Oggi giornata di sciopero per gli studenti. In oltre 50 città in tutta Italia sono state organizzate manifestazioni. Lo slogan è 'Un’altra scuola, un altro mondo è possibile' con una piattaforma rivendicativa che si concentra in sei problemi principali vissuti dagli studenti: didattica e valutazione, diritto allo studio, edilizia scolastica, rappresentanza studentesca, transfemminismo e benessere psicologico e rapporto scuola lavoro.
Da Roma a Milano, proteste "contro la scuola del genocidio" e per chiedere "giustizia climatica".
Oggi giornata di sciopero per gli studenti. In oltre 50 città in tutta Italia sono state organizzate manifestazioni. Lo slogan è 'Un’altra scuola, un altro mondo è possibile' con una piattaforma rivendicativa che si concentra in sei problemi principali vissuti dagli studenti: didattica e valutazione, diritto allo studio, edilizia scolastica, rappresentanza studentesca, transfemminismo e benessere psicologico e rapporto scuola lavoro.
Da Roma a Milano, proteste "contro la scuola del genocidio" e per chiedere "giustizia climatica".

Un elicottero proveniente dalla provincia di Asti è precipitato in un’area agricola tra i comuni di Casalromano, Mantova, e Isola Dovarese, in provincia di Cremona. Il velivolo si è schiantato al suolo in una zona di campagna avvolta dalla nebbia fitta, condizione meteorologica che, secondo le prime valutazioni, potrebbe aver contribuito all’incidente.
Sul posto sono intervenute numerose squadre dei Vigili del Fuoco del Comando di Mantova, impegnate nelle operazioni di messa in sicurezza e nei rilievi tecnici dell’area. Stando alle prime informazioni, si registra una vittima: il pilota dell’elicottero, unico occupante a bordo. Le cause dello schianto sono al vaglio delle autorità competenti, che stanno ricostruendo la dinamica dell’accaduto.
Appena nominato presidente, via al nuovo programma...
Presenzierà la riunione del comitato per l'ordine pubblico...
Gara domenica in casa al PalaSerradimigni... 
La condanna all'ergastolo per Filippo Turetta diventa definitiva. Nell'aula bunker di Mestre, davanti alla Corte d'assise d'appello presieduta dal giudice Michele Medici, si è celebrata la breve udienza per formalizzare la rinuncia all'appello della Procura generale di Venezia e dello stesso imputato, reo confesso dell'omicidio dell'ex fidanzata Giulia Cecchettin. Si chiude così, senza neppure il passaggio in Cassazione, l'intera vicenda giudiziaria per il delitto dell'11 novembre 2023. In aula erano presenti solo i legali, Turetta è rimasto dietro le sbarre del carcere di Verona.
Il 14 ottobre, il 23enne aveva rinunciato ai motivi d'appello, lo scorso 6 novembre anche l'accusa aveva preso atto del verdetto di primo grado pronunciato il 3 dicembre 2024 con cui Turetta viene riconosciuto responsabile del delitto premeditato, escluse le aggravanti della crudeltà e dello stalking. In una lettera, l'ex fidanzato della vittima - difeso dagli avvocati Giovanni Caruso e Monica Cornaviera - aveva spiegato la sua rinuncia a difendersi assumendosi la "piena responsabilità" dell'omicidio "di cui mi pento ogni giorno sinceramente dal profondo del cuore". Archiviati i processi, Turetta può concentrarsi sulla giustizia riparativa, un approccio di espiazione introdotto dalla riforma Cartabia che prevede il coinvolgimento diretto delle parti attraverso un percorso di ascolto e di riconoscimento di quanto fatto. Un cammino che non sostituisce la condanna, ma la integra.
Un'opzione che il giovane ha deciso di voler intraprendere solo nel caso di consenso preventivo del padre della vittima, nonostante la legge consente l'istanza anche in caso contrario. E le parole pronunciate da Gino Cecchettin sembrano andare in questo senso. "Non esiste una giustizia capace di restituire ciò che è stato tolto, ma esiste la consapevolezza che la verità è stata riconosciuta e che le responsabilità sono state pienamente accertate", ha detto apprendendo del mancato appello. "Continuare a combattere quando la guerra è finita è, in fondo, un atto sterile[1]. La consapevolezza che è il momento di fermarsi, invece, è un segno di pace interiore e di maturità, un passo che andrebbe compiuto più spesso. La giustizia ha il compito di accertare i fatti, non di placare il dolore. Come padre, ho scelto da tempo di guardare avanti, perché l’unico modo per onorare Giulia è costruire, ogni giorno, qualcosa di buono in suo nome".

La condanna all'ergastolo per Filippo Turetta diventa definitiva. Nell'aula bunker di Mestre, davanti alla Corte d'assise d'appello presieduta dal giudice Michele Medici, si è celebrata la breve udienza per formalizzare la rinuncia all'appello della Procura generale di Venezia e dello stesso imputato, reo confesso dell'omicidio dell'ex fidanzata Giulia Cecchettin. Si chiude così, senza neppure il passaggio in Cassazione, l'intera vicenda giudiziaria per il delitto dell'11 novembre 2023. In aula erano presenti solo i legali, Turetta è rimasto dietro le sbarre del carcere di Verona.
Il 14 ottobre, il 23enne aveva rinunciato ai motivi d'appello, lo scorso 6 novembre anche l'accusa aveva preso atto del verdetto di primo grado pronunciato il 3 dicembre 2024 con cui Turetta viene riconosciuto responsabile del delitto premeditato, escluse le aggravanti della crudeltà e dello stalking. In una lettera, l'ex fidanzato della vittima - difeso dagli avvocati Giovanni Caruso e Monica Cornaviera - aveva spiegato la sua rinuncia a difendersi assumendosi la "piena responsabilità" dell'omicidio "di cui mi pento ogni giorno sinceramente dal profondo del cuore". Archiviati i processi, Turetta può concentrarsi sulla giustizia riparativa, un approccio di espiazione introdotto dalla riforma Cartabia che prevede il coinvolgimento diretto delle parti attraverso un percorso di ascolto e di riconoscimento di quanto fatto. Un cammino che non sostituisce la condanna, ma la integra.
Un'opzione che il giovane ha deciso di voler intraprendere solo nel caso di consenso preventivo del padre della vittima, nonostante la legge consente l'istanza anche in caso contrario. E le parole pronunciate da Gino Cecchettin sembrano andare in questo senso. "Non esiste una giustizia capace di restituire ciò che è stato tolto, ma esiste la consapevolezza che la verità è stata riconosciuta e che le responsabilità sono state pienamente accertate", ha detto apprendendo del mancato appello. "Continuare a combattere quando la guerra è finita è, in fondo, un atto sterile. La consapevolezza che è il momento di fermarsi, invece, è un segno di pace interiore e di maturità, un passo che andrebbe compiuto più spesso. La giustizia ha il compito di accertare i fatti, non di placare il dolore. Come padre, ho scelto da tempo di guardare avanti, perché l’unico modo per onorare Giulia è costruire, ogni giorno, qualcosa di buono in suo nome".

Valorizzare le eccellenze tipiche del territorio e sostenere i produttori locali: sono solo alcuni dei pilastri della strategia di sostenibilità di Metro Italia, che favorisce il dibattito tra tutti gli attori della filiera dei consumi fuori casa sulla valorizzazione dell’enogastronomia Made in Italy della Regione Emilia-Romagna. All’interno del ristorante 'Serra Sole' dello chef Massimiliano Poggi a Castel Maggiore (Bologna), Metro Italia ha organizzato un confronto sulla promozione delle eccellenze enogastronomiche locali, sostenendo il legame con il territorio di origine e favorendo l’adozione da parte dei ristoratori di materie prime eccellenti, simbolo della tradizione locale. Presenti al dibattito anche i rappresentanti istituzionali del territorio, Fipe Bologna e i tre produttori locali Valsamoggia, Villani/Bedeschi e Tre Monti.
L’evento ha rappresentato la nona tappa del tour 'SquisITA-l’Italia in un boccone', promosso da Metro Italia nel 2022 in occasione del suo 50° anniversario per sottolineare il forte legame dell’azienda con le produzioni eccellenti del territorio in tutto il paese. Nel territorio dell’Emilia-Romagna, Metro impiega più di 300 persone in sei punti vendita. Il primo è stato inaugurato a Bologna nel 1991, seguito da Parma nel 1995, Modena nel 1996, Ravenna e Ferrara nel 2001, fino ad arrivare all’ultima apertura a Piacenza nel 2002.
A livello nazionale, Metro conta circa 7000 prodotti locali in assortimento nei propri Store, di cui 470 del territorio dell’Emilia-Romagna. Per garantire un’ampia offerta di eccellenze regionali, Metro Italia collabora con 65 aziende e piccole e medie imprese dell’Emilia-Romagna, che forniscono numerosi prodotti come vino, formaggi, salumi, ortofrutta, molti dei quali certificati Igt (4) e Dop (9). Nel mondo dei vini Metro conta complessivamente 100 etichette, di cui 22 trattate anche al di fuori della regione. Nello specifico si tratta di 69 vini Doc e 31 vini Igt, frutto della collaborazione con 16 fornitori locali. Metro sostiene così il tessuto socioeconomico locale, permettendo ai professionisti dell’horeca di creare un'offerta più distintiva e di valore, facendo leva su prodotti locali e di qualità.
“L’Emilia-Romagna è una delle culle della tradizione gastronomica italiana, un territorio straordinario dove qualità, artigianalità e passione si incontrano ogni giorno. Come Metro Italia crediamo fortemente nel valore dei prodotti locali e nel ruolo che giocano nel raccontare l’identità del nostro Paese. Attraverso il nostro impegno al fianco dei produttori e dei professionisti dell’horeca, vogliamo continuare a sostenere e valorizzare queste eccellenze, promuovendo filiere sostenibili e una cultura del cibo autentica e responsabile”, afferma Alessia Vanzulli, head of fresh, own brand & localism di Metro Italia.
“La nostra non è solo una filosofia di cucina, ma una vera e propria filosofia d’impresa, fondata su un principio etico. Crediamo in una filiera corta e radicata nel territorio, capace di alimentare la microeconomia locale. Collaboriamo da anni con allevatori, produttori e selezionatori che condividono i nostri valori di rispetto per le persone, per gli animali, per il lavoro di tutti, e valorizziamo i prodotti locali promuovendo la cultura gastronomica bolognese e le sue eccellenze. Il nostro obiettivo è la costruzione di un modello d’impresa che sostenga e faccia crescere il territorio”, dichiara Massimiliano Poggi, chef-patron del ristorante Serra Sole.
“Oggi i clienti - sottolinea Roberto Melloni, presidente di Fipe Bologna - cercano sempre più un’esperienza gastronomica autentica, legata al territorio e alle tradizioni locali. Questo porta i ristoratori a valorizzare la cucina tradizionale e i prodotti tipici, costruendo un’offerta che metta al centro qualità e identità. Tuttavia, la principale difficoltà resta la continuità delle materie prime: i piccoli produttori locali, pur offrendo eccellenza, faticano a garantire forniture costanti e standard omogenei. Per superare queste criticità, servono strategie capaci di sostenere i produttori e allo stesso tempo di assicurare ai ristoratori la possibilità di proporre un prodotto locale stabile e competitivo. Creare un ponte tra questi due mondi è la vera sfida per costruire un modello che valorizzi davvero il territorio”.
“La visione di Metro sul mondo horeca - commenta David Navacchia, Tre Monti - ci stupisce sempre: l'attenzione reale ai localismi e il coinvolgimento concreto di produttori e ristoratori in iniziative come questa non ti fanno sentire parte di una semplice operazione di marketing. Si tratta di un progetto culturale vero e proprio, teso a sottolineare che l’artigianalità e la piccola dimensione delle realtà produttive non sono un limite, ma una risorsa che il cliente finale dà spesso per scontate ma che, in realtà, scontate non sono”.
“Mantenere viva la tradizione casearia locale è un impegno quotidiano, soprattutto in un mercato del latte così imprevedibile. Far parte del network Metro Italia per noi è fondamentale: ci permette di consolidare la nostra presenza sul territorio e di far crescere i nostri prodotti e la nostra tradizione all’interno di una realtà di riferimento per i professionisti della ristorazione”, sostiene Matteo Manzini, Valsamoggia.
“Villani Salumi, con la sua lunga storia dal 1886 e il radicamento territoriale - ricorda Carlo Filippo Villani, direttore generale di Villani spa - incarna una filosofia produttiva che valorizza il saper fare artigianale, la tipicità locale e l’identità culturale dei territori da cui provengono i salumi. I prodotti considerati eccellenze strategiche lo sono perché portano con sé non solo gusto e qualità, ma anche una storia, una tradizione e un legame autentico con la terra d’origine”.

"La manovra del governo nel rispetto dei vincoli europei, ha scelto la via del contenimento del deficit e del sostegno ai redditi medio-bassi, ma tocca da vicino anche la classe dirigente e produttiva del Paese. La nostra valutazione resta prudente. Pur riconoscendo segnali positivi, come il sostegno ai redditi medi e l’attenzione, seppur parziale, al lavoro qualificato, manca ancora una visione di lungo periodo. Manca una strategia capace di tenere insieme crescita, produttività e sostenibilità sociale. L’Italia ha bisogno di una politica economica che premi chi investe, chi innova, chi crea valore, e che renda strutturali le misure che oggi appaiono solo temporanee o frammentarie. Non bastano interventi episodici". Così Mauro Ballarè, presidente di Manageritalia, dal palco dell'assemblea nazionale dei manager a Napoli, sulla manovra economica del governo.
E Ballarè ha ricordato la collaborazione con l'esecutivo. "Abbiamo lavorato nei mesi scorsi con spirito costruttivo e con la consueta capacità di proposta. Il confronto con il Governo, in particolare, con il viceministro Maurizio Leo, ha rappresentato un momento di ascolto reciproco e di riconoscimento del ruolo dei manager come interlocutori qualificati e responsabili. Abbiamo portato idee concrete e proposte equilibrate, nate dal lavoro di posizionamento costruito insieme ai territori e sviluppate attraverso i position paper in particolare, quello dedicato al fisco ha rappresentato un punto di riferimento essenziale per il confronto con le istituzioni. Un lavoro collettivo, serio e documentato, che ha reso la nostra voce più autorevole e la nostra proposta più incisiva", ha sottolineato.
"E oggi -ha rivendicato Ballarè- possiamo dire che alcuni risultati importanti sono arrivati. La riduzione della seconda aliquota Irpef, dal 35% al 33%, rappresenta un segnale concreto di attenzione verso la classe media produttiva, coinvolgendo anche i redditi più elevati, fino a 200.000 euro. Un passo nella direzione giusta, perché riconosce il contributo di chi ogni giorno sostiene il sistema fiscale del Paese. Lo stesso vale per le misure dedicate al welfare contrattuale e alla previdenza complementare, che rispecchiano le nostre richieste di una politica capace di sostenere il lavoro qualificato e le famiglie. Sono scelte che parlano di fiducia, di equità, e di responsabilità condivisa", ha aggiunto Ballarè. E per il presidente di Manageritalia "anche sul fronte previdenziale, la conferma della piena perequazione delle pensioni è un segnale importante di attenzione verso chi ha lavorato e contribuito per una vita intera. Scelte che, nel loro insieme, rappresentano una direzione chiara: quella di un Paese che inizia a riconoscere che la crescita si costruisce con chi la produce, e che il lavoro di qualità, la competenza e la responsabilità devono tornare al centro dell’agenda economica nazionale".
"Serve una traiettoria chiara e condivisa per rilanciare il lavoro, il capitale umano e la competitività del Paese. In questo senso, il nostro giudizio sulla manovra è equilibrato ma vigile. Riconosciamo i passi avanti, ma chiediamo di più. Chiediamo una prospettiva che guardi oltre l’emergenza, che restituisca fiducia, stabilità e una visione autenticamente riformatrice".

Fondato nel 1935 e con sede presso il Vittoriano di Roma, l’Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano è la principale istituzione nazionale dedicata alla tutela, alla promozione e alla valorizzazione degli studi e delle testimonianze relative al processo di unificazione italiana. L’Istituto conserva un vastissimo patrimonio documentario, bibliografico e iconografico e promuove attività di ricerca, convegni, mostre, pubblicazioni e iniziative volte a diffondere la conoscenza del Risorgimento in Italia e all’estero. Tra le sue missioni principali vi è quella di favorire la trasmissione della memoria storica del Risorgimento alle nuove generazioni, come strumento di educazione civica e culturale.
In questa chiave, ha promosso, a partire dallo scorso anno, l’istituzione di un Premio espressamente dedicato alla ricerca e alla divulgazione storica, italiana e internazionale, dedicate in particolare all’Ottocento italiano e al Risorgimento. L’edizione 2025 del Premio Nazionale Risorgimento è stata organizzata in collaborazione con il Comune di Milano - Museo del Risorgimento di Milano e Castello Sforzesco - e con il Comitato di Milano dell’Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano.
La cerimonia di consegna si terrà mercoledì 19 novembre 2025, alle 17.30, presso la Sala della Balla del Castello Sforzesco (Piazza Castello, Milano), alla presenza di rappresentanti del mondo accademico, culturale e istituzionale.
All’evento prenderanno parte Tommaso Sacchi, Assessore alla Cultura del Comune di Milano, Alessandro Campi, Direttore dell’Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano, Francesca Tasso, Direttrice Area Musei del Castello, Musei Archeologici e Museo del Risorgimento, e Salvatore Carrubba, Direttore del Comitato di Milano dell’Istituto, che introdurranno la cerimonia e presenteranno i vincitori selezionati da due giurie composte da storici, italiani e internazionali, e da esponenti del mondo giornalistico e della comunicazione.
I vincitori dell’edizione 2025: Premio alla Carriera conferito al prof. Alberto Mario Banti, dell’Università di Pisa, per la sua lunga e proficua attività di studio e ricerca dedicata alla storia del Risorgimento e alla costruzione di approcci di ricerca e interpretazione storica originali e innovativi, che gli sono valsi una grande notorietà internazionale.
Premio Libro dell’Anno assegnato al prof. Andrea Mammone (Università di Roma “La Sapienza”) per il volume Il mito dei Borbone (Mondadori, 2024), un contributo originale alla riflessione sui miti politici e storici dell’Italia contemporanea, con particolare riferimento alle polemiche di stampo “revisionistico” sul brigantaggio.
Premio Speciale della Giuria attribuito alla prof.ssa Lucy Riall (European University Institute, Firenze) per i suoi numerosi lavori di ricerca che, nel corso degli anni, hanno rinnovato in profondità lo studio del Risorgimento italiano in una prospettiva europea e comparata, a partire dal suo fondamentale e innovativo studio sul mito di Garibaldi.
•Premio per la Divulgazione storica assegnato a Rai Cultura - RAI Storia, per la sua lunga e intensa attività di produzione e diffusione di contenuti dedicati alla storia nazionale, con particolare attenzione al periodo risorgimentale, e per l’importante contributo offerto alla divulgazione e alla conoscenza della storia in particolare nelle nuove generazioni grazie all’uso di linguaggi e contenuto innovativi. Il riconoscimento sarà ritirato dal dr. Fabrizio Zappi, Direttore Cultura ed Educational della RAI, e dal dott. Giuseppe Giannotti, vice-direttore di Rai Cultura (responsabile per la Storia).
Il Premio Nazionale Risorgimento non si limita a celebrare il valore della ricerca storica, ma vuole essere un invito a rinnovare l’interesse per il Risorgimento e i suoi protagonisti come parte viva della nostra memoria collettiva. Il Risorgimento non è soltanto un periodo fondativo della storia d’Italia, ma anche un patrimonio ideale di libertà, partecipazione e costruzione civile, da trasmettere e reinterpretare alla luce delle sfide del presente. L’iniziativa intende perciò stimolare la conoscenza, la curiosità e l’impegno delle nuove generazioni verso la storia nazionale, rafforzando la consapevolezza del legame tra passato, cittadinanza e futuro.
“Con questo premio vogliamo riconoscere l’impegno di chi, attraverso la ricerca, l’insegnamento e la divulgazione, contribuisce a mantenere vivo il significato civile e culturale del Risorgimento - ha dichiarato il Direttore dell’Istituto Alessandro Campi - La memoria pubblica del Risorgimento è un bene comune, da coltivare e trasmettere. Il Premio vuole essere un ponte tra storia e contemporaneità, rivolto soprattutto ai giovani, affinché comprendano il valore delle libertà e delle istituzioni nate da quella stagione".

Nei giorni scorsi a Corte di Giustizia europea si è recentemente pronunciata sul tema della direttiva sul salario minimo a seguito del ricorso presentato dalla Danimarca, che ne richiedeva l’annullamento. Ma come funziona il salario minimo nei principali Paesi europei? Secondo l’analisi dello studio legale Daverio&Florio, specializzato nel diritto del lavoro e nel diritto della previdenza sociale, che in Italia rappresenta il network internazionale Innangard, il salario minimo è presente in quasi tutti i Paesi europei, ad eccezione dell’Italia, della Danimarca, dell’Austria, della Finlandia e della Svezia, ma con valori e applicazioni molto differenti.
Considerando esclusivamente i Paesi analizzati, in Francia e in Spagna esiste già da tempo, rispettivamente dal 1950 e dal 1963, mentre i valori più alti si registrano in Lussemburgo (€ 2.704 / mese) e in Germania (€2.161 / mese). La Spagna, l’Olanda, il Belgio e l’Irlanda in questi anni hanno aumentato gli importi. Svezia e Danimarca, così come l’Italia, seguono modelli basati sulla negoziazione dei contratti collettivi e dei livelli salariali da parte dei sindacati.
Entrando nell’analisi, in Germania, il salario minimo è stato introdotto nel 2015 e negli anni ha visto un incremento costante arrivando a un totale di 2.161 euro lordi mensili. Si applica a tutti i dipendenti, con alcune eccezioni.
In Belgio, sin dal 1975 esiste il reddito minimo mensile medio garantito (Gammi), che in seguito all'ultima indicizzazione di quest’anno ammonta effettivamente a 2.112 euro lordi. È rivolto ai dipendenti con un contratto di lavoro dai 18 anni in su e che lavorano a tempo pieno.
L’Olanda è uno dei Paesi “storici”, con il salario minimo che esiste da ben il 1969. Attualmente il salario minimo mensile ammonta a €2.246 lordi registrando in due anni un aumento del 16%. Il salario minimo si applica solo nel caso in cui un dipendente sia assunto con un contratto di lavoro ed è progressivo: dai 15 ai 21 anni aumenta in base all'età, diventando successivamente fisso. Dal 2024, inoltre, l’Olanda ha introdotto un salario minimo orario, al fine di renderlo ancora più equo.
In Irlanda il salario minimo nazionale è stabilito dal National Minimum Wage Act 2000 (2.282 euro/mese lordi), ma verrà sostituito con il salario di sussistenza a partire dal 2026. Per determinare la cifra, il governo irlandese sta adottando un approccio a soglia fissa del 60% del salario mediano, che si stima comporterà un aumento del reddito da euro 11,30 a 13,10 lordi all’ora. Attualmente hanno diritto al salario minimo i lavoratori a tempo pieno, a tempo parziale, temporanei, occasionali e stagionali di età superiore ai 20 anni. Ai dipendenti di età inferiore ai 20 anni si applicano aliquote salariali minime diverse.
Il primo salario minimo in Spagna (Smi) risale al 1963. L’importo attuale è di 1.381 euro al mese lordi ed è determinato su base mensile o giornaliera, ma con valori inferiori per i lavoratori temporanei, stagionali e domestici. Concludiamo infine con la Francia che è senza dubbio uno dei primi Paesi ad aver introdotto il minimo salariale (attivo dal 1950), valido a tutti i dipendenti che hanno almeno 18 anni, indipendentemente dal contenuto e dalla forma del contratto di lavoro e della retribuzione. Il "salario minimo di crescita interprofessionale" (Smic) è pari a 1.802 euro lordi mensili (per 35 ore), e si rivaluta in base all'aumento dei prezzi e all'aumento del salario medio.

Un tema cruciale per il futuro del Paese: come ricostruire un clima di fiducia in Italia e la centralità dei corpi intermedi. E' quello messo oggi al centro del dibattito della 106° l’assemblea nazionale di Manageritalia svoltasi a Napoli, presso gli spazi dell’Hotel Royal Continental. In un contesto sociale ed economico segnato da incertezza e disillusione, Manageritalia, la Federazione nazionale dirigenti, quadri ed executive professional del commercio, trasporti, turismo, servizi, terziario avanzato ha chiamato a raccolta manager, esperti, rappresentanti delle istituzioni e del mondo produttivo per riflettere su come superare la sfiducia diffusa e promuovere una nuova narrazione del Paese, fondata su coesione, rappresentanza e responsabilità.
In un contesto segnato da pessimismo diffuso, come evidenziato dalle ricerche internazionali condotte da Ipsos in oltre 30 Paesi, l’Italia si colloca stabilmente tra le nazioni con il sentiment più negativo, nonostante fondamentali economici superiori a molti altri. Il 74% degli italiani ritiene che il Paese stia andando nella direzione sbagliata, il 71% ha una visione negativa dell’economia. Tra le principali risposte sui problemi c’è proprio l’occupazione e l’economia (57%) anche se poi lo avverte meno incombente sul proprio territorio (34%). C’è una forte percezione sull’aumento della povertà (74% d’accordo) e diseguaglianze (75% d’accordo). Soltanto il 41% si considera parte del ceto medio o upper class e il 55% è insoddisfatto della propria situazione economica. Diffuso clima di sfiducia nelle istituzioni (49% ma il 42% dichiara di averne).
L’indagine dimostra anche che l’Italia è il Paese in cui si registra il maggior divario tra percezione e realtà e compito di chi ha un ruolo dirigenziale in azienda è anche di contribuire a valorizzare ciò che funziona: il capitale sociale, il volontariato e il ruolo crescente delle imprese coesive, che investono in responsabilità sociale, formazione, welfare e relazioni con il territorio. Per il 77% degli italiani per rimanere competitiva sul mercato l’impresa dovrà essere necessariamente legata al benessere economico e sociale che genera nel territorio in cui opera. In questo scenario, il ruolo dei manager, della managerialità e della rappresentanza è cruciale.
Per Marco Ballarè, Presidente di Manageritalia "ricostruire la fiducia non è solo un obiettivo politico o economico, ma una missione collettiva che interpella tutti: istituzioni, imprese, media, scuola, cittadini. Il Paese non cresce da troppo tempo, bisogna cambiare registro e mettere in campo una nuova visione dell’organizzazione del lavoro che metta in sinergia il senso per le persone e le opportunità offerte dalle nuove tecnologie”.
“Servono scelte di prospettiva – prosegue Ballarè - Riforme strutturali che aumentino la produttività, sostengano la competitività, e incentivino il lavoro di qualità. Serve una politica industriale che valorizzi i settori del terziario avanzato, la digitalizzazione, la transizione green, la formazione e la ricerca. E serve, soprattutto, ricostruire la fiducia: la fiducia dei cittadini, delle famiglie, delle imprese".
“È tempo di raccontare un’Italia che funziona – conclude Ballarè – l’Italia che innova, che include, senza per questo nascondere ma al contrario denunciando ciò che non funziona come facciamo spesso quando ci scagliamo ad esempio contro l’evasione fiscale o portiamo avanti iniziative per introdurre misure specifiche a favore della natalità, con la conciliazione tra vita familiare e lavoro in un Paese in forte calo demografico. Dobbiamo uscire dalla narrazione del declino assoluto e tornare a credere nel potenziale italiano, valorizzando le esperienze virtuose, le imprese coesive, il capitale umano e sociale che ogni giorno contribuisce al benessere collettivo. Manageritalia vuole essere parte attiva di questo processo, rafforzando il ruolo dei manager e dei corpi intermedi come catalizzatori di dialogo, innovazione e inclusione", ha concluso.
Come ha sottolineato Nando Pagnoncelli, presidente Ipsos Doxa: “Costruire relazioni di fiducia con dipendenti, stakeholder e comunità e guidare le imprese verso modelli più inclusivi, sostenibili e coesi è compito dei manager. Attraverso una managerialità consapevole e orientata al bene comune le imprese possono diventare motori di fiducia e innovazione”.
Questo corrisponde con le aspettative manifestate nell’indagine: per il 41,2% della popolazione attiva i corpi intermedi devono contribuire alla crescita e al benessere sociale dell’intero Paese; per il 31,4% supplire alle carenze delle politiche pubbliche e dei servizi pubblici; per il 20,8% mediare tra le decisioni delle autorità pubbliche e le opinioni, per il 22,6% promuovere la cultura della collaborazione e della partecipazione “dal basso” e solo per 16,8% concentrarsi principalmente sulla tutela degli interessi degli associati.
L’assemblea si è conclusa con un appello a guardare con lucidità e speranza al futuro, valorizzando ciò che ci unisce e investendo in conoscenza, coesione e responsabilità. Perché solo così sarà possibile uscire dal ripiegamento difensivo e costruire un Paese più forte, giusto e fiducioso.

“Mi dicevano che dovevo solo mangiare meno, ma io non riuscivo neanche a respirare nel mio corpo”. Dopo anni di diete fallite e crisi di alimentazione compulsiva, Sara (nome di fantasia), 27 anni, è arrivata al centro di eccellenza convenzionato con il Servizio sanitario nazionale per la cura dei disturbi alimentari, Villa Miralago. Nel suo percorso ha scoperto che il problema non era la forza di volontà, ma il dolore emotivo che cercava di anestetizzare con il cibo. Come Sara, in Italia ci sono oltre 600mila persone che soffrono di un disturbo da alimentazione incontrollata, chiamato più comunemente 'binge eating'. "Si tratta di una condizione in forte aumento, che riguarda più del 20% dei 3 milioni di pazienti con diagnosi da un disturbo del comportamento alimentare e che, in molti casi, conduce all’obesità con gravi complicazioni fisiche. Per questo la diagnosi precoce diventa fondamentale ai fini dell’efficacia delle terapie e per prevenire ulteriori patologie correlate all’eccesso di peso". A puntare i riflettori sull’obesità come ‘spia’ del 'binge eating' sono stati gli esperti della Fondazione Ananke, in occasione del settimo congresso nazionale della Società italiana di Riabilitazione interdisciplinare disturbi alimentari e del peso (Siridap), dal titolo “Costellazioni visibili e invisibili. Come sono cambiati i disturbi della nutrizione e dell’alimentazione”, che apre oggi Varese e che si concluderà il 15 novembre.
Il convegno ha visto riuniti i massimi esperti italiani in materia di disturbi alimentari: psichiatri, psicoterapeuti, medici, ricercatori, associazioni di familiari e rappresentanti dell’Istituto Superiore di Sanità e delle principali fondazioni di ricerca. "La storia di Sara apre una riflessione più ampia: quando l’obesità non è solo una questione di calorie o di volontà, ma spesso una manifestazione clinica del 'binge eating', una patologia che unisce fattori psicologici, biologici e ambientali – spiega Alessandro Raggi, psicoterapeuta e vicepresidente della Fondazione Ananke –. Il disturbo si manifesta con abbuffate ricorrenti, accompagnate dalla sensazione di perdita di controllo e senza comportamenti compensatori (come vomito o uso di lassativi)”.
Dunque, non è solo fame. “Il binge eating ha superato per frequenza anoressia e bulimia - spiega Laura Dalla Ragione, psichiatra, membro del Direttivo Siridap e direttrice della rete Dca Usl Umbria 1 -. È una condizione che porta spesso all’obesità, ma nasce da un disagio psicologico profondo. Occorre riconoscerla e curarla con un approccio integrato. A differenza dell’obesità ‘omeostatica’, dovuta a cause metaboliche o abitudinarie, il binge eating ha radici psichiche e relazionali e comporta gravi conseguenze fisiche: malattie cardiovascolari, ipertensione, depressione e alcune forme di tumore”.
Gli ultimi dati del ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità confermano un aumento costante dei casi e una crescita significativa delle diagnosi di 'binge eating', oggi frequentemente associato a obesità di origine psicogena. “È urgente superare l’idea che l’obesità sia solo una questione di educazione alimentare – puntualizza Eugenia Dozio, responsabile dell’area Nutrizione di Villa Miralago –. Nei casi a base psicologica, l’intervento deve essere terapeutico e multidisciplinare, non prescrittivo”.
L’aumento delle richieste di cura ha riacceso il dibattito sulla necessità di riconoscere il binge eating come patologia cronica nei Livelli Essenziali di Assistenza (Lea), accanto all’obesità già definita malattia cronica dalla recente Legge Pella. "Villa Miralago, il più grande centro europeo per la cura dei disturbi alimentari, è un modello del Servizio Sanitario Nazionale e conferma il proprio impegno nella cura di queste patologie – afferma Alberto Pozzoli, presidente della Fondazione Ananke –. Il congresso Siridap sarà l’occasione per un confronto tra clinica e istituzioni, e per restituire visibilità a una sofferenza spesso invisibile”. Visibilità, infatti, significa aumentare le diagnosi precoci. E diagnosi precoci si traducono in terapie più efficaci e minori complicazioni. Proprio come è successo a Sara. “Quando ho capito che non era una questione di volontà, ma di dolore emotivo, è cambiato tutto”, conclude Sara.

La prima espulsione con la Nazionale non si scorda mai. Cristiano Ronaldo è stato protagonista, per una volta in negativo, nella sfida di ieri tra Portogallo e Irlanda, valida per le qualificazioni ai Mondiali 2026. A Dublino la squadra lusitana è stata battuta per 2-0 con la doppietta di Parrott nel primo tempo. Ronaldo, 40 anni e oggi in Arabia Saudita all'Al Nassr, ha disputato, come tutti i suoi compagni, una gara anonima che ha toccato il suo apice al 59' minuto.
Dopo un contrasto reiterato con un difensore avversario in area sugli sviluppi di un cross, CR7 ha allargato il gomito e colpito (o cercato di colpire) il giocatore irlandese, che è immediatamente caduto a terra. L'arbitro ha inizialmente ammonito Ronaldo, ma poi, richiamato al monitor dal Var, ha cambiato la sua decisione estraendo dal taschino il cartellino rosso.
Ronaldo, che prima della decisione dell'arbitro aveva mimato il gesto del pianto, è uscito quindi tra le urla dei tifosi avversari, che lo hanno preso in giro mimando quello stesso gesto. Ora il Portogallo dovrà battere l'Armenia per volare al Mondiale, e dovrà farlo senza il suo capitano.
Lettera Puligheddu a Todde, Bartolazzi e commissione Consiglio... 
Torna in pista la MotoGp. Dopo le prove libere della mattinata, oggi, venerdì 14 novembre, vanno in scena le prequalifiche del Gran Premio di Valencia, l'ultimo appuntamento della stagione che ha già incoronato Marc Marquez, pilota Ducati assente per infortunio, campione del mondo.
Si riparte dal successo dell'Aprilia di Marco Bezzecchi in Portogallo, seguito dalla Gresini di Alex Marquez e dalla KTM di Pedro Acosta a chiudere il podio. Cerca l'ultima gioia di una stagione complicata Pecco Bagnaia, caduto in Portogallo.
Le prequalifiche del Gp di Valencia di MotoGp sono in programma oggi, venerdì 14 novembre, alle ore 14.55 e saranno trasmesse in diretta televisiva e in esclusiva sui canali SkySport. Le prequalifiche si potranno seguire anche in streaming sull'app SkyGo e su NOW.
'Riforme da rivedere, a partire da nuovo esame maturità'... 
Eleonora Boi e Danilo Gallinari danno il benvenuto al loro terzo figlio, Ercole. Ad annunciarlo è stata la stessa giornalista sportiva sui social con una foto che ritrae la famiglia al completo accompagnata da una dedica speciale: "Splendevi già, ancora prima di arrivare.Grazie per la luce e l’amore che hai portato con te. Benvenuto Ercole". Il bambino è nato a Miami, dove vive la famiglia, lo scorso 9 novembre.
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Un messaggio carico di speranza ed emozione che arriva dopo il tragico incidente che aveva coinvolto Eleonora lo scorso agosto[2], quando incinta di sei mesi, era stata morsa alla coscia da uno squalo mentre si trovava sulla spiaggia di Isla Verde a Porto Rico in vacanza con il resto della famiglia.
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