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Energia, il blackout spinge i prezzi anche in Spagna: fine del 'mito' elettricità green a costo zero

09 Giugno 2025
Spagna, blackout

(Adnkronos) - C'era una volta il mito della Spagna tutta elettricità green e a costo zero. Il recente blackout, che ha messo in crisi il sistema, ha spinto al rialzo i prezzi dell’energia anche nella penisola iberica. Sempre più spesso viene descritta come esempio da seguire anche dal punto di vista energetico, grazie alla forte presenza di fonti rinnovabili, che avrebbe il potere magico di far calare le bollette. 

Anche il presidente degli industriali, Emanuele Orsini ha fatto numerosi riferimenti alla penisola iberica come l’area in cui il problema dei prezzi dell’energia sarebbe stato superato. Alla Stampa ha detto 26 euro al megawattora, e due giorni dopo al Foglio ha parlato di 28 o 30 euro. Quello che sembrerebbe sicuro è che in Italia si paga molto di più, sempre e comunque sopra 100 euro. 

Le nostre industrie sarebbero quindi irrimediabilmente zavorrate dagli alti costi dell’elettricità, mentre le concorrenti spagnole potrebbero godere di un vantaggio competitivo enorme grazie all’energia a buon mercato. 

Il primo colpo di piccone alla facciata di un paese felice - tutto sole, flamenco, paella ed energia green abbondante e a costi bassi - l’ha dato piuttosto drammaticamente, il blackout del 28 aprile che ha spento la luce nel Paese per 18 ore. 

Una defaillance da record (un evento, con tutto il rispetto, non proprio da tigre ruggente dell’economia europea). La causa del mega guasto non è ancora certa, ma è più che plausibile che all’origine si sia stato uno sbilanciamento eccessivo in alcune ore nei confronti delle tanto acclamate fonti rinnovabili (segnatamene il solare) e dall’impossibilità delle fonti termoelettriche (leggi gas) di arrivare rapidamente in soccorso proprio perché messe fuori mercato dai prezzi prossimi allo zero dalle rinnovabili e quindi non pronte all’uso, sostanzialmente spente. 

A ciò si aggiunga una certa fragilità della rete che dovrebbe essere in grado di assorbire e bilanciare i momentanei squilibri, che purtroppo sono all’ordine del giorno quando si ha a che fare con fonti intermittenti. Vabbè, si dirà, resta che almeno in Spagna l’energia costa pochissimo. Non è poi tanto vero nemmeno questo. 

È emblematico che, dopo il blackout, i prezzi dell’elettricità in Spagna siano aumentati in modo significativo: negli ultimi giorni il costo dell’energia è arrivato anche a 71 euro (e le proiezioni parlano di ulteriori aumenti), registrando forti oscillazioni anche da un giorno all’altro, e la media settimanale è stata di 51 euro, a cui si aggiungono i crescenti costi di sicurezza. Un segno di come il sistema debba inevitabilmente fare i conti con compensazioni e correzioni strutturali. 

L’utilizzo di “record” giornalieri al ribasso è dunque una semplificazione strumentale e ingannevole. E lo stesso vale per il prezzo di 100 euro che si paga in Italia, visto che molte società energivore godono di incentivi che possono scontare fino a circa 80 euro. 

Bisogna considerare poi che In Italia molte componenti del prezzo finale hanno finalità sociali o ambientali che non possono essere eliminate senza conseguenze sul sistema nel suo complesso. 

Il sistema spagnolo invece prevede che per molti impianti rinnovabili, se il prezzo di mercato scende sotto una certa soglia, scatti un meccanismo di compensazione che permette ai produttori di recuperare la differenza attraverso gli oneri di sistema. Tradotto: il “floor” garantito assicura un prezzo minimo ai produttori, ma il costo ricade sui consumatori finali, anche quando il mercato sembra offrire tariffe particolarmente vantaggiose. 

Usare il “caso Spagna” per sostenere che l’Italia paghi troppo l’energia si rivela alla luce dei fatti un esercizio populista che ignora la complessità del sistema elettrico europeo. Non si tratta di negare che ci siano margini di miglioramento in Italia, ma di auspicare che il dibattito pubblico sia basato su dati completi, confronti corretti e analisi realistiche. 

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Mangone (Unisa): "I giovani credono nelle relazioni di prossimità"

09 Giugno 2025
Mangone (Unisa):

(Adnkronos) - “I giovani tra i 18 e i 35 anni credono profondamente nelle relazioni di prossimità, in particolare nella famiglia, negli amici e nella generazione più anziana dei nonni. Si affidano a questo tipo di relazioni per qualunque cosa”. Lo ha dichiarato Emiliana Mangone, professore ordinario di Sociologia dei processi culturali all’Università degli Studi di Salerno, illustrando i risultati della ricerca condotta per la Fondazione Magna Grecia e presentata nella Sala Polifunzionale della presidenza del Consiglio. Mangone ha sottolineato come il dato economico non sia il principale freno alla genitorialità: “Quando decidono di voler mettere al mondo un figlio, lo fanno perché sono pronti e vogliono assumersi la responsabilità, al di là degli aspetti economici. Il campione che abbiamo considerato mostra che il 60% già lavora, quindi ha un’entrata economica sufficiente per poter vivere e mantenere un figlio”.  

Secondo la sociologa, il vero nodo è il sistema di fiducia in cui i giovani si muovono: “La famiglia di origine diventa l’elemento di supporto, perché è dentro questa rete fiduciaria che loro si lancerebbero, se così possiamo dire, nel mettere al mondo un figlio. E questo al di là delle questioni economiche e degli interventi pubblici, che conoscono e considerano, ma che non sono determinanti nella scelta”. 

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Natalità, ricerca Fondazione Magna Grecia: "Fattore culturale e non solo economico"

09 Giugno 2025
Natalità, ricerca Fondazione Magna Grecia:

(Adnkronos) - Che l’Italia sia un Paese con una forte criticità in ambito demografico non è una novità: i dati Istat più recenti (marzo 2025) confermano un continuo e preoccupante invecchiamento della popolazione italiana con appena 370mila bambini nati nel 2024, una diminuzione del 2,6% rispetto al 2023 e un nuovo minimo storico per la fecondità, pari a 1,18 figli per donna. Ma ciò che fino ad oggi è rimasto meno visibile è che le motivazioni della poca propensione alla natalità dei giovani non siano da ricercare soltanto nella difficile fase economica che stiamo attraversando, ma anche in fattori culturali, sociali e relazionali più complessi. Lo sottolinea in una nota la Fondazione Magna Grecia secondo la quale questi fattori sono "interessanti da studiare in correlazione con quelli che saranno gli effetti socioeconomici della denatalità, soprattutto se si vuole affrontare con positività il futuro. La propensione alla genitorialità appare condizionata dalla voglia di crescere investendo su se stessi e sul proprio tempo, ma non solo".  

“La questione va affrontata nella sua totalità, se si vogliono trovare soluzioni. La nostra ricerca analizza idee, opinioni e percezioni dei giovani in materia, e vuole contribuire alla comprensione del fenomeno per chi prende decisioni in materia”, ha spiegato Nino Foti, presidente della Fondazione Magna Grecia (fondazione che da quarant’anni fa della ricerca il suo cuore pulsante, in collaborazione con atenei, istituzioni, mondo del terzo settore, enti pubblici) in una conferenza stampa che si è tenuta oggi, nella Sala Polifunzionale della Presidenza del Consiglio, alla presenza della ministra per la famiglia, la natalità e le pari opportunità, Eugenia Roccella.  

Lo studio conferma e radicalizza un tema: “Per fare famiglia ci vuole famiglia”. Chi decide di fare i figli pone al centro, come elemento condizionante, la presenza forte della propria famiglia di origine a cui appoggiarsi. Il desiderio di avere dei figli esiste ed è forte fra i giovani (per il 59,4% sarà una tappa fondamentale nella propria vita di coppia), ma la sua realizzazione è spesso condizionata dall’aiuto che potranno ricevere dai genitori. Ma una robusta ‘rete salvagente’ familiare se da un lato è il primo supporto alla nascita di una famiglia con figli, dall’altro frena la voglia di quei giovani che non vogliono abbandonare il “nido” (è la famiglia la parte più soddisfacente della propria esistenza per il 42%) – e che spesso non possono farlo per mancanza di risorse – anche a causa di una profonda sfiducia nel supporto esterno, terzo settore compreso.  

Inoltre, i nostri giovani non diventano “genitori per caso”: chi decide di avere un figlio lo fa per una “forte propensione” (46,4%) e giudica in modo molto negativo chi lo fa senza avere la giusta condizione economica. Fare figli non è più un destino, ma un progetto che spesso viene accantonato non solo per motivi economici ma anche per il timore di compromettere il proprio sviluppo individuale: non si è disposti a rinunciare alla ricerca della solidità economica (49,5%), di un lavoro soddisfacente (33,4%), di una relazione di coppia stabile (38,4%) e di tempo a disposizione (33,6%).  

Il fattore tempo ha poi un peso ancora più significativo rispetto al passato: elementi spartiacque sono infatti la realizzazione delle passioni personali (43,6%), così come, più marginali ma presenti, un depauperamento della quantità e della qualità del tempo libero per poter stare con gli amici, dedicare spazio a se stessi, partecipare ad eventi culturali o sportivi, viaggiare e praticare proprie passioni. Rispetto al passato – inoltre – una famiglia senza figli viene considerata ugualmente una famiglia. Soprattutto dalle donne, che vorrebbero facilitare le adozioni (41,5%), e che prendono le distanze dalla necessità di diventare genitrici per corrispondere al problema della decrescita demografica (4%), aspetto al contrario più avvertito negli uomini (9,1%).  

Per i nostri giovani, dunque, se la denatalità è un problema sociale, fare figli è una questione totalmente privata e non una responsabilità collettiva. Le giovani donne, soprattutto, temono di più di “pagarla” in termini lavorativi. Il tema cruciale, per il presidente della Fondazione Magna Grecia, è quello di affrontare la denatalità in modo forte anche nei suoi impatti: “La denatalità mette sotto pressione il patto sociale tra generazioni, per questo è urgente studiare come gestirne gli effetti. Il tema della longevità è centrale: vanno pensati nuovi modelli di sviluppo territoriale ed economico, anche per le aree interne. Siamo il paese “più anziano” d’Europa, e fra i primi al mondo per longevità: se non impariamo a guardare a questo anche in chiave di opportunità perdiamo un’occasione fondamentale di crescita”, conclude. 

In tal senso, con un nuovo “Osservatorio permanente su Denatalità, sostenibilità intergenerazionale e longevità”, la Fondazione intende aprire nuovi percorsi di ricerca e dibattito approfondendo per lo più quattro ambiti: invecchiamento attivo e silver age economy, la longevità considerata come leva trasformativa per ripensare la cittadinanza, il lavoro, l’economia, le politiche abitative e la partecipazione sociale; nuovi modelli di welfare che superino il “modello mediterraneo” basato principalmente sulla famiglia, ridistribuendo le responsabilità di cura e protezione sociale anche al di fuori del nucleo familiare, per alleggerire il carico sulle donne, ma anche sperimentazioni di welfare comunitario, housing collaborativo e di gestione e intervento per mezzo di sistemi per la salute digitale e di Ia; una nuova narrazione per la genitorialità, campagne di comunicazione e sensibilizzazione che sfatino gli stereotipi, introducendo una visione più inclusiva e plurale per cambiare la percezione culturale della genitorialità da onere a opportunità. 

Ancora, interventi che valorizzino il ruolo dei nonni e delle reti di prossimità nel supporto alla genitorialità e all’invecchiamento attivo, anche individuando politiche e interventi inediti ad hoc che facilitino l’alleanza intergenerazionale.  

“L’analisi profonda delle cause delle denatalità è importante non solo per comprendere meglio l’epoca e la società in cui viviamo, ma anche perché una diagnosi corretta è fondamentale per mettere in campo le terapie giuste. Il governo sta investendo sull’emergenza demografica con risorse e azioni politiche, nella consapevolezza che i fattori economici sono importanti per la condizione di ciascuna coppia ma, come i dati internazionali dimostrano, non sono indipendenti dai fattori culturali. Anzi, la denatalità nel mondo cresce di intensità proprio laddove sono maggiori i tassi di sviluppo. ‘Conoscere per deliberale’ significa dunque innanzi tutto approfondire e capire, perché anche le scelte economiche dei governi si inseriscono in una visione culturale che deve restare la bussola di fondo”, ha dichiarato ministra per la famiglia, la natalità e le pari opportunità, Eugenia Roccella.  

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Comunali: a Nuoro scrutinio a rilento, dati da un solo seggio

09 Giugno 2025
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Campo largo avanti col 63% per il deputato M5s Emiliano Fenu
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Fondazione per il Sud, aiuti per superare l'inverno demografico

09 Giugno 2025
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Presentato il piano di attività per gli anni 2025-2027
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Estate: oltre 2.000 opportunità di lavoro con Umana da turismo a sanità

09 Giugno 2025
Estate: oltre 2.000 opportunità di lavoro con Umana da turismo a sanità

(Adnkronos) - Con l’arrivo della stagione estiva, cresce la domanda di personale in tutta Italia e sono più di 1.750 le posizioni aperte con Umana in diversi settori: Turismo e Ristorazione (400 posti), Grande Distribuzione Organizzata (500), Sanità (500), Servizi alla persona (250), Moda e Lusso (250) e Sanificazione e Pulizie (100). Le selezioni sono attive già da aprile, ma è durante il mese di maggio, in particolare nelle ultime settimane, che si è registrata la maggiore concentrazione di richieste. Le filiali Umana e le sue Aree specialistiche sono impegnate ogni giorno per rispondere alle esigenze di centinaia di aziende in cerca di personale qualificato. Per candidarsi: www.umana.it. Ecco le figure ricercate nelle singole aree. 

-Turismo e Ristorazione. L’Area specialistica Turismo e Ristorazione ha attivato oltre 400 ricerche per strutture ricettive, ristoranti e stabilimenti turistici in località balneari, montane, lacustri e città d’arte. Le figure più ricercate includono chef de rang, cuochi, commis di cucina, baristi, camerieri e camerieri ai piani, oltre a bagnini con brevetto. Le regioni maggiormente interessate sono Liguria, Piemonte, Toscana, Umbria, Emilia Romagna, Lazio, Veneto, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia. 

-Grande Distribuzione Organizzata (Gdo). Umana è alla ricerca di circa 500 risorse per la Gdo, da inserire in supermercati e ipermercati nel Nord e Centro Italia. Le posizioni includono addetti vendita, addetti rifornimento scaffali e operatori per i banchi macelleria, gastronomia e pescheria. Sono previste anche opportunità formative pre-assuntive gratuite per i profili junior. Particolare attenzione alle aree del Garda, Friuli-Venezia Giulia, Piemonte, Liguria, Toscana, Emilia Romagna, Lombardia e Lazio. 

-Sanità e Servizi alla persona. Cresce anche la richiesta di personale nel settore sanitario, con 500 nuove opportunità per operatori socio-sanitari (Oss) e infermieri. Le posizioni sono attive sia in strutture pubbliche sia in realtà private, specialmente in Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia. Si ricercano professionisti con esperienza e disponibilità immediata, ma anche neodiplomati e neolaureati da inserire attraverso percorsi strutturati. Flessibilità, capacità di lavoro in équipe e attenzione al paziente sono tra le qualità più richieste. Cresce anche la domanda di personale nei servizi alla persona, con 250 opportunità in tutta Italia per assistenti familiari, colf e babysitter. Le figure più ricercate sono conviventi o a giornata, con esperienza nell’assistenza a persone anziane, disabili o bambini. Sensibilità, affidabilità e capacità relazionali sono tra i requisiti più apprezzati. 

-Moda e Lusso. Nel settore Moda e Lusso, sono circa 250 i profili ricercati per boutique e brand di alto livello. Le opportunità si concentrano soprattutto a Milano, Firenze, Roma, Venezia e Bologna, ma anche in rinomate località turistiche come Capri, Forte dei Marmi, Porto Cervo e Taormina. Si cercano addetti agli acquisti, Hr, buyer, modellisti, magazzinieri e operatori tessili, oltre a figure per la vendita retail come sales assistant, store manager e runner. Per i ruoli a contatto con il pubblico è richiesta una buona conoscenza dell’inglese e, sempre più spesso, anche di una seconda lingua (tra cui arabo e cinese). 

-Sanificazione e Pulizie. Infine, oltre 100 posizioni sono disponibili nei servizi di pulizia e igienizzazione, sia in ambito sanitario che turistico. Le richieste provengono principalmente dal Nord Italia, con particolare concentrazione in Veneto e Trentino Alto Adige. 

 

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Referendum, Schlein: "Grazie a oltre 14 milioni, sono più di quelli che hanno votato Meloni"

09 Giugno 2025
Elly Schelin - Ipa

(Adnkronos) - Elly Schlein rivendica l'appoggio al referendum nonostante il mancato raggiungimento del quorum. "Grazie alle oltre 14 milioni di persone che hanno deciso di votare e tutti coloro che si sono mobilitati per far contare il voto dei cittadini. Per noi il vostro voto conta", afferma la leader Pd che manda poi una stoccata al governo: "Per questi referendum hanno votato più elettori di quelli che hanno votato la destra mandando Meloni al governo nel 2022.  

"Peccato per il mancato raggiungimento del quorum, sapevamo che sarebbe stato difficile arrivarci, ma i referendum toccavano questioni che riguardano la vita di milioni di persone ed era giusto spendersi nella campagna al fianco dei promotori, senza tatticismi e senza ambiguità - ribadisce - . Sui temi del lavoro e della cittadinanza, che sono costitutivi per una forza progressista, continueremo a impegnarci in parlamento con le nostre proposte". 

"La differenza tra noi e la destra di Meloni è che oggi noi siamo contenti che oltre 14 milioni di persone siano andate a votare, mentre loro esultano perché gli altri non ci sono andati. Ne riparliamo alle prossime politiche".  

"Hanno fatto una vera e propria campagna di boicottaggio politico e mediatico di questo voto ma hanno ben poco da festeggiare: per questi referendum hanno votato più elettori di quelli che hanno votato la destra mandando Meloni al governo nel 2022", aggiunge Schlein che incalza: "Quando più gente di quella che ti ha votato ti chiede di cambiare una legge dovresti riflettere invece che deriderla. E oggi la destra ha perso, dopo Genova, Assisi e Ravenna, anche a Taranto. La politica che tifa l’astensione si fa male da sola, è sempre importante quando gli elettori si possono esprimere. E noi continueremo a fare una grande campagna democratica per ridurre l’astensionismo e costruire un’alternativa". 

"Andremo avanti a batterci per migliorare le condizioni materiali delle persone che questo governo ha completamente rimosso. Continueremo nell’impegno a fianco di quei milioni di elettori che sono andati a votare sperando di ridurre la precarietà e rendere l’Italia più giusta, ci motivano ancora di più nel costruire l’alternativa".  

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Ranieri in Nazionale e consulente di Friedkin: lo scenario (peggiore) per il tifoso della Roma

09 Giugno 2025
Claudio Ranieri

(Adnkronos) - Claudio Ranieri potrebbe diventare a breve Ct della Nazionale italiana. Dan Friedkin avrebbe dato il suo via libera al presidente federale Gabriele Gravina per formulare la sua proposta, che l'ormai ex allenatore della Roma sarebbe pronto ad accettare. Ranieri rimarrebbe consulente della famiglia Friedkin senza avere però incarichi formali nella As Roma. Si aggirerebbe in questo modo la norma che esclude la possibilità di un doppio incarico. Ranieri, nei fatti, lavorerebbe fuori da Trigoria, rompendo sul nascere il tandem operativo con Gian Piero Gasperini, arrivato proprio per una decisione chiaramente firmata Ranieri.  

Lo scenario peggiore per i tifosi della Roma. Avevano appena ritrovato quelle certezze che sono mancate per le scelte sbagliate della proprietà nella prima parte della stagione, dall'esonero di Daniele De Rossi all'ingaggio di Ivan Juric, e stavano anche digerendo la scelta di un allenatore con un passato e un profilo tutt'altro che romanisti.  

La garanzia, per i tifosi della Roma, era la presenza rassicurante di Claudio Ranieri a Trigoria. Una presenza non saltuaria ma quotidiana. Con l'incarico di Commissario tecnico della Nazionale, e con l'esigenza di dover prevenire un evidente conflitto di interessi, difficilmente il rapporto tra Ranieri e la Roma potrà essere lo stesso ipotizzato fino a tre giorni fa. 

Se dovesse andare in porto la trattativa, e tutto lascia prevedere che sia così, la Nazionale avrà un nuovo Commissario tecnico per puntare alla qualificazione ai prossimi Mondiali. Ma la Roma si troverà con un dirigente di peso in meno, o comunque con un consulente che avrà un raggio d'azione ridotto, e i tifosi della Roma torneranno a non avere un punto di riferimento su cui poter contare a Trigoria. (Di Fabio Insenga) 

 

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Maturità, Skuola.net: sarà l'anno dell'Ia, oltre 9 maturandi su 10 supportati da ChatGPT e soci

09 Giugno 2025
Maturità, Skuola.net: sarà l

(Adnkronos) - Intelligenze artificiali alla prova di maturità. Nel senso che l’esame di stato 2025 è forse il primo della storia in cui l’uso dell’ia sarà di massa tra i maturandi: solo 1 su 10, infatti, non ha mai e poi mai usato quest’anno un aiutino artificiale. E non mancano coloro - circa 1 su 3 - che sono pronti a proseguire anche durante le prove d’esame con tutte le possibili conseguenze del caso. A rivelarlo è un'indagine del portale specializzato Skuola.net condotta su un campione di 1.000 maturandi prossimi all’esame di Stato. Come anticipato, il 35% di loro ha ricorso spesso e volentieri all’IA da settembre ad oggi. A cui si aggiunge un ulteriore 34% che l’ha utilizzata più saltuariamente e un 19% che lo ha fatto solamente in casi sporadici. 

Gli usi più frequenti durante il periodo delle lezioni? Per fortuna, per lo più leciti. In cima ci sono, infatti: svolgere ricerche scolastiche approfondite e ricevere idee o spunti per portare a termine compiti o progetti scolastici oppure chiedere al chatbot di agire come tutor per prepararsi all’interrogazione. 

Non è mancato, però, chi ha chiesto l’aiutino per svolgere temi o altri elaborati ed esercizi, traduzioni e scrittura di codice compresi, assegnati per casa oppure per ottimizzare e verificare testi prodotti dallo studente. Per non parlare di chi ha confessato di averne fatto un uso “illecito”: quasi la metà degli intervistati ha rivelato di essersi servita almeno una volta dell’Ia per superare compiti e verifiche in classe, con circa 1 studente su 5 che vi ha fatto ricorso in modo assiduo, peraltro senza mai essere scoperto. 

È da qui che nasce forse la tentazione di usare l'“aiutino” anche durante le prove d’esame: una pratica che, ricordiamo, è severamente vietata e comporta l’esclusione seduta stante dalla Maturità. Eppure, più di 1 maturando su 3 sta già escogitando una possibile strategia per riuscirci: il 23% è praticamente sicuro di consultare l’assistente virtuale durante l’esame, mentre il 12% lo considera come l’ultima spiaggia prima del naufragio, qualora si trovasse con le spalle al muro. 

Un’ipotesi, quest’ultima, che alletta sempre di più gli studenti, anche per via del fatto che molti di loro ritengono che chi dovrebbe vigilare non sempre abbia gli strumenti necessari per farlo: oltre il 20% degli studenti pensa che i docenti non riuscirebbero a riconoscere un tema scritto da un’IA, contro solo il 32% che teme che il rischio di essere scoperti sia molto elevato. Tutti gli altri sono abbastanza incerti e quindi pensano di potersela giocare. 

Ma torniamo agli usi leciti e consentiti, che sono quelli agiti dalla stragrande maggioranza: In fondo è il normale progresso del metodo di studio: una volta erano libri e appunti, poi è toccato a Internet e ai riassunti online, oggi il lavoro “sporco” lo fa l’intelligenza artificiale. Così scopriamo che, nel ripasso pre-maturità, il 42% dei candidati userà sicuramente qualche servizio di intelligenza artificiale e il 39% è possibilista in caso di necessità. Solo il 19% afferma di poterne fare a meno in questa fase dell’anno. 

Più nel dettaglio, quasi la metà (il 47%) sfrutta le Ia per ripassare il programma in vista del colloquio orale, con il 33% che vi ricorre soprattutto per generare contenuti utili ad affrontare i diversi step dell’interrogazione: dal materiale da inserire nella relazione pcto, agli esempi di collegamenti tra le varie discipline, per non farsi trovare impreparati una volta al cospetto della commissione d’esame. 

Il 14%, invece, sta interrogando i chatbot di IA generativa per avere più esempi possibili di temi e autori che potrebbero fare capolino nella prima prova di italiano. Mentre appena il 6% si sta servendo di questi strumenti nella preparazione della seconda prova. 

“Ormai è un dato di fatto: trovare uno studente delle superiori che non abbia mai usato l’IA è l’eccezione più che la regola. E se i benefici in termini di upskilling tecnologico sono indubbi - l’osservatorio Look4Ward di Intesa Sanpaolo stima ad esempio che il 70% dei lavori in Italia sarà impattato dall’intelligenza artificiale - dall’altra un uso intenso dell’Ia senza avere le adeguate basi sul funzionamento di questi software può portare letteralmente a prendere lucciole per lanterne e a distruggere l’acquisizione di alcune competenze essenziali come lo spirito critico o la creatività. Quello che è sicuro è che da un anno all’altro la crescita del fenomeno è esponenziale, quindi sarebbe opportuno intervenire in fretta nel formare studenti e docenti su un uso consapevole dell’Ia”, così Daniele Grassucci, direttore di Skuola.net. 

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Referendum, il sociologo Roma: "No quorum? oggi si vota con i like, surrogato di elezioni"

09 Giugno 2025
Il sociologo Giuseppe Roma

(Adnkronos) - Niente quorum per i referendum su lavoro e cittadinanza. Le cause? Adnkronos/Labitalia lo ha chiesto al sociologo Giuseppe Roma, secondo il quale sono tre i fattori che hanno contributo al mancato raggiungimento del 50 più uno dei votanti per i quesiti.  

"Oggi viviamo in un'epoca -spiega Roma- in cui l'espressione della partecipazione è più ampia rispetto al passato, quando si esprimeva appunto con il voto alle elezioni. Oggi ognuno si può esprimere ogni giorno sui social, valgono i like, e ci sono tante forme di voto, adesso, improprie e preoccupanti per la mia generazione, che diventano una specie di surrogato delle elezioni".  

Per Roma, quindi, "il primo fattore che emerge a mio parere è una componente di disaffezione dovuta al sentimento che alla fine il voto non conti, e su questo bisogna riflettere". "Però allo stesso tempo questa riduzione dei votanti è legata al fatto che oggi ci si può esprimere ogni giorno, con canali impropri però rispetto al voto, che per una certa generazione ha una sua sacralità", sottolinea.  

Ma non è stata solo la disaffezione al voto a pesare secondo Roma. "Il referendum già di per sé -spiega- è uno strumento, diciamo, un po' anomalo, nel senso che va bene sulle grandi questioni, divorzio, aborto, in cui il tema era chiaro: si introducevano delle cose nuove o si volevano togliere delle innovazioni. E' un po' più complicato, secondo me, pensare che i problemi del lavoro oggi si risolvono attraverso un referendum. E poi si ha anche la percezione nel cittadino che si rischia il pasticcio, perché tu stai eliminando dei pezzi di legge. Secondo me, l'unico veramente chiaro era quello sulla cittadinanza, perché la tornavi alla legge precedente, era semplice. Tutto il resto, secondo me, ha anche un'ambiguità, perché oggi questo tipo di referendum può anche dare la sensazione, diciamo così, di dare più tutele a chi già ha un lavoro, o comunque che ha un lavoro anche contrattualizzato in maniera positiva", sottolinea.  

E infine il 'ricercare' lo strumento del referendum, da parte del sindacato, si è rivelato non vincente, secondo Roma. "Il cittadino si chiede: ma il sindacato non dovrebbe ottenere questi risultati sui temi del lavoro -conclude- attraverso l'azione sindacale, attraverso le relazioni industriali, facendo sciopero, facendo mobilitazione, aggregando le persone? E quindi uno strumento come il referendum sui temi del lavoro può avere convinto gli iscritti del sindacato, ma poi sugli altri passa il messaggio 'io da solo non ce la faccio'. Secondo me, aver voluto fare un referendum su questi temi è stato un po' un segno di debolezza del sindacato".  

 

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Reggio Emilia, Assit Group dona apparecchiatura per diagnosi e follow up uveite

09 Giugno 2025
Reggio Emilia, Assit Group dona apparecchiatura per diagnosi e follow up uveite

(Adnkronos) - La Struttura dipartimentale di Immunologia oculare dell'Arcispedale Santa Maria Nuova di Reggio Emilia può contare su una nuova apparecchiatura biomedica donata da Assist Group, realtà attiva nel marketing e nell'innovazione tecnologica con profonde radici nel territorio emiliano. Il nuovo strumento, un sistema Spectralis Oct2 Compact con modulo angiotomografia (Octa) - informa una nota - rappresenta un significativo avanzamento tecnologico nella diagnosi tempestiva e nel follow-up delle uveiti, patologie infiammatorie dell'occhio che, se non trattate precocemente, possono compromettere gravemente la vista dei pazienti. La donazione permetterà di offrire, nella struttura diretta da Luca Cimino, cure ancora più puntuali ed efficaci, migliorando concretamente la qualità dell'assistenza offerta a chi ne ha più bisogno. 

"Siamo orgogliosi di poter mettere l'innovazione al servizio della salute pubblica - afferma Gianni Prandi, fondatore di Assist Group - Crediamo infatti in un'idea di imprenditoria umanistica che mette le persone al centro di ogni sua iniziativa. Con questo spirito, siamo orgogliosi di fornire il nostro contributo alla comunità, sostenendo chi è più fragile e chi ogni giorno, nella sanità pubblica, lavora con passione e competenza per prendersi cura degli altri". 

La struttura emiliana ha a disposizione un posto letto per la degenza ordinaria e uno per la degenza in Day Hospital. Nel ringraziare Prandi e il gruppo per la donazione, il direttore generale dell'Ausl Irccs di Reggio Emilia, Davide Fornaciari, evidenzia che "la tecnologia assicurerà un contributo sostanziale alla velocità e all'accuratezza delle diagnosi e sosterrà fortemente le cure per moltissimi pazienti. La generosità del nostro tessuto imprenditoriale e sociale - continua - ci incoraggia a proseguire il percorso intrapreso per una sanità pubblica di eccellenza che sappia raccogliere le importanti sfide che ci attendono in tema di innovazione delle cure". 

L'uveite è una malattia infiammatoria oculare di cui risulta difficile stimare l'incidenza, che frequentemente è spia di altre patologie, quali infezioni o malattie reumatiche. Colpisce in particolare gli adulti dai 20 ai 50 anni, in piena età lavorativa. Nonostante sia considerata una malattia rara, può causare cecità nel 10-15% dei casi. All'Ambulatorio di Immunologia oculare del Santa Maria Nuova afferiscono 4-5 nuovi casi ogni giorno, nella maggioranza dei casi provenienti dalla Regione Emilia Romagna (57%), ma con un'alta attrattività anche dalle altre regioni, poiché il centro uveiti di Reggio Emilia rappresenta un riferimento a livello nazionale.  

Queste patologie possono essere associate a malattie sistemiche, che non risparmiano neanche i bambini - come nei casi di artrite idiopatica giovanile - oppure a infezioni, come herpes, sifilide, tubercolosi e citomegalovirus. Queste ultime sono le uveiti per cui è possibile risalire alla causa grazie al prelievo di fluidi oculari e alla ricerca di agenti patogeni. Esistono, inoltre, patologie che assomigliano molto alla uveite, come i linfomi oculari, nei quali la diagnosi è fondamentale non solo per salvare la vista, ma per la sopravvivenza del paziente. 

L'Oct (Tomografia a coerenza ottica) è una tecnica di imaging non invasiva fondamentale nella gestione delle uveiti, poiché permette una valutazione dettagliata delle strutture retiniche e lo studio accurato del nervo ottico. Serve a visualizzare e quantificare la presenza di edema maculare o del disco ottico, una delle complicanze più comuni dell'uveite. Consente, inoltre, di monitorare la risposta al trattamento farmacologico, valutando le modificazioni anatomiche della retina e del nervo ottico durante la terapia con corticosteroidi, immunosoppressori o farmaci biologici. L'esame è di grande utilità anche nei pazienti pediatrici o non collaboranti perché permette di ottenere immagini ad alta risoluzione della retina e del nervo ottico in modo rapido, non invasivo e senza contatto diretto con l'occhio. 

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Reggio Emilia, Assist Group dona apparecchiatura per diagnosi e follow up uveite

09 Giugno 2025
Reggio Emilia, Assist Group dona apparecchiatura per diagnosi e follow up uveite

(Adnkronos) - La Struttura dipartimentale di Immunologia oculare dell'Arcispedale Santa Maria Nuova di Reggio Emilia può contare su una nuova apparecchiatura biomedica donata da Assist Group, realtà attiva nel marketing e nell'innovazione tecnologica con profonde radici nel territorio emiliano. Il nuovo strumento, un sistema Spectralis Oct2 Compact con modulo angiotomografia (Octa) - informa una nota - rappresenta un significativo avanzamento tecnologico nella diagnosi tempestiva e nel follow-up delle uveiti, patologie infiammatorie dell'occhio che, se non trattate precocemente, possono compromettere gravemente la vista dei pazienti. La donazione permetterà di offrire, nella struttura diretta da Luca Cimino, cure ancora più puntuali ed efficaci, migliorando concretamente la qualità dell'assistenza offerta a chi ne ha più bisogno. 

"Siamo orgogliosi di poter mettere l'innovazione al servizio della salute pubblica - afferma Gianni Prandi, fondatore di Assist Group - Crediamo infatti in un'idea di imprenditoria umanistica che mette le persone al centro di ogni sua iniziativa. Con questo spirito, siamo orgogliosi di fornire il nostro contributo alla comunità, sostenendo chi è più fragile e chi ogni giorno, nella sanità pubblica, lavora con passione e competenza per prendersi cura degli altri". 

La struttura emiliana ha a disposizione un posto letto per la degenza ordinaria e uno per la degenza in Day Hospital. Nel ringraziare Prandi e il gruppo per la donazione, il direttore generale dell'Ausl Irccs di Reggio Emilia, Davide Fornaciari, evidenzia che "la tecnologia assicurerà un contributo sostanziale alla velocità e all'accuratezza delle diagnosi e sosterrà fortemente le cure per moltissimi pazienti. La generosità del nostro tessuto imprenditoriale e sociale - continua - ci incoraggia a proseguire il percorso intrapreso per una sanità pubblica di eccellenza che sappia raccogliere le importanti sfide che ci attendono in tema di innovazione delle cure". 

L'uveite è una malattia infiammatoria oculare di cui risulta difficile stimare l'incidenza, che frequentemente è spia di altre patologie, quali infezioni o malattie reumatiche. Colpisce in particolare gli adulti dai 20 ai 50 anni, in piena età lavorativa. Nonostante sia considerata una malattia rara, può causare cecità nel 10-15% dei casi. All'Ambulatorio di Immunologia oculare del Santa Maria Nuova afferiscono 4-5 nuovi casi ogni giorno, nella maggioranza dei casi provenienti dalla Regione Emilia Romagna (57%), ma con un'alta attrattività anche dalle altre regioni, poiché il centro uveiti di Reggio Emilia rappresenta un riferimento a livello nazionale.  

Queste patologie possono essere associate a malattie sistemiche, che non risparmiano neanche i bambini - come nei casi di artrite idiopatica giovanile - oppure a infezioni, come herpes, sifilide, tubercolosi e citomegalovirus. Queste ultime sono le uveiti per cui è possibile risalire alla causa grazie al prelievo di fluidi oculari e alla ricerca di agenti patogeni. Esistono, inoltre, patologie che assomigliano molto alla uveite, come i linfomi oculari, nei quali la diagnosi è fondamentale non solo per salvare la vista, ma per la sopravvivenza del paziente. 

L'Oct (Tomografia a coerenza ottica) è una tecnica di imaging non invasiva fondamentale nella gestione delle uveiti, poiché permette una valutazione dettagliata delle strutture retiniche e lo studio accurato del nervo ottico. Serve a visualizzare e quantificare la presenza di edema maculare o del disco ottico, una delle complicanze più comuni dell'uveite. Consente, inoltre, di monitorare la risposta al trattamento farmacologico, valutando le modificazioni anatomiche della retina e del nervo ottico durante la terapia con corticosteroidi, immunosoppressori o farmaci biologici. L'esame è di grande utilità anche nei pazienti pediatrici o non collaboranti perché permette di ottenere immagini ad alta risoluzione della retina e del nervo ottico in modo rapido, non invasivo e senza contatto diretto con l'occhio. 

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TvBoy: "Papa con maglia dei Chicago Bulls, ecco il mio omaggio un po' profano" - Video

09 Giugno 2025

(Adnkronos) - Lo street artist italiano TvBoy torna a Roma per un omaggio a Leone XIV. La nuova opera, apparsa nei pressi del chiostro del Bramante, rappresenta il nuovo Pontefice con lo sguardo sorridente, mentre indossa una divisa rossa. Sul petto campeggia il suo nome e il suo ‘numero di maglia’, Leone 14. 

“È un omaggio a Robert Prevost, che è originario di Chicago - spiega TvBoy all'Adnkronos -, ho voluto fare questa associazione con i Chicago Bulls, di cui il Papa è un grande fan. Al contempo, Leone in questa posa mi ricorda molto il grande Michael Jordan. La trovo al contempo una immagine un po’ profana ma anche un omaggio simpatico alla figura del nuovo vescovo di Roma, che unisce questi due mondi, l’Europa e gli Stati Uniti d’America”. 

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