Anche 2 bimbe di 6 e 11 anni. Asl 'fateli controllare prima'... 
"Per favore non piangere". Con queste parole cariche di emozione, Riccardo Zanotti ha annunciato di essere diventato papà per la prima volta. Il frontman dei Pinguini Tattici Nucleari ha condiviso una tenera foto sul profilo social del gruppo che lo ritrae mentre tiene in braccio il neonato, nato il 29 novembre.
Visualizza questo post su Instagram
Un post condiviso da Pinguini Tattici Nucleari (@pinguini_tattici_nucleari)[1]
Nessun dettaglio sul nome, in perfetta linea con la massima riservatezza che il cantante ha mantenuto nel corso degli anni sulla sua vita privata. La notizia ha colto di sorpresa molti fan, che nei commenti hanno espresso tutto il loro entusiasmo e affetto per il cantante e per la sua compagna.
Per annunciare la nascita, Zanotti ha scelta una frase tratta da 'Pastello bianco', una delle canzoni più amate della band.

Proseguono senza sosta, dal 24 novembre scorso, le operazioni di ricerca del cittadino polacco Karol Brozek, 44 anni, disperso sul massiccio del Gran Sasso con i suoi cani. Le attività sono coordinate dalla Prefettura dell’Aquila e vedono impegnati quotidianamente i tecnici del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico Abruzzo, in collaborazione con la Finanza, i vigili del fuoco e altre strutture operative coinvolte. "Fin dalle prime segnalazioni, il Soccorso Alpino Abruzzo - sottolinea una nota - ha attivato squadre specialistiche per la bonifica dei principali itinerari e delle aree maggiormente esposte del massiccio, operando in un contesto reso complesso dalle rapide variazioni meteorologiche e dalla presenza di molta neve in quota. Nella giornata di lunedì 1 dicembre sono stati effettuati sorvoli mirati con l’elicottero di Eliabruzzo e con l’impiego della campana Recco, strumenti utili per la verifica di canaloni e pendii non raggiungibili via terra".
Le ricognizioni "non hanno però fornito riscontri utili. Le condizioni meteo, caratterizzate da vento forte, nebbia e precipitazioni intermittenti, continuano a limitare l’impiego dei mezzi aerei e ostacolano l’accesso ai versanti più esposti. Nonostante ciò, le squadre proseguono il lavoro equipaggiate con materiali tecnici e sci da alpinismo per garantire la copertura delle zone nevose e dei tratti più impervi. Nella giornata di ieri le operazioni si sono concentrate nell’area della Scindarella, con la verifica di creste, canaloni e punti sensibili".
L'uomo ha telefonato l'ultima volta a casa lo scorso 18 novembre. Del giorno seguente le ultime immagini di una telecamera di sorveglianza, a Campo Imperatore, che lo ha inquadrato mentre si allontana con i suoi due cani, senza equipaggiamento, verso i sentieri che conducono alle vette del Gran Sasso. Nel piazzale ha lasciato il camper preso a noleggio, con all’interno cellulare e documenti.
Nei giorni scorsi Diana, la sorella gemella dello scomparso, ha presentato denuncia, oltre ad aver contattato il medium polacco Krzysztof Jackowski, noto nel suo Paese per essersi occupato di migliaia di casi di persone scomparse e per collaborazioni con la polizia il quale sostiene che l’uomo sia ancora vivo. La sorella sui social scrive: "Per favore continuate a cercarlo... Karol ha dovuto uscire dal sentiero perché uno dei cani era caduto nel vuoto. E' andato a salvarlo, è caduto ed è rimasto bloccato. O forse nel momento di un brutto tempo, si è nascosto con i cani in qualche grotta e c'è stata la neve, non riusciva a uscire. Faceva freddo Lo so, lo so. La temperatura è un po' più alta nelle grotte! Sono sicura che è già debole ed estremamente esausto... Forse per molti giorni ha cercato di scappare in tutti i modi possibili... Fa un freddo dannatamente freddo... , bere neve, dormire, svegliarsi... ma gli amici pelosi lo riscaldano con i loro corpi".
Da Propaganda Live all'Iliade per Cedac a Cagliari e Sassari...
Incidente in via Venezia a Iglesias... 
Condannato a 14 anni e 9 mesi. Così ha deciso la Corte d’Assise d’Appello di Torino per Mario Roggero, il gioielliere di Grinzane Cavour che nell’aprile 2021 a seguito della rapina subita nel suo negozio uccise due rapinatori e ne ferì un terzo. In primo grado il gioielliere era stato condannato dal tribunale di Asti a 17 anni e la procura generale di Torino nell’udienza del 12 novembre scorso aveva chiesto la conferma della pena.
“E' prematuro un commento, aspettiamo di leggere le motivazioni della sentenza, poi faremo ricorso in Cassazione", le parole di Stefano Marcolini, legale di Mario Roggero, commentando la sentenza.
“Ho agito per legittima difesa, se lui non mi puntava la pistola non sparavo, volevo solo salvare mia moglie, ho solo voluto proteggere la mia famiglia, per la terza volta mi ha puntato l’arma in faccia, ero terrorizzato, ho esploso il colpo per salvarmi la vita, non avevo intenzione di uccidere ma non volevo essere ucciso, ho agito per legittima difesa”, aveva spiegato Roggero nelle dichiarazioni spontanee al processo d’appello. In 16 pagine, il gioielliere aveva ripercorso la rapina subita nel 2015, i furti in casa tra il 2014 e il 2015 spiegando che “la nostra vita è stata rovinata moralmente, fisicamente, psicologicamente da quell’episodio”.
“Sono un uomo di quasi 72 anni, provengo da una famiglia molto modesta, di agricoltori e operai che sudavano il salario senza cercare scorciatoie come ahimè altre persone hanno fatto e fanno”, l'inizio delle dichiarazioni durate 27 minuti, interrompendosi una sola volta per bere un po' d’acqua.
“Sono stato letteralmente massacrato di botte, mia figlia è stata picchiata e minacciata di morte e mi hanno portato via 270 mila euro di merce”, sottolineava e osservava “da allora la nostra vita non è stata più la stessa, continuiamo a vivere in uno stato di paura costante, di profondo turbamento, ogni sconosciuto che si avvicina al negozio ci riporta a quei momenti di terrore e quando si vive nel terrore non si ragiona”, proseguiva raccontando, poi, i diversi furti subiti in pochi mesi a casa tra il 2014 e il 2015 chiedendosi “come è possibile vivere in un clima di terrore a seguito dei traumi indelebili subiti da me e dalla mia famiglia”.
Quindi, Roggero è arrivato alla rapina dell’aprile 2021: “Dopo mille difficoltà economiche e circa due anni di chiusura per l’emergenza Covid eravamo riusciti a riaprire il negozio e quando i rapinatori, entrati in negozio, hanno minacciato mia figlia e mia moglie mentre io ero dietro in laboratorio, immaginate il terrore, la disperazione e memore della rapina di sei anni prima ho pensato ‘Cristo, di nuovo”, e ha poi aggiunto: “Gravissime inesattezze sono state dette e scritte nei miei confronti e determinato la mia condanna in prima grado, a 17 anni di carcere, praticamente l’ergastolo per una persona di quasi 72 anni e questo solo per aver difeso la mia famiglia e me stesso”.
Raccontando l’accaduto, Roggero ha proseguito: “nella colluttazione i rapinatori hanno perso la mascherina mostrando i loro volti e questo mi ha spaventato ulteriormente perché erano diventati riconoscibili". E ancora: “Mazzarino mi ha puntato la pistola urlando ‘Ti sparo, ti ammazzo’ mentre Spinelli, secondo il suo racconto "si è fatto riconsegnare la pistola e me l'ha puntata in fronte dicendo che avrebbe sparato se non consegnavo la merce e ha subito cominciando a fare il conto alla rovescia".
A quel punto Roggero ha riferito di essersi ricordato di avere nel cassetto sotto la cassa una pistola. "Erano attimi concitati - ha detto - e ho temuto che avessero preso mia moglie, dai video che poi ci hanno fatto vedere mi contestano che si vede mia moglie passarmi accanto. Io non ricordo di averla vista. Durante momenti di profondo terrore il cervello può anche non registrare".
"Arrivato vicino all'auto sparo un colpo sulla portiera allo scopo di spaventarli, temendo che dentro l'auto potesse esserci anche mia moglie, mai avrei sparato ad altezza d'uomo - ha proseguito Roggero, continuando - Spinelli mi punta l'arma in faccia, ero terrorizzato, ho esploso il colpo per salvarmi la vita, pensavo che ci fossimo sparati contemporaneamente, non riuscivo a capire se avesse sparato anche lui. Senza alcuna intenzione di uccidere ma solo per non essere ucciso, lo colpisco sopra la natica destra. Poi esplodo un altro colpo nei confronti di Mazzarino, colpendolo più o meno nello stesso punto, ma nella concitazione lui si muove, si accovaccia, e il proiettile finisce sopra la spalla destra. Quanto all'ultimo rapinatore pensavo che anche lui fosse armato", ha concluso invocando ancora una volta, come in primo grado la legittima difesa.

Robbie Williams, Andrea Bocelli e i Village People: è questa la lineup di artisti internazionali che accompagnerà il sorteggio della fase a gironi dei Mondiali di calcio 2026, in programma venerdì 5 dicembre alle 18 ora italiana al Kennedy Center di Washington DC. L’evento, condotto da Heidi Klum, dal comico Kevin Hart e dall’attore Danny Ramirez, avrà un ospite speciale: il presidente statunitense Donald Trump, da tempo in ottimi rapporti con il numero uno della Fifa Gianni Infantino e indicato come probabile vincitore del primo "Fifa Peace Prize", premio che dovrebbe essergli consegnato durante la cerimonia.
Mondiali 2026, le star al sorteggio
I Village People chiuderanno la serata con la celebre Ymca, canzone diventata negli ultimi anni un inno non ufficiale dei sostenitori di Trump e dei raduni del movimento Maga. Il presidente stesso ne ha contribuito alla popolarità con la sua caratteristica performance, un ballo in cui muove solo le braccia a ritmo. Anche Andrea Bocelli è da tempo vicino al tycoon: lo scorso ottobre si è esibito nello Studio Ovale alla Casa Bianca, cantando 'Con te partirò' per Trump e il suo staff. Robbie Williams, nominato "ambasciatore musicale Fifa" lo scorso gennaio e già coautore insieme a Laura Pausini dell’inno ufficiale del Mondiale per club 2025 (Desire), si esibirà invece in un duetto con Nicole Scherzinger.
Sorteggio Mondiali, un premio a Trump
Durante l’evento, la Fifa presenterà il nuovo "Peace Prize – Football Unites the World", riconoscimento che molti ritengono destinato proprio a Trump, convinto di aver "risolto" sette conflitti internazionali e di meritare il Nobel per la pace. Il presidente, a febbraio, ha inoltre assunto la guida del John F. Kennedy Center for the Performing Arts, sostituendo la presidente Deborah Rutter e rafforzando la sua influenza sull’istituzione che ospiterà il sorteggio. Il Mondiale 2026 – il primo ampliato a 48 squadre e 104 partite – si disputerà dall’11 giugno al 19 luglio negli Stati Uniti, in Canada e in Messico, coinvolgendo 16 città nordamericane. Nel sorteggio verrà definito anche il girone della squadra che uscirà dai playoff dell'Italia: gli Azzurri, in quarta fascia, dovranno superare a marzo la semifinale con l’Irlanda del Nord e, in caso di successo, la finale contro una tra Galles e Bosnia-Erzegovina.

L'Atalanta conquista i quarti di finale della Coppa Italia battendo a Bergamo il Genoa 4-0. Oggi, mercoledì 3 dicembre, a decidere sono stati i gol di Djimsiti nel primo tempo e di De Roon, Pasalic e Ahanor nella ripresa. Nel prossimo turno la Dea ospiterà in casa la Juventus, già qualificata dopo la vittoria contro l'Udinese.
Il match si sblocca al 19' con la rete di Djimsiti su assist di Zalewski. L'Atalanta sfiora il raddoppio con il palo colpito su punizione da Maldini al 30'. L'ex attaccante del Milan è protagonista poco dopo con un tiro che termina fuori di poco. Al 36' uno degli episodi chiave della partita, con il Genoa che resta in 10 per l'espulsione di Fini.
Il raddoppio arriva in avvio di secondo tempo: al 54' segna de Roon su assist di Maldini, grande protagonista del match. L'Atalanta controlla il gioco e ferma ogni possibile iniziativa dei ragazzi di De Rossi. All'82' arriva il tris di Pasalic, servito da Scamacca.
Il Genoa prova a reagire con una conclusione di Onana, stoppata dalla difesa bergamasca, e poco dopo è Scamacca a sfiorare il poker, esaltando i riflessi di Siegrist, mentre Maldini calcia alto da ottima posizione. Il gol, in ogni caso, è solo rimandato e arriva al 92' con Ahanor. Finisce 3-0 alla New Balance Arena.

Angelina Mango torna live. Dopo l'uscita a sorpresa, lo scorso 16 ottobre, dell'album ‘caramé’, la cantautrice ha annunciato oggi, mercoledì 3 dicembre, un nuovo tour teatrale intitolato ‘Nina canta nei teatri’, in partenza il prossimo 2 marzo da Napoli. Sono dieci le tappe previste al momento che porteranno l'artista nelle principali città italiane: Roma, Catania, Palermo, Bari, Torino, Bologna, Fermo, Firenze e Milano.
Un live senza filtri, suonato, quasi un invito per gli spettatori a raggiungere Angelina in studio, con i suoi musicisti e assistere al processo creativo che ha dato vita alle canzoni della sua carriera, con al centro il suo ultimo lavoro. Le tracce di caramé raccontano infatti i suoi ultimi 12 mesi, i suoi pensieri, la sua vita e le riflessioni, anche le più personali e intime.
Un ritorno importante quello di Angelina Mango e che i fan stavano aspettando da tanto tempo. Il tour infatti arriva a distanza di un anno dalla pausa dai riflettori. Dopo la vittoria di Sanremo 2024 e la partecipazione all'Eurovision con 'La noia', Angelina Mango aveva sospeso il suo tour nell'ottobre 2024 per una laringite.Poi però aveva capito di aver bisogno di una pausa più lunga e si è presa del tempo per sé. Da allora anche la sua presenza sui social si è diradata e si è fatta meno patinata.
Lo scorso gennaio aveva pubblicato un selfie e una lettera in cui spiegava che stava trovando giovamento da questa distanza dalla vita online: "In questo periodo in cui 'esisto' un po' di meno pubblicamente mi sono accorta che esisto davvero, anche nella realtà. Sono viva, ed è una bella scoperta".

L’Italia del tennis e non solo ha reso omaggio a Nicola Pietrangeli, scomparso lunedì 1 dicembre all’età di 92 anni. Il ‘teatro’ del tributo, intenso e profondo, è stato proprio su un campo da tennis, sulla terra rossa, nello stadio a lui intitolato al Foro Italico. Fin dalle prime ore del mattino, la camera ardente si è riempita di persone, campioni, dirigenti e semplici appassionati che hanno voluto rendere omaggio alla leggenda del tennis italiano. Accanto al feretro il trofeo a cui forse teneva di più la Coppa Davis vinta da capitano nel 1976, sullo sfondo un maxi schermo con le sue immagini e due racchette, una di oggi e una di legno, l’unione di mondi e di generazioni che si sono riconosciute nell’esempio e nei valori del primo italiano campione Slam, del capitano della prima Coppa Davis nella nostra storia.
Al lato il gonfalone della Lazio e del Circolo Canottieri Roma, di cui è stato presidente. Sullo sfondo, su un maxischermo le immagini dei suoi grandi successi, del suo sconfinato talento sulle note di Charles Aznavour. Commossa la famiglia con il figlio Marco che ha sottolineato come si è svolto “tutto come voleva lui". Mentre l’altro figlio Filippo ha sottolineato come “quello che ho visto in questi giorni non me l'aspettavo, è stata un'esplosione di affetto".
La commemorazione a mezzogiorno è iniziata con la lettura di Roberto Ciufoli, che ha scelto un estratto dal libro "Se piove rimandiamo", in cui Pietrangeli scherzava sul proprio funerale e sul desiderio di celebrarlo proprio in quel campo. La commemorazione si è poi chiusa sulle note di My Way di Frank Sinatra, la canzone scelta da Pietrangeli per il suo ultimo saluto. Un finale elegante e in linea con il suo stile, con il Foro Italico che lo ha accompagnato con un lungo applauso.
Poi il feretro è stato spostato per il funerale in forma privata presso la Chiesa di Santa Maria della Gran Madre di Dio a Ponte Milvio, dove è arrivato anche il principe Alberto di Monaco, diventato molto amico del campione che aveva cominciato a frequentare i campi di tennis del Principato nel 1955, molto prima della sua nascita, frequentando il padre di Alberto, Ranieri III. “Lo conoscevo da tanti anni. Era un uomo splendido. Ci tenevo a essere qui, sono molto emozionato”, le parole del principe Alberto di Monaco al suo arrivo in Chiesa. “Era sempre presente nei miei momenti più importanti della mia vita”, ha aggiunto entrando nella chiesa”.
Durante la funzione, è stata molto toccante e divertente al tempo stesso la predica di Don Renzo Del Vecchio. “Amava avere l’ultima parola e finalmente potrà dirla al Signore”, ha detto Don Renzo. “Non ho conosciuto Nicola, ne ho sentito parlare in questi giorni ma ho pensato più all’uomo più che al personaggio, nel senso positivo del termine. Ho pensato all’uomo nel momento in cui rimaneva da solo e ho immaginato di stare con lui nei momenti di grande paura e solitudine, consolandolo laddove ce ne fosse bisogno”. Parlando dell’ironia di Pietrangeli l’ha definita come una qualità “delle persone intelligenti”.
E poi ancora: “Immagino Nicola che potrà incontrare il più grande di tutti e magari troverà qualche difetto anche a Gesù Cristo”. Durante la funzione anche un intervento di Giovanni Malagò: “Sono andato sabato pomeriggio a trovarlo, ho deciso all’ultimo momento perché si avvinava l’ora più buia. Mi ha detto ‘per me resterai sempre Giovannino’”.
Prima aveva parlato anche l’attuale presidente del Coni, Luciano Buonfiglio, che ha definito il suo addio come la fine di una storia che però "non muore mai", ricordando la capacità di Pietrangeli di unire esperienza, ironia e umanità. Tanti i personaggi che si sono susseguiti nell’omaggiare un campione e un uomo. Tra questi anche l'ex presidente del Coni Gianni Petrucci, che anni fa volle intitolargli il campo del Foro Italico: "Aver dato il suo nome a questo stadio è per me un vanto. Era un vero signore, non parlava mai male di nessuno". Commosso anche il ricordo più atteso, quello del presidente della Federtennis Angelo Binaghi, che ha definito Pietrangeli "una persona unica e irripetibile", simbolo stesso del tennis italiano.
"Oggi è il giorno più triste. L'ho conosciuto nel momento più buio del tennis italiano ed è curioso che se ne sia andato in punta di piedi dopo i due mesi più straordinari del tennis italiano. Nicola è stato il tennis italiano. Ci ha dato la credibilità, la protezione, la sicurezza necessaria per mettere in pratica le cose che volevamo fare. Le cose si sono riassettate e ci ha dato il coraggio di poter vincere in questo bellissimo e maledetto sport. Oggi in Italia nel tennis siamo tutti figli di Nicola". Intenso anche il messaggio di Filippo Volandri, capitano della squadra di Davis, che ha voluto sottolineare l'eredità sportiva e culturale lasciata da Pietrangeli: "Ci ha insegnato ad amare la Davis, ci ha insegnato il valore della maglia azzurra. Tutto è iniziato dalla sua gestione". Mentre il ministro per lo Sport e i giovani Andrea Abodi, giunto al Foro Italico insieme ad Adriano Panatta, Tonino Zugarelli e tanti ex campioni, ha parlato di una "giornata di dolce tristezza, che è l'essenza di ciò che è stato Nicola. Ha sempre preso la vita di petto".
Toccanti anche le parole di Fabio Fognini. “Con Nik ho avuto un bellissimo rapporto, è colui che ha aperto le vie al nostro bellissimo sport, ne ha fatto parlare, è doveroso essere qui oggi a salutarlo in questo giorno triste per lo sport italiano, ci mancherà il suo stile giocoso, e la sua persona". E prima che il feretro uscisse dalla Chiesa per il suo ultimo viaggio anche le parole di un altro campionissimo, Gianni Rivera. "La prima cosa che mi ha detto, ‘sei fortunato che ho deciso di giocare a tennis e non a pallone, se no finivi male. Non so se si pentirà ora che è la, ma quando arrivo io mi dirà qualcosa di più serio. Troppo divisivo? Era una persona perbene, seria e diceva quello che pensava. Due simboli di un’Italia sportiva? Io spero di andare un po’ più in là”.
Nuovo termine. Regione corre ai ripari sui voli per le festività...
Il Napoli torna protagonista in Coppa Italia. I partenopei affrontano oggi, mercoledì 3 dicembre, il Cagliari - in diretta tv e streaming - al Maradona negli ottavi di finale della coppa nazionale. La squadra di Conte è reduce dal trionfo contro la Roma in campionato, 1-0 firmato Neres che è valso il sorpasso proprio sui giallorossi in testa alla classifica di Serie A, mentre i sardi sono stati battuti 2-1 dalla Juventus all'Allianz Stadium.
La vincente della sfida tra Napoli e Cagliari affronterà quella di Fiorentina-Como.

''L'Italia ha una delle reti di cavi elettrici sottomarini più estese e articolate d'Europa''.
Con queste parole Luigi Ballarano, Chief Information Security Officer di Terna, ha aperto il suo intervento nel panel ''Underwater: minacce cyber, sicurezza e nuove dinamiche geopolitiche'', una delle sessioni centrali della conferenza Space&Underwater - Space Economy, Submarine Cables & Cybersecurity, in corso nei Saloni di Rappresentanza della Caserma dei Carabinieri ''Salvo D'Acquisto'' a Roma. Ballarano ha ricordato che Terna gestisce ''circa 1.800 chilometri di cavi elettrici sottomarini'', inclusi collegamenti strategici come il Sacoi, oppure l'interconnessione con il Montenegro e la Grecia, e nuove opere che ridisegneranno l'architettura elettrica del Paese. Tra queste, il Tyrrhenian Link, definito ''una delle opere principali in costruzione, destinata a raggiungere oltre 2.100 metri di profondità di posa''.
In programma anche l'interconnessione con la Tunisia e l'espansione dei collegamenti verso il continente europeo. Il Ciso di Terna ha richiamato l'attenzione sulla componente tecnologica che sostiene queste infrastrutture: ''La loro fisicità è imponente, ma si basano su dispositivi di supervisione, reti di telecomunicazione, IoT e fibra ottica senza i quali non potrebbero funzionare''. Una compromissione dei sistemi di controllo avrebbe conseguenze immediate sul sistema elettrico nazionale **con effetti sul bilanciamento dell’energia**.
Ballarano ha inoltre ribadito che a livello internazionale non sono mancati casi di minacce ibride, capaci di combinare attacchi cyber e attacchi fisici alle infrastrutture sottomarine. Per questo Terna sta portando avanti ''un programma molto esteso di asset discovery, centralizzazione dei controlli e monitoraggio di tutti i campi di sicurezza''. In chiusura, ha sottolineato l'importanza delle sinergie istituzionali: ''La collaborazione pubblico-privato è fondamentale. Solo lavorando con istituzioni ed enti nazionali ed europei possiamo proteggere davvero le infrastrutture critiche''.

Nel panel “Underwater: minacce cyber, sicurezza e nuove dinamiche geopolitiche”, parte della conferenza Space&Underwater – Space Economy, Submarine Cables & Cybersecurity, in corso nei Saloni di Rappresentanza della Caserma dei Carabinieri “Salvo D’Acquisto” a Roma, Gabriele Maria Cafaro, Evp Underwater di Fincantieri, ha sottolineato la necessità di un approccio sistemico alla sicurezza del mondo subacqueo.
“C’è una forte esigenza da parte di chi detiene e gestisce infrastrutture underwater e abbiamo visto una sensibilità crescente anche dal punto di vista militare”, ha affermato, ricordando il ruolo del Polo Nazionale della Subacquea e delle tecnologie già disponibili, spesso sviluppate anche da piccole e medie imprese. In questo scenario — ha osservato — è fondamentale il ruolo dell’“orchestratore, ovvero l’architetto di un sistema di sistemi”, in grado di integrare mezzi, sensori, capacità industriali e soluzioni software.
Cafaro ha spiegato che la protezione del dominio subacqueo richiede “una soluzione integrata dalla superficie al fondo del mare”, facendo leva su competenze già consolidate. Ha ricordato come le navi di superficie stiano evolvendo in mothership in grado di operare e coordinare flotte di mezzi subacquei, e come l’acquisizione di competenze elettroacustiche e di asset come Vas abbia ampliato la capacità industriale del gruppo. “Parliamo di droni di ogni dimensione, mezzi submergibili, sensori e sistemi avanzati che devono essere orchestrati attraverso software e intelligenza artificiale”. Dal punto di vista industriale, ha rimarcato la necessità di sviluppare tecnologie dual use: “Non è altro che uno sviluppo univoco, ma con uno sguardo duplice: da un lato supporta i sistemi di difesa, dall’altro protegge le infrastrutture critiche civili”. Cafaro ha poi sottolineato un secondo livello di orchestrazione, quello delle competenze: “Abbiamo aggiunto al team professionalità con esperienza profonda nell’underwater, dalla difesa ai settori civili, e questa integrazione deve essere sviluppata in modo armonico e omogeneo”. In chiusura, ha richiamato il ruolo di Fincantieri come catalizzatore della filiera: “Ci piace accompagnare le piccole e medie imprese: nei bandi del Polo sono stati messi a disposizione oltre 150 milioni, e molte aziende hanno già mostrato una straordinaria capacità innovativa”. Un compito che, ha concluso, “richiede traino industriale, competenze solide e coraggio imprenditoriale”.

Nel panel “Underwater: minacce cyber, sicurezza e nuove dinamiche geopolitiche”, parte della conferenza Space&Underwater – Space Economy, Submarine Cables & Cybersecurity ospitata nei Saloni di Rappresentanza della Caserma dei Carabinieri “Salvo D’Acquisto” a Roma, Mauro Capo, Sovereign Cloud Lead Europa di Accenture e responsabile del progetto One Defense per l’Italia, ha evidenziato come l’evoluzione tecnologica stia ridisegnando l’intero quadro della sicurezza marittima e spaziale.
“Costellazioni satellitari, sensori, cavi sottomarini e infrastrutture digitali costituiscono un unico spazio operativo, dove la vulnerabilità di un solo nodo può generare effetti sistemici su sicurezza, economia e capacità militari”, ha affermato. Per questo, ha osservato, la protezione degli asset critici “non è più una necessità tecnica o un’urgenza normativa, ma una priorità strategica”.
Capo ha richiamato due elementi di contesto: la necessità di superare la gestione dei singoli asset in favore di un approccio sistemico multidominio, e la trasformazione degli stessi asset – come i cavi sottomarini – che “si stanno evolvendo incorporando tecnologie di design pensate per garantire una protezione end-to-end”.
In questo scenario, la minaccia non riguarda più solo i fondali: “Attaccare un punto di approdo, una rete energetica o una rete di trasmissione genera lo stesso tipo di vulnerabilità”. Citando il concetto di sistema di sistemi richiamato da Fincantieri, Capo ha aggiunto un ulteriore elemento: “La centralità e la pervasività del dato. Ogni componente genera segnali e informazioni che devono essere raccolti, integrati e interpretati per avere una visione ampia di ciò che accade e reagire”.
Da integratore di sistemi, ha spiegato, Accenture lavora da anni su infrastrutture critiche nazionali – energia, comunicazioni, trasporti – sviluppando soluzioni digitali “resilienti, scalabili e integrabili” che consentono a istituzioni e Forze Armate di mantenere una “superiorità informativa effettiva e continua”. Capo ha quindi ribadito la necessità di autonomia tecnologica: “Italia ed Europa devono presidiare queste filiere con competenze, tecnologie e governance proprie, riducendo dipendenze esterne e costruendo una reale autonomia strategica”.

“La sicurezza dei cavi sottomarini non è un nice to have, ma un vantaggio competitivo: vogliamo essere i migliori in linea con il nostro ruolo di leader”.
A sottolinearlo è stato Davide Taddei, Submarine Telecom Business Director di Prysmian, spiegando che i clienti chiedono “soluzioni che mantengano gli asset strategici — digitali ed energetici — sicuri, operativi ed efficienti, con una visione che vada oltre la semplice produzione e posa del cavo”.
Il suo intervento si è inserito nel panel “Underwater: minacce cyber, sicurezza e nuove dinamiche geopolitiche”, una delle sessioni centrali della conferenza Space&Underwater – Space Economy, Submarine Cables & Cybersecurity, in corso nei Saloni di Rappresentanza della Caserma dei Carabinieri “Salvo D’Acquisto” a Roma. Taddei ha ricordato che il mercato globale dei cavi sottomarini vale oggi “tra i 15 e i 20 miliardi di euro” e che Prysmian “ne detiene circa il 40%”, posizionandosi come leader mondiale. Un ruolo che implica responsabilità: “La sicurezza non è una scelta, è un obbligo”.
Nel settore dell’energia, ha spiegato, i progetti superstanno miliardi e collegano interi Paesi, diventando fondamentali anche per l’integrazione delle rinnovabili. Sul fronte digitale, invece, le connessioni transoceaniche sono cruciali per data center, comunicazioni e applicazioni Ai: in entrambi i casi, la continuità dell’infrastruttura è vitale. Taddei ha messo l’accento sulla necessità di progettare la sicurezza sin dall’inizio: “Il cavo può essere disegnato in modo più sicuro o meno sicuro: la protezione parte dal design”.
La strategia, ha precisato, combina tre livelli: un approccio predittivo (“usando i dati che il cavo genera”), un approccio preventivo basato su installazione corretta e procedure rigorose, e un approccio reattivo. “Evitare il danno non è possibile al 100%, quindi dobbiamo essere pronti alla riparazione veloce e sicura”.
Su questo fronte, Prysmian ha introdotto una novità per il mercato energia: “Abbiamo una nave in stand-by dedicata alla riparazione dei cavi energetici”, una soluzione che può dimezzare i tempi medi di intervento. “Oggi la riparazione di un cavo di energia richiede circa 107 giorni; pensiamo di poter scendere a una cinquantina”, ha spiegato, sottolineando l’importanza delle partnership — come quella con Atlantic Marine — per garantire continuità operativa. “Stiamo affrontando la sfida attraverso innovazione, know-how unico e alleanze strategiche”, ha concluso.

Zerocalcare ha dato forfait: non sarà a 'Più libri più liberi' dopo la scelta dell'Associazione Italiana Editori (Aie) di confermare la presenza tra gli stand della casa editrice 'Passaggio al Bosco'. Ieri, il fumettista aveva firmato, insieme a decine di altri nomi di primissimo piano della cultura italiana (come Alessandro Barbero, Antonio Scurati, Zerocalcare, Carlo Ginzburg, Daria Bignardi e Caparezza) un appello per chiedere all'Aie una riflessione[1] sulla presenza di una "casa editrice il cui catalogo si basa in larga parte sull'esaltazione di esperienze e figure fondanti del pantheon nazifascista e antisemita".
Oggi Zerocalcare annuncia con un video diffuso sui propri canali social che ha deciso di rinunciare alla sua presenza alla fiera della piccola e media editoria che si svolge a Roma. "Purtroppo ognuno c'ha i suoi paletti, questo è il mio. Quando l'ho deciso, quindici anni fa, mi pareva semplicissimo da applicare. Oggi è una specie di campo minato. Penso che questo ci costringa a rifletterne insieme, di più, e in modo più efficace. Gente a cui voglio bene ha fatto scelte diverse, sono sicuro che sapranno far sentire le loro voci e faccio il tifo per loro. Mi spiace davvero per chi veniva apposta, cercheremo di trovare un'altra occasione per chi voleva un disegnetto sul libro nuovo".
@zerocalcarecringe[2] Ciao, purtroppo non sarò alla fiera romana Più libri Più Liberi. Ognuno c'ha i suoi paletti, questo è il mio.
♬ Smooth Strut (Syn) - Ah2[3]
"Io purtroppo so cresciuto co un paletto molto rigido: 'Non si condividono gli spazi con i nazisti'. L'ultima volta che il mondo ha pensato che con i nazisti ci si poteva convivere è finita con un paio di musei della memoria", dice Zerocalcare nel video condiviso sui social.

Ammalianti, ma anche più ammalati. Sono gli occhi delle donne, specchio di emozioni potenti, eppure punto debole per l'universo femminile quando si parla di salute. Dalla maculopatia degenerativa, alla retinopatia diabetica, ai fori maculari, fino alla cataratta, eccetto che per il distacco di retina, le donne hanno un rischio più alto di sviluppare malattie oculari, e in particolare retiniche, e quadri clinici più severi, con un tasso di cecità maggiore del 54%. A confermarlo, per la prima volta, è uno studio osservazionale da poco pubblicato su 'Ophthalmology Science', la rivista dell'American Academy of Ophthalmology, basato sugli esami oculari di oltre 14,5 milioni di pazienti statunitensi visitati nel 2018, di età compresa tra i 50 e i 99 anni, i cui dati sono stati raccolti nel database Iris e confrontati con quelli demografici del censimento Usa 2018, registrando il sesso dei pazienti.
"Confrontando i tassi di prevalenza della perdita visiva tra uomini e donne, lo studio ha evidenziato che, per qualsiasi livello di deficit, da lieve a moderato o grave, fino alla cecità, e per ogni patologia oculare associata, eccetto che per il distacco retinico, le donne presentano una maggiore probabilità di perdita della vista rispetto agli uomini - riferisce Stanislao Rizzo, presidente di Floretina Icoor, direttore del Dipartimento di Oculistica del Policlinico A. Gemelli Irccs e professore ordinario di oculistica all'università Cattolica di Roma - Anche dopo aver corretto i dati tenendo conto dell'età, nelle donne il rischio di forme lievi e moderate di perdita della vista risulta di circa il 30% maggiore degli uomini. Il divario diventa ancora più ampio per la perdita visiva grave, con una frequenza nelle donne più alta del 35%. Ma la differenza più marcata riguarda la cecità, che risulta del 54% più comune tra le donne".
Il sesso femminile influenza non soltanto la prognosi delle principali malattie retiniche, ma soprattutto la loro incidenza. "Lo studio - sottolinea Daniela Bacherini, professore associato alla Clinica oculistica dell'università di Firenze - ha infatti confrontato anche i tassi di prevalenza tra uomini e donne, delle patologie retiniche sottostanti alla perdita visiva. Le analisi hanno riscontrato che le donne, dopo la menopausa, hanno un rischio più alto del 32% di sviluppare degenerazione maculare e fori maculari, dell'8% di retinopatia diabetica, e del 10% di occlusioni vascolari retiniche". Le donne sono invece meno colpite (-30%) dalla perdita visiva legata al distacco di retina, spesso correlata a traumi, osserva Francesco Faraldi, direttore della Divisione di Oculistica dell'azienda ospedaliera Ordine Mauriziano-Umberto I di Torino: "I meccanismi alla base di queste differenze - precisa - si spiegano solo parzialmente con il fatto che le donne vivono più a lungo e fanno più spesso visite oculistiche, con maggiore probabilità di ricevere una diagnosi di perdita della vista rispetto agli uomini, perché anche correggendo questi fattori le differenze permangono".
Le ragioni esatte di queste disparità, continua Faraldi, "non sono del tutto chiare, ma potrebbero essere associate a una combinazione tra variazioni ormonali, che le donne sperimentano nelle varie fasi della vita, a differenze anatomiche e nella risposta immunitaria". Giocano un ruolo importante nella disuguaglianza di genere gli estrogeni che, protettivi contro lo stress ossidativo dell'occhio, abbassandosi in menopausa, espongono le donne a un rischio più elevato di degenerazione maculare e retinopatia diabetica. "Ormoni, gravidanza e contraccettivi influenzano anche le occlusioni venose retiniche, più frequenti nelle donne sotto ai 55 anni, mentre dopo i 55 diventano più comuni negli uomini", commenta Rizzo.
Ma contribuisce a influenzare le differenze di genere anche la diversa struttura anatomica della retina femminile e maschile. Un recente studio ha dimostrato che anche nei giovani adulti sani esistono differenze strutturali nella retina tra uomini e donne. Analizzando le scansioni del fondo oculare di 64 soggetti, con tecniche di machine learning, i ricercatori hanno scoperto che gli uomini hanno una retina interna più spessa, mentre le donne hanno valori più sottili. Invece, poche sono le differenze negli strati esterni. "Gli algoritmi di intelligenza artificiale - riporta Bacherini - sono stati in grado di riconoscere il sesso dei partecipanti basandosi solo sugli spessori retinici, a conferma che la differenza esiste anche in assenza di malattia". Le discrepanze di genere potrebbero essere anche associate alla diversa composizione proteica della retina. Un recente studio, pubblicato dai ricercatori della Cleveland Clinic su 'Biology of Sex Differences', ha scoperto che esistono differenze basate sul sesso nella retina e nell'epitelio pigmentato retinico, lo strato esterno che nutre le cellule visive. "I ricercatori - spiega Faraldi - hanno riscontrato differenze tra i sessi nel proteoma oculare, individuando 21 proteine espresse in modo differente nella retina e 58 nell'epitelio pigmentato retinico tra uomini e donne, con conseguenze su attivazione, riparazione, morte e sopravvivenza cellulare".
"Una recente revisione pubblicata su 'Clinical and Experimental Ophthalmology' ha messo inoltre in evidenza - continua Faraldi - che le donne più giovani con retinopatia diabetica presentano un rischio maggiore di sviluppare precocemente complicanze microvascolari". Le donne presentano una maggiore incidenza anche di malattie autoimmuni. "Ad esempio, le uveiti causate da sarcoidosi, sclerosi multipla, lupus eritematoso colpiscono nettamente di più le donne - segnala lo specialista - perché hanno una risposta immunitaria più reattiva che aumenta il rischio di malattie autoimmuni oculari. Mentre le uveiti infettive e le forme associate sono più comuni negli uomini". E nonostante le differenze di genere in termini di gravità e frequenza delle patologie retiniche siano rilevanti, conclude Rizzo, "gli studi sono ancora agli inizi e manca nella pratica clinica una sensibilità di genere come già avviene in cardiologia, con conseguenze importanti perché ignorare la specificità delle donne potrebbe portare a terapie non adeguate con una minore aderenza terapeutica e maggiori effetti collaterali. Queste evidenze rafforzano dunque l'importanza di sviluppare protocolli clinici e diagnostici che tengano conto delle differenze di genere, contribuendo a una cura più equa, efficace e personalizzata".

Primo paziente con emofilia B trattato in Italia con la terapia genica approvata per questa malattia genetica rara potenzialmente letale, l'Hemgenix* (etranacogene dezaparvovec). A somministrarla l'équipe del Centro emofilia del Policlinico di Milano, punto di riferimento di eccellenza a livello internazionale per la gestione dei disturbi della coagulazione. Questa terapia viene somministrata in una sola infusione, indicata per adulti con patologia moderatamente grave (deficit congenito del Fattore IX della coagulazione) senza storia di inibitori del fattore FIX, che può avere un impatto significativo nella qualità di vita dei pazienti. La terapia genica per l'emofilia B grave e moderatamente grave è stata da poco autorizzata in Italia dall'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) ed è quindi disponibile attraverso il Servizio sanitario nazionale con uno schema di rimborso basato sulle evidenze.
"Questo risultato rappresenta un passo importante nell'evoluzione della gestione dell'emofilia B", afferma Flora Peyvandi, direttrice della Medicina interna - emostasi e trombosi del Policlinico milanese, dove è attivo anche il Centro di riferimento per l'emofilia e la trombosi 'Angelo Bianchi Bonomi'. "Per la prima volta nel nostro centro, identificato come riferimento della regione Lombardia per la Rete malattie emorragiche congenite (Mec) - sottolinea - abbiamo a disposizione una terapia genica somministrata in una unica infusione che può consentire ai pazienti di produrre autonomamente il Fattore IX, riducendo così la necessità di infusioni regolari e l'impatto della malattia sulla loro quotidianità, offrendo nuove prospettive per migliorare la qualità della vita dei pazienti".
Sebbene le terapie attuali siano relativamente efficaci nel maggior numero di pazienti, necessitano di somministrazioni regolari che incidono in modo significativo sulla vita delle persone con emofilia B. Etranacogene dezaparvovec si somministra in un'unica infusione endovenosa e utilizza un vettore adeno-associato per introdurre nelle cellule il gene funzionale che consente al fegato di produrre Fattore IX in modo autonomo e duraturo, contribuendo a prevenire o ridurre in modo significativo gli episodi di sanguinamento.
Associazioni pazienti, 'questa nuova opzione può dare maggiore serenità alle persone e alle loro famiglie'
"Il trattamento del primo paziente in Italia con etranacogene dezaparvovec rappresenta un momento importante per la comunità dell'emofilia. I trattamenti attualmente disponibili, basati su ripetute infusioni endovenose, costituiscono infatti ancora oggi un notevole onere per le persone che vivono con l'emofilia B, in grado di influenzare negativamente il manage familiare, le relazioni personali e le attività quotidiane", spiega Cristina Cassone, presidente della Federazione delle associazioni emofilici - FedEmo. "Grazie alla disponibilità di questa nuova opzione terapeutica - rimarca - una singola infusione può cambiare la prospettiva di chi ad oggi convive con l'emofilia B, riducendo il peso della terapia e assicurando una maggiore serenità alle persone e alle loro famiglie".
"Questo risultato è il frutto del lavoro e della collaborazione tra la comunità medica, le autorità sanitarie, le associazioni pazienti e Csl, con l'obiettivo comune di garantire anche ai pazienti italiani affetti da emofilia B l'accesso ad un trattamento rivoluzionario", dichiarato Marianna Alacqua, Medical Affairs Director Csl Behring Italia. "Questo importante traguardo - conclude - è un'ulteriore conferma dell'impegno di Csl a migliorare la vita delle persone affette da disturbi della coagulazione e da malattie rare attraverso l’innovazione scientifica".
Leggi Tutte le Notizie di oggi in Sardegna
Sarda News - Notizie in Sardegna
Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità.
Per proporre i tuoi feed o un contenuto originale, scrivici a info@sardanews.it
Per tutti gli aggiornamenti seguici su TELEGRAM
o su Facebook https://www.facebook.com/sardanotizie



