
“Investire in capacità spaziali e digitali non basta: dobbiamo sviluppare sovranità cognitiva, la capacità di interpretare, filtrare e trasformare i dati in scelte consapevoli, andando al di là di ciò che impongono gli algoritmi di IA. Solo così l’Europa potrà restare protagonista, evitando di essere subordinata a chi scrive il codice che modella le nostre menti”. Lo ha detto Giuseppe Mocerino, presidente di Netgroup, intervenendo a Space & Underwater, l’evento su cybersicurezza e space economy in corso a Roma.
“Satelliti e cavi non sono più solo tecnologie: sono gli occhi e i nervi dell’Europa. Attraverso di essi - ha aggiunto Mocerino - scorrono dati che definiscono la nostra capacità di comprendere il mondo e di agire in esso. Lo spazio, un tempo simbolo di esplorazione e immaginazione, è oggi un’infrastruttura critica di sorveglianza e competizione strategica”.
“Ma il vero terreno su cui si gioca il potere non è fisico: è il dominio cognitivo, il sesto dominio. È lì che si forma il consenso, si orientano le percezioni, si decide chi guida e chi segue. Chi controlla il dato non controlla solo l’informazione, ma il modo in cui le società pensano, reagiscono, votano”, ha concluso il presidente di Netgroup.
Venerdì 5 dicembre, il 21 presentazione dal vivo a Siddi...
Panettone e idee regalo in vendita per sostenere Ong... 
"C'è un'ideologia dogmatica che non si propone solamente di cambiare la percezione che ciascuno ha del proprio genere, o della biologia, ma che si prefigge lo scopo molto più grande di distruggere la società occidentale per come l'abbiamo conosciuta". Così l’eurodeputato della Lega, Roberto Vannacci, che ha organizzato al Parlamento europeo, insieme a Pro Vita e Famiglia, un incontro sui giovani indotti a praticare la transizione di genere.
Secondo uno studio americano di un’organizzazione transgender citato da Pro Vita, su 64mila persone, il 9% si dichiara detransitioner. Nel Regno Unito, sostiene ancora Pro Vita, la Cass Review ha demolito il cosiddetto 'approccio affermativo', secondo cui ogni minimo disagio del minore deve trasformarsi subito in un percorso medico di cambio di sesso. "Sono sconvolto da fondi assegnati a chi sta sviluppando questa ideologia, sono preoccupato soprattutto perché le conseguenze le stiamo vivendo proprio sulla pelle della nostra società", ha concluso il leghista.

"Mentre numerosi paesi come la Gran Bretagna la Svezia la Nuova Zelanda e altri stanno facendo marcia indietro sui blocchi puberali, la chirurgia sugli ormoni sui minori la Commissione europea con la sua strategia Lgbt sta andando in senso opposto e tende a bannare le terapie di conversione". Lo ha denunciato il presidente di Pro Vita e Famiglia, Antonio Brandi, a margine di un evento organizzato al Parlamento europeo insieme all’eurodeputato leghista, Roberto Vannacci, sulla manipolazione dei minori per indurli alla transizione di genere.
Secondo uno studio americano di un’organizzazione transgender citato dall'associazione, su 64mila persone, il 9% si dichiara detransitioner. Nel Regno Unito, sostiene ancora Pro Vita, la Cass Review ha demolito il cosiddetto "approccio affermativo", secondo cui ogni minimo disagio del minore deve trasformarsi subito in un percorso medico di cambio di sesso.
"Le transizioni di genere tra i minori sono una vera emergenza: sempre più ragazzi chiedono di tornare al loro sesso biologico dopo aver subito la transizione”, afferma Brandi riferendosi ai detransitioners: "Questi ragazzi si chiamano i detransitioners ed è a loro che diamo voce oggi al Parlamento europeo". La testimonianza di Daniel Black, "che è stato evirato a 18 anni dopo un percorso di transizione iniziato a 16, rappresenta la voce di migliaia di giovani che sono stati ingannati da questa cronologia gender", ha affermato ancora Brandi. Nel suo discorso, il giovane ha raccontato di essere stato ingannato a 16 anni da chi proponeva la transizione come soluzione alle insicurezze, alla disforia, alla depressione e al dolore esistenziale che provava.

È in arrivo “Letture maceratesi. Rassegna esplicita”, due giornate – sabato 13 e domenica 14 dicembre – dedicate al dialogo, alla letteratura e all’approfondimento, allo Sferisterio di Macerata. Una manifestazione, inserita nel calendario delle iniziative di “Macerata per Natale”, che si presenta come un vero laboratorio culturale, realizzato dall’associazione Castelli di Carta in collaborazione con il Comune di Macerata, con il patrocinio della Regione Marche e della Provincia di Macerata.
Nel presentare l’iniziativa, l’assessore alla Cultura Katiuscia Cassetta ha sottolineato come Letture maceratesi “rappresenti un’occasione preziosa per far incontrare pubblici diversi attorno alla forza delle idee e dei libri, valorizzando al tempo stesso il ruolo di Macerata come città che investe sulla cultura e sulla partecipazione attiva”. La rassegna ospiterà firme e voci di primo piano come Fabio Dragoni, Pietro Senaldi e Gianluigi Paragone, insieme a studiosi e autori impegnati in percorsi che vanno dalla critica letteraria all’analisi dell’attualità. Il programma, ampio e trasversale, abbraccia infatti i grandi autori del ’900, temi urgenti contemporanei e la riscoperta di figure e movimenti che hanno segnato la storia culturale marchigiana, come Giuseppe Tucci e il Futurismo della nostra regione.
Accanto agli incontri, per tutta la durata della rassegna sarà visitabile la mostra “Profeti inascoltati del ’900”, dedicata alle voci più originali e irregolari del secolo scorso. Il programma prenderà il via sabato pomeriggio, alle ore 16, con un incontro dedicato al pensiero di Ernst Jünger, attraverso la presentazione del volume "Ernst Jünger. Il volto della tecnica" insieme all’autore Michele Iozzino. Successivamente, alle ore 17.30, l’attenzione si sposterà su Louis-Ferdinand Céline: il curatore Andrea Lombardi introdurrà il suo libro "Céline: un profeta dell’apocalisse" e, contestualmente, presenterà al pubblico la mostra Profeti inascoltati del ’900, che resterà visitabile per tutta la durata della rassegna e che mette in luce alcune delle voci più irregolari e sorprendenti del secolo scorso.
Il pomeriggio, alle ore 19, proseguirà poi con un momento originale e coinvolgente: la lezione-spettacolo Odissea jukebox, proposta dal performer e divulgatore Cesare Catà, che guiderà il pubblico in un percorso interattivo dentro l’immaginario omerico. La giornata si concluderà alle ore 21 con Fabio Dragoni, che presenterà il suo libro “Per non morire al verde”, dedicato ai temi economici più urgenti.
La domenica aprirà invece, alle ore 16, con una riflessione sulla figura di Giuseppe Tucci, esploratore e orientalista marchigiano, approfondita da Adolfo Morganti e Roberto Lorenzini, che ne delineeranno il profilo culturale e umano. A seguire, alle 17.30, Roberto Cresti e Paola Bellesi guideranno il pubblico alla scoperta del Futurismo nelle Marche, illustrando come l’avanguardia del primo Novecento abbia lasciato tracce significative anche nel territorio maceratese.
Nel tardo pomeriggio, alle ore 19, sarà la volta di Pietro Senaldi, che presenterà il suo libro “Sveglia!” proponendo una lettura critica dell’attualità. La rassegna si chiuderà in serata, alle ore 21, con Gianluigi Paragone, autore di “Maledetta Europa”, per un ultimo confronto sui grandi scenari politici contemporanei.

Il gender pay gap in Italia resta una distanza difficile da colmare. Gli ultimi dati dell’Osservatorio Inps lo certificano con chiarezza: nel 2024, nel settore privato non agricolo, le donne hanno percepito in media 19.833 euro, contro i 27.967 euro degli uomini, con una differenza di circa il 29%. Una forbice che non accenna a restringersi e che anticipa l’urgenza di un cambio di passo, anche alla luce della nuova Direttiva europea 2023/970, destinata a entrare in vigore dal 2026. Di fronte a un divario che resta strutturale, la nuova cornice europea punta a scardinare le asimmetrie retributive con strumenti di trasparenza e obblighi che coinvolgeranno direttamente i datori di lavoro. La direttiva introduce infatti un insieme articolato di misure che ridefinirà il modo in cui le imprese costruiscono, comunicano e rendicontano le proprie politiche retributive, chiedendo alle aziende un ripensamento profondo dei processi interni e dei criteri con cui vengono stabiliti salari, avanzamenti e ruoli.
Boris Martella, Counsel di Norton Rose Fulbright, sottolinea come “la direttiva Ue 2023/970, che dovrà essere adottata dagli Stati membri entro il 7 giugno 2026, imporrà l’adozione di sistemi retributivi trasparenti e non discriminatori, con l’obiettivo di garantire la parità salariale tra donne e uomini per lo stesso lavoro o per lavori di pari valore ed evitare trattamenti salariali differenti non giustificati da criteri oggettivi". "In particolare, le aziende - chiarisce - dovranno garantire una maggiore trasparenza nelle retribuzioni, sin dalla pubblicazione degli annunci, prevedendo sistemi retributivi basati su criteri oggettivi e neutri rispetto al genere, nonché rivedendo i processi di selezione e promozione, mappando i ruoli secondo criteri chiari e oggettivi, predisponendo policy retributive conformi e pianificando attività di rendicontazione periodica sul gender pay gap".
"Al contempo, la direttiva - prosegue - riconosce diritti di informazione alle rappresentanze sindacali, nonché ai singoli lavoratori, al fine di rendere il sistema maggiormente partecipativo e trasparente. Le aziende, pertanto, dovranno revisionare e aggiornare le proprie policy e adottare una serie di misure volte al rispetto dei suddetti principi, la cui violazione sarà soggetta a specifiche sanzioni. Tuttavia, il corretto adempimento di tali obblighi non presuppone la mera adozione di atti formali, ma richiede una profonda rivoluzione culturale che preveda la sensibilizzazione dei soggetti coinvolti e l’effettivo superamento dei vecchi sistemi retributivi e di carriera, spesso troppo oscuri e reconditi, con l’introduzione di sistemi chiari, oggettivi e conoscibili da tutti gli interessati, per garantire davvero una parità di trattamento indipendentemente dal genere”.
L’esigenza di rendere misurabile, trasparente e giuridicamente certo il concetto di “lavoro di pari valore” è centrale anche per Giulietta Bergamaschi, managing partner di Lexellent, che ricorda come il principio della parità di retribuzione sia attualmente ostacolato dalla mancanza di trasparenza nei sistemi retributivi e dalla mancanza di certezza giuridica sul concetto di lavoro di pari valore.
“I datori di lavoro - commenta - potranno retribuire in modo diverso i lavoratori che svolgono lo stesso lavoro o un lavoro di pari valore solo sulla base di criteri oggettivi, neutri sotto il profilo del genere e privi di pregiudizi come le competenze, l’impegno, le responsabilità e le condizioni di lavoro. Il principio della parità retributiva contempla sia lo stipendio sia le componenti complementari e variabili della retribuzione. La direttiva auspica una trasparenza nei livelli retributivi e nelle progressioni di carriera e invita i datori di lavoro a essere proattivi agendo nel rispetto delle misure sulla trasparenza retributiva per affrontare la natura sistemica della discriminazione retributiva. Sarà fondamentale la formazione per le persone della funzione Hr su parità di retribuzione, valutazione e classificazione del personale”.
Un’altra leva decisiva riguarda la conoscenza interna dei livelli retributivi. Gaspare Roma, partner di De Berti Jacchia, osserva che la direttiva “rafforza la tutela antidiscriminatoria in materia di parità salariale, introducendo specifici obblighi informativi in capo ai datori di lavoro, al fine di consentire ai lavoratori non solo di avere libero accesso (in modo chiaro e trasparente) ai dati retributivi in azienda, ma anche di poter comprendere i criteri, oggettivi e condivisi, per la determinazione delle politiche salariali aziendali". "Le imprese, dunque, dovranno in primis effettuare una mappatura interna dei loro livelli salariali, per valutare possibili aree di disuguaglianze, introducendo anche idonei strumenti per garantire la trasparenza informativa in favore dei lavoratori e delle loro rappresentanze sindacali”, rimarca.
Se la direttiva fornisce un quadro normativo, la sua piena attuazione passa dalla trasformazione culturale delle organizzazioni. Secondo Daniele Arduini, ceo & co-founder di Kampaay, partner tecnologico per l’event management, “i dati Inps fotografano una realtà che richiede un cambio di passo culturale, prima ancora che normativo". "La direttiva Ue del 2026 sulla trasparenza salariale - continua - sarà uno strumento necessario, ma le aziende innovative non possono aspettare una legge per riconoscere il valore delle persone". "In Kampaay - ricorda - viviamo una situazione particolare, figlia del nostro Dna ibrido. Siamo una realtà tecnologica, un settore storicamente a trazione maschile, che opera nel mondo degli eventi, dove la presenza femminile è fortissima. Questo incontro tra mondi diversi ha creato un ecosistema dove l'equilibrio di genere non è stato imposto da quote rosa o calcoli a tavolino, ma è emerso come conseguenza naturale della ricerca del talento".
"Oggi la nostra popolazione aziendale - fa notare - è a prevalenza femminile e, dato ancora più rilevante, questo si riflette nei ruoli decisionali. Escludendo i founder, la maggioranza del nostro Management Team (Head of) è composta da donne che guidano dipartimenti strategici. Per noi la parità salariale non è un esercizio di stile, ma una logica di business: retribuiamo l'impatto e la complessità del ruolo, non il genere di chi lo ricopre. In un'azienda in forte crescita come la nostra, dove spesso convivono funzioni molto diverse tra loro, dallo sviluppo software al creative management, la sfida è proprio quella di mantenere un allineamento retributivo basato sul valore generato. Ed è quello che facciamo ogni giorno: garantire che a parità di impatto corrisponda parità di trattamento, creando un ambiente dove la leadership femminile è la norma, non l'eccezione".
A ricordare la profondità del cambiamento necessario è anche Laura Basili, co-founder insieme a Ilaria Cecchini di Women at Business, piattaforma innovativa di matching professionale al femminile, per la quale i dati Inps sono “lo specchio di un Paese che continua a sottovalutare il talento femminile". "Se oggi le donne guadagnano quasi il 30% in meno degli uomini, significa - avverte - che c’è ancora un enorme potenziale inespresso, una ricchezza che l’Italia non sta mettendo a valore. La direttiva europea sulla trasparenza salariale è un passo importante, ma non basterà una norma a colmare il divario se non cambia l’atteggiamento culturale dentro le aziende e nella società. Per Women at Business, la vera sfida sta nel superare i pregiudizi che la generano: riconoscere il lavoro delle donne, sostenere i loro percorsi di carriera, favorire leadership inclusive e ambienti in cui il merito sia davvero ciò che conta. La parità retributiva è una responsabilità collettiva e una condizione necessaria perché l’Italia possa crescere, innovare e competere”.

Ci ha provato, ma pare gli sia andata male anche questa. Andrew Mountbatten-Windsor sperava in una lauta buonuscita e invece molto probabilmente non riceverà nemmeno un penny per andar via dalla Royal Lodge. Secondo il Public Accounts Committee, è infatti estremamente difficile che il fratello di re Carlo ed ex duca di York riceva un compenso dopo aver lasciato la mega villa da 30 stanze nel parco di Windsor. Come parte del suo contratto di locazione, Andrea avrebbe potuto avere diritto a 488.000 sterline (oltre 550.000 euro) per la restituzione anticipata della dimora rispetto alla durata della locazione di 75 anni prevista da contratto.
Ma un rapporto del Crown Estate per i parlamentari sull'organismo di controllo della spesa pubblica afferma che la proprietà è così fatiscente e necessita di ristrutturazione che, "con ogni probabilità", ad Andrew "non sarà dovuto alcun risarcimento". Ora verrà avviata un'inchiesta parlamentare sulla Crown Estate e sui suoi contratti di locazione reali, ha affermato il presidente della commissione, Geoffrey Clifton-Brown, aggiungendo che le informazioni provenienti dalla Crown Estate "costituiscono chiaramente la base per un'indagine" che inizierà l'anno prossimo e prenderà in considerazione la Crown Estate e gli affitti immobiliari con la famiglia reale. Non è ancora noto se Andrew Mountbatten-Windsor sarà chiamato a testimoniare.
Le informazioni fornite dalla Crown Estate mostrano inoltre che Andrew aveva presentato la sua disdetta della proprietà il 30 ottobre, il giorno in cui era stato annunciato che aveva perso i suoi titoli. Ha dato un preavviso di un anno, quindi potrebbe restare per altri 10 mesi, ma si prevede che si trasferirà dalla Royal Lodge a Sandringham, nel Norfolk, all'inizio del prossimo anno.

"L'obiettivo è non rincorrere l'influenza, ma anticiparla. Quest'anno il virus è arrivato in anticipo e noi dobbiamo correre di più per prevenire l'influenza: proteggerci vaccinandoci. Ricordiamo che è fondamentale per le categorie a rischio: anziani, fragili e i bambini. Dobbiamo pensare ad un Ssn pro-attivo, la prevenzione è il miglior farmaco per vivere meglio e a lungo. Rivolgiamoci quindi al nostro medico di famiglia, al pediatra, alla farmacia, o ad altri operatori in poliambulatori o strutture sanitarie, e vacciniamoci contro l'influenza". Così Maria Rosaria Campitiello, capo Dipartimento della Prevenzione del ministero della Salute, a margine della presentazione al dicastero dello spot Rai, con testimonial Carlo Conti, dedicato alla vaccinazione antinfluenzale.

"Tutte le campagne vaccinali vanno promosse attivamente per funzionare", per cui "se si fa soltanto un'offerta passiva, cioè si aspetta che i cittadini si vaccinino, i risultati sono scarsi. Se invece si vuole effettivamente proteggere la popolazione, soprattutto quella più fragile, e scongiurare e le morti evitabili - che sicuramente ci sono già state, ci sono e ci saranno - è chiaro che serve essere proattivi e, soprattutto, muoversi per tempo. Le campagne vaccinali vanno fatte a ottobre". Così Walter Ricciardi, docente di Igiene all'università Cattolica di Roma, dopo la presentazione al ministero della Salute dello spot Rai, con testimonial Carlo Conti, dedicato alla campagna di vaccinazione contro l'influenza.
Per Ricciardi "ci vuole una 'attività': bisogna vaccinare le persone nei posti dove vivono, dove lavorano, dove risiedono, non aspettare altrimenti i risultati non ci sono. Va attivato un sistema articolato che naturalmente è basato sui medici di famiglia, ma non solo", precisa l'esperto evidenziando che una campagna attiva "andava iniziata a ottobre, quando si cominciava a vaccinare. Ovviamente non è mai troppo tardi per vaccinarsi, però è chiaro che ora molte persone si sono già ammalate, con tutti i rischi del caso".
L'episodio risale ai primi di settembre. Per lui i domiciliari... 
Per la vaccinazione antinfluenzale "siamo in zona Cesarini". Ma, vista l'imprevedibilità della curva epidemica, per proteggere "fragili e anziani siamo ancora in tempo", quindi "è necessario affrettarsi per decidere di vaccinarsi". Lo ricorda all'Adnkronos Salute Gianni Rezza, professore straordinario di Igiene e Sanità pubblica all'università Vita-Salute San Raffaele di Milano, dopo la presentazione al ministero della Salute dello spot Rai, con testimonial Carlo Conti, dedicato alla campagna di vaccinazione contro l'influenza.
"Considerato che il picco influenzale potrebbe anche verificarsi entro dicembre - precisa Rezza - come già avvenne nella stagione 2022-23, per la vaccinazione siamo in zona Cesarini, dal momento che gli anticorpi impiegano almeno una decina di giorni per raggiungere livelli protettivi. E' però da considerare che l'andamento della curva influenzale è imprevedibile per cui, comunque, un gran numero di casi potrebbe verificarsi durante il mese gennaio, con una coda verso febbraio". Da qui l'invito a vaccinarsi per chi non l'ha ancora fatto.
Rezza ricorda che "le coperture per il vaccino antinfluenzale negli anziani in Italia si fermando poco al di sopra del 50% negli ultra 65enni, in buona compagnia della Francia, e più o meno in posizione mediana in Europa. Quest'anno, però, alcune Regioni come la Lombardia hanno già vaccinato un numero considerevole di anziani, partendo in tempo utile con la campagna vaccinale", conclude l'epidemiologo.

"Una campagna istituzionale sul vaccino antinfluenzale è particolarmente importante e delicata. Bisogna raggiungere le persone nei luoghi dove si informano e farlo con senso di responsabilità, dando opportunità alla popolazione di sfruttare un'occasione come quella della vaccinazione e mandando un messaggio diretto e chiaro. Lo facciamo con un personaggio molto amato dal pubblico", Carlo Conti ,"quindi con un volto e un messaggio che speriamo raggiunga più persone possibili dando una opportunità per migliorare la propria salute". Così Alberto Barachini, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all'Informazione e all'Editoria, tra gli ospiti della presentazione al ministero della Salute dello spot Rai, con testimonial Carlo Conti, dedicato alla campagna di vaccinazione contro l'influenza.

"Ad oggi la copertura vaccinale degli over 65 contro l'influenza è al 50%, il linea con quella dello scorso anno". Lo ha detto il ministro della Salute Orazio Schillaci durante la presentazione, oggi al ministero della Salute, dello spot con Carlo Conti dedicato proprio alla vaccinazione.
Insieme al ministro anche Maria Rosaria Campitiello, capo Dipartimento della Prevenzione del ministero, che è entrata nel merito dei dati della copertura vaccinale antinfluenzale 2025-2026. "In Italia non siamo messi benissimo in termini di copertura vaccinale antinfluenzale rispetto ai parametri che andrebbero rispettati - ha sottolineato - Ad oggi siamo intorno al 49,6% degli over 65, e per la fascia 60-64 siamo al 20%".
"Lo scorso anno - ha ricordato - abbiamo somministrato circa 11 milioni di dosi con una copertura media totale della popolazione del 19%, quest'anno il virus ha anticipato e l'incidenza è stata più alta. A fine novembre sono stati somministrati 8 milioni di vaccini, 5 milioni a over 65. L'83% dei vaccini antinfluenzali delle Regioni sono stati usati".

“Leggeremo il rapporto annuale dell’Osservatorio 4.Manager nel dettaglio perché è un documento complesso, con molte risultanze, molte analisi di causalità statistica, molte mappature del nostro sistema industriale, come sapete costituito soprattutto da piccole e medie imprese. E' prezioso perché rappresenta un'ottima base di conoscenza, soprattutto delle interrelazioni complesse all'interno delle filiere. Vengono analizzate le interrelazioni nell'ambito della filiera per implementare politiche pubbliche e, soprattutto, politiche industriali”. Lo ha dichiarato Renato Loiero, consigliere per le politiche di bilancio del Presidente del Consiglio dei ministri, oggi a Roma in occasione della presentazione del nuovo rapporto dell’Osservatorio 4.Manager intitolato 'Le filiere produttive nell’era della conoscenza aumentata'.
“Si tratta - prosegue Loiero - di traguardare uno dei requisiti che dovrebbero caratterizzare le politiche pubbliche nel settore dell'industria, cioè la selettività: cercare di compendiare il rigore dei conti pubblici e lo sviluppo, indirizzando le risorse pubbliche, che sono per natura limitate, verso quegli ambiti produttivi che hanno una maggiore dinamica del valore aggiunto quelle che sarebbero più meritevoli di ricevere contributo o sostegno istituzionale”.
Loiero ha concluso ricordando l’importanza del rapporto anche per le altre amministrazioni coinvolte nel disegno delle politiche industriali: “Serve alle varie altre istituzioni, al netto di quelle che hanno contribuito alla sua realizzazione, in particolare l’Istat, anche a fare valutazione delle politiche pubbliche ex ante ed ex post”.

"Quello che emerge dal settimo rapporto è che le imprese ce la possono fare, specialmente le piccole imprese, se stanno in filiera. Non è solo un discorso di catena produttiva, ma è una circolazione di dati, mettere in comune delle competenze, lavorare insieme sulla conoscenza aumentata". Lo ha dichiarato Stefano Cuzzilla, presidente di 4.Manager, intervenuto oggi a Roma alla presentazione del settimo rapporto dell’Osservatorio 4.Manager, 'Le filiere produttive nell’era della conoscenza aumentata'.
Cuzzilla ha evidenziato come l’evoluzione digitale renda necessario un investimento deciso sulle competenze manageriali e sull’innovazione delle piccole e medie imprese. "Per affrontare questa nuova era digitale - prosegue - servono anche delle competenze, perciò un lavoro importante su un reskilling di manager, un lavoro sulle piccole e medie imprese italiane che devono avere il supporto, ma nello stesso tempo devono stare più in rete perché ancora hanno paura di affrontare l'intelligenza artificiale che, invece, deve essere vista come una risorsa".
Il presidente di 4.Manager ha richiamato la necessità di valorizzare il patrimonio di conoscenza del sistema produttivo italiano, mettendo in relazione imprese di dimensioni diverse: "Dobbiamo mettere a fattore comune tutti i nostri vantaggi, tutto il nostro sapere, la conoscenza che è la nostra forza: non solo dei prodotti, ma anche della gestione del dato. Dobbiamo costruire un dialogo sulla fornitura e sulle competenze per affrontare le sfide esterne perché il mondo fuori dall'Europa è sempre più competitivo. Tutto questo va fatto in un’ottica di sistema, perché dopo una crisi pandemica, una crisi energetica e una crisi bellica, un’impresa da sola, anche se forte, non ce la può fare ad affrontare le sfide future".

"In un’economia globale sempre più complessa e interdipendente, rafforzare le filiere significa rafforzare l’Italia, aumentare la creazione di valore aggiunto, sostenere l’export, creare nuove competenze, accelerare la transizione tecnologica e ambientale. Filiera oggi non significa più soltanto un insieme di imprese che operano nello stesso settore ma è espressione di ecosistemi vivi, reti di competenze, relazioni e innovazione". A dirlo oggi l’amministratore delegato di Invitalia Bernardo Mattarella, intervenendo alla presentazione del rapporto dell’Osservatorio 4.Manager, 'Le filiere produttive nell’era della conoscenza aumentata.
"E proprio in questi ecosistemi - spiega - si gioca la capacità dell’Italia di generare valore aggiunto, export, occupazione qualificata e crescita duratura. In questo contesto, Invitalia è diventata un attore chiave. Nell’ultimo anno abbiamo sostenuto come Gruppo più di 63.000 progetti d’impresa, attivando 17,4 miliardi di investimenti e concedendo quasi 6 miliardi di agevolazioni. Ma al di là dei numeri, ciò che conta è la portata più ampia che questi interventi sviluppano non solo a vantaggio del singolo beneficiario ma a favore dell’intero sistema Paese".
"E' così - afferma - che un investimento diventa politica industriale. Invitalia contribuisce a costruire le condizioni abilitanti per lo sviluppo delle filiere, infrastrutture materiali, digitali, sociali e culturali che connettono imprese, comunità e territori, mettendo a disposizione strumenti finanziari, competenze, capacità progettuale e relazioni, ma soprattutto un solido sistema di governance".

L’Italia delle filiere vale 2.600 miliardi di euro, quasi 500 miliardi di export e oltre 17 milioni di occupati. Ma il nuovo rapporto dell’Osservatorio 4.Manager, 'Le filiere produttive nell’era della conoscenza aumentata', mostra che la competitività non si misura più solo in produzione: oggi si misura nella capacità di generare, trasferire e proteggere conoscenza lungo le catene del valore. “Il nostro sistema produttivo - afferma Stefano Cuzzilla, presidente di 4.Manager - ha gli asset per abitare il futuro: creatività, tecnologia, filiere che generano valore. Ma nella quinta rivoluzione industriale la competitività cresce solo se questi asset si parlano. Quando saperi e competenze circolano, il sistema diventa generativo, non estrattivo: entra uno e può uscire mille. È la logica dell’impresa 5.0: dobbiamo rafforzare le leve che la alimentano, dalle politiche di filiera alla cultura d’impresa, dalle piattaforme condivise a una leadership capace di integrare persone e tecnologie. In questo modo l’Ai diventa un vero moltiplicatore di crescita e posiziona il nostro Paese tra i protagonisti della competizione globale nella nuova economia della conoscenza”.
Il Rapporto lo dice chiaramente: la cultura di filiera non è un lascito del passato, è la strategia d’adattamento al futuro in cui le imprese capofila sono gli hub strategici del sistema: definiscono la direzione, diffondono standard, accelerano l’innovazione e innalzano la qualità dell’intera catena del valore. Questi sistemi produttivi non sono più catene lineari, ma ecosistemi cognitivi.
A questa lettura qualitativa si affianca un’analisi economica che ne misura la portata reale. Le filiere ad elevata rilevanza sistemica individuate da Istat - dall’Agroalimentare all’Energia, dalla Farmaceutica all’Abbigliamento, dalla Meccanica all’Ict - generano oltre il 56% del valore aggiunto nazionale e il 67% dell’export, mostrando come la forza dell’Italia risieda nella capacità di integrare produzione, mercati internazionali e conoscenza. Nei comparti a maggiore intensità cognitiva la produttività per addetto varia dai 269.000 euro della Chimica, ai 137.000 euro della Metallurgica. Questi ambiti rappresentano oggi una componente essenziale dell’economia nazionale, contribuendo in modo determinante alla capacità di crescita del sistema produttivo.
Per sostenere questo modello di sviluppo, il Rapporto individua i fronti strategici su cui l’Italia è chiamata a progredire, mostrano margini di miglioramento rilevanti-
-Digitale. Il processo di trasformazione digitale è in corso, ma presenta livelli di adozione ancora contenuti. L’8,2% delle imprese utilizza l’Ai integrata nei propri processi produttivi (Ue 13,5%) e il 45,8% della popolazione possiede competenze digitali di base (Ue 55,6%). I servizi pubblici digitali per le imprese si collocano su valori prossimi alla media europea (80,9% contro 86,2%).
-Etica, Governance dell’AI e Cybersicurezza. Resta cruciale anche il tema della governance dell’Ai, strettamente legato alla cybersicurezza come componente essenziale dei sistemi produttivi avanzati. Quasi un’impresa su quattro segnala che gli aspetti etici rappresentano un ostacolo all’adozione dell’Ai, in particolare per la necessità di definire standard su protezione dei dati, trasparenza algoritmica e responsabilità nelle decisioni automatizzate. A questo si aggiunge la crescente attenzione alla sicurezza informatica: filiere più digitalizzate richiedono infrastrutture resilienti e capacità di prevenire attacchi che possono compromettere flussi informativi strategici.
-Capitale manageriale e competenze: i manager del futuro come orchestratori della conoscenza. Il tema delle competenze e del capitale manageriale rappresenta uno snodo decisivo per la competitività dei sistemi produttivi. Il disallineamento tra domanda e offerta di profili qualificati è evidente soprattutto nelle posizioni ad alta complessità: nel 2024 quasi il 10% delle nuove assunzioni dirigenziali riguarda i Supply Chain Manager - profili che combinano competenze manageriali e specializzazioni in Ict, dati e sostenibilità – ma oltre il 50% delle imprese segnala difficoltà nel reperirli. A questo si aggiungono squilibri strutturali: oltre il 40% dei dirigenti ha più di 55 anni e solo il 22% è donna, fattori che limitano l’ingresso di nuove professionalità nei ruoli apicali.
La fotografia del tasso di managerialità - che misura la presenza e l’intensità dell’azione dei dirigenti nelle filiere - conferma quanto il capitale manageriale sia un moltiplicatore competitivo. Le filiere ad alta intensità cognitiva, come Chimica (274), Ict (238) e Farmaceutica (231), registrano i valori più elevati, mentre Turismo (24), Logistica e Costruzioni (57) evidenziano una capacità più limitata di attivare innovazione e crescita. In questo scenario emerge con chiarezza il profilo del manager del futuro, destinato a diventare un vero orchestratore della conoscenza: non un semplice specialista verticale, ma una figura capace di leggere i cambiamenti, connettere competenze eterogenee e trasformare dati, tecnologie e saperi in direzione strategica.
Per Stefano Cuzzilla, “sostenere l’evoluzione del Made in Italy significa affrontare una nuova fase competitiva che richiede una vera cultura di filiera, politiche industriali innovative di Sistema e un dialogo istituzionale più solido". "Una direzione pienamente coerente con la mission di 4.Manager, che punta a diffondere cultura d’impresa e a rafforzare le competenze necessarie a far crescere le filiere come ecosistemi integrati”, sottolinea.
Su questa visione si articolano le tre direzioni operative fondamentali per i prossimi anni.
Primo asse, infrastrutture della conoscenza: servono piattaforme di dati condivisi, standard comuni, un Osservatorio permanente sulle filiere del Made in Italy e strumenti di skills intelligence per aiutare le imprese a identificare rapidamente le competenze manageriali di cui hanno bisogno. Secondo asse, trasformazione digitale delle imprese: è necessario accelerare la digitalizzazione delle pmi, integrarle nelle reti delle grandi imprese capofila e sostenerle nell’adozione dell’intelligenza artificiale lungo tutti i passaggi delle filiere produttive. Terzo asse, capitale manageriale: il Paese deve investire sui manager del futuro attraverso Academy, percorsi di upskilling e reskilling, esperienze in filiere diverse e programmi di mentorship che favoriscano ricambio generazionale e diffusione delle competenze chiave.
"Parlare oggi di filiere nell’era della Conoscenza Aumentata - dichiara Giuseppe Torre, responsabile scientifico dell’Osservatorio 4.Manager - significa riconoscere che questi sofisticati ecosistemi produttivi non sono più semplicemente 'trasformatori di materia', ma ecosistemi cognitivi che trasformano i saperi in 'saper fare' e il 'saper fare' in prodotti e servizi di elevatissimo valore. Se osserviamo le filiere da questa prospettiva, allora la politica industriale deve spostare il baricentro: non solo incentivi agli investimenti materiali, ma costruzione di data space di filiera, rafforzamento delle competenze dei leader e valorizzazione dei settori ad alta intensità di conoscenza".

“Il nostro obiettivo è fare in modo che lo sport diventi davvero un diritto per tutti, cosa che oggi non è, perché il primo ostacolo alla pratica sportiva resta quello economico”. Lo ha dichiarato Alessandro Onorato, assessore ai Grandi Eventi, Sport, Turismo e Moda di Roma Capitale, intervenuto al CSR Award 2025 all’Auditorium dell’Ara Pacis, l’iniziativa di Entain Italia dedicata ai progetti di inclusione sociale capaci di generare valore nei territori.
Onorato ha sottolineato il ruolo delle fondazioni e delle associazioni che, come quelle sostenute da Entain, “riescono ad arrivare dove talvolta le istituzioni non riescono”. Una collaborazione ritenuta “preziosissima” dall’assessore, che ha annunciato l’avvio di un progetto innovativo destinato a incidere profondamente sull’accessibilità dello sport a Roma: «Nei prossimi mesi abbiamo l'obiettivo di realizzare il primo impianto sportivo dove si potrà praticare attività totalmente gratuita. Un modello che supera il concetto del prezzo calmierato: sarà uno spazio aperto, uno sport senza frontiere, dove chiunque potrà allenarsi senza pagare un euro”.
Accanto alle nuove infrastrutture, Onorato ha ricordato anche le misure economiche a sostegno delle famiglie: “Il Comune distribuisce 6.000 voucher da 500 euro l’uno, per consentire a tante persone di far praticare sport ai propri figli quando non riuscirebbero a sostenerne i costi”.
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