(Adnkronos) - L'agenzia di statistica russa Rosstat smette di pubblicare i dati mensili sulle nascite e le morti in Russia, nel quadro della crisi demografica che la guerra in Ucraina, con il numero record di decessi al fronte anche fra i militari russi, valutato dall'inizio dell'anno in media a più di 1.200 decessi al giorno, non ha fatto che aggravare. La scorsa settimana, ha notato Moscow Times, Rosstat ha per la prima volta pubblicato il suo rapporto sullo stato socio economico del Paese senza i dati sulle nascite, i decessi, i migranti e la popolazione totale della Federazione. Dall'inizio dell'anno non venivano più pubblicati i dati regionali disaggregati per regione.
L'Institute for the Study of War ha messo in relazione la censura dei dati con lo sforzo del Cremlino per "oscurare le elevate perdite di militari russi". E viene citato il caso di una regione, di cui non viene fatto il nome, in cui, grazie a dati interni trapelati, a fronte di un'aspettativa di vita media per le donne immutata a 75 anni, quella degli uomini è passata da 66 anni, nel 2024, a 61, a metà 2025. A febbraio in Russia erano nati solo 90.500 bambini, il dato più basso in più di due secoli.
La deputata Nina Ostanina ha rilanciato nei giorni scorsi l'appello di un gruppo di economisti che chiedono al governo di spiegare la ragione dell'oscuramento dei dati e sollecitano Rosstat a riprenderne la pubblicazione.
(Adnkronos) - Oltre ad essere fonte di vita, l’acqua è un potente regolatore dell’equilibrio ormonale. Secondo vari studi, una corretta idratazione – almeno 1,5 litri di acqua al giorno – è essenziale per garantire la funzionalità ottimale del sistema endocrino, influenzando positivamente livelli di energia, umore, resilienza allo stress e performance cognitiva. Come è noto, l’acqua rappresenta mediamente il 60% del peso corporeo umano e gioca un ruolo cruciale in numerosi processi biochimici, inclusi quelli ormonali. Quando l’organismo è disidratato, anche solo lievemente, si innescano risposte fisiologiche che possono compromettere l’omeostasi endocrina: aumentano i livelli di cortisolo (l’ormone dello stress), si altera la secrezione di vasopressina coinvolta nella regolazione della pressione osmotica e dell’umore e si osservano variazioni nella produzione di ormoni tiroidei, insulina e melatonina.
“La disidratazione cronica, spesso sottovalutata – spiega Alessandro Zanasi, esperto dell’Osservatorio Sanpellegrino e membro della International Stockholm Water Foundation – è un fattore di stress sistemico che agisce a livello endocrino, compromettendo la secrezione di numerosi ormoni. Bere almeno 1,5 litri di acqua al giorno è una strategia semplice ma eccezionalmente efficace per mantenere stabili i livelli ormonali, ridurre l’infiammazione di basso grado e promuovere uno stato di benessere psico-fisico globale.”
Mantenere un’adeguata idratazione contribuisce infatti in modo significativo alla regolazione del ritmo circadiano favorendo una produzione fisiologica e costante di melatonina, l’ormone che regola il sonno e i cicli vitali. Allo stesso tempo - informa una nota - supporta il metabolismo energetico grazie a un più efficiente funzionamento degli ormoni tiroidei e potenzia la risposta allo stress modulando la secrezione di cortisolo. Un bilancio idrico ottimale è inoltre associato a una maggiore sensibilità all’insulina e a una riduzione della fame nervosa: 2 fattori cruciali per il mantenimento dell’equilibrio psicologico e metabolico. Il legame tra idratazione e salute ormonale è dunque profondo e strutturale: non si tratta semplicemente di aumentare l’assunzione di acqua, ma di farlo in modo intelligente, costante e calibrato durante la giornata, integrandolo in uno stile di vita equilibrato, attivo e consapevole.
(Adnkronos) - Come nascono le fragranze? Lo sa bene Beatrice Lorenzini che usa il suo naso come un musicista il suo orecchio, e il suo è il più efficace e giovane d’Italia. Con il suo brand Lorenzini Parfum, che gestisce insieme al fratello Filippo, Beatrice unisce, con perfetto equilibrio, lo stile indipendente della nicchia, con le caratteristiche di eleganza senza tempo che ne possono fare un best seller. Beatrice Lorenzini, 26 anni, romana, ha iniziato a creare profumi da autodidatta a soli 14 anni. Chi ha avuto il piacere di collaborare con lei la definisce una vera artista, e addirittura un genio del settore. Lavora sulle formule a mano, con penna e taccuino, come un sommelier di fragranze e di ricordi. Sentirla parlare è ipnotizzante perché, da buona comunicatrice, sa trattare il mondo della profumeria come un racconto narrativo. C’è uno storytelling dietro ogni goccia, dietro ogni profumo, e Beatrice Lorenzini lo sa raccontare.
In un mondo basato sulla esasperazione dell’estetica, dove la vista è il senso più facile da ingannare, Lorenzini Parfum sceglie di comunicare tramite l’olfatto; gli odori sono storie, e le parole scelte per raccontarle sono vento che le veicola fino a dove possono essere ascoltate. Ogni storia viene vissuta come un’interpretazione del mito, vista tramite la lente di un narratore e filtrata dal tempo in cui nasce, che ha in sé frammenti vividissimi dell’eterno patrimonio di archetipi che appartengono all’uomo sin da quando si è reso conto di esistere.
Le creazioni Lorenzini Parfum, una volta immesse nel mercato, acquistano una nuova vita: le storie di chi le ha ispirate vengono indossate e chi le indossa le carica delle proprie. Così, come una valanga i profumi, liberi per natura, liquidi, viaggiano attraverso il mondo e le emozioni delle persone, le connettono. I fratelli Lorenzini amano pensare che una singola goccia di profumo sia in grado di unire persone che non siederanno mai allo stesso tavolo, che non parleranno mai insieme, che forse non si guarderanno mai, in un silenzioso momento di profonda connessione invisibile.
Il mantra di Lorenzin Parfum è artigianato. La figura del profumiere, nel suo laboratorio, torna a essere quella di un artista-artigiano che crea le sue opere non solo con la mente ma anche con le mani. Ogni boccetta è un’opera unica e non l’ennesima copia di un originale. E in qualità di tester, a differenza di quelli di carta, l’azienda predilige il cotone in quanto non ha un proprio odore e quindi consente al cliente la base più neutrale possibile per sentire la fragranza che ha fra le mani e apprezzare ciò che la sua pelle dona al profumo rispetto all’odore in purezza.
Quando parliamo di artigianato intendiamo la realizzazione di un prodotto finito in cui ogni passaggio è curato da Lorenzini Parfum: miscelazione, maturazione, diluizione, macerazione, filtraggio, imbottigliamento, sono tutte fasi che non vengono demandate a una filiera esterna come accade per la maggior parte dei produttori. Per questa ragione l'immersione nel processo di produzione è compiuto in prima persona con metodi moderni cercando di escludere il più possibile automatismi e procedimenti basati sull’elettronica. Ogni passaggio è seguito dal profumiere perché la bellezza del lavoro e la coerenza della visione sia data dal totale coinvolgimento del Naso in ogni passaggio, che non si limita a ideare la fragranza e delegarne la creazione, ma cura ogni goccia di profumo in ciascuna tappa del suo percorso.
"Utilizziamo solo alcol purissimo di grado alimentare - racconta Beatrice Lorenzini - anziché il più comune denaturato per evitare che l’odore delle sostanze denaturanti interferisca con il profilo olfattivo della fragranza. Il profumo diluito viene conservato in contenitori in vetro; questo è il momento in cui aggiungiamo l’ingrediente più prezioso: il tempo. Alcuni dei nostri profumi richiedono molti mesi di macerazione prima di poter essere imbottigliati. A temperatura costante e circondati dal buio i profumi riposano per lunghe settimane, e mentre sembrano star lì inanimati in realtà sono in grande fermento, le molecole che compongono il meraviglioso liquido ambrato creano nuovi legami e interagiscono con l’ossigeno. La fragranza diventa sempre più intensa e profonda, ogni nota si armonizza con le altre, alcune si attenuano e altre vengono fuori in tutte le loro sfaccettature. Il profumiere controlla costantemente l’evoluzione del profumo nel corso dei mesi, è la fragranza stessa a dirci quando ha raggiunto l’apice del suo sviluppo ed è pronta per essere imbottigliata".
Lo studio del packaging è il più coerente possibile con le fragranze proposte e con la visione che si vuole comunicare e dopo il tempo di lavorazione, il profumo è pronto per essere imbottigliato in flaconi in vetro trasparente. Il colore di ogni profumo di Lorenzini Parfum è il frutto dell’insieme delle materie prime che lo compongono, senza aggiunta di coloranti; per questa ragione non potevano che scegliere una bottiglia di altissima qualità che valorizzasse il colore naturale della fragranza. Ogni flacone viene sigillato da uno spray fatto per fornire un’esperienza confortevole al cliente, che scende morbido sotto la pressione di un dito e genera una soffice nuvola profumata che abbraccia la pelle e i vestiti.
Le boccette sono poi lucidate singolarmente ed etichettate, a questo punto possono essere completate dal loro tappo in bachelite a 11 lati, un materiale antico e prezioso modellato come i tappi di inchiostro a cui questo materiale era originariamente destinato. In ciascuna confezione viene inserito, oltre al profumo, il racconto che esso veicola e un fazzoletto in puro cotone lavato con sapone inodore, come nell’antica profumeria, dove centinaia di fazzoletti rigorosamente in cotone venivano usati per sentire le fragranze. Anche la cellophanatura è eseguita a mano tramite strumenti termici, le scatole sono sigillate da una pellicola lucida che le proteggerà finché non troveranno il loro proprietario.
Lorenzini Parfum propone nel suo laboratorio delle esperienze olfattive guidate da Beatrice, che accompagna i partecipanti (non più di 3/4 persone per volta, di modo da seguirli uno ad uno) nell’esplorazione della collezione Lorenzini Parfum tramite materie prime iconiche e racconti capaci di stupire e conquistare i sensi.
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(Adnkronos) - E' stato ucciso, nel centro di addestramento a Taranto, il cane eroe Bruno, un bloodhound molecolare che nel corso della sua carriera aveva ritrovato nove persone disperse ed era stato anche premiato dalla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. Bruno è stato ucciso con bocconcini ripieni di chiodi.
''Una notizia che stringe il cuore. Un atto vile, codardo, inaccettabile. Grazie per tutto ciò che hai fatto, Bruno'', ha scritto la premier Meloni su X.
"Chiedo alle forze dell’ordine di compiere ogni sforzo perché il responsabile della morte del cane Bruno sia assicurato alla giustizia e ne risponda secondo le nuove norme della legge Brambilla, che prevede per chi uccide un animale adoperando sevizie o prolungandone volutamente le sofferenze fino a 4 anni di carcere e 60mila euro di multa", dichiara Michela Vittoria Brambilla, deputata di Nm, presidente dell’Intergruppo parlamentare per i Diritti degli Animali e della Lega italiana per la Difesa degli Animali e dell’Ambiente.
"Un’esca riempita di chiodi - ricorda Brambilla - ha dato a Bruno una morte orrenda, lunga e dolorosissima, per l’emorragia interna, proprio a lui che aveva salvato tante vite di uomini. Al pensiero di tale sconfinata efferatezza c’è da vergognarsi di appartenere alla razza umana. Probabilmente chi ha compiuto questo gesto nefando non lo ha fatto per cieca crudeltà, ma con uno scopo preciso, perché Bruno aveva contribuito a far sequestrare cani utilizzati nei combattimenti. A maggior ragione - prosegue - occorre individuare il colpevole e applicare la pena prevista dalla legge Brambilla. Lo dobbiamo a questo nobile animale, vittima di una mano ignobile e scellerata".
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(Adnkronos) - Jabra, il marchio leader dell'audio professionale, ha realizzato, insieme all'Happiness research institute, una ricerca a livello globale (Italia compresa) per esplorare la relazione dell'Ia generativa con il benessere sul lavoro e nella vita quotidiana. Mentre gran parte del dibattito sull'Ia si è concentrato sull'efficienza, la vera opportunità potrebbe risiedere in qualcosa di molto più umano: la felicità. Lo studio ha preso in esame oltre 3.700 professionisti in 11 nazioni (Italia compresa), e fornisce uno sguardo inedito su come l'uso crescente di strumenti dell’Ia stia influenzando la soddisfazione sul lavoro, i livelli di stress e la felicità della vita. Di questi 3700 knowledge worker, 363 erano italiani e hanno riferito un uso frequente dell'Ia nella loro vita quotidiana. Infatti, il 54% utilizza l'Ia mensilmente nella propria vita personale e il 48% nella propria vita lavorativa. In generale, le tendenze osservate nel campione di dati italiani riflettono la media dello studio.
La ricerca di Jabra, denominata 'Work and wellbeing in the age of Ia', rivela una chiara correlazione tra l'uso frequente dell'Ia e una maggiore soddisfazione sul lavoro. I professionisti che utilizzano l'Ia quotidianamente dichiarano di essere più soddisfatti del proprio ruolo del 34% rispetto a quelli che non lo fanno. Riferiscono di aver raggiunto più facilmente gli obiettivi (78% degli utilizzatori frequenti di Ia contro il 63% degli utilizzatori sporadici) e di avere maggiori opportunità di avanzamento (70% degli utilizzatori frequenti di Ia contro il 38% degli utilizzatori sporadici) rispetto a coloro che utilizzano l'Ia solo una volta alla settimana o meno.
Allo stesso modo, rispetto ai lavoratori che non si rivolgono regolarmente all'Ia, gli utilizzatori frequenti sono più ottimisti riguardo alla loro futura soddisfazione lavorativa (47% contro 27%) e più fiduciosi che il loro lavoro rimarrà piacevole (44% contro 23%) e soddisfacente (45% contro 24%). In conclusione, le persone che utilizzano frequentemente l'Ia hanno una probabilità significativamente maggiore di provare un senso di scopo più forte e di sentirsi ottimisti sul futuro generale del lavoro. Meik Wiking, ceo di The happiness research institute e autore di The little book of Hygge, spiega: "E' facile parlare di Ia in termini di produttività. Ma dobbiamo iniziare a parlarne in termini di psicologia. Come influisce sull'identità, sulla motivazione e su come le persone credono che essa rappresenti il loro futuro. Il futuro del lavoro non è solo tecnologico, ma anche emotivo".
I risultati indicano che il benessere sul posto di lavoro è strettamente legato alla più ampia soddisfazione nel privato. I dipendenti che sono felici sul lavoro hanno una probabilità 4/5 volte maggiore di dichiararsi soddisfatti della propria vita in generale. Due terzi di coloro che dichiarano un'elevata soddisfazione sul lavoro si descrivono come felici anche nella vita privata. Paul Sephton, global head of brand communications di Jabra, ha commentato: "Dobbiamo capire come tecnologia e benessere si intersecano. Quando progettiamo i prodotti, innoviamo per un futuro in cui le persone collaborano non solo con altri soggetti umani, ma anche con l'Intelligenza artificiale. Questo cambiamento significa far evolvere le nostre soluzioni per supportare non solo l'interazione umana, ma anche per consentire ai sistemi di Ia di ricevere gli input audio e video di cui hanno bisogno per essere più utili e più emotivamente intelligenti".
Sebbene il sentimento generale nei confronti dell'Ia sia positivo, lo studio rileva, paradossalmente, che gli utilizzatori abituali riportano livelli di stress superiori del 20% rispetto a quelli sporadici. Ciò potrebbe essere dovuto alla pressione di dover padroneggiare nuovi strumenti, creare i suggerimenti 'giusti' e adattarsi continuamente ai sistemi in evoluzione. Una parte di questo stress potrebbe anche derivare dal carico mentale aggiuntivo che comporta la revisione e l'interpretazione dei risultati generati dall'Ia. I lavoratori non devono solo utilizzare questi strumenti, ma anche rimanere vigili, ricontrollando i risultati ed esprimendo giudizi con maggiore frequenza.
Tuttavia, non tutto lo stress è uguale. I lavoratori che riferiscono livelli di stress leggermente elevati (quelli che si sentono sotto pressione ma non sopraffatti) riferiscono di obiettivi più alti, una maggiore felicità e una maggiore soddisfazione sul lavoro rispetto a quelli con livelli di stress moderati o neutri. In questi casi, lo stress può essere un indicatore dell'impegno: un segno che i lavoratori sono investiti, motivati e messi alla prova in modo significativo.
Nonostante il clamore suscitato dall'Ia, la maggior parte dei lavoratori non la utilizza ancora regolarmente. Infatti, quasi un terzo dei professionisti altamente qualificati non ha mai utilizzato l'Ia sul lavoro. Tra coloro che la utilizzano, la flessibilità sembra essere un fattore determinante. I lavoratori utilizzano l'Ia con un'ampia varietà di input, dalla digitazione all'uso di messaggi vocali, e la usano per compiti diversi in ambienti diversi. Questo suggerisce un momento critico per le aziende: l'Ia ha il potenziale sia per sostenere, che per ridurre il benessere. Ciò che le imprese scelgono di fare ora determinerà il successo della loro forza lavoro nell'adattarsi e prosperare in futuro.
Questo studio segnala una nuova frontiera per le aziende che si confrontano con l'integrazione dell'Ia. Invece di concentrarsi esclusivamente sull'efficienza, Jabra e l'Happiness research institute suggeriscono che l'esperienza emotiva del lavoro deve diventare una priorità di progettazione. Mano mano che l'Ia diventa parte integrante del luogo di lavoro, cresce il potenziale per costruire ambienti che favoriscano sia la produttività, che il benessere.
(Adnkronos) - Tre deputati repubblicani, non proprio celeberrimi, hanno trovato il coraggio di votare contro il 'big beautiful bill', la legge finanziaria a cui Trump affida larga parte del suo destino politico. Annotiamo i loro nomi -Rand Paul, Thomas Tillis, Susan Collins- poiché la loro notorietà minaccia di svanire presto e il loro destino non appare dei più brillanti. Eppure quel gesto, di votare in dissenso, finisce per restituire valore e significato a una vita parlamentare che non può essere intessuta solo di ubbidienza e disciplina. L'argomento rimbalza per qualche verso anche nelle nostre contrade. Anche da noi, infatti, il Parlamento appare ridotto ad essere ormai un mero esecutore delle direttive di governo. E questa obiettiva limitazione delle sue prerogative è avvenuta sotto le bandiere di tutti gli esecutivi che si sono via via succeduti, quale che fosse il loro colore politico. Gli atti di indisciplina sono ormai pochissimi. Gli atti di libertà, che è l’altro nome dell’indisciplina, pochissimi anche questi. Al deputato, al senatore, al rappresentante del popolo si chiede in buona sostanza di restare nei ranghi, di ubbidire al proprio capogruppo che a sua volta ubbidisce al proprio leader. E’ una catena che non s’è mai più spezzata, da destra a sinistra e ritorno.
Dietro questo progressivo scivolamento dell'attività parlamentare nel cono d’ombra dei vari governi si intravede il riprodursi ciclico e quasi inesorabile di una polemica popolare che si ostina a vedere nelle Camere solo dei luoghi inutilmente costosi, abitati da alcuni perdigiorno non troppo simpatici e tutto sommato quasi inutili. Argomento non nuovo, a dire il vero. Si prese l'avvio ancora al tempo in cui la capitale era Torino. All'epoca venne pubblicato un libricino di successo, 'I moribondi di palazzo Carignano' in cui l’attività dei parlamentari del Regno veniva descritta nei modi più severi, perfino irridenti. Così da raccontare un’Italia appena nata e già vittima del professionismo politico dell’epoca.
Di lì in poi, l’antiparlamentarismo ha accompagnato larga parte del nostro percorso, sia pure tra alti e bassi. Si pensi ai primi del Novecento, quando si trattò di decidere se entrare nella prima guerra mondiale, e la spinta ad intervenire venne propiziata appunto da una piazza robustamente antiparlamentare. Per non dire del sentimento irrequieto che nutrì i movimenti ideologici di tutti quegli anni, impazienti tutti quanti delle procedure, delle garanzie, dei contrappesi, di tutta quella deontologia che la democrazia rappresentativa implica quotidianamente. Solo dopo la seconda guerra mondiale quella inquietudine sembrò cedere il passo a un sentimento più fiducioso verso quel pluralismo di poteri e di opinioni (e quegli allentamenti della disciplina) che costituisce la radice e la ragion d’essere di un regime parlamentare.
Quella buona consuetudine però non è durata troppo a lungo. E infatti, di lì a qualche anno il vento dell’antipolitica ha ripreso a soffiare sempre più forte, presentando le sue ricette antiche sotto l’apparenza di una inedita novità. La crisi dei partiti e il malcontento del paese hanno spinto l’opinione a cercare nuove strade. Ignorando che quelle strade potevano condurre verso esiti antichi. Infatti, è stata proprio questa commistione di vecchio e nuovo che ha ispirato la più recente stagione del nostro scontento. Così oggi da un lato il populismo demolisce l’idea stessa della rappresentanza, riportandoci indietro nel tempo, verso una politica elitaria, meno invasiva, meno partecipata. Dall’altro però le nuove tecnologie illudono sulla possibilità di una democrazia diretta, priva di contrappesi, aliena da ogni forma di pazienza, tutta giocata sull’immediatezza degli stati d’animo. E’ su questo altare che abbiamo sacrificato i partiti, demonizzati, inchiodati al banco degli imputati, consegnati a una sorta di museo delle cere. Al di là delle loro colpe -che pure non furono poche.
Il referendum con cui qualche anno fa si decise di ridurre la rappresentanza parlamentare alla (quasi) metà dei seggi è stata forse la conseguenza più visibile di questo modo di ragionare. Ma prima ancora c’era stato il colpo di teatro del cambio della legge elettorale. Con Il Porcellum (e successivi rimaneggiamenti) si abolirono collegi e preferenze e si decise che deputati e senatori potevano essere “eletti” (si fa per dire) facendoli scegliere dai capi dei partiti, o di quel che ne restava, senza che il voto degli elettori avesse più di tanto a che vedere con il loro destino. Così, l’illusione che il popolo fosse finalmente diventato padrone del gioco politico, il sentimento critico verso il ceto di professionisti che l’ha lungamente praticato e il bisogno di ridurre la contesa pubblica ai m minimi termini, evitando i suoi eccessi di elaborazione, hanno fatto tutt’uno e ci hanno portato fin qui. Con la conseguenza che i leader rimasti in campo e quei pochi elettori che hanno continuato a fare il tifo per loro si sono saldati nella prospettiva (illusoria) di una politica che fosse confinata in un angolo sempre più piccolo.
Che a questo punto si stia pensando di ridurre di un giorno la scarna attività parlamentare, liberando il venerdì dalla fatica di stare in aula o in commissione è solo l’ultima propaggine di un disegno che, forse senza intenzione, ha ridotto il Parlamento quasi alla condizione del vecchio Palazzo Carignano dei primi anni del nostro cammino unitario.
Si dirà che è tutto il mondo, o quasi, che ha preso quella piega. Ma forse proprio per questo dovremmo cercare di riflettere meglio sulle conseguenze a cui stiamo andando incontro. Magari riservando a quei tre oscuri senatori del dissenso repubblicano un pensiero riconoscente. Il Parlamento infatti non dovrebbe mai essere solo il luogo in cui ci si sottomette. E magari sono proprio quei rari gesti di indisciplina a renderlo infine più nobile e alle volte perfino più appassionante. (di Marco Follini)
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(Adnkronos) - Il cioccolato è davvero "il cibo degli dei" perché, oltre a "confortare" e "soddisfare il gusto", fa "davvero bene alla salute" grazie ai polifenoli che hanno "proprietà antiossidanti e antinfiammatorie provate". Lo ricorda all'Adnkronos Salute il nutrizionista e fitoterapeuta Ciro Vestita nella Giornata mondiale del cioccolato, alimento al centro di diversi studi che ne evidenziano le potenzialità, nella versione fondente, in differenti ambiti: prevenzione di eventi cardiovascolari e tumorali, contrasto degli effetti negativi dell'invecchiamento e il controllo dell'umore. Inoltre, al contrario di quanto molti credono, "si tratta di un alimento amico della dieta, non certo un ostacolo per chi vuole perdere peso", chiarisce Vestita.
"Il cioccolato amaro, quello fondente, spezza notevolmente l'appetito - spiega - quindi, se prima di colazione, di pranzo e di cena si mangia un pezzettino di 10 grammi, le calorie sono davvero poche, ma intanto i grassi del cioccolato inibiscono la fame. Personalmente ne prescrivo una piccola quantità anche nelle diete dimagranti. La sua capacità nello spezzare la fame per noi dietologi è veramente utile. Ed è un aiuto anche per fare in modo che il regime alimentare non sia punitivo. Insomma: un cioccolatino può aiutare a tenere su l'umore e facilitare l'aderenza alla dieta senza pesare sulla bilancia".
Altro falso mito sono gli effetti negativi sulla pelle. "Non è vero che fa venire i brufoli, anzi: le vitamine presenti nel cioccolato sono benefiche per la pelle", precisa lo specialista. Tra gli altri 'meriti', conclude Vestita, c'è il fatto che si tratta di "un alimento energizzante e naturale, senza grassi processati, ottimo per i bambini che lo mangiano volentieri. Prima di fare una gara o una partita di pallone un ragazzino di 15 anni può mangiare un pezzetto di cioccolato che, senza appesantirlo, gli darà energia praticamente per tutta la partita".
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(Adnkronos) - Il Consiglio di Amministrazione di Fondazione Banco Alimentare Ets, recentemente insediato, ha nominato Marco Piuri nuovo presidente della Fondazione e Pietro Maugeri come vicepresidente. Contestualmente, è stato conferito l’incarico di direttore generale a Donato Didonè, già membro del Board of Directors di Feba (Federazione Europea dei Banchi Alimentari).
Piuri succede a Giovanni Bruno, che ha guidato la Fondazione per due mandati, dopo un precedente impegno all’interno del Consiglio di Amministrazione, accompagnandola in un decennio di trasformazioni profonde, tra cui la pandemia e le conseguenti crisi economiche e sociali - spiega Banco Alimentare in una nota - Sotto la sua guida, Banco Alimentare ha rafforzato la propria identità e capacità di risposta, consolidandosi come riferimento nel Terzo Settore per il recupero delle eccedenze alimentari e il sostegno a chi è in difficoltà.
Marco Piuri, classe 1960, laureato in Economia e Commercio all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, porta con sé un ampio bagaglio di esperienza manageriale a livello nazionale e internazionale e in società quotate. È noto per la sua capacità di coniugare rigore gestionale, visione strategica e attenzione alla persona. “Raccolgo con gratitudine il testimone di una grande esperienza, costruita con intelligenza, passione e dedizione in oltre trent’anni di storia - ha dichiarato Marco Piuri - Un patrimonio prezioso che va custodito e, allo stesso tempo, rilanciato e rinnovato profondamente: perché le sfide che ci attendono - dalla crescente povertà alimentare alla necessità di moltiplicare le occasioni di recupero lungo tutta la filiera - ci chiedono di innovare, collaborare, agire con sempre maggiore efficacia e responsabilità. Vogliamo intensificare la cooperazione con le aziende, le istituzioni e i territori, ampliando la capacità di recupero lungo tutta la filiera e sostenendo le oltre 7.600 strutture caritative convenzionate, che ogni giorno portano aiuto concreto a circa 1.800.000 persone. Il nostro obiettivo è duplice: alleviare i bisogni e generare cultura della condivisione”.
A guidare operativamente la Fondazione sarà Donato Didonè, nominato direttore generale. Didonè ha maturato una lunga esperienza all’interno di importanti realtà della produzione agroalimentare, sviluppando una profonda conoscenza del settore. “Porto con me competenze nel settore food e una rete di rapporti e relazioni che potrà rafforzare la capacità di Banco Alimentare di recuperare più cibo, contribuendo in maniera incisiva alla lotta alla povertà alimentare mantenendo l'attaccamento all'origine del Banco - ha dichiarato Didonè - Dal giugno 2024 ho assunto anche il ruolo di delegato per Banco Alimentare all’interno della Federazione Europea dei Banchi Alimentari (Feba): un’occasione preziosa per condividere buone pratiche, dialogare a livello europeo e portare in Italia stimoli e strumenti utili per affrontare le nuove sfide che ci attendono”.
Il nuovo Cda, che guiderà la Fondazione nel triennio 2025-2028, è composto da: Berni Leonardo, presidente Banco Alimentare Toscana Odv, Cfo Gruppo Teresa e Tommaso Becagli; Falcone Francesco Gerardo, presidente Banco Alimentare Calabria Odv, imprenditore settore alberghiero; Galbiati Emiliano, Partner Dgm Consulting Srl Sb, consulente di direzione; Maugeri Pietro, neo eletto vicepresidente del Cda di Fondazione Banco Alimentare, presidente Banco Alimentare della Sicilia Odv, dottore commercialista specializzato in diritto del lavoro e partner Studio Scacciante&Associati; Kron Manuela, consulente, direttore Corporate Affairs Nestlè Italia fino al 2024; Piuri Marco, presidente Fondazione Banco Alimentare Ets, Senior Executive Manager; Sacco Daniele, Gruppo Mondadori Srl_HR, Legal and Organisation Director; Seddio Pasquale, ricercatore e professore aggregato di Economia aziendale presso il Dipartimento per l'Economia e l'Impresa (Disei) dell'Università degli studi 'Amedeo Avogadro di Novara', docente Facoltà di Scienze Politiche e Sociali presso l'Università Cattolica di Milano/ricercatore e docente universitario; Tuzzi Alessandro, Università Cattolica del Sacro Cuore, vicedirettore Generale e direttore Area Pianificazione, Amministrazione e Controllo di Gestione.
Leggi tutto: Terzo Settore, Marco Piuri è il nuovo presidente di Fondazione Banco Alimentare Ets
(Adnkronos) - Rafforzare la competitività del sistema economico lombardo, sostenere la crescita delle imprese e favorire l’attrattività del territorio. Questi gli obiettivi del protocollo d’intesa tra Regione Lombardia e Invitalia, l’Agenzia nazionale per lo sviluppo. L’accordo è stato siglato dall’assessore regionale allo Sviluppo economico, Guido Guidesi, e Bernardo Mattarella, amministratore delegato di Invitalia.
L’intesa nasce dalla volontà di mettere a sistema le competenze e gli strumenti delle due istituzioni, con l’obiettivo di valorizzare il potenziale imprenditoriale della Lombardia e favorire l’attrattività del territorio, attraverso iniziative congiunte in materia di innovazione, formazione, trasferimento tecnologico e supporto alle imprese. "Questa collaborazione – ha dichiarato l’assessore Guido Guidesi – si inserisce in un quadro strategico volto a rafforzare ulteriormente l’ecosistema produttivo regionale. Con Invitalia condividiamo l’obiettivo di creare le condizioni migliori per attrarre investimenti, far crescere la competitività delle filiere settoriali, delle imprese esistenti e favorire la nascita di nuove realtà imprenditoriali. In quest’ottica, l’intesa sottoscritta rappresenta un tassello fondamentale anche per il raggiungimento di un obiettivo cruciale: sostenere la patrimonializzazione delle imprese, facilitarne l’accesso al credito e sostenere gli investimenti. La Lombardia è già un punto di riferimento a livello internazionale, e con queste sinergie vogliamo garantire continuità all’innovazione, accompagnando il sistema economico regionale in un percorso di crescita solido, stabile e sostenibile".
Tra gli ambiti strategici oggetto del protocollo spiccano le Zone di Innovazione e Sviluppo (Zis). In favore di questo modello innovativo, Regione Lombardia e Invitalia collaboreranno per valorizzare gli ecosistemi locali e individuare fonti di cofinanziamento nazionali ed europee. Particolare attenzione sarà riservata anche alla nascita e allo sviluppo di start-up e nuove imprese, con servizi di agevolazione, percorsi di accelerazione e la promozione di iniziative imprenditoriali all’interno delle Zis. L’accordo prevede inoltre azioni congiunte per favorire lo sviluppo industriale, il rafforzamento delle filiere produttive, la rigenerazione di aree strategiche e l’attrazione di investimenti ad alto impatto. Completa il quadro la collaborazione su progetti legati ai fondi europei e nazionali, con l’obiettivo di aumentare le opportunità di finanziamento e rafforzare la capacità progettuale del territorio.
“Invitalia è uno dei principali attori impegnati nell’attuazione di politiche pubbliche mirate alla crescita economica del Paese – ha ricordato Bernardo Mattarella, ad di Invitalia -. Nel 2024 ha sostenuto oltre 62.000 imprese e ha contribuito ad attivare quasi 17 miliardi di euro di investimenti tra pubblici e privati. In questo contesto, il Protocollo con la Regione Lombardia ci consente di consolidare la collaborazione reciproca e le azioni per supportare al meglio un territorio strategico per lo sviluppo, la competitività e la crescita del Paese, creando sinergie tra misure regionali e nazionali e sostenendo le imprese e le realtà produttive lombarde con particolare attenzione alle start-up e alle PMI innovative, a progettualità industriali complesse anche nell’ottica del rafforzamento delle filiere produttive, a interventi di rigenerazione e di accompagnamento a investimenti produttivi ad alto impatto”.
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(Adnkronos) - Si rinnova anche quest’anno il progetto di alfabetizzazione digitale dedicato alle ragazze e ai ragazzi della Comunità San Patrignano, promosso dall’It & Management Academy di Engineering - leader nei processi di digitalizzazione per aziende e Pubbliche Amministrazioni. I corsi di formazione, avviati già nel 2022, hanno l’obiettivo di preparare gli ospiti della struttura ad affrontare le sfide del digitale, fornendo loro competenze concrete e fondamentali per il reinserimento sociale e professionale.
Il nuovo ciclo di lezioni, che viene avviato oggi 7 luglio, si svolgerà in presenza presso la Comunità e verrà articolato in una prima fase di 32 ore di formazione, coinvolgendo circa 20 ospiti. Il programma risponde all’esigenza di aggiornare le loro competenze digitali, focalizzandosi su temi oggi di stringente attualità come la sicurezza informatica la protezione dei dati personali, la gestione dell’identità digitale e l’utilizzo consapevole dell’Intelligenza Artificiale. Nello specifico, i partecipanti impareranno a creare e gestire password sicure, ad attivare sistemi di autenticazione a due fattori come lo Spid e a riconoscere siti o messaggi sospetti per evitare truffe informatiche. Si parlerà di privacy e protezione dei dati personali sui social media, dell’uso corretto del cloud e delle impostazioni di sicurezza dei dispositivi mobili. Sarà dato spazio anche all’utilizzo dell’intelligenza artificiale per migliorare la propria comunicazione online e valorizzare il curriculum vitae.
"Da anni Engineering promuove progetti di inclusione, sia all’interno dell’azienda che sul territorio, con la convinzione che la trasformazione digitale debba essere un’opportunità realmente accessibile a tutti, in grado di abbattere barriere e favorire un’integrazione concreta e duratura", sottolinea Ferdinando Lo Re, Direttore It & Management Academy di Engineering. "Nel nuovo progetto formativo con la Comunità San Patrignano vogliamo fornire ai partecipanti gli strumenti necessari per muoversi in sicurezza e consapevolezza nel mondo digitale, accompagnandoli verso un uso autonomo, consapevole e responsabile della tecnologia. Oggi, infatti, il digitale non è solo un mezzo professionale, ma anche una chiave fondamentale per accedere ai diritti, ai servizi e alla piena partecipazione alla vita sociale".
"Sono lezioni davvero interessanti e importanti per le nostre ragazze e ragazzi, riguardanti temi che per molte persone potrebbero sembrare scontati, ma che non lo sono – spiega Francesco Vismara, responsabile dell’ente di formazione San Patrignano – Chi accogliamo deve spesso scoprire cosa sia il rispetto della privacy sul web e sui social, il comportamento da tenere e i pericoli da cui difendersi. Un ulteriore passo importante verso la loro autonomia e indipendenza, fondamentale sia per la loro vita privata che per il loro futuro lavorativo".
Nel corso degli anni, il percorso formativo curato da Engineering ha visto una crescita costante: dal primo corso in Virtual Classroom sui fondamenti dell’uso del Pc e della navigazione in rete, alla formazione in presenza su strumenti come Excel, Word e la posta elettronica, fino a un percorso più avanzato nel 2024. Ogni edizione ha rappresentato un passo avanti verso l’autonomia digitale dei partecipanti.
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(Adnkronos) - "Il futuro dell'abitare non può prescindere dal diritto alla salute, che rappresenta il primo mattone di una società equa, moderna e resiliente". Un mattone solido con il quale per Maurizio Pigozzi, presidente dell'Aiop (Associazione italiana ospedalità privata) Lazio, si deve e si può affrontare la sfida di costruire 'l'Italia che abiteremo', questo il nome di un incontro promosso per domani, martedì 8 luglio, a Roma da Remind-Filiera immobiliare e in programma al Conference Center di Palazzo Inail.
Il tema è complesso, coinvolge più fronti, e alla riflessione contribuirà anche il mondo della sanità. Pigozzi rappresenterà Aiop Lazio all'interno del panel 'Salute tra sanità pubblica e privata', dedicato all'integrazione tra sistema sanitario e sviluppo urbano. "Partecipare a 'L'Italia che abiteremo' significa per noi portare l'attenzione sul ruolo della salute come elemento strutturale dei territori e delle comunità - spiega Pigozzi - Non c'è sviluppo urbano o rigenerazione sociale senza strutture sanitarie adeguate, diffuse, innovative". In questa prospettiva, aggiunge, "il contributo della sanità privata accreditata si conferma essenziale nel garantire un'offerta di cura accessibile, efficiente e integrata con il sistema pubblico".
Nel corso del suo intervento, il presidente Aiop Lazio ribadirà dunque l'importanza di "una vera politica dell'abitare che includa il potenziamento dell'assistenza territoriale, la promozione della prevenzione e l'investimento nella formazione degli operatori. La salute non è solo un servizio: è un valore che deve abitare le nostre città, le nostre case, le nostre scelte". Il panel - si legge in una nota - prevede gli interventi di rappresentanti del mondo sanitario e istituzionale, in un confronto strategico sui modelli di coesistenza tra sanità pubblica e privata per un'Italia, spiegano i promotori dell'iniziativa, più sostenibile e vivibile.
(Adnkronos) - "L'obiettivo di tutti è di lavorare bene, partire bene e riportare il Milan in Champions". Sono le parole del nuovo tecnico del Milan, Max Allegri, che torna sulla panchina rossonera. "Il Milan l'anno scorso ha vinto un trofeo, è arrivato in finale di Coppa Italia, ha giocato ottime partite singole - dice in conferenza stampa -. Devo prendere il buono dell'anno scorso: il valore della squadra c'è. Sta a me farli rendere al meglio: bisognerà lavorare tutti insieme, giocatori, società e chi è a Milanello, per arrivare al massimo dei risultati".
"L'obiettivo è tornare a vincere? La 5 è un numero fortunato per me, è la data in cui è nata mia figlia, che mi ha reso nonno di due nipotini. Non è che in questi 15 anni ho vinto più del Milan. Ho avuto la fortuna di lavorare 4 anni al Milan con Berlusconi e Galliani, dove ho avuto la possibilità di vincere grazie alla società e ai giocatori. Poi sono andato alla Juventus, e colgo l'occasione per ringraziarli per gli 8 anni che ho vissuto lì dentro. Io cerco di mettere i giocatori nelle condizioni per far sì che ci possano regalare prestazioni importanti. La società deve essere un blocco unico, deve essere di sostegno, e sono sicuro che lo sarà. La rosa del Milan è un ottima rosa, la società sta monitorando tutte le situazioni e l'importante è arrivare al 31 agosto nelle migliori condizioni. I primi sei mesi sono importanti per creare le migliori condizioni per arrivare a marzo, dove si decidono le stagioni".
"A fine stagione sarò contento se...? Intanto cominciamo ad allenarci. Io credo che bisogna iniziare la stagione con grande entusiasmo, passione, lavoro, senso di responsabilità per creare i presupposti per essere a marzo nelle migliori condizioni per poter raggiungere gli obiettivi a fine stagione. Il primo obiettivo è che il Milan torni a giocare la Champions. A marzo bisogna essere in quelle posizioni", ha aggiunto Allegri.
"Al Milan bisogna sempre avere l'ambizione di ottenere il massimo e mai accontentarsi, avendo grande dedizione nel lavoro. Soprattutto in campionato, dove non è una partita secca, bisogna cercare di viaggiare a una velocità di crociera. Per ottenere dei risultati bisogna ottenere tot punti, fare gol e prenderne meno: la differenza reti nel campionato italiano ha sempre fatto la differenza, me l'hanno insegnato fin da bambino", ha aggiunto Allegri che non vuole parlare di 'corto muso'. "Non c'entra il corto muso. È l'obiettivo che bisogna avere tutti in testa, possiamo arrivarci solo col lavoro quotidiano di ogni singolo, e il primo sono io. Sono molto fiducioso", ha sottolineato Allegri che ha poi spiegato perché ha scelto il Milan. "Innanzitutto perché il Milan è un club a cui sono molto affezionato. Quando mi è arrivata la telefonata di Tare e Furlani li ho incontrati subito: ero molto entusiasta e in un'ora abbiamo deciso che avremo cominciato questa avventura insieme. Sono molto contento di questa scelta che ho fatto". "Iniziamo oggi questa avventura dove cercheremo di toglierci delle grandi soddisfazioni. Da quando sono arrivato abbiamo cominciato a lavorare insieme con il direttore (Tare ndr.) e tutti le componenti della società: per ottenere risultati bisogna essere un blocco unico, con un'unica direzione verso quale andare, con responsabilità che dobbiamo avere verso un club importante come il Milan. Condividiamo quotidianamente le dinamiche, con il direttore e gli altri membri. Inizia questa fantastica avventura, sono molto contento ed entusiasta. Sono tornato di nuovo al Milan dove ho trovato tante persone che avevo lasciato e tante persone nuove, che per me sono uno stimolo importante: conoscere persone nuove ti crea un'attenzione completamente diversa", ha aggiunto Allegri.
"Se Vlahovic interessa? Per quanto riguarda il mercato il direttore Tare, insieme alla società, monitora il mercato. Condividiamo tutti i giorni le opportunità che ci sono. Le uscite sono state condivise con la società" dice il tecnico del Milan. "Oggi ne ho 25 di movimento e sono molto contento. Le cose vanno fatte piano e piano e fatte bene: il 17 agosto c'è la prima partita di Coppa Italia. Una partita da dentro o fuori che ci servirà a prepararci al campionato. Maignan sarà il capitano? Stamattina l'ho visto, sono molto contento che ha fatto questa scelta di rimanere. È il capitano della squadra, un giocatore internazionale, uno dei migliori al mondo. Brava la società che l'ha convinto a rimanere. Leao sono sicuro che farà una grande stagione. Va verso l'età della maturazione, credo che sia anche come ragazzo più responsabile e credo ci siano tutti i presupposti per fare bene".
"Ho trovato una società con chiarezza nei ruoli che è la cosa più importante: è importante che tutti andiamo in un'unica direzione" sottolinea. "Questo blocco che deve esserci dalla proprietà fino ai magazzinieri dovrà essere un blocco unico per mettere i calciatori nelle condizioni migliori di fare quello che devono fare, cioè farci vincere le partite. Ho incontrato la proprietà, è stato un pranzo piacevole, sono stato molto contento. Per quanto riguarda i tifosi la cosa più importante che dobbiamo fare è lavorare bene, giorno dopo giorno: l'unica cosa per riconquistare il rispetto dei tifosi è quello di lavorare bene, con responsabilità e professionalità. E cercare di ottenere risultati, che è la cosa che conta di più nel calcio. I tifosi dovranno darci una mano, avremo bisogno di loro assolutamente".
"Quello che è stato l'anno scorso non posso giudicarlo. Al più presto bisogna diventare una squadra, prima diventiamo squadra e prima riusciamo a fare risultati. Ho visto ragazzi molto disponibili e molto attenti. Ora vediamo oggi quando si inizia con la palla, che è la cosa più difficile. Sono molto fiducioso, quello che è successo negli anni precedenti ormai è stato fatto: io devo prendere il meglio del recente passato, non c'è bisogno di una rivoluzione. C'è bisogno di lavorare con ordine e responsabilità. Poi Tare da qui al 31 agosto potrà cogliere le opportunità che servono alla squadra", conclude il tecnico rossonero.
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