Il dibattito sugli affitti brevi si riaccende con una nuova stretta del Viminale, che punta il dito contro l’utilizzo delle keybox e delle pulsantiere per il self check-in. Una circolare chiarisce infatti che l’identificazione automatizzata degli ospiti non rispetta i requisiti di legge, ribadendo l’obbligo per i gestori di verificare di persona i documenti e comunicare le generalità alle questure entro 24 ore.

La misura si colloca in un contesto di crescente diffusione delle locazioni brevi. Secondo il ministero dell’Interno, la mancata identificazione fisica degli ospiti rappresenta un rischio per la sicurezza pubblica, poiché potrebbe facilitare l’alloggiamento di individui pericolosi o legati a organizzazioni criminali.

Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha definito il modello di gestione automatizzata “critico”, spiegando che può essere usato per eludere le norme sulla registrazione degli ospiti. Concorda la ministra del Turismo Daniela Santanchè, che parla di un passo importante per garantire sicurezza e qualità nell’ospitalità. Anche Airbnb si è detta pronta a collaborare con le città italiane per contrastare l’uso improprio delle cassette portachiavi.

Non mancano, tuttavia, le voci critiche. L’Associazione Italiana Gestori Affitti Brevi (Aigab) sottolinea che molti professionisti utilizzano sistemi di riconoscimento biometrico avanzati, paragonabili allo Spid o ai sistemi bancari. L’introduzione dell’obbligo di identificazione fisica, secondo l’associazione, rischierebbe di penalizzare un settore in crescita senza incidere sul contrasto agli abusi. La nuova normativa segna un punto di svolta in un settore già sotto pressione per i suoi effetti sull’accessibilità abitativa e la trasformazione delle città.