Appuntamento organizzato dai vigili del fuoco...
Disposti nuovi accertamenti dopo la richiesta di archiviazione...
Sciopero e sit-in sotto Consiglio regionale via Roma...
Aumenta il contributo regionale per abbattimento del fitto-casa... 
L'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo economico (Ocse) è allarmata dalla mancanza di ambizione nella protezione del clima e teme gravi conseguenze economiche. I disastri legati al clima hanno già causato crescenti costi sociali ed economici, con danni superiori a 285 miliardi di euro (328 miliardi di dollari) e 16.000 morti registrate in tutto il mondo nel 2024, ha riferito giovedì l'Ocse, con sede a Parigi.
Le misure globali per affrontare il cambiamento climatico rimangono inadeguate, ha affermato. Misure politiche più severe, un'attuazione più rapida e azioni giuridicamente vincolanti sono urgentemente necessarie per colmare il divario tra ambizioni e risultati effettivi, ha affermato l'Ocse nel suo Climate Action Monitor 2025.
Le misure globali per contrastare i cambiamenti climatici sono aumentate solo dell'1% nel 2024, proseguendo il calo osservato dal 2021. Ciò non può più essere spiegato con la pandemia di Covid-19 o la successiva crisi economica, ma riflette una perdita di slancio nell'attuazione di misure politiche efficaci, ha affermato l'Ocse.
Esistono chiare prove di un divario globale nell'attuazione dell'azione per il clima, ha affermato. I costi di questa inazione stanno aumentando, con crescenti perdite economiche, disuguaglianze sociali e incombenti danni ambientali, ha avvertito l'Ocse. Non è sufficiente formulare obiettivi più ambiziosi, i paesi devono anche garantire che i loro impegni si traducano in azioni concrete, ha affermato.
Attualmente, i Paesi non sono sulla strada giusta per rispettare gli impegni assunti, come dimostra il rapporto dell'Ocse. Dato il continuo aumento delle emissioni e il calo dei livelli di azione per il clima, il mondo è ancora lontano dal raggiungere sia gli obiettivi del 2030 sia l'obiettivo a lungo termine della neutralità climatica, ha osservato l'Ocse nel suo rapporto.

Dopo mesi di scouting e selezione, Barilla ha annunciato le tre aziende vincitrici della settima edizione di Good food makers, il programma per le realtà innovative che vogliono contribuire alla trasformazione del settore agroalimentare. Good food makers è il programma di open innovation di Barilla che coinvolge startup e realtà tecnologiche nella risoluzione di sfide reali lungo la catena del valore alimentare. Ogni anno il programma lancia una call to action internazionale, invitando le imprese innovative a proporre soluzioni concrete per rendere il sistema alimentare più sostenibile, sicuro e tecnologico.
Good food makers mira ad accelerare l'adozione di soluzioni emergenti e ad applicare approcci di co-creazione in ambiti di ricerca che riflettono la visione più ampia di trasformazione del sistema alimentare: dall'agricoltura di precisione per garantire materie prime di qualità, alla tracciabilità delle filiere tramite dati digitali; dall'uso dell'intelligenza artificiale e di sistemi di lavorazione sostenibili per sviluppare ingredienti innovativi, al miglioramento della qualità e della sicurezza dei processi industriali. Il programma guarda inoltre alla creazione di nuove esperienze per i consumatori, con packaging connessi e prodotti pensati per rispondere alle nuove tendenze alimentari.
L'edizione 2025, organizzata in collaborazione con Almacube (l'hub dell'innovazione dell'Università di Bologna e di Confindustria Emilia Area Centro), ha introdotto la formula Good food makers-ecosystem, con l'obiettivo di creare un ecosistema aperto di innovazione che coinvolga partner e stakeholder della filiera Barilla. Quest'anno il programma ha registrato 288 candidature da 41 Paesi in 5 continenti, con una significativa crescita della partecipazione italiana (24%, il valore più alto di sempre).
"Good food makers - dichiara Claudia Berti, head of open innovation di Barilla - non è solo un programma di innovazione: è un catalizzatore di scoperte e collaborazioni. Ogni anno selezioniamo sfide concrete che ci permettono di esplorare tecnologie e modelli emergenti, accelerando l'adozione delle soluzioni più promettenti. Allo stesso tempo, promuoviamo una cultura più aperta e collaborativa, capace di trasformare il modo in cui affrontiamo l'innovazione e influenzare positivamente le attività quotidiane dei nostri team e oggi anche portare un beneficio diretto ai nostri partner ed un esempio per la filiera. In questa edizione abbiamo individuato soluzioni capaci di generare un impatto reale su tre temi cruciali: la sostenibilità delle pratiche di coltivazione, la sicurezza alimentare e l'esperienza d'acquisto”.
Dopo un processo di selezione che ha coinvolto 33 finaliste provenienti da tutto il mondo, Barilla ha individuato tre aziende che meglio hanno saputo rispondere alle sfide di innovazione proposte dal programma. 1) Feldklasse (Germania) per la categoria agtech for climate resilience in collaborazione con Open fields che ha sviluppato una soluzione meccanica innovativa per la rimozione automatizzata delle erbe spontanee nei campi di basilico, capace di ridurre il lavoro manuale e migliorare la sostenibilità delle colture destinate alle salse e al pesto Barilla.
2) Xnext (Italia) per la categoria new frontiers of detection in collaborazione con Bizerba che ha progettato Xspectra, una tecnologia x-ray brevettata basata sul conteggio dei fotoni per l'analisi chimico-fisica in tempo reale dei prodotti alimentari, in grado di individuare anomalie invisibili ai sistemi tradizionali. 3) Vusion Group (Italia/Francia) per la categoria best on shelf in collaborazione con Conad Nord Ovest che propone Captana, un sistema di monitoraggio basato su telecamere e intelligenza artificiale per ottimizzare la disponibilità dei prodotti, ridurre i casi di out of stock a scaffale e migliorare l'esperienza di acquisto in negozio. Le tre aziende inizieranno adesso a lavorare fianco a fianco con i team Barilla ed i partner di filiera immergendosi in attività di co-design e sperimentazioni dedicate, che culmineranno nell'Innovation day in programma il 15 gennaio 2026.
Tra le tre realtà selezionate, c'è la startup italiana Xnext, pioniera nello sviluppo di sistemi di ispezione avanzata per l'industria alimentare. L'azienda ha ideato Xspectra, una tecnologia x-ray brevettata che combina fotonica, elettronica nucleare e intelligenza artificiale per eseguire analisi chimico-fisiche in tempo reale dei prodotti alimentari. A differenza dei sistemi a raggi X convenzionali, che si basano sull'intensità media del segnale, Xspectra utilizza la tecnica del 'photon counting': ogni fotone viene analizzato singolarmente fino a 1.024 livelli energetici, permettendo di riconoscere differenze minime nella composizione dei materiali.
Questo approccio consente di identificare contaminanti a bassa densità, come plastica e legno. L'integrazione con algoritmi di deep learning e intelligenza artificiale permette inoltre al sistema di riconoscere modelli anomali e adattarsi ai diversi formati e materiali dei prodotti, aumentando l'efficienza dei controlli di qualità. "Collaborare con Barilla attraverso Good food makers - afferma Bruno Garavelli chairman e cto di Xnext - è per noi un'opportunità unica per applicare la nostra tecnologia in un contesto industriale d'eccellenza. Condividiamo la stessa visione: portare innovazione e sicurezza lungo tutta la filiera alimentare, mettendo la tecnologia al servizio della qualità e dei consumatori”.
Confermandosi leader nel settore alimentare, nel 2024 Barilla ha investito circa 50 milioni di euro nella Ricerca e Sviluppo. E il nuovo HQ della ricerca e sviluppo è attualmente in fase di riqualificazione e potenziamento. Con 12mila metri quadrati di superficie complessiva e nuovi laboratori, il nuovo polo vedrà a Parma la concentrazione di tutte le competenze tecniche del Gruppo Barilla, con un'evidente crescita delle capacità di Barilla di fare ricerca e innovazione. Tutto questo lavorando sempre di più con team interfunzionali, internazionali e dedicati ai singoli progetti, anche con continue collaborazioni con l'esterno come le startup selezionate attraverso Good food makers.
Indagini tecniche su strutture tra Romana e Villanova Monteleone... 
"Cassa depositi e prestiti propone un modello economico che non lascia indietro nessuno e contribuisce a sviluppare l'economia italiana. L'anno scorso le attività di Cdp hanno avuto un impatto sul Pil dell'1,4%. Abbiamo creato e mantenuto 400mila posti di lavoro e abbiamo finanziato, direttamente o indirettamente, 65mila aziende. Un impatto sicuramente importante". Sono le parole di Maurizio Petronzi, head of procurement & operations Cdp, alla conferenza ‘Europa e industria unite per la competitività’, organizzata da Sdgs Leaders a Roma, per lanciare il Summit 2025 e presentare la ‘Dichiarazione competitività 2026’, stilata in collaborazione con Storyfactory. Un documento condiviso tra imprese e istituzioni europee che traduce in azione le linee indicate dal Rapporto Draghi sulla necessità di rilanciare la competitività dell’Europa.
Nel parterre di ospiti, anche Cdp, una delle principali istituzioni finanziarie dello Stato italiano che attraverso il racconto di Petronzi, ha illustrato come la Cassa stia costruendo competitività per il Paese, sostenendo imprese, infrastrutture e pubblica amministrazione. "Il primo pilastro del nostro piano industriale - ha detto Petronzi - è la competitività. Dedichiamo risorse alle imprese italiane affinché vadano all'estero, sviluppino nuovi prodotti, digitalizzino e modernizzano le loro strutture. Competitività vuol dire anche investire sulle nostre infrastrutture. Investiremo 81 miliardi, nel periodo 2025-2027, inoltre aggreghiamo anche capitali di altri soggetti che insieme a noi investono nelle nostre iniziative. Per un rapporto di oltre 2 a 1, quindi quasi 179-180 miliardi".
Sul versante della digitalizzazione, oltre a sostenere le aziende affinché imbocchino la strada della modernità digitale, "anche noi di Cdp - ha spiegato - riteniamo di dover essere competitivi e digitali. Siamo stati i primi in Italia ad emettere il primo bond utilizzando la tecnologia della blockchain".

Si è tenuta oggi la “G∙row Conference 2025 - Evolving through Risk & Control Governance” nella quale Eni ha presentato G∙row, l’Alleanza tra imprese e istituzioni creata con l’obiettivo di promuovere l'evoluzione e il rafforzamento dei sistemi di controllo e gestione dei rischi lungo l’intera catena del valore. L’iniziativa è sviluppata con il supporto strategico di McKinsey & Company e quello tecnologico di Sap Italia. L’evento, tenutosi presso il Gazometro di Eni a Roma, ha visto la partecipazione di rappresentanti di Banca d’Italia, Consob, Ocse, Assonime, Nedcommunity e Sda Bocconi School of Management, che hanno approfondito le sfide e le opportunità legate alla Governance dei rischi, e di rappresentanti delle aziende partner A2A, Cassa Depositi e Prestiti, Ferrovie dello Stato, Leonardo, Nexi, Poste Italiane, Saipem, Snam e Atm.
Queste realtà nazionali, first movers dell’Alleanza G·row, hanno scelto di credere nel progetto sin dalle sue fasi iniziali e avranno un ruolo centrale nell’accelerare la diffusione delle best practice di Governance, in particolare verso le piccole e medie imprese. Le aziende, leader nei rispettivi settori, si impegnano a mettere a disposizione il proprio know-how e le loro esperienze consolidate, agendo come vettori di conoscenza per l'intero ecosistema. Il loro ruolo sarà fondamentale per diffondere il framework condiviso di G∙row, garantendo che sia calato sulle specifiche esigenze del tessuto produttivo italiano. In questo modo, si faciliterà la transizione delle Pmi verso modelli di controllo scalabili in linea con le sfide globali che le imprese si trovano a dover affrontare, come ad esempio rischi cyber, di supply chain e reputazionali.
G∙row, sottolinea Gianfranco Cariola, Direttore Internal Audit, "persegue una duplice missione: da un lato, costruire una rete tra grandi imprese e realtà più piccole (come le Pmi), creando un ecosistema che rafforzi la trasparenza e la competitività. Il secondo obiettivo è innescare un cambiamento culturale profondo in materia di Risk & Control Governance, in cui la visione ecosistemica supporti la crescita del Sistema Paese".
L’iniziativa G·row si concretizza attraverso una piattaforma digitale, attualmente accessibile solo alle aziende partner, che potranno estenderla alle proprie filiere. La piattaforma offre strumenti e risorse per l'autovalutazione, il confronto con realtà comparabili e l'avvio di un percorso di miglioramento organico e continuo del sistema di controllo e gestione dei rischi. Nei prossimi mesi, il portale sarà progressivamente aperto a nuove aziende e filiere, ampliando così la portata e l’impatto dell’Alleanza. Inoltre, è già online il sito web di G.row che rappresenta un punto di accesso ai principi e contenuti chiave dell’iniziativa e si propone di fornire aggiornamenti costanti e informazioni utili per tutte le aziende interessate ad aderire all’iniziativa.

Carenza di medici, ruolo della specialistica ambulatoriale, futuro del Ssn e Pnrr. Sono alcuni temi al centro del 57esimo Congresso nazionale degli specialisti ambulatoriali Sumai-Assoprof 'Dove finisce la teoria e inizia la cura', in programma dal 9 al 13 novembre al Nhow Roma Hotel (corso d'Italia 1). Una tre giorni di confronti, tavole rotonde, formazione Ecm e talk a cui parteciperanno oltre 350 iscritti, politici, rappresentanti delle Regioni, delle professioni e dei cittadini e stakeholder. L'evento si aprirà con la relazione del segretario generale, Antonio Magi.
"Il congresso è un momento importante - spiega Magi all'Adnkronos Salute - un'occasione in cui cercheremo di passare dalla teoria alla pratica. In questi 20 anni abbiamo fatto esclusivamente teorie e poca attività sul territorio. Ora, invece, bisogna passare alla cura nel senso che i cittadini, e con loro i professionisti della sanità, hanno necessità di avere delle risposte chiare e precise. Durante i lavori andremo a toccare le varie situazioni di criticità del nostro Servizio sanitario nazionale. E al Ssn saranno dedicate due tavole rotonde, la prima con i rappresentanti dei vari partiti politici e un'altra con politici, stakeholder, cittadini e rappresentati delle istituzioni. Obiettivo: dare risposte concrete, attraverso la politica e gli operatori della medicina del territorio".
E sul futuro del sindacato degli specialisti ambulatoriali Magi non ha dubbi: "Me lo immagino molto roseo, infatti il 50% di coloro che oggi fanno parte della segreteria nazionale uscente verrà completamente sostituito da giovani colleghi. Questo è un fatto importante perché lancia la categoria in un sistema nuovo di territorio, di attività sanitaria sul territorio dove gli specialisti ambulatoriali sono centrali. Senza l'attività specialistica sul territorio non si può fare sanità. I giovani colleghi questo lo sanno, per cui chiaramente si daranno molto da fare perché vengano in qualche modo salvaguardate quelle che sono le peculiarità di un contratto, di un accordo collettivo nazionale, che questo venga rispettato in modo tale che il Ssn sia nuovamente attrattivo per i futuri medici", conclude il segretario Sumai.

È disponibile il pass gratuito per visitare Artigiano in Fiera, il più importante evento al mondo dedicato agli artigiani e alle micro e piccole imprese, che torna dal 6 al 14 dicembre a Fieramilano Rho tutti i giorni dalle 10 alle 22.30. L’appuntamento, giunto quest’anno al suo trentesimo anniversario, si preannuncia particolarmente ricco con oltre 2.800 artigiani provenienti da circa 90 Paesi distribuiti su 9 padiglioni oltre a 30 ristoranti e 20 Luoghi del Gusto dall’Italia al resto del mondo.
Quest’anno con il tema 'È il momento della persona', la fiera rinnova la sua missione di valorizzare e sostenere gli artigiani di tutto il mondo che, con il loro saper fare, incarnano l'espressione autentica di un'umanità al lavoro: nei loro gesti creativi si fondono elementi profondi come l’identità personale, la memoria storica, la passione, il legame con il territorio, la ricchezza culturale, la forza della tradizione e lo slancio verso l’innovazione. Oggi scegliere la 'via artigiana' significa abbracciare una dimensione del lavoro più umana e sostenibile che rappresenta un contributo reale, vivo, prezioso: un patrimonio per tutta l’umanità. Per visitare la 'piazza' dedicata alla bellezza e alla bontà delle arti e dei mestieri è già disponibile il pass gratuito personale, valido per tutti i giorni della fiera e per più ingressi.
Chi non si è mai registrato ad Artigiano in Fiera potrà scaricare il suo pass gratuito sul sito artigianoinfiera.it in pochi e semplici click. Tutti gli iscritti alla community di Artigiano in Fiera (visitatori delle ultime edizioni e clienti della piattaforma digitale), invece, avranno già ricevuto direttamente sul loro indirizzo e-mail il pass gratuito per accedere alla fiera, valido tutti i giorni e per più ingressi. Per quanto riguarda la mobilità, i principali mezzi di trasporto per raggiungere la manifestazione restano la linea M1 della metropolitana (fermata Rho Fiera), le linee regionali e del passante ferroviario Trenord e l'Alta Velocità con Italo. La disponibilità totale di parcheggi sarà di oltre 10.000 posti auto. Artigiano in Fiera vanta tra le media partnership quella di Rai Italia e Tgr, che hanno espresso il proprio sostegno riconoscendo il valore sociale e culturale dell’evento.

Meghan Markle torna a recitare in un film, dopo aver lasciato il suo ruolo in Suits otto anni fa, a seguito dell'annuncio del fidanzamento con il principe Harry. Interpreterà se stessa nella commedia 'Close Personal Friends', degli Amazon Mgm Studios, che vede la partecipazione di Brie Larson, Lily Collins, Jack Quaid e Henry Golding.
"Meghan era sul set oggi", ha detto una fonte a People. "Ha una piccola parte. Sembrava molto rilassata e felice. Si è presentata a tutti ed è stata molto dolce e con i piedi per terra". Un'altra fonte ha dichiarato al The Sun: "Questo è un momento importante per Meghan e segna il ritorno a ciò che ama veramente fare. È stata sommersa di offerte, ma questa sembrava quella giusta. Il principe Harry, ovviamente, la sostiene molto e vuole semplicemente che Meghan faccia tutto ciò che le procura gioia".
Il Duca e la Duchessa del Sussex si sono trasferiti a Montecito, in California, nel 2020, dopo aver abbandonato i loro ruoli reali nel Regno Unito. Continuano a vivere nella comunità con i loro figli, il Principe Archie, 6 anni, e la Principessa Lilibet, 4 anni. Nel 2022, Variety chiese alla Duchessa se avrebbe mai preso in considerazione l'idea di tornare a recitare. "No. Ho chiuso", rispose Meghan all'epoca. "Credo che mai si dovrebbe dire mai, ma la mia intenzione è assolutamente di no". Lo scorso marzo ha debuttato la serie Netflix della Duchessa, " With Love, Meghan", tornata con la seconda stagione ad agosto. Quest'anno Netflix pubblicherà anche un episodio speciale per le feste. Meghan ha anticipato l'episodio al Fortune's Most Powerful Women Summit , affermando che è "davvero bello".
Harry e Meghan si sono conosciuti nel 2016, quando la futura Duchessa del Sussex recitava in Suits durante la prima messa in onda della serie su Usa Network. In seguito, dopo l'annuncio del fidanzamento, Meghan si è ritirata dalla recitazione. Si sono sposati nel 2018. Nella sua intervista di fidanzamento del 2017 con Harry, Meghan ha parlato di aver deciso di abbandonare la recitazione per trasferirsi nel Regno Unito e stare con lui. "Non lo vedo come una rinuncia a qualcosa,ma soltanto come un cambiamento", disse allora. "È un nuovo capitolo. E tieni presente che lavoro al mio show da sette anni. Quindi siamo molto, molto fortunati a poter avere una serie così longeva e, una volta raggiunto il traguardo dei 100 episodi, ho pensato: 'Sai cosa? Ho spuntato questa casella e sono davvero orgogliosa del lavoro che ho fatto, e ora è il momento di lavorare in squadra con te'", ha detto, riferendosi a Harry.

Un provvedimento che "tiene la barra dritta" sulla strada della sostenibilità dei conti pubblici, ma alla quale manca "la visione" per sostenere la crescita e gli investimenti. E' in sintesi il giudizio di Marco Granelli, presidente di Confartigianato Imprese, intervistato da Adnkronos/Labitalia, sulla manovra economica del governo. Manovra, che ricorda Granelli, arriva in un periodo non semplice per le pmi artigiane, strette tra caro energia, ricambio generazionale e il 'peso' degli effetti dei dazi Usa sull'export. Confartigianato è la maggiore Confederazione italiana dell’artigianato e delle piccole imprese che associa 700.000 imprenditori organizzati in 103 associazioni territoriali (con 1.201 sedi in tutta Italia), e 21 federazioni regionali.
Presidente Granelli, come giudicate la manovra economica del governo? Ci sono gli interventi necessari per le imprese che rappresentate? Quali gli aspetti positivi e quali quelli da migliorare? Cosa avete chiesto al Governo?
"La nostra valutazione sulla manovra economica è articolata, con luci e ombre. Riconosciamo al Governo la volontà di mantenere la barra dritta sulla sostenibilità dei conti pubblici, perseguendo in modo coerente gli obiettivi di riduzione del deficit e del debito. In un contesto internazionale segnato da incertezza e instabilità, la prudenza in finanza pubblica è certamente un valore, perché serve a fronteggiare eventuali nuove turbolenze. Tuttavia, ciò che manca è una visione più efficace sull’impiego delle risorse per sostenere la crescita e gli investimenti, in particolare quelli delle micro e piccole imprese che rappresentano l’ossatura del nostro sistema produttivo. Apprezziamo l’intervento sull’Irpef, gli incentivi alle assunzioni e le misure di detassazione del lavoro. Tuttavia, abbiamo espresso perplessità sull’imposta al 5% per gli incrementi retributivi dei rinnovi contrattuali del 2025 e 2026: una misura che rischia di introdurre disparità di trattamento, oltre a essere di entità piuttosto limitata".
Giudicate positivamente quanto messo in campo a sostegno degli investimenti delle aziende?
"Sui sostegni agli investimenti, la manovra cerca di razionalizzare il sistema di agevolazioni ma non risolve il nodo cruciale dell’accesso per micro e piccole imprese. Il ritorno al super-ammortamento, in sostituzione del credito d’imposta, riduce di circa il 40% la platea delle imprese artigiane beneficiarie, differendo i vantaggi e aumentando la burocrazia. Giudichiamo positivamente il rifinanziamento della Zes Unica, anche se riteniamo incomprensibile l’esclusione degli investimenti inferiori a 200mila euro, e valutiamo favorevolmente anche il rifinanziamento della Nuova Sabatini. Invece, desta preoccupazione la restrizione al sistema delle compensazioni fiscali, che rischia di mettere in difficoltà le tante piccole imprese con crediti fiscali maturati grazie a investimenti o allo sconto in fattura. Bene la conferma della detrazione al 50% per la riqualificazione degli immobili, ma chiediamo che questa misura venga resa stabile per almeno un triennio. Accogliamo con favore anche il rinvio della sugar e plastic tax, mentre siamo contrari all’aumento dell’accisa sul gasolio, che penalizza soprattutto i veicoli sotto le 7,5 tonnellate, tipici del trasporto artigiano. Infine, chiediamo che la legge di bilancio istituisca un fondo per facilitare l’accesso al credito delle micro e piccole imprese, valorizzando il ruolo dei Confidi. Sottolineiamo anche la necessità di misure per fronteggiare il caro energia e sostenere il passaggio generazionale nelle aziende".
Dal vostro Osservatorio qual è lo stato di salute delle imprese che state registrando? Quali le difficoltà maggiori? Quali i settori che stanno performando meglio e quelli che invece stanno incontrando più problemi?
"Le nostre imprese stanno dimostrando una straordinaria capacità di resilienza, ma la situazione resta complessa. Negli ultimi anni, nonostante guerre, inflazione e caro energia, il Pil italiano è cresciuto in media del 2,1% tra il 2021 e il 2024, mezzo punto in più della media europea. Le micro e piccole imprese continuano a trainare l’economia con 64 miliardi di euro di export diretto nei settori chiave del made in Italy - alimentare, moda, legno-arredo, metalli, gioielleria e occhialeria - rappresentando l’8% del PIL nazionale. L’occupazione cresce: +329 mila posti nell’ultimo anno, +2,2% tra le micro e piccole imprese, e +8,9% quella giovanile dal 2021 al 2025, il doppio rispetto alla media europea. Anche la trasformazione digitale procede con convinzione: il 66,8% delle imprese con dipendenti ha investito in innovazione, e quasi 182mila aziende sono pioniere nell’uso dell’intelligenza artificiale. Tuttavia, accanto a questi segnali positivi, emergono criticità strutturali. Il 42,9% di pressione fiscale, il 47,1% di cuneo sul lavoro, il costo dell’energia più alto del 22,5% rispetto alla media Ue e l’eccessiva burocrazia - che ostacola il 74% degli imprenditori - pesano fortemente sulla competitività. Il caro energia, in particolare, ha comportato per le nostre imprese un aggravio di oltre 1,6 miliardi di euro rispetto ai competitor europei. Preoccupa anche il ricambio generazionale: quasi un terzo delle imprese artigiane è in condizione di criticità perché guidata da imprenditori con un’età media di oltre 50 anni. Inoltre, la stretta sul credito e i costi finanziari in crescita rischiano di frenare ulteriormente gli investimenti".
Alla luce di queste valutazioni cosa chiedete al governo?
"L'artigianato e le piccole imprese stanno reagendo con forza, ma servono politiche più mirate per alleggerire il carico fiscale, ridurre i costi energetici, snellire la burocrazia e sostenere concretamente la nuova imprenditorialità giovanile. Le nostre imprese artigiane sono il motore dell’Italia reale. Chiediamo che la politica economica le metta davvero al centro, con misure semplici, accessibili e stabili nel tempo. Solo così potremo garantire sviluppo, occupazione e coesione sociale nei territori".
Come stanno impattando i dazi Usa sulle imprese artigiane del made in Italy? Quali settori stanno registrando effetti più negativi sull’export? Le imprese stanno cercando già mercati alternativi? E quali?
"I dazi statunitensi stanno producendo effetti significativi e preoccupanti sul nostro export. Le nostre stime indicano una perdita media dello 0,4% del pil nel biennio 2026-2027, con un crollo del 22% delle esportazioni verso gli Stati Uniti negli ultimi mesi. Parallelamente, assistiamo a un boom dell’import dalla Cina, +24,5% nei primi otto mesi del 2025, con picchi del +43,7% per gli autoveicoli. L’Italia, purtroppo, è l’epicentro della crisi europea dell’automotive, con una caduta della produzione del 15,2%, ben più marcata del -2,7% medio dell’Ue. Le nostre imprese stanno reagendo con pragmatismo, cercando di diversificare i mercati di sbocco. Stiamo osservando un aumento dell’export verso i 26 mercati più dinamici, per un valore di 19,7 miliardi di euro. Si rafforzano le relazioni commerciali con l’Asia orientale, il Medio Oriente, l’America Latina e alcuni Paesi dell’Africa subsahariana, dove cresce la domanda per prodotti di qualità e manifattura artigiana. Al Governo chiediamo di accompagnare questa diversificazione dei mercati, sostenere le imprese nell’internazionalizzazione e difendere il valore del made in Italy, che resta sinonimo di eccellenza, creatività e saper fare".
(di Fabio Paluccio)

Un provvedimento che "tiene la barra dritta" sulla strada della sostenibilità dei conti pubblici, ma alla quale manca "la visione" per sostenere la crescita e gli investimenti. E' in sintesi il giudizio di Marco Granelli, presidente di Confartigianato Imprese, intervistato da Adnkronos/Labitalia, sulla manovra economica del governo. Manovra, che ricorda Granelli, arriva in un periodo non semplice per le pmi artigiane, strette tra caro energia, ricambio generazionale e il 'peso' degli effetti dei dazi Usa sull'export. Confartigianato è la maggiore Confederazione italiana dell’artigianato e delle piccole imprese che associa 700.000 imprenditori organizzati in 103 associazioni territoriali (con 1.201 sedi in tutta Italia), e 21 federazioni regionali.
Presidente Granelli, come giudicate la manovra economica del governo? Ci sono gli interventi necessari per le imprese che rappresentate? Quali gli aspetti positivi e quali quelli da migliorare? Cosa avete chiesto al Governo?
"La nostra valutazione sulla manovra economica è articolata, con luci e ombre. Riconosciamo al Governo la volontà di mantenere la barra dritta sulla sostenibilità dei conti pubblici, perseguendo in modo coerente gli obiettivi di riduzione del deficit e del debito. In un contesto internazionale segnato da incertezza e instabilità, la prudenza in finanza pubblica è certamente un valore, perché serve a fronteggiare eventuali nuove turbolenze. Tuttavia, ciò che manca è una visione più efficace sull’impiego delle risorse per sostenere la crescita e gli investimenti, in particolare quelli delle micro e piccole imprese che rappresentano l’ossatura del nostro sistema produttivo. Apprezziamo l’intervento sull’Irpef, gli incentivi alle assunzioni e le misure di detassazione del lavoro. Tuttavia, abbiamo espresso perplessità sull’imposta al 5% per gli incrementi retributivi dei rinnovi contrattuali del 2025 e 2026: una misura che rischia di introdurre disparità di trattamento, oltre a essere di entità piuttosto limitata".
Giudicate positivamente quanto messo in campo a sostegno degli investimenti delle aziende?
"Sui sostegni agli investimenti, la manovra cerca di razionalizzare il sistema di agevolazioni ma non risolve il nodo cruciale dell’accesso per micro e piccole imprese. Il ritorno al super-ammortamento, in sostituzione del credito d’imposta, riduce di circa il 40% la platea delle imprese artigiane beneficiarie, differendo i vantaggi e aumentando la burocrazia. Giudichiamo positivamente il rifinanziamento della Zes Unica, anche se riteniamo incomprensibile l’esclusione degli investimenti inferiori a 200mila euro, e valutiamo favorevolmente anche il rifinanziamento della Nuova Sabatini. Invece, desta preoccupazione la restrizione al sistema delle compensazioni fiscali, che rischia di mettere in difficoltà le tante piccole imprese con crediti fiscali maturati grazie a investimenti o allo sconto in fattura. Bene la conferma della detrazione al 50% per la riqualificazione degli immobili, ma chiediamo che questa misura venga resa stabile per almeno un triennio. Accogliamo con favore anche il rinvio della sugar e plastic tax, mentre siamo contrari all’aumento dell’accisa sul gasolio, che penalizza soprattutto i veicoli sotto le 7,5 tonnellate, tipici del trasporto artigiano. Infine, chiediamo che la legge di bilancio istituisca un fondo per facilitare l’accesso al credito delle micro e piccole imprese, valorizzando il ruolo dei Confidi. Sottolineiamo anche la necessità di misure per fronteggiare il caro energia e sostenere il passaggio generazionale nelle aziende".
Dal vostro Osservatorio qual è lo stato di salute delle imprese che state registrando? Quali le difficoltà maggiori? Quali i settori che stanno performando meglio e quelli che invece stanno incontrando più problemi?
"Le nostre imprese stanno dimostrando una straordinaria capacità di resilienza, ma la situazione resta complessa. Negli ultimi anni, nonostante guerre, inflazione e caro energia, il Pil italiano è cresciuto in media del 2,1% tra il 2021 e il 2024, mezzo punto in più della media europea. Le micro e piccole imprese continuano a trainare l’economia con 64 miliardi di euro di export diretto nei settori chiave del made in Italy - alimentare, moda, legno-arredo, metalli, gioielleria e occhialeria - rappresentando l’8% del PIL nazionale. L’occupazione cresce: +329 mila posti nell’ultimo anno, +2,2% tra le micro e piccole imprese, e +8,9% quella giovanile dal 2021 al 2025, il doppio rispetto alla media europea. Anche la trasformazione digitale procede con convinzione: il 66,8% delle imprese con dipendenti ha investito in innovazione, e quasi 182mila aziende sono pioniere nell’uso dell’intelligenza artificiale. Tuttavia, accanto a questi segnali positivi, emergono criticità strutturali. Il 42,9% di pressione fiscale, il 47,1% di cuneo sul lavoro, il costo dell’energia più alto del 22,5% rispetto alla media Ue e l’eccessiva burocrazia - che ostacola il 74% degli imprenditori - pesano fortemente sulla competitività. Il caro energia, in particolare, ha comportato per le nostre imprese un aggravio di oltre 1,6 miliardi di euro rispetto ai competitor europei. Preoccupa anche il ricambio generazionale: quasi un terzo delle imprese artigiane è in condizione di criticità perché guidata da imprenditori con un’età media di oltre 50 anni. Inoltre, la stretta sul credito e i costi finanziari in crescita rischiano di frenare ulteriormente gli investimenti".
Alla luce di queste valutazioni cosa chiedete al governo?
"L'artigianato e le piccole imprese stanno reagendo con forza, ma servono politiche più mirate per alleggerire il carico fiscale, ridurre i costi energetici, snellire la burocrazia e sostenere concretamente la nuova imprenditorialità giovanile. Le nostre imprese artigiane sono il motore dell’Italia reale. Chiediamo che la politica economica le metta davvero al centro, con misure semplici, accessibili e stabili nel tempo. Solo così potremo garantire sviluppo, occupazione e coesione sociale nei territori".
Come stanno impattando i dazi Usa sulle imprese artigiane del made in Italy? Quali settori stanno registrando effetti più negativi sull’export? Le imprese stanno cercando già mercati alternativi? E quali?
"I dazi statunitensi stanno producendo effetti significativi e preoccupanti sul nostro export. Le nostre stime indicano una perdita media dello 0,4% del pil nel biennio 2026-2027, con un crollo del 22% delle esportazioni verso gli Stati Uniti negli ultimi mesi. Parallelamente, assistiamo a un boom dell’import dalla Cina, +24,5% nei primi otto mesi del 2025, con picchi del +43,7% per gli autoveicoli. L’Italia, purtroppo, è l’epicentro della crisi europea dell’automotive, con una caduta della produzione del 15,2%, ben più marcata del -2,7% medio dell’Ue. Le nostre imprese stanno reagendo con pragmatismo, cercando di diversificare i mercati di sbocco. Stiamo osservando un aumento dell’export verso i 26 mercati più dinamici, per un valore di 19,7 miliardi di euro. Si rafforzano le relazioni commerciali con l’Asia orientale, il Medio Oriente, l’America Latina e alcuni Paesi dell’Africa subsahariana, dove cresce la domanda per prodotti di qualità e manifattura artigiana. Al Governo chiediamo di accompagnare questa diversificazione dei mercati, sostenere le imprese nell’internazionalizzazione e difendere il valore del made in Italy, che resta sinonimo di eccellenza, creatività e saper fare".
(di Fabio Paluccio)

Sdgs Leaders ha riunito ieri a Roma istituzioni europee e vertici delle principali imprese italiane per presentare la 'Dichiarazione Competitività 2026', in collaborazione con Storyfactory e presentata dalla Ceo, Sara Mazzocchi, un documento condiviso che traduce in azione le linee indicate dal Rapporto Draghi sulla necessità di rilanciare la competitività europea. L’incontro ha evidenziato l’impegno comune a costruire un modello industriale capace di integrare innovazione tecnologica, transizione energetica realistica, centralità della formazione e semplificazione regolatoria, unendo imprese e istituzioni in una responsabilità condivisa verso la competitività di lungo periodo.
Le aziende presenti - Eni (Giuseppe Ricci, Industrial Transformation Chief Operating Officer), Rai (Massimo Rosso, Chief Procurement Officer), Ferrovie dello Stato Italiane (Felice Lo Gatto, Hr PM Office, Transformation & Analitics), Enel Group (Viviana Vitto, Head of Sustainability), Eni (Renata Viggiano, Head of Circular Economy & Business Transformation), Poste Italiane (Andreana Esposito, responsabile Sviluppo Sostenibile di Gruppo), Cdp (Maurizio Petronzi, Head of Procurement & Operations), Fincantieri (Luciano Sale, direttore Risorse Umane di Gruppo), Tim (Maria Enrica Danese, direttrice Corporate Communication & Sustainability), FiberCop (Maria Lamelas Godinez, Chief Human Resources Officer) - hanno portato casi concreti già avviati sui territori, dimostrando che la trasformazione è in corso.
Le imprese hanno sottolineato la necessità di un ecosistema competitivo che favorisca l’adozione di tecnologie avanzate, lo sviluppo di competenze tecnico-scientifiche, la semplificazione dei processi autorizzativi e il rafforzamento delle filiere strategiche italiane ed europee. È emerso con chiarezza come tecnologia, sostenibilità e capitale umano non siano più dimensioni separate, ma componenti inscindibili della competitività industriale contemporanea. Gli europarlamentari presenti hanno confermato l’importanza di una governance europea che acceleri, e non ostacoli, la capacità trasformativa delle imprese.
“La competitività europea non si costruisce con slogan, ma con scelte strategiche chiare. Oggi le imprese italiane hanno dimostrato di avere visione, responsabilità e la capacità di guidare trasformazioni profonde. Il nostro compito, come Parlamento europeo, è creare le condizioni affinché questo impegno possa generare sviluppo, lavoro e innovazione. La Dichiarazione Competitività 2026 rappresenta un passo importante in questa direzione: un lavoro concreto, condiviso, che nasce dal Paese reale e dalle sue eccellenze industriali. Continueremo a sostenerlo, perché la competitività è una responsabilità comune e una priorità per il futuro dell’Italia e dell’Europa”, ha dichiarato Gaetano Pedullà.
“Il percorso verso una nuova competitività europea richiede una visione comune e una collaborazione stabile tra imprese e istituzioni. Le aziende italiane stanno dimostrando di saper innovare e investire con responsabilità, ma serve un contesto regolatorio che favorisca velocità, semplicità e attrazione dei talenti. La transizione digitale ed energetica non può essere gestita come un insieme di adempimenti, ma come una strategia industriale condivisa. È necessario sostenere chi sta già costruendo nuove filiere e nuovi modelli produttivi. Il Parlamento europeo ha il dovere di accompagnare questo sforzo con politiche chiare, efficaci e orientate al futuro. La competitività non è un obiettivo settoriale: è una scelta di sistema che riguarda il destino del nostro Paese e dell’Europa”, ha aggiunto Salvatore De Meo.
La Dichiarazione Competitività 2026 viene presentata, dunque, non come manifesto, ma come roadmap concreta e misurabile, costruita attraverso un lavoro di co-design tra imprese, territori e comunità industriali. “Le imprese italiane stanno dimostrando che competitività e sostenibilità non sono alternative, ma parti dello stesso percorso industriale. Oggi abbiamo mostrato che il cambio di passo è già in atto. Ora è essenziale che l’Europa accompagni questa traiettoria con politiche coerenti, tempi certi e strumenti chiari. Competere significa agire insieme”, ha dichiarato Marco Gallo, Managing Director di Sdgs Leaders. La giornata ha rappresentato l’avvio di un percorso continuativo: la Dichiarazione proseguirà nella sua fase operativa durante lo Sdgs Leaders Summit 2025, dedicato alla definizione delle priorità attuative e degli indicatori comuni di avanzamento in programma oggi, 6 novembre, presso la sede di Bnl Bnp Paribas a Roma Tiburtina.

Rafforzare l’educazione alla sicurezza e alla consapevolezza dei propri diritti tra le studentesse e gli studenti che si preparano a entrare nel mondo del lavoro. E' questo l’obiettivo del nuovo concorso promosso da Cgil, Flc e dal patronato Inca, rivolto alle classi quarte e quinte degli istituti tecnici e professionali. L’iniziativa, che nasce nell’ambito delle celebrazioni per gli 80 anni di Inca Cgil, prende il via in sette città simbolo - Bari, Bologna, Catanzaro, Palermo, Perugia, Potenza e Torino - capoluoghi delle regioni più colpite da infortuni e morti sul lavoro in relazione agli occupati. (VIDEO[1])
Il progetto si concentra su chi si prepara a entrare nel mondo del lavoro, attraverso i percorsi pcto (ex alternanza scuola-lavoro), per offrire strumenti concreti di consapevolezza e prevenzione. Le studentesse e gli studenti parteciperanno a incontri e moduli formativi sui rischi, sui diritti e sui comportamenti da adottare, con materiali multimediali che richiamano anche casi di cronaca recenti. L’obiettivo è duplice: promuovere una cultura della sicurezza e far comprendere che, anche durante i tirocini, ragazze e ragazzi hanno gli stessi diritti delle lavoratrici e dei lavoratori.
A conclusione del percorso, le classi realizzeranno podcast, video e altri prodotti multimediali sul tema, che saranno valutati in un concorso nazionale con un premio di 1.000 euro per le scuole vincitrici di ogni città. La premiazione verrà fatta in occasione della Giornata mondiale per la salute e la sicurezza sul lavoro, il 28 aprile 2026.
"Portare la cultura della sicurezza nelle scuole - spiega Lorella Brusa, del collegio di presidenza di Inca Cgil - significa formare le lavoratrici e i lavoratori di domani rendendoli consapevoli dei propri diritti e offrendo loro gli strumenti per tutelarsi, nell’arco di tutta la loro vita. Il sindacato lavora per i diritti di tutte e tutti, e noi, come Inca Cgil, li aiutiamo a farli valere: offriamo assistenza gratuita a chi resta senza lavoro, a chi si infortuna, a chi parte per l’estero e, un domani, quando arriverà il momento della pensione, saremo ancora al loro fianco. E' un impegno che dura da oltre ottant’anni e che oggi si rinnova nelle scuole, parlando alle nuove generazioni con un linguaggio adatto a loro e con lo sguardo rivolto al futuro. Perché la sicurezza è un diritto, una conquista e un valore da praticare ogni giorno".
"Quello della sicurezza - sostiene - è un tema importante: nessun lavoro vale la vita e i giovani questo devono averlo presente. Nel modulo verranno date anche indicazioni su comportamenti utili da tenere nel momento in cui si verificasse un infortunio sul lavoro, in modo che questo bagaglio di competenze resti a loro ma venga in qualche modo trasmesso a tutti i loro compagni. Questi giovani formati diventino ambasciatori per la sicurezza perché ogni studente formato diventa un portatore di cultura della sicurezza nella scuola, ma soprattutto nella sua realtà extrascolastica. Un appello poi alle istituzioni affinché mettano sempre più al centro dell'alternanza la presa in carico della sicurezza dei giovani che si affacciano al mondo del lavoro e alle aziende affinché prendano in carico questa tematica".
"Chiediamo da anni - sottolinea Graziamaria Pistorino, segretaria nazionale Flc Cgil - di eliminare l'obbligatorietà dei pcto e di investire nella scuola per riportare nei laboratori l'apprendimento attraverso l'esperienza diretta e la sperimentazione attiva, - eppure in queste ore la legge di bilancio taglia i fondi per la sicurezza e l’edilizia scolastica. Il progetto congiunto Inca, Cgil e Flc offre la corretta formazione a chi per la prima volta sperimenta il contatto con i rischi del mondo produttivo. Formazione alla cittadinanza oggi significa anche formazione alla sicurezza: studentesse e studenti sono cittadine e cittadini di domani ma, già da oggi, hanno il diritto vivere contesti sicuri e cambiare le regole di un gioco mortale che in Italia produce tre vittime ogni giorno. La sicurezza sui luoghi di lavoro non è solo un insieme di norme, ma è un percorso culturale per la società intera su cui bisognerebbe investire seriamente e non tagliare".
“E' importantissimo - conclude Francesca Re David, segretaria confederale della Cgil - oggi più che mai, di fronte a una catena di infortuni e malattie professionali che purtroppo non accenna a fermarsi, che la cultura del diritto alla salute e all’incolumità personale e collettiva sia diffusa fin dall’età scolare, e soprattutto nelle occasioni di primo approccio con il mondo del lavoro La diffusione delle conoscenze relative alla prevenzione è necessaria e urgente, anche per mettere in discussione un modello di organizzazione del lavoro che, non rispettando le regole fondamentali di ambienti sani, sicuri e correttamente strutturati, si rivela sempre più negativo per le condizioni delle persone e per gli esiti che produce”.
Un messaggio rivolto alle nuove generazioni, perché la sicurezza non sia un obbligo formale, ma un diritto essenziale di tutte e tutti.
'Non è accettabile che non ci siano risorse sufficienti'... 
Aiom (Associazione italiana di oncologia medica), Fondazione Airc per la ricerca sul cancro, Fondazione Umberto Veronesi e Fondazione Aiom lanciano una campagna di raccolta firme per una proposta di legge di iniziativa popolare. La richiesta è di introdurre un'accisa fissa di 5 euro su tutti i prodotti da fumo e da inalazione di nicotina, compresi quelli di nuova generazione (sigarette elettroniche e tabacco riscaldato). L'obiettivo è contrastare il tabagismo e reperire nuove risorse per il sistema sanitario nazionale. In Italia quasi un quarto degli adulti fuma regolarmente ed è preoccupante anche la diffusione tra i più giovani, spiegano i promotori dell'iniziativa. Un teenager su 5 tra i 15 e i 19 anni fa un uso quotidiano di sigarette, comportamento che tende poi a mantenere per il resto della vita. Da qui la scelta di lanciare una grande campagna di sensibilizzazione promossa dalla società scientifica (Aiom) e dalle principali fondazioni dell'oncologia (Fondazione Airc, Fondazione Veronesi, Fondazione Aiom, in collaborazione con Fondazione The Bridge).
L'obiettivo è raccogliere, entro la primavera, 50mila firme autenticate. Saranno poi consegnate, insieme al testo del provvedimento, al Parlamento che dovrà discutere la proposta. La campagna, la prima del genere mai realizzata in Italia, è stata annunciata oggi in un convegno nazionale al Senato promosso da Aiom, alla vigilia del suo XXVII congresso nazionale, su iniziativa della vicepresidente del Senato Mariolina Castellone.
"Chiediamo alle istituzioni una legge nelle modalità e nei termini previsti dalla Costituzione - dichiarano Francesco Perrone, presidente Aiom, Daniele Finocchiaro, consigliere delegato di Fondazione Airc, Giulia Veronesi per Fondazione Veronesi e Saverio Cinieri, presidente di Fondazione Aiom - Nonostante le norme più restrittive approvate negli ultimi decenni, ancora troppi cittadini fumano. Il tabagismo rappresenta uno dei più rilevanti fattori di rischio oncologico; vanno quindi incentivati tutti gli strumenti che favoriscano la cessazione. Le esperienze internazionali (in primo luogo di Francia e Irlanda) dimostrano che il forte incremento sostanziale del prezzo delle sigarette rappresenta la sola strategia efficace per abbassare drasticamente il numero di fumatori. Si stima una possibile riduzione del 37% del consumo di tabacchi se si aumentasse di 5 euro il prezzo delle sigarette e degli altri prodotti correlati. Lo scopo è rendere il fumo una pratica davvero costosa e poco sostenibile, soprattutto per i più giovani". Inoltre, "l'incremento delle entrate potrà contribuire a finanziare il Servizio sanitario nazionale, a tutto vantaggio dei cittadini colpiti dal cancro e non solo".
Nel nostro Paese le patologie provocate dal fumo generano circa 24 miliardi di euro di costi diretti e indiretti, ricordano gli esperti. Solo le ospedalizzazioni per le principali malattie fumo-correlate comportano 1,64 miliardi di euro di spesa annuale. In totale, i prodotti a base di tabacco provocano 93.000 decessi l'anno. Le sigarette non causano solo il carcinoma polmonare, ma anche neoplasie di cavo orale, gola, esofago, pancreas, colon, vescica, prostata e rene. Più in generale, sono almeno 27 le malattie fumo-correlate, tra cui rientrano le patologie respiratorie non neoplastiche come la broncopneumopatia cronica ostruttiva. Il fumo è anche uno dei più importanti fattori di rischio cardiovascolare: un tabagista presenta un rischio di mortalità per coronaropatia superiore da 3 a 5 volte rispetto a chi non ha mai fumato. D'altro canto, l'invecchiamento generale della popolazione italiana provoca un aumento della spesa pubblica per la sanità. Servono quindi maggiori risorse e investimenti per continuare a garantire a tutti la migliore assistenza.
"La raccolta di firme inizierà già nei prossimi giorni e potrà sfruttare le reti che sia Aiom che le fondazioni coinvolte hanno sul territorio nazionale - sottolineano Perrone, Finocchiaro, Veronesi e Cinieri - Un forte impegno collettivo che coinvolgerà centinaia di volontari e medici oncologi perché, con la raccolta delle 50mila firme, si porti il Parlamento a discutere la proposta. Ci auguriamo che le istituzioni ai massimi livelli siano sensibili a un tema così rilevante per la sanità pubblica e a una norma che permetta di ridurre il carico di malattia, approvando una legge, magari all'unanimità come già è avvenuto per il diritto all'oblio".
"La proposta avanzata oggi può essere davvero efficace - commenta Maria Sofia Cattaruzza, docente del Dipartimento di Sanità pubblica e Malattie infettive dell'università Sapienza di Roma - Nel nostro Paese le accise sulle sigarette risultano tra le più basse d'Europa. Sono solo di 3,19 euro per pacchetto contro i 7,45 euro della Francia e i 9,92 della Repubblica d'Irlanda. Questi due Paesi hanno negli ultimi anni introdotto forti rincari sui tabacchi e in entrambi si è registrato un calo del numero di fumatori abituali. Sono esempi virtuosi e quindi anche l'Italia dovrebbe adottare quanto prima provvedimenti simili".
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