giugno". La sintesi del 'drammatico' sorteggio dei Mondiali 2026 è nel commento puramente british di Jonathan Pierce, inviato della Bbc per l'evento che è andato in scena a Washington. Uno show di oltre 2 ore, con una serie di perle che non sono passate inosservate. Il protagonista assoluto è stato Donald Trump, presidente degli Stati Uniti e padrone di casa.
Il numero 1 della Casa Bianca ha ricevuto un 'inedito' Peace Prize dal presidente della Fifa, Gianni Infantino. Una sorta di surrogato del premio Nobel, mai assegnato sinora dalla federcalcio internazionale. Trump, oltre ad un trofeo enorme, ha ricevuto una medaglia per l'impegno con cui ha posto fine ad una serie di guerre, elencate da Infantino nel documento ufficiale regalato al prestigioso ospite. Un premio 'discutibile', a dir poco, a giudicare dalle reazioni sui social. Una valanga di post su X ha giudicato incredibile e grottesca la decisione della Fifa: dalle Ong a Stephen King, da Anonymous ad un esercito di normali tifosi.
Il 'feeling' tra Infantino e Trump è consolidato, il presidente americano ha accolto 'Gianni' più volte nello Studio Ovale e a luglio ha partecipato alla premiazione del Mondiale per club, consegnando il trofeo al Chelsea e festeggiando con i giocatori. Il rapporto tra il presidente degli Stati Uniti e il presidente della Fifa è stato oggetto di ironia durante lo show. Menzione speciale per il tweet di Stan Collymore, ex nazionale inglese. "'Ci sono messicani in sala?', dice Infantino. Rende il lavoro un po' più semplice per gli agenti dell'immigrazione", il post del calciatore.
Alle critiche non sono sfuggiti nemmeno i big dello sport americano coinvolti nel sorteggio. Tom Brady e Shaquille O'Neal, leggende del football Nfl e del basket Nba, hanno svolto il loro incarico con un coinvolgimento 'relativo' e con una comprensione quasi nulla del quadro calcistico. L'estrazione delle squadre più blasonate è stata accompagnata dal sistematico 'ohhhhhh' degli ex atleti: Argentina? 'Ohhhhh'. Germania? 'Ohhhhh'. Francia? 'Ohhhhh'. Nessuno aveva spiegato evidentemente che, nella prima fascia, non era possibile pescare altri team rispetto ai big.
Peggio è andata a Wayne Gretzky: il canadese, totem dell'hockey Nhl, ha avuto la sventura di dover estrarre la pallina con Curacao e quella con le nazionali coinvolte negli spareggi. Probabilmente, non aveva mai sentito parlare della Macedonia del Nord.
Il finale ancora nel segno di Trump. I Village People hanno chiuso lo show intonando YMCA. Nel palco d'onore, il presidente ha accompagnato la canzone con la celeberrima Trump Dance. Sipario.

"Un anno fa ho detto che non voterei la Meloni nemmeno se mi tagliassero un braccio. Cos'è cambiato? Niente...". Elodie risponde alle domande di Diego Bianchi a Propaganda Live. "Se cambiassi idea in un anno sarebbe grave", dice la cantante, che non si scalda granché nemmeno davanti al nome di Elly Schlein, segretaria del Pd. "Credo che in questo momento ci sia una grande carenza di personalità, è molto semplice... Non mi interessano molto da entrambe le parti... Non ho mai votato per il Pd, ci tengo a sottolinearlo... Oggi sto sottolineando tutto...", prosegue l'artista. "Non ci sono solo due partiti, qualcuno che mi piace c'è. Più piccolini, magari", prosegue. In generale, "il cambiamento è inevitabile", dice prospettando un quadro diverso per le nuove generazioni.
Nelle ultime settimane, Elodie è salita alla ribalta anche per un episodio avvenuto in un concerto a Messina. La cantante, 'assediata' da un cronista con il telefonino, ha colpito lo smartphone facendolo cadere. "Stavo ballando dentro una vasca, con poca acqua. Davanti alla 'piscinetta' c'era un'area riservata ai fotografi, con macchinari da professionisti. Dietro la transenna, ci sono persone con i telefonini", spiega Elodie. "Se arrivi ad un centimetro, mi togli la concentrazione, sono sempre fatta di carne... Se devi fare le foto da un centimetro, prendi la macchina fotografica. Mi sono innervosita e gliel'ho fatto cadere", dice. L'episodio non è un 'unicum' nella carriera: "Quando facevo la cubista, con un calcetto ho buttato via il telefonino di un ragazzo e l'ho fatto finire al centro della pista", racconta.

Nessun '6' né '5+1' al concorso del Superenalotto di oggi, venerdì 5 dicembre 2025. Centrati invece sei '5' che vincono 22.256,42 euro ciascuno. Il jackpot per il prossimo concorso sale a 88 milioni di euro.
Quanto costa una schedina?
La schedina minima nel concorso del SuperEnalotto prevede 1 colonna (1 combinazione di 6 numeri). La giocata massima invece comprende 27.132 colonne ed è attuabile con i sistemi a caratura, in cui sono disponibili singole quote per 5 euro, con la partecipazione di un numero elevato di giocatori che hanno diritto a una quota dell'eventuale vincita. In ciascuna schedina, ogni combinazione costa 1 euro. L'opzione per aggiungere il numero Superstar costa 0,50 centesimi.
La giocata minima della schedina è 1 colonna che con Superstar costa quindi 1,5 euro. Se si giocano più colonne basta moltiplicare il numero delle colonne per 1,5 per sapere quanto costa complessivamente la giocata.
Quali sono i punteggi vincenti?
Al SuperEnalotto si vince con punteggi da 2 a 6, passando anche per il 5+. L'entità dei premi è legata anche al jackpot complessivo. In linea di massima:
- con 2 numeri indovinati, si vincono orientativamente 5 euro;
- con 3 numeri indovinati, si vincono orientativamente 25 euro;
- con 4 numeri indovinati, si vincono orientativamente 300 euro;
- con 5 numeri indovinati, si vincono orientativamente 32mila euro;
- con 5 numeri indovinati + 1 si vincono orientativamente 620mila euro.
Come so se ho vinto?
E' possibile verificare eventuali vincite attraverso l'App del SuperEnalotto. Per controllare eventuali schedine giocate in passato e non verificate, è disponibile on line un archivio con i numeri e i premi delle ultime 30 estrazioni.
La combinazione vincente di oggi
Estratta la combinazione vincente del concorso di oggi del Superenalotto: 10, 19, 29, 30, 56, 71. Numero Jolly: 76. Numero SuperStar: 13.

Frank O. Gehry, considerato uno dei più rivoluzionari architetti del secondo Novecento e tra i massimi interpreti del decostruttivismo, è morto oggi all'età di 96 anni nella sua abitazione di Santa Monica, in California, in seguito a una breve malattia respiratoria. La notizia è stata confermata dal suo staff al 'New York Times', chiudendo un capitolo fondamentale della storia dell'architettura contemporanea. Gehry, nato a Toronto il 28 febbraio 1929 come Frank Owen Goldberg e naturalizzato statunitense, lascia un'eredità che va oltre la forma costruita, incrociando innovazione tecnologica, creatività artistica e un'idea radicale di architettura come esperienza emotiva e culturale.
Nel corso della sua lunga carriera Gehry ha firmato alcune delle opere più iconiche dell'architettura mondiale. Tra i suoi progetti più celebri figurano il Guggenheim Museum di Bilbao (1997), considerato uno dei massimi capolavori dell'epoca contemporanea, e l'Experience Music Project di Seattle (2000). A essi si aggiungono la Walt Disney Concert Hall di Los Angeles (2003), il Frederick R. Weisman Art and Teaching Museum a Minneapolis (1993), il Center for the Visual Arts a Toledo (1993), l’American Center di Parigi (1994), la sede della Nationale-Nederlanden a Praga, nota come "Casa danzante" o "Ginger & Fred" (1996), il New World Center di Miami Beach (2010), il Lou Ruvo Center for Brain Health di Las Vegas (2010), la Beekman Tower di New York (2011), il Biomuseo di Panama (2014), la Guggenheim Abu Dhabi (2017) e il Dwight D. Eisenhower Memorial a Washington (2020). Tra i numerosi riconoscimenti, il Pritzker Prize nel 1989 e il Leone d'Oro alla carriera della Biennale Architettura di Venezia nel 2008.
La sua ricerca teorica e formale ha trovato compimento in un percorso che ha ridefinito il linguaggio dell’architettura a partire dalla scomposizione dell'edificio in volumi indipendenti, riassemblati in modo apparentemente illogico, ma capaci di raccontare dinamiche spaziali del tutto nuove. L'uso di materiali inconsueti - lamiera ondulata, compensato grezzo, rete metallica, pannelli industriali - è diventato una cifra distintiva, così come il ricorso a software avanzati, mutuati dall’industria aeronautica, che negli anni Novanta gli hanno permesso di modellare superfici libere e complesse, anticipando la rivoluzione digitale nel progetto architettonico.
La formazione di Gehry inizia alla University of Southern California e prosegue alla Harvard University, dove si avvicina ai temi dell’urbanistica. Dopo le esperienze nello studio di Victor Gruen e l’apertura del suo atelier a Los Angeles nel 1962, intraprende un percorso autonomo che negli anni Ottanta rivoluziona persino la casa unifamiliare, trasformata in un laboratorio di sperimentazione materica e spaziale. L'abitazione privata di Santa Monica, realizzata tra il 1977 e il 1978, rappresenta uno dei punti di svolta: un intervento radicale su una modesta casa esistente, avvolta da una pelle di materiali grezzi e scomposti, destinato a far discutere e a rilanciare Gehry come figura di rottura nella scena architettonica internazionale.
La sua produzione di quegli anni comprende progetti come il Cabrillo Marine Museum di San Pedro (1979), la Loyola Law School (1981) e il California Aerospace Museum (1982) a Los Angeles, oltre al Museum of Art di Santa Monica (1988). Il percorso prosegue in modo ininterrotto negli anni successivi, con una serie di opere che consolidano la sua vocazione a un'architettura scultorea e dinamica: dalla sede della Vitra International a Birsfelden, in Svizzera (1994), alla struttura amministrativa del Team Disney ad Anaheim (1995), fino alle forme ardito del Dancing House di Praga (1996), dove due torri si intrecciano come in una coreografia.
Il punto di massima visibilità arriva con il Guggenheim Museum di Bilbao, inaugurato nel 1997. L'edificio, definito da molti critici come una delle architetture più influenti degli ultimi cinquant'anni, ha trasformato una città industriale in declino in un centro culturale internazionale, generando quel fenomeno mediatico ed economico conosciuto come "Bilbao effect". Le sue forme fluide, rivestite di titanio, hanno ispirato una generazione di architetti e un intero filone di progettazione urbana fondato sull'idea che un’opera iconica possa innescare la rinascita di un territorio.
Anche l a Walt Disney Concert Hall di Los Angeles, completata nel 2003 dopo un iter progettuale durato oltre un decennio, è considerata una delle sue opere simbolo: un involucro d’acciaio dalle linee morbide e avvolgenti che racchiude un interno dalle qualità acustiche e spaziali uniche. Per Gehry, quell'edificio rappresentava un ritorno alle origini, essendo situato a pochi chilometri dall’appartamento in cui aveva vissuto da adolescente.
Accanto ai grandi musei e ai complessi culturali, Gehry ha continuato a sviluppare progetti residenziali, spazi pubblici, sculture monumentali e installazioni. L'attenzione al contesto, la capacità di giocare con la percezione e una sensibilità quasi pittorica nel modellare la luce definiscono un approccio che ha spesso diviso la critica: per alcuni troppo spettacolare, per altri espressione di una libertà creativa che l’architettura sembrava aver smarrito dagli anni Sessanta.
Il rapporto con l'Europa è stato costante. In Italia, Gehry ha progettato il Venice Gateway, il terminal nautico che collegherà l'aeroporto Marco Polo al centro storico, concepito come una grande infrastruttura capace di dialogare con la natura acquatica della laguna. Una retrospettiva fondamentale del suo lavoro, Frank O. Gehry dal 1997, è stata ospitata dalla Triennale di Milano nel 2009.
Negli ultimi anni l’architetto aveva continuato a lavorare a pieno ritmo, firmando il progetto della Pierre Boulez Hall a Berlino (2017) e la torre della Luma Foundation ad Arles (2021), un edificio dalle geometrie frastagliate che richiama le rocce calcaree delle Alpilles. Era inoltre impegnato in nuovi progetti per il gruppo LVMH, tra cui un grande flagship store di Louis Vuitton a Beverly Hills e un edificio multifunzionale a Parigi, oltre a una nuova sala da concerto per la Colburn School di Los Angeles.
Gehry ha sempre negato di essere un "archistar", etichetta applicata spesso ai progettisti più mediatici. "Si entra in architettura per rendere il mondo un posto migliore", ripeteva. "L'ego viene dopo, con la stampa e tutto il resto. All’inizio è tutto molto innocente". Una dichiarazione che restituisce la dimensione più profonda del suo lavoro: un'architettura pensata non come gesto narcisista ma come spazio capace di accogliere, sorprendere e coinvolgere il pubblico. (di Paolo Martini)

"L'Europa deve capire che, se vuole essere grande, deve decidere da sola e non dipendere da altri. Quando tu appalti la sicurezza a un altro, devi sapere che c'è un prezzo da pagare...''. Così la premier Giorgia Meloni ospite oggi del Tg La7, intervistata dal direttore Enrico Mentana.
''Non parlerei di un incrinarsi di rapporti tra Stati Uniti ed Europa. Io penso che quello che è scritto in questo documento strategico, magari con toni assertivi, è qualcosa che nel dibattito tra Stati Uniti ed Europa va avanti da molto tempo e ritengo che parli di processo storico inevitabile. Se l'Europa vuole essere grande, deve difendersi da sola, non dipendere da altri" ha affermato Meloni.
"Ucraina, linea governo è molto chiara"
"La linea del governo è stata molto chiara. Abbiamo fin dall'inizio sostenuto l'Ucraina per costruire la pace. La pace non si costruisce con le buone intenzioni, ma con la deterrenza'', le parole della premier su Kiev.
L'Italia, ha poi spiegato, "ha potuto avere" sull'Ucraina ''una postura seria e forte grazie a una maggioranza compatta. Ragione per la quale io ascolto sempre quello che dicono i miei alleati, perché è giusto, aiuta a ragionare, aiuta anche a prendere delle decisioni più consapevoli".
''Io - ha continuato - ascolto sempre quello che dicono i miei alleati. Noi siamo tutti filo-italiani. Io penso che ci riguardi quello che accade in Ucraina. I fili ce li hanno i burattini... Questo non è un dibattito tra filo-russi, filo-americani, filo-europei. Noi siamo tutti filo-italiani. Il tema vero è come si difende meglio l'interesse nazionale italiano?''.
"Italiani vadano a votare referendum giustizia"
Sul referendum sulla giustizia, la premier "consiglia" agli italiani "di andare votare sì e di guardare al merito delle norme sulla giustizia''. Il referendum, ha detto ancora, "lo considero importante non per il governo ma per gli italiani e la giustizia''.
"Tranquilli, il governo - ha aggiunto - rimane in carica fino a fine legislatura, comunque vada il referendum sulla giustizia. Consiglio di andare a votare guardando al merito delle norme, la giustizia può migliorare''.
"Riforma del premierato? Non è nel cassetto"
La riforma del "premierato non l'abbiamo messa in un cassetto. Rimette il potere nelle mani dei cittadini e garantisce stabilità ai governi", ha continuato la premier.
''Il premierato è una riforma economica, quindi sono determinata ad approvarla'', ha continuato. La premier cita a tal proposito il Sole 24 ore che ''ha pubblicato qualche giorno fa una stima per la quale l'instabilità dei governi nei 10 anni precedenti all'arrivo di questo governo è costata in termini di interessi sul debito 265 miliardi di euro. Questo - spiega - significa un'altra legge finanziaria ogni anno. Mentre oggi lo spread sotto i 70 punti vuol dire risparmiare interessi sul debito. E la stabilità di questo governo consente, per esempio, in 3 anni di portare 80 miliardi di investimenti dall'estero. Il premierato è una riforma economica. Quindi io sono determinata ad approvarla'', insiste la presidente del Consiglio.
"Disponibile a confronto con Schlein, ma ci dicano chi è leader opposizione"
''Il confronto con la Schlein? Sono sempre disponibile ai confronti, ma ci dicano innanzitutto chi è il leader dell'opposizione...", ha continuato Meloni. "Ho dichiarato varie volte la mia disponibilità a confrontarmi con il leader dell'opposizione, quando però mi diranno chi è'', ha detto ironica la premier.
"Manovra? Concentrato gran parte risorse su salari"
Sul fronte manovra, ''abbiamo concentrato gran parte delle risorse sul potere d'acquisto e sul potenziamento dei salari. Se avessimo aspettato l'attuale opposizione, campa cavallo...".
"Noi timidi su Gaza? No, chiari"
''No, l'Italia non è stata timida" con Israele su quanto successo in Cisgiordania. ''Noi siamo stati molto chiari in varie sedi. All'Assemblea generale delle Nazioni Unite, io ho detto che Israele non ha il diritto di impedire la nascita di uno stato della Palestina o di favorire nuovi insediamenti per impedirlo. E' la ragione per la quale abbiamo sottoscritto la dichiarazione di New York sui due Stati, per cui la posizione italiana è sempre stata molto chiara", le parole di Meloni sul Medio Oriente.
Sul riconoscimento dello Stato di Palestina ''io resto fedele alla linea indicata dal Parlamento: ha votato una risoluzione che prevede il riconoscimento dello Stato palestinese quando si materializzeranno due condizioni, il disarmo di Hamas e la certezza che non abbia un ruolo nella governance di Gaza. Gli sforzi italiani sono rivolti a implementare il piano di Trump, che è complesso, ma è un'occasione che potrebbe non tornare".
"Fatto sempre quello che credevo giusto fare"
"Ho sempre fatto quello che credevo fosse giusto fare. Il vantaggio di chi arriva al governo come siamo arrivati noi, è che quando non devi dire grazie a nessuno che non siano i cittadini, puoi rispondere solo a loro. E' il più grande vantaggio che ha la sottoscritta e questo governo. Ho cercato di prendere sempre decisioni con buonsenso, si può fare meglio ma almeno fisicamente non avrei potuto fare di più", ha poi detto parlando del suo esecutivo.
''Direttore, io rispondo anche ai giornalisti... Anche questi, diciamo, sono dei falsi storici. Poi facciamo il conto delle domande a cui rispondo durante un anno....'', risponde quindi a Mentana, che la pungola sul rapporto con i media.

"L'Europa deve capire che, se vuole essere grande, deve decidere da sola e non dipendere da altri. Quando tu appalti la sicurezza a un altro, devi sapere che c'è un prezzo da pagare...''. Così la premier Giorgia Meloni ospite oggi del Tg La7, intervistata dal direttore Enrico Mentana.
''Non parlerei di un incrinarsi di rapporti tra Stati Uniti ed Europa. Io penso che quello che è scritto in questo documento strategico, magari con toni assertivi, è qualcosa che nel dibattito tra Stati Uniti ed Europa va avanti da molto tempo e ritengo che parli di processo storico inevitabile. Se l'Europa vuole essere grande, deve difendersi da sola, non dipendere da altri" ha affermato Meloni.
"Ucraina, linea governo è molto chiara"
"La linea del governo è stata molto chiara. Abbiamo fin dall'inizio sostenuto l'Ucraina per costruire la pace. La pace non si costruisce con le buone intenzioni, ma con la deterrenza'', le parole della premier su Kiev.
L'Italia, ha poi spiegato, "ha potuto avere" sull'Ucraina ''una postura seria e forte grazie a una maggioranza compatta. Ragione per la quale io ascolto sempre quello che dicono i miei alleati, perché è giusto, aiuta a ragionare, aiuta anche a prendere delle decisioni più consapevoli".
''Io - ha continuato - ascolto sempre quello che dicono i miei alleati. Noi siamo tutti filo-italiani. Io penso che ci riguardi quello che accade in Ucraina. I fili ce li hanno i burattini... Questo non è un dibattito tra filo-russi, filo-americani, filo-europei. Noi siamo tutti filo-italiani. Il tema vero è come si difende meglio l'interesse nazionale italiano?''.
"Italiani vadano a votare referendum giustizia"
Sul referendum sulla giustizia, la premier "consiglia" agli italiani "di andare votare sì e di guardare al merito delle norme sulla giustizia''. Il referendum, ha detto ancora, "lo considero importante non per il governo ma per gli italiani e la giustizia''.
"Tranquilli, il governo - ha aggiunto - rimane in carica fino a fine legislatura, comunque vada il referendum sulla giustizia. Consiglio di andare a votare guardando al merito delle norme, la giustizia può migliorare''.
"Riforma del premierato? Non è nel cassetto"
La riforma del "premierato non l'abbiamo messa in un cassetto. Rimette il potere nelle mani dei cittadini e garantisce stabilità ai governi", ha continuato la premier.
''Il premierato è una riforma economica, quindi sono determinata ad approvarla'', ha continuato. La premier cita a tal proposito il Sole 24 ore che ''ha pubblicato qualche giorno fa una stima per la quale l'instabilità dei governi nei 10 anni precedenti all'arrivo di questo governo è costata in termini di interessi sul debito 265 miliardi di euro. Questo - spiega - significa un'altra legge finanziaria ogni anno. Mentre oggi lo spread sotto i 70 punti vuol dire risparmiare interessi sul debito. E la stabilità di questo governo consente, per esempio, in 3 anni di portare 80 miliardi di investimenti dall'estero. Il premierato è una riforma economica. Quindi io sono determinata ad approvarla'', insiste la presidente del Consiglio.
"Disponibile a confronto con Schlein, ma ci dicano chi è leader opposizione"
''Il confronto con la Schlein? Sono sempre disponibile ai confronti, ma ci dicano innanzitutto chi è il leader dell'opposizione...", ha continuato Meloni. "Ho dichiarato varie volte la mia disponibilità a confrontarmi con il leader dell'opposizione, quando però mi diranno chi è'', ha detto ironica la premier.
"Manovra? Concentrato gran parte risorse su salari"
Sul fronte manovra, ''abbiamo concentrato gran parte delle risorse sul potere d'acquisto e sul potenziamento dei salari. Se avessimo aspettato l'attuale opposizione, campa cavallo...".
"Noi timidi su Gaza? No, chiari"
''No, l'Italia non è stata timida" con Israele su quanto successo in Cisgiordania. ''Noi siamo stati molto chiari in varie sedi. All'Assemblea generale delle Nazioni Unite, io ho detto che Israele non ha il diritto di impedire la nascita di uno stato della Palestina o di favorire nuovi insediamenti per impedirlo. E' la ragione per la quale abbiamo sottoscritto la dichiarazione di New York sui due Stati, per cui la posizione italiana è sempre stata molto chiara", le parole di Meloni sul Medio Oriente.
Sul riconoscimento dello Stato di Palestina ''io resto fedele alla linea indicata dal Parlamento: ha votato una risoluzione che prevede il riconoscimento dello Stato palestinese quando si materializzeranno due condizioni, il disarmo di Hamas e la certezza che non abbia un ruolo nella governance di Gaza. Gli sforzi italiani sono rivolti a implementare il piano di Trump, che è complesso, ma è un'occasione che potrebbe non tornare".
"Fatto sempre quello che credevo giusto fare"
"Ho sempre fatto quello che credevo fosse giusto fare. Il vantaggio di chi arriva al governo come siamo arrivati noi, è che quando non devi dire grazie a nessuno che non siano i cittadini, puoi rispondere solo a loro. E' il più grande vantaggio che ha la sottoscritta e questo governo. Ho cercato di prendere sempre decisioni con buonsenso, si può fare meglio ma almeno fisicamente non avrei potuto fare di più", ha poi detto parlando del suo esecutivo.
''Direttore, io rispondo anche ai giornalisti... Anche questi, diciamo, sono dei falsi storici. Poi facciamo il conto delle domande a cui rispondo durante un anno....'', risponde quindi a Mentana, che la pungola sul rapporto con i media.

"L'Europa deve capire che, se vuole essere grande, deve decidere da sola e non dipendere da altri. Quando tu appalti la sicurezza a un altro, devi sapere che c'è un prezzo da pagare...''. Così la premier Giorgia Meloni ospite oggi del Tg La7, intervistata dal direttore Enrico Mentana.
''Non parlerei di un incrinarsi di rapporti tra Stati Uniti ed Europa. Io penso che quello che è scritto in questo documento strategico, magari con toni assertivi, è qualcosa che nel dibattito tra Stati Uniti ed Europa va avanti da molto tempo e ritengo che parli di processo storico inevitabile. Se l'Europa vuole essere grande, deve difendersi da sola, non dipendere da altri" ha affermato Meloni.
"Ucraina, linea governo è molto chiara"
"La linea del governo è stata molto chiara. Abbiamo fin dall'inizio sostenuto l'Ucraina per costruire la pace. La pace non si costruisce con le buone intenzioni, ma con la deterrenza'', le parole della premier su Kiev.
L'Italia, ha poi spiegato, "ha potuto avere" sull'Ucraina ''una postura seria e forte grazie a una maggioranza compatta. Ragione per la quale io ascolto sempre quello che dicono i miei alleati, perché è giusto, aiuta a ragionare, aiuta anche a prendere delle decisioni più consapevoli".
''Io - ha continuato - ascolto sempre quello che dicono i miei alleati. Noi siamo tutti filo-italiani. Io penso che ci riguardi quello che accade in Ucraina. I fili ce li hanno i burattini... Questo non è un dibattito tra filo-russi, filo-americani, filo-europei. Noi siamo tutti filo-italiani. Il tema vero è come si difende meglio l'interesse nazionale italiano?''.
"Italiani vadano a votare referendum giustizia"
Sul referendum sulla giustizia, la premier "consiglia" agli italiani "di andare votare sì e di guardare al merito delle norme sulla giustizia''. Il referendum, ha detto ancora, "lo considero importante non per il governo ma per gli italiani e la giustizia''.
"Tranquilli, il governo - ha aggiunto - rimane in carica fino a fine legislatura, comunque vada il referendum sulla giustizia. Consiglio di andare a votare guardando al merito delle norme, la giustizia può migliorare''.
"Riforma del premierato? Non è nel cassetto"
La riforma del "premierato non l'abbiamo messa in un cassetto. Rimette il potere nelle mani dei cittadini e garantisce stabilità ai governi", ha continuato la premier.
"Disponibile a confronto con Schlein, ma ci dicano chi è leader opposizione"
''Il confronto con la Schlein? Sono sempre disponibile ai confronti, ma ci dicano innanzitutto chi è il leader dell'opposizione...", ha continuato Meloni. "Ho dichiarato varie volte la mia disponibilità a confrontarmi con il leader dell'opposizione, quando però mi diranno chi è'', ha detto ironica la premier.
"Manovra? Concentrato gran parte risorse su salari"
Sul fronte manovra, ''abbiamo concentrato gran parte delle risorse sul potere d'acquisto e sul potenziamento dei salari. Se avessimo aspettato l'attuale opposizione, campa cavallo...".
"Noi timidi su Gaza? No, chiari"
''No, l'Italia non è stata timida" con Israele su quanto successo in Cisgiordania. ''Noi siamo stati molto chiari in varie sedi. All'Assemblea generale delle Nazioni Unite, io ho detto che Israele non ha il diritto di impedire la nascita di uno stato della Palestina o di favorire nuovi insediamenti per impedirlo. E' la ragione per la quale abbiamo sottoscritto la dichiarazione di New York sui due Stati, per cui la posizione italiana è sempre stata molto chiara", le parole di Meloni sul Medio Oriente.
"Fatto sempre quello che credevo giusto fare"
"Ho sempre fatto quello che credevo fosse giusto fare. Il vantaggio di chi arriva al governo come siamo arrivati noi, è che quando non devi dire grazie a nessuno che non siano i cittadini, puoi rispondere solo a loro. E' il più grande vantaggio che ha la sottoscritta e questo governo. Ho cercato di prendere sempre decisioni con buonsenso, si può fare meglio ma almeno fisicamente non avrei potuto fare di più", ha poi detto parlando del suo esecutivo.
''Direttore, io rispondo anche ai giornalisti... Anche questi, diciamo, sono dei falsi storici. Poi facciamo il conto delle domande a cui rispondo durante un anno....'', risponde quindi a Mentana, che la pungola sul rapporto con i media.

Si è svolto oggi il primo consiglio di amministrazione di Banca Monte dei Paschi di Siena dopo l’apertura dell’indagine della Procura di Milano che vede coinvolti l’imprenditore Francesco Gaetano Caltagirone, il presidente di Luxottica e della lussemburghese Delfin sarl Francesco Milleri e l’amministratore delegato di Mps Luigi Lovaglio. Le ipotesi di reato contestate dagli inquirenti sono aggiotaggio e ostacolo alle autorità di vigilanza, per presunti accordi "in concerto" legati all’ops da 13,5 miliardi con cui Mps ha rilevato Mediobanca, primo azionista di Generali.
La riunione del board, a quanto si apprende, si è concentrata a lungo sulle indagini e sugli impatti che potrebbero avere sul percorso industriale della banca senese. Al termine dell’istruttoria interna il Consiglio ha rinnovato all’unanimità la piena fiducia a Lovaglio, confermandone i requisiti di correttezza previsti dal Dm 169/2020 e dagli orientamenti Bce sugli esponenti bancari.
Una presa di posizione considerata cruciale dal mercato: il Cda di oggi era infatti atteso come un passaggio determinante per capire la stabilità della governance nell'operazione Mediobanca in un momento delicato per l’istituto. Dall’avvio dell’inchiesta, il titolo Mps ha toccato perdite scendendo sotto i 23 miliardi. “Il mercato attende chiarezza – ha detto ieri all’Adnkronos Pietro Calì, executive partner di Copernico Sim – non solo sul completamento dell’operazione, ma sulle garanzie di governance e sulla sostenibilità complessiva del nuovo assetto”.
Sul fronte tecnico, il board ha ribadito che il processo di aggregazione con Mediobanca prosegue senza rallentamenti. I gruppi di lavoro congiunti stanno operando “a pieno regime con l’obiettivo di realizzare in tempi brevi le sinergie industriali, accelerare la crescita e la creazione di valore”. Un percorso che, secondo Michele Calcaterra, professore di Corporate Finance alla Bocconi, “resta incardinato sul sentiero dell’efficienza”, nonostante l’aumento della volatilità dovuta all'inchiesta.
Intanto, lato Piazzetta Cuccia, emergono novità importanti anche dal lato Mediobanca, in particolare sulla controllata Mediobanca Premier, attiva nel wealth management. Nei giorni scorsi – secondo quanto appreso da Adnkronos – si sono tenuti due incontri interni, alla presenza dell’ad Alessandro Melzi d’Eril, nei quali è stato delineato il nuovo assetto post-integrazione. Le fonti riferiscono che Mediobanca Premier resterà una società autonoma, sia giuridicamente sia come marchio, mantenendo quindi una propria identità separata all’interno del nuovo gruppo. L’ad Gian Luca Sichel avrebbe inoltre annunciato l’ampliamento dello “scaffale” prodotti verso il corporate e lo small business, segnando una progressiva estensione dell’offerta. Sul piano delle risorse umane, sempre secondo quanto risulta, un gruppo di banker di alto profilo avrebbe lasciato Premier per approdare a Banca Patrimoni Sella. (di Andrea Persili)

Sono stati sorteggiati oggi, venerdì 5 dicembre, a Washington i 12 gironi dei Mondiali 2026. Al termine di una lunga cerimonia, durata oltre 2 ore, le 42 squadre già certe della partecipazione al torneo e le altre ancora impegnate nei playoff hanno conosciuto il loro percorso nella manifestazione che dall'11 giugno al 19 luglio si svolgerà tra Messico, Canada e Stati Uniti. Anche l'Italia, impegnata negli spareggi a marzo, ha dunque scoperto quale potrà essere il suo percorso. Ecco tutti i gironi dei Mondiali 2026.
Ecco tutti i gironi dei Mondiali 2026:
Gruppo A: Messico, Corea del Sud, Sudafrica, Playoff Europa D (Danimarca/N. Macedonia/Rep. Ceca/Irlanda)
Gruppo B: Canada, Svizzera, Qatar, Playoff Europa A (Italia/N. Irlanda/Galles/Bosnia)
Gruppo C: Brasile, Marocco, Scozia, Haiti
Gruppo D: Usa, Australia, Paraguay, Playoff Europa C (Turchia/Romania/Slovacchia/Kosovo)
Gruppo E: Germania, Ecuador, Costa d'Avorio, Curaçao
Gruppo F: Olanda, Giappone, Tunisia, Playoff Europa B (Ucraina/Svezia/Polonia/Albania)
Gruppo G: Belgio, Iran, Egitto, Nuova Zelanda
Gruppo H: Spagna, Uruguay, Arabia Saudita, Capo Verde
Gruppo I: Francia, Senegal, Norvegia, Playoff Fifa 2 (Bolivia/Suriname/Iraq)
Gruppo J: Argentina, Austria, Algeria, Giordania
Gruppo K: Portogallo, Colombia, Uzbekistan, Playoff Fifa 1 (Nuova Caledonia/Giamaica/Congo)
Gruppo L: Inghilterra, Croazia, Panama, Ghana

Sono stati sorteggiati oggi, venerdì 5 dicembre, a Washington i 12 gironi dei Mondiali 2026. Al termine di una lunga cerimonia, durata oltre 2 ore, le 42 squadre già certe della partecipazione al torneo e le altre ancora impegnate nei playoff hanno conosciuto il loro percorso nella manifestazione che dall'11 giugno al 19 luglio si svolgerà tra Messico, Canada e Stati Uniti. Anche l'Italia, impegnata negli spareggi a marzo, ha dunque scoperto quale potrà essere il suo percorso. Ecco tutti i gironi dei Mondiali 2026.
Ecco tutti i gironi dei Mondiali 2026:
Gruppo A: Messico, Corea del Sud, Sudafrica, Playoff Europa D (Danimarca/N. Macedonia/Rep. Ceca/Irlanda)
Gruppo B: Canada, Svizzera, Qatar, Playoff Europa A (Italia/N. Irlanda/Galles/Bosnia)
Gruppo C: Brasile, Marocco, Scozia, Haiti
Gruppo D: Usa, Australia, Paraguay, Playoff Europa C (Turchia/Romania/Slovacchia/Kosovo)
Gruppo E: Germania, Ecuador, Costa d'Avorio, Curaçao
Gruppo F: Olanda, Giappone, Tunisia, Playoff Europa B (Ucraina/Svezia/Polonia/Albania)
Gruppo G: Belgio, Iran, Egitto, Nuova Zelanda
Gruppo H: Spagna, Uruguay, Arabia Saudita, Capo Verde
Gruppo I: Francia, Senegal, Norvegia, Playoff Fifa 2 (Bolivia/Suriname/Iraq)
Gruppo J: Argentina, Austria, Algeria, Giordania
Gruppo K: Portogallo, Colombia, Uzbekistan, Playoff Fifa 1 (Nuova Caledonia/Giamaica/Congo)
Gruppo L: Inghilterra, Croazia, Panama, Ghana
Incidente nell'Oristanese, ferita la moglie di 75 anni... 
A 'Più libri più liberi', la Fiera della Piccola e Media Editoria in corso a Roma fino all'8 dicembre, continua a tenere banco il caso della casa editrice 'Passaggio al Bosco', accusata di pubblicare testi che esaltano il nazifascismo e l'antisemitismo. Dopo la lettera-appello del 2 dicembre, firmata da oltre 80 tra autori, artisti e case editrici, che ha preceduto il debutto della Fiera, nella quale si chiedeva l'espulsione della casa editrice, cosa non avvenuta, e dopo l'annuncio del vignettista Zerocalcare[1] di non partecipare, è arrivato il 'no grazie' anche di Corrado Augias.
In una lettera aperta, il giornalista e scrittore ha scritto: "la mia tolleranza si ferma davanti al nazismo" e ha rinunciato a partecipare a un evento su Piero Gobetti all'Arena Repubblica Robinson. "Caro direttore, gentili amici - ha motivato Augias - vi prego di comprendere le ragioni della mia assenza alla fiera 'Più libri più liberi'. Io sono favorevole alla tolleranza, anzi la pratico - anche con gli intolleranti per scelta, per età, per temperamento. C’è però una distinzione. Un conto sono gli intolleranti un altro, ben diverso, chi si fa partecipe cioè complice delle idee di un regime criminale come il nazismo". E ancora: "Non ho nulla in contrario all’esistenza di un editore di dichiarate simpatie neonaziste, non vado a imbrattargli le vetrine, lo lascio tranquillo, non voglio però avere nulla a che spartire con lui nemmeno lo spazio di un bel salone. Spero che mi capirete scusando la mia assenza", conclude.
Ma dopo le proteste e le rinunce arriva una nuova protesta: una serrata simbolica, organizzata per sabato 6 dicembre. Una serie di editori, che avevano già firmato l'appello contro la presenza della casa editrice, oscureranno i loro stand dalle 15 per circa mezz'ora.Alla Nuvola, dunque, fra gli altri, chiuderanno i loro banchi le case editrici: Fandango, Coconico Press, Becco giallo, Playground, Momo, Caissa, Voland, Sur, Red Star Press, Marcos y Marcos, 66thand2nd e Exorma. Durante la 'chiusura' sarà distribuito un volantino che spiegherà la scelta: "Questo è ciò che è accaduto alla libertà di stampa e di pensiero quando i fascisti e i nazisti hanno messo in pratica la loro libertà di espressione. Vogliamo una Più libri più liberi antifascista”, si leggerà nel volantino.
Daniela Di Sora, fondatrice della casa editrice Voland, tra quelle che copriranno con un telo scuro il loro stand, spiega all'Adnkronos: "Voland non ha firmato la lettera-appello del 2 dicembre, in cui un folto numero di editori presenti in fiera" insieme ad autori e artisti "chiedevano l’espulsione dell’editore noto (di cui non facciamo il nome perché non vogliamo fargli altra pubblicità) poiché ritiene che non spetti a noi il compito di censurare o vietarne l’ingresso. Partecipiamo invece, con fermezza e convinzione, alla protesta di domani perché crediamo fortemente che la propaganda neofascista e neonazista vada contrastata e combattuta in presenza".

L’Italia parteciperà alla 70esima edizione dell’Eurovision Song Contest, in programma a Vienna dal 12 al 16 maggio 2026. E' quanto si legge in una nota Rai, in cui si ricorda che "in qualità di membro dei Big Five, l’Italia è da sempre tra i Paesi che hanno creduto e investito nell’Eurovision Song Contest, contribuendo in modo significativo, anche economicamente, al suo sviluppo e al suo successo internazionale".
"Negli ultimi anni - prosegue la Rai - il nostro impegno è cresciuto costantemente, a testimonianza del valore che attribuiamo a un evento che rappresenta la più longeva manifestazione musicale internazionale, capace di unire culture diverse in una celebrazione comune. L’impegno di Rai all’interno della competizione è conferma della volontà di rafforzare il ruolo dell’Italia nella promozione di musica, cultura e spettacolo a livello internazionale. In questa ottica Rai, nel dibattito all’interno di Ebu, ha sostenuto la partecipazione del broadcaster pubblico israeliano Kan alla prossima edizione".

Donald Trump tradisce il football e abbraccia il soccer. Il presidente degli Stati Uniti si scopre innamorato del calcio nel sorteggio dei gironi dei Mondiali 2026 che gli Usa organizzeranno tra 6 mesi con Messico e Canada. Nel sorteggio, in scena al Kennedy Center di Washington, Trump si prende il ruolo di protagonista con il supporto del presidente della Fifa, Gianni Infantino.
Il presidente americano si presenta sfilando davanti ad un esercito di telecamere prima dell'inizio, si gode lo show di Andrea Bocelli, riceve il Fifa Peace Prize - un surrogato del Nobel - e poi si cimenta nella fase iniziale del sorteggio[1]. Prima di estrarre il nome degli Stati Uniti dall'urna, la dichiarazione d'amore per il calcio: "Guardavo Pelé, tanti anni fa... Uno dei grandi, giocava nei Cosmos... E riconosco che questo sia il football: avremmo dovuto chiamare diversamente il football americano della Nfl", dice Trump sponsorizzando il soccer e accantonando, almeno per qualche minuto, il 'vero' football amato negli Usa.
La National Football League è la lega
professionistica numero 1 negli Stati Uniti e lo stesso Trump, più
volte, si è pronunciato su questioni strettamente tecniche. Il
presidente, che ha assistito all'ultimo Super Bowl e recentemente è
stato allo stadio per una gara casalinga dei Washington Commanders,
ha pubblicamente bocciato la nuova regola del kickoff, il calcio
d'inizio modificato per rendere meno violenti i placcaggi e meno
frequenti gli infortuni: "E' una schifezza".
Per ora, Trump non esprime giudizi negativi sul calcio a livello tecnico. In estate, il presidente americano ha apprezzato l'impatto del soccer negli Usa assistendo alla finale del Mondiale per club e partecipando - nel vero senso della parola - alla premiazione del Chelsea: Trump ha consegnato il trofeo ai blues ed è rimasto sul palco a festeggiare con i giocatori.
Per ora, in vista dei Mondiali 2026, il numero 1 della Casa Bianca può celebrare i risultati al botteghino: "Mancano diversi mesi e le vendite di biglietti sono già un record". "Ogni partita dei Mondiali sarà un Super Bowl", sentenzia Infantino con l''affronto finale' al football americano. Trump, almeno per ora, è d'accordo.

Thomas Ceccon vince la medaglia d'oro nei 100 dorso ai campionati europei in vasca corta di Lublino. Il campione olimpico della distanza si impone con il tempo di 49"29 davanti al francese Mewen Tomac (49"46) e al britannico Oliver Morgan. Quinto posto per l'altro azzurro Lorenzo Mora (49"95).
"Sono contento di essere il primo italiano ad aver vinto l'oro nei 100 dorso agli europei in vasca corta. Avevo pronosticato una lotta con il francese e il britannico e così è stata. Il tempo mi soddisfa: sono venuto qui per vincere e adesso torno a casa con due ori", spiega Ceccon dopo la vittoria.
Simona Quadarella conquista quindi la medaglia d'argento negli 800 stile libero ai campionati. La romana, già argento nei 400 stile libero, tocca in 8'03"00 alle spalle delle tedesca Isabel Gose (8'01"90). Bronzo per l'altra teutonica Maya Werner (8'14"41).

Thomas Ceccon vince la medaglia d'oro nei 100 dorso ai campionati europei in vasca corta di Lublino. Il campione olimpico della distanza si impone con il tempo di 49"29 davanti al francese Mewen Tomac (49"46) e al britannico Oliver Morgan. Quinto posto per l'altro azzurro Lorenzo Mora (49"95).

"In Italia abbiamo un sistema di sorveglianza che registra la circolazione dei virus influenzali nella popolazione, gestito dall'Istituto superiore di sanità. I dati delle ultime settimane mostrano che l'influenza sta già circolando molto, soprattutto tra i bambini. L'ultimo aggiornamento indica 9 casi ogni 1.000 abitanti, ma nei bambini tra i 3 e i 4 anni si arriva a 29-30 casi ogni 1.000. Come spesso accade, quindi, il virus trova terreno fertile nella popolazione infantile". Così all'Adnkronos Salute Michele Conversano, direttore del Dipartimento di Prevenzione della Asl di Taranto e docente incaricato della Scuola di specializzazione in Igiene e Medicina preventiva dell'università degli studi di Bari. (Video[1])
"Siamo abituati a parlare di 'banale influenza' ed è vero che, negli adulti sani, può risolversi in pochi giorni con un po' di febbre e dolori muscolari. Ma nei bambini molto piccoli - avverte lo specialista - soprattutto se hanno problemi di salute come infezioni respiratorie ricorrenti, cardiopatie, diabete o seguono terapie particolari, nessuna influenza è davvero banale. In questi casi il rischio di complicanze aumenta. Lo stesso vale quando una patologia non è ancora stata diagnosticata. Per questo è importante la vaccinazione antinfluenzale". Il Piano nazionale prevenzione vaccinale "prevede che tutti i bambini tra 6 mesi e 6 anni possano essere vaccinati - ricorda Conversano - anche senza condizioni di rischio. Le società scientifiche, come la Società italiana di igiene e la Società italiana di pediatria, raccomandano fortemente di vaccinare la maggior parte dei bambini per ridurre i casi gravi. Vaccinare un bambino non significa proteggerlo solo dall'influenza: i bambini sono grandi diffusori dei virus e vaccinarli aiuta anche a proteggere chi vive con loro: compagni di scuola, altri bambini fragili, genitori e nonni. Un nonno cardiopatico o un genitore diabetico, per esempio, può avere difese immunitarie ridotte: se il bambino vaccinato si ammala meno e diffonde meno il virus, la famiglia è più sicura".
La vaccinazione, secondo l'esperto, "ha anche un impatto sociale: riduce i giorni di assenza dal lavoro dei genitori e limita, indirettamente, il ricorso improprio agli antibiotici, che purtroppo contribuisce al problema dell'antibiotico-resistenza. Oggi - evidenzia Conversano - oltre al classico vaccino iniettato, abbiamo anche il vaccino spray nasale, ben accettato dai pediatri e molto usato nei paesi anglosassoni, dove ha aumentato le coperture vaccinali. E' semplice da somministrare e spesso i bambini non si accorgono neppure di essere stati vaccinati". Proteggere i bambini, quindi, "non significa solo 'coprirli bene' come si diceva una volta, ma sfruttare gli strumenti che la medicina ci mette a disposizione. La vaccinazione è un modo efficace per proteggere il singolo bambino e l’intera comunità che gli sta intorno".
Leggi Tutte le Notizie di oggi in Sardegna
Sarda News - Notizie in Sardegna
Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità.
Per proporre i tuoi feed o un contenuto originale, scrivici a info@sardanews.it
Per tutti gli aggiornamenti seguici su TELEGRAM
o su Facebook https://www.facebook.com/sardanotizie



