Una festa diffusa che coinvolge 70 Comuni... 
(Adnkronos) - "Irresponsabili le minacce" di Volodymyr Zelensky di colpire il Cremlino. Così il portavoce della presidenza russa, Dmitry Peskov, ha commentato le dichiarazioni del presidente ucraino, che ha ammonito Mosca a fermare la guerra o i leader del Cremlino dovranno nascondersi nei bunker. "Zelensky - ha detto Peskov in un briefing con i giornalisti - sta chiaramente continuando i suoi sforzi disperati... E' questo il motivo per cui diffonde minacce a destra e a manca, che è abbastanza irresponsabile".
Intanto il comandante delle forze ucraine Oleksandr Syrskyi ha reso noto in un briefing che unità russe sono state intrappolate in direzione di Pokrovsk, lo snodo cruciale del Donetsk intorno a cui si combatte, dopo settimane di scontri che avevano spostato la linea del fronte verso nord. A Pokrovsk le unità russe di piccole dimensioni mandate in avanscoperta, secondo la nuova tattica lanciata da Mosca il mese scorso che Kiev ha definito dei 'mille tagli', sono state lasciate avanzare per 12-20 chilometri in profondità prima che le forze ucraine ne anticipassero le manovre isolandole all'altezza del fiume Kazennyi Torets. "La loro distruzione è in corso", ha spiegato il comandante. Sono stati quindi liberati 168 chilometri quadrati di territorio, e altri 182 liberati da sabotatori russi.
Gli obiettivi delle forze di Mosca della scorsa primavera ed estate, creare zone cuscinetto nelle regioni di Kharkiv e Sumy, conquistare Pokrovsk e raggiungere il confine del Donetsk, avanzare a Zaporizhzhia, Dnipropetrovsk e Kherson - "non sono stati realizzati", ha quindi rivendicato.
Mosca ha notoriamente adottato di recente la nuova tattica con l'impiego di unità di assalto di piccole dimensioni - 4 o 6 soldati - per infiltrare il territorio controllato dalle forze ucraine, danneggiare la logistica ed esercitare pressioni. Tattica che è stata usata il mese scorso sui fronti di Dobropillia e Novopavlivka.
“Abbiamo anticipato un tale sviluppo e ridispiegato unità per impedire il raggruppamento delle forze nemiche lungo la barriera costituita del fiume. In questo modo le unità nemiche sono avanzate in profondità per ritrovarsi in una specie di 'sacco'. Allo stesso tempo abbiamo chiuso la linea con azioni delle nostre forze di assalto aeree da assi convergenti da nord e da sud. Il nemico è finito in trappola. La sua distruzione è in corso".
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(Adnkronos) - Riflettere sul percorso fatto e sui traguardi raggiunti, ma anche promuovere un confronto aperto sulle sfide attuali e future in ambito sanitario nel Sud globale, in particolare sull'assistenza neonatale e la salute respiratoria, per condividere esperienze, individuare criticità e favorire nuove sinergie volte a garantire un accesso equo a cure di qualità. Sono i temi della tavola rotonda organizzata per i 20 vent'anni di attività di Chiesi Foundation, all'evento celebrativo 'Accelerare il cambiamento: un dialogo sul futuro dell'assistenza sanitaria nel Sud globale', che si è svolto il 25 settembre all'Auditorium dell'headquarters di Chiesi Farmaceutici a Parma. Nell'occasione, la Fondazione ha anche ufficializzato la sua intitolazione in onore del fondatore, Paolo Chiesi.
Alla tavola rotonda, che è seguita al saluto d'apertura di Maria Paola Chiesi e Massimo Salvadori, rispettivamente presidente e coordinatore della Fondazione - riporta una nota - hanno partecipato due importanti esperte di salute neonatale e respiratoria nel Sud globale: Queen Dube, pediatra ed epidemiologa e Newborn Health Lead presso il Department for Maternal, Newborn, Child, Adolescent Health and Ageing dell'Organizzazione mondiale della sanità a Ginevra, e Refiloe Masekela, presidente della Pan African Thoracic Society e responsabile del Department of Paediatrics and Child Health presso l'università KwaZulu-Natal (Sudafrica).
Dal dibattito è emersa la necessità di una completa ridefinizione dell'architettura della cooperazione internazionale e del ruolo degli attori coinvolti, affinché le risorse e le competenze a disposizione possano convergere in strategie comuni. La strada delineata per il futuro consiste nella promozione di modelli di partnership più inclusivi, nel rafforzamento dei sistemi sanitari locali e nella valorizzazione dell'innovazione come leva per un cambiamento sostenibile e duraturo, come hanno evidenziato Dube - già a capo dei Servizi sanitari del ministero della Salute del Malawi, che ha lavorato alla definizione dei piani di accelerazione per la riduzione della mortalità materno-neonatale, e co-ricercatrice principale di Nest360, un'iniziativa multi-istituzionale volta a dimezzare la mortalità neonatale dei pazienti ricoverati in Africa - e Masekela, esperta a livello internazionale in materia di asma pediatrico e test di funzionalità polmonare, mentore della prossima generazione di ricercatori e vincitrice del prestigioso World Lung Health Award, assegnatole nel 2025 alla Conferenza dell'American Thoracic Society per il suo contributo al miglioramento della salute respiratoria in Sudafrica.
Nata il 14 aprile 2005 come espressione della responsabilità sociale del Gruppo Chiesi - ricorda la nota - la Fondazione ha progressivamente esteso il proprio ruolo, passando da grant-maker a partner operativo in progetti di cooperazione internazionale e sviluppo locale. Il cuore della sua missione è da sempre rivolto al Sud globale: una scelta dettata dalla volontà di intervenire dove l'accesso ai servizi sanitari di base è ancora drasticamente limitato. Oggi Chiesi Foundation è attiva in Benin, Burkina Faso, Burundi, Costa d'Avorio, Repubblica Centrafricana, Etiopia, Guyana, Nepal, Perù, Senegal, Tanzania, Togo e Uganda, dove la mortalità neonatale e l'incidenza di malattie respiratorie croniche restano tra le principali emergenze sanitarie, con pesanti ricadute socioeconomiche sull'intera comunità.
Nel corso degli anni - illustra la Fondazione - l'impegno si è concretizzato nello sviluppo di due modelli di intervento complementari: il modello Nest (Neonatal Essentials for Survival and Thriving) per migliorare l'accesso alle cure neonatali e il modello Gasp (Global Access to Sustainable Pulmonology) incentrato sulla diagnosi e la gestione di malattie respiratorie croniche come l'asma e la Bpco (broncopneumopatia cronica ostruttiva). I modelli condividono un approccio comune che include: la formazione del personale sanitario, la sensibilizzazione e l'educazione dei pazienti e dei caregiver, la fornitura di attrezzature essenziali adatte al contesto locale, l'utilizzo di protocolli clinici basati su prove scientifiche, lo sviluppo di reti tra i centri sanitari a livello regionale e nazionale e la collaborazione stretta e continuativa con le istituzioni locali e le autorità sanitarie. Un'attenzione particolare è riservata anche all'equità linguistica e all'inclusione delle realtà francofone dell'Africa subsahariana, spesso escluse dai circuiti internazionali della ricerca medico-scientifica.
Al termine dell'evento - conclude la nota - è stata annunciata un'importante evoluzione per la Fondazione, che ha modificato il suo nome in Paolo Chiesi Foundation, in onore del suo fondatore e primo presidente, scomparso nel 2024. Scienziato e filantropo, ha dato vita alla Fondazione con l'idea che il sapere scientifico e la responsabilità sociale potessero confluire in un'azione concreta e trasformativa per il bene comune. Per vent'anni il suo impegno e la sua visione hanno ispirato ogni progetto, ogni partnership e ogni traguardo raggiunto. Il nuovo nome rappresenta quindi "non solo un omaggio alla sua figura, ma anche la volontà di portare avanti con coerenza e rinnovata energia i valori che ne hanno guidato la nascita: promuovere il diritto universale alla salute, combattere le disuguaglianze e costruire un futuro più equo per le comunità più vulnerabili del mondo".
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(Adnkronos) - "La Fondazione è nata vent'anni fa, in occasione del settantesimo anniversario dell'azienda Chiesi, un momento in cui Paolo e Alberto Chiesi, insieme ad altri membri della famiglia, hanno deciso di rendere ancora più concreto il connubio tra business ed etica e quindi dare una dimostrazione tangibile, mettere in pratica la responsabilità sociale d'impresa e la visione che hanno sempre avuto: un'impresa al servizio dello sviluppo della società". Lo ha detto Maria Paola Chiesi, presidente di Paolo Chiesi Foundation, all'evento per la celebrazione dei 20 anni di attività che si è svolto nell'headquarters della farmaceutica, a Parma, spiegando all'Adnkronos Salute che l'intestazione della Fondazione a Paolo Chiesi è "per ricordare e onorare la memoria del nostro presidente" e fondatore che ha guidato questa realtà filantropica "per 15 anni e ha sempre creduto in noi, ci ha sempre sostenuto, ci ha incoraggiato ad amare la vita, a studiare, a essere coraggiosi. Ricordare la sua memoria - sottolinea - significa trasmettere i suoi valori al futuro, alle nuove generazioni, a chi verrà dopo di noi e continuerà la missione della Fondazione. E' sì un modo per ricordare il passato, una persona che ci ha lasciato lo scorso anno, ma è anche un proiettare nel futuro il suo ottimismo e la sua visione".
Il legame con l'Africa "nasce per certi versi casualmente, da un incontro inatteso, di quelli che regala la vita, con il neonatologo Paolo Villani - racconta la presidente - Ma nasce anche dalla grande esperienza che l'azienda aveva sviluppato, in particolare in neonatologia. In Africa il bisogno di cure, di qualità neonatali essenziali e di accesso alle cure è molto forte. Proprio per questo la Fondazione si è concentrata sull'Africa: era lì che potevamo mettere meglio a frutto tutte le nostre conoscenze, le nostre esperienze, il network con i medici e con il mondo della scienza".
In 2 decenni di vita ci sono stati "tanti traguardi, ma anche tanti fallimenti e tanti apprendimenti - rimarca Chiesi - La cosa più importante è ascoltare, capire il contesto, non pensare di avere la verità in tasca, non essere presuntuosi. Questo è forse il traguardo più grande che abbiamo raggiunto in questi vent'anni: avere un approccio che si pone in ascolto, a servizio degli altri, senza voler imporre nulla a nessuno".
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(Adnkronos) - "Attualmente, in Africa, purtroppo la salute respiratoria non è una priorità. Abbiamo un carico molto elevato di malattie respiratorie, soprattutto nei bambini sotto i 5 anni, e le malattie respiratorie in questa fascia d'età restano ancora la principale causa di morte. Se guardiamo invece alle malattie respiratorie croniche, queste sono fortemente trascurate: molte persone che ne soffrono, come chi ha asma o Bpco", broncopneumopatia cronica ostruttiva, "restano senza diagnosi oppure, anche quando ricevono una diagnosi, hanno pochissime opzioni terapeutiche, perché in molti Paesi non esiste alcun sistema di rimborso per la gestione delle malattie respiratorie croniche". Lo ha detto Refiloe Masekela, presidente della Pan African Thoracic Society e responsabile del Department of Paediatrics and Child Health presso l'Università di KwaZulu-Natal (Sudafrica), partecipando a Parma all'evento per i 20 anni della Paolo Chiesi Foundation.
"Per migliorare la salute polmonare in Africa serve un approccio multifattoriale. Anzitutto - illustra Masekela - occorre lavorare sulla formazione degli operatori sanitari, investire nella ricerca sulle malattie respiratorie croniche - che è molto carente - e garantire un miglior accesso a farmaci inalatori a prezzi sostenibili per le persone che vivono con queste malattie. Nonostante gli sforzi globali, come la richiesta avanzata al vertice Onu dal Forum delle società respiratorie nazionali per migliorare l'accesso alle terapie inalatorie, c'è ancora un enorme bisogno di rafforzare la formazione della forza lavoro sanitaria, così da permettere alle persone di ricevere una diagnosi, mentre parallelamente si lavora per migliorare l'accesso ai farmaci".
Uno dei passi fondamentali da fare è "rafforzare la capacità di ricerca, perché senza dati non possiamo quantificare realmente il peso della malattia né valutare i progressi nella sua gestione - sottolinea l'esperta - Inoltre, è importante che i Paesi adottino politiche che garantiscano l'accesso universale alle terapie inalatorie per tutte le persone con malattie respiratorie croniche". Senza questi passi politici, "anche laddove la diagnosi è possibile, i trattamenti rimangono comunque non disponibili - precisa Masekela - Infine, quando parliamo di accesso ai medicinali inalatori, è importante ricordare che questi trattamenti hanno anche un impatto ambientale. Le nuove normative sul divieto delle sostanze Pfas potrebbero influire ulteriormente sulla disponibilità degli inalatori - avverte - rendendoli ancora meno accessibili nei contesti a basse risorse, proprio a causa dell'aumento dei costi. Questa sarà una questione cruciale da affrontare nel prossimo futuro".
Per quanto riguarda il ruolo della filantropia, "il sostegno dovrebbe concentrarsi su tre aree. La prima - elenca l'esperta - è rafforzare la forza lavoro sanitaria, assicurando non solo l'assistenza a livello di cure primarie, ma anche la disponibilità di specialisti, medici pediatrici e pneumologi. In diversi Paesi africani non esiste neppure uno pneumologo, né pediatrico né per adulti. Ciò rende impossibile garantire una gestione adeguata dei casi più gravi. La seconda è potenziare la capacità di ricerca, colmando le gravi lacune nei dati epidemiologici e negli studi sul carico delle malattie respiratorie croniche in Africa. Questo richiede programmi di formazione e sostegno alla ricerca. La terza è integrare i servizi clinici nei contesti a basse risorse, così da migliorare l'accesso alle terapie e assicurare che chi soffre di queste malattie riceva i trattamenti necessari".
"Questi - conclude Masekela - sono ambiti in cui la filantropia può fare davvero la differenza. E, con un impegno multifattoriale, sarà possibile migliorare la gestione delle malattie respiratorie croniche in Africa".

(Adnkronos) - "Negli ultimi vent'anni abbiamo assistito a un enorme miglioramento nell'abbassamento della mortalità neonatale. A livello globale, si è registrata una riduzione del 44%, ma nella regione africana il tasso di riduzione è stato del 26%, molto più basso rispetto alla media mondiale. Eppure l'80% delle morti neonatali si possono prevenire", ma serve un approccio corale, tra "enti filantropici e governi nazionali". Così Queen Dube, responsabile del Newborn Health Program presso l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms), intervenendo all'evento 'Accelerare il cambiamento: un dialogo sul futuro dell'assistenza sanitaria nel Sud Globale', che si è svolto il 25 settembre nell'Auditorium dell'headquarters di Chiesi Farmaceutici a Parma, per la celebrazione dei 20 anni della Paolo Chiesi Foundation.
"Oggi stiamo vivendo un momento molto importante, soprattutto in Africa, dove numerose fondazioni stanno intervenendo con ingenti risorse per affrontare le sfide legate alla salute materna e neonatale - continua Dube - Le organizzazioni filantropiche possono dare un grande contributo sostenendo la formazione del personale sanitario, l'approvvigionamento di servizi e farmaci essenziali e aiutando lo sviluppo di sistemi di raccordo ospedaliero. La vera questione è: come possono lavorare in sinergia con i governi? Oggi il contesto politico è favorevole: molti leader africani stanno dando priorità alla salute materna e neonatale - evidenzia l'esperta - Ciò che manca sono gli investimenti, partner in grado di sostenere e accelerare le loro agende. Qui entra in gioco la filantropia, che può fornire quell'investimento necessario per fare lo scatto in avanti, accelerare il percorso. Ci auguriamo che sempre più le fondazioni entrino in questo ecosistema: solo insieme - rimarca - potremo davvero fare la differenza".
Nella riduzione della mortalità infantile è fondamentale tenere conto di alcuni fattori modificabili. Il primo si riferisce al fatto che la salute del nascituro "non può essere separata da quella della madre - spiega Dube - Tutto ciò che accade a una donna in gravidanza ha un impatto diretto sugli esiti per il bambino. Sono stati fatti molti investimenti per rafforzare l'assistenza prenatale, migliorandone la qualità. Un esempio molto semplice riguarda la sifilide: se una donna in gravidanza viene sottoposta a screening per sifilide e il test risulta positivo, trattarla aumenta enormemente le possibilità di sopravvivenza del bambino. Se non viene diagnosticata, il bambino rischia di morire nel grembo materno o nelle prime settimane di vita".
Il secondo grande investimento riguarda l'assistenza al parto. "Il monitoraggio del travaglio e del parto - evidenzia l'esperta Oms - ha un impatto diretto sulla sopravvivenza del neonato, e anche in quest'area sono stati fatti progressi significativi. Un terzo aspetto da tenere presente è l'assistenza postnatale: le visite nelle prime 24 ore e nei giorni successivi alla nascita hanno, da sole, migliorato gli esiti di salute dei bambini. Infine, un ruolo cruciale è stato svolto dall'ampliamento delle cure di secondo livello per i neonati piccoli e malati. Si tratta di interventi come la Cpap", la ventilazione "per i neonati con difficoltà respiratorie o la gestione più efficace delle infezioni. Investire su questo tipo di cure ha contribuito alla riduzione della mortalità neonatale".
Nonostante il progresso fatto, "con quasi il dimezzamento dei decessi neonatali a livello globale - riflette Dube - la verità è che la maggior parte delle morti avviene ancora in Africa, in particolare nell'Africa sub-sahariana, che da sola rappresenta circa la metà dei decessi. C’è ancora molto da fare. In Africa sub-sahariana siamo ancora indietro su più fronti: la diffusione delle cure di secondo livello è limitata, molte donne partoriscono ancora a casa, e nelle strutture sanitarie la qualità dell'assistenza intrapartum non è sempre adeguata. Anche il pacchetto di cure prenatali richiede ancora molti miglioramenti".
Da dove partire? "Concentrare gli sforzi laddove il peso della mortalità è maggiore: in Africa e nei contesti fragili e colpiti da conflitti, che rappresentano i luoghi con il più alto carico di decessi - indica Dube - Rafforzare le cure neonatali essenziali, cioè garantire che le donne abbiano accesso a strutture sanitarie meglio attrezzate, dove possano partorire in sicurezza. Gli investimenti nelle cure di secondo livello richiedono dispositivi medici, personale sanitario formato, farmaci, sistemi di follow-up adeguati, oltre a trasporti e meccanismi di riferimento efficienti. E' proprio qui, dove il bisogno è più grande - conclude - che dobbiamo concentrare le risorse".
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(Adnkronos) - "La flessibilità è essenziale se vogliamo crescere e adattarci. Dobbiamo avere chiara la nostra missione, ciò che la Fondazione rappresenta e ciò che vuole realizzare, ma allo stesso tempo non possiamo semplicemente restare come eravamo nel 2005. Il contesto dello sviluppo cambia ogni giorno e noi dobbiamo cambiare con esso. Come farlo? Prima di tutto, ascoltando. Dobbiamo ascoltare i nostri partner. Dobbiamo fare in modo che i nostri partner, i nostri stakeholder, persino i pazienti stessi, siano parte attiva nella progettazione dei programmi di sviluppo. La parola chiave è partnership". Così Massimo Salvadori, coordinatore Paolo Chiesi Foundation, intervenendo nel quartier generale della farmaceutica a Parma all'evento per i 20 anni di attività della Fondazione.
"Il progresso reale e duraturo si ottiene solo quando le persone più coinvolte partecipano alla definizione del processo", sottolinea Salvadori, per questo servono "partnership a ogni livello: con le istituzioni, con le organizzazioni locali, con la società civile. Credo - aggiunge - che il settore filantropico abbia in questo un'opportunità e una responsabilità uniche. Diversamente dai donatori tradizionali, che spesso hanno vincoli e mandati più rigidi, la filantropia può creare spazi dove voci diverse si incontrano, dove gli attori si sentono valorizzati e dove può nascere l’innovazione. Per noi - chiarisce - innovazione non significa necessariamente qualcosa di completamente nuovo o rivoluzionario. Significa fare le cose in modo diverso, in modo migliore. Per questo abbiamo sviluppato due modelli: Nest" (Neonatal Essentials for Survival and Thriving), per migliorare l'accesso alle cure neonatali, e "il modello Gasp" (Global Access to Sustainable Pulmonology), incentrato sulla diagnosi e la gestione di malattie respiratorie croniche come l'asma e la Bpco (broncopneumopatia cronica ostruttiva). "Abbiamo bisogno di chiarezza di intenti e chiarezza di visione - conclude - Ma insieme alla chiarezza serve flessibilità. Perché senza flessibilità non si può restare rilevanti nell'attuale scenario dello sviluppo".
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Tragedia in un canale nell'Oristanese, vittima un 50enne...
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(Adnkronos) - "Il prossimo passo per Sport e Salute è creare la ‘Casa dello Sport’. Vogliamo dare forma ad una visione nuova e concreta: lo sport non è solo movimento, è identità, è incontro, è futuro, è vita. Questo spazio sarà il simbolo di una comunità viva, aperta e inclusiva, dove federazioni, enti di promozione sportiva e cittadini potranno collaborare in modo orizzontale, generando valore condiviso. Non più luoghi chiusi, ma ambienti di coworking e confronto, dove il welfare, la salute e la formazione si intrecciano per costruire un ecosistema sportivo moderno e sostenibile”. Queste le parole dell’Ad di Sport e Salute Diego Nepi Molineris all'Adnkronos, parlando dell'evoluzione del progetto "Sestante".
“Con la ‘Casa dello Sport’, Sport e Salute compie un passo decisivo verso un nuovo modello di aggregazione e collaborazione. Il progetto pilota coinvolgerà le sedi di via Piranesi a Milano e di viale Tiziano a Roma per una struttura non più verticale, ma orizzontale, dove il welfare, la formazione, la salute e lo scambio di idee si intrecciano per generare valore e creare un effetto moltiplicatore per tutto il mondo sportivo italiano. Inoltre, stiamo ristrutturando gli spazi della ex Civis a Roma, che tra un anno e mezzo sarà la sede di Sport e Salute, lasciando Palazzo H”, ha annunciato l’ad di Sport e Salute. “Con oltre 7.600 comuni in tutta Italia, inoltre, ci impegniamo in un dialogo costante, anche porta a porta con tutte le società sportive, per costruire insieme un ecosistema inclusivo, dinamico e sostenibile”.
“Cambiamo il "come" lo sport è presente nelle città, senza mettere in discussione la sua presenza in tutti i territori. Non vogliamo chiudere presidi nelle città, anzi. Vogliamo costruire una rete territoriale ancora più solida e capillare. Non più delle strutture esterne e lontane dalle esigenze della comunità ma delle piazze aperte dove i cittadini, le famiglie e gli sportivi possano sentirsi allo stesso livello e parte integrante del progetto che parte dalla diffusione dello sport, passa dalla possibilità di praticarlo, dall’opportunità della scelta e arriva alla medaglia. E in questo un ruolo determinante dovranno averlo gli Organismo Sportivi che dovranno evolvere la concezione che hanno avuto finora del loro funzionamento. Dovranno scendere materialmente in campo nell’accompagnare chi fa sport e promuovere quella disciplina, a curare gli impianti, a formare tecnici con questa nuova visione. A ideare progetti per il sociale e per l’inclusione”, ha concluso l’Ad di Sport e Salute.

(Adnkronos) - “Essere alla guida dello stabilimento di Capriata in questo momento che compie i suoi primi 40 anni è sicuramente motivo di grande orgoglio. È un percorso che affonda le radici in un passato, una lunga storia manufatturiera e guardiamo con entusiasmo al futuro e all'innovazione”. Così Gabriella Della Porta, direttrice del sito produttivo di Mondelez International in Italia in provincia di Alessandra, alle celebrazioni per il traguardo quarantennale, evidenzia che “lo stabilimento oggi è un punto di riferimento non solo per il Piemonte e per l'Italia ma anche per tutta l'Europa perché nel nostro sito si producono brand conosciuti a livello nazionale e a livello europeo come Orosaiwa, Tuc, Ritz e Chipster”.
Negli anni “sono stati fatti grandi investimenti - illustra Della Porta- le linee sono state potenziate, i confezionamenti sono diventati tutti automatizzati, i nostri forni si sono ingranditi e i nostri consumi energetici sono diventati sempre più sostenibili. Negli anni lo stabilimento ha allargato la sua produzione. Intorno agli anni 2000 è passato da 20.000 a 40.000 tonnellate, oggi abbiamo più di 300 dipendenti. Lo stabilimento - aggiunge - ha il 30% di produzione destinata all'export e il 70% per il territorio nazionale, guidato da Orosaiwa, il prodotto più importante del nostro stabilimento. Ogni anno produciamo 33 milioni di pacchetti che corrispondono circa a 3 miliardi di biscotti. A oggi lo stabilimento utilizza 100% di grano italiano, prevalentemente dalla regione Piemonte, circa 36 mila tonnellate di farina all'anno, prodotta da 450 aziende agricole per un'estensione di circa 5 mila ettari”.
La sostenibilità “è veramente importante per Mondelez. Per lo stabilimento di Capriata lavoriamo su tre aree chiave - elenca la direttrice del sito produttivo - Prima fra tutti gli ingredienti. Dal momento che il 70% delle emissioni totali di Co2 deriva dalle nostre materie prime, investiamo per sostenere delle catene di approvvigionamento resilienti e promuovere forniture sostenibili per quanto riguarda i nostri principali ingredienti. Ci focalizziamo sul packaging perché sia sempre più sostenibile. Il 100% del packaging che utilizziamo a Capriata - rimarca - è disegnato per essere riciclabile. E infine sul clima, ci impegniamo per consumare meno e meglio. Lo stabilimento da anni utilizza fonti di energia rinnovabile, in particolare il fotovoltaico che da solo riesce a sostenere il 20% del consumo totale dello stabilimento. Abbiamo l'ambizione di continuare ad investire sempre di più in fonti di energia rinnovabile - ricorda Della Porta - Considerato il fabbisogno energetico dello stabilimento abbiamo un piano strutturato per ridurre gli impatti, in particolare andando progressivamente a sostituire i nostri forni con soluzioni più innovative a ridotto impatto ambientale. E, al centro di tutto, ci sono le nostre persone che con passione e impegno hanno trasformato le strategie aziendali in risultati concreti. Grazie a loro non solo lo stabilimento mantiene alta la qualità e l'efficienza produttiva, ma accompagna il cambiamento rinforzando i legami con la comunità e - conclude - costruendo una cultura aziendale solida e condivisa”.
Leggi tutto: Imprese: Della Porta (Mondelez), ‘stabilimento di Capriata motivo di grande orgoglio’

(Adnkronos) - “Oggi più che mai una collaborazione fra industria e istituzioni è una necessità concreta. Il contesto economico che stiamo vivendo è complesso e volatile e ciascuno gioca una parte complementare. Da una parte l'industria continua ad investire, a innovare, a creare posti di lavoro. Dall'altro, le istituzioni garantiscono le condizioni necessarie affinché questo possa avvenire. Due aziende su 3 dichiarano di avere difficoltà nel reperimento di competenze tecniche per ruoli operativi. Collaborare con istituzioni in università e scuole diventa fondamentale per creare percorsi tecnici di sviluppo di queste competenze”. Così Lorenza Cipollina, Direttore Relazioni Istituzionali, Comunicazione e Sostenibilità del Gruppo Mondelēz International in Italia, alla celebrazione del 40esimo anniversario dello stabilimento di Capriata d'Orba (Al), “la nostra fabbrica dei biscotti”.
“L'Italia ha un tasso di natalità dei più bassi in Europa . In Mondelez creiamo ambienti di lavoro inclusivi a supporto della genitorialità - aggiunge Cipollina - D'altra parte, le istituzioni creano delle politiche di lungo periodo affinché questo possa avvenire. E da ultimo pensiamo alla transizione ecologica. Mondelez ha un obiettivo di azzeramento delle emissioni al 2050 attraverso circolarità dei packaging, attraverso investimenti in energie rinnovabili. Questo è fattibile grazie alla collaborazione con le istituzioni. Crediamo fortemente che quando comunità, istituzioni e aziende lavorano insieme si possono creare prosperità oggi e per il futuro nel nostro Paese”.
Leggi tutto: Imprese: Cipollina (Mondelēz), ‘necessaria collaborazione tra industria e istituzioni’

(Adnkronos) - Il cane di Lewis Hamilton Roscoe è malato. Il pilota della Ferrari ha annunciato oggi, venerdì 26 settembre, che il suo bulldog, 12 anni e presente spesso nei paddock con l'inglese sette volte campione del mondo, è al momento in coma e lui ha deciso di stargli accanto. "Per favore, tenete Roscoe nei tuoi pensieri. Voglio tenervi tutti aggiornati. Roscoe si è preso di nuovo la polmonite e stava lottando per respirare", ha scritto Hamilton sul proprio profilo Instagram.
Il pilota ha condiviso alcune foto del cane sul letto d'ospedale, sedato, mentre lo abbraccia: "È stato ricoverato in ospedale e sedato per calmarlo mentre lo controllavano e durante il processo il suo cuore si è fermato. Sono riusciti a recuperare il battito cardiaco e ora è in coma", ha raccontato Hamilton, "non sappiamo se si sveglierà, domani proviamo a svegliarlo. Sono al suo fianco e voglio ringraziarvi tutti per le vostre preghiere e il vostro sostegno".
Leggi tutto: Hamilton, il cane Roscoe è malato: "Ha la polmonite, ora è in coma"

(Adnkronos) - Sono tre le nuove modalità usate da Mosca per interferire nella politica interna della Moldova in vista delle elezioni legislative di domenica, dopo "la lezione appresa" con la sconfitta dello scorso anno al voto per presidenziali e referendum per l'adesione all'Ue, vinte, anche se di misura nel caso del referendum, dal fronte europeo.
Centinaia di milioni di euro investiti per l'acquisto dei voti, "intossicarli" con disinformazione disseminata online e reclutare provocatori "per innescare disordine, violenza e paura" - la cifra è stata citata nei giorni scorsi da Maia Sandu - uno "tsunami" di denaro russo, cripto valute e disinformazione generato a Mosca, come ha denunciato l'ex minitro degli Esteri, ora candidato per il Pas di Maia Sandu, Nico Popescu, per cui la normalità fino a ora era, come ai Tropici, la pioggia.
Anche se l'acquisto di voti continua a prevalere, le tattiche di Mosca sono cambiate dallo scorso anno, ha spiegato il Presidente di WatchDog, gruppo per il controllo online in Moldova, Valeriu Pasha. Come? Non c'è più una persona che offre pagamenti su Telegram, la campagna filorussa ora cerca di reclutare reti di attori in comunità locali, con enfasi sulla comunicazione "faccia a faccia". "Addestrano queste persone, le indottrinano, le pagano, le inviano con istruzioni molto precise, talking points e contenuti da condividere su TikTok. Tutto opera in modo coordinato, per manipolare gli algoritmi sui social, TikTok in particolare", afferma Pasha.
La seconda modalità adottata è quella di generare confusione negli elettori con candidati filo Mosca che però esprimono opinioni neutre, addirittura filo europee, verso cui inevitabilmente rischiano di rivolgersi elettori colpiti dalla pesante crisi economica che perseguono un cambiamento rispetto alla guida del Pas, a cui attribuiscono la crisi, ma senza abbandonare il percorso europeo.
Il caso più clamoroso di questa giravolta, solo formale, è quello di Irina Vlah, ex governatrice della regione filorussa della Gagauzia, deputata del partito "Cuore della Moldova", colpita da sanzioni in Canada "in relazioni alle influenze malevole della Russia nella politica della Moldova", dalla Polonia che da le ha appena chiuso le porte per cinque anni, così come poco prima anche la Lituania. Il partito di Vlah ha aderito all'Alleanza Patriottica del Mep nata solo lo scorso luglio e rivale del Pas a queste elezioni. E lei ha annacquato la sua retorica filo russa e si dice ora favorevole all'adesione del suo Paese all'Ue, come scrive Cnn.
Infine, Mosca ha operato anche fra la diaspora moldava all'estero (un milione e 250mila persone) che lo scorso anno si è dimostrata cruciale per la doppia vittoria europea. "Stiamo preparando una serie di sorprese per i funzionari della Moldova assegnati ai seggi all'estero", aveva dichiarato senza aggiungere altro il mese scorso Ilan Shor, il tycoon filorusso costretto all'esilio a Mosca, condannato in Moldova in contumacia a 15 anni di carcere.
Anche la Moldova si è organizzata raffinando i suoi strumenti di contro interferenza. Nei giorni scorsi è stata smantellata una rete legata ai servizi di intelligence militare russa del Gru, con l'arresto di decine di persone. Più di cento moldavi sono stati addestrati all'uso della violenza contro la polizia in Serbia con la missione di organizzare scontr pre e post elettorali, ha reso noto il direttore della sicurezza nazionale, Stanislav Secrieru.
Leggi tutto: Moldova, la veloce evoluzione delle interferenze di Mosca: i tre nuovi metodi
Presidio dei cerealicoltori Coldiretti davanti alla prefettura... 
(Adnkronos) - Ansia per Carlos Alcaraz. Secondo quanto riportato dal quotidiano spagnolo Marca, il tennista iberico, nuovo numero uno del mondo dopo aver battuto Jannik Sinner nella finale degli Us Open, non si è allenato oggi, venerdì 26 settembre, a Tokyo. Alla base del forfait c'è l'infortunio alla caviglia rimediato nel primo turno dell'Atp 500 giapponese contro Baez.
Nel corso del match contro l'argentino infatti, Alcaraz si è accasciato a terra dolorante per un problema alla caviglia, sul punteggio di 2-2 nel primo set. Carlos ha iniziato a zoppicare e poi ha fatto tremare i suoi tifosi per qualche secondo, portandosi le mani al volto. Dopo essersi seduto in campo si è rimesso in piedi per raggiungere la panchina, dove sono intervenuti i membri dello staff per la fasciatura durante il medical time out.
Alla fine Alcaraz è riuscito a finire la partita e vincere in due set con il punteggio di 6-4, 6-2, passando così il turno. La sua presenza però negli ottavi di finale contro il belga Zizou Bergs è da considerarsi in dubbio.
Leggi tutto: Alcaraz non si allena a Tokyo dopo l'infortunio, rischio forfait?
(Adnkronos) - Chiara Ferragni torna ufficialmente in prima fila alla Milano Fashion Week, dopo il caso del ‘Pandoro Gate’. Nei giorni scorsi è stata avvistata ai Black Carpet Awards e su qualche front row, e questa mattina l’imprenditrice digitale è stata ospite della passerella di Marco Rambaldi. Occhiali da sole, giacca e stivali di pelle, Ferragni ha applaudito soddisfatta la collezione del giovane stilista bolognese, intitolata ‘Gioia radicale’.
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