
“Ecomondo per la nostra azienda è un'occasione di incontro con clienti e fornitori, ma anche occasione di opportunità, perché in questi ultimi anni siamo cresciuti molto. Oggi, infatti, l'azienda tratta oltre un milione di tonnellate all'anno di rifiuti. Abbiamo avuto una crescita anche per linee esterne, abbiamo acquisito degli impianti che trattano anche rifiuti sanitari in quanto siamo recentemente entrati nel settore del trattamento di questi rifiuti”. Sono le dichiarazioni di Stefano Capra, titolare del Gruppo Dimensione Ambiente, all’edizione 2025 di Ecomondo, l'evento annuale leader nei settori della Green and Circular Economy, presso la fiera a Rimini, dal 4 al 7 novembre 2025.
“All'interno del Gruppo c'è una società che si chiama Repack, che si occupa esclusivamente di recupero di imballaggi plastici di grandi dimensioni per il trasporto di liquidi, quindi fusti e cisterne. Su questo segmento di attività siamo riusciti a ottenere la produzione di un imballaggio prodotto esclusivamente con materiale riciclato - spiega Capra - E questo è un esempio di circolarità perché ritiriamo dei rifiuti da imballaggio dagli utilizzatori di prodotti chimici e forniamo il prodotto chimico all'interno di un imballaggio fatto con il rifiuto prodotto da chi ci conferisce il rifiuto. Questo migliora il bilancio di sostenibilità sia nostro che dei nostri clienti”.
“Nel nostro Paese la circolarità è diventata ormai un solco dentro il quale ci si muove tutti, perché oggi essere green e circolari non è più solo una questione di moda, ma è un aspetto che viene richiesto dalle norme, dal mercato e anche dalla finanza, perché per riuscire a finanziarsi a costi sempre più bassi è fondamentale riuscire a essere sostenibili. L'Italia, poi, è uno dei Paesi che, a livello di ricircolo di materie prime e seconde, è fra i leader in tutta Europa”, conclude.

“Anche per il 2024 il Consorzio Cial ha certificato la ‘via del riciclo’ degli imballaggi in alluminio, confermando il trend degli ultimi dieci anni che vede il 70% degli imballaggi in alluminio avviati al riciclo. Ciò consolida il ruolo fondamentale dell'Italia nell'attenzione all’ambiente e nel settore dell'economia circolare, pionieri di un sistema che fa della raccolta differenziata un cardine per l'economia circolare”. Così Francesco Guida, responsabile gestione materiali raccolta e riciclo del Consorzio Cial, in occasione di Ecomondo, l'evento annuale leader nei settori della Green and Circular Economy, in svolgimento presso la fiera a Rimini, dal 4 al 7 novembre 2025.
“Il dato attuale del 70% supera già di dieci punti percentuali gli obiettivi fissati per il 2030. Si confermano anche i buoni dati di copertura territoriale: ad oggi il consorzio supera il 73% di copertura, sia per quanto riguarda i Comuni che la popolazione servita - spiega Guida - È un lavoro che portiamo avanti da diversi anni, che ci consente di consolidare le relazioni con il territorio, con gli impianti, i gestori della raccolta e i Comuni”.
“L’Italia ha sempre più consapevolezza in tema di transizione ecologica: per gli imballaggi in alluminio abbiamo già visto i numeri di recupero e riciclo, ma anche quando si guarda agli altri materiali vediamo che 3 imballaggi su 4 vengono recuperati e avviati al riciclo. C'è una forte sensibilizzazione e responsabilità da parte dei cittadini e di tutta la filiera. Siamo sulla buona strada”, conclude.

Tornano a crescere gli sfratti in Italia, in un contesto già segnato da tensioni sociali e dibattiti politici sulle nuove norme a tutela degli inquilini e sul diritto alla casa. Nelle ultime settimane, la cronaca nazionale ha registrato un incremento delle esecuzioni forzate e nuove proposte di legge volte a contenere l’emergenza abitativa, tra cui ipotesi di sospensioni parziali e fondi di compensazione per i locatori colpiti da morosità. Un quadro che riflette l’urgenza di affrontare in modo strutturale un fenomeno che, secondo l’elaborazione del Centro studi Soloaffitti sui dati del ministero dell’Interno, mostra nel 2024 un trend in crescita.
I provvedimenti di sfratto emessi in Italia raggiungono infatti 40.158 nel 2024, con un incremento del +2% rispetto al 2023 e del +5,2% rispetto al 2021. L’aumento si concentra soprattutto nel Centro-Sud, dove Campania, Puglia, Abruzzo e Umbria registrano le accelerazioni più marcate, mentre Lombardia e Trentino-Alto Adige mostrano segnali di rallentamento. La Lombardia resta la prima regione per numero di provvedimenti (6.574), seguita da Lazio (6.101) e Campania (4.595). A livello provinciale si conferma il primato di Roma (5.286), seguita da Napoli (3.159), Torino (2.350) e Milano (1.726). Colpisce il dato di Pescara, che supera Milano posizionandosi al quarto posto nazionale. Tra le province che hanno contribuito maggiormente alla crescita si segnalano Napoli (+598), Roma (+205), Bari (+171), Pescara (+153) e Terni (+96).
Secondo il Centro studi Soloaffitti, tuttavia, il quadro reale è ancora più preoccupante. I dati del Ministero fotografano infatti solo una parte del fenomeno, limitandosi ai casi in cui si arriva all’emissione di un provvedimento di sfratto da parte del giudice. Non vengono conteggiati, invece, i casi di morosità persistente in cui l’inquilino lascia l’immobile prima dell’udienza, evitando la sentenza formale. L’Ufficio Studi SoloAffitti stima che il 48% delle azioni legali per morosità non arrivi alla sentenza, mentre il 47,05% degli inquilini lasci l’alloggio senza aver pagato almeno una mensilità di canone. A ciò si aggiunge un’ampia quota di ritardi nei pagamenti, che riguardano il 62% degli inquilini, con un ritardo medio di 18 giorni.
Il Centro Studi segnala inoltre anomalie territoriali rilevanti: in alcune province del Sud, in particolare in Sicilia e Calabria, i dati ministeriali riportano 'zero provvedimenti', mentre la rete di Rental property manager Soloaffitti documenta quotidianamente casi di sfratti effettivi o in corso. “Il fenomeno - osservano dal Centro studi - è più esteso di quanto emerga dalle statistiche ufficiali e richiede interventi concreti per tutelare i proprietari e allo stesso tempo sostenere gli inquilini in difficoltà”.
"L’aumento dei provvedimenti di sfratto - spiega il ceo di SoloAffitti, Silvia Spronelli - evidenzia un tema sociale ed economico che richiede risposte concrete da parte delle istituzioni-L’aumento del costo della vita e la riduzione del potere d’acquisto rende sempre più difficile per una fascia di inquilini mantenere la regolarità nei pagamenti dei canoni. Gli stessi canoni di locazione negli ultimi anni hanno visto un aumento costante a causa della situazione di squilibrio fra una domanda di immobili in affitto di gran lunga superiore all’offerta. Si tratta, in realtà, di un cane che si morde la coda, perché gli immobili ci sarebbero – in Italia sono oltre 9.000.0000 gli immobili residenziali sfitti – ma spesso i proprietari preferiscono non affittarli proprio per il timore di incappare in inquilini morosi e in cause legali di sfratto lunghe e costose".
"Un primo passo - sottolinea - per restituire fiducia ai proprietari è allora quello di rendere i procedimenti di sfratto più veloci e snelli. In questo senso, come Soloaffitti, abbiamo presentato nelle sedi istituzionali alcune proposte di intervento, per accelerare le procedure di liberazione degli immobili.È questa la strada per restituire fiducia ai proprietari che oggi rinunciano ad affittare per timore di rischi, generando un danno per loro stessi e per i tanti inquilini affidabili in cerca di casa. Noi, dal canto nostro, facciamo la nostra parte come azienda privata, lavorando proprio sulla tutela della rendita immobiliare e offrendo ai clienti che affittano tramite la nostra rete garanzie sul regolare pagamento dell’affitto".

Sei regole per vivere a lungo, parola del professor Silvio Garattini. Il 96enne scienziato, presidente e fondatore dell'Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri, compirà 97 anni il 12 novembre. A La volta buona, l'oncologo e farmacologo svela la sua 'ricetta per la longevità'. Sei punti, alla portata di tutti.
Regole alla portata di tutti. O no?
"Sono regole che tutti conosciamo e che spesso non osserviamo. Bisognerebbe seguirle con costanza, si può cominciare a qualsiasi età. Non è mai troppo tardi. La genetica non basta, bisogna aiutarla con uno stile di vita corretto".
C'è particolare attenzione all'alimentazione. "Bisogna mangiare poco, bisogna alzarsi da tavola senza essere completamente sazi. Bisogna avere un po' di fame", dice Garattini. "Per esempio, io stamattina ho mangiato frutta cotta e bevuto un caffè. A mezzogiorno ho preso una spremuta d'arancia e una tazzina di minestrone. Frutta e verdura devono essere alla base dell'alimentazione", ribadisce.
Le 6 regole di Garattini
- mangiare poco e bene
- camminare almeno 5 km al giorno
- avere buone relazioni sociali
- evitare farmaci inutili
- attenzione a tutte le forme di dipendenza
- non smettere di lavorare
Una regola fa storcere il naso
La pensione è spesso un traguardo agognato dopo una vita di lavoro. E' davvero necessario continuare a lavorare per garantirsi la longevità? "Io anche oggi sono qui in ufficio, sono venuto in Istituto", dice Garattini. "Stasera farò una conferenza a Legnano, è importante tenersi in attività perché il cervello ha bisogno di impulsi e di essere continuamente stimolato", aggiunge. "Ovviamente, qualsiasi situazione è diversa. C'è chi vuole continuare a lavorare perché svolge una professione che gli piace. Non smettere di lavorare vuol dire che bisogna avere hobby e interessi. Se non si continua a lavorare, si possono scegliere altre cose: l'importante è rimanere attivi", chiosa.

"Non ci sono dati certi che ci dicano che in Italia i pazienti oncologici rinunciano alle cure. Tuttavia, chi ha una diagnosi di tumore spesso per curarsi deve pagare di tasca propria. La 'tossicità finanziaria' è un problema, la cura del cancro produce un danno economico, per questo motivo dobbiamo vigilare". Così all'Adnkronos Salute Francesco Perrone, presidente nazionale dell'Associazione italiana oncologia medica, oggi a Roma a margine dell'apertura del XXVII Congresso nazionale Aiom, alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
"Sono abbastanza convinto che in realtà la rinuncia alla cura dei tumori da parte dei pazienti non sia un fenomeno rilevante - spiega Perrone - ma comunque dobbiamo tenere alta l'attenzione, perché i pazienti e le loro famiglie affrontano problemi economici a causa della diagnosi di cancro e dei trattamenti correlati, che noi misuriamo con il concetto di tossicità finanziaria. Nel nostro Paese al momento della diagnosi il 26% deve affrontare problemi di natura economica".
"In alcuni Paesi" di fronte al cancro "si promuovono iniziative di coesione sociale, a volte anche encomiabili, si fanno le raccolte fondi, si mettono in moto le catene di solidarietà e questo è molto ben descritto per esempio negli Stati Uniti", prosegue il presidente Aiom. In Italia "fortunatamente non abbiamo fenomeni di questo tipo così lampanti, però la cura di un tumore produce un danno finanziario e molti pazienti, lo sappiamo bene, sono in gravi difficoltà".

È morto in conseguenza del trauma da schiacciamento Octay Stroici, l'operaio 66enne di origini romene rimasto per oltre 11 ore sotto le macerie in seguito al crollo parziale della Torre dei Conti ai Fori Imperiali avvenuto lunedì scorso. È il risultato preliminare dell’autopsia eseguita ieri al policlinico di Tor Vergata. Quando i soccorritori sono riusciti a estrarre l’operaio la situazione era ormai troppo grave e l’uomo è morto poco dopo.
Sul fronte delle indagini intanto, al momento l’impegno anche degli inquirenti è concentrato nella gestione della fase di emergenza della struttura[1] e dell’area posta sotto sequestro dalla procura capitolina, per il rischio concreto di possibili cedimenti. Nell’inchiesta, coordinata dal pool di magistrati composto dai procuratori aggiunti Antonino Di Maio e Giovanni Conzo con i pm Mario Dovinola e Fabio Santoni, si procede, al momento contro ignoti, per disastro colposo e omicidio e lesioni colposi commessi in violazione della norma antinfortunistica.

Si apre oggi pomeriggio a Roma, alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il XXVII Congresso nazionale dell'Associazione italiana di oncologia medica (Aiom), il più importante appuntamento scientifico di aggiornamento e confronto, che riunisce circa 3mila specialisti per fare il punto sulla lotta ai tumori. Un confronto tra clinici ed esperti sulle tematiche fondamentali e le principali sfide che riguardano l'oncologia, il sistema sanitario nazionale, l'innovazione in campo terapeutico e l'importanza della prevenzione. Dagli oncologi italiani arriva un forte richiamo alla Costituzione, e in particolare all'articolo 32 scelto come titolo del congresso: 'La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività'.
Nel 2024 in Italia sono state stimate 390.100 nuove diagnosi di tumore. Si tratta di numeri sostanzialmente stabili rispetto al biennio precedente. Una tendenza favorevole, a cui si accompagna un altro dato positivo: la mortalità per cancro nei giovani adulti 20-49enni in 15 anni (2006-2021) è diminuita in modo sostanziale sia negli uomini che nelle donne. L'oncologia del nostro Paese, sottolineano da Aiom, fa registrare importanti progressi, con migliaia di vite salvate. Sono decisivi i passi in avanti sul fronte delle terapie, anche se molto resta ancora da fare nel campo della prevenzione.

"Purtroppo, dobbiamo annunciare che la missione Yalung Ri è stata sospesa a causa della forte presenza di neve supercompatta, rendendo impossibile scavare al momento. Monitoreremo le condizioni e valuteremo le opzioni in futuro". Lo comunicano, sulla pagina Fb di Avia Mea, i soccorritori della missione per le ricerche dei 5 alpinisti ancora dispersi dopo le valanghe che negli ultimi giorni hanno provocato la morte di almeno tre alpinisti italiani, partecipanti a due diverse spedizioni.
Tra i dispersi anche gli italiani Marco Di Marcello , 37enne biologo e guida alpina di origine abruzzese, e altoatesino di San Genesio Markus Kirchler. Gli altri sono il tedesco Jakob Schreiber e i nepalesi Mere Karki e Padam Tamang.
Stanno invece bene i cinque escursionisti della provincia di Como[1] che avevano fatto temere il peggio dopo giorni di silenzio. "Va tutto bene, hanno ancora alcuni giorni di cammino, poi arriveranno a Katmandu. Il gruppo è alla fine del viaggio, sulla via del ritorno. Questa mattina sono usciti dalla zona d'ombra dei cellulari e quindi è stato possibile chiamarli", ha detto all'Adnkronos Daniele Tonani, titolare della Focus Himalaya Travel di Milano, l'agenzia di viaggio che ha organizzato la vacanza. Tonani afferma di essere stato lui a informare i cinque alpinisti della situazione nel paese: "Quando li ho chiamati stamani non sapevano assolutamente nulla della vicenda degli altri alpinisti perché loro sono stati isolati dal mondo per 10 giorni. Quando gliel'ho detto sono rimasti stupiti della notizia, rientreranno a Milano l'11 novembre, come da programma".
Il ministero degli Esteri italiano sta seguendo la situazione nel paese dopo che negli ultimi giorni il forte maltempo ha provocato la morte di Stefano Farronato e Alessandro Caputo[2], travolti da una bufera di neve durante la salita al Panbari Himal, e di Paolo Cocco, compagno di spedizione di Di Marcello[3].

È Crotone il Comune vincitore della prima edizione di 'Un Sacco in Comune', la sfida del riciclo promossa in Calabria da Cial-Consorzio Nazionale Imballaggi Alluminio, Corepla-Consorzio Nazionale per la Raccolta, il Riciclo e il Recupero degli Imballaggi in Plastica, e Ricrea-Consorzio Nazionale Riciclo e Recupero Imballaggi Acciaio. Il progetto, realizzato con il patrocinio della Regione Calabria, ha coinvolto da aprile a giugno 2025 i cinque capoluoghi di provincia - Catanzaro, Cosenza, Crotone, Reggio Calabria e Vibo Valentia - con l’obiettivo di incrementare quantità e qualità della raccolta differenziata degli imballaggi in alluminio, plastica e acciaio.
Nel periodo di svolgimento dell’iniziativa, Crotone ha registrato l’incremento più significativo nella raccolta congiunta degli imballaggi multileggeri, con un +18% rispetto al periodo precedente. Sul secondo gradino del podio si posiziona il Comune di Cosenza, che ha messo a segno un +9% nella raccolta. Gli altri capoluoghi hanno comunque mostrato una buona continuità rispetto ai progressi avviati negli ultimi anni, confermando l’efficacia della collaborazione strutturata con i tre Consorzi nazionali. Il premio - un buono digitale da 10mila euro destinato alle scuole del Comune per l’acquisto di materiale didattico - è stato consegnato nel pomeriggio di ieri, 6 novembre, a Ecomondo, nel corso dell’evento di premiazione dedicato al progetto.
"Questo premio è per noi uno stimolo a fare sempre meglio. Da quando sono assessora all’Ambiente di Crotone ho scelto di valorizzare la raccolta differenziata, non attraverso un obbligo ma con un costante dialogo con i cittadini, che si dimostrano sempre molto attenti", ha dichiarato Angela Maria De Renzo, assessora all’Ambiente del Comune di Crotone.

“G∙row è un'iniziativa di Eni intorno alla quale si sono subito unite tante grandi aziende e istituzioni. Tende a valorizzare la parte di governance della Esg con l’obiettivo di rafforzare il sistema dei controlli lungo l'intera catena del valore, nel presupposto che tanti rischi - come la cyber security, quelli della supply chain, il reputation risk e via dicendo - nascono dal rapporto con i soggetti esterni e per questo è difficile gestirli esclusivamente attraverso i nostri sistemi di controllo aziendali”.
Così Gianfranco Cariola, Director Internal Audit di Eni, intervenendo oggi, al Gazometro di Roma Ostiense, alla G∙row Conference 2025 - Evolving through Risk & Control Governance durante la quale Eni ha presentato il progetto - un’alleanza tra imprese e istituzioni- nato con il supporto strategico di McKinsey & Company e quello tecnologico di SAP Italia e sostenuto anche da primarie aziende e istituzioni nazionali e internazionali.
“L'idea è quella di coinvolgere la maggior parte degli attori della value chain - riprende Cariola - attraverso un percorso di contaminazione culturale e di condivisione di un framework, di prassi, di esperienze che accrescano sensibilità di questi soggetti. Una crescita che assicurerà, nel tempo, la possibilità di rafforzare la prevenzione dei rischi”.
Per Cariola “G∙row è un cambio di paradigma importante” emblema di una transizione “dal tradizionale sistema dei controlli interni a un sistema di controllo diffuso e distribuito tra tutti i soggetti della catena del valore”, spiega. “Si sta costruendo un nuovo circolo virtuoso nel quale la grande capo filiera supporta l'ecosistema - approfondisce - l'ecosistema cresce e restituisce valore all’impresa. E’ un equilibrio win win che si traduce in quello che noi definiamo come lo "Scope 3" dei sistemi di controllo aziendali”, conclude.
Un atlante 3D delle connessioni del cervello. Si chiama BraDiPho (Brain Dissection Photogrammetry) ed è uno strumento innovativo che consente lo studio delle connessioni della materia bianca umana. Una mappa realistica messa a punto da un gruppo di lavoro che vede la collaborazione tra l'università di Trento, l'azienda provinciale per i servizi sanitari (Apss), la Fondazione Bruno Kessler e le università di Bordeaux e di Sherbrooke in Canada. I risultati, pubblicati su 'Nature Communications', sono frutto di 5 anni di lavoro per arrivare a un nuovo strumento che "consente per la prima volta un'integrazione accurata tra dissezione ex vivo e trattografia in vivo: due tecniche complementari che finora non erano mai state integrate nello studio delle connessioni della sostanza bianca umana. Un risultato rappresentativo della nuova tendenza della ricerca, che richiede la convergenza di competenze multidisciplinari, in questo caso le neuroscienze cliniche e l'intelligenza artificiale", spiega UniTrento. Lo studio apre nuove frontiere per la neurochirurgia nel trattamento dei tumori cerebrali, nell'approccio alle patologie neurologiche degenerative e, in ambito neuro-riabilitativo, per valorizzare le potenzialità della plasticità cerebrale.
La prima autrice del lavoro è Laura Vavassori, dottoranda del Centro mente cervello (Cimec) dell'ateneo trentino con una borsa finanziata da Apss con il progetto 'NeuSurPlan' della Provincia autonoma di Trento cofinanziato dall'azienda sanitaria. La ricerca - si legge in una nota - segue un approccio interdisciplinare e coniuga neuroscienze cliniche, intelligenza artificiale e neuroanatomia con la guida di Silvio Sarubbo, docente del Centro interdipartimentale di scienze mediche (Cismed), del Cimec e del Dipartimento di Biologia cellulare, computazionale e integrata (Cibio) di UniTrento e direttore dell'Unità operativa complessa di Neurochirurgia dell'ospedale Santa Chiara; Paolo Avesani, responsabile del Laboratorio di neuroinformatica (Nilab) del Center for Augmented Intelligence di Fbk; Laurent Petit, ricercatore dell'università di Bordeaux. Con la fondamentale collaborazione fra le Unità operative di Neurochirurgia e di Anatomia patologica, guidata da Mattia Barbareschi, docente del Cismed e del Dipartimento Cibio, in particolare per quanto riguarda il supporto con spazi dedicati e preparati anatomici.
Per spiegare l'innovazione che fa di Trento un "punto di riferimento a livello mondiale", Sarubbo ricorre a una metafora: "Il cervello umano è come un mondo e BraDiPho come una mappa 3D che consente di individuare le autostrade delle funzioni cerebrali, di orientarsi con precisione nel preparare interventi neurochirurgici o nello studio e nell'insegnamento dell'anatomia neuronale. Una guida nella ricerca sulla sostanza bianca, settore in cui Italia ed Europa sono leader, che apre nuove prospettive terapeutiche sia nel campo neuro-oncologico sia nella neuromodulazione, riconosciuta come una delle nuove frontiere per il trattamento di varie patologie neurologiche e psichiatriche".
"La conoscenza delle strutture di connessione del cervello è molto importante in ambiente clinico e la comunità scientifica ci sta lavorando molto - sottolinea Sarubbo - soprattutto sta cercando di farlo nel modo meno invasivo possibile. Lo strumento che si è utilizzato nel corso degli ultimi vent'anni è la risonanza magnetica attraverso la trattografia, che per ricostruire le fibre calcola il coefficiente di diffusione nell'acqua all'interno della sostanza bianca e restituisce un'immagine derivata. Un metodo con dei limiti e che produce molti falsi positivi. C'è dunque bisogno di tornare all'anatomia di base per validare i risultati e finora l'unico modo per farlo era la microdissezione, che significa dissecare ex-vivo in laboratorio dei preparati anatomici".
Finora 12 preparati anatomici sono dunque stati tradotti in fotogrammetria e sono disponibili online gratuitamente per tutta la comunità scientifica. Ma sapere esattamente come è fatto il cervello umano significa anche poter agire su altri fronti. "Il rilievo non è solo meramente accademico - precisa Sarubbo - Significa pure poter orientare la decisione chirurgica; dal punto di vista clinico, ad esempio nel caso di alcune malattie neurologiche, sapere quale parte degenera prima e quindi poter capire su quale parte poter lavorare per rigenerare, stimolare, neuromodulare. Quella della neuromodulazione è la nuova frontiera del trattamento di diverse patologie neurologiche, quali possono essere i disordini del movimento come la malattia di Parkinson, su cui si interviene ad esempio con la stimolazione di strutture cerebrali profonde (di cui molti aspetti di connessione con il resto del cervello umano devono ancora essere approfonditi per migliorare sempre di più i risultati terapeutici). L'importante è sapere cosa si deve modulare, potersi muovere in maniera precisa. E in questo ci viene in aiuto BraDiPho".
Riconoscimento per dottoranda dell'Università di Cagliari... 
Perdere il lavoro dopo la diagnosi di tumore, oppure doversi fermarsi per seguire le terapie, con grosse difficoltà a rientrare dopo la guarigione. Sulle donne non pesa solo la malattia, ma anche una condizione di progressivo impoverimento economico. Si chiama 'tossicità finanziaria'. In Italia il 16% delle donne e il 15% degli uomini colpiti dal cancro hanno dovuto abbandonare il lavoro a seguito della diagnosi. L'uscita dal mondo produttivo implica gravi conseguenze, finora poco misurate e approfondite. E ogni paziente oncologico paga di tasca propria oltre 1.800 euro all'anno, per coprire spese che vanno dai trasporti per raggiungere il luogo di cura ai costi di integratori, farmaci supplementari e visite specialistiche. E' italiano il primo strumento al mondo in grado di analizzare le cause della tossicità finanziaria, della crisi economica a carico dei pazienti generata dal cancro e dai trattamenti. Si chiama Proffit (Patient reported outcome for fighting financial toxicity) ed è un questionario che, come evidenziato in uno studio pubblicato su 'Journal of Cancer Policy', ha ricevuto la validazione longitudinale che ne suggella il valore quale strumento per misurare la tossicità finanziaria in un sistema sanitario pubblico. Lo studio è presentato in sessione plenaria al XXVII Congresso nazionale Aiom (Associazione italiana di oncologia medica), che si apre oggi a Roma alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
"Abbiamo già dimostrato, in uno studio su 3.760 cittadini con tumore in Italia, che al momento della diagnosi il 26% deve affrontare problemi di natura economica e il 22,5% peggiora questa condizione di disagio durante il trattamento - spiega Francesco Perrone, presidente nazionale Aiom - Questi ultimi, inoltre, hanno un rischio di morte nei mesi e anni successivi del 20% più alto. L'impatto della tossicità finanziaria sulla sopravvivenza dei pazienti in Italia è analogo, ma con effetti opposti, al beneficio indotto da alcune terapie approvate dalle agenzie regolatorie. Ci siamo quindi chiesti quali fossero le cause delle difficoltà finanziarie e perché potessero interessare anche i pazienti di un sistema universalistico come il nostro. Da qui il questionario Proffit, che è a disposizione della comunità scientifica ed è già stato validato in lingua inglese per la sua applicazione anche nel Regno Unito. E' utile in tutti i contesti in cui vi sia un sistema sanitario pubblico". Perché "in un sistema privato come quello statunitense, in cui le assicurazioni coprono l'80% del costo delle cure, è accettato come inevitabile che chi è colpito dal cancro debba affrontare problemi finanziari - afferma Massimo Di Maio, presidente eletto Aiom - Negli Usa il rischio di morte per i pazienti oncologici che vanno in difficoltà economica e dichiarano bancarotta è di circa l'80% superiore a coloro che invece non subiscono contraccolpi nel portafoglio. La diagnosi di cancro può mettere in ginocchio intere famiglie, con enormi costi diretti ed indiretti. Non deve invece essere così in Italia e negli altri Paesi con sistemi universalistici, in grado di garantire le cure a tutti".
"Proffit è un questionario composto da 16 affermazioni su cui i pazienti sono chiamati a esprimere o meno il loro assenso: 9 riguardano le cause delle difficoltà economiche e 7 ne misurano le conseguenze - descrive Laura Arenare, biostatistica della Struttura complessa Sperimentazioni cliniche dell'Istituto nazionale tumori Irccs Fondazione Pascale di Napoli - La validazione longitudinale del questionario è molto importante, perché potrà facilitarne l'utilizzo da parte della comunità scientifica internazionale. Proffit è in grado di stimare in modo appropriato i livelli di tossicità finanziaria, perché consente di dare voce ai pazienti che valutano la loro qualità di vita, senza condizionamenti da parte di clinici. Sono state anche evidenziate notevoli differenze a livello territoriale, perché i pazienti oncologici delle Regioni meridionali devono affrontare maggiori problemi economici rispetto a chi risiede al Nord".
Nel 2024 in Italia sono state 390.100 le nuove diagnosi di tumore, ricorda Aiom. Un elemento positivo, determinato soprattutto dai progressi nelle terapie, è costituito dal costante incremento del numero di persone che vivono dopo la diagnosi: nel 2024 erano circa 3,7 milioni e, in base alle stime, supereranno i 4 milioni nel 2030. "La metà dei cittadini che oggi si ammalano è destinata a guarire, perché avrà la stessa attesa di vita di chi non ha sviluppato il cancro - rimarca Perrone - Si tratta di notizie positive per i pazienti, che pongono però problemi di sostenibilità per il sistema e un incremento dei carichi di lavoro per gli oncologi".
"La tossicità finanziaria - analizza il presidente Aiom - non è causata solo dalla perdita di reddito, per l'eventuale uscita dal mondo del lavoro. Dai questionari Proffit, compilati dai pazienti, emergono cause che possono essere ricondotte a tre grandi macroaree e che possono aiutarci a contrastare il fenomeno con azioni a largo raggio. La prima riguarda la capacità di presa in carico da parte del Servizio sanitario nazionale. Questo aspetto può essere affrontato rendendo davvero funzionanti su tutto il territorio le reti oncologiche regionali, oggi attive solo in circa la metà delle Regioni. In questo modo possono migliorare la qualità dell’interazione tra il paziente e gli operatori sanitari e la capacità di questi ultimi di parlarsi e costruire una rete di accoglienza, in cui il malato si senta preso in carico fin dal momento della diagnosi". Continua Di Maio: "La seconda macroarea causa della tossicità finanziaria è rappresentata dalla distanza tra la casa e il luogo di cura e dalle conseguenti spese per i trasporti. Non intendiamo necessariamente i casi estremi di migrazione sanitaria dal Sud al Nord. La distanza media coperta dai pazienti non supera i 25 km, cioè il percorso che separa la periferia dal centro delle città, che però deve essere affrontato diverse volte al mese. Va ricordato che le strutture del nostro sistema sanitario, soprattutto per branche complesse come l'oncologia, tendono a essere concentrate nei grandi centri e meno sul territorio. Ecco perché le reti oncologiche regionali e la medicina del territorio sono i temi su cui lavorare".
"La terza macroarea riguarda le spese che il Ssn non copre: farmaci supplementari, integratori, visite specialistiche successive alla diagnosi - elenca Elisabetta Iannelli, segretario Favo (Federazione italiana delle Associazioni di volontariato in oncologia) - Questi costi possono pesare in modo significativo, soprattutto sulle fasce più deboli della popolazione. A ciò si aggiungono le difficoltà lavorative: molti pazienti, in particolare i lavoratori autonomi o chi non gode delle tutele del lavoro subordinato, vedono ridursi drasticamente le entrate proprio mentre le spese aumentano. Il cancro non comporta solo costi diretti di cura, ma anche costi indiretti legati alla perdita di giornate lavorative, alla riduzione della produttività e, in alcuni casi, all'impossibilità di mantenere l'attività professionale. Il nostro sistema garantisce l'accesso ai farmaci anticancro, ma prestazioni come fisioterapia, chirurgia ricostruttiva o cure odontoiatriche - necessarie per molti pazienti in trattamento attivo - restano escluse. Anche protesi e ausili fondamentali, come parrucche o reggiseni post-operatori per le donne operate di tumore al seno, rimangono a carico delle pazienti. Parlare di 'ritorno alla vita' dopo il cancro significa considerare anche questi aspetti: la perdita di reddito, i costi indiretti e le spese non coperte. E' su questo terreno che le istituzioni devono essere sensibilizzate, perché la guarigione dal cancro non può prescindere dalla sostenibilità economica della vita quotidiana, altrimenti la vittoria clinica rischia di diventare una sconfitta sociale".

In merito alle dichiarazioni secondo cui la Manovra fiscale introdurrebbe presunti 'favori ai più ricchi', Federmanager invita a riportare il dibattito su basi oggettive. Ridurre le imposte su chi lavora e contribuisce in modo significativo non significa penalizzare altri, ma riconoscere il ruolo di chi sostiene la crescita, la spesa pubblica e il welfare del Paese. "La questione - dichiara Valter Quercioli, presidente di Federmanager - non va letta in termini di contrapposizione sociale tra chi ha di più e chi ha di meno ma come la necessità di riequilibrare un sistema che oggi grava in modo eccessivamente squilibrato su chi contribuisce di più. Il principio di progressività resta e deve restare fondamentale: il punto è renderlo equo e sostenibile, così da rafforzare la solidarietà e non indebolirla".
La misura più discussa - la riduzione dal 35% al 33% dell’aliquota Irpef per i redditi tra 28mila e 50mila euro fino a 200mila euro complessivi – è un intervento mirato che si inserisce in una logica di riequilibrio. In Italia, infatti, l’aliquota massima del 43% scatta già a partire dai 50mila euro lordi, molto prima rispetto ad altri Paesi europei. Oggi solo il 27,41% dei cittadini, circa 11,6 milioni di contribuenti, versa quasi l’80% di tutta l’Irpef, mentre il 43,15% non dichiara alcun reddito (fonte: Osservatorio Itinerari previdenziali - Cida). La fascia sopra i 55mila euro - che comprende professionisti qualificati, quadri e dirigenti - rappresenta appena il 5,8% dei dichiaranti, ma contribuisce per oltre il 42% del gettito Irpef.
"Sono dati - continua Quercioli - che parlano da soli . Non parliamo di una categoria privilegiata, ma di lavoratrici e lavoratori altamente qualificati che, insieme agli altri contribuenti onesti, garantiscono la tenuta del sistema Paese. Sostenere il ceto produttivo non significa accentuare le disuguaglianze, ma preservare le condizioni che consentono allo Stato di redistribuire risorse, investire in sanità, scuola e previdenza".
Federmanager sottolinea che le disuguaglianze restano una delle ferite più gravi e profonde del Paese, e che vanno affrontate con coraggio, responsabilità e politiche di lungo periodo. Dietro ogni statistica ci sono persone e famiglie che faticano ad arrivare a fine mese, e il disagio di chi vive con redditi bassi merita rispetto, ascolto e risposte concrete.
"Non possiamo illuderci - osserva Quercioli - di combattere le disuguaglianze solo con la leva fiscale. La vera risposta è rilanciare il lavoro di qualità e l’industria, che è il comparto con i salari medi più elevati e la maggiore capacità di creare valore, innovazione e benessere diffuso. Ogni politica che ambisce a ridurre le distanze sociali deve partire dal lavoro stabile, dalla formazione continua e dal riconoscimento del merito in tutti i ruoli, perché solo una società che valorizza tutte le sue competenze può essere davvero giusta. Solo una politica industriale che rimetta al centro la produttività e le competenze potrà dare risposte durature al tema salariale".
Federmanager ribadisce che una politica fiscale equa deve essere alleata del lavoro, non ostacolarlo, e che la lotta all’evasione e all’economia sommersa è una priorità imprescindibile per la giustizia sociale. "Il Paese - sottolinea - ha bisogno di fiducia, responsabilità e coesione. La sfida non è tra chi ha di più e chi ha di meno, ma tra chi vuole costruire un’Italia più equa e giusta e chi preferisce avvantaggiarsi delle pieghe del sistema Paese. Serve una fiscalità che premi chi produce valore, crea occupazione e contribuisce al bene comune, perché solo insieme potremo garantire dignità e futuro al lavoro di tutti".

Nei giorni scorsi, il Direttore Marittimo del Lazio, Capitano di Vascello Cosimo Nicastro, insieme al Commissario Straordinario dell'Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno Centro Settentrionale, Raffaele Latrofa, ha effettuato un giro ricognitivo nello scalo di Civitavecchia a bordo di una motovedetta della Capitaneria di Porto. Durante l'uscita, i vertici delle due istituzioni hanno avuto modo di osservare direttamente lo stato dell’arte dei lavori in corso all’interno del porto, con particolare attenzione alle infrastrutture strategiche e alle aree oggetto di interventi di sviluppo.
Nel corso del sopralluogo, sono stati discussi i progetti futuri legati alla crescita dello scalo e al rafforzamento della sinergia tra la Direzione Marittima e l’Autorità di Sistema Portuale. Entrambi hanno sottolineato l’importanza di una collaborazione costante e concreta per garantire la sicurezza, l’efficienza e la competitività del porto di Civitavecchia, nodo fondamentale per la logistica e il traffico marittimo del centro Italia.
Interrogatorio di garanzia davanti al gip Angdlicchio... 
Appena ieri è stata pubblicata sulla Gazzetta del Regno Unito la decisione di re Carlo di privare il fratello Andrea dei titoli nobiliari. Con la pubblicazione della decisione reale sul registro pubblico ufficiale, il terzogenito della regina Elisabetta non può essere più chiamato né principe e né duca di York, ma semplicemente Andrew Mountbatten Windsor. Ora, lo stesso destino toccato ad Andrea, nel suo caso per i legami con il finanziere pedofilo Jeffrey Epstein, potrebbe abbattersi anche sul nipote Harry e sulla moglie Meghan.
Secondo l'emittente televisiva statunitense NewsNation, infatti, il secondogenito di Carlo potrebbe sognare di tornare in Inghilterra e, qualora decidesse di farlo, farebbe meglio ad assicurarsi che ciò accada presto, perché una volta che il sovrano se ne sarà andato, anche i suoi titoli, assieme a quelli della consorte e dei figli Archie e Lilibet, potrebbero prendere il volo.
I titoli tolti ad Andrea[1] sarebbero dunque soltanto la prova generale di ciò che la famiglia reale ha la possibilità di fare, se è vero quanto Andrew Lownie, storico e biografo reale, ha detto all'emittente, e cioè che uno dei primi compiti del principe William, quando salirà al trono, sarà quello di togliere i titoli di 'duca' e di 'duchessa' al fratello e alla cognata, nonché i titoli di 'principe' e di 'principessa' che l'intera famiglia condivide. Nonostante il fatto che Harry e Meghan abbiano deciso di rinunciare a far parte della monarchia, hanno comunque voluto che Archie e Lilibet fossero designati come principe e principesse nel marzo 2023.
"Sbarazzarsi di Andrew è stato un esercizio molto utile[2] per dimostrare cosa è possibile fare con i titoli", ha affermato Lownie. "Ed è un colpo di avvertimento a Harry". La decisione del Crown Office pubblicata in Gazzetta recita: "Il Re ha avuto il piacere, tramite lettere patenti (provvedimenti aventi forza di legge emanati da un sovrano senza l'approvazione di nessun Consiglio, ndr) sotto il Gran Sigillo del Regno datate 3 novembre 2025, di dichiarare che Andrew Mountbatten Windsor non avrà più il diritto di detenere e godere del titolo, dell'attributo di 'Altezza Reale' e della dignità titolare di 'Principe'".
Con la stessa facilità - glielo consentirà la legge - potrebbe agire William quando sarà re. L'erede al trono, infatti, più di Carlo e di Camilla, è quello che all'interno della famiglia reale non ha digerito gli scandali innescati dal fratello attraverso la sua autobiografia 'Spare' e la controversa intervista a Oprah Winfrey del 2021.

“È il primo anno che realizziamo un rapporto di sostenibilità e non si tratta solo di un adempimento formale, è un modo per rendere conto alle aziende che rappresentiamo e ai cittadini, con i quali comunichiamo tutti i giorni, riguardo a quello che il mondo dell'alluminio fa”. Lo ha detto Gennaro Galdo, responsabile comunicazione di Cial - Consorzio nazionale imballaggi alluminio, all’edizione 2025 di Ecomondo a Rimini, la fiera dedicata alla sostenibilità e all’economia circolare.
“Non è scontato - prosegue Galdo - perché il mondo dell'alluminio, dalla produzione fino al riciclo in fonderia, è mondo complesso, rendicontarlo è dunque un lavoro che va fatto, perché è un'azione di responsabilità sociale, quasi un obbligo di trasparenza che ci è dovuto”.
“Da questa relazione emerge che l'industria dell'alluminio in Italia è in salute dal punto di vista della responsabilità, perché le aziende che rappresentiamo sono tutte impegnate nella riduzione dei rifiuti, così come i centri di selezione con i quali lavoriamo, che selezionano il materiale e lo trasportano fino all'arrivo in fonderia - continua - In una delle dodici fonderie del nostro sistema abbiamo potuto appurare che si tratta di aziende responsabili, il che ci rende orgogliosi di rappresentare questo sistema”.

Non c’è Natale senza albero. La pensano così 4 italiani su 5 che confermano come questo simbolo sia un elemento imprescindibile per dare vita allo spirito del Natale. E’ presente nel 92% delle abitazioni, viene collocato principalmente in salotto e si sceglie nella versione artificiale verde. Per le famiglie italiane quella di fare l’albero è la tradizione natalizia più duratura e diffusa e supera anche il pranzo di Natale. Si inizia ad addobbarlo principalmente a partire dall’8 dicembre (74%) e solo il 6% si riduce a ridosso della Vigilia di Natale. Ma c’è anche una fetta di affezionati, il 14% degli italiani, che amano anticipare il clima di festa accogliendo il proprio albero in casa già a novembre e in qualche caso persino a fine ottobre. E’ quanto emerge da un’indagine realizzata da AstraRicerche attraverso un migliaio di interviste a italiani tra i 18 e 74 anni per conto del Magico Paese di Natale, evento diffuso nel territorio di Langhe, Roero e Monferrato in programma dal 15 novembre al 21 dicembre nei paesi di Govone, Asti, San Damiano d’Asti e Santo Stefano Belbo e giunto quest’anno alla diciannovesima edizione.
Dall’indagine emerge che per l’85,5% degli intervistati l’albero rappresenta la tradizione natalizia per eccellenza: si eredita principalmente dai propri genitori (85%) ma anche, in misura minore, dai propri nonni (26%).Per 6 italiani su 10 (61%) lo stile preferito per le decorazioni che concorrono all’addobbo dell’albero è principalmente quello dai colori e dalle forme classiche: palline, campanelle, ghirlande nei colori rosso e oro. Una piccola minoranza, 1 italiano su 10, in particolare Gen Z e Millennials, preferisce discostarsi dalla tradizione orientandosi su uno stile vivace come decorazioni di tutti i colori, vintage o glitterate. Le decorazioni, poi, non si cambiano: 8 volte su 10 (82%) si conservano per poi essere riutilizzate. Anche per questo, , la metà degli intervistati investe ogni anno per l’albero e le decorazioni meno di 50 euro, 1 su 3 (33%) spende tra i 50 e i 100 euro e solo il 13% più di 100 euro.
In generale, il 77% degli intervistati associa sentimenti positivi al momento dell’addobbo: per il 50% è una tradizione capace di creare un’attesa e per il 44% è semplicemente un'attività piacevole e rilassante ancge se per una minoranza, poco più di 1 italiano su 10 (12%, vive l’addobbo come un momento stressante. Oltre alla preparazione dell’albero, ci sono altri, poi, allestimenti che rendono lo spirito della festa ancora più magico, per il 58% e’ mettere le lucine sul balcone e per il 49% abbellire con una ghirlanda la porta di casa. Meno indicate la ‘mise en place’ rossa per la tavola (33%) e la calza sul camino (25%).
L’albero è anche un elemento centrale dei mercatini di Natale, la pensa così circa l’87% degli italiani che lo considera un simbolo di questi luoghi incantati. Più distaccato Babbo Natale, citato da 3 italiani su 4 (74%) e poi le attrazioni per i più piccoli (67%). E, ancora, quasi la metà degli intervistati, il 49%, attribuisce importanza nei mercatini di Natale alle casette per la vendita dei prodotti per creare la magia del Natale, il 43% alle renne e infine il 37% agli elfi.
Infine, per il 51,5% dei nostri connazionali fare l’albero coincide con il momento in cui la casa si trasforma e diventa speciale. Per più di 4 italiani su 10 (41,5%) è un oggetto che fa compagnia, dona buon umore e crea uno spirito natalizio. Di frequente, quasi 1 volta su 3 (31%) emerge il suo ruolo di testimone delle proprie tradizioni, un simbolo di memoria in grado di aprire la stanza dei ricordi. Infine, per 2 italiani su 10 è uno specchio della propria cultura (20%) ma anche un simbolo a cui appendere le speranze per il futuro (19%).
Leggi Tutte le Notizie di oggi in Sardegna
Sarda News - Notizie in Sardegna
Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità.
Per proporre i tuoi feed o un contenuto originale, scrivici a info@sardanews.it
Per tutti gli aggiornamenti seguici su TELEGRAM
o su Facebook https://www.facebook.com/sardanotizie



