
Lo studio Commands "ha confrontato l'efficienza di un farmaco che utilizziamo da tanti anni, che è l'eritropoietina, al luspatercept nei pazienti con anemia in sindrome mielodisplastica a basso rischio che avessero necessità di trasfusioni. Luspatercept ha dimostrato un'efficienza molto maggiore rispetto a quella dell'eritropoietina: il 60% dei pazienti rispondono interrompendo le trasfusioni e una buona percentuale di questi, che dimostra una libertà dalle trasfusioni per 12 settimane, la può mantenere più a lungo in 1 anno o 1 anno e mezzo di tempo, quindi è sicuramente un grande vantaggio". In particolare, "l'eritropoietina non solo è efficiente in circa il 30% dei pazienti, ma riesce a avere una durata di risposta inferiore. Quella di luspatercept è superiore a 126 mesi, quella dell'eritropoietina è 86 mesi, quindi per un minor numero di pazienti e per un minor periodo di tempo". Così Valeria Santini, professore di Ematologia all'università di Firenze e responsabile Mds Unit dell'azienda ospedaliero universitaria Careggi di Firenze, commenta i risultati dello studio che ha portato all'estensione della rimborsabilità di luspatercept da parte di Aifa - Agenzia italiana del farmaco, nei pazienti adulti con anemia trasfusione-dipendente dovuta a sindrome mielodisplastica a rischio molto basso, basso e intermedio.
"Le sindromi mielodisplastiche o neoplasie mielodisplastiche - spiega l'esperta - sono delle patologie croniche che interessano prevalentemente persone che in Italia hanno un'età media di 74 anni e che portano ad avere una anemia, una diminuzione del numero delle piastrine e una diminuzione di un gruppo di globuli bianchi, i neutrofili. Sono delle malattie clonali, cioè sono delle neoplasie per cui si ha anche una grande eterogeneità, una grande differenza di storia clinica della malattia. Sono difetti midollari, quindi proprio un difetto maturativo e proliferativo a livello dei precursori dei globuli rossi nel midollo osseo". Questo farmaco "ha un'attività di facilitazione alla maturazione terminale dei progenitori dei globuli rossi - chiarisce Santini - Tutti i pazienti che purtroppo devono recarsi in ospedale per avere trasfusioni di globuli rossi, per mantenere un'emoglobina che consenta loro di avere una discreta qualità di vita, possono usufruire di luspatercept che favorisce proprio la maturazione terminale e l'eliminazione dei difetti che caratterizzano le sindromi mielodisplastiche".

"Sanofi è un'azienda biofarmaceutica che si è posta come posizionamento quello di essere guidata dalla ricerca e dallo sviluppo, ma potenziata dall'intelligenza artificiale e su questo ha costruito la sua strategia di innovazione e trasformazione. In tutti i livelli organizzativi l'Ia è diventata una alleata, significa che nella nostra vita quotidiana abbiamo la possibilità di prendere decisioni con strumenti di Ia che ci possono aiutare nelle diverse funzioni. Poi abbiamo anche una intelligenza artificiale esperta nella ricerca e nello sviluppo, dove ci sono strumenti di deep learning e machine learning. Inoltre abbiamo un'altra dimensione, quella dell'Ia generativa, dove ottimizziamo i documenti che dobbiamo produrre per gli enti regolatori o le istituzioni". Lo ha detto Mariangela Amoroso, direttore medico Sanofi Italia, nel suo intervento al convegno di Adnkronos dedicato all'intelligenza artificiale.
"Nel 2024 in Italia abbiamo firmato con le parti sociali un Patto digitale - ricorda Amoroso - Abbiamo portato competenze e formazione per tutto il personale aziendale attraverso una governance di responsabilità nell'utilizzo dell'Ia, e grazie alla collaborazione dell'Osservatorio digitale del Politecnico di Milano abbiamo cominciato una formazione continuativa di tutto il personale sia nella sede a Milano che nei siti produttivi. Dove anche qui l'Ia ci ha permesso di costruire delle smart-factory, che vuol dire aumentare la produzione con un'alta qualità, perché l'Ia può monitorare e attenzionare tutti i processi in un mondo come quello farmaceutico dove curiamo le persone ed è importante che ci sia altissima qualità con tecnologie all'avanguardia".
Che potenziale di sviluppo ha l'Ia? "Nell'ultimo anno Sanofi ha identificato 90 molecole target usando l'Ia e poi abbiamo delle molecole completamente originate dall'Ia - evidenzia Amoroso - Poi nella sperimentazione negli esseri umani delle nuove soluzioni terapeutiche c'è un avanzamento importante: prima per presentare una molecola sul mercato ci mettevamo 10 anni, ora siamo passati a 8. Stiamo utilizzando una soluzione come i 'pazienti digitali', che sono dei 'gemelli digitali' dove si può simulare cosa accadrebbe in un paziente quando somministriamo una nuova molecola".

L'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) ha approvato l'estensione della rimborsabilità di luspatercept nei pazienti adulti con anemia dipendente da trasfusioni di sangue dovuta a sindromi mielodisplastiche a rischio molto basso, basso e intermedio. L'anemia grave costringe i pazienti da un lato a recarsi frequentemente in ospedale per sottoporsi a trasfusioni di sangue, dall'altro ad assumere ogni giorno una terapia ferrochelante, per evitare che il ferro in eccesso danneggi organi vitali come cuore, fegato e pancreas. Luspatercept, terapia che agisce sulla eritropoiesi inefficace del midollo, cioè la mancata o insufficiente produzione di globuli rossi - informa una nota - ha dimostrato di ridurre il numero di trasfusioni, con un impatto significativo sulla sopravvivenza a lungo termine e sulla qualità di vita. Il 60% dei pazienti ha addirittura raggiunto l'indipendenza dalle trasfusioni.
Aifa a dicembre 2021 aveva già approvato la rimborsabilità di luspatercept nei pazienti adulti con anemia trasfusione-dipendente dovuta a sindromi mielodisplastiche a rischio molto basso, basso e intermedio, che presentano sideroblasti ad anello con risposta insoddisfacente o non idonei a terapia basata su eritropoietina. Con l'estensione della rimborsabilità da parte di Aifa, luspatercept cambia la pratica clinica diventando la nuova terapia di prima linea. I progressi nella cura di questa neoplasia ematologica sono stati approfonditi oggi a Roma nel corso di un incontro con la stampa promosso da Bristol Myers Squibb.
"Le sindromi mielodisplastiche sono un gruppo eterogeneo di tumori del sangue in cui le cellule del midollo osseo non riescono a maturare in maniera corretta - spiega Valeria Santini, professore di Ematologia all'università di Firenze, responsabile Mds Unit dell'azienda ospedaliero universitaria Careggi di Firenze e presidente del Comitato scientifico Fisim - Fondazione italiana sindromi mielodisplastiche - Sono definite malattie clonali perché il loro sviluppo è dovuto a una singola cellula che, sfuggendo ai meccanismi di controllo, dà origine a cellule alterate nella forma e nella funzionalità. La manifestazione clinica più frequente è costituita dall'anemia e, spesso, dalla necessità di trasfusioni di sangue, ma questi pazienti possono essere soggetti anche a infezioni ed emorragie. I sintomi e il decorso variano in modo significativo in base al tipo di cellula ematica colpita. I sintomi più frequenti dovuti alla carenza di emoglobina sono rappresentati da stanchezza perdita di peso, difficoltà respiratorie e battito cardiaco accelerato. L'impatto sulla qualità di vita è enorme, soprattutto per le persone con anemia grave che devono recarsi in ospedale, in alcuni casi ogni settimana, per le trasfusioni di sangue".
Nelle forme più gravi, le sindromi mielodisplastiche possono evolvere in leucemia mieloide acuta, un tumore più aggressivo. "Nella maggior parte dei casi - chiarisce Matteo Della Porta, responsabile Unità Leucemie, Humanitas Cancer Center Milano, professore ordinario di Ematologia Humanitas University - le cause della malattia sono sconosciute, perché non è noto il meccanismo che dà il via al processo di modifica del Dna di una delle cellule staminali del midollo osseo. Vi sono anche forme secondarie legate all'esposizione a fattori di rischio professionale, ad esempio a sostanze chimiche come benzene, piombo o solventi. Inoltre, alcuni pazienti possono sviluppare la malattia in seguito a precedenti trattamenti con chemioterapia o radioterapia, utilizzati per curare altre neoplasie".
In Italia si stimano ogni anno circa 3mila nuovi casi di sindromi mielodisplastiche, soprattutto in anziani con età superiore ai 70 anni. "Si tratta di una cifra al ribasso, perché molte persone non ricevono un corretto e tempestivo inquadramento diagnostico - continua Della Porta - L'insufficienza di globuli rossi, in quasi tutti i pazienti, nel tempo diventa severa e necessita di un supporto con regolari trasfusioni di sangue. Nel trattamento delle sindromi mielodisplastiche a basso rischio, pochi pazienti mostrano una risposta duratura agli agenti stimolanti l'eritropoiesi. Circa il 30% non è candidabile a riceverli o non ne trae beneficio e un altro 30% ha un effetto limitato nel tempo, non superiore a 1 anno. Si conferma, quindi, la necessità di opzioni terapeutiche. Luspatercept è il primo farmaco in 40 anni a dimostrare superiorità rispetto alla epoetina alfa, agente che stimola l'eritropoiesi e per decenni terapia di riferimento, riducendo in modo sostanziale il fabbisogno trasfusionale".
Il farmaco - riporta la nota - è stato valutato rispetto ad epoetina alfa nello studio Commands, pubblicato su 'The Lancet' e presentato per la prima volta nel 2023 in Sessione plenaria al congresso della Società europea di ematologia, per il trattamento di prima linea dell'anemia nei pazienti adulti con sindromi mielodisplastiche a rischio molto basso, basso o intermedio, che richiedono trasfusioni di globuli rossi. "Luspatercept - riferisce Santini - agisce in maniera del tutto innovativa sulla eritropoiesi inefficace, aumentando la quantità di globuli rossi interferendo con i segnali negativi che nelle mielodisplasie ne sopprimono la produzione. Nello studio Commands quasi il doppio dei pazienti trattati con luspatercept ha ottenuto l'indipendenza dalle trasfusioni con conseguente aumento dell'emoglobina: il 60% rispetto al 35% con epoetina alfa, compresi i sottogruppi di pazienti con caratteristiche clinicamente rilevanti. Luspatercept ha dimostrato una risposta duratura, con una durata mediana del tempo libero da trasfusioni superiore a 2 anni, quasi 12 mesi in più rispetto ad epoetina alfa".
"Trattare l'anemia severa trasfusione-dipendente in modo efficace è la chiave per migliorare la qualità di vita e la sopravvivenza - aggiunge Della Porta - I risultati dello studio Commands sottolineano il valore clinico di luspatercept come trattamento di prima linea dell'anemia. L'approvazione di Aifa rappresenta una pietra miliare della cura della malattia, perché cambia la pratica clinica".
Il farmaco "ha un meccanismo d'azione innovativo - afferma Alessandro Bigagli, Senior Medical Director, Bristol Myers Squibb Italia - La nuova approvazione di Aifa rappresenta un'estensione dell'indicazione per luspatercept, includendo il trattamento di prima linea dell'anemia negli adulti con sindromi mielodisplastiche a rischio molto basso, basso e intermedio. In questo modo, in Italia un numero maggiore di pazienti avrà la possibilità di diventare indipendente dalle trasfusioni per periodi di tempo anche superiori a 2 anni. Questo traguardo sottolinea il nostro impegno costante nell'innovazione e nello sviluppo di opzioni efficaci per i pazienti affetti da anemia correlata alla malattia".
Le sindromi mielodisplastiche "sono ancora poco conosciute, anche se vi è più consapevolezza fra clinici, pazienti e istituzioni, anche grazie all'impegno di Aipasim, nata nel 2017 proprio per riempire un vuoto di conoscenza e per far comprendere l’importanza delle reti di patologia", evidenzia Annamaria Nosari, vicepresidente Associazione italiana pazienti con sindrome mielodisplastica. Questi pazienti "presentano bisogni clinici e assistenziali specifici e devono essere curati in centri specializzati. Inoltre, l'età spesso avanzata e la presenza di copatologie - precisa - implicano difficoltà nella gestione terapeutica, in particolare dell'anemia grave che ne rappresenta la manifestazione più frequente. I pazienti che hanno necessità di frequenti trasfusioni di sangue devono recarsi spesso in ospedale e la loro vita, di fatto, ruota intorno al centro specialistico, con riduzione della qualità della vita stessa. Per l'anziano spostarsi per raggiungere il centro di cura può diventare molto complesso. Si tratta di una condizione che pesa sulla famiglia e sul servizio sanitario. Grazie all'innovazione costituita da luspatercept - conclude Nosari - la vita dei pazienti può davvero cambiare, perché non devono recarsi frequentemente nei centri specialistici per soddisfare il fabbisogno di sangue".

Infortunio Pulisic, come sta e quando torna? Sono queste le domande che tengono banco in casa Milan, a pochi giorni dalla vittoria nel derby contro l'Inter che ha regalato il secondo posto ai rossoneri, a -2 dalla Roma capolista. A fermarsi in allenamento è stato infatti proprio il mattatore di San Siro, Christian Pulisic, che dopo aver firmato l'1-0 contro i nerazzurri ha subito un affaticamento muscolare che lo mette a rischio nel big match di sabato contro la Lazio.
A dare un indizio in più sulle condizioni di Pulisic ci ha pensato l'allenatore del Milan, Massimiliano Allegri: "Pulisic difficilmente sarà della partita, però domani può succedere di tutto e dopodomani uguale", ha detto in conferenza stampa. Difficile quindi pensare a un suo impiego contro i biancocelesti, più facile che il recupero possa avvenire nella seguente partita di campionato contro il Torino, nella trasferta di lunedì 8 dicembre.
Nel mezzo c'è l'impegno degli ottavi di Coppa Italia, ancora una volta contro la Lazio. Il match dell'Olimpico è in programma giovedì 4 dicembre, ma è probabile che Allegri non voglia correre rischi.

La disponibilità di nuove strategie preventive e terapie long-acting può contribuire a contenere l'infezione da Hiv, agendo sull'aderenza al trattamento, sia in ambito preventivo che terapeutico. Sono i contenuti principali su cui si sono confrontati oggi a Roma gli esperti che hanno partecipato all'evento 'Ist - Hiv Call 2025: quali opportunità di gestione e prevenzione per l'emergenza sanitaria silente', organizzato da Cencora-Pharmalex con il patrocinio dell'Istituto superiore di sanità, della Società interdisciplinare per lo studio delle malattie sessualmente trasmissibili (Simast), della Società italiana delle malattie infettive e tropicali (Simit) e di Federchimica Assobiotec, con il contributo non condizionato di ViiV Healthcare Italia.
In Italia l'Hiv rappresenta oggi un'epidemia silenziosa, di cui si parla troppo poco, sottolineano gli organizzatori in una nota. Ciò è dovuto principalmente alla scarsa informazione che porta a diagnosi tardive e ritarda ulteriormente la possibilità di contrastare al meglio la diffusione del virus. Nel nostro Paese si stimano 163mila persone con Hiv, di cui 15mila non diagnosticate. Secondo i dati dell'Iss, nel 2024 sono state segnalate 2.379 nuove diagnosi, pari a un'incidenza di 4 ogni 100mila residenti. Le incidenze più alte (maggiori o uguali a 4,5 casi per 100mila residenti) sono state osservate nel Lazio, in Toscana e in Emilia Romagna. Le persone che hanno scoperto di essere Hiv-positive nel sono maschi nel 79% dei casi. L'età mediana è di 41 anni, più alta nei maschi (41 anni) rispetto alle femmine (40 anni).
In questo scenario, l'evoluzione e l'innovazione terapeutica rappresentano una grande speranza per le persone a rischio di contrarre il virus e per le persone già sieropositive, in grado di ridurre significativamente il rischio di infezione così come gli esiti gravi, rendendo l'Hiv una condizione cronica curabile. Secondo Unaids, entro il 2025 l'86% delle persone positive al virus dovrebbe raggiungere una carica virale non rilevabile e il 95% delle persone a rischio dovrebbe avere accesso alla profilassi pre-esposizione (PrEP).
L'evento - prosegue la nota - ha rappresentato un'importante occasione di confronto tra clinici, istituzioni e associazioni di pazienti, focalizzato su innovazioni terapeutiche e sfide della prevenzione dell'Hiv grazie a trattamenti innovativi che garantiscono risultati eccellenti quando la diagnosi è tempestiva.
"Un recente studio clinico ha dimostrato che oltre il 90% dei pazienti preferisce passare alla terapia iniettabile long-acting dopo un primo trattamento orale, questo perché consente loro più libertà nella quotidianità, allontanando così anche il ricordo stigmatizzante di malattia", spiega Massimo Andreoni, direttore scientifico della Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit) e componente Consiglio superiore di sanità. "Strategie preventive e di trattamento long-acting - aggiunge - favoriscono una maggiore aderenza al trattamento, riducono il rischio di fallimento della terapia e aumentano l'efficacia della prevenzione dall'infezione. Noi medici, quando possibile, dobbiamo offrirla alle persone con Hiv. Lato prevenzione, la profilassi pre-esposizione deve essere vista come strumento di prevenzione alla portata di tutti". Le linee guida aggiornate dell'Organizzazione mondiale della sanità sottolineano l'importanza di rendere la long-acting PrEP ampiamente disponibile, riconoscendone il ruolo essenziale nella tutela della salute pubblica.
"Il ministero della Salute ha recentemente presentato il nuovo Piano nazionale di interventi per la prevenzione delle infezioni da Hiv, delle epatiti virali e delle infezioni sessualmente trasmesse (Ist) per il quinquennio 2024-2028 - afferma Maria Rosaria Campitiello, capo Dipartimento della Prevenzione, della ricerca e delle emergenze sanitarie del ministero della Salute - Si tratta di un documento programmatico che punta a rafforzare le strategie di prevenzione, diagnosi precoce e presa in carico, in linea con gli obiettivi dell'Oms per l'eliminazione delle epatiti virali e per il contenimento dell'Hiv e delle Ist entro il 2030. Una delle novità più rilevanti del Piano è il forte investimento sulla prevenzione combinata, sulla distribuzione gratuita di profilattici e il potenziamento della PrEP, che ancora oggi sconta forti ritardi in termini di accessibilità in Italia e alla quale bisogna dare impulso".
Il capo Dipartimento della Programmazione, dei dispositivi medici, del farmaco e delle politiche in favore del Servizio sanitario nazionale del ministero della Salute, Francesco Saverio Mennini, aggiunge: "Le malattie infettive e in particolare l'Hiv, rappresentano ancora oggi una sfida sanitaria rilevante, nonostante i progressi terapeutici. Il ministero della Salute sta lavorando a ridurre l'incidenza delle nuove infezioni, aumentare l'accesso ai test, migliorare il linkage-to-care e favorire l'integrazione tra prevenzione, screening e trattamento, soprattutto nei contesti di maggiore vulnerabilità. Siamo consapevoli di quanto sia importante lavorare in una visione di One Health, integrando innovazione e programmazione. Nella lotta all'Hiv - evidenzia - è indispensabile favorire strategie di prevenzione e trattamento che ci consentano di raggiungere l'obiettivo dell'Oms di eradicazione dell'epidemia da Hiv entro il 2030. Tali strategie rappresenterebbero un investimento tanto sotto il profilo economico, quanto in termini di qualità di vita e complicanze evitate per i pazienti".
Per Luciano Ciocchetti, vicepresidente XII Commissione Affari sociali, Camera dei deputati, "è fondamentale mantenere alta l'attenzione sull'Hiv. Per raggiungere l'obiettivo dell'Oms, la politica deve impegnarsi con forza nella prevenzione e garantire a tutti un accesso equo alle cure più avanzate. Solo una collaborazione autentica tra istituzioni nazionali e regionali, comunità scientifica e associazioni che rappresentano pazienti e comunità coinvolte potrà generare progressi concreti, sia per le persone a rischio sia per chi vive già con il virus".
E' cruciale comprendere e riconoscere, oggi, il ruolo delle strategie long-acting - rimarcano gli esperti - perché può rappresentare un elemento essenziale di tutela della salute pubblica. "La sezione L del Comitato tecnico sanitario (Cts) svolge un ruolo centrale nel coordinamento delle misure volte a contenere la diffusione dell'Hiv, nella sorveglianza della qualità dell'assistenza sanitaria alle persone con Hiv - illustra Giordano Madeddu, presidente sezione L del Cts, ministero della Salute - Ci occupiamo di sviluppo di progetti e terapie innovative. Per il triennio della mia presidenza contiamo di portare avanti delle azioni prioritarie incluse nel Piano nazionale d'azione per eradicare l'Hiv le epatiti e le infezioni sessualmente trasmesse. Non ultimo - conclude - promuovere l'implementazione della PrEP, la semplificazione del testing e il rafforzamento della gestione multidisciplinare delle persone in terapia antiretrovirale, incluse quelle più vulnerabili".

A una settimana dall'apertura, è già sold out il congresso Caract 2025 di anestesia e rianimazione cardiotoracovascolare, in programma il 4 e 5 dicembre al Best Western Plus Tower Hotel di Bologna e organizzato dalla Società italiana di anestesia, analgesia e terapia intensiva (Siaarti). Sono attesi oltre 400 professionisti tra anestesisti, intensivisti, cardiochirurghi, chirurghi toracici e vascolari, perfusionisti e infermieri specializzati, a conferma del ruolo di questo appuntamento come riferimento per la cura dei pazienti cardiotoracici e vascolari più complessi. Per istituzioni, aziende sanitarie e cittadini, il congresso rappresenta un osservatorio privilegiato su come stanno cambiando la rianimazione e l'anestesia cardiotoracovascolare in Italia: un'area ad altissimo impatto in termini di costi, occupazione di posti letto e, soprattutto, vite salvate.
"Caract 2025 conferma la straordinaria vitalità della nostra comunità cardiotoraco-vascolare - afferma Elena Bignami, presidente Siaarti, direttore Uoc Anestesia e rianimazione dell'azienda ospedaliera di Parma - E' il primo congresso Siaarti ad andare sold out praticamente solo con le iscrizioni 'early', un segnale molto forte del bisogno di aggiornamento su questi temi e del riconoscimento della qualità scientifica del nostro programma. Quando un congresso si riempie così in fretta vuol dire che risponde a domande concrete che arrivano dalle terapie intensive, dalle sale operatorie e dai reparti. Il successo di Caract 2025 premia la qualità del programma scientifico, ma soprattutto la capacità di questa comunità di riconoscersi in un appuntamento che mette al centro pratica clinica, sicurezza del paziente - soprattutto di quello più fragile - e lavoro di squadra tra diverse specialità".
Il congresso, sotto la direzione scientifica di Cecilia Coccia, Domenico Massullo, Ettore Panascia e Luigi Tritapepe - informa la società scientifica in una nota - propone 2 giornate dense di contenuti, in cui le sessioni frontali, i dibattiti pro-contro, gli incontri multidisciplinari e le tavole rotonde si intrecciano attorno a pochi grandi fili conduttori: le controversie in anestesia vascolare, gli aggiornamenti in anestesia toracica, la gestione dei vasopressori nello shock settico e cardiogeno, il monitoraggio emodinamico avanzato, le nuove strategie farmacologiche e i progressi nei sistemi di supporto extracorporeo, dall'Ecmo alle assistenze ventricolari. Ogni sessione è pensata come occasione di confronto critico sulle evidenze più recenti e come spazio per immaginare scenari futuri della disciplina. Una delle novità più attese riguarda l'intelligenza artificiale applicata alla gestione della circolazione durante gli interventi e in terapia intensiva. "L'Ai applicata al monitoraggio della circolazione sanguigna rappresenta una delle frontiere più promettenti - sottolinea Bignami - Algoritmi predittivi e sistemi di supporto alle decisioni cliniche stanno già cambiando il modo in cui gestiamo i pazienti più complessi, perché ci aiutano a intercettare prima le instabilità emodinamiche e a personalizzare gli interventi. Ma l'Ai non sostituisce il medico: il suo valore sta nel dialogo con l'esperienza clinica, non nel rimpiazzarla".
L'innovazione tecnologica in chirurgia toracica sarà protagonista di diverse sessioni. "Le tecniche mininvasive stanno rivoluzionando il trattamento delle patologie polmonari - evidenzia Coccia - Per noi anestesisti questo significa ripensare l'intero percorso e cucire l'anestesia e la rianimazione addosso ai singoli pazienti, sempre più complessi: blocchi loco-regionali avanzati, strategie di ventilazione mirate, attenzione particolare al paziente anziano o fragile, protocolli di recupero rapido. L'innovazione chirurgica ha senso solo se è accompagnata da un'evoluzione altrettanto decisa dell'anestesia e della rianimazione, altrimenti rischiamo di perdere l'occasione di migliorare davvero sicurezza e outcome". Un ampio spazio sarà dedicato alla gestione dei pazienti in condizioni critiche, a partire dallo shock cardiogeno e dallo shock settico. "Si tratta di sfide quotidiane nelle nostre terapie intensive - illustra Panascia - Le nuove linee guida internazionali insistono su un utilizzo più razionale dei vasopressori e sull'introduzione di nuove molecole, con l'obiettivo di ottimizzare l'emodinamica preservando allo stesso tempo la funzione d'organo. A Caract non ci limiteremo a presentare i dati, ma cercheremo di discutere in modo critico come tradurre queste indicazioni in protocolli realistici, applicabili nei diversi contesti ospedalieri".
La gestione multidisciplinare del paziente sarà un filo rosso del congresso. "La chirurgia cardiotoracovascolare ci pone di fronte a malati che spesso hanno molte comorbidità e margini di errore ridottissimi - rimarca Massullo - Il paziente sottoposto a interventi cardiovascolari, toracici o vascolari non appartiene mai a una sola specialità. Ha bisogno di un percorso integrato che metta attorno allo stesso tavolo anestesisti, cardiochirurghi, chirurghi toracici e vascolari, perfusionisti, infermieri specializzati. Caract è nato proprio per questo: far sì che ciascuno porti la propria prospettiva e che le decisioni vengano costruite insieme, con l'obiettivo condiviso di aumentare sicurezza e possibilità di recupero". Il tema del monitoraggio avanzato e della protezione d'organo attraverserà molte sessioni. "L'adozione di strategie integrate di monitoraggio e di gestione emodinamica personalizzata - osserva Tritapepe - è fondamentale per prevenire il danno d'organo e ottimizzare gli esiti nei pazienti cardiotoracovascolari complessi. Oggi non possiamo più accontentarci di parametri standard uguali per tutti. Caract 2025 offre ai professionisti strumenti concreti per portare questo approccio nelle loro strutture".
Anche i corsi precongressuali del 3 e 4 dicembre hanno fatto registrare il tutto esaurito, riporta la nota. Si tratta di workshop hands-on che portano direttamente al letto del paziente nuove competenze, dedicati alla gestione avanzata delle vie aeree, alle tecniche di anestesia locoregionale e alle simulazioni pratiche con dispositivi Ecmo e sistemi di supporto extracorporeo. "La formazione pratica è fondamentale - conclude Bignami - In piccoli gruppi, con tutor esperti, i partecipanti possono esercitarsi su scenari realistici e portare a casa competenze immediatamente trasferibili alla pratica clinica, che domani faranno la differenza nei contesti ad alta intensità di cura".
Bando della Camera di commercio di Sassari da 200mila euro...
Dal 29 novembre all'1 dicembre a Cagliari a Sa Manifattura...
Le tipiche casette in legno in piazza Yenne e in Corso Vittorio... 
"Le aspettative dei pazienti nei confronti delle possibilità dell'Aisono molto alte, ad iniziare dalla riduzione dei tempi di accesso, di sviluppo. Pensare che si possano accelerare i clinical trial non è del tutto impossibile, ma dobbiamo avere le prove. Sappiamo che la Fda comincia a prendere in considerazione i dati sintetici per accettare nuovi dati della fase 3, però dobbiamo dimostrare sempre con il metodo scientifico che è lo strumento che ci guida. Sicuramente possiamo dire che c'è molta consapevolezza sull'Ai, ma dobbiamo creare awareness sulle tempistiche e modalità. Da un lato si deve essere veloci: non parlo più ormai di Ia generativa che è un must have nella vita quotidiana, parlo di intelligenza artificiale personalizzata in base ai bisogni e sviluppata ad hoc. Ma ogni volta che si pensa di realizzarle sono già vecchie. Da parte delle aziende serve pensare a modalità nuove. C'è chi suggerisce di pensare quotidianamente come start-up, quindi serve un cambio di mentalità". Così Giovanni Gigante, direttore medico di Chiesi Italia, tra i relatori del convegno di Adnkronos dedicato all'intelligenza artificiale.
Come è cambiato il lavoro delle aziende? "Sul lavoro interno l'Ai interagisce tanto, faccio l'esempio di un meeting interno che è reso molto più snello - risponde Gigante - E poi ora in 5-10 minuti con una query ben scritta hai una analisi della letteratura scientifica che prima aveva bisogno di tempo".
Da qui a 10 anni cosa accadrà con l'Ai? "Ogni mese e anno c'è una velocità di impennata e crescita dell'Ia - osserva Gigante - Sicuramente posso dire che il titolo dell'evento di oggi, 'Intelligenza umana supporto artificiale', è il vero punto della situazione. I dati relativi all'incidenza sul lavoro e sulle assunzioni ci dicono che i ruoli based vengono sostituti dall'Ai, ma i ruoli manageriali e dirigenziali sono mantenuti dall'intelligenza umana. Da qui a 10 anni credo che ci sarà sempre la guida dell'uomo, ma soprattutto è forte il tema dei dati: si vedono i primi fallimenti dell'Ia dovuti alla questione dei dati che le popolano".
Numerose le iniziative in tutta la Sardegna...
Il sassofonista newyorchese sul palco il 28, 29 e 30 novembre...
Ammesse 5.644 domande. Piu,primi 1016 impianti installati subito... (Adnkronos) - La stagione influenzale sta entrando nel vivo. L'aggiornamento dell'Istituto superiore di sanità è atteso per venerdì 28 novembre e il virologo Fabrizio Pregliasco si aspetta nell'ultima settimana monitorata dalla sorveglianza RespiVirNet "oltre 500mila, anche 600mila casi complessivi di infezioni respiratorie acute" o Ari.
Su questo dato totale, spiega l'esperto all'Adnkronos Salute, "presumibilmente non si vedrà ancora un incremento importantissimo della quota rappresentata dall'influenza vera e propria. Però, se guardiamo al dato dei bimbi", in particolare nella fascia 0-4 anni che come sempre è più colpita, "il trend è in salita. Di sicuro l'effetto del freddo di questi giorni lo si vedrà nelle prossime settimane", prevede il direttore della Scuola di specializzazione in Igiene e Medicina preventiva dell'università Statale di Milano.
"Rimangono confermate le attese di una stagione influenzale pesante", conferma Pregliasco. "Una situazione che le autorità europee evidenziano nell'intera regione": l'Ecdc (Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie) e l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) regione Europa hanno infatti segnalato un aumento anticipato dei casi.
"Quindi è davvero fondamentale la necessità del richiamo vaccinale" soprattutto per i più fragili, ripete il direttore sanitario dell'Irccs ospedale Galeazzi-Sant'Ambrogio di Milano. "Per l'influenza, ma anche per il Covid - precisa Pregliasco - anche se ormai la vaccinazione anti Sars-CoV-2 è tristemente fuori moda".

Il diritto alle ferie? E' un principio di rilievo costituzionale del nostro ordinamento che ne stabilisce all’art. 36, comma 3, il diritto e l’irrinunciabilità. La finalità delle ferie rappresenta il concretizzarsi del diritto dei lavoratori al ristoro delle energie psico–fisiche, per tale motivo il relativo godimento costituisce la declinazione di un’efficace tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori. E' quanto ricorda l'approfondimento della Fondazione studi dei consulenti del lavoro dal titolo: 'Il diritto alle ferie tra finalità, dissuasione dal godimento e retribuzione dovuta'.
L'approfondimento punta ad analizzare le fonti che regolano il diritto alle ferie e mettere a fuoco gli effetti sul trattamento retributivo durante i periodi di riposo: è questo il focus dell'approfondimento. Nel documento si ripercorre il quadro normativo, dal dettato costituzionale al codice civile fino al D.Lgs. n. 66/2003, evidenziando come le ferie rappresentino un diritto irrinunciabile finalizzato al recupero psico-fisico del lavoratore e non comprimibile neppure con il consenso del dipendente. Ampio spazio è dedicato al trattamento economico spettante durante le ferie: una questione che negli ultimi anni ha generato numerosi contenziosi e copiosa giurisprudenza. La Corte di Giustizia Ue e la Cassazione hanno, infatti, osservato che un trattamento ridotto della retribuzione potrebbe disincentivare la fruizione delle ferie, tradendo la loro funzione costituzionale.
Le tutele legislative
Tornando all'art. 36 Cost., prevede che il lavoratore abbia diritto al riposo settimanale e a ferie annuali retribuite, specificando la loro irrinunciabilità e quindi l’indisponibilità. È importante evidenziare – alla luce della complessiva trattazione del presente approfondimento – come l’incipit dello stesso art. 36 della Costituzione sancisca il diritto del lavoratore a una retribuzione proporzionata alla qualità e alla quantità del lavoro, e che risulti essere in ogni caso sufficiente ad assicurare un’esistenza libera e dignitosa.
Per quanto concerne la declinazione della disciplina delle ferie operata dal Codice civile, l’art. 2109 prevede che il lavoratore abbia diritto a un periodo annuale di ferie retribuito possibilmente continuativo, nel tempo che l’imprenditore stabilisce, tenuto conto tanto delle esigenze dell’impresa quanto di quelle del lavoratore medesimo. Viene poi demandata alla legge e alla contrattazione collettiva la concreta quantificazione della durata dei periodi riconosciuti. La norma civilistica chiarisce come la definizione del periodo feriale debba rappresentare una sintesi tra le diverse esigenze del datore di lavoro e del lavoratore.
La fonte normativa che disciplina la materia delle ferie è oggi da rintracciarsi in particolare nel D.Lgs. 8 aprile 2003, n. 66 con cui il legislatore ha recepito la direttiva comunitaria 88/2003/ce del Parlamento europeo e del Consiglio del 4 novembre 2003 concernente taluni aspetti dell'organizzazione dell'orario di lavoro. L’art. 10 del decreto, nel rispetto dei dettami di rango costituzionale e civilistici già in precedenza richiamati, sancisce il diritto in capo al lavoratore di fruire di un periodo di ferie retribuite pari a quattro settimane su base annua.
Il diritto alle ferie
Sempre l’art. 10 del D.Lgs. n. 66/2003 stabilisce il godimento di almeno due settimane continuative nell’anno di maturazione in ipotesi di richiesta avanzata dal lavoratore; le restanti due settimane obbligatorie possono poi essere fruite entro l’arco temporale dei diciotto mesi successivi a quello di maturazione. Decisamente incisivo il dettato del comma 2 del medesimo art. 10, che si pone esattamente in linea con il dettato di rango costituzionale e civilistico nel prevedere l’indisponibilità delle quattro settimane obbligatorie con conseguente impossibilità di monetizzazione delle ferie in sostituzione della fruizione, se non in caso di cessazione del rapporto di lavoro.
Nel documento redatto dagli esperti dei consulenti del lavoro trovano spazio anche il caso degli autoferrotranvieri, settore caratterizzato da molteplici indennità che hanno portato i giudici a definire criteri puntuali per individuare le voci da riconoscere durante il periodo di ferie, e dei buoni pasto: erogazioni di natura assistenziale e non retributiva che non rientrano tra le voci da corrispondere durante le ferie.
Famiglia nel bosco: "Ogni nostra scelta è per i bambini, falso il nostro rifiuto agli aiuti offerti"

Dopo che il legale Giovanni Angelucci ha deciso di rimettere il proprio mandato, Nathan e Catherine, il papà e la mamma che vivevano con i loro figli nella casa del bosco nel Chietino, hanno deciso di diffondere una nota stampa attraverso l'avvocato Marco Femminella per far sapere che "ogni nostro passo compreso il trasferimento in questa straordinaria Terra che ci ha accolti, è stato orientato al benessere psicofisico dei nostri splendidi bambini" e che "non è assolutamente vero" che avrebbero rifiutato "il supporto di istituzioni e privati che mettono a nostra disposizione abitazione alternative".
L'avvocato Angelucci ieri aveva spiegato[1] che avrebbero dovuto incontrarsi il giorno prima "per effettuare insieme il sopralluogo in un’abitazione a pochi chilometri dalla loro, messa gratuitamente a disposizione da un imprenditore della ristorazione di Ortona originario di Palmoli. Una soluzione che si aggiungeva a quella suggerita dal sindaco Masciulli. Tuttavia – afferma l'avvocato – nessuna delle due ipotesi è stata ritenuta accettabile dai coniugi Trevallion-Birmingham e l’incontro non ha avuto luogo".
"Sentiamo, oggi più che mai, il bisogno di ristabilire verità e chiarezza in una vicenda drammatica che ha coinvolto, e anzi stravolto, la nostra famiglia. La scelta che ci ha indotti a revocare il mandato all’avvocato Angelucci passa attraverso il bisogno di una comprensione e di un confronto dialettico nonché prettamente giuridico con le istituzioni con cui abbiamo la necessità imprescindibile di interloquire", affermano Nathan e Catherine nella nota stampa.
"Siamo grati dell’attenzione che ci è stata riservata ma vogliamo che passi un messaggio chiaro: ogni nostra scelta, ogni nostro passo compreso il trasferimento in questa straordinaria Terra che ci ha accolti, è stato orientato al benessere psicofisico dei nostri splendidi bambini, che sono stati, sono e saranno il baricentro unico e indiscusso del nostro cammino", hanno chiarito. "La difficoltà nel parlare e comprendere la lingua italiana, in particolare i tecnicismi legati agli aspetti giuridici, ha certamente costituito un problema enorme nella possibilità di interloquire correttamente e di cogliere le dinamiche processuali di e ciò che stava succedendo[2] - hanno continuato - Solo due giorni fa, e per la prima volta, siamo stati posti nella condizione di leggere in lingua inglese la ordinanza che è stata emessa e quindi di comprenderla nella sua interezza".
Poi sulle alternative che sarebbero state offerte loro dicono: "Ancora questa mattina continuiamo a leggere su alcune testate giornalistiche che saremmo testardamente arroccati su posizioni intransigenti e rigide e che staremmo rifiutando il supporto di istituzioni e privati che mettono a nostra disposizione abitazione alternative. Non è assolutamente vero. Non sappiamo da chi queste notizie siano state veicolate ma è certo che chi lo ha fatto ha posto in essere una condotta scellerata e falsa". "Abbiamo la gioia di preservare il nostro spirito e la nostra filosofia di vita ma non per questo vogliamo essere sordi alle sollecitazioni che vengono dall’esterno - sottolineano - Unitamente ai nostri nuovi difensori, una volta compreso il senso pieno di questo percorso, anche e soprattutto attraverso la traduzione degli atti del fascicolo del Tribunale, siamo pronti a condividerne il fine. Siamo, oggi, nella piena coscienza di non avere di fronte un antagonista ma una istituzione che come noi, siamo certi, ha a cuore la salvaguardia e la tutela dei nostri bambini. Quindi abbiano un fine comune".
"Ci dispiace profondamente che non si sia avuto modo di dimostrare, anche in ragione della tardività della produzione di alcuni documenti che avevamo consegnato, come la educazione parentale sia da noi strettamente osservata, curata e gestita nel pieno convincimento della importanza dell’istruzione e della apertura mentale che deve essere data ai nostri figli", hanno preseguiro Nathan e Catherine. "Ribadiamo con assoluta fermezza che è falso quanto si dice in ordine ad un nostro rifiuto sull’aiuto offerto dal sindaco e da privati per una abitazione alternativa in attesa della ristrutturazione della nostra casa - precisano - Quindi vogliamo concludere ringraziando tutte le persone e tutti i soggetti istituzionali che ci sono stati vicini e che ci auguriamo resteranno vicino a noi con la lealtà e la serenità che sono imprescindibili laddove sono posti in gioco valori primari della vita delle persone".

"La Federazione Internazionale di Judo (Ijf) ha attraversato un periodo di forte pressione geopolitica con misurata responsabilità, garantendo la continua unità della famiglia del judo e la sicurezza e l'equità delle competizioni per tutti gli atleti di tutte le nazioni. A seguito dei recenti sviluppi, tra cui il ripristino della piena rappresentanza nazionale per gli atleti bielorussi, l'Ijf ritiene ora opportuno consentire la partecipazione degli atleti russi a parità di condizioni. Storicamente, la Russia è stata una nazione leader nel judo mondiale e si prevede che il loro pieno ritorno arricchirà la competizione a tutti i livelli, nel rispetto dei principi di equità, inclusività e rispetto dell'IJF". Lo ha annunciato la Federazione Mondiale di Judo che ha deciso, per prima, di porre fine al bando per lo sport di Mosca, deciso dal Cio e da tutti gli organismi sportivi internazionali dopo l'invasione dell'Ucraina.
Da venerdì, nel Grand Slam di Abu Dhabi, i judoka della Russia potranno competere a pieno titolo. Nel 2022, la stessa Ijf aveva tolto a Vladimir Putin la carica di presidente onorario assegnatagli nel 2008.
"L'Ijf rimane impegnata a trattare tutti i suoi membri in modo equo, senza discriminazioni, in conformità con la Carta Olimpica e i principi dello sport, che affermano che lo sport deve essere praticato e rappresentato senza discriminazioni di alcun tipo. Lo sport è l'ultimo ponte che unisce persone e nazioni in situazioni e ambienti di conflitto molto difficili. Gli atleti non hanno alcuna responsabilità per le decisioni dei governi o di altre istituzioni nazionali, ed è nostro dovere proteggere lo sport e i nostri atleti", prosegue l'Ijf.
"Lo sport deve rimanere neutrale, indipendente e libero da influenze politiche. Il judo, radicato nei valori di pace, unità e amicizia, non può permettersi di diventare una piattaforma per agende geopolitiche. La decisione di ripristinare la piena rappresentanza nazionale riflette la fiducia dell'IJF nelle sue garanzie etiche, nonché nella forza e nell'integrità di questo sport. Il comitato esecutivo dell'Ijf ha quindi votato per consentire agli atleti russi di gareggiare nuovamente sotto la bandiera nazionale, con inno e insegne, a partire dall'Abu Dhabi Grand Slam 2025. Questa decisione riafferma il ruolo dell'IJF come federazione veramente globale e rafforza il suo impegno per una governance equa, trasparente e basata sui valori. Lo sport del judo promuove sempre l'amicizia, il rispetto, la solidarietà e la pace".

Novità in arrivo per gli immobili donati e poi rivenduti. Chi acquista oggi un immobile che il venditore ha ricevuto per donazione avrà la certezza di non doverlo restituire. A stabilirlo una norma del Ddl semplificazioni (art. 44), appena approvato in via definitiva, che riforma la circolazione dei beni immobili di provenienza donativa. Una riforma che ha una portata storica, perché rappresenta una grande semplificazione a favore della circolazione dei beni immobili e un conseguente vantaggio per le famiglie e per tutti gli operatori del diritto, sanando una lacuna che da anni penalizzava il mercato immobiliare e la libertà negoziale dei cittadini.
A chiarire come funzionerà ora il sistema è il Consiglio nazionale del Notariato, che per oltre 10 anni si è battuto per questa riforma. Nello specifico, la nuova norma elimina la possibilità, per gli eredi esclusi dalla donazione e lesi dalla medesima nella loro quota di legittima, di agire - come succedeva in passato - anche e direttamente contro i terzi acquirenti, chiedendo la restituzione del bene. Non scompare però la tutela dei legittimari (coniuge, figli e, nei casi previsti, ascendenti) esclusi dalla donazione. Essi vantano comunque un diritto di credito nei confronti direttamente del donatario, pari alla parte lesiva della loro legittima.
Finora il Codice civile stabiliva che, in caso di decesso di un soggetto che aveva effettuato in vita una o più donazioni, i legittimari (coniuge, figli, genitori) potessero chiedere la restituzione del bene e potessero farlo sia nei confronti del donatario che dei suoi aventi causa, entro i dieci anni successivi alla morte. L’azione di restituzione che il Codice civile prevedeva, dunque, non si limitava al rapporto tra eredi e donatario, ma poteva estendersi anche ai terzi che avessero successivamente acquistato il bene donato, entro un termine peraltro molto ampio.
Questo meccanismo nel tempo, fa notare il Consiglio nazionale del Notariato, aveva generato un effetto di grande precarietà, alterando il mercato dei beni di provenienza donativa: fino ad oggi chi comprava un immobile proveniente da donazione rischiava di vederselo sottrarre anni dopo, a seguito di una rivendicazione da parte degli eredi, oltre al fatto che il bene con provenienza donativa risultava difficilmente commerciabile e non appetibile per le banche come garanzia nei mutui.
Per questo, il Notariato da tempo chiedeva con urgenza una tale riforma, anche alla luce del fatto che ogni anno in Italia, secondo i Dati Statistici Notarili che sono dati effettivi di tutti gli atti stipulati, vengono effettuate oltre 200mila donazioni immobiliari: nel 2021 ne sono state effettuate più di 221.000, nel 2022 quasi 213.000, nel 2024 218.000.
Ecco perché, dunque, assicura il Notariato, gli effetti concreti della riforma per i cittadini sono molteplici e tutti positivi. Anzitutto, chi compra un immobile con provenienza donativa avrà maggiore sicurezza giuridica e non rischierà di vederselo sottrarre a distanza di anni. In secondo luogo, le banche potranno accettare senza problemi questi immobili come garanzia ipotecaria, rendendo meno complesso l’accesso al credito, soprattutto per le giovani coppie, le famiglie con redditi medi e gli imprenditori alle prese con la necessità di finanziamenti, senza esborso di ulteriori somme per garanzie accessorie.

Rahmanullah Lakanwal, il 29enne afghano accusato di aver aperto il fuoco nei pressi delle Casa Bianca e ferito in modo grave due militari della Guardia Nazionale, è arrivato negli Stati Uniti attraverso l'Operation Allies Welcome, programma lanciato da Joe Biden nell'agosto del 2021 per proteggere gli afghani a rischio dopo il ritiro delle forze Usa e il ritorno al potere dei Talebani.
Secondo quanto reso noto dalla segretaria alla Sicurezza Interna, Kristi Noem, il sospetto, rimasto ferito nella sparatoria, è arrivato negli Usa l'8 settembre del 2021. Ha fatto richiesta di asilo nel 2024 e lo ha ottenuto nell'aprile di quest'anno, quindi sotto l'amministrazione Trump, scrive la Cnn citando diverse fonti di servizi di sicurezza. Alla maggioranza degli afghani arrivati con l'Operation Allies Welcome veniva assicurata la possibilità di rimanere per due anni nel Paese, senza un permesso di soggiorno permanente.
Secondo i dati del dipartimento per la Sicurezza Interna, oltre il 40% ha fatto poi domanda per uno Special Immigrant Visas, in ragione dei lavori svolti per le forze Usa in Afghanistan o per il fatto di essere legato da rapporti di parentela con qualcuno che li aveva svolti. Come Lakanwal che, secondo quanto testimoniato da familiari ai media americani, ha servito per 10 anni al fianco delle forze speciali Usa, servendo anche con l'esercito afghano nella base di Kandahar.
Nel 2022 il programma Allies Welcome si trasformò in “Enduring Welcome” , per confermare l'assistenza data agli afghani per instradarli verso gli esistenti programmi di accoglienza di rifugiati. Oltre 190mila afghani si sono quindi stabiliti negli Usa attraverso questi due programmi, secondo il dipartimento di Stato. Ma con il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca è stato completamente stravolto il sistema dell'accoglienza di rifugiati, lasciando senza aiuti migliaia di afghani che hanno aiutato gli Usa durante la guerra.
Secondo AfghanEvac, organizzazione che aiuta gli afghani a lasciare il Paese tornato in mano ai talebani, sono circa 260mila gli afghani che aspettano il visto per entrare negli Usa, alcuni in Paesi terzi come il Pakistan, molti in Afghanistan dove rischiano persecuzioni. Dopo l'attacco di ieri, Trump ha accusato Biden di aver lasciato che entrassero negli Usa "20 milioni di stranieri sconosciuti e non controllati", chiedendo il riesame di tutte le persone arrivate dall'Afghanistan grazie ai programmi varati dall'amministrazione democratica.
In realtà, tutti gli afghani arrivati dopo la caduta di Kabul sono stati sottoposti a screening da agenti dell'intelligence e dell'antiterrorismo, anche più di una volta, prima di lasciare il Paese e prima di arrivare negli Usa da Paesi di transito. Nei giorni scorsi i media Usa hanno rivelato che l'amministrazione Trump - che per quest'anno ha fissato un minimo storico di rifugiati, appena 7500, con la precedenza riservata agli afrikaner che secondo Trump sarebbero perseguitati in Sudafrica "perché bianchi" - ha già avviato un riesame di tutti i rifugiati accolti negli Usa negli ultimi cinque anni, oltre 230mila.
Leggi Tutte le Notizie di oggi in Sardegna
Sarda News - Notizie in Sardegna
Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità.
Per proporre i tuoi feed o un contenuto originale, scrivici a info@sardanews.it
Per tutti gli aggiornamenti seguici su TELEGRAM
o su Facebook https://www.facebook.com/sardanotizie



