(Adnkronos) - L'ironia come chiave di lettura per raccontare l'emicrania e l'impatto della patologia neurologica: è la sfida di ‘Teste connesse’, il nuovo podcast di Alleanza Cefalalgici e Fondazione Cirna prodotto da Pindarica Comunicazione, con il contributo non condizionante di Pfizer, e disponibile sulle principali piattaforme di streaming. A condurre gli ascoltatori in questo percorso sono 2 persone che convivono con l'emicrania fin dall'adolescenza: Veronika Logan, attrice di cinema e televisione, e Pier Luigi Spada, chirurgo d'urgenza presso il policlinico Gemelli.
Episodio dopo episodio i 2 conduttori danno voce alle storie vere di pazienti come Erika, Giada ed Enrica, offrendo uno spaccato autentico di chi affronta questa patologia. Insieme a loro, esperti nel trattamento delle cefalee: il neurologo Alberto Doretti, Unità operativa di Neurologia Auxologico San Luca di Milano; la tossicologa Simona Guerzoni, Centro Cefalee e abuso di farmaci del Policlinico di Modena e la ginecologa ed endocrinologa Rossella Nappi, Irccs Fondazione S. Matteo di Pavia. "Il tempo del mal di testa è un tempo sospeso – racconta Logan – Ti fermi e perdi pezzi. L’attacco ti costringe all’immobilità, nel migliore dei casi, o a una fatica immane se non hai il lusso di poter stare chiusa in camera, al buio. Avere uno strumento come questo podcast per conoscere la malattia aiuta a superare quel tempo sospeso". Aggiunge Spada: "Quell’espressione che per molti è indecifrabile è il percorso di accettazione di un dolore che urla nel silenzio e per noi è raccontare l’Invisibile".
Il podcast si sviluppa in tre episodi tematici. Il primo - informa una nota - esplora i trigger, i fattori scatenanti dell'emicrania, presentando la storia di Erika che ne ha uno apparentemente bizzarro ma che, come spiega il neurologo Doretti, ha una spiegazione scientifica precisa. Il secondo affronta il tema delle discriminazioni sul lavoro attraverso l'esperienza di Giada, vittima di mobbing, e racconta anche un esempio virtuoso: la policy adottata dall'ospedale di Modena per sostenere il personale emicranico, presentata dalla dottoressa Guerzoni che lavora proprio in quella struttura. Il terzo episodio, infine, analizza l'emicrania come malattia di genere, ma anche come ‘malattia di coppia’ o ‘di famiglia, concetto’ che la professoressa Rossella Nappi approfondisce spiegando come il suo impatto si estenda significativamente alle relazioni interpersonali, modificando dinamiche familiari e di vita quotidiana.
Anche se la legge 81/2020 ha riconosciuto l'emicrania cronica come malattia sociale, lo stigma che la circonda è ancora fortemente radicato. "Teste connesse è nato con l’intento di combattere lo stigma che ancora troppo spesso definisce l’emicrania come un ‘banale mal di testa’ e di sensibilizzare l’opinione pubblica sulla reale natura di questa malattia – spiega Alessandra Sorrentino, presidente di Alleanza Cefalalgici – L’ironia per me è stata un’ancora di salvezza a cui mi sono aggrappata anche nei momenti più difficili della malattia, quando convivevo con il dolore per circa 25 giorni al mese".
La registrazione del podcast è avvenuta presso la sede di Adnkronos a Roma, una location non casuale ma carica di significato per Alleanza Cefalalgici che ha scelto questo spazio anche per la particolare sensibilità che il gruppo editoriale dimostra sui temi di healthcare. Per la produzione del podcast, Alleanza Cefalalgici si è affidata a Pindarica come partner creativo, agenzia di comunicazione di Reggio Emilia da sempre attenta alla sensibilità sociale e culturale dei progetti che realizza. "Crediamo che la comunicazione sia molto più di un semplice strumento di business: è un potente veicolo di impatto culturale e sociale – commenta Matteo Cocconcelli, Ceo di Pindarica – Realizzare 'Teste connesse' è per noi una tappa importante in un percorso che unisce creatività e responsabilità, attraverso parole, immagini e racconti che garantiscano rispetto per le persone che ricevono il messaggio".
L’essenza del progetto 'Teste connesse' è nello steso titolo:
creare una rete sempre più ampia di esperienze condivise, dove ogni
storia diventa un nodo che rafforza la comprensione collettiva
della malattia. Più connessioni si creano tra le storie dei
pazienti, più aumenta la consapevolezza, contribuendo a smantellare
pregiudizi e false credenze. Per questo motivo, il podcast invita
gli ascoltatori a condividere le proprie esperienze all'indirizzo
email
Leggi tutto: Salute: emicrania, 'Teste connesse' il podcast ironico non banale di alleanza cefalgici
(Adnkronos) - Sulla nuora della donna uccisa a coltellate a Fregene, "emerge in tutta evidenza un quadro indiziario solido a carico dell'indagata desumibile dalla sua presenza in casa la sera del delitto, dalla presenza di tracce ematiche su beni a lei strettamente riferibili e sulle ricerche effettuate in epoca prossima all'omicidio della Camboni". È quanto scrive il gip di Civitavecchia Viviana Petrocelli nell’ordinanza di custodia cautelare in carcere per Giada Crescenzi, fermata per l’omicidio della suocera Stefania Camboni, la 58enne assassinata nella sua abitazione sul litorale romano. La donna, accusata di omicidio aggravato dalla minorata difesa e con abuso di relazioni domestiche e di ospitalità, ieri nel corso dell’interrogatorio di convalida si è avvalsa della facoltà di non rispondere ma ha ribadito, tramite il suo difensore l’avvocato Anna Maria Anselmi, la propria innocenza.
“Ricerche - sottolinea il gip - che, lette in un contesto unitario appaiono univocamente destinare a ricercare metodi e informazioni circa l'uccisione di una persona a nulla rilevando, come prospettato dalla difesa, che la vittima sia poi deceduta in seguito ad una aggressione e non un avvelenamento. Non è detto infatti che la Camboni non sia stata prima avvelenata o comunque narcotizzata per neutralizzarne, almeno in parte, le reazioni; circostanza che potrebbe peraltro spiegare come mai nessuno dei vicini sia accorto di nulla e giustificare un'azione violenta da parte della Crescenzi che dunque non si sarebbe confrontata con un corpo attivo e resistente ma con una persona priva di forze la cui aggressione non avrebbe richiesto una particolare prestanza fisica. Ad ogni modo, senza voler effettuare ipotesi allo stato non supportate da specifici riscontri oggettivi - scrive ancora il giudice - e nell'attesa di una più compiuta ricostruzione medico legale che potrà chiarire tali aspetti, si deve in questa sede limitare l'attenzione sul dato oggettivo della assenza di valide spiegazioni alternative in merito alle riferite ricerche e rispetto alle quali nessuna indicazione logica e credibile è stata offerta dall'indagata”.
Il racconto di Giada Crescenzi, secondo il gip, appare illogico. “In primo luogo, la cronologia del suo racconto” e “in secondo luogo, è del tutto priva di validità la difesa fornita in merito al suo stato di totale isolamento proprio nelle fasi dell'aggressione, isolamento legato, a suo dire, ai farmaci adoperati per dormire e all'uso di tappi per le orecchie. Non appare in alcun modo possibile che la sera dei fatti la stessa fosse in uno stato di sonno talmente profondo posto che è stata la Crescenzi a riferire di essersi più volte svegliata e di averlo fatto a intervalli di tempo ravvicinati, di non più di un'ora, se si tiene conto del fatto che la stessa è andata a dormire dopo l'1 di notte e che alle 4,30, quando a suo dire” la suocera “era ancora viva, era sveglia e vigile tanto da aver sentito la Camboni russare e aver fatto le ricerche di cui si è detto sulla pulizia del sangue e i metodi di avvelenamento delle persone”.
La versione resa dall'indagata, “appare inverosimile, illogica e del tutto inidonea a confrontarsi con i primi riscontri tra cui le ricerche dal contenuto tutt'altro che interpretabile fatte in prossimità degli eventi, la presenza di tracce ematiche lavate sulle sue scarpe, la presenza di tracce ematiche lavate non solo nella stanza della vittima e nel bagno del secondo piano ma anche nel bagno posto al primo piano e nella stanza stessa della Crescenzi”.
“Siamo una famiglia comune e perbene. Tra di noi c'è sempre stato rispetto e stima e insieme ci siamo sempre sostenuti. Come genitori abbiamo trasmesso onestà, educazione, rispetto delle persone e delle leggi. Giada è sempre stata una persona forte, perbene e una gran lavoratrice. Crediamo fermamente nell’innocenza di Giada e confidiamo nella giustizia”. Così i genitori di Giada Crescenzi dopo l'arresto.
Leggi tutto: Donna uccisa a Fregene, dalle ricerche web al sangue: ecco gli indizi sulla nuora
(Adnkronos) - Tre persone sono rimaste ferite a causa di un attacco con coltello in una scuola di Pirkkala in Finlandia.
Lo rende noto la polizia locale, che ha fatto irruzione nel campus e preso in custodia l'aggressore. I tre feriti non sarebbero in pericolo di vita. La polizia ha aperto un'indagine e nel pomeriggio terrà una conferenza stampa per illustrare i dettagli.
Leggi tutto: Finlandia, attacco con coltello a scuola: 3 feriti, fermato l'aggressore
(Adnkronos) - “Mi spiace moltissimo, oggi cercherò di mettere pace e trovare una soluzione perché cerco di capire le ragioni di entrambi”. Così il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, a margine del Festival delle Regioni, commentando l’ipotesi, rilanciata ieri dall'Adnkronos, che il Coro della Fenice non esegua l’Inno di Mameli per il 2 giugno, a causa di rivendicazioni sindacali.
“Avevo pensato di utilizzare un pezzettino del mio fondo per mettere quella parte che mancava. È anche vero - ha detto Brugnaro - che i lavoratori vogliono essere pagati e il ruolo del sindacato è questo. Devo vedere se le norme mi consentono di mettere i soldi del mio stipendio che oggi ho su un fondo di solidarietà”.
Doveva essere un gesto simbolico, un tributo di alto valore culturale e istituzionale alla Festa della Repubblica. E invece rischia di trasformarsi in un caso spinoso, carico di interrogativi: cosa è andato storto nella proposta di registrare l'Inno d'Italia con l'Orchestra e il Coro del Teatro La Fenice da Piazza San Marco, nel cuore iconico di Venezia?
Alla richiesta di partecipazione, i sindacati locali della Fenice avrebbero presentato una richiesta economica intorno ai 44.000 euro, più 10.000 circa di spese per la Fondazione relative soprattutto alla logistica. Essendo le maestranze della Fenice già stipendiate dalla Fondazione, la richiesta sarebbe stata per indennità extracontrattuali dei lavoratori. La cifra totale sarebbe stata considerata da alcuni, anche all'interno della stessa Fondazione, fuori scala rispetto a quanto avrebbero chiesto altre prestigiose orchestre italiane o internazionali.
Leggi tutto: La Fenice e il caso del no all’Inno per il 2 giugno, Brugnaro: "Cercherò soluzione"
(Adnkronos) - Secondo i risultati del Global Survey 2025 di Allianz Trade, pubblicato oggi, l’imprevedibilità delle politiche tariffarie degli Stati Uniti ha causato l’aumento delle incertezze tra le imprese a livello globale. L’indagine ha coinvolto 4.500 aziende in Cina, Francia, Germania, Italia, Polonia, Singapore, Spagna, Regno Unito e Stati Uniti ed è stata condotta in due fasi – prima e dopo gli annunci tariffari del Liberation Day, del 2 aprile. I risultati evidenziano un netto cambiamento nelle aspettative di crescita, nella percezione dei rischi – in particolare riguardo ai ritardi nei pagamenti – e una varietà di strategie messe in atto per mitigare gli effetti della guerra commerciale. Anche con la recente firma degli accordi commerciali bilaterali, la nebbia dell’incertezza non si dirada. Alcuni segnali di schiarite potrebbero, infatti, rivelarsi essere solo temporanei.
Il Global Survey di Allianz Trade rivela che quasi il 60% delle aziende prevede un impatto negativo a seguito della guerra commerciale, e il 45% si aspetta un calo del fatturato nell’export. L’effetto va oltre i volumi di scambio: più di un’impresa su quattro sta valutando la possibilità di sospendere temporaneamente la produzione a causa della combinazione tra dazi e volatilità valutaria, in particolare nei settori che dipendono da beni importati.
In netto contrasto con l’ottimismo crescente registrato prima dell’ondata di dazi del 2 aprile, il Global Survey di quest’anno conferma ciò che stiamo già riscontrando nei mercati: l’incertezza e la frammentazione stanno diventando strutturali. Il Liberation Day ha messo in evidenza le vulnerabilità delle aziende con catene di approvvigionamento e mercati di esportazione altamente concentrate. I numeri parlano chiaro: le aspettative positive sulle esportazioni a livello globale sono crollate dall’80% al 40%, e il 42% delle aziende prevede ora un calo del fatturato da esportazione compreso tra il -2% e il -10%, rispetto al +5% prima del Liberation Day. Nonostante i recenti accordi bilaterali con Regno Unito e Cina, stimiamo che le perdite globali da esportazione raggiungeranno i 305 miliardi di dollari nel 2025.
Le aziende, però, non stanno a guardare. Dopo aver affrontato una serie di shock dal 2020 in poi, stanno ancora una volta reagendo: diversificano i partner, riconfigurano la logistica e integrano meccanismi di condivisione del rischio lungo l’intera catena. Nell’attuale contesto commerciale, il successo dipende sempre più dalla capacità di adattamento.,” ha dichiarato Aylin Somersan Coqui, Ceo of Allianz Trade. Le aziende sono ancora in una posizione di svantaggio e fanno affidamento su meccanismi di adattamento come il trasferimento dei costi più elevati sui clienti, la diversificazione e la ricerca di rotte di spedizione alternative.
Per avere un parziale e temporaneo sollievo a questa difficile situazione, le aziende continuano ad anticipare le spedizioni fino alla scadenza delle sospensioni di 90 giorni (12 agosto per la Cina e l’8 luglio per il resto del mondo), come già accaduto all'inizio dell'anno: l’86% delle aziende statunitensi ha dichiarato di aver anticipato le spedizioni dalla Cina e dall’UE prima dell’entrata in vigore dei dazi. Poche aziende hanno intenzione di assorbire l’aumento dei costi o di ridurre i prezzi di esportazione per mantenere la quota di mercato, soprattutto negli Stati Uniti, dove oltre la metà delle imprese prevede di aumentare i prezzi (54%). A causa dell’elevata incertezza, l’approvvigionamento da nuovi mercati continuerà probabilmente a essere una strategia diffusa, rappresentando la seconda opzione preferita per mitigare l’impatto dei dazi, in particolare in Polonia e Spagna.
Diversificare le catene di approvvigionamento resta una strategia di mitigazione del rischio a lungo termine, aspetto peraltro prevedibile, dato che il 54% degli intervistati considera i rischi geopolitici, politici e i disordini sociali tra le tre principali minacce per le proprie catene di fornitura. Oltre un terzo delle aziende intervistate ha già trovato nuovi mercati verso cui esportare, mentre, quasi due terzi stanno pianificando di farlo. Per contenere i costi legati alle spese doganali la maggior parte delle imprese sta cercando rotte di spedizione alternative, incluse il 62% delle aziende statunitensi (agevolate dalla diminuzione dei costi di trasporto – calati di quasi il 50% dall’inizio del 2025 – e dal calo dei prezzi del petrolio, previsto tra i 65 e i 70 dollari al barile, per il resto dell’anno).
Il sondaggio rivela anche che, per quanto riguarda le condizioni commerciali, le aziende stanno trasferendo sempre più la responsabilità della logistica e dei costi (inclusi quelli doganali) sui fornitori, fino al luogo di consegna dei clienti. Un’interessante eccezione si riscontra negli Stati Uniti, dove la clausola “Cost, Insurance & Freight” (Cif) rimane predominante. Le aziende desiderano, inoltre, condividere i costi legati alla volatilità dei cambi, introducendo clausole di prezzo nei contratti per condividere il rischio di cambio con clienti e fornitori – opzione preferita dal 59% degli intervistati.
Il decoupling tra Stati Uniti e Cina è destinato a continuare nel medio termine, nonostante la pausa di 90 giorni nelle guerra dei dazi. L'intenzione delle aziende statunitensi di esportare in Cina è diminuita della metà, scendendo al 10% dopo il Liberation Day, mentre, le aspettative delle aziende cinesi di esportare in Nord America sono crollate dal 15% al 3%. Le aziende statunitensi con produzione in Cina stanno sempre più cercando alternative fuori dall'Asia: un quarto di esse sta considerando l'Europa occidentale e un altro quarto, l'America Latina."
“Anche se il nuovo accordo commerciale porta il tasso medio delle tariffe di importazione degli Stati Uniti sulla Cina al 39%, in calo dal vertiginoso 103%, questo rimane comunque molto più alto rispetto al tasso del 13% applicato prima della seconda amministrazione Trump. In questo contesto, il friendshoring è destinato a guadagnare ulteriore terreno: Europa e America Latina stanno emergendo come alternative attraenti per le aziende cinesi e le aziende europee sono anche sempre più interessate a esportare verso la Cina e l'Asia: in entrambe le opzioni, le intenzioni di esportazione sono aumentate fino al 36%, e l'interesse per il mercato del Sud e Sud-Est asiatico è raddoppiato, arrivando al 14%. Nel frattempo, l'America Latina sta emergendo come il Paese vincitore riguardo le strategie di deviazione e aggiramento dei dazi, con aziende sia cinesi che europee che guardano a questa area per accedere agli Stati Uniti a un costo inferiore,” ha commentato Françoise Huang, Senior Economist per l’Asia Pacific and Trade in Allianz Trade.
La guerra commerciale ha influenzato le aspettative sui termini di pagamento: dopo il Liberation Day, il 25% degli esportatori prevede termini di pagamento più lunghi di oltre 7 giorni, con un aumento di +13 punti percentuali. Quasi la metà degli esportatori (48%) prevede un aumento del rischio di insolvenza — in particolare negli Stati Uniti, in Italia e nel Regno Unito — confermando il peggioramento generale delle condizioni commerciali globali.
Solo l'11% delle aziende esportatrici continua a ricevere pagamenti entro 30 giorni ma questa cifra è notevolmente più bassa tra i principali esportatori come gli Stati Uniti, la Cina e la Germania. Circa il 70% delle aziende riceve pagamenti tra i 30 e i 70 giorni — questa cifra è leggermente più alta nel Regno Unito (75%), in Francia (73%), in Italia (73%) e negli Stati Uniti (73%), e varia a seconda del settore e delle dimensioni dell'azienda.
"Le aziende più grandi tendono a sperimentare ritardi nei pagamenti più lunghi, con il 26% di quelle intervistate - che hanno un fatturato superiore a 5 miliardi di euro – che affrontano termini di pagamento superiori a 70 giorni, rispetto al 18% della media complessiva del campione. Ciò suggerisce che le grandi aziende stiano assumendo sempre più il ruolo di banca invisibile per le aziende più piccole. Mentre gli esportatori affrontano cicli di pagamento più lunghi e crescenti rischi di insolvenza e sono sotto pressione per trasferire i costi, cercare nuovi mercati o addirittura riconsiderare l'intera loro presenza a livello internazionale”, conclude Ana Boata, Head of Economic Research in Allianz Trade.
(Adnkronos) - Un'amicizia, quella tra Olly e Angelina Mango, unita nell'amore per la musica. La cantante, che da tempo si è presa una pausa dai riflettori, ieri sera, lunedì 19 maggio, ha partecipato tra il pubblico al concerto del cantante genovese che si è esibito al Teatro Cartiere Carrara di Firenze. Una presenza inaspettata che ha scaldato i cuori dei fan di Olly.
La presenza di Angelina Mango al concerto di Olly non è passata inosservata e il suo entusiasmo è stato catturato in alcuni video circolati sui social, dove la si vede cantare a squarciagola sulle note di 'Per due come noi', il brano che ha segnato il loro fortunato duetto. 'Quanto amore che ho sentito', ha commentato Angelina sottolineando l'atmosfera di affetto e condivisione. A testimoniare il rapporto di profonda stima reciproca, anche il profilo ufficiale di Olly. Il vincitore del Festival di Sanremo 2025, infatti, ha postato tra le storie il video di Angelina e ha scritto: "Stella unica".
A salire sul palco con Olly c'è stato però Enrico Nigiotti. I due si sono esibiti sulle note del loro brano 'Sopra la stessa barca' e Olly replicherà il concerto questa sera, sempre al Teatro Cartiere Carrara. Il tour, tutto sold out, chiuderà il 22 e 23 maggio al Gran Teatro Geox di Padova.
Leggi tutto: Angelina Mango spunta a sorpresa al concerto di Olly e si commuove tra il pubblico
(Adnkronos) - In Europa il 14% dei decessi è attribuibile a fattori ambientali, tra cui l’inquinamento. In questo contesto si inserisce la ‘Legge sul restauro della natura’ dell’Ue per incentivare il ripristino degli habitat a tutela dell’ambiente e della biodiversità. "Un ottimo provvedimento che deve essere applicato e reso operativo al più presto in tutti gli Stati membri. Deve però prevedere un ruolo da protagonista per l'Italia con un impegno forte a promuovere progetti in difesa della salute umana, puntando sulla prevenzione attraverso il miglioramento della qualità ambientale ma anche la promozione di stili di vita sani e le diagnosi precoci delle gravi malattie". L’appello viene lanciato oggi a Bruxelles nel corso di un convegno al Parlamento europeo organizzato da One Health Foundation, su invito dell’europarlamentare Matteo Ricci, per lanciare proposte concrete per perfezionare la legge comunitaria con un approccio One Health.
"La salute e il benessere degli esseri umani, degli animali e dell’ambiente sono strettamente collegati e interdipendenti tra di loro - afferma Rossana Berardi, presidente di One Health Foundation e ordinario di oncologia medica all'Università Politecnica delle Marche - La nostra Fondazione da oltre 2 anni sta promuovendo in tutta Italia iniziative di divulgazione e sensibilizzazione incentrate sul paradigma One Health. Ora a livello europeo si presentano ottime opportunità grazie alla nuova legge. Ben venga il ‘restauro’ degli ambienti in cui viviamo, ma va dato più spazio alla promozione della salute. Solo all’inquinamento dell’aria sono strettamente collegate molte gravissime patologie, tra cui i tumori, le malattie respiratorie e cardiologiche".
Si tratta "senza dubbio il più importante provvedimento ambientale mai approvato a livello europeo - aggiunge Roberto Danovaro, membro del comitato scientifico della Fondazione, ordinario di ecologia, restauro degli ecosistemi marini e sostenibilità ambientale all’Università Politecnica delle Marche - Può avere diverse implicazioni molto positive in quanto 'ristrutturando' determinati ecosistemi si ottengono benefici anche economici e sociali. Solo in Italia abbiamo centinaia di siti contaminati in cui, per esempio, il rischio oncologico risulta molto elevato. La legge consente di attivare percorsi di ripristino della qualità ambientale in grado di disinnescare ‘bombe ecologiche’ pronte ad esplodere, con effetti positivi su salute e benessere".
"Siamo all'Europarlamento per ribadire che la tutela della salute umana e animale deve vedere anche il coinvolgimento diretto delle Istituzioni centrali e locali - sostiene Mauro Boldrini, vicepresidente One Health Foundation - Vogliamo muoverci a livello continentale anche per valorizzare quanto abbiamo realizzato finora. Dal 2023 ad oggi abbiamo svolto oltre 6mila visite mediche gratuite sull’intero territorio nazionale e promosso attività di corretta informazione. Non solo, abbiamo vaccinato gratuitamente persone considerate a forte rischio di malattie infettive e avviati tavoli di lavoro multidisciplinari".
Del resto, "ambiente e salute sono da sempre strettamente collegati e la ricerca scientifica continua a produrre evidenze su questa correlazione - osserva Vincenzo Caputo, membro del Comitato scientifico della Fondazione e Direttore Generale dell’Istituto Zooprofilattico dell'Umbria e delle Marche - Anche il benessere degli animali va tutelato e non solo per una questione etica ma anche nel nostro interesse. L’inquinamento, o comunque l’intervento umano, può danneggiare la salute di numerosi esseri viventi. Ma le patologie degli animali possono essere trasmesse anche all’uomo, con gravi conseguenze. Vi sono molti esempi, anche tragici, negli ultimi anni di questa pericolosa e diffusa tendenza". A tale proposito, "grazie all'innovazione - evidenzia Vincenzo Pompa di E4life - possiamo creare veri e propri scudi contro i virus respiratori umani e animali con l’obiettivo di ridurre praticamente a zero il rischio di trasmissione, a tutela soprattutto delle persone più fragili".
"Quello One Health è un approccio che deve essere il più multidisciplinare possibile - rimarcano Alessandro delle Donne e Nicla La Verde, membri del comitato scientifico della Fondazione - Deve combinare competenze diverse in vari campi della medicina, veterinaria, ecologia, scienze sociali e anche economia. La nuova legge europea si basa sul concetto che il ripristino delle normali condizioni ambientali possa determinare benefici sull’intera collettività e sui diversi territori. Vanno perciò studiati e approfonditi i vantaggi che ne derivano dalla riduzione del rischio di esposizione a fonti cancerogene, da una maggiore sicurezza alimentare e più in generale dal miglioramento della qualità di vita". Per questo "servono professionisti adeguatamente preparati e che collaborino alle iniziative legislative comunitarie. Siamo pronti a cooperare con tutte le Istituzioni e a portare le nostre esperienze e competenze".
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(Adnkronos) - Gli stati membri dell'Oms hanno trovato l'accordo per il Patto pandemico e oggi ci sarà il voto in assemblea generale a Ginevra che aprirà la strada alla sua adozione formale. L'Italia si è tirata fuori dall'accordo e oggi si asterrà al momento del voto, confermano all'Adnkronos Salute fonti qualificate.
Ieri si era aperta l'assemblea al Palazzo delle Nazioni. Il programma dei lavori prevedeva una riunione in plenaria, Comitato generale e Comitato A (uno dei comitati che formano l'Assemblea mondiale della sanità). Fra i momenti salienti, anche l'esame della bozza dell'Accordo sulle pandemie in Comitato A, dove è stata approvata una risoluzione che "chiede l'adozione di uno storico patto globale per rendere il mondo più sicuro da future pandemie", sottolinea l'Oms.
L'approvazione della risoluzione sul Patto pandemico "fa seguito a un processo durato oltre tre anni, avviato dai governi durante la pandemia di Covid-19, per negoziare il primo accordo di questo tipo al mondo volto ad affrontare le lacune e le disuguaglianze nella prevenzione, preparazione e risposta alle pandemie. Questo accordo spartiacque - ricorda l'Oms in una nota - è stato adottato ai sensi dell'articolo 19 della Costituzione dell'Oms. Mira a promuovere una maggiore collaborazione e cooperazione tra paesi, organizzazioni internazionali come l'Oma, la società civile, il settore privato e altre parti interessate, al fine di prevenire in primo luogo le pandemie e di rispondere meglio in caso di una futura crisi pandemica. "I governi di tutto il mondo stanno rendendo i loro paesi e la nostra comunità globale interconnessa più equi, più sani e più sicuri dalle minacce rappresentate da agenti patogeni e virus con potenziale pandemico", ha detto Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell'Oms.
"Non è un bel segnale se l'Italia si astiene sul Patto pandemico. Mi era sembrato che il ministro della Salute Orazio Schillaci avesse detto che l'Italia era parte integrante dell'Oms e quindi se sei parte sfilarsi su un argomento così importante ci isola da quello che è un contesto su cui dovremmo essere tutti uniti e non dividerci. Mi dispiace". Così all'Adnkronos Salute Matto Bassetti, direttore Malattie infettive dell'ospedale policlinico San Martino di Genova.
Leggi tutto: Patto pandemico dell'Oms, accordo trovato: oggi il voto ma Italia si astiene
(Adnkronos) - Gli Stati membri dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) hanno oggi formalmente adottato per consenso il primo accordo sulle pandemie a livello mondiale. Una "storica decisione" quella della 78esima Assemblea mondiale della sanità in corso a Ginevra, osserva l'Oms in una nota. Decisione che arriva dopo "oltre tre anni di intensi negoziati avviati dai governi in risposta agli impatti devastanti della pandemia di Covid". Obiettivo: rendere "il mondo più sicuro e più equo in risposta a future pandemie", spiega l'agenzia Onu.
"L'accordo è una vittoria per la salute pubblica, la scienza e l'azione multilaterale - commenta Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell'Oms - Garantirà che, collettivamente, possiamo proteggere meglio il mondo dalle future minacce pandemiche. È anche un riconoscimento da parte della comunità internazionale che i nostri cittadini, società ed economie non devono essere lasciati vulnerabili a subire di nuovo perdite come quelle sopportate durante il Covid".
I governi hanno adottato oggi l'accordo sulle pandemie dell'Oms in una sessione plenaria dell'Assemblea mondiale della sanità, massimo organo decisionale dell'agenzia Onu. L'adozione ha seguito l'approvazione di ieri in Comitato da parte delle delegazioni degli Stati membri, con 124 voti a favore, 0 obiezioni, 11 astensioni tra cui c'è l'Italia.
"A partire dal culmine della pandemia di Covid-19, i governi di tutto il mondo hanno agito con grande determinazione, dedizione e urgenza, esercitando così la propria sovranità nazionale, per negoziare lo storico accordo adottato oggi", evidenzia Teodoro Herbosa, segretario del Dipartimento della Salute delle Filippine e presidente dell'Assemblea mondiale della sanità di quest'anno. Ora, aggiunge, "dobbiamo tutti agire con la stessa urgenza per implementarne gli elementi essenziali, compresi i sistemi per garantire un accesso equo ai prodotti sanitari salvavita correlati alle pandemie. Come il Covid è stata un'emergenza irripetibile, l'accordo dell'Oms offre un'opportunità irripetibile per trarre insegnamento da quella crisi e garantire che le persone in tutto il mondo siano meglio protette in caso di una futura pandemia".
Il documento definisce i principi, gli approcci e gli strumenti per un migliore coordinamento internazionale in una vasta gamma di settori, al fine di rafforzare l'architettura sanitaria globale per la prevenzione, la preparazione e la risposta alle pandemie. Ciò include l'accesso equo e tempestivo a vaccini, terapie e dispositivi diagnostici. Per quanto riguarda la sovranità nazionale, nel testo si afferma che: "Nulla nell'accordo pandemico dell'Oms deve essere interpretato nel senso di conferire al segretariato dell'Organizzazione mondiale della sanità, incluso il direttore generale dell'Oms, l'autorità di dirigere, ordinare, modificare o altrimenti prescrivere la legislazione nazionale o le politiche di qualsiasi parte, o di imporre o prescrivere alle parti di adottare azioni specifiche, come vietare o accettare viaggiatori, imporre obblighi vaccinali o misure terapeutiche o diagnostiche o attuare lockdown".
La risoluzione sull'accordo pandemie adottata dall'Assemblea mondiale della sanità definisce le fasi preparatorie all'attuazione dell'accordo. Include l'avvio di un processo per elaborare e negoziare un Sistema di accesso ai patogeni e di condivisione dei benefici (Pabs), attraverso un gruppo di lavoro intergovernativo. Il risultato di questo processo sarà esaminato all'Assemblea mondiale della sanità del prossimo anno. Quando l'assemblea avrà adottato l'allegato Pabs, l'accordo pandemie dell'Oms sarà aperto alla firma e all'esame della ratifica, anche da parte degli organi legislativi nazionali. Ed entrerà in vigore dopo 60 ratifiche.
Gli Stati membri hanno anche incaricato il gruppo di lavoro intergovernativo di avviare iniziative volte a consentire l'istituzione del Meccanismo finanziario di coordinamento per la prevenzione, la preparazione e la risposta alle pandemie e del Global Supply Chain and Logistics Network (Gscl) per "migliorare, facilitare e lavorare per rimuovere gli ostacoli e garantire un accesso equo, tempestivo, rapido, sicuro e conveniente ai prodotti sanitari correlati per i Paesi che ne hanno bisogno durante le emergenze di sanità pubblica di interesse internazionale, comprese le emergenze pandemiche, e per la prevenzione di tali emergenze".
Secondo l'accordo, si legge nella nota, le case farmaceutiche che partecipano al sistema Pabs "svolgeranno un ruolo chiave nell'accesso equo e tempestivo ai prodotti sanitari correlati alla pandemia", mettendo a disposizione dell'Oms "un accesso rapido mirato al 20% della loro produzione in tempo reale di vaccini, terapie e dispositivi diagnostici sicuri, di qualità ed efficaci per il patogeno che causa l'emergenza pandemica". La distribuzione di questi prodotti ai Paesi sarà effettuata in base al rischio e alle esigenze per la salute pubblica, con particolare attenzione alle esigenze dei Paesi in via di sviluppo.
L'accordo pandemie è il secondo accordo giuridico internazionale negoziato ai sensi dell'articolo 19 della Costituzione dell'Oms. Il primo è stato la Convenzione quadro dell'Oms per il controllo del tabacco, adottata nel 2003 ed entrata in vigore nel 2005.
"Con l'astensione" l'Italia "intende ribadire la propria posizione in merito alla necessità di riaffermare la sovranità degli Stati nell'affrontare le questioni di salute pubblica". E auspica "di continuare a collaborare con gli altri Stati membri dell'Oms per definire le rimanenti questioni in sospeso che, a nostro avviso, meritano ulteriori approfondimenti". Recita così lo statement con cui ieri la delegazione italiana guidata dal ministro della Salute Orazio Schillaci spiegava, in occasione della riunione del Comitato A, la posizione del nostro Paese sull'Accordo pandemie. La dichiarazione è agli atti fra i documenti della 78esima Assemblea mondiale della sanità, in corso a Ginevra. Assemblea che oggi, dopo la votazione di ieri in comitato, ha adottato definitivamente l'accordo sulle pandemie dell'Organizzazione mondiale della sanità.
"Apprezziamo che questo principio" della sovranità degli Stati "sia stato incluso nel testo dell'accordo sulle pandemie. Accogliamo inoltre con favore il fatto che, nell'annunciare la conclusione dei negoziati, l'Oms abbia specificato che l'accordo non autorizza l'Oms a dirigere, ordinare, modificare o prescrivere leggi o politiche nazionali, né a imporre agli Stati di adottare azioni specifiche, come vietare o accettare viaggiatori, imporre vaccinazioni o misure terapeutiche o diagnostiche o attuare lockdown - continua lo statement italiano - Riteniamo inoltre che l'accordo debba essere attuato nel pieno rispetto dei principi di proporzionalità e tutela dei diritti fondamentali, inclusa la protezione dei dati personali e delle libertà individuali".
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(Adnkronos) - Da oggi potremmo dire che 'apparire radiosi' ha una base scientifica. Uno studio dell'Università di Calgary e del National Research Council of Canada ha identificato, grazie a un esperimento sui topi e su alcune specie vegetali, le prove fisiche di un fenomeno di 'biofotoni': una luce molto debole, non visibile a occhio nudo, che cessa con la morte dell'organismo. La ricerca - pubblicata su 'The Journal of Physical Chemistry Letters' - suggerisce "che tutti gli esseri viventi, compresi gli esseri umani, potrebbero letteralmente apparire radiosi, finché non vivono più".
Ma attenzione, avvertono gli esperti: lo studio non ha indagato fenomeni, già smentiti e relegati alle credenze, di aure e scariche elettromagnetiche che circondano gli organismi viventi. Per la precisione, il fisico dell'Università di Calgary, Vahid Salari, e il suo team hanno affermato di aver osservato "un'emissione di fotoni ultradebole (Upe) prodotta da diversi animali viventi" che scompare con la morte dell'organismo.
L'esperimento. Quattro topi - immobilizzati - sono stati chiusi separatamente in una scatola buia e sottoposti a imaging per un'ora, dopo la morte sono stati di nuovo analizzati per un'altra ora. Sono stati mantenuti a temperatura corporea anche dopo la morte, per evitare che il calore fosse una variabile. I ricercatori hanno scoperto "di poter catturare singoli fotoni nella banda visibile della luce che fuoriuscivano dalle cellule dei topi prima e dopo la morte. La differenza nel numero di questi fotoni era evidente, con un calo significativo dell'Upe nel periodo di misurazione successivo" al decesso. Un processo condotto su foglie di Arabidopsis thaliana e di Heptapleurum arboricola ha prodotto risultati altrettanto significativi.
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