
(Adnkronos) - L’ex-convento dell’Annunziata di Sestri Levante ospita la 0Phd autumn school in security, risk and vulnerability – insights' from the 'Return project', iniziativa finanziata dal partenariato esteso Return, organizzata in collaborazione con l’università di Genova e rivolta a studenti e studentesse di dottorato e giovani ricercatrici e ricercatori che operano nell’ambito di rischio sismico e alluvionale nei sistemi urbani e desiderano ampliare la loro prospettiva in ottica multirischio. Un programma intensivo che integra prospettive tecniche e sociali del rischio, con lezioni, workshop e tavole rotonde condotte da docenti e istituzioni italiane e internazionali. Partecipano inoltre policy maker impegnati nella pianificazione delle politiche di mitigazione e protezione civile, oltre a operatori del mondo assicurativo.
“Approfondimenti, laboratori e tavole rotonde, con un approccio trasversale a diversi disastri naturali in chiave multi-rischio, e con alcune giornate organizzate in due percorsi paralleli dedicati al rischio sismico e alluvionale, per offrire strumenti operativi e un linguaggio condiviso capaci di trasferire i risultati della ricerca in strumenti decisionali e pratiche di mitigazione efficaci”, afferma Serena Cattari, coordinatrice del Dottorato in sicurezza, rischio e vulnerabilità dell’università di genova.
La PhD Autumn School si inserisce nella più ampia filiera formativa del progetto Return, che integra scienze tecniche, umanistiche e sociali per costruire comunità resilienti, anche attraverso strumenti digitali come gemelli virtuali e simulatori di scenari multirischio. Accanto alla PhD Autumn school, il progetto ha lanciato la Return Academy, percorso intensivo che combina teoria, ricerca applicata e didattica esperienziale. La prima edizione coinvolge 40 giovani selezionati su base interdisciplinare (ambiti tecnico-scientifici e umanistici), con l’obiettivo di formare professionalità capaci di leggere e governare la complessità dei rischi ambientali e di applicare le competenze nel disaster risk management nei diversi contesti professionali.
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Finisce l'era dei ritocchini esagerati, il chirurgo: "I pazienti vogliono valorizzare, non cambiare"

(Adnkronos) - La medicina estetica non è più un vezzo riservato a pochi, ma una realtà in crescita costante a livello globale. I dati diffusi dalla International Society of Aesthetic Plastic Surgery (Isaps) parlano chiaro: nel 2024 sono stati eseguiti oltre 38 milioni di trattamenti estetici, con un aumento del 42,5% negli ultimi 4 anni. Un trend che conferma come la cura di sé sia ormai entrata nella routine quotidiana, al pari di sport e alimentazione. Ma dopo l'epoca dei filler esagerati e dei ritocchi vistosi, oggi la parola d'ordine è naturalezza. Una tendenza che vede privilegiare i cosiddetti 'trattamenti soft': biostimolazioni, tossina botulinica preventiva, peeling e protocolli combinati che ringiovaniscono senza stravolgere.
Secondo Roberto Valeriani, specialista in Chirurgia plastica ricostruttiva ed estetica e docente presso l'università internazionale UniCamillus di Roma, "oggi i pazienti chiedono interventi sempre più discreti: non vogliono cambiare i propri tratti, ma valorizzarli. La medicina estetica è entrata a far parte della quotidianità, con trattamenti programmati e calibrati che permettono di mantenere un aspetto naturale e curato nel tempo".
La nuova frontiera della bellezza, dunque, "non è più quella di apparire rifatti, ma di stare bene con se stessi. La medicina estetica moderna punta a un equilibrio che unisce scienza, prevenzione e rispetto dell'identità individuale", conclude lo specialista.

(Adnkronos) - Sono cellule sfuggenti, lupi solitari che si staccano dal gruppo, cambiano faccia all'occorrenza e permettono al cancro di evadere le terapie. Un team di scienziati italiani di base negli Usa ha usato tecnologie all'avanguardia per localizzarle e studiarle. I risultati della loro ricerca, pubblicati di recente sulla rivista 'Cancer Cell', aggiungono tasselli importanti per decifrare i segreti della plasticità tumorale. A firmare il lavoro sono Anna Lasorella, co-direttrice del Sylvester Brain Tumor Institute (Sbti) e direttrice della Sylvester's Precision Medicine Initiative, e Antonio Iavarone, direttore Sbti e vicedirettore del Sylvester, coppia d'oro della ricerca oncologica che al Sylvester Cancer Center dell'University of Miami ha focalizzato i suoi studi su una neoplasia altamente letale, il glioblastoma, tempo medio di sopravvivenza di poco superiore a 1 anno dalla diagnosi. Questo tumore ricompare quasi sempre dopo il trattamento iniziale e le forme ricorrenti sono sempre resistenti alla terapia.
Il punto di partenza è dunque questo. Il passo avanti, invece, è che gli scienziati - utilizzando una piattaforma che si chiama CosMx nel centro che fa parte della Miller School of Medicine dell'ateneo di Miami - sono riusciti a vedere e classificare le singole cellule nelle loro posizioni originali nel tumore. E hanno scoperto che le cellule del glioblastoma che si 'raggruppano' insieme ad altre cellule dello stesso tipo sono meno letali. Mentre le cellule 'disperse' nel tumore, quelle che escono dal gruppo, sono vere 'trasformiste': sono più plastiche, termine biologico che indica cellule malleabili e in grado di assumere forme o stati diversi. La plasticità è un attributo indesiderato per il cancro, poiché è correlata alla resistenza al trattamento e a esiti peggiori per il paziente. Ma la causa di questa plasticità del cancro è finora un mistero. Lasorella e Iavarone accendono i riflettori su una possibile chiave di lettura: le relazioni spaziali fra le cellule. La geografia conta, in altre parole.
"Da molti anni - spiega Iavarone all'Adnkronos Salute - si sa che il motivo fondamentale dell'elevata aggressività dei tumori più maligni, come il glioblastoma ma non solo, è che ci sono delle cellule che riescono ad adattarsi e a sopravvivere a diverse condizioni ambientali molto difficili come la mancanza di ossigeno, la presenza di farmaci tossici quali la chemioterapia. Ci riescono attraverso la plasticità, la capacità di modificarsi continuamente. Ci siamo chiesti perché alcune cellule non cambiano e possono essere bersagliate e altre invece si trasformano e resistono. Per capirlo abbiamo aggiunto analisi computazionali completamente nuove a tecnologie potenti che consentono di studiare le caratteristiche molecolari, le attività di tutti i geni di ogni singola cellula, mantenendo intatta la struttura geografica del tumore e studiando le cellule direttamente in questo spazio. Si chiama trascrittomica spaziale".
Questa strategia, continua Iavarone, "ci ha consentito di studiare milioni di cellule nel loro spazio naturale. E abbiamo potuto scoprire come funziona il meccanismo della plasticità: le cellule che aderiscono fra di loro e rimangono organizzate in cluster rimangono molto simili e sono quelle che noi riusciamo a distruggere con la chemioterapia. Quelle che si staccano", i lupi solitari, "sono cellule che si mascherano continuamente, hanno 10 fenotipi diversi e si adattano enormemente alle condizioni ambientali che trovano. Possono passare da cellule neuronali a cellule che proliferano, da cellule quiescenti a cellule che invadono, a seconda di quello che serve per sopravvivere. E sono le più aggressive, quelle che non si riesce a distruggere. Noi abbiamo per la prima volta scoperto questo meccanismo: per poter diventare plastiche, le cellule devono perdere l'adesione tra di loro in questi cluster e diventare disperse".
Il trattamento iniziale dei tumori cerebrali con chemio o radioterapia, è dunque l'ipotesi, potrebbe effettivamente rompere i cluster relativamente meno dannosi di cellule tumorali e stimolarne la dispersione - affermano i ricercatori - il che significa che le cellule rimaste dopo il trattamento diventano più plastiche e quindi più aggressive per il paziente. Quello che è chiaro al momento è che le cellule disperse e quelle raggruppate si comportano in modo molto diverso nel tumore. In studi precedenti, Lasorella, Iavarone e colleghi avevano identificato 4 diversi gruppi di cellule di glioblastoma, in base ai geni specifici attivati in ciascun tipo di cellula. Nello studio attuale hanno esaminato come questi 4 gruppi sono organizzati nei tumori, rilevando che in certe aree del tumore i tipi cellulari sono mescolati insieme, definendo così la conformazione dispersa. Infine hanno esaminato le differenze fra le cellule in cluster e le cellule disperse, scoprendo che quelle raggruppate esprimono proteine sulla loro superficie che le aiutano a rimanere unite, mentre le disperse perdono queste proteine.
Gli autori hanno anche osservato che gli stessi principi si applicano a campioni isolati da pazienti affette da cancro al seno: le cellule tumorali disperse sono più plastiche delle 'colleghe' organizzate in cluster. E la plasticità delle cellule tumorali favorisce la metastasi dei tumori solidi. Sebbene il glioblastoma non metastatizzi allo stesso modo degli altri tumori solidi, comprendere meglio la plasticità potrebbe aiutare a chiarire perché e quando molti tumori fanno metastasi. "Riteniamo che questo principio sia di importanza generale", dice Iavarone. Un altro quesito al quale si sta cercando una risposta è se le cellule disperse esprimano determinate proteine o molecole che interrompono l'adesione e, in tal caso, se tali proteine possano essere eventuali bersagli farmacologici per promuovere l'aggregazione. L'idea, in ogni caso, spiega lo scienziato, è di "sfruttare questo meccanismo dell'adesione, forzarlo nelle cellule che non ce l'hanno", per poi colpire con un'arma mirata al gruppo. "Se riusciremo a comprendere meglio questo meccanismo - ragiona Lasorella - speriamo di poter mantenere le cellule raggruppate meno plastiche in quello stato, o addirittura invertire la dispersione delle cellule più plastiche". Sarebbe, conclude Iavarone, "un passo avanti per essere più efficaci con la terapia".

(Adnkronos) - Il premio Nobel per la fisica Gerardus ’t Hooft s sarà tra gli ospiti che apriranno la prima giornata del Digital Innovation Forum — ComoLake 2025, il forum internazionale per l’innovazione digitale che si terrà dal 14 al 17 ottobre 2025 a Villa Erba di Cernobbio in provincia di Como.
Oltre professore Hooft, sono già confermate anche la partecipazione del fisico vincitore del premio Albert Einstein Thibault Damour, il direttore del dipartimento di fisica teorica del Cern di Ginevra Gian Francesco Giudice, l'ex presidente del Cnr Luciano Maiani, la ricercatrice dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare Mariafelice De Laurentis e il l'ex direttore dell’École Normale Supérieure di Parigi Marc Mézard.
Organizzata da Micromegas Comunicazione, Digital Innovation Forum — ComoLake 2025 è un'iniziativa promossa dalla Fondazione Innovazione Digitale Ets, presieduta dal dott. Antonio Franceschetti, che ha recentemente istituito un Comitato Scientifico composto da esponenti di primo piano del mondo accademico, istituzionale e industriale. Tra i suoi membri figurano il prof. Francesco Saverio Cataliotti, direttore dell’Istituto Nazionale di Ottica del Cnr; il Prof. Antonio La Gatta esperto internazionale d'innovazione tecnologica; la prof.ssa Paola Dubini dell’Università Bocconi; il prof. Vincenzo Vespri dell’Università di Firenze; e numerosi altri rappresentanti di eccellenza della ricerca, dell’impresa e delle istituzioni, italiani e internazionali.
Sul palco del Forum sono attesi ministri, rappresentanti di agenzie governative e organismi sovranazionali, Ceo di aziende leader e imprenditori innovativi, con l’obiettivo di costruire un dialogo costruttivo ad ampio raggio sulle politiche, le tecnologie, le strategie e le soluzioni per affrontare le sfide che si affronteranno nei prossimi anni.
Digital Innovation Forum — ComoLake 2025 si articolerà in sei sessioni plenarie e quindici sessioni tematiche di approfondimento, dedicate all’innovazione e alla transizione digitale.
Tra i temi al centro del dibattito vi saranno l'intelligenza Artificiale e i suoi impatti su economia, società e istituzioni, il Quantum Computing, con focus sul ruolo dell’Europa e delle sue industrie nella competizione globale, la sanità digitale, tra telemedicina, ospedali virtuali e innovazioni farmaceutiche basate su modelli computazionali, la mobilità e trasporti, con scenari di elettrificazione, intermodalità e smart cities, le reti e le infrastrutture, cruciali per sostenere la competitività europea e lo sviluppo delle tecnologie emergenti, l'energia e la sostenibilità, con attenzione a decarbonizzazione, idrogeno e nuove fonti, il banking, insurance e fintech, tra blockchain, valute digitali e sistemi di pagamento evoluti e il public sector, per un’amministrazione più accessibile, trasparente ed efficiente.
Il Forum si terrà dal 14 al 16 ottobre con tre giornate di conferenza, mentre il 17 ottobre sarà interamente dedicato ad 80 Startup innovative, selezionate con Partner di elevato prestigio, attraverso criteri accurati di scelta. Durante la giornata, le giovani imprese avranno l’occasione di presentare i propri progetti con sessioni di elevator pitch, confrontarsi con investitori e stakeholder e partecipare a workshop tematici curati dai partner del Forum.
L’evento si terrà nella splendida cornice di Villa Erba a Cernobbio, sul Lago di Como, luogo che negli anni si è affermato come punto di riferimento per grandi eventi internazionali. Gli spazi espositivi saranno suddivisi tra i padiglioni Lario e Cernobbio, con oltre 10.000 mq allestiti per ospitare conferenze, workshop, corner dedicati alle startup, aree B2b e momenti di networking.
Digital Innovation Forum — ComoLake continua quindi il lavoro per posizionare l’Italia come Paese protagonista del dibattito globale sulle tecnologie emergenti, rafforzando l’allineamento del nostro Paese ai processi normativi e di mercato dell’Unione Europea. Tre giorni per favorire il dialogo tra istituzioni, industria e università, creando una piattaforma stabile di confronto e cooperazione, al tempo stesso valorizzando l’innovazione italiana come leva di competitività internazionale, sostenendo la ricerca e l’imprenditorialità giovanile.
Uno dei momenti più attesi dell’edizione 2025 sarà la cerimonia dei ComoLake Awards, che premieranno aziende, istituzioni e startup che si sono distinte per progetti di eccellenza nell’ambito della trasformazione digitale. I riconoscimenti saranno assegnati dal Comitato Scientifico della Fondazione Innovazione Digitale ETS, valutando innovazione, impatto sociale ed economico, scalabilità e sostenibilità.
La premiazione avverrà durante il Gala Dinner del 16 ottobre, occasione d'incontro esclusivo tra i protagonisti dell’evento.
Accanto ai lavori ufficiali, ComoLake 2025 proporrà anche momenti culturali e conviviali di grande rilievo: la serata spettacolo al Teatro Sociale di Como (14 ottobre), il Welcome Dinner del 15 ottobre e il Gala Dinner del 16 ottobre. Occasioni pensate per favorire le relazioni tra i partecipanti e consolidare la dimensione internazionale dell’evento.
Per garantire la massima visibilità e fruibilità, l’edizione 2025 sarà accompagnata dal lancio del Digital Innovation Channel, piattaforma multimediale che trasmetterà i lavori in live streaming e on demand, oltre a ospitare podcast e contenuti originali realizzati dai partner nei mesi precedenti al Forum.
ComoLake 2025 è l’appuntamento di riferimento per chi guarda al futuro dell’innovazione digitale. Un evento capace di unire riflessione e azione, teoria e pratica, istituzioni e startup per trovare soluzioni, creare leve economiche e posizionare l’Italia come player internazionale nel campo della tecnologia e della digitalizzazione.
Le registrazioni per il pubblico sono già aperte: tutte le informazioni sono disponibili sul sito ufficiale www.comolake.it.
Arrivati in catamarano, area di altissimo pregio naturalistico... 
(Adnkronos) - Nasce a Milano la prima casa del Made in Italy all'interno di una fiera; una iniziativa nata dalla volontà del ministro per il Made in Italy, Adolfo Urso, dedicata ad imprenditori e operatori economici che qui potranno trovare un punto di riferimento per supportare e rilanciare la propria attività. "L'accordo di oggi -spiega il presidente di Fondazione Fiera Milano, Giovanni Bozzetti- è il primo effetto tangibile dell’alleanza per il Made in Italy a cui hanno aderito tutti gli organizzatori delle manifestazioni fieristiche e di tutte le associazioni di categoria e prevede la prima casa del Made in Italy all’interno di Fiera Milano, a Rho. Quindi la prima 'casa' in un sedime fieristico". La casa del Made in Italy "sarà molto importante per tutto il sistema imprenditoriale italiano" perché "gli operatori che arriveranno a Fiera Milano potranno assumere informazioni sul sistema di incentivi nazionale e regionale a loro favore"; al tempo stesso "gli investitori che arriveranno dall'estero potranno desumere quali sono gli aiuti, i contributi che il governo italiano dà per gli investimenti stranieri nel nostro Paese". Si tratta quindi di "una iniziativa che creerà un volano di sviluppo economico per il sistema imprenditoriale italiano e attrarrà maggiori investimenti in Italia".
"Ci tengo a ringraziare il ministro Urso -aggiunge Bozzetti- perché ha voluto che la prima casa del Made in Italy fosse a Milano". Del resto, "Fiera Milano è il principale sistema fieristico italiano e contribuisce con un indotto di 8,1 miliardi di euro nel territorio nazionale e di 4,3 miliardi nella regione Lombardia. A Milano, in particolare, abbiamo 4 milioni e mezzo di visitatori, oltre 50 manifestazioni fieristiche organizzate e oltre 30mila espositori". Ed è su questa base che "la casa del Made in Italy in Fiera Milano diventerà un punto importante di riferimento per tutti i nostri imprenditori e per gli operatori economici che parteciperanno alle manifestazioni; la 'casa' sarà sempre aperta e, in occasione alle manifestazioni, ovviamente vivrà".
Su tutto, conclude Bozzetti, "vorrei sottolineare che questa iniziativa si inserisce anche nell'ambito di una logica sistemica che bisogna necessariamente applicare: è finito il tempo dei campanili. Dobbiamo vestire tutti la maglia della Nazionale italiana, la maglia azzurra ed essere orgogliosi di essere italiani". Anche perché "il nostro sistema fieristico vale 1 miliardo e 400 milioni; in Germania vale 4 miliardi; dobbiamo affrontare una sfida internazionale e sono convinto che noi italiani, con la nostra creatività, con il nostro spirito di innovazione e con la nostra capacità, abbiamo tutte le carte in regola per superare anche il sistema fieristico tedesco. Ma dobbiamo essere uniti, perché solo uniti si vince".
Leggi tutto: Imprese, Bozzetti (Ffm): "A Milano la prima casa del Made in Italy in Fiera"

(Adnkronos) - Condividere i più recenti progressi della ricerca scientifica e clinica, evidenziare le sfide ancora irrisolte nell'assistenza ospedaliera e territoriale, favorire le connessioni tra ricerca, medical unmet need e qualità della vita dei pazienti e dare voce autenticamente all'esperienza di chi convive con un tumore del sangue. Sono questi gli obiettivi di 'Blood Cancer Summit', giornata di dialogo interdisciplinare che unisce scienza, innovazione e narrazione umana, che dà voce ai protagonisti della cura: ricercatori, clinici, pazienti, caregiver, istituzioni e artisti. L'appuntamento è mercoledì 1 ottobre, dalle 9.30 alle 19, a Roma all'Accademia di San Luca, in piazza dell'Accademia di San Luca 77. 'Briging research, innovation and care' - spiega una nota - è un vertice annuale dedicato interamente al mondo dei tumori del sangue, teso ad agevolare il confronto tra medici e ricercatori, istituzioni e manager sanitari, industria e pazienti, connettendo esperti e testimoni in una piattaforma multidisciplinare e inclusiva, partecipata e creativa. Il summit è un evento Bridge the gap realizzato da Isheo, in collaborazione con La Lampada di Aladino Ets. Il summit parla di tumori del sangue, che di fatto significa parlare oggi di futuro e di speranza come scelta condivisa, come responsabilità collettiva, come possibilità concreta di trasformazione.
Il programma - si legge - garantisce una pluralità di punti di vista, di condivisione di linguaggi e di co-progettazione di soluzioni sostenibili. A fianco ai numerosi esperti - medici, ricercatori, infermieri, farmacisti, responsabili dell'industria, delle istituzioni, della comunità scientifica e accademica - anche tante testimonianze dei pazienti, che mettono in evidenza la qualità della propria vita non intesa come scala di misurazione, ma come vissuto; a questi seguono quelli che sottolineano il ruolo del supportive care finalizzata a un'assistenza globale del paziente, rimarcando il valore delle nuove figure professionali per superare le sfide esistenti. All'apertura della giornata verrà proiettato il cortometraggio 'Qui, ora' di Gioele Coccia, mentre la giornata sarà accompagnata dalla mostra fotografica 'Io sono qui' di Azzurra Primavera. L'arte, così come è intesa dal summit, restituisce voce, corpo ed emozione all'esperienza umana della malattia ed è pensata per tradurre in linguaggi universali ciò che le parole scientifiche da sole non riescono a dire.
Blood cancer summit è organizzato con il contributo non condizionante dei gold sponsor: Astellas Pharma Spa, AstraZeneca e Roche Spa; dei silver sponsor: BeOne Medicines Italy Srl, GlaxoSmithkilne Spa, Johnson&Johnson, Otsuka Pharmaceutical Italy Srl, Sobi. Inoltre, supporta l'evento Pierre Fabre Pharma Srl. L'evento gode anche del patrocinio di Aiiao - Associazione italiana infermieri di area oncologica, Favo - Federazione delle associazioni di volontariato in oncologia, Fondazione Gimema - Franco Mandelli onlus, Fil - Fondazione italiana linfomi Ets. Hanno collaborato anche Aipamm - Associazione italiana pazienti con malattie mieloproliferative, Aip Lmc - Associazione italiana pazienti Leucemia mieloide cronica, Bianco Airone Pazienti Aps, Gal - Gruppo abruzzese linfomi e Linfovita Odv.
Leggi tutto: Neoplasie sangue, l'1 ottobre a Roma vertice annuale 'Blood Cancer Summit'

(Adnkronos) - Un buco aperto nel solaio, forse durante la notte, è stata la via d'accesso per una banca in zona Primavalle, a Roma. Una banda, armata di pistola, è entrata nella filiale Bpm al 151 di via Pietro Maffi e, all'arrivo del direttore e dei dipendenti, verso le 9 del matttino, si è fatta consegnare i soldi nelle casse, minacciando tutti con le armi da fuoco.
Sul posto i poliziotti ora impegnati nelle ricerche della banda, fuggita con il bottino.
Leggi tutto: Banda del buco colpisce a Roma, armati di pistola rapinano una banca a Primavalle

(Adnkronos) - Decine di sedie vuote all'Assemblea generale delle Nazioni Unite dove moltissime delegazioni hanno lasciato l'aula in segno di protesta prima del discorso del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. All'interno del Palazzo di Vetro si sono alzati anche fischi oltre ad applausi.
"Non abbiamo ancora finito. Gli ultimi resti di Hamas sono trincerati a Gaza City. Vogliono ripetere le atrocità del 7 ottobre ancora e ancora. Ecco perché Israele deve finire il lavoro il più rapidamente possibile", ha detto il premier israeliano.
Netanyahu ha mostrato ''una grande spilla'' invitando a ''prendere i cellulari e inquadrare il Qr: vedrete perché combattiamo e perché dobbiamo vincere''. ''Il 7 ottobre Hamas ha condotto l'attacco peggiore contro gli ebrei dall'Olocausto - ha scandito - hanno decapitato uomini, stuprato donne, bruciato bambini vivi, questi mostri hanno preso ostaggio 200 persone''.
In precedenza l'ufficio di Netanyahu aveva reso noto che sarebbe stato diffuso un ''filmato sulle atrocità a partire dal 7 ottobre'' "nell'ambito dell'impegno di sensibilizzazione internazionale''. Si tratta di un ''film completo sulle atrocità attualmente proiettato in collaborazione tra l'ufficio del Primo Ministro e il portavoce delle Forze di Difesa Israeliane".
All'Onu il premier israeliano ha parlato di "false accuse di genocidio" rivolte a Israele. Netanyahu ha inoltre negato di stare obbligando i palestinesi a lasciare Gaza. "Per caso i nazisti chiedevano gentilmente agli ebrei di andarsene? - ha chiesto - Ora vorrei porvi una domanda semplice, una domanda logica: un Paese che sta commettendo un genocidio, implorerebbe la popolazione civile che dovrebbe essere il suo obiettivo di mettersi al riparo?".
"Abbiamo distrutto gli armamenti di Assad in Siria, abbiamo colpito le milizie sciite dell'Iran in Iraq e, soprattutto, abbiamo devastato i programmi iraniani di armi atomiche e missili balistici", ha sottolineato nel corso del suo intervento all'Assemblea Generale dell'Onu.
Netanyahu ha mostrato la mappa aggiornata della 'Maledizione', rappresentata dai nemici d'Israele nella regione mediorientale. "Metà della leadership Houthi in Yemen, è andata. Yahya Sinwar a Gaza, è andato. Hassan Nasrallah in Libano, è andato. Il regime di Assad in Siria, è andato - ha detto, segnando delle 'x' sui Paesi menzionati - Le milizie in Iraq, se attaccano Israele, se ne andranno anche loro. I comandanti militari iraniani, e i loro migliori scienziati nucleari, andati anche loro".
Il primo ministro israeliano ha voluto "ringraziare il presidente Donald Trump per aver agito con così tanto coraggio e audacia. Entrambi abbiamo promesso di impedire all'Iran di sviluppare armi nucleari e abbiamo mantenuto questa promessa".
I media palestinesi riportano che un sms, con il discorso di Netanyahu all'Assemblea generale delle Nazioni Unite, è stato inviato ai palestinesi residenti nella Striscia di Gaza. L'sms si aggiunge alla diffusione del messaggio del premier israeliano nell'enclave palestinese tramite gli altoparlanti.
"Ho circondato Gaza con enormi altoparlanti nella speranza che i nostri cari ostaggi ascoltino il mio messaggio. Non vi abbiamo dimenticati e non ci fermeremo finché non vi riporteremo tutti a casa", ha detto Netanyahu all'Assemblea Generale dell'Onu, prima in inglese e poi in lingua ebraica.

(Adnkronos) - Decine di sedie vuote all'Assemblea generale delle Nazioni Unite dove moltissime delegazioni hanno lasciato l'aula in segno di protesta prima del discorso del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. All'interno del Palazzo di Vetro si sono alzati anche fischi oltre ad applausi.
"Non abbiamo ancora finito. Gli ultimi resti di Hamas sono trincerati a Gaza City. Vogliono ripetere le atrocità del 7 ottobre ancora e ancora. Ecco perché Israele deve finire il lavoro il più rapidamente possibile", ha detto il premier israeliano.
"Abbiamo distrutto gli armamenti di Assad in Siria, abbiamo colpito le milizie sciite dell'Iran in Iraq e, soprattutto, abbiamo devastato i programmi iraniani di armi atomiche e missili balistici", ha sottolineato nel corso del suo intervento all'Assemblea Generale dell'Onu.
Netanyahu ha mostrato la mappa aggiornata della 'Maledizione', rappresentata dai nemici d'Israele nella regione mediorientale. "Metà della leadership Houthi in Yemen, è andata. Yahya Sinwar a Gaza, è andato. Hassan Nasrallah in Libano, è andato. Il regime di Assad in Siria, è andato - ha detto, segnando delle 'x' sui Paesi menzionati - Le milizie in Iraq, se attaccano Israele, se ne andranno anche loro. I comandanti militari iraniani, e i loro migliori scienziati nucleari, andati anche loro".

(Adnkronos) - Decine di sedie vuote all'Assemblea generale delle Nazioni Unite dove moltissime delegazioni hanno lasciato l'aula in segno di protesta prima del discorso del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. All'interno del Palazzo di Vetro si sono alzati anche fischi oltre che ad applausi.
Una manifestazione pro Pal si sta intanto tenendo fuori dalla sede delle Nazioni Unite di New York dove Netanyahu ha iniziato a parlare.
Leggi tutto: Netanyahu all'Onu: applausi, fischi e molte delegazioni via dall'aula

(Adnkronos) - "Abbiamo ricevuto la proposta di mediazione, da parte del Presidente Mattarella, di accettare di deviare la nostra rotta e di portare gli aiuti a Cipro. Noi non possiamo accettare questa proposta perché arriva per evitare che le nostre barche navighino in acque internazionali con il rischio di essere attaccate". Così in un videomessaggio Maria Elena Delia, portavoce della delegazione italiana della Global Sumud Flotilla, la flotta internazionale che sta portando aiuti umanitari ai civili palestinesi e che ora si trova a Creta risponde all'appello del Presidente della Repubblica.
L'attivista sostiene che la proposta sia "come dire che se ci vogliamo salvare ci dobbiamo scansare, perché chi governa non può chiedere a chi ci attaccherà di non farlo, anche se è illegale".
Delia pensa che il fatto che nessuno chieda a Israele di non attaccare "sia il nodo legale. Non è solo una questione di principio, ma è una questione sostanziale che è anche all'origine del fatto che, fino a ora, la stessa entità che ha creato questo corto circuito, cioè Israele, sta commettendo un genocidio senza che nessuno dei nostri governi abbia ancora avuto il coraggio di porre delle sanzioni, porre un embargo sulle armi, chiudere almeno parte dei rapporti commerciali", spiega l'attivista.
Delia afferma che se "una di queste tre soluzioni fosse presa in considerazione noi ne saremmo felici". L'attivista ribadisce che i partecipanti alla missione non stanno "facendo niente di male, cosa succederebbe se invece delle nostre barche ci fossero barche di alcuni turisti aggredite da droni in acque internazionali in maniera violenta?"
Delia conclude dicendo che "la questione degli aiuti è importantissima, noi siamo pronti a valutare delle mediazioni, ma non cambiamo rotta, perché cambiare rotta significherebbe ammettere che si lascia operare un governo in modo illegale senza potere fare nulla".
“Voglio rivolgere un profondo ringraziamento al Presidente Sergio Mattarella per le parole utilizzate nei confronti della Flotilla. Parole che sottolineano l’importanza della missione, a differenza di chi, come la premier Meloni, ha parlato di irresponsabilità. A Gaza c’è un’intera popolazione in carestia, che sta subendo un genocidio e una pulizia etnica da parte di un governo israeliano che, contrariamente a quanto afferma la sua propaganda, non fa arrivare gli aiuti. Di fronte a tutto questo, è cruciale chiedere e fare pressione per l’apertura di corridoi umanitari permanenti”. Così l’eurodeputata di Alleanza Verdi e Sinistra Benedetta Scuderi dalla Global Sumud Flotilla.
“Al presidente Mattarella – aggiunge Scuderi - chiediamo di sostenere la richiesta di aprire corridoi umanitari sotto il controllo dell’Onu. Il nostro obiettivo è che si riesca a riaffermare pacificamente il primato del diritto internazionale laddove a prevalere invece sono purtroppo ancora le armi e la violenza”.
Leggi tutto: Flotilla dice no a Mattarella, Delia: "Valutiamo mediazioni ma non cambiamo rotta"
Matteo Renzi, oltre la politica: "I miei figli giudicati per il cognome. Berlusconi? Grande umanità"

(Adnkronos) - "I miei figli erano comunque giudicati innanzitutto per il cognome, quando io ero una delle persone più importanti d’Italia", così Matteo Renzi parla del rapporto con i figli e la moglie, nel periodo più importante della sua carriera come Presidente del Consiglio. il politico è l'ospite d’eccezione di Luca Casadei nel nuovo episodio del podcast 'One More Time' (OnePodcast), disponibile da oggi, venerdì 26 settembre.
Renzi è stato Presidente del Consiglio dal 2014 al 2016: "L’età adolescenziale dei miei figli, medie e superiori, ha coinciso con l’impegno politico in prima persona. E lì non ti dico che mi sentivo in colpa, perché no, non è vero. Però oggettivamente li ho messi in una situazione di difficoltà", ha spiegato. "Ho una grandissima ammirazione per i miei figli per come sono stati capaci di resistere a questo, perché è un bel test. Mia moglie è stata fondamentale, senza Agnese questa partita non l’avremmo vinta. Sono stati bravi anche molti degli insegnanti che hanno avuto, la maggioranza ha protetto".
E proprio sulla moglie, Matteo Renzi ha parlato della sua scelta di non seguirlo a Roma durante il mandato: "Quando io torno dalla settimana romana in cui capisco che tocca a me, parlo con Agnese e le dico 'guarda mi sono un po’ informato, potremmo andare a vivere qui. C’è questa casa del Ministero che è a disposizione'. Mia moglie mi guarda e fa: 'Io non vengo. Non è detto che tu resti per tanti anni a Roma, ma anche se tu lo facessi ci sarebbe bisogno di mettere sul piatto della bilancia l’esigenza tua e anche mia di starti accanto e l’esigenza dei figli. Spostiamo i figli con l’età, che allora era 13, 11 e 8, che devono iscriversi a scuola a Roma e andare con la scorta. Quindi tu te lo sogni, io non vengo'. Una decisione che lei prende, che io subisco, che lì per lì contesto, ma che oggi mi fa dire 'grazie Agnese' perché hai salvato i figli e la famiglia".
Sulle sue dimissioni nel 2016 dopo il Referendum: "Scopro la mattina che abbiamo perso. Io volevo davvero cambiare vita, lì in quel momento. Non ero arrabbiato, avevo fatto il mio. Alle nove e mezzo di sera chiamo Mattarella e gli dico 'Sergio io mi dimetto'. Dormo come un bambino, poi torno a casa ed è un momento affascinante, un’esperienza umana incredibile perché la gente inizia subito ad accoltellarti. Eri l’uomo più importante d’Italia, gente che fino al giorno prima faceva a gara per venire a coccolarti, ti volta le spalle".
"Ho vissuto dei momenti di buio anche personali", ha spiegato Renzi parlando dell'arresto dei suoi genitori: "Li hanno arrestati per colpa mia. Hanno indagato ti direi i 3/4 della mia famiglia. Ora lo dico con un sorriso perché sono usciti tutti. Hanno attaccato me, hanno perquisito i miei amici, sono venuti quelli della finanza in venti la mattina a rovistare nei miei comodini. Quel momento lì è stato un momento di buio vero".
Su Silvio Berlusconi: "È la persona che più mi è stata vicina tra i politici, che è una cosa che io non avrei mai immaginato. Io Berlusconi non l’ho mai votato e noi non abbiamo mai collaborato dal punto di vista politico. Aveva questo tratto umano straordinario, aveva questa capacità di compassione".

(Adnkronos) - "Il medico mi ha detto che sono stata molto fortunata". Anna Moroni è tornata nello studio de 'La volta buona' dopo un brutto incidente domestico. Ospite oggi, venerdì 26 settembre, nel salotto di Caterina Balivo, la cuoca si è presentata con un vistoso tutore al braccio e ha raccontato cosa le è accaduto. "Sono stata a Nerano qualche giorno a casa di una mia amica, ero felicissima. Dopo colazione, mi sono persa a fissare il panorama e salendo le scale non ho visto l'ultimo gradino", ha detto.
"Mi sono tenuta col braccio per non cadere di viso. Ma il dolore alla spalla era fortissimo", ha raccontato Moroni. Accompagnata a Sorrento al Pronto Soccorso, le è stata diagnosticata una lussazione alla spalla: "Dalla lastra hanno visto che mi era uscita la spalla. Mi hanno rimessa in sesto e mi hanno detto che dovrò indossare il tutore per un po' di giorni". A dieci giorni dalla caduta, Anna Moroni si è recata oggi dal fisioterapista per la visita di controllo: "Mi ha detto che per la mia età sono stata molto fortunata", ha concluso.
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(Adnkronos) - In Italia è in vigore la legge 38 del 2010 (“Disposizioni per garantire l’accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore”), che stabilisce il diritto dei cittadini a non soffrire, istituisce delle “reti” di terapia del dolore e prevede campagne d’informazione. È una legge che però non ha sufficiente stanziamento e che, data l’autonomia regionale in materia di sanità, delega alle Regioni l’attuazione della maggior parte dei provvedimenti, distinguendo poco tra terapia del dolore e cure palliative.
Nel primo episodio di “E tu, sai cosa si prova?” facciamo un focus sui fattori chiave nella gestione del dolore cronico, corretta informazione e accesso alla rete. Ospiti di Maddalena Guiotto, giornalista Adnkronos: la prof.ssa Silvia Natoli, Responsabile Area culturale SIAARTI Medicina del dolore e cure palliative; la dott.ssa Nicoletta Orthmann, Direttrice medico-scientifica Fondazione Onda ETS; e il dott. Paolo Fedeli, Head of Corporate Affairs Sandoz.
"E tu, sai cosa si prova?", il vodcast di Adnkronos in collaborazione con Sandoz dedicato al dolore cronico, è disponibile ogni settimana con un nuovo episodio, su YouTube, Spotify e sulla sezione podcast di adnkronos.com.
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(Adnkronos) - Mercoledì prossimo negli Stati Uniti potrebbe scattare un nuovo shutdown delle attività del governo, a causa della mancata approvazione della legge di spesa. Previsto dall'Antideficiency Act, lo shutdown prevede un arresto immediato delle attività governative non essenziali fino a quando non arrivi l'approvazione di una legge di spesa o di una misura transitoria, il cosiddetto 'stopgap bill', la legge tappabuchi.
Per centinaia di migliaia dei dipendenti federali, che lo scorso novembre erano circa 3 milioni considerando anche i militari, scatterebbe immediatamente il 'furlough", vale a dire la sospensione senza stipendio, che però verrebbe pagato poi loro in ritardo una volta approvata la legge di spesa. Invece i dipendenti federali a contratto non saranno ricompensati per le giornate lavorative perse, scrive il Time magazine.
Non tutti i lavoratori sospesi rimarranno a casa, i dipendenti dei settori ritenuti essenziali, come sanità, difesa, forze dell'ordine e controllo del traffico aereo, dovranno lavorare senza paga. Anche gli agenti dell'Ice, l'Immigration and Customs Enforcement, agenzia cruciale per la politica anti-immigrati dell'amministrazione Trump, continueranno a lavorare, assicurando l'operatività dei centri di detenzione migranti. Mentre ci potrà essere un ritardo nelle udienze per molti casi di immigrazione.
Almeno queste le regole seguite nei precedenti shutdown, l'ultimo dei quali avvenuto durante la prima amministrazione Trump, tra il 2018 e il 2019 e durato 35 giorni, ma questa volta la Casa Bianca minaccia di rendere lo shutdown ancora più doloroso per i dipendenti federali, che sono stati sin dal primo giorno dell'amministrazione Trump un obiettivo principale di attacchi e intimidazioni che hanno portato alla perdita di 200mila posti di lavoro federali. L'Ufficio di gestione e bilancio ha infatti ordinato alle agenzie federali di preparare piani di veri e propri licenziamenti, e non sospensioni, di dipendenti federali di programmi non ritenuti in linea con le priorità dell'amministrazione Trump.
Nonostante gli addetti al controllo del traffico aereo e alla sicurezza negli aeroporti che fanno capo alla Transportation Security Administration (Tsa) siano considerati lavoratori essenziali e quindi chiamati a lavorare durante lo shutdown, in caso di una lunga durata si potranno avere problemi per il traffico aereo. Sette anni fa infatti molti ufficiali del Tsa, costretti a lavorare per settimane senza paga, si misero in malattia, portando a rallentamenti e file ai controlli. Lo stesso successe per mancanza di controllori del traffico aereo all'aeroporto newyorkese di LaGuardia.
Non ci dovrebbero essere problemi per il pagamento delle pensioni e altri assegni di welfare, il Social Security negli Usa, come anche per Medicare e Medicaid, le due assistenze sanitarie pubbliche per anziani e cittadini a basso reddito. Ma nei passati shutdown le agenzie, a causa della sospensione di migliaia di dipendenti, furono costrette a diminuire alcuni servizi di assistenza al pubblico. Anche i servizi del Postal Service, che si autofinanziano con le proprie entrate, dovrebbero non interrompere la consegna di posta e pacchi. Mentre invece lo shutdown porterà alla chiusura forzata di tutti i parchi nazionali e i musei federali di Washington, gli Smithsonian museum. Il National Park Service ha stimato che durante lo shutdown del 2013, che durò 13 giorni durante l'amministrazione di Barack Obama, si perse mezzo milione di dollari di introiti per le visite ai parchi.
Gli ultimi anni di politica americana sempre più polarizzata ci hanno abituato ad accordi tra i due partiti arrivati all'ultimo minuto disponibile per evitare lo shutdown, ma quest'anno la maggioranza repubblicana e la minoranza democratica, che deve dare al Senato almeno sette voti decisivi per il passaggio della legge di spesa, sono, a pochi giorni dalla scadenza, bloccati in uno stallo che appare difficile da superare.
In particolare, i democratici chiedono in cambio dei loro voti misure per garantire l'estensione dell'Obamacare, per evitare che i drastici tagli varati da Trump lascino entro la fine dell'anno moltissimi americani senza assistenza sanitaria, il ripristino dell'aiuto all'estero e dei soldi per le emittenti pubbliche, sempre finiti sotto l'accetta della nuova amministrazione. I repubblicani considerano le richieste inaccettabili, chiedendo invece ai democratici di approvare una stopgap per continuare a negoziare evitando lo shutdown la cui responsabilità, affermano, ricadrebbe sui dem.
Leggi tutto: Usa, torna rischio shutdown: Trump minaccia licenziamenti federali
(Adnkronos) - In Italia è in vigore la legge 38 del 2010 (“Disposizioni per garantire l’accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore”), che stabilisce il diritto dei cittadini a non soffrire, istituisce delle “reti” di terapia del dolore e prevede campagne d’informazione. È una legge che però non ha sufficiente stanziamento e che, data l’autonomia regionale in materia di sanità, delega alle Regioni l’attuazione della maggior parte dei provvedimenti, distinguendo poco tra terapia del dolore e cure palliative.
Nel primo episodio di “E tu, sai cosa si prova?” facciamo un focus sui fattori chiave nella gestione del dolore cronico, corretta informazione e accesso alla rete. Ospiti di Maddalena Guiotto, giornalista Adnkronos: la prof.ssa Silvia Natoli, Responsabile Area culturale SIAARTI Medicina del dolore e cure palliative; la dott.ssa Nicoletta Orthmann, Direttrice medico-scientifica Fondazione Onda ETS; e il dott. Paolo Fedeli, Head of Corporate Affairs Sandoz.
"E tu, sai cosa si prova?", il vodcast di Adnkronos in collaborazione con Sandoz dedicato al dolore cronico, è disponibile ogni settimana con un nuovo episodio, su YouTube, Spotify e sulla sezione podcast di adnkronos.com.
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(Adnkronos) - I lavoratori del Teatro La Fenice di Venezia hanno proclamato "lo stato di agitazione permanente" contro la nomina del direttore musicale stabile, Beatrice Venezi, che sarà in carica dall'ottobre 2026. La decisione è stata presa questa mattina al termine di un'assemblea. I lavoratori chiedono l'immediata revoca dell'incarico, giudicato "imposto" e "non all'altezza della tradizione del Teatro". La nomina della Venezi è stata annunciata lunedì 22 settembre dal sovrintendente Nicola Colabianchi dopo aver informato il consiglio d'indirizzo della Fondazione lirico-sinfonica veneziana, che aveva approvata in maniera unanime la decisione.
L'assemblea generale dei lavoratori della Fenice, si legge nel documento finale, di cui l'Adnkronos ha preso visione "ha espresso unanime solidarietà alla presa di posizione chiara e coraggiosa resa pubblica il 25 settembre dai professori d'orchestra. Con altrettanta fermezza le maestranze del Teatro La Fenice chiedono l’immediata revoca della nomina a direttore musicale del maestro Beatrice Venezi, avvenuta con modalità e tempistiche che hanno calpestato ogni principio di confronto e trasparenza".
I lavoratori del Teatro "dichiarano pertanto lo stato di agitazione permanente e si riservano di intraprendere tutte le azioni di lotta sindacale necessarie - compresi scioperi, manifestazioni e sit-in - al fine di difendere la professionalità dei suoi artisti e il rispetto delle regole democratiche nella gestione della Fondazione".
Nel documento, l'assemblea dei lavoratori ricorda che è "doveroso sottolineare - come già evidenziato nella lettera dell'Orchestra - che il curriculum del maestro Venezi non è comparabile con quello dei direttori musicali stabili che negli anni si sono succeduti sul podio della Fenice. Il sovrintendente e il Consiglio di indirizzo e il sindaco sono ora chiamati ad assumersi pienamente le proprie responsabilità davanti ai lavoratori, alla città e all'intero mondo della cultura".
Il primo atto dello stato di agitazione avverrà domani sera, sabato 27 settembre, prima del concerto dedicato alla Quarta Sinfonia di Gustav Mahler con la direzione del maestro Giuseppe Mengoli. I lavoratori chiederanno al sovrintendente la lettura di un comunicato e nel caso di un rifiuto preannunciano un volantinaggio.

(Adnkronos) - Tutti pazzi, o quasi, per la vitamina D. Almeno in Spagna, a quanto pare, l'assunzione della vitamina con integratore spesso senza alcun controllo medico. Una tendenza preoccupante, come ha sottolineato il nefrologo Borja Quiroga, attraverso i media iberici, prima La Vanguardia e poi El Confidencial. La vitamina D ha tra le sue proprietà la caratteristica di favorire l'assorbimento di calcoli renali. "Ho visto gente arrivare con i reni pieni di sassi", ha detto lo specialista, che ha trattato pazienti intossicati o colpiti da insufficienza renale per l'assunzione della vitamina in quantità eccessive e senza una reale motivazione medica.
I rischi
La vitamina D, secondo il nefrologo, va raccomandata in particolari per chi soffre di osteoporosi o di specifiche patologie renali. "Non migliora il quadro in relazione al rischio cardiovascolare, non riduce i tumori, non evita fratture in persone sane", ha detto, bocciando anche la somministrazione immotivata ai bambini: "Non c'è giustificazione scientifica".
L'invito ad evitare il fai da te arriva anche dall'immunologo clinico Mauro Minelli, docente di Nutrizione Umana alla Lum. "Per l'80% del fabbisogno la vitamina D viene generata dall'esposizione alla luce solare", ha osservato, evidenziando poi gli alimenti che la contengono. "Figurano tra questi l'olio di fegato di merluzzo, i funghi, l'uovo e il latte intero, il salmone, le aringhe, il tonno, lo storione, il burro, il fegato, alcune verdure a foglia verde come il broccolo e il cavolo nero".
"Un'attenzione particolare va riservata alle condizioni di sovrappeso/obesità, nelle quali l'accumulo della vitamina D in abbondanti strati di tessuto adiposo ne impedisce la conversione nella forma biologicamente attiva", ha osservato l'esperto, prospettando l'ipotesi di integrazione - sempre sotto controllo medico - per chi non riesce a perdere peso come necessario. "La vitamina D non fa dimagrire, ma una dieta dimagrante certamente contribuisce ad annullare i rischi di una sua eventuale carenza".
Quanta vitamina D va assunta? "Negli adulti la dose giornaliera raccomandata di vitamina D può oscillare tra le 600 e le 2.000 Unità Internazionali, corrispondenti a quantitativi compresi tra i 15 e i 50 microgrammi. Nei bimbi entro il primo anno di età, al fine di scongiurare il rachitismo, è suggerito un apporto giornaliero di 10 microgrammi. Nelle persone adulte i livelli della vitamina D nel sangue sono considerati normali quando compresi tra un minimo di 30 e un massimo di 100 nanogrammi per millilitro di plasma", ha precisato Minelli.
Cosa rischia chi assume quantità eccessive? "Il sovradosaggio può provocare effetti tossici legati al fatto che la vitamina D, essendo liposolubile, si accumula nei tessuti non potendo essere eliminata con le urine. Secondo la Società italiana dell'osteoporosi, del metabolismo minerale e malattie dello scheletro (Siommms), la soglia di tossicità è calcolata a concentrazioni ematiche superiori a 150 nanogrammi/millilitro. I principali effetti del sovradosaggio sono rappresentati da: nausea, mancanza di appetito, sonnolenza, diarrea, poliuria, calcolosi renale, calcificazioni, ipertensione, insufficienza renale", avverte lo specialista.
Leggi tutto: Vitamina D, non solo pregi e vantaggi: i consigli del medico
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