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Trump e l'ultimatum a Putin sull'Ucraina, la replica di Medvedev: "Gioca, ma rischia guerra contro Usa"

29 Luglio 2025
Dmitry Medvedev - Afp

(Adnkronos) - Guerra tra Ucraina e Russia sul campo, ma anche guerra di nervi tra Mosca e Washington. Se il presidente Usa Donald Trump inizia a perdere la pazienza con l'amico Vladimir Putin, che lo ha "deluso" a tal punto da portare il tycoon a lanciare un nuovo ultimatum ravvicinato per la fine della guerra con Kiev, anche il Cremlino dal canto suo inizia a dare segnali di insofferenza rispetto alle esternazioni sempre più perentorie del leader americano.  

Se da un lato, e nonostante la tensione crescente con gli Usa, la Russia continua infatti a non escludere un incontro tra 'lo zar' e il presidente degli Stati Uniti, dall'altro arriva come un missile il durissimo messaggio diretto al numero uno degli Stati Uniti del vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo Dmitry Medvedev. Messaggio che suona come una minaccia mentre i negoziati restano in stallo, senza alcun progresso per raggiungere la pace. 

Per Medvedev infatti, il presidente Trump "sta giocando al gioco dell'ultimatum con la Russia: 50 giorni o 10... Dovrebbe ricordare due cose. Uno, la Russia non è Israele e nemmeno l'Iran. Due, ogni nuovo ultimatum è una minaccia e un passo verso la guerra. Non tra Russia e Ucraina, ma con il suo stesso Paese", le parole in una post su X. "Non percorrere la strada di Sleepy Joe!", il monito di Medvedev al tycoon, riferendosi in maniera denigratoria al predecessore di Trump, Joe Biden.  

Trump ha annunciato ieri che intende fissare un nuovo ultimatum per Putin di 10-12 giorni, entro i quali mettere fine alla guerra tra Russia e Ucraina. "Non vediamo che si fa alcun progresso", ha detto il presidente degli Stati Uniti parlando alla stampa insieme al premier britannico Keir Starmer in Scozia. "Sono deluso dal presidente Putin, molto deluso. Così vedremo la cosa e ridurrò i 50 giorni che gli ho dato", la promessa del tycoon, dopo che il 15 luglio scorso aveva dato alla Russia un ultimatum di 50 giorni di tempo per raggiungere un accordo con l'Ucraina, minacciando in caso contrario sanzioni severe, compresi dazi secondari al 100%. 

"Non sono più così interessato a parlare", ha poi detto Trump riferendosi all'ipotesi di colloqui diretti con il leader del Cremlino. Si va verso le sanzioni? "Non voglio farlo alla Russia, amo il popolo russo, è un grande popolo". Tuttavia, "troppe persone stanno morendo", ha aggiunto. 

Putin ha mentito nelle telefonate con Washington? "Non voglio usare la parola mentire. Ma sembrava che in, diciamo, tre occasioni", si fosse vicini a "un cessate il fuoco e forse alla pace". E poi, "all'improvviso, i missili volano su Kiev e altri luoghi. E ho detto, che cosa significa tutto questo? Questo è successo troppe volte, non mi piace". 

A Trump è stato anche chiesto se pensi che Putin lo rispetti personalmente. "Sono sempre andato d'accordo con il presidente Putin" e "ho avuto un ottimo rapporto con lui", ha risposto. "Pensavo che saremmo stati in grado di negoziare qualcosa. Forse succederà ancora, ma è molto tardi nel processo. Sono deluso", la riflessione del tycoon. Dopodiché, Trump si è lamentato dell'attitudine di Mosca, sottolineando che la Russia dispone di terre "enormi" che "potrebbero essere così ricche" e "prosperare come praticamente nessun altro Paese", mentre "invece spendono tutti i loro soldi in guerra e nell'uccidere persone". 

Come prevedibile, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha intanto elogiato la "posizione chiara" e la "determinazione espressa" dal presidente Usa dopo l'annuncio sulla diminuzione dei tempi di scadenza dell'ultimatum. "Proprio al momento giusto, quando molto può cambiare attraverso la forza per una pace reale. Ringrazio il presidente Trump per la sua attenzione nel salvare vite e fermare questa guerra orribile", ha scritto Zelensky in un post sui social. 

In un videomessaggio serale, Zelensky è poi tornato a commentare le parole del tycoon: “C'è stata una dichiarazione estremamente significativa del Presidente Trump. Ed è vero: è la Russia che sta facendo tutto per minare gli sforzi di pace e prolungare questa guerra. Ogni notte ci sono attacchi, costanti tentativi russi di danneggiare l'Ucraina”. 

Zelensky ha poi puntualizzato sulla fattibilità della pace, subordinandola però ad azioni risolute e incisive, oltre a rimarcare il ruolo cruciale delle sanzioni: “La Russia tiene conto delle sanzioni, tiene conto di tali perdite. La pace attraverso la forza è possibile”. 

Quindi il eader ucraino ha ribadito la disponibilità del Paese a collaborare con gli Stati Uniti, specificando che l'Ucraina, "come sempre, è pronta a collaborare con l'America, con il Presidente Trump, nel modo più produttivo possibile, per porre fine a questa guerra con dignità e una pace duratura”. 

Intanto il Cremlino continua a non escludere la possibilità di un incontro in Cina tra Putin, atteso in visita nel gigante asiatico all'inizio di settembre, e Trump, qualora entrambi dovessero trovarsi contemporaneamente nella Repubblica Popolare. "Se il presidente americano decidesse di visitare la Cina in quei giorni, allora, teoricamente, un incontro del genere non può essere escluso", ha detto ai giornalisti il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov. 

Il Cremlino ha però smentito la presenza di accordi preliminari per un incontro tra Putin e Trump in Turchia. Secondo Peskov, "finora, c'è solo la volontà politica espressa dal Presidente della Turchia, ma non sono stati fatti preparativi specifici". Peskov ha quindi precisato che, al momento, non esistono piani concreti per tale incontro. 

La dichiarazione fa seguito all'annuncio del 25 luglio scorso del presidente turco Recep Tayyip Erdoğan, il quale ha espresso l'intenzione di contattare telefonicamente sia Putin che Trump per discutere la possibilità di un incontro a Istanbul relativo alla situazione in Ucraina.  

 

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Ucraina, armi Russia stanno per finire: Mosca si affida a forniture straniere

29 Luglio 2025
Soldati russi - Afp

(Adnkronos) - Con l'invasione su vasta scala dell'Ucraina, la Russia ha notevolmente ridotto le proprie, un tempo vaste, scorte di armamenti dell'era sovietica. Lo rileva una nuova analisi del Kyiv School of Economics Institute (Kse), secondo cui le spedizioni provenienti dai principali giacimenti di stoccaggio della Russia scenderanno da un picco di 242.000 tonnellate nel 2022 a 119.000 tonnellate nel 2025. "La Russia sta inviando meno materiali per la ristrutturazione e la riparazione di quanto sappiamo che le officine possano gestire. Le attrezzature di migliore qualità e facilmente riparabili sarebbero state le prime a essere spostate", ha dichiarato al Financial Times Pavlo Shkurenko, analista del Kse Institute. 

Dal 2022, la Russia ha attivamente cercato di riadattare le attrezzature dismesse per il dispiegamento in prima linea. Tra queste, un gran numero di carri armati T-72 e T-80, prodotti originariamente negli anni '70, che sono stati osservati in Ucraina. Anche alcuni carri armati T-54, la cui produzione è iniziata alla fine degli anni '40, sarebbero stati impiegati in combattimento. Alcuni analisti militari, tuttavia, sconsigliano di interpretare la riduzione delle consegne di veicoli blindati in prima linea come un segnale definitivo che le forze russe stiano "perdendo efficacia in combattimento". Questi esperti sottolineano con il Financial Times che le tattiche di battaglia della Russia si sono adattate per impiegare meno veicoli di questo tipo e, inoltre, osservano che "le forze armate russe stanno anche investendo molto per accumulare nuove scorte". 

L'analisi del Kse evidenzia anche la crescente dipendenza della Russia dai suoi alleati asiatici, a causa della riduzione delle sue risorse interne. L'industria della difesa russa ora dipende dalle forniture cinesi, mentre le sue forze armate ricevono la maggior parte delle munizioni dalla Corea del Nord. In termini di peso, circa il 52% delle spedizioni etichettate come "materiali esplosivi", destinate agli arsenali russi nel 2024 proveniva da Nakhodka, una regione portuale sul Mar del Giappone utilizzata dalla Corea del Nord. Le spedizioni da quest'area sono aumentate da zero prima della guerra a 250.000 tonnellate entro il 2024. 

Lo studio è in linea con la valutazione di Kyrylo Budanov, capo dell'intelligence militare ucraina, che questo mese ha dichiarato che la Corea del Nord ha fornito il 40% delle munizioni alla Russia. La Russia prevede di spendere circa 1.100 miliardi di dollari per il riarmo nei prossimi 11 anni in preparazione di una potenziale guerra su larga scala, secondo Budanov. Analogamente, una valutazione dell'intelligence sudcoreana ha suggerito che la Corea del Nord ha inviato 28.000 container alla Russia; inoltre, è noto che Pyongyang ha fornito alla Russia missili balistici, obici e persino truppe. L'analisi ha inoltre individuato circa 13.000 tonnellate di materiale esplosivo di probabile provenienza iraniana, in base ai punti di ingresso nella catena logistica vicino al Mar Caspio.  

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Dazi, accordo con Trump sbilanciato ma senza alternative: la versione della Ue

29 Luglio 2025
Donald Trump e Ursula von der Leyen - Afp

(Adnkronos) - L'Ue si è rassegnata a capitolare davanti a Donald Trump accettando un accordo ineguale, sbilanciato, molto vantaggioso per gli Usa, che prevede l'imposizione di dazi del 15% su gran parte delle importazioni dall'Europa, senza che l'Unione possa rispondere con la stessa moneta. Ma l'alternativa sarebbe stata peggiore. Così il commissario europeo al Commercio Maros Sefcovic, ha difeso a Bruxelles l'intesa che ha negoziato per mesi con le controparti Howard Lutnick e Jamieson Greer.  

L'accordo, ha detto, è meglio dell'alternativa, una guerra commerciale con gli Usa che sarebbe costata centinaia di migliaia, se non milioni, di posti di lavoro. "Anche se so che per alcuni un potenziale altro tipo di risultato può sembrare molto allettante ora - ha affermato - non hanno considerato tutti i numeri, tutte le conseguenze, tutto l'impatto che avrebbe su ogni settore. Noi lo abbiamo fatto e quindi, con piena consapevolezza, sono sicuro al 100% che questo accordo è migliore di una guerra commerciale con gli Stati Uniti". 

"Se qualcuno - ha aggiunto - crede ancora che possiamo ritornare alla situazione precedente al 2 aprile", quando Trump annunciò una sventagliata di dazi nei confronti di molti Paesi nel cosiddetto 'Liberation Day', per Sefcovic si illude. "E' piuttosto ovvio - ha continuato - che il mondo che c'era prima del 2 aprile ormai è andato: semplicemente, dobbiamo adattarci" alla nuova realtà e "affrontare le sfide che derivano da questo nuovo approccio" degli Usa. 

Il commissario slovacco ha poi spiegato che a suo parere l'accordo, che prevede l'imposizione di dazi al 15% tutto compreso su circa il 70% delle merci europee importate negli Usa, è il migliore possibile nelle condizioni date, non semplici per l'Unione. "Questo - ha detto infatti - è chiaramente il miglior accordo che potessimo ottenere, in circostanze molto difficili. Voi non eravate presenti in sala ma, se foste stati presenti ieri, avreste visto che abbiamo iniziato con il 30%". Vale a dire che a partire dal "primo agosto" sarebbe stata applicata dagli Usa "una tariffa del 30% sulle nostre esportazioni, il che, praticamente, avrebbe bloccato tutto il commercio" tra le due sponde dell'Atlantico. 

Con l'accordo siglato domenica, invece, "i flussi commerciali salveranno i posti di lavoro in Europa e apriranno un nuovo capitolo nelle relazioni con gli Stati Uniti,", con i quali si discuterà "su come adattare i nostri modelli commerciali reciproci, in questa nuova era di geoeconomia e geopolitica". Si tratta di "una risposta politica molto importante, perché non riguarda solo il commercio: riguarda la sicurezza, riguarda l'Ucraina, riguarda l'attuale volatilità geopolitica. Non posso entrare nei dettagli di ciò che è stato discusso ieri, ma posso assicurare che non riguardava solo il commercio". 

Insomma, per l'Ue sganciarsi dagli Stati Uniti non è pensabile. Non oggi. Anche perché l'altro teorico potenziale partner non è un 'cliente' dei più semplici: la lista dei "problemi" che costellano le relazioni commerciali tra Ue e Cina, anziché accorciarsi, "si allunga", ha detto Sefcovic. Pertanto, con la guerra in Ucraina che continua da oltre tre anni e la Russia di Vladimir Putin che si sta riarmando, l'Ue non ha potuto fare altro che chinare il capo e accettare un accordo sbilanciato, che Ursula von der Leyen ha accettato di siglare a Turnberry, un villaggio della costa sudoccidentale della Scozia dove Donald Trump possiede un lussuoso golf resort.  

Dunque, l'argomento che la Commissione usa per difendere la scelta di chiudere l'accordo, peraltro supportata dalla maggior parte degli Stati membri che non volevano assolutamente ingaggiare un braccio di ferro con gli States (ad eccezione della Francia, che ha tradizionalmente una visione geopolitica più spiccata rispetto ai partner europei), è quello di paragonare l'intesa non alla situazione precedente il 'Liberation Day', che "non tornerà più", ma alla situazione attuale. Che è la seguente: oggi negli Usa ci sono tre tipi di dazi sulle merci importate dall'Ue.  

C'è un dazio del 10%, con in aggiunta l'aliquota derivante dalla clausola della nazione più favorita (Mfn in gergo comunitario), in media del 4,8%. In pratica, viene applicato quasi il 15% sulla maggior parte delle merci provenienti dall'Ue. Ci sono poi dazi settoriali sulle automobili e sulle parti di automobili, che sono al 25%, cui va aggiunta la tariffa Mfn, al 2,5%, quindi in tutto 27,5%. Infine, ci sono i dazi su acciaio, alluminio e prodotti derivati, che sono al 50%, più la tariffa Mfn, che varia a seconda del prodotto, ma che è generalmente piuttosto bassa.  

Queste tre categorie di dazi colpiscono circa il 70% delle esportazioni dall'Ue verso gli Usa, in tutto circa 380 miliardi di euro in valore. Il restante 30% dell'export Ue verso gli Usa non è sottoposto a dazio, inclusi i farmaci e i semiconduttori, sui quali attualmente il dazio è zero.  

Il prossimo primo agosto, alla fine di questa settimana lavorativa, la situazione dovrebbe essere la seguente: dazi Usa a tappeto, unilaterali (cioé senza dazio analogo Ue sull'import dagli Usa), del 15%, inclusa la tariffa Mfn. Questi dazi si applicheranno alle merci attualmente 'daziate', quindi anche alle auto (che stanno molto a cuore alla Germania), ma non ad acciaio e alluminio, sui quali l'amministrazione Trump ha in corso una indagine basata sull'articolo 232 del Trade Expansion Act del 1962 e vuole tenersi le "mani libere", come ha spiegato un alto funzionario Ue.  

Tuttavia, secondo la stessa fonte fa parte dell'intesa l'accordo che, se gli Usa decideranno di applicare dazi sui farmaci che importano dall'Ue, questi non saranno superiori al 15%. Idem dicasi per i microprocessori. Per quanto riguarda l'acciaio, base dell'industria, von der Leyen e Trump ieri hanno concordato che verrà istituito un sistema di quote di importazione, legate ai "livelli storici" degli scambi commerciali, quote alle quali dovrebbe essere applicato il dazio Mfn. 

Per le importazioni negli Usa di acciaio prodotto nell'Ue che supereranno le quote, dovrebbe scattare un dazio del "50%", ma di tutto questo devono ancora essere negoziati "i dettagli". Von der Leyen e Trump, nell'incontro di domenica in Scozia, non si sono dedicati ai dettagli dei dazi sull'acciaio, perché si tratta di una materia che viene risolta a livelli inferiori, ministeriale o tecnico. La questione è anche legata all'intesa che l'Ue e gli Stati Uniti "uniranno le forze per affrontare le fonti di sovraccapacità", collaborando per affrontare la "sovraccapacità globale". Come d'uso nel linguaggio Ue, si nomina il peccato, e non il peccatore, che in questo caso è la Cina. 

L'Unione, inoltre, ha acconsentito ad azzerare i dazi, già molto bassi, su una serie di prodotti americani: si tratta, per esempio, della frutta a guscio importata dagli Usa nell'Ue e del prolungamento dell'accordo sulle aragoste, il Lobster Deal, raggiunto nel 2020, un mini-accordo commerciale che prevede l'azzeramento dei dazi sui crostacei importati dagli Usa nell'Ue, in cambio della riduzione dei dazi Usa su alcuni prodotti europei. L'elenco comprenderà anche "alcuni pesci lavorati", e alcuni tipi di "pesce crudo". Si tratta anche di "formaggi, alcuni latticini, cibo per animali domestici". Anche per le auto americane importate nell'Ue, per le quali l'Unione aveva concordato di scendere alla tariffa della nazione più favorita, pari al 2,5%, a Bruxelles "siamo pronti ad andare a zero", come pure per alcuni macchinari, per alcuni prodotti chimici e per i fertilizzanti. 

Per contro, gli Stati Uniti hanno riconosciuto di non poter fare a meno delle esportazioni dell'Ue in una serie di casi. E' per questo che si parla di dazi zero per certi dispositivi medici e di certi prodotti farmaceutici importati negli Usa dall'Ue. L'esenzione dovrebbe riguardare anche altri prodotti, le risorse naturali non disponibili, cose che negli Stati Uniti non hanno. Per esempio, il sughero, per il quale gli Usa dipendono dalle importazioni dall'Europa. Ci sono poi alcune "esenzioni settoriali".  

E, in questo ambito, "la più importante" finora ottenuta dall'Ue riguarda "gli aeromobili e i ricambi aeronautici", che "sarà parte della dichiarazione congiunta". Ci sono "discussioni ancora in corso", perché le trattative con gli Stati Uniti "non si fermano qui". Stanno solo entrando in una "nuova fase". 

Non c'è accordo, invece, sull'azzeramento dei dazi su vini e superalcolici. Le discussioni sono ancora "in corso", secondo fonti Ue, ma le cose sono più "avanzate" sui superalcolici che sui vini. L'accordo che l'Ue ha accettato è svantaggioso per le imprese europee, ma va valutato, come ha spiegato Sefcovic, in un quadro più ampio: gli Usa sono tuttora essenziali per la sicurezza europea. A parziale consolazione, fonti Ue hanno chiarito che i 750 miliardi di euro di acquisti di energia dagli Usa promessi in tre anni di cui si è parlato domenica scorsa sono una stima, sia pure non "campata in aria", perché a comprare gas, petrolio e uranio dagli Usa sono le imprese private, non l'Ue.  

Sefcovic ha chiarito che l'Ue del Green Deal, oltre a Gnl e petrolio americani, comprerà dagli Usa anche uranio, necessario per il "rinascimento nucleare" in corso nell'Ue, nonché "microprocessori avanzati" per lo sviluppo dell'intelligenza artificiale. Ma, visto che l'Ue non è la Cina, le decisioni di investimento spettano alle imprese private (anche se non poche sono controllate o comunque influenzate dagli Stati). Un discorso simile vale per i 600 miliardi di investimenti europei negli Usa annunciati da Trump: anche in questo caso, sono stime, non impegni vincolanti, perché gli investimenti oltreoceano vengono decisi ed effettuati dalle imprese private. Non è, insomma, una cosa che "l'Ue può garantire". 

Inoltre, hanno puntualizzato le stesse fonti, non c'è alcun impegno né cifra dell'Ue sull'acquisto di armamenti dagli Usa, perché "non è competenza della Commissione". Le parole dette da Trump, secondo fonti Ue, riflettono le sue attese, certo comunque fondate dopo gli impegni presi all'Aja dagli alleati Nato di portare la spesa per la difesa al 3,5% del Pil entro il 2035, più un 1,5% per la sicurezza.  

Insomma, dopo mesi di trattative l'Ue, messa alle strette, ha firmato un patto ineguale, penalizzante per le sue imprese, perché l'alternativa, a giudizio dei vertici comunitari (e della maggior parte degli Stati), sarebbe stata ben peggiore. L'intesa stretta ieri in Scozia si tradurrà in una dichiarazione, giuridicamente non vincolante, che dovrebbe essere pubblicata venerdì prossimo. Sempre dal primo agosto negli Usa scatteranno dunque dazi al 15% (cui va aggiunta la svalutazione del dollaro, che penalizza ulteriormente i prodotti Ue rispetto a quelli americani), ma almeno per le imprese che esportano negli States sarà finita l'incertezza, che rende impossibile programmare gli investimenti. 

 

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Caso Gergiev, Lavrov contro l'Italia: "E' sotto influenza dei neonazisti ucraini"

28 Luglio 2025
Il ministro degli Esteri russo Lavrov - Fotogramma /Ipa

(Adnkronos) - Dopo l'attacco frontale della sua portavoce, anche il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov ha condannato l'annullamento del concerto in Italia del direttore d'orchestra russo Valerij Gergiev, definendolo una decisione 'scandalosa'. Gergiev avrebbe dovuto esibirsi a Caserta il 27 luglio con l'Orchestra Filarmonica Verdi di Salerno e i solisti del Teatro Mariinskij, ma il 21 luglio l'amministrazione della Reggia di Caserta ha annunciato che l'evento non si sarebbe tenuto.  

"Abbiamo sempre favorito eventi universali, sia sportivi che culturali (...) Di recente, l'Italia ha cancellato un concerto di Valerij Gergiev e dei solisti del Teatro Mariinskij. È scandaloso", ha dichiarato Lavrov al Forum Nazionale Educativo Giovanile Terra Scientia, a quanto riporta la Tass. "L'Italia, che un tempo era una culla della cultura, è caduta in larga parte sotto l'influenza dei neonazisti ucraini".  

La portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha dichiarato che Mosca condanna fermamente i tentativi discriminatori di "cultura della cancellazione" da parte delle autorità italiane. 

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Caso Epstein, Ghislaine Maxwell chiede revoca condanna e fa appello a Trump

28 Luglio 2025
Caso Epstein, proteste davanti al tribunale per il processo di Ghislaine Maxwell nel 2011 - Fotogramma

(Adnkronos) - Il Dipartimento di Giustizia statunitense starebbe cercando di riscrivere un accordo di patteggiamento del 2007 con Jeffrey Epstein che avrebbe dovuto proteggere la sua compagna e complice, Ghislaine Maxwell, dall'accusa. È quanto scrivono gli avvocati di quest'ultima in una deposizione presentata oggi, nel contesto del ricorso di Maxwell alla Corte Suprema attraverso il quale sta chiedendo l'annullamento della sua condanna per traffico sessuale di minorenni, stando a quanto si apprende da Usa Today.  

Il caso "riguarda quello che il governo ha promesso, non quello che ha fatto Epstein", scrivono gli avvocati di Maxwell, aggiungendo anche un messaggio per il presidente Donald Trump, al centro di uno scandalo per i suoi legami con il finanziere morto nel 2019 e accusato di aver trafficato e abusato sessualmente di minorenni insieme alla compagna. "Stiamo facendo appello non solo alla Corte Suprema ma al presidente stesso per riconoscere quanto sia profondamente ingiusto usare Ghislaine Maxwell come capro espiatorio per i crimini di Epstein, specialmente quando il governo ha promesso che non sarebbe stata perseguita penalmente", ha scritto il suo avvocato, David Oscar Markus, sui social media. 

Negli scorsi giorni Maxwell ha incontrato due volte il viceprocuratore generale degli Stati Uniti, Todd Blanche, per rispondere a domande su Epstein. Trump stesso ha detto oggi alla stampa che sarebbe "autorizzato" a graziarla, ma "sarebbe inappropriato parlarne". Stando ai suoi critici, gli incontri tra Maxwell e Blanche, ex avvocato difensore personale del presidente, sono parte di uno sforzo della Casa Bianca per ammortizzare l'effetto della tempesta di polemiche scatenata dalla decisione della Casa Bianca di non rilasciare i file relativi a Epstein dopo averlo promesso più volte. La Corte Suprema potrebbe decidere a fine settembre se considerare l'appello di Maxwell, evidenzia Usa Today, ricordando che l'accordo di patteggiamento di Epstein, "che molti hanno criticato come eccessivamente indulgente, includeva una clausola che proteggeva i potenziali co-cospiratori dalle accuse penali". 

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Tensioni su accordo programma ex Ilva, si dimette il sindaco di Taranto Piero Bitetti

28 Luglio 2025
Piero Bitetti - Facebook

(Adnkronos) - Il sindaco di Taranto Piero Bitetti, eletto a giugno, si è dimesso questa sera. Nel tardo pomeriggio aveva incontrato i rappresentanti delle associazioni ambientaliste e altri rappresentanti della società civile sulla questione dell'accordo di programma inter istituzionale sull'ex Ilva la cui discussione è all'ordine del giorno del consiglio comunale previsto per mercoledì 30 luglio mentre nella piazza antistante il Comune manifestavano i cittadini contrari all'intesa.  

Subito dopo l'incontro con i rappresentanti delle associazioni, lo stesso primo cittadino sarebbe stato avvicinato da alcune persone entrate nell'androne del Municipio, quindi ci sarebbero state contestazioni e momenti di tensione. Negli slogan preso di mira anche il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano. Questo avrebbe fatto maturare la decisione di dimettersi. Ora Bitetti ha 20 giorni per ritirare le dimissioni. 

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Gaza, media: "Netanyahu proporrà annessione per tenere Smotrich nel governo"

28 Luglio 2025
Benjamin Netanyahu - Afp

(Adnkronos) - Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu sarebbe in procinto di proporre al proprio gabinetto un piano per annettere aree nella Striscia di Gaza nel tentativo di mantenere il ministro delle Finanze di estrema destra, Bezalel Smotrich, nel suo governo. A rivelarlo è la testata israeliana Haaretz, secondo cui il piano prevede che Israele dichiari l'intenzione di dare ad Hamas alcuni giorni per accettare un cessate il fuoco e iniziare ad annettere aree della Striscia in caso contrario. Secondo la testata, il premier israeliano avrebbe riferito ai suoi ministri che il ministro per gli Affari Strategici, Ron Dermer, ha presentato il piano al segretario di Stato Usa, Marco Rubio, incassando l'appoggio della Casa Bianca, nonostante il presidente Donald Trump si trovasse in Scozia nel momento dell'incontro. 

"La mossa sarà presentata ai membri del gabinetto dopo la decisione di Netanyahu di aumentare gli aiuti umanitari che entrano nella Striscia, che è stata accettata nonostante l'opposizione del partito Sionismo Religioso", guidato da Smotrich. "Secondo il piano che Netanyahu dovrebbe presentare, le aree nella zona cuscinetto saranno annesse per prime, seguite da aree nella Striscia settentrionale adiacenti alle città israeliane di Sderot e Ashkelon. Il processo continuerà gradualmente fino a quando l'intera Striscia sarà annessa", racconta Haaretz, secondo cui il premier israeliano, alle prese con un governo in bilico dopo l'uscita dei partiti ultraortodossi, "è disposto a considerare la promozione di un piano del genere" pur di salvarlo, anche al netto delle sue perplessità rispetto all'annessione di Gaza. 

Secondo le fonti politiche della testata, Smotrich avrebbe detto a Netanyahu che "giudicherà dalle azioni" e che avrebbe intenzione di rimanere nel governo, "per il momento", se il piano di annessione venisse implementato. Il ministro delle Finanze, noto per la sua linea dura e per il suo sostegno alla guerra di Gaza, non ha ancora pubblicamente commentato l'aumento degli aiuti ai gazawi; stando alla testata ha spiegato che non sta rompendo i ranghi perché il partito sta "promuovendo una buona mossa strategica su cui non è consigliabile elaborare al momento. Tra poco, sapremo se ha successo e dove siamo diretti". "In guerra, non è giusto fare considerazioni politiche. Saremo giudicati dal risultato finale, se Hamas è sconfitto o no", avrebbe aggiunto. 

La Commissione Europea propone intanto di sospendere parzialmente la partecipazione di Israele a Horizon Europe, il programma Ue che finanzia la ricerca. La sospensione riguarda specificamente la partecipazione di società con sede in Israele alle attività finanziate nell'ambito dell'acceleratore del Consiglio europeo per l'innovazione (Cei).  

La sospensione, parziale, è una risposta alla revisione dell'articolo 2 dell'accordo di associazione Ue-Israele. Il rispetto degli obblighi, sottolinea la Commissione, costituisce una parte essenziale della cooperazione Ue-Israele, anche per quanto riguarda la cooperazione scientifica e tecnologica bilaterale tra le due parti. 

La sospensione proposta, specifica la Commissione, è un'azione "mirata" e "reversibile". Non pregiudica la partecipazione di Università e ricercatori israeliani a progetti collaborativi e attività di ricerca nell'ambito di Orizzonte Europa. 

Perché la proposta della Commissione possa essere adottata, occorre il sostegno della maggioranza qualificata del Consiglio dell'Unione Europea. Nel voto, in teoria, la posizione dell'Italia potrebbe risultare decisiva: se si opponessero solo Austria, Repubblica Ceca, Ungheria, Slovacchia e Germania (Paesi che per vari motivi hanno finora tenuto una linea molto favorevole a Israele), la proposta della Commissione verrebbe approvata. Se anche l'Italia votasse contro, verrebbe respinta.  

Il primo ministro dell'Autorità Palestinese, Muhammad Mustafa, chiede intanto il rilascio di tutti gli ostaggi, che Hamas ponga fine al suo controllo di Gaza e che trasferisca le sue armi all'Ap. È quanto ha affermato nel corso del suo discorso alla conferenza Onu in corso, volta a promuovere una soluzione a due Stati, riporta il Times of Israel. L'Ap è pronta ad accogliere e coordinarsi con una forza araba internazionale che aiuterà a stabilizzare Gaza dopo la guerra, ha aggiunto Mustafa; Israele ha espresso apertura all'assistenza da parte di Paesi come gli Emirati Arabi Uniti, questi hanno condizionato tale supporto al coinvolgimento dell'Autorità, che Israele ha a lungo respinto, paragonandola a Hamas. 

"Dobbiamo tutti lavorare per riunificare la Striscia di Gaza con la Cisgiordania, inclusa Gerusalemme Est, senza occupazione, assedio, insediamenti, sfollamento forzato o annessione", ha dichiarato Mustafa. "Dobbiamo ricostruire Gaza con e per il nostro popolo, porre fine all'occupazione, raggiungere l'indipendenza palestinese, e implementare la soluzione a due Stati, dove Palestina e Israele vivano fianco a fianco, in pace e sicurezza, verso il raggiungimento della pace, sicurezza e prosperità regionale". 

 

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Addio a Enrico Lucherini, morto il press agent più famoso d'Italia

28 Luglio 2025
Enrico Lucherini - Fotogramma /Ipa

(Adnkronos) - E' morto oggi a Roma Enrico Lucherini, il press agent più famoso d'Italia, avrebbe compiuto 93 anni l'8 agosto. Lo conferma Gianluca Pignatelli, socio, allievo e amico, che, profondamente commosso, riferisce all'Adnkronos che Lucherini "si è spento nel pomeriggio, nella sua casa dei Parioli, circondato dai familiari e dai suoi più cari affetti".  

Lucherini è stato un pioniere, ha portato in Italia la figura dell'addetto stampa delle star, inventando uno stile personale e irripetibile, al punto di dare vita al neologismo 'Lucherinata'. 

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Addio a Enrico Lucherini, morto il press agent delle star più famoso d'Italia

28 Luglio 2025
Enrico Lucherini - Fotogramma /Ipa

(Adnkronos) - E' morto oggi a Roma Enrico Lucherini, il press agent più famoso d'Italia, avrebbe compiuto 93 anni l'8 agosto. Lo conferma Gianluca Pignatelli, socio, allievo e amico, che, profondamente commosso, riferisce all'Adnkronos che Lucherini "si è spento nel pomeriggio, nella sua casa dei Parioli, circondato dai familiari e dai suoi più cari affetti".  

Lucherini è stato un pioniere, ha portato in Italia la figura dell'addetto stampa delle star, inventando uno stile personale e irripetibile, al punto di dare vita al neologismo 'Lucherinata'. 

Figlio di un medico, Enrico Lucherini dopo gli studi al liceo dei gesuiti, per accontentare il padre, si iscrisse al corso di laurea in Medicina ma dopo due anni abbandonò gli studi per darsi alla recitazione iscrivendosi all'Accademia nazionale d'arte drammatica Silvio D'Amico. Nei primi anni cinquanta entra nella Compagnia dei Giovani con Rossella Falk, Giuseppe Patroni Griffi. Organizza la sua prima conferenza stampa durante una tournée della compagna in Sudamerica e da lì la svolta. Capisce - e anche gli altri capiscono - che il suo futuro non è tanto nella recitazione quanto nella promozione degli attori di cinema. 

Ironico, geniale, spiritoso, esibizionista quanto basta, temuto ed amato, Lucherini ha lanciato quasi novecento film, da 'Teorema' a 'Fantozzi', dal 'Gattopardo' a 'King Kong', da 'Morte a Venezia' a 'Sotto il vestito niente' e a 'Baària'.  

Il termine 'Lucherinata' è entrato nei dizionari come sinonimo di iperbole promozionale, di bufala d'autore, di trovata-choc per imporre un film o un personaggio. Ha fatto storia, tra le tante 'lucherinate', la promozione del film 'Il Gattopardo' durante il Festival di Cannes quando gli venne l'idea di far arrivare un vero ghepardo, impressionando non poche persone. Un'altra, quando chiamò i fotografi - e non l'ambulanza - dopo il tamponamento di Sylva Koscina in via Veneto ("da lì nacque il mito di quella strada").  

Per la promozione del film 'La ciociara', decise che sarebbe stata utilizzata solo una fotografia, quella in cui Sophia Loren piange disperata dopo lo stupro della figlia. Proprio la Loren - ha sempre detto Lucherini - è stata la prima a fargli capire cosa era quella professione ed è stata "l'attrice che mi ha dato di più", ha rivelato. 

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Uomo di 69 anni scomparso a Siligo, ricerche nel territorio

28 Luglio 2025
- RIPRODUZIONE RISERVATASi tratta di un allevatore originario di Orune...

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Accuse di stupro per Paul Gallagher, fratello maggiore degli Oasis Noel e Liam

28 Luglio 2025
Reunion degli Oasis a Cardiff - Fotogramma /Ipa

(Adnkronos) - Paul Gallagher, fratello maggiore dei membri degli Oasis Noel e Liam Gallagher, è stato accusato di stupro, stando a quanto dichiarato dalla Polizia metropolitana di Londra. Il cinquantanovenne affronta anche accuse di comportamento coercitivo e manipolatorio e tre capi di imputazione per aggressione sessuale, nonché tre capi di imputazione per strangolamento intenzionale, due capi di imputazione per aver fatto minacce di morte e aggressione che con lesioni corporali effettive, si apprende dalla comunicazione.  

I reati, che riguardano la stessa donna, sono presumibilmente avvenuti tra il 2022 e il 2024. Paul Gallagher, che non è mai stato parte degli Oasis, comparirà davanti al Tribunale dei magistrati di Westminster, a Londra, il 27 agosto. 

 

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Dazi, l'allarme di Merz: "Da accordo Usa-Ue danni sostanziali a economia tedesca"

28 Luglio 2025
Friedrich Merz - Afp

(Adnkronos) - La Germania, la più grande economia dell'Unione europea, subirà "danni sostanziali" a causa dei dazi statunitensi concordate come parte dell'accordo commerciale raggiunto ieri tra Ue e Usa dopo l'incontro tra Donald Trump e Ursula von der Leyen. A lanciare l'allarme è il cancelliere tedesco Friedrich Merz, che tuttavia spiega come "non potevamo aspettarci di ottenere di più", evidenziando che gli effetti negativi dell'accordo "non saranno limitati solo alla Germania e all'Europa: vedremo gli effetti di questa politica commerciale anche in America". 

Domenica scorsa il presidente degli Stati Uniti ha annunciato quindi l'imposizione di dazi del 15% su tutti i Paesi dell'Unione Europea, ma le ripercussioni derivanti dall'entrata in vigore delle tariffe, prevista per il prossimo 1° agosto, non saranno uniformi. 

La Germania si configura infatti come il principale esportatore di beni verso gli Stati Uniti, con un mercato di primaria importanza per i suoi settori automobilistico, siderurgico e delle macchine utensili. Nel 2024, l'export di questi beni ha raggiunto un valore di miliardi di dollari. Seguono Irlanda e Italia. La Francia, pur presentando settori strategici come quello aeronautico, agroalimentare, vinicolo e del lusso, risulta meno esposta, sebbene anche questi settori rischino una perdita di quote di mercato. 

''Io credo che la questione di cui bisogna parlare ora è quella del rapporto tra euro e dollaro. E' il nodo principale che dovremo affrontare perché il dollaro si è svalutato di circa il 17%, più di quanto sono i dazi al 15 per cento. Ed è lì che bisogna andare a incidere. Ecco perché sono settimane che chiedo che la Bce intervenga per affrontare questo tema. Io ritengo che si debba ridurre ancora il costo del denaro così come è stato fatto durante il Covid. Siamo al 2%, si può arrivare anche a zero. E si può pensare al quantitative easing, cioè all'acquisto da parte della Bce di titoli di Stato di diversi paesi dell'Ue in modo poi di avere più denaro in circolazione", ha poi detto il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, parlando a una conferenza stampa di Fi sul Sud.  

''Questa vicenda - ha avvertito il vicepremier - è ancora più importante dei dazi. Il rapporto euro-dollaro sarà il fronte su cui dovremo impegnarci tutti se vogliamo garantire la competitività delle nostre imprese. Certo, la decisione spetta alla Bce ma non bisogna sottovalutare questo aspetto monetario. Non ne sta parlando nessuno. E' un aspetto fondamentale per garantire la competitività del sistema europeo e dell'Italia''.  

 

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Dazi, critiche da Germania e Francia. Merz: "Da accordo Usa-Ue danni sostanziali"

28 Luglio 2025
Friedrich Merz - Afp

(Adnkronos) - La Germania, la più grande economia dell'Unione europea, subirà "danni sostanziali" a causa dei dazi statunitensi concordate come parte dell'accordo commerciale raggiunto ieri tra Ue e Usa dopo l'incontro tra Donald Trump e Ursula von der Leyen. A lanciare l'allarme è il cancelliere tedesco Friedrich Merz, che tuttavia spiega come "non potevamo aspettarci di ottenere di più", evidenziando che gli effetti negativi dell'accordo "non saranno limitati solo alla Germania e all'Europa: vedremo gli effetti di questa politica commerciale anche in America". 

Critiche all'intesa erano arrivate in precedenza anche dalla Francia. "È un giorno triste quando un'alleanza di popoli liberi, riuniti per affermare i propri valori e difendere i propri interessi, decide di sottomettersi", le dure parole del primo ministro francese, François Bayrou, commentando l'accordo commerciale. 

Domenica scorsa il presidente degli Stati Uniti ha annunciato quindi l'imposizione di dazi del 15% su tutti i Paesi dell'Unione Europea, ma le ripercussioni derivanti dall'entrata in vigore delle tariffe, prevista per il prossimo 1° agosto, non saranno uniformi. 

La Germania si configura infatti come il principale esportatore di beni verso gli Stati Uniti, con un mercato di primaria importanza per i suoi settori automobilistico, siderurgico e delle macchine utensili. Nel 2024, l'export di questi beni ha raggiunto un valore di miliardi di dollari. Seguono Irlanda e Italia. La Francia, pur presentando settori strategici come quello aeronautico, agroalimentare, vinicolo e del lusso, risulta meno esposta, sebbene anche questi settori rischino una perdita di quote di mercato. 

''Io credo che la questione di cui bisogna parlare ora è quella del rapporto tra euro e dollaro. E' il nodo principale che dovremo affrontare perché il dollaro si è svalutato di circa il 17%, più di quanto sono i dazi al 15 per cento. Ed è lì che bisogna andare a incidere. Ecco perché sono settimane che chiedo che la Bce intervenga per affrontare questo tema. Io ritengo che si debba ridurre ancora il costo del denaro così come è stato fatto durante il Covid. Siamo al 2%, si può arrivare anche a zero. E si può pensare al quantitative easing, cioè all'acquisto da parte della Bce di titoli di Stato di diversi paesi dell'Ue in modo poi di avere più denaro in circolazione", ha poi detto il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, parlando a una conferenza stampa di Fi sul Sud.  

''Questa vicenda - ha avvertito il vicepremier - è ancora più importante dei dazi. Il rapporto euro-dollaro sarà il fronte su cui dovremo impegnarci tutti se vogliamo garantire la competitività delle nostre imprese. Certo, la decisione spetta alla Bce ma non bisogna sottovalutare questo aspetto monetario. Non ne sta parlando nessuno. E' un aspetto fondamentale per garantire la competitività del sistema europeo e dell'Italia''.  

 

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