Sparò e uccise due rapinatori, ridotta condanna al gioielliere Mario Roggero

Condannato a 14 anni e 9 mesi. Così ha deciso la Corte d’Assise d’Appello di Torino per Mario Roggero, il gioielliere di Grinzane Cavour che nell’aprile 2021 a seguito della rapina subita nel suo negozio uccise due rapinatori e ne ferì un terzo. In primo grado il gioielliere era stato condannato dal tribunale di Asti a 17 anni e la procura generale di Torino nell’udienza del 12 novembre scorso aveva chiesto la conferma della pena.
“E' prematuro un commento, aspettiamo di leggere le motivazioni della sentenza, poi faremo ricorso in Cassazione", le parole di Stefano Marcolini, legale di Mario Roggero, commentando la sentenza.
“Ho agito per legittima difesa, se lui non mi puntava la pistola non sparavo, volevo solo salvare mia moglie, ho solo voluto proteggere la mia famiglia, per la terza volta mi ha puntato l’arma in faccia, ero terrorizzato, ho esploso il colpo per salvarmi la vita, non avevo intenzione di uccidere ma non volevo essere ucciso, ho agito per legittima difesa”, aveva spiegato Roggero nelle dichiarazioni spontanee al processo d’appello. In 16 pagine, il gioielliere aveva ripercorso la rapina subita nel 2015, i furti in casa tra il 2014 e il 2015 spiegando che “la nostra vita è stata rovinata moralmente, fisicamente, psicologicamente da quell’episodio”.
“Sono un uomo di quasi 72 anni, provengo da una famiglia molto modesta, di agricoltori e operai che sudavano il salario senza cercare scorciatoie come ahimè altre persone hanno fatto e fanno”, l'inizio delle dichiarazioni durate 27 minuti, interrompendosi una sola volta per bere un po' d’acqua.
“Sono stato letteralmente massacrato di botte, mia figlia è stata picchiata e minacciata di morte e mi hanno portato via 270 mila euro di merce”, sottolineava e osservava “da allora la nostra vita non è stata più la stessa, continuiamo a vivere in uno stato di paura costante, di profondo turbamento, ogni sconosciuto che si avvicina al negozio ci riporta a quei momenti di terrore e quando si vive nel terrore non si ragiona”, proseguiva raccontando, poi, i diversi furti subiti in pochi mesi a casa tra il 2014 e il 2015 chiedendosi “come è possibile vivere in un clima di terrore a seguito dei traumi indelebili subiti da me e dalla mia famiglia”.
Quindi, Roggero è arrivato alla rapina dell’aprile 2021: “Dopo mille difficoltà economiche e circa due anni di chiusura per l’emergenza Covid eravamo riusciti a riaprire il negozio e quando i rapinatori, entrati in negozio, hanno minacciato mia figlia e mia moglie mentre io ero dietro in laboratorio, immaginate il terrore, la disperazione e memore della rapina di sei anni prima ho pensato ‘Cristo, di nuovo”, e ha poi aggiunto: “Gravissime inesattezze sono state dette e scritte nei miei confronti e determinato la mia condanna in prima grado, a 17 anni di carcere, praticamente l’ergastolo per una persona di quasi 72 anni e questo solo per aver difeso la mia famiglia e me stesso”.
Raccontando l’accaduto, Roggero ha proseguito: “nella colluttazione i rapinatori hanno perso la mascherina mostrando i loro volti e questo mi ha spaventato ulteriormente perché erano diventati riconoscibili". E ancora: “Mazzarino mi ha puntato la pistola urlando ‘Ti sparo, ti ammazzo’ mentre Spinelli, secondo il suo racconto "si è fatto riconsegnare la pistola e me l'ha puntata in fronte dicendo che avrebbe sparato se non consegnavo la merce e ha subito cominciando a fare il conto alla rovescia".
A quel punto Roggero ha riferito di essersi ricordato di avere nel cassetto sotto la cassa una pistola. "Erano attimi concitati - ha detto - e ho temuto che avessero preso mia moglie, dai video che poi ci hanno fatto vedere mi contestano che si vede mia moglie passarmi accanto. Io non ricordo di averla vista. Durante momenti di profondo terrore il cervello può anche non registrare".
"Arrivato vicino all'auto sparo un colpo sulla portiera allo scopo di spaventarli, temendo che dentro l'auto potesse esserci anche mia moglie, mai avrei sparato ad altezza d'uomo - ha proseguito Roggero, continuando - Spinelli mi punta l'arma in faccia, ero terrorizzato, ho esploso il colpo per salvarmi la vita, pensavo che ci fossimo sparati contemporaneamente, non riuscivo a capire se avesse sparato anche lui. Senza alcuna intenzione di uccidere ma solo per non essere ucciso, lo colpisco sopra la natica destra. Poi esplodo un altro colpo nei confronti di Mazzarino, colpendolo più o meno nello stesso punto, ma nella concitazione lui si muove, si accovaccia, e il proiettile finisce sopra la spalla destra. Quanto all'ultimo rapinatore pensavo che anche lui fosse armato", ha concluso invocando ancora una volta, come in primo grado la legittima difesa.
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