

(Adnkronos) - L’Orèal protagonista all’Italian Tech Week di Torino con la Beauty Tech. Guive Balooch, Global Managing Director, Augmented Beauty & Open Innovation di L’Oréal, è intervenuto dal palco delle Ogr, location dell’edizione 2025 dell’evento, per il talk ‘Designing time: how science and tech are redefining aging. "Credo che il significato di Beauty Tech abbia molte sfaccettature - afferma Balooch - Oggi abbiamo tecnologie che contribuiscono a quasi tutto ciò che realizziamo nel campo della bellezza. A partire dai servizi, dove abbiamo dispositivi, strumenti per diagnosi e servizi digitali; dal nostro nuovo asciugacapelli, AirLight Pro, al nostro nuovo dispositivo per microaghi, Nano Resurfacer, per offrire prestazioni davvero migliorate per quanto riguarda i prodotti di bellezza ai nostri consumatori. Vogliono di più, vogliono di meglio. Vogliono sapere qual è il prodotto giusto per loro. Tutto ciò fa parte della Beauty Tech".
“C’è poi un altro aspetto della Beauty Tech che ci consente di innovare più velocemente all'interno di L'Oréal – aggiunge Guive Balooch - Come possiamo usare l'intelligenza artificiale, il calcolo, per riuscire a trovare la prossima molecola stellare molto più rapidamente di quanto potessimo fare prima? per questo ora stiamo utilizzando diversi modelli di intelligenza artificiale nei laboratori per riuscire a realizzare prodotti più velocemente, per riuscire a creare molecole migliori più velocemente. Quindi la Beauty Tech è qualcosa che davvero migliora la bellezza grazie alla tecnologia”.
“Per quanto riguarda il nostro attuale modello di innovazione, abbiamo davvero una visione a 360 gradi – prosegue Balooch – Stiamo lavorando a soluzioni il più possibile integrate, basate sui dati, sul digitale, sull'intelligenza artificiale, con dispositivi che aiutano a migliorare le prestazioni e a offrire alle persone non solo un'esperienza di bellezza O2O, ma anche un livello di bellezza più elevato”.
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(Adnkronos) - "Nell'ultimo anno abbiamo stretto oltre 150 partnership con startup del gruppo la ragione è che oggi il settore beauty tocca molti nuovi campi come la biotecnologia, la coltivazione sostenibile, la longevità e la diagnostica. Non possiamo assumere personale per tutti questi nuovi settori, quindi ci rivolgiamo a start-up attive in ambiti come salute, benessere e robotica, apportando la nostra competenza e le nostre conoscenze in materia di bellezza, e utilizzando le loro conoscenze in altri campi per creare alcuni dei nuovi servizi che oggi proponiamo. Le start-up sono quindi una parte importante della nostra famiglia. Investiamo, creiamo partnership, acquisiamo. Siamo in grado di realizzare qualsiasi tipo di sinergia e apprezziamo i partner che provengono da altri settori". Ad affermarlo è Guive Balooch, Global Managing Director, Augmented Beauty & Open Innovation di L’Oréal, intervenuto all’Italian Tech Week di Torino.
“Abbiamo quindi lanciato diversi nuovi dispositivi sul mercato – aggiunge Balooch – Il primo è l’ asciugacapelli chiamato AirLight Pro. Utilizza la luce infrarossa per asciugare i capelli più velocemente, ma anche per avere un impatto minore sull'ambiente. Quest'anno abbiamo anche lanciato Cell Bio Print, il primo strumento diagnostico biologico al mondo direttamente nel punto vendita, che fornisce la misurazione dei bio marcatori e spiega come essere proattivi nella cura della pelle con ottimi risultati in termini di longevità e prevedendo il futuro della tua pelle. Abbiamo anche lanciato Colorsonic, uno strumento per la colorazione dei capelli che mescola tutto il colore in un pennellino, così non dovrai più farlo con le mani come è stato fatto negli ultimi 50 anni e molti altri, ma questi sono esempi dei nostri prodotti più recenti”.
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(Adnkronos) - "Oggi per noi la longevità è a tutti gli effetti un nuovo campo di ricerca che vogliamo esplorare e di cui essere leader". Così Guive Balooch, Global Managing Director, Augmented Beauty & Open Innovation di L’Oréal, intervenuto sul tema all’Italian Tech week.
"Non si tratta solo di vivere più a lungo, ma di vivere meglio: e vivere meglio fa bene anche alla pelle. Per raggiungere questo obiettivo abbiamo sviluppato una serie di partnership: una con un'azienda in Svizzera, la TimeLine, che ha il miglior integratore per la longevità oggi disponibile, chiamato Urolithin A, e che stiamo provando ad applicare al beauty. Abbiamo poi collaborazioni con aziende come Senesca nel Regno Unito - prosegue Balooch - che ci aiutano a sviluppare l'intelligenza artificiale per individuare le prossime molecole da utilizzare per la longevità nei mitocondri. E stiamo anche sviluppando, assieme alla diagnostica di cui ho parlato prima, strumenti come Cell Bioprint, che aiuta a misurare il longevity score, in modo da capire come essere proattivi e non solo reattivi con la propria bellezza. Nei prossimi anni continueremo a costruire partnership incentrate sulla longevità. Crediamo fermamente che questo sia un ambito di ricerca fondamentale per il futuro del beauty", conclude Guive Balooch.
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(Adnkronos) - Incidente tra un'auto e una bici intorno alle 2.00 di questa mattina su Corso di Francia, a Roma, in direzione centro, all'altezza del civico 115A. Sul posto intervenute pattuglie del II Gruppo Sapienza della Polizia Locale di Roma Capitale per i rilievi del caso. A seguito dello scontro è rimasto ferito un ragazzo italiano di 17 anni a bordo della bici, trasportato all'ospedale Gemelli dove è deceduto nelle ore successive.
A bordo dell'automobile, una Golf, un cittadino italiano di 20 anni, trasportato al Sant'Andrea per gli accertamenti di rito, i cui esiti sono risultati negativi. In corso indagini da parte della Polizia Locale per ricostruire l'esatta dinamica dell'incidente.
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(Adnkronos) - "Ci sono lavori scientifici consolidati che dimostrano un minor effetto in termini di assunzione di sostanze quando si usano i prodotti a tabacco riscaldato rispetto alla sigarette. In campo cardiovascolare e pneumologico i dati sono incoraggiati, con effetti a medio termine sull'apparato cardiocircolatorio. C'è un lavoro coreano del 2024 che ha esaminano dei pazienti dopo l'angioplastica, e tra chi è passato dalla sigaretta tradizionale ai dispositivi a rischio ridotto si sono registrati meno eventi cardiovascolari rispetto a chi non l'ha fatto. Come Istituto nazionale per le ricerche cardiovascolari (Inrc) stiamo portando avanti uno studio sul carico vascolare dell'arteriopatia degli arti inferiori, i soggetti che hanno poi un problema di claudicazione, per vedere gli effetti del fumo tradizionale rispetto a coloro che passano a prodotti senza combustione". Lo spiega all'Adnkronos Salute Francesco Fedele, professore emerito di Cardiologia all'università Sapienza di Roma e presidente dell'Inrc, tra i relatori dell'ottavo 'Summit Tobacco Harm Recuction' di Atene promosso da Scohre, un'associazione indipendente che si batte per rinnovare le strategia di riduzione del danno da fumo.
"Servono studi a lungo periodo e immagino arriveranno, ma serve anche lavorare sulla formazione dei medici e sull'interazione sempre più stretta con le istituzioni", sottolinea. "Il progetto italiano di Consensus Delphi nel campo della ricerca sulle migliori strategie per ridurre il danno da fumo, a cui ho partecipato, vuole allargare sempre di più il campo di esperti e specialisti coinvolti su quest temi. Dobbiamo rompere le posizioni ideologiche che ancora permangono sui prodotti a tabacco riscaldato come utile strategia di riduzione del rischio", è l'invito del cardiologo. "Io ripeto spesso che non devono essere un metodo per smettere di fumare, ma un'alternativa per ridurre il rischio. Sono raccomandati per chi è ad alto rischio e non è riuscito con altre strategie a smettere con il fumo, anzi continua. Vedo tantissimi pazienti con problemi al cuore che continuano a fumare", rimarca.
C'è un Piano europeo per la salute cardiovascolare, "le malattie cardio-cerebrovascolari restano la prima causa di mortalità nel mondo. Come Inrc abbiamo lanciato pochi giorni fa a Roma 'Il tuo cuore nelle tue mani', che nasce per incoraggiare ogni cittadino a prendersi cura della propria salute cardiovascolare informandosi, sottoponendosi a controlli di base e adottando comportamenti di prevenzione. All'evento ha partecipato anche il ministro della Salute Schillaci, quindi ci poniamo come interlocutori delle istituzioni italiane, ma anche in Ue. In Italia il 23% della popolazione fuma e questo dato non si abbassa: vuol dire che le politiche per ridurre il rischio non stano funzionando - conclude Fedele - e dobbiamo lavorare tutti insieme per migliorarle".

(Adnkronos) - I nostri porti rappresentano dei nodi infrastrutturali strategici per il Paese, basti pensare che di lì transita oltre il 50% del volume delle merci importate ed esportate dall’Italia. Al tempo stesso i porti in genere sono inseriti all’interno di importanti contesti urbani, il che rende determinante il dibattito finalizzato a rendere più efficienti i porti e le aree urbane in cui essi insistono, in una prospettiva di innovazione e rigenerazione degli spazi esistenti. Le misure previste dal Piano complementare al Pnrr sembrano muoversi peraltro nel rispetto della filosofia su cui sono state elaborate le ultime linee guida per la redazione dei Piani regolatori portuali. Tali linee guida, in particolare, hanno cercato di incentivare un dialogo più stretto, rispetto al passato, tra l’Autorità portuale e l’amministrazione comunale affermando due principi: il primo, per il quale il porto è un nodo logistico incardinato in una area vasta, capace di assolvere alle necessità non solo del sistema urbano in cui è collocato ma del tessuto produttivo di un territorio vasto; il secondo, che la pianificazione dell’area portuale non può essere avulsa dalle scelte urbanistiche della città in cui essa si trova.
Questi temi sono stati al centro del convegno 'Città e porti: sviluppo, rigenerazione e innovazione' tenutosi a Trieste, organizzato dal Consiglio nazionale degli ingegneri, con la collaborazione di Assoporti, Consiglio superiore dei lavori pubblici e l’Ordine degli ingegneri della Provincia di Trieste. Un evento caratterizzato da una forte partecipazione considerando che, oltre alle circa 120 presenze nell’area congressi della Stazione Marittima di Trieste, erano più di 1100 gli ingegneri collegati in streaming.
I lavori sono stati preceduti dai saluti istituzionali. Roberto Dipiazza, Sindaco di Trieste, ha sottolineato l’importanza dei progetti per l’area portuale della città. Un saluto è arrivato anche dal presidente della Regione Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga che ha richiamato il momento di grande rilancio per la regione e che sviluppo, rigenerazione e innovazione sono parole che rappresentano stelle polari per ogni amministratore pubblico. A fare da padrone di casa è stato Giovanni Basilisco (presidente dell’Ordine degli ingegneri di Trieste), il cui Ordine nel 2026 ospiterà il Congresso nazionale degli ingegneri.
Irene Sassetti, consigliera del Cni con delega a porti, ingegneria del mare e urbanistica, dopo aver ringraziato il gruppo di lavoro di ingegneria del mare del Cni, coordinato da Andrea Ferrante, si è espressa così: “Per Cni è fondamentale parlare di queste tematiche e confrontarsi con le istituzioni (comuni ed autorità di sistema portuali) e le università, professionisti del settore ed imprese che trattano questi argomenti. Questo è il secondo appuntamento che dedichiamo ai porti dopo quello del 7 maggio scorso che si è tenuto al Maxxi di Roma. Colgo l’occasione per ringraziare anche il Consiglio superiore dei lavori pubblici e Assoporti per la collaborazione alla realizzazione di questo evento”.
“Abbiamo deciso - ha proseguito Sassetti - di introdurre il tema della rigenerazione urbana all’interno delle riflessioni sui progetti relativi ai porti perché il Cni è molto attento a questo argomento, come dimostra il contributo in termini di proposte ed emendamenti che stiamo dando, grazie anche al contributo del Censu, alla discussione sulla nuova legge sulla rigenerazione urbana. L’incontro di oggi fa parte di una serie di appuntamenti che stiamo dedicando ai porti e all’ingegneria del mare, ciascuno declinato attraverso un tema specifico. In questa occasione abbiamo scelto, appunto, la rigenerazione urbana nelle città portuali. La tavola rotonda vuole essere l’occasione per illustrare una serie di progetti significativi che coinvolgono le nostre città portuali”.
La prima sessione dei lavori, dal titolo 'Pnrr e sviluppo dei porti' è stata coordinata e introdotta da Andrea Ferrante, presidente della sezione speciale Pnrr del Consiglio superiore dei lavori pubblici. Nel corso della presentazione degli interventi, Ferrante ha sottolineato come Trieste faccia parte del lotto dei più importanti porti italiani e che è interessato da attività di recupero di vecchie aree e di sviluppo di nuovi moli da dedicare alle attività commerciali. Nell’illustrare l’attività della sezione speciale Pnrr da lui presieduta, ha riferito che sono stati esaminati progetti per oltre 27 miliardi di euro. Tra i 10 più grandi progetti, due sono relativi ai porti (potenziamento moli di Trieste e la diga Genova). Ha poi illustrato il contesto di riferimento, a partire dalle linee guida del 2021 del Pnrr, con la disciplina per la redazione in chiave di sostenibilità (sociale, economica e ambientale) del Pnr e del Pnc con i vari passaggi che portano al Pfte (Progetto di fattibilità tecnico-economica).
Rodolfo Giampieri (Assoporti) nel corso del suo intervento si è espresso così: “Occorre trovare punti forti di contatto tra porti, città e la popolazione. Ci vuole visione per proporre cose nuove e coraggio per superare gli ostacoli, avendo come obiettivo comune lo sviluppo della comunità. Dobbiamo mettere in campo una strategia unica nazionale, nel rispetto delle realtà locali, per consentire al paese di fronteggiare, come sistema paese, la concorrenza internazionale”.
Eric Marcone (direttore Direzione tecnica, ambiente, pianificazione e efficientamento energetico Adsp Mare Adriatico Orientale) ha illustrato gli interventi Pnrr sul 'Molo VIII' del Porto di Trieste. Adria gateway è un progetto strategico, una visione, dello sviluppo del porto di Trieste basata su diversi elementi: potenziamento delle infrastrutture del porto di Trieste; rigenerazione urbana dell’area dello stabilimento siderurgico; potenziamento delle infrastrutture di collegamenti; risanamento ambientale. Marco Vaccari (direttore staff programma straordinario Adsp Mar Ligure Orientale) ha illustrato il progetto della nuova diga di Genova, un’opera unica al mondo per complessità, dimensioni, ricadute positive sulla città e sul sistema paese, oltre ad essere il più grande intervento di sempre per il potenziamento della portualità italiana. Un'infrastruttura marittima fondamentale per la protezione del porto, la riduzione del moto ondoso e l'ampliamento dei fondali, consentendo l'approdo di navi cargo e da crociera di grandi dimensioni. Fabio Maletti (segretario generale Adsp Mare Adriatico Settentrionale), infine, ha illustrato il nuovo impianto per la produzione dei materiali di dragaggio del Porto di Ravenna.
Nel pomeriggio si è tenuta la seconda sessione dedicata alla rigenerazione nelle città portuali. Il Rosario Pavia ha incentrato il suo intervento sull’assunto 'l’Italia è il mare'. Passando in rassegna le grandi città portuali italiane, ha sottolineato lo stretto rapporto tra città e porto, a partire dalle diverse strutture portuali che facevano e fanno ancora parte integrante del tessuto urbano. Michele Astone del gruppo di lavoro di Guendalina Salimei, curatrice del Padiglione Italia della Biennale di architettura di Venezia, ha proposto un cambio di prospettiva: come appaiono le città guardate dal mare. A sostegno di questa prospettiva ha illustrato alcuni dei progetti più interessanti in corso, tra cui quelli relativi ai porti di Napoli e Taranto.
In seguito, si è svolta una tavola rotonda caratterizzata da un focus sui progetti dei porti di Catania, Taranto e Trieste. A coordinarla Irene Sassetti. Ad illustrare il caso Catania sono stati Paolo La Greca, vicesindaco di Catania e presidente del Censu, e Biagio Bisignani, direttore direzione urbanistica del Comune di Catania. La Greca ha ripercorso la storia del rapporto di Catania col suo porto: le colate laviche che si sono susseguite nei secoli hanno privato la città del suo porto o comunque ne hanno fortemente ristretto l’area. Con la costruzione della ferrovia costiera, oltre tutto, si è creata una cesura tra città e mare, sollevando il tema della frattura. Tra i diversi progetti che possono ristabilire la relazione tra porto e città, La Greca ha citato quello di Italferr che prevede l’interramento di un tratto dei binari. Bisignani ha ricordato che il nuovo piano del porto è stato appena approvato e trasmesso al Consiglio superiore dei lavori pubblici. Ha sottolineato come quello di Catania sia nato come porto peschereccio, mentre ora governa quasi la metà del flusso di traffico per la logistica. Problemi ambientali, urbanistici e di sicurezza ambientale: questi i temi che si propongono di risolvere i progetti attualmente in essere a Catania. Il porto può diventare il perno centrale per lo sviluppo turistico ed economico della città.
Per quanto riguarda Taranto, sono intervenuti Mattia Giorno, vicesindaco di Taranto, e Laura Cimaglia, dell’Autorità del sistema portuale del Mar Ionio. Giorno ha sottolineato come il progetto di rigenerazione urbana relativa al waterfront debba essere posto all’interno di un sistema più ampio che preveda, ad esempio, un piano urbanistico che manca da troppi anni, da quando le nostre città erano qualcosa di completamente diverso da oggi. Cimaglia ha illustrato i termini del progetto 'Cluster del mar Ionio: Taranto'. Il caso Trieste, infine, è stato illustrato da Giulio Bernetti, direttore del dipartimento Territorio ambiente lavori pubblici patrimonio del Comune di Trieste, ha approfondito una serie di progetti relativi alla sua città, tra cui: rigenerazione in corso dell’area Sacchetta; un mini Mose per la protezione dall’innalzamento del livello del mare; vasche di espansione per la protezione da eventi atmosferici estremi; recupero della riviera Barcolana.
Per quanto riguarda il porto vecchio, l’accordo di programma prevede: variante urbanistica, aree pubbliche da non alienare, consorzio Ursus che si occupa, tra l’altro, del coordinamento dei vari progetti (parco lineare, viale monumentale, il passaggio libertà, cabinovia metropolitana). L’ultimo intervento è stato quello di Luca Giovanni Zambardieri che ha illustrato Robogo, un sistema robotico semisommergibile per la manutenzione delle banchine portuali. Deborah Savio, consigliera del Cni, ha portato i saluti del Consiglio nazionale e al termine dei lavori è intervenuto anche il presidente Angelo Domenico Perrini che, commentando la giornata di confronto, ha detto: "Quello della rigenerazione urbana è un tema che sta molto a cuore al Cni. Attualmente è in discussione la relativa legge. Queste esperienze raccolte sul territorio saranno utili per segnalare al legislatore gli interventi più opportuni".
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(Adnkronos) - Quando di parla di fumo e prevenzione, "la cessazione è l'obiettivo principale, ma per chi ha già iniziato si deve puntare alla riduzione del rischio del fumo. Se non si riesce a smettere totalmente di fumare, deve esserci la possibilità di avere accesso ad una strategia di riduzione del rischio del fumo. Ovvero la 'medaglia d'oro' è smettere, ma quella 'd'argento' è ridurre di molto i rischi per la salute. E il nostro progetto, il primo studio italiano che ha utilizzato la metologia del Consenso di Delphi nel campo della ricerca applicata ai danni da fumo, ha dimostrato che gli esperti coinvolti convergono sull'uso dei dispositivi alternativi e senza combustione come valida alternativa per ridurre i rischi" del fumo. Lo spiega all'Adnkronos Salute Pasquale Caponnetto, professore di Psicologia clinica dell'università di Catania, che ha presentato il progetto all'ottavo 'Summit on Tobacco Harm Reduction' ad Atene.
Come si possono rilanciare in Europa e in Itala le politiche di prevenzione e cessazione dal fumo? "Un'alternativa serve - risponde Caponnetto - perché non possiamo abbandonare le persone che provano, ma non riescono. Il Regno Unito dimostra che proporre delle alternative può ridurre il consumo e i rischi per la salute, diventando una strategia di salute pubblica. In Italia il Coehar (Center of Excellence for the acceleration of Harm Reduction) di Catania, dove lavoro, ha prodotto dal 2013 centinai di articoli sulle scelte corrette in tema di riduzione del rischio. Ma i nostri lavori li hanno presi gli inglesi e non le istituzioni italiane. Sono fiducioso", aggiunge: "Noi crediamo negli studi e nelle ricerche che confermano come i prodotti alternativi alle sigarette possono aiutare a ridurre il danno. Ci crediamo soprattutto perché i danni del fumo generano 80mila morti l'anno, vite che potrebbero essere salvate", sottolinea.
Il gruppo di esperti ha convenuto che la riduzione del danno può essere "una preziosa strategia di salute pubblica per ridurre l'impatto negativo di comportamenti dannosi negli individui che non sono in grado o non vogliono smettere di fumare", e si è trovato d'accordo sul fatto che "le attuali prove scientifiche, pur essendo promettenti, necessitano di ulteriori studi per stabilire il potenziale di riduzione del rischio dei prodotti senza fumo rispetto alle sigarette tradizionali".

(Adnkronos) - La lotta al fumo "non può prescindere da un cambiamento nell'approccio ai prodotti alternativi alle sigarette" che oggi sono usati dalla popolazione, dalle e-cig ai prodotti a tabacco riscaldato, ma che non "vengono considerati ancora come strategia efficace per la riduzione del rischio." E' il messaggio condiviso dai medici ed esperti intervenuti alla seconda giornata dell'ottavo 'Summit Tobacco Harm Reduction' di Atene promosso da Scohre, un'associazione indipendente che si batte per rinnovare le strategie di riduzione del rischio da fumo. Tra i relatori Pasquale Caponnetto, docente di Psicologia clinica all'università di Catania, che ha presentato i dati del progetto di applicazione del metodo Delphi nel campo della ricerca sulle migliori strategie per ridurre il rischio da fumo. Il metodo Delphi è una tecnica di indagine che prevede il coinvolgimento di un gruppo di esperti attraverso più fasi di valutazione, con l'obiettivo di raggiungere un consenso su un determinato tema.
"In Italia la percentuale di fumatori di sigarette è circa del 20%, significa 80mila morti l'anno. In più rimane lontano l'obiettivo previsto dall'Oms di ridurre del 30% i tassi di fumo entro il 2030 - ha spiegato Caponnetto - La Delphi Consensus è una metodologia strutturata per raccogliere e far convergere le opinioni di un gruppo di esperti su tematiche specifiche, utilizzando un processo iterativo in più fasi. Abbiamo riunito 20 esperti italiani in diversi campi (psichiatria, cardiologia, pneumologia, psicologia), selezionati in base alla loro esperienza scientifica e per le pubblicazioni nel campo del fumo e della riduzione del rischio. Il lavoro aveva come obiettivo valutare l'efficacia nella riduzione del rischio da fumo dei prodotti alternativi a tabacco riscaldato ed e-cig. Ma volevamo anche analizzare le strategie di prevenzione, quella di cessazione e riduzione del consumo di tabacco, valutare il ruolo dei prodotti alternativi e identificare le aree dove c'era consenso e quelle non c'era. Tutti gli esperti hanno condiviso le priorità: si deve prevenire l'accesso al fumo e promuove la cessazione. C'è stato consenso unanime sul fatto che azzerare il fumo di sigarette tradizionali è una priorità di salute pubblica e occorre investire sull'informazione scientifica su i nuovi prodotti".
"Le autorità internazionali - ha sottolineato Caponnetto - hanno confermato ciò che era già stato confermato negli ultimi 10 anni, ovvero che le sigarette elettroniche e i prodotti a tabacco riscaldato producono meno sostanze nocive rispetto alle sigarette. La revisione di 56 ricerche e 29 studi randomizzati ha evidenziato che le e-cig aumentano i tassi di cessazione dal fumo rispetto alle terapie farmacologiche. In conclusione, è importante promuovere strategie di prevenzione volte principalmente a prevenire e favorire l'abbandono del fumo, adottare una buona politica per la cessazione del tabagismo offrendo ai fumatori che non smettono diverse alternative per ottenere l'obiettivo principale che è la cessazione completa, nonché, in alternativa, la riduzione di prodotti da fumo".
Quanto alla legislazione antifumo, gli esperti hanno concordato sulla rilevanza di politiche di prevenzione e iniziazione, e accolto la prospettiva di interventi proporzionati al rischio dei diversi prodotti.
Al progetto ha partecipato anche Francesco Fedele, professore emerito di Cardiologia all'università Sapienza di Roma e presidente dell'Istituto nazionale ricerche cardiovascolari (Inrc), tra i relatori del panel. "Il prossimo passo potrebbe essere quello di allargare il numero di partecipanti alla Consensus, coinvolgendo le istituzioni", ha detto il cardiologo.
Il panel ha visto anche l'intervento di Lubos Petruzelka, oncologo dell'università di Praga. "Non è possibile eliminare completamente il cancro dalla 'mappa' delle malattie umane - ha precisato - ma possiamo ridurne il rischio, quindi dobbiamo puntare sulla prevenzione che può essere primaria, secondaria e terziaria. Nella prima deve essere inserita la riduzione del danno. In Repubblica Ceca abbiamo creato la prima Consensus sulla riduzione del danno nella prevenzione del cancro e abbiamo pubblicato i risultati sulla rivista 'Clinical Oncology'. La sintesi è che l'eliminazione completa dei fattori di rischio non è sempre possibile, ma la riduzione del danno è il modo per mitigare i rischi attraverso approcci pratici, innovativi e accessibili basati su dati concreti. Ci sono 30 possibili fattori di rischio modificabili, ma la riduzione del danno da fumo deve essere considerata prioritario. Ci sono ancora delle barriere, come ad esempio la scarsa consapevolezza dei medici e delle istituzioni su questa strategia".
Ignatios Ikonomidis, professore di Cardiologia all'università di Atene e presidente di Scohre, ha delinato le conclusioni. "E' necessario che ci siano strutture dedicate alle persone che scelgono di smettere di fumare e i medici di base devono essere coinvolti in questo processo, così come gli oncologi; tutti i medici devono discutere con i propri pazienti della possibilità di smettere di fumare. Le politiche di riduzione del danno sono una soluzione, perché abbiamo bisogno di strategie immediate in tal senso. Ci sono le terapie farmacologiche, ma ci sono anche i nuovi dispositivi alternativi che possono adottate come metodo per smettere di fumare. Utilizzandoli - ha rimarcato - si riduce il rischio di malattie polmonari, si migliorano i sintomi e, naturalmente, si riduce il rischio di un nuovo infarto o ictus. Tuttavia l'Oms è piuttosto rigida su questo punto, per questo dovremmo essere presenti alla Cop11 per dire che la politica di riduzione del danno dovrebbe essere discussa e dovrebbe essere regolamentata a livello centrale nell'Unione europea e anche a livello globale".
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(Adnkronos) - "La connettività oggi non è più un elemento accessorio: è come l’energia, deve essere data per definizione. Dieci anni fa ci si chiedeva come accedere, oggi si dà per scontato che tutto sia interconnesso in maniera istantanea. L’utente non si chiede più come fare, ma pretende che i servizi funzionino sempre e ovunque". Lo ha dichiarato Massimo Bertolotti, head of engineering and innovation di Sky Italia, intervenendo oggi a Milano al convegno 'Reti di telecomunicazioni e reti locali: quali sviluppi dell'Ai', organizzato dall’Ordine degli Ingegneri di Milano nell’ambito della Milano digital week.
"Non può esistere che un utente resti disconnesso per giorni: non sarebbe un servizio di telecomunicazione. E' un concetto fondamentale in questa trasformazione, perché l’elemento centrale resta sempre il cliente, che paga per un servizio", ha aggiunto.
Bertolotti ha quindi rimarcato il ruolo cruciale dei dati: "Sono fondamentali e devono essere raccolti in modo etico. Senza dati è impossibile offrire i servizi che la collettività richiede. La capacità di fornire informazioni istantanee diventa la chiave per rispondere alle esigenze degli utenti".
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(Adnkronos) - La Convenzione quadro dell'Oms per la lotta al tabagismo (Fctc) è entrata in vigore 20 anni fa, a novembre si tornerà a discuterne con l'undicesima Conferenza delle parti (Cop11) e nel frattempo in Europa si aperta la fase di confronto sulla normativa Ue di settore. Intanto la tecnologia ha fatto passi da gigante e sul mercato sono arrivati nuovi prodotti che hanno avuto un forte impatto sul settore, ma anche nelle politiche di riduzione del danno da fumo. "Ogni Convenzione è pensata per affrontare un problema, il nostro è il fumo. Ancora oggi nel mondo è la causa di oltre 7 milioni di morti all'anno. Un bilancio delle vittime più o meno simile in termini di mortalità all'epidemia di Covid, un enorme problema di salute pubblica. Abbiamo una prevalenza del fumo in calo, ma abbiamo una popolazione che aumenta, il numero di adulti che fumano in tutto il mondo sta gradualmente aumentando". Così Clive Bates, direttore Counterfactual (Uk) ed esperto di politiche sanitarie, nel suo intervento alla seconda giornata dell'ottavo 'Summit Tobacco Harm Reduction' di Atene promosso da Scohre, un'associazione indipendente che si batte per rinnovare le strategia di riduzione del danno da fumo.
"L'idea alla base della Fctc - osserva Bates - era di prendere gli insegnamenti che avevamo ricevuto in America e in Europa e di generalizzarli a tutto il mondo. Ora è importante capire che il fumo e la mortalità correlata non sono una questione che riguarda solo i giovani. Quindi smettere di fumare in qualsiasi momento vale davvero la pena". Il ragionamento dell'esperto parte da un assioma: "Il fumo è il problema e dobbiamo ridurlo, diminuire la prevalenza e tagliare il numero totale dei fumatori. La domanda, però, è quali sono gli strumenti politici disponibili per farlo? Possiamo vietare la pubblicità, aumentare le tasse e creare un incentivo economico per chi smette. Possiamo ostacolare le aziende produttrici. Possiamo inserire avvisi e foto sui pacchetti che informano sui rischi. E possiamo regolamentare il prodotto, non sempre con successo, possiamo controllare le attività dell'industria del tabacco. Tutto questo è stato messo nella Convenzione quadro dell'Oms del 2003 che entrata in vigore nel 2005. Quasi tutti i Paesi l'hanno accettata, tranne gli Usa. La prossima riunione si terrà a novembre, ma solo 29 Ong hanno lo status di osservatori, mentre alla Convenzione sul clima erano oltre 3.000. Quindi si tratta di un incontro molto restrittivo e questi incontri coinvolgono Ong selezionate che condividono l'ideologia degli organizzatori".
Quale dovrebbe essere l'obiettivo della Convenzione? "Proteggere le generazioni presenti e future. Non si tratta solo di giovani, si tratta di fare qualcosa per qui e ora - ammonisce Bates - ricordando le conseguenze sanitarie, sociali, ambientali ed economiche. Dobbiamo proteggere la popolazione dai danni del fumo di sigarette, non porre fine all'industria del tabacco. Si devono evitare le devastanti conseguenze sanitarie del consumo di tabacco e dell'esposizione al fumo. Ma questo non è avvenuto con la Convenzione. Nel 2019 è stato condotto un esame piuttosto approfondito sui risultati della Convezione: nessuna prova indica che il progresso globale nella riduzione del consumo di sigarette sia stato accelerato dal meccanismo del trattato. Non c'è stata nessuna svolta nella riduzione del numero di fumatori nei Paesi che l'hanno applicata. Nel 2003 si voleva combattere solo l'industria del tabacco, ma a partire dall'inizio dell'ultimo decennio abbiamo iniziato a vedere un'espansione dei nuovi prodotti alternativi come tabacco riscaldato, e-cig, e sempre più prodotti a base di nicotina per via orale".
Rispetto ai nuovi dispositivi alternativi alla sigaretta, "ci sono molte prove della loro efficacia nella riduzione del danno - precisa Bates - Alcuni continuano a dire che non ci sono prove. Non abbiamo dati a lungo termine, ma ci sono prove sufficienti per affermare che tutti questi prodotti, collettivamente, sono molto meno rischiosi del fumo. Questo è un fatto incontrovertibile e al di là di ogni ragionevole dubbio. In pratica, se si potessero sostituire i prodotti ad alto rischio con quelli a basso rischio, 'boom', si otterrebbe una drastica riduzione del rischio, e con questo una diminuzione dei casi di cancro, di nuove diagnosi di malattie cardiovascolari, di patologie respiratorie, degli ictus".
La definizione di "controllo del tabacco nella Convenzione quadro si riferisce a strategie di offerta, domanda e riduzione del danno mirate a migliorare la salute della popolazione, il che è positivo - dice l'esperto - è coerente con l'obiettivo: eliminare o ridurre il consumo di prodotti del tabacco o l'esposizione al fumo. Ma dobbiamo anche dire che se qualcuno passa dalle sigarette ai prodotti a tabacco riscaldato, questo è coerente con la definizione di controllo del tabacco, perché migliora la propria salute. Sono 10-15 anni che abbiamo alternative sicure. C'è il caso del tabacco senza fumo, lo 'snus', in Svezia che ha dato un contributo incredibile nell'abbattere il numero di fumatori di sigarette. Questo modello avrebbe dovuto essere già incluso nella Convenzione, ma non è stato fatto".
Bates ricorda alcune dichiarazioni che hanno lasciato il segno nella comunità di esperti che porta avanti nuove strategie di riduzione del danno. Per esempio Olivér Várhelyi (Commissario Ue responsabile per la Salute e il Benessere degli Animali), "che ha affermato che i nuovi prodotti a base di tabacco e nicotina presentano rischi per la salute paragonabili a quelli tradizionali. Su questo - avverte l'esperto - non c'è assolutamente nessuna prova e si può dimostrare che non ci sono studi a sostegno di questa opinione". Bates cita poi una scheda informativa dell'Oms sulla Giornata mondiale senza tabacco, dove veniva indicato che non ci sono prove sufficienti per suggerire che i prodotti alternativi a tabacco riscaldato siano meno dannosi. "Non è vero - conclude - La Fda ha esaminato 2 milioni di pagine di dati e ha scoperto che i prodotti a tabacco riscaldato erano appropriati per la tutela della salute pubblica e che riducevano drasticamente l'esposizione a sostanze chimiche pericolose o potenzialmente pericolose. Affermare il contrario è una narrazione completamente falsa".
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(Adnkronos) - Napoli entra nel circuito internazionale di Bienalsur 2025, la biennale d’arte contemporanea diffusa che quest’anno approda per la prima volta in Italia. Dal 3 ottobre il Musa il Museo delle Scienze e delle Arti dell’Università degli Studi della Campania 'Luigi Vanvitelli' apre la mostra di Pablo La Padula 'Anatomia delle Qualità', a cura di Diana Wechsler direttrice artistica di Bienalsur. L’evento si avvale del patrocinio del Mic-ministero della Cultura della Repubblica Italiana e dell’Unesco.
L’opera site-specific dell’artista argentino, realizzata in coproduzione tra Musa e Bienalsur, entrerà a far parte della collezione del Museo Anatomico dell’Ateneo Vanvitelli e propone un dialogo tra arte, scienza e memoria, mettendo in relazione la ricerca artistica contemporanea con il patrimonio unico del Museo.La tappa napoletana rappresenta una virtuosa collaborazione tra l’Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli” e l’Untref – Universidad Nacional de Tres de Febrero di Buenos Aires, ed è uno degli appuntamenti italiani della quinta edizione di Bienalsur.
La cerimonia inaugurale si è tenuta (oggi giovedì 2 ottobre) presso l’Aula Magna dell’Università Vanvitelli, alla presenza di Lucia Monaco, Delegata del Rettore per la Terza Missione e Promozione del Territorio Università degli Studi della Campania "Luigi Vanvitelli", di Diana Wechsler, Direttrice artistica di BienalSur, dell’artista Pablo La Padula. Ha concluso la presentazione l’intervento dell’On. Giuseppina Castiello, Sottosegretario di Stato per i Rapporti con il Parlamento. L’incontro è stato introdotto e moderato da Michele Papa, Direttore del Musa. Al termine della presentazione è stata inaugurata la mostra Anatomia delle Qualità.
Bienalsur, biennale internazionale d’arte contemporanea è promossa da Untref -Universidad Nacional de Tres de Febrero, Università pubblica argentina, e organizzata in collaborazione con la Fondazione Foro del Sur. Si caratterizza per una modalità “diffusa” e si espande su più città a livello globale (oltre 70 città in 27 paesi dall’America Latina all’Europa, dall’Africa al Medio Oriente, fino alla Cina). In Italia dopo Napoli sarà la volta di Roma, Milano, Biella e Matera. In occasione dell’apertura, sabato 4 e domenica 5 ottobre il Museo universitario osserverà un’apertura straordinaria con ingresso gratuito, dalle 9.30 alle 16.30.
'Anatomia delle Qualità' è il frutto di una residenza napoletana e di un lavoro nato dallo sguardo dell’artista sulla ricerca biologica attraverso i secoli, in dialogo con il patrimonio di ineguagliabile valore storico, scientifico e didattico di una delle facoltà mediche più antiche del mondo, con una ricca collezione di preparati anatomici, ceroplastiche, scheletri e strumenti storici e reperti unici come teste ciclopiche e la collezione di crani della Vicaria. Negli spazi del Museo Anatomico presso il suggestivo Complesso di Santa Patrizia, l’allestimento della mostra, curato dall’arch. Raoul Basile, presenta tre lavori site-specific. In Corpo di fumo, cuore dell’installazione, l’artista lavora sperimentalmente utilizzando fuoco e fumo materiali attraverso cui imprime impronte del corpo umano su grandi lastre di vetro (90 x 80 x 200 cm). Il segno risultante si colloca a metà strada tra la tradizione del ritratto individualizzato e le rappresentazioni normative della scienza anatomica, a cui lo lega la mancanza di riconoscibilità.
Disseminate nelle vetrine espositive del museo si rivelano al pubblico Geometric plates views, dieci figure geometriche, anch’esse realizzate con fuoco e fumo, che alludono simbolicamente ai processi scientifici di rappresentazione anatomica. A partire dalla proporzione aurea introdotta nel Rinascimento, il corpo umano comincia a essere sezionato e decostruito secondo principi matematici e forme geometriche: il quadrato, il cerchio e il triangolo diventano strumenti di oggettivazione del corpo.
'Le specolo de fummo or the Smoke book' è il terzo lavoro esposto in mostra che affianca l’installazione centrale: un libro immaginario in dialogo con il monumentale e prezioso Atlante Anatomico di Paolo Mascagni (1823) custodito nel museo. Introducendo una dimensione soggettiva, presumibilmente assente nei pezzi scientifici, l’artista in Anatomia delle Qualità intreccia l’elemento sperimentale, la dimensione personale, la sensualità e un presente situato nello studio del vivente.
“Tenendo conto della profonda tradizione museografica della biomedicina sviluppatasi nel corso dei suoi cinque secoli di storia, l’installazione 'Anatomia delle qualità' - afferma Pablo La Padula - propone una ricerca relazionale e derivativa sulle diverse materialità della storia dell’anatomia e sui modi efficaci di presentare e fissare il corpo biologico, messo a nudo davanti all’obiettivo dell’oggettività. Anatomia delle qualità dialoga con le collezioni del XVIII e XIX secolo del Musa, partendo dall’idea di autoritratto come piattaforma per il corpo anatomico contemporaneo; attraverso fuoco e fumo, l’impronta viva del corpo umano viene tracciata su lastre di vetro. I nuovi modi estetici sperimentali dell’arte potranno forse fare luce speculativamente su regioni ancora nebulose, dove la scienza potrà poi espandere il proprio raziocinio e la propria capacità esplicativa”.
'Anatomia delle qualità' al Musa, il Museo delle Scienze e delle Arti dell’Università degli Studi della Campania 'Luigi Vanvitelli' sarà aperta al pubblico fino al 30 gennaio 2026 e sarà visitabile negli orari di apertura del museo. Info e orari su www.musa.unicampania.it

(Adnkronos) - La diagnosi e cura delle malattie croniche, tra cui quelle legate al fumo di sigaretta, impegna le risorse degli Stati in modo sempre più stressante, sottraendole alla possibilità di investimento in prevenzione e in risposte ai bisogni di salute di una popolazione che invecchia. Per questo trovare maggiori risorse per la prevenzione è non solo un tema di politiche sanitarie globali, ma anche economiche, e non può prescindere dalle strategie di riduzione del danno attraverso le sigarette elettroniche che, seppur viste con favore da una vasta comunità di medici, scienziati e associazioni indipendenti, sono però ancora ostacolate da molte istituzioni, nei singoli Paesi e anche a livello europeo. A confrontarsi su questo tema, nella prima giornata dell'ottavo 'Summit Tobacco Harm Reduction' di Atene: Jiri Votruba, pneumologo-internista dell'ospedale universitario di Praga e professore della Charles Univesity (Repubblica Ceca); Marins Smatana, analista ed esperto di salute pubblica della Slovak Medical University (Slovacchia), e Ranko Stevanovic, già direttore del Croatian National Institute of Public Health (Croazia). Questo panel è stato coordinato da Andrzej Fal, medico e direttore dell'Institute of Medical Science dell'Uksw di Varsavia, in Polonia. L'evento è promosso da Scohre, un associazione indipendente che si batte per le rinnovare le strategia di riduzione del danno da fumo.
Le politiche di intervento sul fumo "che non prevedono una riduzione del danno non funzionano, si vede in molti Paesi Ue dove la percentuale dei fumatori aumenta - ha evidenziato Fal - Mentre ci sono Paesi (Svezia, Uk, Paesi Bassi) dove diminuisce. Ma se si guarda a Repubblica Ceca, Lituania, Polonia, Ungheria, la percentuale aumenta. Quindi qualcosa non va. Se guardiamo ai Paesi che hanno applicato le regolamentazioni dell'Oms e dell'Ue, vediamo che non tutti hanno risolto il problema. Non sempre tassare e aumentare i prezzi delle sigarette è la scelta giusta, perché servono delle alternative come hanno fatto solo alcuni Stati. Faccio l'esempio del mio paese, la Polonia: nel 2021 si è assistito a un calo, da 8 milioni di fumatori a 6,5-7 milioni, ma è stato un fenomeno temporaneo perché le sigarette continuavano a diventare sempre più economiche. Quindi ora siamo a 8,5 milioni, il numero più alto di fumatori. Come scienziati abbiamo suggerito al Governo di regolamentare il mercato riducendo sensibilmente la disponibilità della vendita: chi vuole fumare deve fare più strada per comprarle".
"Ci sono realtà come l'Australia e la Nuova Zelanda - ha ricordato Fal - che mostrano che si può agire bene da diverse angolazioni e contemporaneamente, e non fare una cosa sola come accade oggi. Abbiamo molte ricerche, molti dati che dimostrano che sul mercato ci sono prodotti che sono meno dannosi delle sigarette tradizionali. Questa è l'unica cosa che affermiamo rispetto alla riduzione del danno. Non stiamo dicendo che parliamo di un prodotto più sano. No, forniamo un prodotto meno dannoso - ha precisato - e su questo abbiamo molte prove. La popolazione di fumatori deve sapere che prima passa a questi dispositivi alternativi e prima la salute migliorerà".
"Nel mondo si spendono ad oggi 17 miliardi per le politiche di salute pubblica, mentre, pur essendoci diversi conflitti a livello internazionali, la spesa militare è di 5 miliardi - ha affermato nella sua introduzione Fal - Quindi è chiaro che si spende di più per la salute pubblica. E' una buona notizia? Dipende. Se guardiamo i casi di 4 nazioni del Centro ed Est Europa - e della Polonia che conosco bene - che hanno vissuto per 70 anni sotto regimi comunisti, vediamo che le risorse per la salute erano molto molto più basse rispetto alle altre nazione europee. Così questi Stati dopo gli anni '90 hanno immesso risorse nella sanità: è accaduto in Polonia, ma lo stesso vale per la Slovacchia e la Repubblica Ceca. Ma possiamo dire che pur incrementando queste risorse legate alle politiche sanitarie, la ricchezza di queste nazioni non è cresciuta. La domanda quindi che dobbiamo farci è quanto possono spingere i singoli governi su questo fronte? Visto che l'aumento è stato tra il 60 e il 100% nell'ultima decade".
Alla domanda di Fal hanno risposto tutti gli esperti. Per Votruba, "presto si voterà in Repubblica Ceca e probabilmente avremo una svolta populista e immagino ci sarà un incremento della spesa sanitaria ma solo dove sarà visibile l'effetto". Smatana si dice "quasi sicuro che il ministro della Salute della Slovacchia annuncerà per il prossimo anno il budget per la sanità più alto di sempre, ma credo che sarà appena sufficiente a coprire i costi fissi, come ad esempio l'aumento del consumo di farmaci e i bisogni della popolazione che invecchia. Non c'è nessuna riforma della sanità in vista o nuovi ospedali". Il punto di vista è condiviso da Stevanovic: "La Croazia in termini di percentuale di Pil in spesa sanitaria non è tra i Paesi leader in Ue, spediamo il 7,6% del Pil in sanità. Il costo del trattamento delle malattie legate al fumo rappresenta quasi il 20% della spesa totale delle risorse in sanità. Le nuove tecnologie e i nuovi farmaci stanno diventando sempre più diffusi, la popolazione invecchia, e questo solleva la questione di quanto sia sostenibile il sistema sanitario croato, ma direi anche quello europeo".
"La spesa sanitaria nella maggior parte dei Paesi europei viene assorbita per il 70% dalla cura delle malattie croniche. Se non riusciamo ad avere più risorse dobbiamo intervenire sulla prevenzione che deve essere un lavoro di sinergia tra la politica, i decisori, i media e i medici - ha rimarcato Fal - Ma la prevenzione è un processo che prevede almeno 4 livelli e per farla funzionare dobbiamo attraversare tutti questi livelli. Se si sceglie di fermarsi solo a un livello, i risultati saranno scarsi. Se invece si vogliono davvero ottenere buoni risultati bisogna partire dalla prevenzione 'primordiale', passando per la prevenzione primaria, secondaria e terziaria. Quindi si deve iniziare con l'alfabetizzazione sanitaria, insegnare ai bambini cosa sono gli stili di vita sani. Nel caso delle sigarette e dell'alcol, si dovrà dire loro che non devono far parte della loro vita. Se in questa prima fase non si lavora bene e non si ottengono risultati, allora ci sono altre scelte che oggi fanno parte dell'attuale discussione sulle scelte che farà l'Europa" con la direttiva di revisione sui prodotti del tabacco (Ptd) e la direttiva sulla tassazione dei prodotti del tabacco (Ttd).
Fal ha analizzato i vari aspetti 'critici' rispetto alla concezione di prevenzione oggi più 'mainstream' rispetto al fumo. "Si è costruito un meccanismo per cui prima arriverà il divieto di fumare in luoghi pubblici, poi la tassazione delle sigarette, come strumento di salute pubblica, poi l'atteggiamento sociale negativo rispetto al fumo. Ma una volta che si inizia a fumare si deve intervenire per aiutare a smettere e, cosa ancora poco diffusa, per ridurre il danno. Questa è quarta parte della prevenzione - ha avvertito - Le politiche di riduzione del danno hanno un impatto positivo sulla qualità della vita del paziente e un effetto anche dal punto di vista economico. L'Oms nel 2022 ha individuato nella strategia 'salvare vite spendendo meno' uno dei cardini della prevenzione: 1 dollaro investito oggi in questo campo ne produrrà 7 nel 2030. Se vediamo il fumo, l'Oms ci dice che 1 dollaro investito nella prevenzione ne produrrà 7,43, per l'acol 9,1 e per il sale 12,8".
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(Adnkronos) - Con la pubblicazione sul numero di ottobre di 'Nature Medicine', il Rome trial entra ufficialmente nella storia della ricerca oncologica internazionale. Per la prima volta un grande studio randomizzato, accademico e indipendente dimostra l'efficacia superiore delle terapie personalizzate rispetto alle cure standard nei pazienti con tumori solidi metastatici. Lo studio confronta direttamente un approccio di medicina di precisione basato sulla profilazione genomica completa con le terapie convenzionali, fornendo evidenze scientifiche definitive sui benefici dell'oncologia di precisione. Promosso e coordinato in Italia, il trial ha coinvolto 40 centri oncologici distribuiti da Nord a Sud, con il reclutamento di 1.794 pazienti e il contributo di centinaia di professionisti: oncologi, patologi, genetisti, biologi molecolari, bioinformatici, radiologi, immunologi e farmacologi clinici.
Il Rome trial, spiegano gli esperti, "rappresenta la prima dimostrazione prospettica della superiore efficacia delle terapie personalizzate nella gestione di pazienti con tumori solidi avanzati". Lo studio - illustra una nota - ha confrontato direttamente due approcci: il braccio sperimentale, dove i pazienti ricevevano terapie mirate selezionate sulla base della loro profilazione genomica individuale, discusse all'interno di un Molecular Tumor Board (Mtb) centralizzato, e il gruppo di controllo, dove venivano somministrate le terapie standard secondo le linee guida cliniche convenzionali. I pazienti trattati con terapie personalizzate hanno mostrato un tasso di risposta obiettiva del 17,5%, significativamente superiore al 10% osservato nel gruppo controllo trattato con terapie standard (p=0.0294). La sopravvivenza libera da progressione ha mostrato un miglioramento clinicamente rilevante, passando da 2,8 mesi del gruppo controllo a 3,5 mesi nel gruppo trattato con terapie personalizzate, con un hazard ratio di 0,77. Ancora più rilevante, la durata della risposta a 12 mesi ha raggiunto il 22% nel braccio sperimentale contro appena il 9% del controllo, evidenziando che le terapie guidate dalla genomica non solo producono più risposte, ma anche più durature nel tempo. Particolarmente significativi si sono rivelati i risultati nei pazienti con alto carico mutazionale (in presenza di stabilità dei microsatelliti, trattati con immunoterapia, dove la sopravvivenza libera da progressione a 12 mesi ha raggiunto il 32,6% rispetto all'8,1% del gruppo controllo).
"Questi risultati non costituiscono semplicemente un miglioramento incrementale, bensì un autentico cambio di paradigma - afferma Paolo Marchetti, direttore scientifico dell'Idi-Irccs di Roma e promotore dello studio - Abbiamo fornito la prova che l'approccio personalizzato, guidato dalla profilazione genomica completa, è clinicamente superiore alle terapie standard nella gestione dei pazienti oncologici con malattia avanzata".
Il Rome trial ha validato scientificamente un approccio sistematico alla medicina di precisione che va oltre la semplice identificazione delle alterazioni genomiche, descrive la nota. Ogni paziente è stato sottoposto a profilazione genomica completa su tessuto e sangue utilizzando tecnologie di sequenziamento di nuova generazione, identificando alterazioni potenzialmente azionabili in quasi 900 casi clinici. Il ruolo cruciale dell'Mtb multidisciplinare è emerso come elemento distintivo dell'approccio: attraverso 127 sessioni settimanali, il board ha valutato ogni caso singolarmente, distinguendo le alterazioni realmente azionabili da quelle non clinicamente rilevanti ed escludendo i casi dove non esisteva un'opzione terapeutica mirata appropriata.
"Non è sufficiente possedere i test genetici più sofisticati - sottolinea Andrea Botticelli, professore presso l'università La Sapienza di Roma e principal investigator del centro coordinatore dello studio presso il Policlinico Umberto I di Roma - Il valore aggiunto risiede nella capacità di tradurre questi dati in decisioni terapeutiche efficaci, considerando il contesto clinico specifico di ogni paziente, la sua storia, le comorbidità, le terapie precedenti. Questo distingue una oncologia convenzionale da una oncologia veramente personalizzata". Il successo del Rome trial testimonia la capacità della ricerca italiana di fare sistema per raggiungere obiettivi comuni, sottolineano gli autori. La partecipazione dei pazienti e delle loro famiglie ha rappresentato un elemento fondamentale. "I pazienti sono stati i veri custodi del senso ultimo di questa ricerca - evidenzia Marchetti - Il loro coraggio e la loro determinazione hanno permesso di trasformare una speranza scientifica in una realtà clinica".
Il modello organizzativo sviluppato - secondo gli esperti - ha dimostrato non solo che è possibile coordinare efficacemente centri distribuiti su tutto il territorio nazionale, mantenendo standard qualitativi elevati e uniformi, ma che è replicabile su tutto il territorio nazionale. "La medicina di precisione non deve rimanere un privilegio riservato a pochi centri di eccellenza", precisa Mauro Biffoni, direttore del Dipartimento di Oncologia e Medicina molecolare dell'Istituto superiore di sanità e co-promotore dello studio. "Attraverso la telemedicina e la condivisione delle competenze - aggiunge - ogni paziente italiano può accedere a questo livello di cura personalizzata". Il Rome trial è molto più di un successo puramente scientifico. "L'obiettivo finale consiste nel rendere la medicina sempre più precisa, umana e vicina ai bisogni reali delle persone - conclude Giuseppe Curigliano, professore di Oncologia medica all'università Statale di Milano e direttore della Divisione Sviluppo di nuovi farmaci per Terapie innovative dell'Istituto europeo di oncologia di Milano - Il Rome trial dimostra che quando la scienza si pone al servizio dell'umanità i risultati possono essere straordinari".
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(Adnkronos) - Gli elettori della Repubblica Ceca si recheranno alle urne domani e sabato per elezioni parlamentari considerate cruciali. Il voto sarà seguito con attenzione a Bruxelles, che teme la possibilità di un terzo Paese che professa sentimenti anti-Ue nell'Europa centrale insieme a Ungheria e Slovacchia, con potenziali implicazioni per il sostegno all'Ucraina. Il voto vede il ritorno in prima linea, candidato alla guida del governo, del miliardario ex premier Andrej Babis, e del suo Azione dei cittadini insoddisfatti (Ano) quattro anni dopo che il 'Trump ceco' ha perso contro una coalizione unita contro di lui.
Il partito populista di Babis, membro del gruppo all'Europarlamento Patrioti per l'Europa, è in vantaggio di 10 punti rispetto all'alleanza di centrodestra Spolu (Insieme), guidata dal primo ministro, Petr Fiala. Il partito di Babis ha vinto le elezioni europee e regionali nel 2024 e sembra diretto verso la conquista del 30% delle preferenze. Non si prevede che alcun partito ottenga la maggioranza nella camera bassa del parlamento, composta da 200 seggi, e - se finisse primo, Ano avvierebbe colloqui di coalizione con una serie di partiti più piccoli per cercare di trovare il sostegno parlamentare di cui avrà bisogno per formare un governo. Se lo farà, partiti come l'anti-Ue, filo-russo Libertà e Democrazia Diretta (Spd) e Stačilo! o i nuovi Automobilisti per se stessi chiederebbero significative concessioni politiche in cambio dei loro voti.
Inizialmente Ano era un movimento centrista e pro-europeo, ma nel tempo Babis lo ha trasformato in un partito populista, anti-immigrazione e euroscettico. Ora promette di fissare un tetto ai prezzi dell'energia, vuole un abbassamento dell'età pensionabile e si ripropone di tagliare le tasse sulle persone fisiche e sulle società. Babis ha anche promesso di combattere l'agenda verde dell'Ue e il patto migratorio e si è detto aperto ad alleanze con i partiti che si oppongono a ulteriori aiuti all'Ucraina. Vuole porre fine alla fornitura di munizioni finanziate dall'Occidente all'Ucraina.
L'alleanza tripartitica Spolu di Fiala, che ha ridotto il deficit pubblico ceco dal 5% al 2% da quando è subentrata a Babiš nel 2021, denuncia che le promesse di Ano farebbero cadere il Paese in una spirale del debito. Vuole risanare le finanze pubbliche, ridurre il debito e potenziare le forze armate. Il partito dei Sindaci e degli Indipendenti (Stan), un partito liberale, centrista, pro-UE e membro della coalizione di governo uscente e pro-austerità di Fiala, vuole che la Repubblica Ceca adotti l'euro, così come il partito liberale e centrista dei Pirati, che faceva parte del governo fino all'anno scorso. All'estrema sinistra, Stačilo! (Basta!) , che comprende i socialdemocratici, e l'ultimo partito comunista non riformato dell'Europa centrale, promette referendum sull'uscita dall'Ue e dalla Nato e sulla nazionalizzazione delle industrie chiave. All'estrema destra, la SPD, che ha assorbito tre partiti di destra radicale più piccoli, è anti-Ue, anti-Nato, anti-immigrazione e anti-aiuti all'Ucraina. Motoristé sobě (Automobilisti per se stessi) rifiuta le politiche ecologiche e punta a ridurre il costo della vita.
Ano è dato nei sondaggi a poco più del 30%, con l'alleanza di centro-destra al governo Spolu al 21% e l'Spd di estrema destra al 12%. Stan e i Pirati, sono rispettivamente all'11% e al 9%, mentre l'estrema sinistra di Stačilo! è al 7% e la destra radicale Motoristé sobě è a poco più del 5%. I tre partiti di Spolu, più Stan e i Pirati, hanno tutti detto che non lavoreranno con Ano, Stačilo! o Spd. A complicare ulteriormente le cose, il presidente ceco, Petr Pavel, ha detto che si riserva il diritto di rifiutare di nominare ministri che sostengono l'uscita dall'Ue o dalla Nato, né nominerà parlamentari di estrema sinistra o di estrema destra in posti di governo che riguardano la sicurezza o gli affari esteri. Secondo gli analisti citati dal Guardian, la coalizione Spolu-Stan-Pirati potrebbe tornare in vita se le parti coinvolte vincessero abbastanza seggi. Una coalizione guidata da Ano potrebbe essere molto più difficile da formare e sostenere, dal momento che dovrebbe includere l'estrema destra, l'estrema sinistra – o forse entrambe.
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