(Adnkronos) - "Quando si presentano i sintomi è già tardi, i danni sono già stati fatti". Così si apre 'Glaucoma, cos'è e come si combatte il ladro della vista', quinto episodio del vodcast 'Guardiamoci negli occhi', una serie dell'Oculista Italiano realizzata da Adnkronos che approfondisce in modo semplice, autorevole e diretto, le principali problematiche della vista e le ultime novità di cura grazie al contributo di esperti, oculisti, ricercatori e professionisti del settore farmaceutico.
Il glaucoma - informa il vodcast pubblicato oggi e disponibile nella sezione dedicata di Adnkronos.com e su l'oculistaitaliano.it - è una malattia subdola che interessa il nervo ottico che colpisce milioni di persone in tutto il mondo. Spesso sottovalutata, può condurre alla cecità se non diagnosticata e trattata per tempo. "E' una malattia che giorno dopo giorno, quasi come una gocciolina, si mangia qualcosa del nostro campo visivo - spiega Vittorio Picardo, specialista in oftalmologia - Spesso il paziente non si accorge di nulla. Può avere una visione centrale perfetta, anche 10 decimi, ma il campo visivo si restringe come se guardasse attraverso il buco di una serratura". Il glaucoma cronico, o 'glaucoma semplice', è la forma più comune e più subdola. "Abbiamo pazienti che arrivano alla visita - osserva Picardo - senza sapere di avere un deficit visivo significativo da un occhio. A volte vedono peggio da un lato e si adattano", anche se non mancano gli indizi come, per esempio, il fatto che "strisciano l'auto sul lato cieco in garage, o inciampano". Il glaucoma "può anche manifestarsi in forme congenite più rare, ma più evidenti sin dalla nascita", sottolinea l'esperto. In ogni caso, è importante che gli oculisti lo tengano presente "dai 40-50 anni in su", perché "forse - suggerisce Piccardo - il glaucoma fa parte di una grande famiglia di malattie neurodegenerative, come il Parkinson o l'Alzheimer. In fondo - riflette - l'occhio è un pezzo di cervello all'interno dell'orbita. La connessione tra neurodegenerazione e malattie dell'apparato visivo è sempre più stretta", come dimostra anche la letteratura scientifica più recente.
"Una diagnosi precoce è possibile e anzi auspicabile - osserva Michele Figus, professore ordinario di Malattie dell'apparato visivo, Università di Pisa, e direttore di struttura complessa Uo Oculistica, Aou Pisana - Ma serve che i pazienti si sottopongano a una visita oculistica completa. Troppo spesso le diagnosi arrivano tardi, quando la malattia ha già fatto danni". I fattori di rischio, infatti, sono noti: "Pressione intraoculare elevata, familiarità, miopia elevata, appartenenza a determinate etnie. Chi ha un parente affetto da glaucoma dovrebbe far visitare anche figli e nipoti - aggiunge l'esperto - Nelle fasi iniziali, il paziente non avverte il glaucoma, ma può avere fastidi legati alla terapia, come la difficoltà nell'uso regolare dei colliri. Nelle fasi avanzate, invece, si arriva a problemi di orientamento, difficoltà a camminare, aumento del rischio di cadute. La qualità della vita, a questo punto, peggiora sensibilmente".
L'aderenza terapeutica è quindi fondamentale. Come sottolinea il direttore de 'L'Oculista Italiano', Carmelo Chines: "Il rapporto tra paziente e oculista deve essere ancora più stretto. Serve un piano terapeutico su misura, che tenga conto dello stile di vita del paziente e delle sue reali possibilità di applicare correttamente il trattamento". Oggi, evidenzia Picardo, "abbiamo a disposizione macchinari sofisticati, software avanzati e intelligenza artificiale che ci aiutano a monitorare il nervo ottico e la retina", ma è importante integrare approcci farmacologici che vadano oltre la semplice riduzione della pressione intraoculare. "Dobbiamo nutrire e proteggere il nervo ottico, ridurre lo stress ossidativo, migliorare la vascolarizzazione", elenca l'oftalmologo.
La causa del glaucoma è l'aumento della pressione all'interno dell'occhio spesso dovuta a un'alterazione del flusso dell'umor acqueo, il liquido che riempie la parte anteriore dell'occhio. Il trattamento comprende l'impiego di colliri, ma "quando la terapia medica o il laser non bastano, interveniamo chirurgicamente per abbassare la pressione intraoculare - chiarisce Nicola Castellino, ricercatore di Malattie apparato visivo, Aou Policlinico San Marco di Catania - E' una chirurgia diversa dalle altre: creiamo un passaggio per il deflusso del liquido intraoculare e dobbiamo evitare che il corpo lo cicatrizzi. Certo - ammette - il glaucoma non guarisce, ma la chirurgia serve a stabilizzare la malattia e a rallentarne la progressione". Anche perché non è secondario l'impatto sociale di questa patologia. "Quando il campo visivo si restringe, la persona può diventare non autonoma, con tutte le implicazioni sociali del caso - avverte Chines - E' come mettere una maschera da sub o un casco: la visione si restringe sempre di più fino a spegnersi, come una costellazione che lentamente scompare".
Se il glaucoma ci ruba la vista lentamente e in silenzio, la consapevolezza dei fattori di rischio la prevenzione con visite oculistiche periodiche, specie se ci sono casi in famiglia, e l'aderenza ai trattamenti possono fare la differenza, spiegano gli esperti in 'Glaucoma, cos'è e come si combatte il ladro della vista', quinto episodio del vodcast 'Guardiamoci negli occhi', una serie dell'Oculista italiano, online sulla sezione podcast di Adnkronos.com, sul canale YouTube di adnkronos.com e su l'oculistaitaliano.it.
Leggi tutto: Glaucoma, online il vodcast su come si combatte il 'ladro della vista'
(Adnkronos) - Una donna su 3 non ha mai cercato aiuto per le perdite urinarie, il 64% le considera motivo di vergogna, il 53% un segno di debolezza, il 61% le associa all'invecchiamento fisico, il 57% ha utilizzato prodotti inadeguati per imbarazzo o vergogna; oltre il 30% ha evitato l'attività fisica, mentre 1 su 4 ha rinunciato all'intimità sessuale. Ancora: l'84% delle donne rimane in silenzio sull'argomento proprio per vergogna, e l'87% ammette di essersi sentita a disagio per aver vissuto episodi di incontinenza. Sono i dati di una recente ricerca globale condotta da Tena*, che evidenzia la portata culturale e sociale di un tema che riguarda molte donne e ha un impatto sulla vita quotidiana tangibile: oltre il 30% ha modificato il proprio modo di vestirsi, il 12% ha evitato appuntamenti, il 16% ha ridotto il tempo con le amiche.
Sono numeri che mettono in luce quanto il peso del giudizio sociale influenzi anche la quotidianità, condizionando la fiducia in se stesse e portando talvolta all'isolamento. Proprio per cambiare la narrativa sul tema, questo disturbo per una sera diventa protagonista di uno show ironico, irriverente e liberatorio: 'Quello che le donne dicono - Libere di essere. Libere di ridere'. Promossa da Tena, brand di Essity leader nei prodotti per l'incontinenza, la stand-up comedy affronta con leggerezza - ma senza filtri - il tema ancora troppo carico di vergogna delle perdite urinarie. Il 26 giugno, sul palco dell'Apollo Club di Milano - informa una nota - saliranno Giorgia Fumo, Alice Mangione, Marta Filippi e Angelica Massera, 4 voci tra le più brillanti e seguite della comicità italiana. Con i loro monologhi inediti racconteranno con ironia e autenticità una realtà diffusa, ma spesso invisibile, portando in scena esperienze personali, pregiudizi e paradossi condivisi da milioni di donne. Il messaggio è semplice e potente: non c'è nulla di cui vergognarsi, ma molto di cui parlare. Le perdite urinarie non devono più essere un tabù.
L'evento rientra nell'ambito della nuova campagna 'E' tempo di ripensare le perdite urinarie', lanciata da Tena a livello globale e sviluppata da Amv Bbdo, che ha l'obiettivo di scardinare gli stereotipi e incoraggiare una nuova narrazione sulle perdite urinarie.
Al centro della campagna un film manifesto potente e fuori dagli schemi, diretto da Nadia Marquard Otzen (vincitrice di un Grammy), che mostra alcune donne rappresentate nella loro vita reale - una madre nel post-parto, un'atleta, una cantante, una cavallerizza - che raccontano la propria quotidianità mentre convivono con le perdite urinarie. Le immagini sono sovrapposte a parole come 'invecchiamento', 'paura', 'debolezza', 'vergogna': etichette che la società continua ad associare al tema delle perdite urinarie.
La campagna 'E' tempo di ripensare le perdite urinarie' ha l’obiettivo di aiutare le donne a sentirsi più sicure di sé, offrendo soluzioni adatte alle loro necessità, per permettere loro di vivere più serenamente ogni momento. "Milioni di donne vivono una vita limitata a causa della vergogna e di soluzioni inadeguate - afferma Stefanie Steegs, Global Brand Communications Manager di Tena - Questa campagna vuole creare una cultura positiva e rispettosa intorno alla cura dell'incontinenza, rafforzare l'autostima e abbattere stereotipi dannosi. È arrivato il momento che le donne si sentano sicure di sé e davvero supportate, con prodotti pensati per rispondere alle loro reali esigenze". Per raggiungere un pubblico ancora più ampio, le performance verranno successivamente condivise online sui profili social delle protagoniste e sui canali ufficiali di Tena Italia.
Leggi tutto: Incontinenza urinaria, più di 8 donne su 10 ha disagio ma non ne parla
(Adnkronos) - Obiettivo Net Zero al 2040 grazie anche al confronto e al dialogo costante con i fornitori. E un’azione di responsabilità sociale che traduce i brand purpose in attività concrete sul territorio e per le comunità. Fater, azienda fondata da Angelini Industries nel 1958 e dal 1992 in joint venture con Procter&Gamble, attiva nel settore della cura della persona e della casa, racconta le sue attività Esg nel Rapporto di Sostenibilità 2023-2024, dal titolo ‘Every Day Matters’. Ad approfondire i capisaldi del Rapporto, con l’Adnkronos, è Daniele Eccher dall’Eco, Corporate Sustainability Senior Manager di Fater.
Il capitolo ‘Every Day Together’, in particolare, è dedicato agli stakeholder. Al centro il tema dell’ascolto sviluppato attraverso l'analisi di doppia materialità. “Già tre anni fa noi abbiamo condotto un'analisi molto approfondita con l'ingaggio di quasi 400 stakeholder tra dipendenti, fornitori, clienti, associazioni, mondo dell'accademia, proprio per ascoltare quali fossero dal loro punto di vista i temi più rilevanti che Fater dovesse attenzionare nello sviluppo di una strategia integrata di sostenibilità - spiega Eccher dall’Eco - Questo primo approccio ci ha permesso di andare a definire la nostra strategia di sostenibilità e anche dei target misurabili che, in un'ottica di trasparenza, andiamo a pubblicare annualmente con il nostro report di sostenibilità, una iniziativa volontaria non essendo Fater un'azienda quotata”.
Nella sezione ‘Every Day Climate Protection’, il report si concentra su risultati e obiettivi in tema ambientale. “Uno dei target che Fater si è dato in ambito di Esg è quello di contrastare il cambiamento climatico attraverso una riduzione del proprio impatto carbonico: abbiamo aderito al Science Based Targets initiative - Sbti nel 2021 e abbiamo comunicato e poi validato i nostri target di decarbonizzazione sia in una prospettiva di medio termine, al 2030, sia in una prospettiva di lungo termine, con l'obiettivo molto sfidante di Net Zero entro il 2040 - racconta - Sappiamo che per raggiungere questi obiettivi è fondamentale più che mai lavorare ingaggiando tutti gli attori che sono a monte e a valle di Fater in maniera più intenzionale e specifica dal momento che oltre la metà dell'impatto carbonico dell’azienda deriva da emissioni che sono al di fuori del proprio ambito di azione e sono relative alle materie prime che acquistiamo dai nostri fornitori, quindi di Scope 3”.
Così “abbiamo ingaggiato progressivamente i fornitori da cui acquistiamo queste materie prime per ragionare con loro su come poter avviare un processo di decarbonizzazione attraverso una serie di incontri top to top che vengono fatti dal management Fater insieme al management del fornitore”. All’interno di questo percorso si inserisce anche l’implementazione della piattaforma Ecovadis per rinforzare l’integrazione di criteri Esg nella selezione dei fornitori.
Il capitolo del rapporto ‘Every Day a better society’ racconta gli impegni sul fronte dei propri dipendenti e dei consumatori. “Noi stimiamo che i nostri prodotti siano presenti in tre famiglie su quattro in Italia quindi abbiamo l'onore ma anche l'onere di avere una grandissima capillarità. Così, per ciascuno dei nostri brand più importanti, abbiamo ragionato su quello che potesse essere un social purpose, cioè uno scopo sociale”, racconta.
Lines, ad esempio, collabora con la Ong WeWorld, impegnata nel garantire i diritti di donne, bambine e bambini in oltre 25 Paesi nel mondo. In particolare, Lines ha contribuito all’apertura degli ‘Spazi Donna’ (Bologna nel 2021 e Pescara nel 2022) che hanno accolto e sostenuto, dalla loro apertura ad oggi, oltre 700 donne in difficoltà. Contro gli stereotipi e le discriminazioni di genere, il brand ha anche sviluppato l’iniziativa Domande Scomode @School Lines coinvolgendo in programmi educativi sul rispetto fra i generi complessivamente 250mila studenti di 442 scuole medie e superiori, per un totale di 3.039 classi. Circa 100mila studenti nel solo anno fiscale 2023/24.
Nel caso del brand Ace “il social purpose è quello di contribuire in prima persona alla cura della nostra casa che è il mondo”. Da qui l’azione al fianco di Retake per sensibilizzare sull'importanza del recupero degli spazi urbani, attraverso il progetto ‘Scendiamo in piazza’. “Abbiamo accoppiato a questa iniziativa anche lo sviluppo di una formula specifica di Ace, la formula anti-odio”, racconta Eccher dall’Eco spiegando che si tratta di una specifica formulazione del prodotto, non commercializzata, utilizzata per rimuovere dai muri messaggi di odio.
“Con Pampers abbiamo sviluppato una piattaforma digitale, il Pampers Village - avviato nel 2021 in partnership con Heart4Children - nell'app Coccole Pampers, che è stato e diventerà sempre di più anche un luogo fisico e non solo virtuale in cui c'è la possibilità per i neogenitori di scambiarsi i pareri, di poter seguire podcast su tutti i temi che riguardano, appunto, la genitorialità”, spiega il Corporate Sustainability Senior Manager di Fater. Infine, in collaborazione con Fondazione Onda, Lines Specialist ha sviluppato la campagna ‘-Pausa +Te’ e creato un portale che offre supporto, consigli pratici e consulenze gratuite per aiutare le donne a vivere la menopausa in modo positivo.
Nel quadro di queste azioni in ambito Esg, portate avanti negli anni, risulta importante per l’azienda misurare e rendicontare i progressi ottenuti. “Lo facciamo perché noi pensiamo che si ottenga solo ciò che si misura”, sottolinea Eccher dall’Eco rimarcando l’impegno per la “trasparenza verso i tanti stakeholder che abbiamo ingaggiato nello sviluppo dell'analisi di doppia materialità”. Inoltre, “è un modo per spingere noi stessi ed essere ancora più impegnati nel raggiungimento degli obiettivi che ci siamo dati ogni anno: la rendicontazione per noi è un modo per tirare una linea, guardarci internamente, dare una risposta esternamente e soprattutto anche ascoltare quelli che possono essere gli stimoli che arrivano”. In questo senso “stiamo portando avanti un bellissimo progetto con Microsoft che ci ha anche utilizzato come un case history globale per andare a sviluppare una piattaforma, anche customizzata per alcuni aspetti per Fater, che ci possa appunto supportare nella raccolta di questa marea di dati”.
Leggi tutto: Net Zero al 2040 e impegno sociale, le azioni e i progetti di Fater
(Adnkronos) - Elisabetta II era una regina che si sporcava le mani. O, meglio, i guanti, che spesso sfoderava per lavare i piatti dopo cena. Pur avendo a disposizione un esercito di domestici, fra camerieri, chef e governanti, sembra infatti che il lavaggio delle stoviglie fosse una delle sue passioni, secondo quanto rivelato dallo scrittore e conduttore radiofonico Gyles Brandreth nella biografia 'Elizabeth: An Intimate Portrait'. Nella quale, l'aneddoto più divertente riguarda l'ex premier britannico David Cameron, quando cercò di aiutare la regina nel suo compito preferito durante un soggiorno a Balmoral.
L'ex primo ministro raccontò a Gyles che durante una cena "fui servito a tavola dal principe Filippo e da Sua Maestà la regina, i quali successivamente sparecchiarono e lavarono tutto, mentre io restavo seduto a parlare con gli altri ospiti. Ricordo di aver pensato di aiutarli e così mi sono alzato, mi sono infilato i guanti e ho iniziato a lavare i piatti. E ricordo che Sua Maestà disse: 'Che diavolo sta facendo primo ministro?'. Avevo infranto il protocollo, e mi sono seduto di nuovo e ho fatto quello che mi era stato detto".
In un'altra occasione, un ex dipendente reale disse allo scrittore Harry Mount di quando Elisabetta aiutò a organizzare il pranzo dopo una battuta di caccia. La fonte ha raccontato che "alla fine del pasto, ho sentito qualcuno dire: 'Lavo i piatti'. Mi sono girato e ho visto la regina con i suoi guanti gialli per lavare le stoviglie". Anche l'ex maggiordomo reale Paul Burrell raccontò che una volta Elisabetta II iniziò a lavare i piatti davanti all'allora primo ministro Margaret Thatcher dopo un picnic. Da fervente monarchica, la Thatcher era fermamente convinta che la regina non dovesse lavare le stoviglie. Ma Burrel sostiene che un compromesso fu trovato, quando Elisabetta propose alla premier: "Bene, io lavo. Tu asciughi?".
Brandreth sostiene che la passione della regina per il lavaggio dei piatti sia iniziata in tenera età. Naturalmente, coloro che hanno letto i diari di guerra dell'amica d'infanzia della regina, Alathea Fitzalan-Howard, sapranno che Lilibet era sempre stata brava nei lavori domestici. Nel marzo del 1941, quando frequentavano lezioni di cucina a Windsor, l'amica annotò: "A Lillibet piace lavare i piatti e lo fa più di tutti noi messi insieme".
Leggi tutto: A Elisabetta II piaceva lavare i piatti: lo fece per Cameron e la Thatcher
(Adnkronos) - Il numero uno del tennis mondiale, Jannik Sinner, si sta preparando per il suo esordio sull'erba di Wimbledon. Quest'anno il campione altoatesino può prepararsi meglio per il cambio di superficie, visto che lo scorso anno con l'infortunio all'anca al torneo di Madrid a maggio c'era stato uno stop obbligatorio e il suo Wimbledon 2024 ne aveva risentito con la sconfitta ai quarti da parte di Daniil Medvedev.
"Il cambiamento delle superfici può influenzare lo stile di gioco, la velocità di gioco, la risposta della palla e la biomeccanica del giocatore, che a loro volta contribuiscono a diversi tipi di infortuni. L'incidenza degli infortuni riportata nel tennis varia da 0,04 a 3,0 infortuni per 1.000 ore di gioco in giocatori di tutte le età. Se prendiamo ad esempio il torneo di Wimbledon, negli anni compresi tra il 2003 e il 2012, praticamente subito dopo il cambio di erba dei campi, il tasso complessivo di infortuni è stato di 20,7 per 1.000 set giocati". A fare il punto per l'Adnkronos Salute è il medico fisiatra Andrea Bernetti, segretario generale della Simfer (Società italiana di medicina fisica e riabilitativa) e professore ordinario di Medicina fisica e riabilitativa all'Università del Salento.
"Gli infortuni a Wimbledon erano localizzati prevalentemente a livello degli arti inferiori (50%), seguiti da quelli agli arti superiori (28%) e alla colonna vertebrale (25%) I tassi di infortunio sono stati più alti per le donne (23,4 per 1.000) rispetto agli uomini (17,7 per 1.000). Il 39% degli infortuni erano nuovi infortuni acuti, mentre il 61% erano riacutizzazioni di precedenti infortuni", precisa Bernetti.
L'erba è considerata la superficie più veloce con un rimbalzo della palla più basso e una durata del punto più breve. I giocatori devono raggiungere la palla più rapidamente sull'erba e il campo può essere scivoloso. "Gli infortuni comuni includono lesioni muscolari in particolare a livello dei quadricipiti e ischiocrurali a causa di eccessivo allungamento dovuto a scivolamenti. Gli atleti - sottolinea il medico-fisiatra - possono sperimentare inoltre infortuni al rachide lombare a causa dei movimenti in allungamento per raggiungere la palla. Sono descritti inoltre traumi a livello della caviglia a causa di scivolamenti e arresti improvvisi sulla linea di fondo".
Se entriamo nello specifico del torneo di Wimbledon, "dobbiamo ricordare come, per esigenze legate anche alla necessità di far competere ad alto livello al prestigioso torneo tutti i tennisti più famosi, l'erba dei campi abbia subito un netto cambiamento. Per anni era una mistura: al 70% si utilizzava la Lorrina Perennial Ryegrass (il loietto perenne) e al 30% il Barcrown Creeping Red Fescue (la festuca perenne), un mix che rendeva il terreno soffice, ma allo stesso tempo irregolare - ricorda Bernetti - Dal 2001 tutti campi di Wimbledon sono invece costituiti solo dal loietto inglese. Inoltre, i campi vengono regolarmente passati con rulli pesanti, rendendo la superficie di Wimbledon molto regolare e uniforme, con erba di 8 millimetri su fondo compatto. Di conseguenza le palline hanno rispetto al passato un rimbalzo più alto, regolare e sostanzialmente prevedibile".
Ma cosa accade sulle altre superfici? "Il 'cemento' è una superficie rigida con ridotto assorbimento degli urti, maggiore resistenza all'attrito e forze massime, e picchi di pressione più elevati sul retropiede - risponde Bernetti - Infortuni comuni includono lesioni muscolari, dolori al ginocchio (ad esempio una condropatia femoro-rotulea). Maggiore incidenza di tendinopatia achillea e fascite plantare a causa del ridotto assorbimento degli urti e dell'aumento della resistenza all'attrito".
"Sulla terra rossa o 'battuta' - prosegue il medico-fisiatra - le palline assorbono peso e umidità, diventano più pesanti e perdono velocità. Il tempo di gioco effettivo è del 20-30% più lungo sui campi in terra battuta rispetto a quelli in cemento. La forza media sul piede è significativamente inferiore sulla terra battuta rispetto al cemento. Gli infortuni più comuni includono infortuni da uso eccessivo ripetitivo agli arti superiori (spalla, polso e gomito), a causa di scambi più lunghi e palline più pesanti. Infortuni agli adduttori sono comuni a causa di eccessivo allungamento con scivolamenti, arresti improvvisi e cambi di direzione".
In conclusione, "la gestione degli infortuni nel tennis professionistico richiede un approccio olistico e integrato che prenda in esempio ogni singolo aspetto dell'atleta in modo personalizzato, anche ovviamente il passaggio critico della stagione tra una superficie e l'altra".
Leggi tutto: Sinner a Wimbledon, incognita erba e rischio infortuni: cosa dice l'esperto
(Adnkronos) - A Expo Osaka 2025, il 30 giugno, Confindustria Nautica presenta in anteprima la 65ª edizione del Salone Nautico Internazionale di Genova, il più importante evento del Mediterraneo e terzo salone nautico al mondo. L’appuntamento giapponese segna un passaggio simbolico e operativo nella strategia di internazionalizzazione del comparto, con l’obiettivo di consolidare il ruolo del Salone Nautico come piattaforma globale di promozione e valorizzazione del Made in Italy, capace di connettere imprese, innovazione, mercati e cultura industriale. L’evento si inserisce nel contesto della Liguria Week al Padiglione Italia, occasione per affermare il primato italiano nella nautica da diporto e promuovere il valore della filiera.
Nel 2023 il settore ha registrato un fatturato globale record di 8,33 miliardi di euro (+13,6% sul 2022), con un export che ha superato i 4,3 miliardi, raggiungendo il massimo storico. L’Italia è leader mondiale nella produzione di superyacht (>24m), con oltre il 50% degli ordini globali, ed è ai vertici anche nei comparti di battelli pneumatici, componentistica e motori. Con un tasso di esportazione del 90% e oltre 200.000 occupati, la nautica da diporto italiana è una filiera ad alto moltiplicatore economico, un patrimonio industriale che alimenta innovazione, lavoro e valore aggiunto sui territori.
Organizzato da Confindustria Nautica, il Salone Nautico Internazionale di Genova è da 65 anni il punto di riferimento mondiale per il settore. È l’unico salone italiano nel circuito IFBSO, secondo evento fieristico nazionale per impatto economico dopo il Salone del Mobile. Ogni anno, secondo un’analisi condotta da Nielsen, genera un indotto tra i 65 e i 70 milioni di euro in pochi giorni e richiama operatori e stampa da oltre 30 Paesi e 5 continenti. Il Salone è strumento di politica industriale, non solo vetrina, perché stimola investimenti, guida la sostenibilità e promuove un confronto permanente tra imprese e istituzioni.
“Con la presentazione a Expo Osaka, il Salone Nautico Internazionale di Genova organizzato da Confindustria Nautica si conferma ambasciatore del Made in Italy nel mondo e del valore industriale dell’nautica da diporto – dichiara Alessandro Gianneschi, Vicepresidente di Confindustria Nautica con delega alla Promozione del Made in Italy che rappresenterà l’Associazione in Giappone. Da 65 edizioni, il Salone Nautico Internazionale di Genova, in ragione della sua specificità di manifestazione di filiera progettata e organizzata da Confindustria Nautica, ossia dall’Associazione confindustriale delle imprese e per le imprese, promuove e sostiene l’industria nautica, ne ha supportato la straordinaria crescita negli ultimi vent’anni e ha accompagnato le aziende del settore su un percorso di crescita ed eccellenza”.
Dal 18 al 23 settembre 2025, il Salone Nautico si svolgerà nell’area del nuovo Waterfront di Levante, firmato Renzo Piano che vedrà totalmente completata l’area a mare e il Palasport. Unico al mondo per concept, rappresenta la prima infrastruttura fieristica progettata per la nautica da diporto e per ospitare un evento di caratura internazionale come il Salone Nautico. Un format trasversale, capace di rivolgersi sia a professionisti e operatori, sia agli appassionati del mare, con 5 aree merceologiche interconnesse (Yachts & Superyachts, Sailing World, Boating Discovery, Tech Trade, Living the Sea) e oltre l’85% di spazi all’aperto che consentono prove a mare e un percorso di visita senza soluzione di continuità.
Il 65°Salone Nautico Internazionale di Genova, che nel 2024 ha ottenuto la certificazione ISO 20121 per la gestione sostenibile della manifestazione, vedrà riconfermata la quarta edizione del talk World Yachting Sustainability Forum e del Design Innovation Award, il riconoscimento che, giunto alla sesta edizione, valorizza la creatività e l’eccellenza tecnologica delle novità in esposizione al Salone Nautico.
Leggi tutto: Confindustria Nautica presenta a Expo Osaka 2025 il 65mo Salone di Genova
(Adnkronos) - Una storia lunga quasi 150 anni guarda al futuro: in uno scenario globale segnato da evoluzioni tecnologiche e nuove aspettative dei consumatori, il Gruppo Barilla sceglie di rinnovare il suo impegno verso l’innovazione, aprendosi al confronto con partner della propria filiera per identificare insieme soluzioni tecnologiche, dinamiche e visionarie. È in quest’ottica che l’azienda annuncia l’apertura ufficiale delle candidature per 'Good Food Makers 2025', il programma di open innovation dedicato a startup, spin-off e aziende innovative che vogliono contribuire alla trasformazione del settore agroalimentare.
Giunto alla sua settima edizione, quest’anno in collaborazione con Almacube (l’hub dell’innovazione dell’Università di Bologna e di Confindustria Emilia Area Centro), il programma assume la forma speciale di Good food makers - Ecosystem, con l’obiettivo di creare un ecosistema di innovazione aperto a stakeholder e partner della catena del valore di Barilla, facilitando lo sviluppo e l’implementazione di tecnologie emergenti per soluzioni concrete.
Le tre realtà vincitrici parteciperanno a un percorso collaborativo di 4 settimane con figure professionali di Barilla e delle aziende partner: sarà un’occasione per accedere a una rete di valore e progettare insieme soluzioni capaci di generare impatto reale lungo tutta la filiera dal campo alla tavola, fianco a fianco con manager Barilla. Le candidature sono aperte fino a fine luglio e il programma entrerà nel vivo da settembre con un percorso strutturato che si concluderà durante l’Innovation Day a gennaio 2026.
“Con Good Food Makers vogliamo consolidare il nostro impegno verso un’innovazione aperta, capace di generare valore concreto lungo tutta la filiera”, commenta Claudia Berti, Barilla head of open innovation.
“In un contesto in rapida evoluzione, crediamo che la collaborazione con realtà innovative sia fondamentale per affrontare sfide complesse come la sostenibilità e la digitalizzazione dei sistemi agroalimentari, per migliorare ulteriormente il nostro modo di operare. La speciale edizione Ecosystem di quest’anno ci permette di lavorare fianco a fianco con partner strategici, in un percorso strutturato che punta a trasformare le idee in soluzioni pronte per essere implementate. È un’opportunità concreta per innovare insieme e con impatto reale”, spiega.
Tre sono le sfide individuate quest’anno insieme ai partner di Barilla. La prima, 'AgTech for climate resilience', nasce in collaborazione con Open Fields e punta a individuare tecnologie innovative per migliorare la coltivazione del basilico e la gestione delle erbe spontanee, con un’attenzione particolare al clima e alla sostenibilità delle buone pratiche agricole. Con la sfida 'New frontiers in detection', sviluppata insieme a Bizerba, si cercano soluzioni all’avanguardia per potenziare l’affidabilità e la precisione dei sistemi di rilevamento negli impianti produttivi, contribuendo a rafforzare qualità, efficienza e controllo nei processi industriali.
Infine, la sfida 'Best on Shelf', realizzata in collaborazione con Conad Nord Ovest, si rivolge a chi può offrire strumenti innovativi per monitorare la presenza e la visibilità dei prodotti sugli scaffali, migliorando al tempo stesso la gestione del punto vendita e l’esperienza d’acquisto dei consumatori. Dal 2019 ad oggi, Good Food Makers ha raccolto oltre 900 candidature da 25 Paesi e ha già collaborato con 26 startup, accompagnandole in un percorso di crescita e sperimentazione sul campo.
Nel corso degli anni, Good Food Makers ha dato vita a collaborazioni di valore con diverse startup. Tra i casi di maggiore successo, Connecting Food ha digitalizzato l’intera filiera del basilico fresco destinato al pesto Barilla, rendendola completamente tracciabile grazie alla tecnologia blockchain e accessibile ai consumatori tramite QR Code. Un progetto pionieristico che ha coinvolto oltre 50 unità operative, tra aziende agricole, fornitori e lo stabilimento di Rubbiano (Pr). Selezionata nell’edizione 2023, Nosh Biofoods continua invece oggi la sua collaborazione con Barilla grazie a innovazioni basate sulla fermentazione, che consentono la creazione di ingredienti sostenibili, ad alto valore nutrizionale e a basso impatto ambientale.
Anche Manual.to, che ha partecipato all’ultima edizione del programma, ha già visto la propria tecnologia applicata in modo concreto: la piattaforma, che semplifica la formazione e le procedure aziendali, è in fase di implementazione presso lo stabilimento di Cremona. “In Manual.to ci concentriamo sull’impatto diretto sul personale operativo”, spiega Jorim Rademaker, ceo e fondatore di Manual.to. “Con Barilla abbiamo trovato un partner che valorizza davvero le persone dietro ai processi. Da Cremona a Parma, ci siamo sentiti visti, sostenuti e ispirati. Questo senso di appartenenza si è tradotto direttamente in risultati di business”, continua.
Infine, anche il sistema avanzato di intelligenza artificiale sviluppato da Voxpopme è entrato a far parte degli strumenti impiegati da Barilla per le ricerche con i consumatori. “Food Makers è stato fondamentale per Voxpopme, accrescendo la nostra visibilità e offrendoci un’opportunità unica di applicare la nostra tecnologia a fianco di un leader globale nel settore food”, afferma Andy Barraclough, ceo e fondatore di Voxpopme. "Invitiamo qualsiasi startup che voglia fare la differenza nel food o nella tecnologia a partecipare: è una partnership con uno scopo", continua.
Per confermarsi azienda leader nel settore alimentare ed esplorare le nuove frontiere nel food, nel 2024 Barilla ha investito circa 50 milioni di euro nella ricerca e sviluppo. E il nuovo hq della ricerca e sviluppo è attualmente in fase di riqualificazione e potenziamento. Con 12mila metri quadrati di superficie complessiva e nuovi laboratori, il nuovo polo vedrà a Parma la concentrazione di tutte le competenze tecniche del Gruppo Barilla, con un’evidente crescita delle capacità di Barilla di fare ricerca e innovazione. Tutto questo lavorando sempre di più con team interfunzionali, internazionali e dedicati ai singoli progetti, anche con continue collaborazioni con l’esterno come le startup selezionate attraverso Good food makers.
Leggi tutto: Con la 7a edizione di 'Good food makers, Barilla scommette su futuro sistema alimentare
(Adnkronos) - "L'Iran ha vinto". L'ayatollah Ali Khamenei ricompare, dopo una settimana di silenzio totale, con un messaggio video che 'celebra' la vittoria della guerra contro Israele. La Guida Suprema, come nel precedente video messaggio, appare stanco e provato. Khamenei è nello stesso luogo in cui, a guerra in corso, aveva respinto la richiesta di resa incondizionata avanzata dal presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. Nel messaggio, l'ayatollah rivendica la vittoria "sul falso regime sionista" e ridimensiona i danni che l'attacco americano avrebbe provocato ai siti nucleari iraniani.
Leggi tutto: Khamenei torna con messaggio tv: "Iran ha vinto la guerra"
(Adnkronos) - Simona Ventura festeggia sui social il compleanno del marito Giovanni Terzi. Oggi, giovedì 26 giugno, il giornalista compie 61 anni e per l'occasione la conduttrice televisiva ha condiviso sul suo profilo Instagram una carrellata di foto che ritraggono momenti della loro vita insieme. La giornata segna un traguardo importante anche per la coppia: oltre al compleanno di Terzi, ricorre infatti l'anniversario del loro matrimonio.
"Amore... è passato un anno dalla festa del nostro matrimonio. Avevamo scelto proprio questo giorno per celebrare con i nostri amici di Milano", scrive Simona Ventura ricordando il giorno in cui hanno celebrato il loro matrimonio insieme agli amici. "Questa data è magica soprattutto per il tuo compleanno!", ha aggiunto.
"Grazie per l’amore e il supporto che mi dai ogni giorno, e per quel nido fatto di fatica, cuore, passione e sentimento che costruiamo insieme, giorno dopo giorno. Buon compleanno, amore mio. Ti amo immensamente", la dedica. "Vita mia hai acceso la mia anima che vagava nel buio delle tenebre . Ogni giorno e’ una scoperta meravigliosa con te. Ti amo immensamente", ha commentato il giornalista sotto il post condiviso su Instagram dalla moglie.
Simona Ventura e Giovanni Terzi sono legati sentimentalmente dal 2018. Poi, la proposta di matrimonio è arrivata durante la partecipazione di entrambi all’edizione di Ballando con le Stelle 2023. La coppia è convolata a nozze il 6 luglio del 2024, pochi giorni dopo i festeggiamenti con gli amici.
La loro è una famiglia allargata: la conduttrice, 60 anni, è mamma di Niccolò e Giacomo, nati dal matrimonio con Stefano Bettarini, e di Caterina, adottata nel 2014. Il giornalista è papà di Lodovico, nato dal primo matrimonio, e di Giulio Antonio, nato dal secondo matrimonio con Silvia Fondrieschi.
Leggi tutto: Simona Ventura, la dedica al marito Giovanni Terzi: "Grazie per il nostro nido"
(Adnkronos) - Si cercano anche nel Tevere gli effetti personali di Anastasia Trofimova e della figlia di 11 mesi Andromeda, trovate morte lo scorso 7 giugno a Villa Pamphili a Roma. Al lavoro nelle ricerche, che interessano anche le banchine del fiume, ci sono i sommozzatori che stanno scandagliando in particolare l’area intorno a Ponte Garibaldi: proprio in quella zona, nella vicina largo Argentina, Francis Kaufmann, il 46enne americano ora detenuto in Grecia con l’accusa di duplice omicidio aggravato, è stato visto lo scorso 10 giugno con un trolley. Valigia che l’uomo non aveva più con sé in aeroporto.
Intanto gli inquirenti, coordinati dal procuratore aggiunto Giuseppe Cascini, hanno ascoltato il proprietario di un appartamento a Campo de’ Fiori dove Kaufmann ha vissuto ad aprile con la compagna e la figlia. L’uomo avrebbe riferito che dopo aver ricevuto un acconto sono andati via senza saldare l’intero soggiorno.
L’americano, che mercoledì davanti ai magistrati greci e italiani, in videocollegamento da piazzale Clodio insieme agli investigatori della Squadra Mobile, non ha risposto alle domande avvalendosi della facoltà di non rispondere limitandosi a professarsi innocente, oggi ricomparirà davanti ai giudici greci della Corte di Appello che dovranno esaminare la richiesta di estradizione a cui Kaufmann si è sinora opposto. Richiesta di estradizione, che a quanto si apprende, è stata avanzata solo dall’Italia. Attesi sempre nei prossimi giorni i risultati degli esami istologici, disposti dalla Procura in seguito all’autopsia eseguita presso l’Istituto di medicina legale dell’Università Cattolica, che serviranno a chiarire le cause del decesso. Fra le ipotesi quella che la donna, nata a Omsk, in Siberia, sia stata soffocata.
Leggi tutto: Omicidi Villa Pamphili, si cercano effetti personali di madre e figlia anche nel Tevere
(Adnkronos) - "La prima volta che ho incontrato Alvaro Vitali abbiamo litigato. È venuto qui al bar e c'è stata un'incomprensione in cassa, lui si era un po' alterato, io mi sono alterato, ma poi ci siamo messi a ridere. Alla fine, con lui non potevi rimanere serio troppo a lungo". Così all'Adnkronos Maurizio Pontillo, titolare del Bar Cristal, ricorda Alvaro Vitali. Il 'Pierino' della commedia all'italiana, morto martedì scorso, era un fedele cliente del suo locale di Casal Palocco, zona di Roma dove si era trasferito da molti anni.
"Ci conoscevamo da più di 10 anni ormai, sin da quando è venuto ad abitare a via Pelopida, molto vicino al nostro locale. Il bar è stato la location di parecchi suoi servizi fotografici per le riviste, e utilizzava spesso l'esterno per le interviste con Stefania, l'ex moglie. Era veramente una persona a modo, ci divertivamo tanto insieme", ricorda Maurizio. "Molto spesso gli raccontavo dei suoi film che avevo visto da bambino e lui mi recitava le vecchie battute". Maurizio racconta che erano "diventati amici, ma sempre con rispetto. Io gli davo del lei, anche se scherzavamo tranquillamente. Mi è rimasto impresso la prima volta in cui mi chiese se potessi prestargli il bar perché doveva fare un servizio fotografico. È stato molto carino, ha scattato insieme ai ragazzi che lavorano qui vestito da banchista, poi dal suo personaggio classico, il 'Pierino' della situazione".
L'ultima volta in cui l'ha visto, "è stato parecchie settimane fa, - spiega il titolare del Bar Cristal - forse un paio di mesi. Alvaro ultimamente usciva di casa molto poco, si vedeva che era debilitato. L'ultima intervista che ha fatto al bar è stata un annetto fa, e già lì si capiva che era stanco. Magari si faceva accompagnare a prendere qualcosa, ad esempio a fare una ricarica telefonica, ma non scendeva neanche più dalla macchina, non ce la faceva". La notizia della scomparsa, tuttavia, "non me l'aspettavo assolutamente. Stavo cenando quando l'ho sentito al Tg2. Il suo autista Antonio poi mi ha confermato che era stato male ed era stato ricoverato per una polmonite. Mi avrebbe fatto piacere salutarlo un'ultima volta".
(Adnkronos) - Nino Tronchetti Provera è la nuova fiamma di Michelle Hunziker? I due sono stati paparazzati da Oggi mentre si scambiano un tenero bacio, in centro a Milano, che sembra confermare la loro relazione. Ma chi è il Tronchetti Provera (non l'ex di Chiara Ferragni) che ha rubato il cuore della showgirl svizzera?
Tronchetti Provera ha 55 anni, è un manager e si occupa di finanza e investimenti sostenibili. È cugino di Giovanni Tronchetti Provera, l'imprenditore del gruppo Pirelli che negli ultimi mesi è stato al centro delle pagine di gossip per la sua relazione, ormai conclusa, con Chiara Ferragni.
Tronchetti Provera è laureato in Economia Aziendale e ha conseguito un master all'INSEAD (The Business School of the World). Nel 1997 ha fondato Cam Tecnologie e dal 2002, per cinque anni, ha lavorato nel gruppo Telecom Italia. È il fondatore e Managing Partner di Ambienta, con sede a Milano.
Sul fronte sentimentale è noto che Nino Tronchetti Provera ha alle spalle un matrimonio. L'imprenditore è stato sposato con la fotografa Francesca Malgara, dalla quale ha avuto tre figlie Virginia, Allegra e Camilla.
Leggi tutto: Nino Tronchetti Provera, chi è la nuova fiamma di Michelle Hunziker
(Adnkronos) - Hibakusha contro Donald Trump. I sopravvissuti delle bombe atomiche sul Giappone attaccano il presidente degli Stati Uniti, che ha definito risolutivi per il conflitto i raid in Iran, paragonandoli a Hiroshima e Nagasaki. "Come hibakusha, credo che qualsiasi attacco alle strutture nucleari sia assolutamente inaccettabile. Inoltre, l'idea di lanciare un attacco preventivo contro un altro Paese, semplicemente perché potrebbe sviluppare armi nucleari, è profondamente problematico dal punto di vista del diritto internazionale e riflette la logica arrogante delle grandi potenze", dice all’Adnkronos Toshiko Tanaka, sopravvissuta alla bomba atomica su Hiroshima.
Toshiko Tanaka a Hiroshima ci è nata, nel 1938, e aveva appena 6 anni quando la bomba atomica fu sganciata sulla sua città, subendo le ustioni e i danni delle radiazioni. “Tutti i miei compagni di scuola sono stati uccisi”, ricorda. Lei stessa rimase gravemente ustionata. E sulle parole di Trump non ha dubbi, e qualcosa si sente di dover ‘correggere’. “L’affermazione del presidente Trump secondo cui la bomba atomica ha posto fine alla guerra con il Giappone è imprecisa. Il Giappone aveva già perso la maggior parte della sua forza militare e si stava avvicinando alla sconfitta, a prescindere. Si ritiene che il lancio di due diversi tipi di bombe atomiche, una basata sull'uranio su Hiroshima e l'altra sul plutonio su Nagasaki, non sia stato solo un esperimento con nuove armi, ma anche una dimostrazione di potere al mondo”, sottolinea.
“Detto questo, non importa quanto crudele o ingiusto possa essere stato il metodo, se avesse davvero posto fine alla guerra, allora, almeno come hibakusha, avrei provato un senso di sollievo”, conclude Toshiko Tanaka.
Ad opporsi "alla politica di risoluzione del governo degli Stati Uniti, rappresentato dal Presidente Trump" è anche la Nihon Hidankyo, la Japan Confederation of A and H Bomb Sufferers Organizations, l'organizzazione giapponese che rappresenta gli 'hibakusha' di Hiroshima e Nagasaki, Nobel per la pace nel 2024. "Il 21 giugno 2025, il presidente Trump, in un discorso alla nazione, ha annunciato il 'grande successo' dell'attacco Usa al principale impianto di produzione nucleare dell'Iran e che, a seconda della risposta dell'Iran, sarebbero stati perpetrati ulteriori attacchi. Si è trattato di un atto e di un'affermazione oltraggiosi - dichiara all'AdnKronos Tanaka Hisami, rappresentante della Confederazione - un'azione completamente opposta alla precedente posizione del presidente Trump, che si era espresso per una risoluzione pacifica del conflitto tra Iran e Israele".
"L'Aiea, l'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica - sottolinea Tanaka Hisami - ha stabilito che l'Iran non sta sviluppando armi nucleari, per cui questo atto deve essere considerato una violazione della Carta delle Nazioni Unite, del diritto internazionale e anche del Trattato sulla Proliferazione delle Armi Nucleari".
Inoltre, continua il rappresentante della Nihon Hidankyo, "con l'attacco 'preventivo' degli Stati Uniti, la teoria della deterrenza nucleare, secondo la quale il possesso di armi nucleari da parte di alcuni Stati dissuaderebbe altri paesi da eventuali attacchi preventivi, è crollata", dice ricordando anche la minaccia russa di ricorrere ad armi nucleari contro l'Ucraina e le dichiarazioni del governo israeliano sull'uso di armi nucleari nella Striscia di Gaza. "Questi e altri eventi stanno minando il 'tabù nucleare'", sottolinea Tanaka Hisami, ricordando il Premio Nobel per la Pace assegnato nel 2024 alla Confederazione degli hibakusha per aver "contribuito enormemente all’istituzione del tabù nucleare" e il cui obiettivo è quello di costruire, anche grazie alle testimonianze dei sopravvissuti, una forte opinione pubblica contro l'uso di armi nucleari.
La Confederazione Giapponese delle Organizzazioni delle Vittime della Bomba Atomica e delle Bombe a Idrogeno ricorda di avere "costantemente denunciato la disumanità delle armi nucleari e ne ha chiesto la proibizione e l'abolizione" e di avere "cercato di costruire un mondo pacifico senza armi nucleari o guerre" chiedendo "una soluzione attraverso negoziati diplomatici approfonditi e pacifici". "Ci opponiamo alla politica di risoluzione del governo degli Stati Uniti, rappresentato dal Presidente Trump, e chiediamo un immediato cambiamento di politica", ribadisce Tanaka Hisami.
(di Stefania Marignetti)
Leggi tutto: Iran e il paragone di Trump, sopravvissuti Hiroshima e Nagasaki: "Parole oltraggiose"
(Adnkronos) - Sull'Italia si sta abbattendo una nuova ondata di caldo. Quando le temperature salgono così tanto, la doccia fredda sembra essere il rimedio migliore per rinfrescarsi. Ma è davvero così? O è meglio scegliere l'acqua calda?
Può sembrare strano, ma una doccia fredda non aiuta ad abbassare il calore corporeo: poiché restringe i vasi sanguigni della pelle, si compromette uno dei principali meccanismi del corpo per rinfrescarsi: avvicinare il sangue alla superficie della pelle per permettere la dispersione del calore (è per questo che diventiamo rossi quando fa caldo). Il corpo dopo una doccia gelida proverà a riscaldarsi, facendoci sentire più bollenti di prima. Un'immersione prolungata in acqua fredda, come una nuotata nel mare di primavera, raffredda gradualmente il corpo, ma le docce fredde durano poco. Fare una doccia tiepida, soprattutto prima di dormire, è preferibile, poiché aumenta il flusso sanguigno verso la pelle, migliorando la dispersione del calore. Un bagno caldo/tiepido è ancora meglio, anche se non è la scelta più amica dell’ambiente. Il fatto è che per molti una doccia calda è la scelta preferita per rilassarsi. Secondo uno studio presentato alla Joint International Conference on Water Distribution System Analysis and Computing and Control for the Water Industry, la temperatura ideale dell'acqua per la maggior parte delle persone si aggira tra i 40 e i 41°C.
Quali sono i vantaggi delle docce calde? Favoriscono il rilassamento, migliorano la qualità del sonno e riducono la tensione muscolare e i dolori legati a malattie croniche come l'osteoartrite. Inoltre, migliorano la circolazione. Il calore dilata i vasi sanguigni, diminuendo la rigidità arteriosa, un elemento cruciale per prevenire problemi cardiovascolari, e aumenta il flusso sanguigno nei pazienti con insufficienza cardiaca cronica. Tra gli aspetti negativi, l’effetto su pelle e capelli, che risultano più secchi, e la possibilità di un calo di pressione con possibili svenimenti (e dunque infortuni legati a cadute improvvise).
Le docce fredde hanno effetti positivi sul corpo, soprattutto se l’acqua fredda segue quella calda, una pratica che migliora la circolazione, attiva il sistema nervoso simpatico e accelera il metabolismo. Certo, le docce fredde possono provocare choc da freddo, che può causare iperventilazione o addirittura infarto...
La Croce Rossa inglese consiglia un metodo per raffreddarsi rapidamente e per consumare poca acqua: immergere mani e piedi nell'acqua fredda. “I polsi e le caviglie hanno molti punti di pulsazione in cui i vasi sanguigni sono vicini alla pelle, per cui ci si raffredda più rapidamente”. Ma per un effetto a lungo termine, soprattutto prima di affrontare una lunga notte estiva, niente di meglio di una doccia tra il tiepido e il caldo.
Leggi tutto: Doccia fredda o calda in estate? Ecco la risposta
(Adnkronos) - Dopo 5 giornate di gara, 1900 chilometri percorsi e oltre 400 auto storiche in movimento, si è conclusa oggi a Brescia la quarantatreesima edizione rievocativa della 1000 Miglia. Un’edizione speciale, che ha riportato in vita l’itinerario a forma di “otto” delle epiche edizioni anteguerra, unendo simbolicamente, oltre che il Nord e il Sud, anche l’Est della costa adriatica all’Ovest di quella tirrenica. A laurearsi campioni sono ancora loro, Andrea Vesco e Fabio Salvinelli, che, alla guida della loro fedelissima Alfa Romeo 6C 1750 Ss, sono arrivati per la sesta volta consecutiva davanti a tutti, nonostante Daniel Andres Erejomovich e Gustavo Llanos non gli abbiano lasciato di certo vita facile con la loro 6C 1500 Ss del 1929, riuscendo anche a strappargli il primo posto al termine della quarta giornata di gara. Terzi Tonconogy-Ruffini su una 6C 1750 Gs del 1931. I ferraristi Roland Hotz e Giordano Mozzi si aggiudicano il Ferrari Tribute 1000 Miglia a bordo di una F8 Spider, mentre Mirco Magni e Federico Giavardi su Polestar 4 vincono la settima edizione della 1000 Miglia Green.
Una corsa, un viaggio, un rito collettivo. La Freccia Rossa ha attraversato borghi, città d’arte, passi appenninici e piazze festanti, trasformando ogni tappa in un’istantanea d’Italia. Il percorso ha seguito le vene dell’Italia minore, quelle che non sempre finiscono nei depliant, ma che restituiscono l’anima più autentica del Paese. Dopo il via da Viale Venezia, gli equipaggi hanno raggiunto Ferrara, con la magia serale del Castello Estense, per poi, il giorno seguente, raggiungere la Capitale attraverso le curve del Mugello e le terre della Val d’Orcia. La terza tappa, all’alba, ha salutato Roma tra i palazzi ancora addormentati, arrampicandosi fino a Orvieto e Arezzo, prima dell’abbraccio serale di Cervia. Da lì, il passaggio spettacolare nel cuore della Versilia, con il transito all’interno dell’Accademia Navale di Livorno e le curve storiche del Passo della Cisa. Il ritorno ha reso omaggio all’Italia padana: Cremona, Soncino, Franciacorta. E infine, Brescia, che ha accolto le auto e i loro equipaggi con la Festa della musica e un’ovazione degna della Corsa più bella del mondo. Oggi la corsa si è fermata. Ma ciò che resta – le immagini, i volti, le emozioni – corre ancora.
Leggi tutto: 1000 miglia, Vesco-Salvinelli 6 volte campioni su Alfa Romeo del 1929
(Adnkronos) - "Da oltre vent'anni Novartis è impegnata in prima linea per cercare di ridisegnare gli standard di cura per i tumori del sangue e per gravi patologie ematologiche come l'emoglobinuria parossistica notturna (Epn). Siamo molto soddisfatti che la prima monoterapia orale per l'Epn sia oggi disponibile in Italia. L'Epn è una patologia rara e cronica del sangue che ha trovato risposte negli ultimi anni tramite terapie infusionali, ma che ancora esprime bisogni importanti". Così Roberta Rondena, Country Value & Access Head, Novartis Italia commenta l'approvazione da parte dell'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) della rimborsabilità di iptacopan, la prima monoterapia orale sviluppata da Novartis per il trattamento dell'emoglobinuria parossistica notturna nei pazienti adulti che rimangono anemici dopo almeno 3 mesi di terapia con un inibitore di C5.
"I pazienti trattati con le terapie infusionali ancora vanno incontro per più dell'80% a anemia persistente, richiedono trasfusione di sangue e la sintomatologia prevalente riportata dai pazienti è la fatigue che impatta decisamente sulla qualità di vita - sottolinea Rondena - Ecco perché l'impegno di Novartis in quest'area terapeutica e la disponibilità oggi di una nuova opzione di trattamento segna un cambiamento significativo per i pazienti e per il Servizio sanitario nazionale, offrendo un controllo completo della malattia e una migliore gestione del percorso del paziente". Si tratta di "un traguardo reso possibile dalla collaborazione con le autorità regolatorie. Tuttavia, l'impegno di Novartis continuerà anche nelle fasi di accesso regionale, affinché questa nuova opzione di trattamento possa raggiungere in maniera tempestiva, appropriata e senza disuguaglianze regionali tutti i potenziali pazienti che ne possono beneficiare", conclude.
Leggi tutto: Rondena (Novartis Italia): "Da 20 anni in prima linea per cure malattie sangue"
(Adnkronos) - Dopo il Venezia, è stato sequestrato, questa mattina, lo stabilimento balneare il Capanno di Ostia. La Guardia di Finanza giunta sul posto, insieme alle pattuglie della Polizia Locale, ha eseguito, secondo quanto si apprende, un decreto di sequestro preventivo emesso dal Gip di Roma essendo state realizzate nell'area della struttura una serie di opere abusive, oltre quanto previsto nella concessione demaniale.
Le irregolarità erano emerse già a maggio scorso, al termine degli accertamenti da parte della Gdf e della Polizia locale. La settimana scorsa le Fiamme Gialle avevano sequestrato il Venezia, tra gli stabilimenti più noti sul litorale di Ostia. Anche in questo caso erano emersi abusi edilizi. La strada percorsa dai titolari della struttura, riferiscono fonti investigative, è quella di rimettersi in regola sanando gli illeciti per poter poi ripartire.
Leggi tutto: Ostia, sequestrato lo stabilimento balneare il Capanno
(Adnkronos) - La Procura di Pavia, in base ai primi riscontri effettuati durante l'incidente probatorio, ha chiesto ai periti "che sui reperti 'etichetta in carta arancione Estathè', sacchetto spazzatura, sacchetto biscotti e sacchetto cereali sia effettuata l'esaltazione delle impronte digitali latenti".
Nella memoria firmata due giorni fa dai pm Giuliana Rizza, Valentina De Stefano e Stefano Civardi - in possesso dell'Adnkronos - viene chiesto che la ricerca avvenga "con modalità dattiloscopiche che saranno concordate tra i periti e i consulenti tecnici nominati, trattandosi questa - diversamente dalla successiva ed eventuale attività di comparazione - di attività di natura irripetibile soggetta a modificazione non evitabile a causa del tempo trascorso".
Dai primi risultati genetici - anticipati oggi dal Corriere della Sera e dal quotidiano Il Tempo - dell'incidente probatorio sulla spazzatura mai analizzata in casa Poggi che sul Fruttolo c'è il Dna di Chiara Poggi, sull'Estathè invece c'è la traccia di Alberto Stasi.
Alla ricerca di impronte sugli oggetti mai analizzati si associa la difesa di Stasi, condannato in via definitiva a 16 anni di carcere per l'omicidio della fidanzata, mentre i consulenti del nuovo indagato Andrea Sempio continuano a nutrire perplessità sulla conservazione dei rifiuti, tenuti in casa e sequestrati solo otto mesi dopo il delitto della ventiseienne.
I primi risultati alla ricerca del Dna sugli oggetti che Chiara avrebbe consumato nelle sue ultime ore di vita restituirebbero la traccia genetica della vittima sulle due confezioni di Fruttolo, su un piattino di plastica, sul sacchetto con i cereali avanzati e sulla busta della pattumiera, mentre sulla cannuccia del tè freddo ci sarebbe il Dna del fidanzato Stasi. Dati confermati da più fonti all'Adnkronos, ma su cui la prudenza è d'obbligo. Il capello trovato nel pattume "non è stato ancora analizzato" fa sapere un addetto ai lavori.
Il tema impronte resta centrale anche rispetto alla "traccia 10" trovata sulla parte interna della porta d'ingresso della villetta che per gli inquirenti è la traccia dell'assassino. La Procura esclude che sia di Sempio o di Stasi, ma la difesa del condannato ha chiesto ulteriori approfondimenti rispetto alla presenza (esclusa da tutti i test) di sangue. Il genetista Ugo Ricci, consulente di Stasi, ha chiesto di indagare l'impronta con una tecnica particolare, richiesta a cui si oppongono i consulenti della famiglia Poggi chiedendo che su ogni traccia si proceda con la stessa metodologia per non creare diversità che potrebbero comportare poi problematiche nella lettura dei dati.
"I primi risultati emersi dalle analisi confermano quanto già ribadito più volte dal mio assistito Andrea Sempio, e cioè che egli non è mai entrato in quella casa il 13 agosto 2007. Siamo fiduciosi e attendiamo che i periti e i consulenti di parte svolgano e completino il proprio lavoro", ha detto all'Adnkronos Angela Taccia, legale di Andrea Sempio, indagato per l'omicidio (in concorso) di Chiara Poggi.
Leggi tutto: Caso Garlasco, procura Pavia: "Estendere ricerca impronte su spazzatura"
(Adnkronos) - Mario Adinolfi, Omar Fantini, Loredana Cannata e Cristina Plevani sono i quattro finalisti dell'Isola dei famosi 2025. È andata in onda ieri, mercoledì 25 giugno, la semifinale del reality show di Canale 5 condotto da Veronica Gentili. Una puntata ricca di colpi di scena che ha visto l’eliminazione di Patrizia Rossetti. E non solo.
Dopo il verdetto del televoto, Patrizia ha scelto di proseguire la sua avventura sull’ultima spiaggia. Dopo un acceso confronto tra Dino Giarrusso e Omar Fantini, per quest’ultimo arriva un comunicato da parte dell’Isola che ha deciso di penalizzarlo, mandandolo direttamente in Nomination. Nella sfida finale, tuttavia, riesce a salvarsi contro Rossetti.
I Naufraghi dell’ultima Spiaggia sono stati messi alla prova. Dopo la sfida, Dino conquista la vittoria e rientra in gioco. Paolo e Jasmin, invece, sono costretti ad abbandonare il reality.
La puntata del 25 giugno si conclude con le nomination. Al televoto vanno Jey e Teresanna. Il concorrente meno votato sarà eliminato nel corso della prossima puntata.
Leggi tutto: Isola dei famosi, ecco chi sono i quattro finalisti