
(Adnkronos) - Dopo quasi trent’anni di musica condivisa, Roberta Sammarelli lascia i Verdena. La bassista, volto storico della band bergamasca insieme ai fratelli Alberto e Luca Ferrari, ha annunciato la sua decisione con un lungo post su Instagram.
“Sarò onesta perché è nella mia natura esserlo - scrive -. Qualcuno già sa, qualcuno lo sospetta, qualcuno invece non se lo aspetta: non suonerò più nei Verdena. È stata una scelta (molto difficile) che ho preso alla fine del tour del 2023 e che ho comunicato alla band già a quel tempo. La notizia non è stata divulgata fino a oggi: chi segue i Verdena sa che non siamo mai stati bravi con le parole, ma è arrivato il momento di dirlo”.
Un messaggio carico di emozione, che ripercorre con gratitudine il percorso artistico e umano iniziato da giovanissima, a soli 16 anni, e durato tre decenni: “Sono stati anni speciali, a volte incredibili, a volte complessi, altri commoventi - sottolinea la bassista -. Niente potrà cancellare quello che è stato fatto, che fortunatamente resta indelebile nella musica. Ora sento il bisogno di andare avanti, in un’altra direzione, in uno o più viaggi che non so dove mi porteranno, ma che è il momento di intraprendere. Buona fortuna a tutti”.
Anche Luca e Alberto Ferrari hanno condiviso un messaggio ufficiale sui canali della band: “Dopo aver condiviso un lunghissimo percorso, alla fine del tour ‘Volevo Magia’, Roberta ci ha comunicato che non avrebbe più fatto parte del progetto. Proseguirà per la sua strada. E noi per la nostra, lavorando a un nuovo album. È da un po’ che questa cosa era in attesa di essere detta, ma forse ci serviva del tempo per metabolizzare. Ringraziamo veramente tanto chi ci ha seguito e aiutato in questi anni. Sperando che il futuro sorrida a tutti”.
La comunicazione si chiude con una frase in pieno stile Verdena: “Siamo tutti sensibili al ridicolo e alla vergogna”. L’uscita di Roberta segna la fine di un’era per i Verdena, tra le band più coerenti del rock alternativo italiano.
Leggi tutto: Roberta Sammarelli lascia i Verdena: "Tempo di andare in altra direzione"

(Adnkronos) - Un granello di pepe, se richiesto. E' quanto prevede il contratto di locazione firmato dal principe Andrea nel 2003 e che gli permette di pagare un affitto simbolico per vivere nella Royal Lodge, una villa con 30 stanze nella tenuta di Windsor. Vale a dire una sterlina all'anno per un affitto che è nominale, e che in realtà potrebbe anche non essere pagata come si legge nel contratto stipulato con la Crown Estate e di cui la Bbc ha visionato una copia. Il principe Andrea avrebbe comunque dovuto pagare somme forfettarie per compiere ristrutturazioni approfondite, circa 8 milioni di sterline per un contratto della durata di 75 anni, e questo lo avrebbe esentato dal pagare l'affitto ogni anno e restare nella villa fino al 2078. Ma secondo quanto rivela Sky News, il principe avrebbe pagato un milione di sterline per l'affitto nel 2003 e, da allora, ''un granello di pepe se richiesto''.
Il Royal Lodge, classificato di Grado II nella tenuta di Windsor, vanta un cottage per il giardiniere, una Chapel Lodge, un cottage con sei camere da letto e alloggi con servizio di sicurezza. I termini del contratto sono stati concordati tra il principe Andrea e la Crown Estate, che opera come una società immobiliare indipendente.
Il contratto di locazione indica anche che il principe Andrea deve continuare a pagare per la manutenzione della Royal Lodge, assicurandosi che le murature esterne siano in buone condizioni ogni cinque anni e dipingendo gli interni ogni sette anni. Deve "tinteggiare, tappezzare, lucidare, decorare" per mantenere la casa in buone condizioni e per tenere in ordine il giardino, si legge nel documento, come riporta la Bbc. Il principe Andrea, in qualità di inquilino, deve anche consentire ai suoi padroni di casa di ispezionare la residenza e rispettare i termini del contratto di locazione.
Tra le altre clausole previste nel contratto di locazione c'è quella che riguarda il fatto che nessun elicottero può atterrare lì e che non è consentito il gioco d'azzardo nei locali.
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Consorzio mozzarella bufala campana Dop: "Prodotto modello di sviluppo tra tradizione e innovazione"

(Adnkronos) - “Quando facciamo qualcosa, lo facciamo con passione e professionalità, ed è per questo che i risultati ci danno soddisfazione”. Con queste parole Domenico Raimondo, presidente del Consorzio di tutela della mozzarella di bufala campana Dop, ha aperto il suo intervento nel corso dell’incontro 'Mozzarella di Bufala Campana-La sfida europea', alla Regie Cavallerizze della Reggia di Caserta. Raimondo ha espresso orgoglio per i risultati raggiunti dal Consorzio, sottolineando come la forza del prodotto risieda nel perfetto equilibrio tra tradizione e innovazione. “La mozzarella di bufala campana - ha detto - è un prodotto che si fa mangiare, nato con la ricetta del nonno ma cresciuto grazie alle tecnologie che ci consentono di portarla in tutto il mondo, garantendo la stessa bontà di quella appena prodotta. Il nostro obiettivo è farla gustare anche a quindicimila chilometri di distanza come se fosse appena uscita dal caseificio”.
Il presidente ha poi ricordato la scelta simbolica della sede del Consorzio, ospitato all’interno della Reggia di Caserta: “Abbiamo voluto essere qui, nella Reggia più bella del mondo, perché questo luogo rappresenta la storia, la cultura e la bellezza del nostro territorio. È da qui che costruiamo la nostra sfida europea: non per difendere la mozzarella di bufala campana Dop, ma per creare intorno a essa un ecosistema capace di generare valore, occupazione e riconoscimento internazionale”.
Nel suo intervento, Raimondo ha delineato la mozzarella di bufala campana Dop come un modello di sviluppo sostenibile e un volano per l’economia locale: “Non è solo un prodotto di eccellenza, ma un simbolo di un’Italia che produce, resiste e innova. Dietro ogni mozzarella ci sono persone, allevatori, casari e famiglie: la forza della Dop è la sua gente, e a loro dobbiamo restituire valore. "Ampio spazio è stato dedicato anche ai temi della sostenibilità e del ricambio generazionale. “Guai - ha detto - a non guardare al futuro. Se non fossimo aperti all’innovazione, saremmo destinati a scomparire. Dobbiamo custodire la ricetta del nonno, ma anche investire in formazione, digitalizzazione e buone pratiche di allevamento. Il futuro della Dop passa dai giovani: servono nuove competenze, più tecnologia e maggiore consapevolezza ambientale”.

(Adnkronos) - Come responsabile amministrativa di una onlus, avrebbe sottratto circa un milione e mezzo di euro dai fondi donati all'organizzazione per beneficenza e avrebbe usato il denaro per ristrutturare casa, comprare immobili e auto. Per questo la donna è stata arrestata a Milano.
Nei suoi confronti, la guardia di finanza di Milano, su delega della procura, ha eseguito un'ordinanza che dispone la misura cautelare personale degli arresti domiciliari, emessa dal Gip, per appropriazione indebita, accesso abusivo ad un sistema informatico e reati tributari. E' stato eseguito un decreto di sequestro preventivo di disponibilità finanziarie e beni per oltre 480 mila euro.
L'indagine, condotta dalla sezione di polizia giudiziaria - aliquota guardia di finanza, ha permesso di individuare il meccanismo fraudolento attraverso il quale la donna, responsabile amministrativa di una onlus di rilievo internazionale, tra febbraio 2022 e maggio 2024, avrebbe sottratto all'ente fondi per circa un milione e mezzo di euro provenienti da donazioni.
In particolare, è emerso che la donna si sarebbe appropriata del denaro accedendo abusivamente ai sistemi informatici dell'ente e falsificando documentazione contabile ed extracontabile. Le somme così sottratte sarebbero state poi trasferite a conti bancari personali e quindi impiegate per la ristrutturazione del proprio appartamento, per l'acquisto di immobili, di un'autovettura e per altri pagamenti.
Alla funzionaria, risultata già condannata per analoghe condotte e per questo sottoposta al regime di detenzione domiciliare, a seguito di un cumulo di pena pari ad anni 6 e mesi 2 di reclusione, vengono contestati anche i reati fiscali di dichiarazione infedele e di omessa presentazione della dichiarazione fiscale, connessi alla tassazione dei proventi illeciti derivanti dall'indebita appropriazione dei fondi della onlus.
 L'uomo è finito fuori strada poi l'impatto contro un muretto...
L'uomo è finito fuori strada poi l'impatto contro un muretto...       Prima volta per l'Isola che è unica regione Ue per il 2026...
Prima volta per l'Isola che è unica regione Ue per il 2026...      
(Adnkronos) - “La Reggia di Caserta era il sogno di una dinastia, i Borbone, che avevano costruito un sistema di residenze reali fondato anche sulla produzione e sull’economia del territorio. È questa la nostra identità più profonda, e anche oggi la nostra missione è sostenere le produzioni di qualità, dalla mozzarella al vino, fino alla pizza: espressioni autentiche della cultura campana”. Con queste parole Tiziana Maffei, direttrice della Reggia di Caserta, è intervenuta nel corso dell’evento 'Mozzarella di bufala campana Dop-La sfida europea', che si sta svolgendo oggi nelle Regie Cavallerizze, dove vengono presentate le ricerche di Nomisma e Arcadia sulla percezione e la reputazione del prodotto simbolo del Made in Italy in Europa.
Maffei ha sottolineato il legame storico e ideale tra la Reggia e il tema della qualità produttiva, ricordando come “la cultura non è solo patrimonio artistico, ma anche capacità di trasformare le risorse di un territorio in esperienza e conoscenza”. “La Reggia - ha spiegato - è un luogo che racconta un sogno dinastico, ma oggi rappresenta anche una comunità viva che dialoga con l’agricoltura, con le filiere e con l’enogastronomia. Noi abbiamo la possibilità di comunicare quanta cultura c’è dietro il cibo e di valorizzare la mozzarella di bufala, come il vino e la pizza, dentro un racconto di territorio”.
Il turismo, ha aggiunto la direttrice, “è un’esperienza culturale del cittadino comune, e deve trasformarsi in un viaggio consapevole. La fruizione dei nostri luoghi non può essere superficiale, ma deve essere un percorso di conoscenza, di ricerca e di ritorno. Solo così si costruisce un turismo che rispetta e valorizza l’identità del territorio”. Maffei ha quindi lanciato un appello alla sinergia tra cultura e produzione: “Inserire il turismo nella dimensione culturale dei territori è fondamentale, perché il punto di contatto è proprio questo: la conoscenza profonda. Cultura e cibo non sono mondi separati, ma parti di uno stesso linguaggio che racconta chi siamo e dove vogliamo andare”.
Leggi tutto: Maffei (Reggia Caserta ): "Turismo, cultura e cibo sono unico racconto di identità"

(Adnkronos) - Prosegue il viaggio di “In Nome della Legalità”, l’iniziativa itinerante promossa da Codere Italia - multinazionale di riferimento del gioco legale - per favorire un confronto costruttivo sul tema del gioco pubblico, con un’attenzione particolare agli aspetti normativi, ai sistemi di controllo e alla prevenzione del disturbo da gioco d’azzardo. Con il patrocinio del Comune e della Provincia di Viterbo, la ventunesima tappa nella Città dei Papi riunisce istituzioni, operatori del settore, rappresentanti delle forze dell’ordine, esperti di prevenzione e referenti dei servizi sociali, con l’obiettivo di analizzare il fenomeno del gioco sul territorio e proporre strumenti concreti per contrastare le derive illegali e favorire un modello sostenibile e responsabile. Sul territorio del comune di Viterbo risultano attivi 73 esercizi per il gioco su canale fisico; 345 sono quelli nella provincia di Viterbo.
“L’Adm promuove e presidia i controlli ed il rispetto delle regole atte a favorire la trasparenza del mercato del gioco legale e la tutela dei soggetti deboli -dice Silvia Amato, Direttrice ufficio delle Dogane di Civitavecchia e di Viterbo (ad Interim)-. L’Erario riceve un gettito considerevole dai giochi, ma vi è anche un costo in termini di presa in carico dal SSN per la cura e la riabilitazione dei soggetti affetti da dipendenza. È quindi naturale interesse dello Stato far sì che il gioco resti circoscritto ad un fenomeno di sano intrattenimento. Il territorio di Viterbo mostra una discreta propensione al gioco; pertanto, queste iniziative sono quanto mai indispensabili per favorire la fruizione del gioco in maniera sana e consapevole. Occorre rendere le regole del gioco responsabile un manifesto di conoscenza del gioco legale e molto si può fare sul territorio in termini di campagne informative, tavole rotonde, coinvolgendo la cittadinanza in iniziative finalizzate alla conoscenza, al pari di quanto avviene periodicamente con le campagne di prevenzione sanitaria”.
Nel 2025, a Viterbo sono state prese in carico dal servizio sanitario per la dipendenza da gioco d'azzardo 51 persone. (Elaborazione As.Tro, su dati Azienda Sanitaria Locale). "Il gioco è un’attività ben disciplinata dal nostro Ordinamento Giuridico e, quando attuata secondo le norme, è lecita e contribuisce alle entrate a favore dello Stato – evidenzia il Ten. Col. Marco Toppetti, Comandante del Gruppo Guardia di Finanza di Viterbo - però con i rischi di sfociare nelle varie forme di ludopatia. La Guardia di Finanza, oltre al controllo e al rispetto delle normative vigenti, svolge attività a sostegno della regolarità dei giochi, principalmente al fine di contrastare il fenomeno del riciclaggio che si cela dietro l’illecito utilizzo del gioco quale mezzo di reimpiego del cosiddetto “denaro sporco”. Le attività poste in essere della Guardia di Finanza, anche mediante l’utilizzo delle banche dati in uso al Corpo nell’ambito dell’esercizio dei poteri di Polizia Valutaria, consentono di individuare e contrastare le regie criminali con la costante aggressione dei patrimoni illegittimamente accumulati. Di notevole importanza anche il contrasto alla fraudolenta sottrazione alle entrate dello Stato (es bookmaker esteri privi di concessione, bische e scommesse clandestine, piattaforme on line non autorizzate etc.)".
Negli ultimi 2 anni su Viterbo e provincia la Guardia di Finanza ha controllato oltre 60 soggetti di cui circa 10 irregolari, con sanzioni per circa 300.000 euro. "L'attività della Divisione Pas ricomprende anche il rilascio delle autorizzazioni di Polizia, fra le quali quelle attinenti alla raccolta scommesse ed il gioco, precisa Claudio Patara, Commissario Capo Vice Dirigente Pas Questura di Viterbo. Le istruttorie si rivolgono agli accertamenti a 360° dei requisiti soggettivi da parte del titolare e del contesto in cui vive. Analogo scrupoloso accertamento viene effettuato in coloro che lo sostituiscono ed ai rappresentanti ex articolo 8 Tulps. Viene, inoltre, effettuato un sopralluogo ai locali ove verrà posta in essere l'attività. Nell'attività di controllo estesa alle attività operanti nel settore del gioco, unitamente anche a personale dei Monopoli, è costantemente verificato il rispetto dell'età maggiorenne degli avventori, delle regole di uso degli apparecchi di gioco sia da parte del cliente che del fornitore. L'esito dei controlli, qualora dovessero emergere denunce penali e/o violazioni amministrative, sono poi valutati ai fini del mantenimento dei requisiti da parte del titolare e/o dei suoi rappresentanti, ai sensi dell'articolo 11 Tulps, per l'adozione di eventuali provvedimenti di sospensione e/o revoca delle autorizzazioni”.
Il gioco legale è una risorsa per il Paese solo se accompagnato da regole chiare, controlli efficaci e un sistema solido di prevenzione. Il confronto con il territorio è essenziale per costruire una rete di tutela reale per i cittadini.
“La legalità è una condizione essenziale per la fiducia tra istituzioni e cittadini e come strumento concreto di tutela delle persone più vulnerabili, aggiunge Mauro Vinciotti, Dirigente del Settore I – Sicurezza integrata e Corpo di Polizia Locale, Mobilità urbana, Amministrazione digitale; dirigente del Settore V - Servizi Sociali, Nuove Generazioni, Volontariato, Educazione del Comune di Viterbo. A partire dall’esperienza del Comune di Viterbo, il ruolo di Polizia Locale, Servizi Sociali e istituzioni territoriali – Asl, Prefettura, Forze dell’Ordine, Scuola e Terzo settore – è complementare nella prevenzione del gioco patologico e nel contrasto alle forme di illegalità legate al gioco. La rete territoriale è fondamentale come modello di prossimità e cooperazione, strumento di educazione civica e di tutela sociale, capace di coniugare controllo, formazione e presa in carico. In questa prospettiva, la legalità non si impone ma si costruisce insieme, perché non è solo rispetto delle regole, ma cultura condivisa e responsabilità diffusa, da coltivare ogni giorno attraverso l’ascolto, la collaborazione e la partecipazione attiva della comunità”.
“L’Assessorato alle Politiche Sociali e all’Educazione che rappresento è fortemente impegnato nella promozione di azioni concrete di prevenzione e sensibilizzazione su tematiche quali le ludopatie e il gioco d'azzardo, rivolte in particolare ai giovani, alle famiglie e alle fasce più fragili della popolazione, dice Rosanna Giliberto, Assessora Politiche Sociali e Educazione, Politiche per la famiglia, Terza età, Nuove generazioni, Inclusione e vita autonoma, Promozione del volontariato, Educazione e Comunità scolastica del Comune di Viterbo. Crediamo fermamente che la legalità non sia solo un principio astratto, ma una pratica quotidiana che si costruisce anche attraverso l’educazione alla responsabilità, alla consapevolezza dei rischi e al valore della salute mentale e sociale. Questo evento rappresenta un momento di confronto e di crescita collettiva, per costruire insieme una comunità più informata, solidale e resiliente di fronte a fenomeni che minacciano il benessere delle persone e la coesione sociale".
Quello del gioco è un settore con un giro d’affari importante e che necessita di un urgente riordino a livello nazionale. “La Legge Delega del 2023 ha avviato la riforma fiscale del gioco pubblico, spiega Domenico Faggiani, Componente dell’Osservatorio Gioco d'Azzardo Patologico Reg. Lazio, Referente problematiche gioco pubblico di Ali Legautonomie Lazio e già responsabile del Coordinamento Nazionale Anci problematiche del gioco pubblico. Il Governo da deciso in prima battuta di procedere con il riordino del gioco a distanza, mentre per il gioco fisico è in corso un confronto tecnico tra Governo, Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, Regioni ed Enti locali. È stato presentato un disegno di legge di proroga dei termini al 31 dicembre 2025. In sede parlamentare, poi, la proroga è stata spostata ad agosto 2026. Tenendo conto delle varie tornate delle elezioni regionali, cui farà seguito l’impegno per la sessione di bilancio, è molto probabile che il riordino del gioco fisico non vedrà la luce nel corso di questo anno. Ma il rischio che non si arrivi in porto neanche nel 2026 è molto alto. Bisognerebbe quindi, nel corso di questi ultimi mesi del 2025, riconvocare il Tavolo tecnico della Conferenza Unificata”.
La divulgazione condivisa di tematiche legate al gioco e al Disturbo da Gioco d’Azzardo è uno strumento utile sia della prevenzione, sia della terapia di supporto alle persone che sviluppano delle patologie. “Determinante per il contenimento della diffusione del gioco d'azzardo è proprio la sinergia tra tutti i soggetti che possono essere coinvolti, quindi le istituzioni, le ASL con i servizi appositi, le forze dell'ordine, la scuola, ma anche le associazioni sportive, le parrocchie e le varie realtà del territorio, dichiara Elena Angiani, Assessora Economie e risorse finanziarie, Bilancio, Tributi, Economato, Benessere animale, Contenzioso e Società partecipate. Pertanto, è importantissimo organizzare eventi di formazione ed informazione su questo argomento, proprio per fornire gli strumenti necessari ad un'efficace azione preventiva”.
La dipendenza da gioco necessita di maggiore attenzione soprattutto se legata alla modalità a distanza. “La dipendenza da gioco online rappresenta una problematica significativa nel campo della psicologia clinica – precisa Gianfranco Fragomeni, psicologo clinico, esperto in dipendenze da gioco patologico – caratterizzata da un coinvolgimento eccessivo e compulsivo nei giochi online che compromette varie aree della vita di un individuo. Negli ultimi tempi si è notata una crescita di questa patologia nei giovani che preferiscono il gioco on line perché più “portata di mano” e con più garanzie in termini di discrezione. Diversi studi dimostrano che la dipendenza da gioco online è associata a gravi conseguenze per la salute psicofisica dell’individuo. È un disturbo che richiede un’attenzione particolare sia da parte dei professionisti della salute mentale, sia dalle famiglie “.
L’analisi del territorio di Viterbo deve aiutare a comprendere meglio dinamiche e bisogni locali, ma anche in ottica nazionale. “Siamo in una fase molto delicata per il settore del gioco legale – sottolinea Marco Zega, Direttore Affari Istituzionali e Sviluppo Business di Codere Italia – perché, dopo i primi passi del riordino avviati con la gara per il gioco online, resta da affrontare la parte più complessa, quella del gioco fisico. È fondamentale trovare un equilibrio tra gli interessi di Stato, operatori e territori, superando pregiudizi e riconoscendo al gioco pubblico la dignità di un vero comparto economico. Solo attraverso il dialogo, l’analisi dei dati e la collaborazione tra le parti – principi che da 12 anni animano il progetto. In nome della Legalità – si possono individuare soluzioni efficaci. La presenza degli operatori del gioco legale sul territorio rappresenta un presidio di legalità e un supporto concreto nella prevenzione del gioco patologico e nella lotta all’illegalità, in sinergia con ASL e amministrazioni locali. La sfida ora è nelle mani dei decisori centrali: costruire un riordino del settore equo e sostenibile, che non penalizzi il gioco fisico, tuteli i posti di lavoro e garantisca regole certe e una prospettiva stabile per tutti gli attori coinvolti”.
Dopo Viterbo, il progetto itinerante “In Nome della Legalità” farà tappa in altre città italiane dove Codere è presente con le sue Gaming Hall.

(Adnkronos) - Sarà la coppia storica composta da Ezio Greggio e Enzo Iacchetti a condurre lo sbarco in prima serata di 'Striscia la notizia'? In molti pensano di sì dopo che Greggio, intervenendo il 19 ottobre a 'Domenica In' con un videomessaggio affettuoso rivolto a Iacchetti che era ospite di Mara Venier, ha detto: “Sono molto contento perché a breve torneremo a lavorare insieme nella nostra trasmissione. Non vedo l’ora di rivederti da vicino e abbracciarti”. Ma alla domanda di Mara Venier su quando ricomincerà 'Striscia la Notizia', Iacchetti ha preferito non sbilanciarsi: “Non si sa, Mara. Gira voce che si cominci, questa è l’unica cosa che posso dire”.
Non è chiaro infatti se 'Striscia', nella nuova versione di prima serata, tornerà in onda nella seconda settimana di novembre, come profetizzato da Jimmy Ghione all'inizio di settembre, ospite della rassegna 'Protagonisti' a La Spezia, quando però non era ancora stato svelato il cambio di collocazione dall'access prime time al prime time. Ma secondo i ben informati, il ritorno dovrebbe avvenire comunque entro novembre, per mantenere la promessa fatta da Pier Silvio Berlusconi a luglio durante la presentazione dei palinsesti di Mediaset, quando disse che se anche 'La Ruota' avesse fatto "un trilione di ascolti", il programma di Antonio Ricci sarebbe tornato "in una nuova veste" a novembre.
Il piano di produzione del nuovo show di prima serata, che presenterà il tg satirico in una versione inedita adattata ai tempi e al pubblico del prime time, è - a quanto apprende l'Adnkronos - ancora in fase di definizione. A Mediaset le bocche sono cucitissime. Tanti sarebbero ancora i dettagli da stabilire, a partire dalla serata prescelta per la collocazione in palinsesto. Tranne il sabato sera, occupato da 'Tu sì que vales' costantemente leader, le altre serate sono tutte candidabili, persino quella del lunedì, dove attualmente c'è il 'Grande Fratello', che però per sua natura è uno show che potrebbe potenzialmente spostarsi in altra serata, giacché i concorrenti sono nella 'casa' 24 ore su 24, 7 giorni su 7.

(Adnkronos) - "Siamo convinti che il rilancio della competitività europea passi proprio da economie locali solide e dinamiche. È necessario rafforzare la nostra competitività, consolidare la coesione territoriale affinché nessuna regione resti indietro nel percorso di crescita ed innovazione". Lo ha detto oggi il vicepresidente esecutivo della Commissione Europea, Raffaele Fitto, intervenendo in videomessaggio al Salone del Leasing 2025.
"L'attuale scenario geopolitico ed economico, caratterizzato da una crescente complessità e da rapidi mutamenti, ci impone una riflessione profonda e azioni rapide per garantire all'Europa un futuro di solidità" ha poi concluso.
Leggi tutto: Fitto: "Rilancio della competitività passa da economie locali"
 Da lunedì 27 ottobre tram ogni 10 minuti...
Da lunedì 27 ottobre tram ogni 10 minuti...      
(Adnkronos) - Da oggi alla guida della categoria delle lavoratrici e dei lavoratori delle costruzioni Uil c’è il friulano Mauro Franzolini, sindacalista impegnato nella Uil fin dal 1987. A deliberarlo il consiglio generale Fenealuil, che ha riunito, oggi a Roma, presso il Nhow Hotel, i suoi componenti e ha eletto all’unanimità Franzolini nuovo segretario generale. Circa 200 i partecipanti, con numerosi ospiti fra i quali il segretario generale Uil Pierpaolo Bombardieri, la segreteria confederale, i segretari generali delle categorie, numerosi segretari regionali confederali e i presidenti dei servizi Uil.
Entra a far parte della nuova segreteria, inoltre, Andrea Merli, già responsabile della formazione nazionale e delle politiche internazionali, che da oggi si occuperà di contrattazione dei materiali da costruzione – legno, cemento, lapidei e laterizi - insieme con i segretari nazionali Pierpaolo Frisenna responsabile delle politiche organizzative, Francesco Sannino responsabile della contrattazione edile, Stefano Costa responsabile salute e sicurezza, mercato del lavoro e appalti, Vincenzo Mudaro – tesoriere nazionale. Il Consiglio ha, inoltre, deliberato l’avvio della stagione congressuale che si concluderà con la celebrazione del xix congresso della categoria nei giorni 13-14-15 maggio 2026 a Taranto.
Franzolini subentra a Vito Panzarella, che ha guidato con successo la Federazione dal 2014, portando avanti una crescita costante dei suoi iscritti e un innalzamento qualitativo della categoria estremamente importante che ne ha fatto una federazione coesa e forte, apprezzata dalle lavoratrici e dai lavoratori e punto di riferimento nel panorama sindacale attuale. Appena eletto il neo segretario ha voluto ricordare la figura di Giulio Regeni. Giovane ricercatore italiano che si trovava in Egitto nel 2016 per una ricerca sui sindacati indipendenti egiziani, quando è stato rapito, torturato e ucciso. “Giulio era un ragazzo impegnato per la verità e la giustizia dei più deboli, il suo esempio non va dimenticato ma ricordato, e per questo non smettiamo di chiedere verità e giustizia sulla sua morte", ha detto.
Franzolini si è detto onorato di essere stato scelto per rappresentare la categoria e felice di continuare l’opera riformista iniziata da Panzarella. “Mi auguro -ha sottolineato- che anche la politica riesca a ritrovare la spinta riformista di cui questo Paese ha bisogno per rispondere alle esigenze di un lavoro che cambia. Da parte nostra massima apertura al confronto sulle tematiche che ci riguardano per garantire la tutela degli interessi di tutte le lavoratrici e di tutti i lavoratori. Per questo rimaniamo concentrati sui rinnovi contrattuali, sia nazionali che territoriali – ha spiegato - attraverso i quali vanno difesi i diritti e l’uguaglianza delle condizioni di lavoro, va recuperato e migliorato il potere di acquisto in un’ottica di maggiore redistribuzione dei profitti. Bene in questo senso la detassazione degli aumenti contrattuali inserita in manovra. Ma occorre rimettere al centro la dignità lavorativa riportando ordine nel sistema delle tutele, perché il dumping contrattuale non diventi normalità. Su questo, ancora una volta, il Presidente Mattarella è stato chiaro", ha ricordato.
E proprio contro il lavoro povero e il lavoro privo di tutele promosso nei contratti pirata Franzolini ha richiamato l’attenzione sul sistema bilaterale edile: "parliamo di un modello – ha sottolineato - che va replicato in altri settori e non di certo abolito, un patrimonio di prestazioni e competenze fortemente attaccato nell’ultimo anno attraverso interlocuzioni di frange della politica con associazioni imprenditoriali poco rappresentative e che non comprendono i suoi vantaggi straordinari. Noi continuiamo a lavorare, di concerto con le controparti datoriali, per efficientare questo strumento ancora di più e mostrare quanto utile sia per avere un settore sano, regolare e sicuro".
"Le ultime inchieste giudiziarie che coinvolgono gli appalti così come i continui incidenti nei cantieri e nelle fabbriche, mostrano chiaramente -ha continuato il dirigente sindacale- quanto ancora ci sia da fare, quanti lavoratori siano in realtà fantasmi persi tra le maglie della lunga catena dei subappalti, ricattati, sfruttati e senza alcun diritto contrattuale. Per questo vanno premiati i sistemi virtuosi come il nostro che rendono visibili gli invisibili, fanno emergere il lavoro nero e danno dignità al lavoro. Al governo diciamo di confrontarci senza pregiudizi e di dialogare con noi lavorando insieme anche su questo, per colpire e smantellare le condizioni che permettono la disapplicazione delle norme. Servono più controlli, veri e non prestabiliti, una seria qualificazione delle imprese, formazione continua e di qualità, una strutturazione del settore che favorisca anche l’’innovazione tecnologica che tanto può fare anche per la salute e la sicurezza", ha sottolineato ancora.
Ultimo punto affrontato dal neosegretario è l’impegno sulla crescita organizzativa “il lavoro portato avanti in questi anni da chi mi ha preceduto è stato straordinario, la nostra federazione è cresciuta tantissimo grazie all’impegno di tutti ma anche alla passione che Vito ci ha saputo trasmettere. Ascoltare, comprendere e aiutare lavoratrici e lavoratori è la nostra missione e occorre tenerlo presente sempre. Proseguiremo sulla strada del rinnovamento e dell’efficienza per essere sempre più rappresentativi e far sì le ragioni della Uil e della Feneal, cioè di chi rappresentiamo, siano ascoltate", ha concluso.
Leggi tutto: Sindacato: Mauro Franzolini eletto nuovo segretario generale FenealUil

(Adnkronos) - "Dopo il no di Jannik Sinner alla Coppa Davis, il Codacons chiede il ritiro di tutti i riconoscimenti ufficiali e delle onorificenze assegnate al tennista". Si apre così il perentorio comunicato con cui il Codacons prende posizione nel caso alimentato attorno a Jannik Sinner. Il numero 2 del mondo ha annunciato che non giocherà le Final Eight di Coppa Davis per gestire meglio la preparazione in vista della prossima stagione. La decisione, non anomala per i big del tennis considerato il calendario, in Italia ha scatenato polemiche che hanno coinvolto anche soggetti extra-tennis.
"La scelta di Sinner di rinunciare a giocare la coppa Davis rappresenta uno schiaffo all’Italia, agli italiani e a milioni di tifosi appassionati di tennis – spiega l’associazione – E’ nel diritto di ogni sportivo decidere sulla propria carriera e anteporre altri interessi, anche economici, a quelli del Paese che rappresentano, ma una simile scelta deve essere portata avanti con coerenza", scrive il Codacons.
"Non si può essere rappresentanti dell’Italia nel mondo quando c’è da ritirare riconoscimenti ufficiali, per poi fare scelte sportive che vanno nella direzione diametralmente opposta. Per tale motivo, e dopo la decisione di Sinner di non partecipare alla coppa Davis, chiediamo siano ritirate tutte le onorificenze e annullati i riconoscimenti istituzionali assegnati al tennista, dalla nomina ad “Ambasciatore della Diplomazia dello Sport” della Farnesina al Collare d’Oro al merito sportivo del Coni, fino alla cittadinanza onoraria del Comune di Torino", prosegue la nota.
"Se Sinner dedicasse meno tempo a girare spot pubblicitari per qualsiasi prodotto, forse avrebbe modo di rappresentare meglio il proprio Paese sia nello sport sia fuori dallo sport", la chiusura.
Leggi tutto: Sinner, anche il Codacons contro Jannik: "Via le onorificenze"

(Adnkronos) - "Vennero qui il primo novembre, verso le undici e un quarto di sera. Era tardi, al ristorante c'erano solo mio padre, mia madre, il pizzaiolo e il cameriere. Ma Pasolini era un frequentatore assiduo e venne fatto sedere comunque. Ad accompagnarlo c'era un ragazzo gracile, era Pino Pelosi". Sono passati cinquant'anni da quella notte, quando Pier Paolo Pasolini venne ucciso all'Idroscalo di Ostia, che oggi lo ricorda con una scultura di Mario Rosati. Mezzo secolo di processi, arresti, smentite, revisioni, dubbi e nuove inchieste che sembrano non aver scalfito i ricordi di Roberto Panzironi, titolare del ristorante 'Al biondo Tevere', sull'Ostiense, dove l'autore di 'Ragazzi di vita' consumò il suo ultimo pasto insieme al ragazzo 'gracile' e affamato che per le cronache fu l'indiscusso assassino di Pasolini.
"Nel 1975 avevo 18 anni - racconta all'Adnkronos il ristoratore romano - Pelosi era un ragazzo come me, lui 17enne. Mangiò solo lui quel 1 novembre, lasciando spizzicare di tanto in tanto il 'poeta' che qui veniva con tanti ragazzi a preparare le scene dei film. Ricordo ancora bene che il 'professore', così lo chiamavano i miei, si fermava il pomeriggio, quando andavano via i clienti del pranzo e aspettavamo quelli della cena: lui stava lì, preparava le sequenze, istruiva i collaboratori e si confrontava con i tecnici. E' qui che girò anche 'La commare secca'. Veniva spesso con Moravia, Dario Bellezza, ma anche Dacia Maraini, e si metteva sempre a un tavolo quadrato che abbiamo nella sala sopra. Parlavano di poesie, di libri; contrariamente a Moravia, che era burbero con gli aspiranti scrittori che gli chiedevano consigli, Pasolini era sempre tranquillo e aiutava i più giovani a mettere giù i loro testi".
"Quella sera Pasolini e Pelosi si sedettero a un tavolo che ancora oggi è nella sala principale del nostro ristorante, fermo nel tempo eppure pronto a ospitare ogni nuovo cliente. Sulla sedia dove Pasolini si accomodò, c'é ancora un fiocchetto che mia madre legò a una gamba appena seppe la tragica notizia. Si fermarono poco, venti, trenta minuti - continua Roberto -. Era tranquillo, spizzicò qualcosa dal piatto di Pelosi, non alzò mai la voce, e a mezzanotte meno qualche minuto papà li accompagnò al cancello e lo salutò".
Oggi il ristorante sulle sponde del Tevere vive nella memoria di Pasolini, una targa ne celebra "l'amore rivolto al popolo di Roma". "Di lui, a me che ero poco più che un ragazzino, una cosa è rimasta impressa più di ogni altra: mangiava sempre senza sale, perché diceva che gli bloccava il cervello. Il primo carpaccio che servimmo qui, verso la fine degli anni Sessanta, fu il poeta a insegnarlo a mia madre. Era un carciofo tagliato fino fino, messo sotto limone con un filo d'olio, ma, per carità, sempre e rigorosamente senza sale". (di Silvia Mancinelli)

(Adnkronos) - "Il Difensore civico svolge un ruolo importante. Riduce la distanza che spesso si crea tra i cittadini e le istituzioni. Vogliamo continuare a valorizzare la figura che sa comunicare le esigenze e le problematiche dei cittadini del territorio". Sono le parole del presidente del Consiglio regionale del Lazio, Marino Fardelli, partecipando, oggi a Roma, alla presentazione del progetto ‘Il difensore civico sui banchi di scuola’. Un’iniziativa che mira ad avvicinare i giovani alla figura eletta dal Consiglio regionale con il compito di tutelare il cittadino dagli abusi, ritardi e negligenze della Pubblica Amministrazione.
Attraverso incontri, laboratori e momenti di confronto, l’iniziativa porterà il Difensore civico a dialogare direttamente con studenti e istituti scolastici del territorio sui temi dei diritti, della cittadinanza attiva e della giustizia sociale. Anche il presidente del Consiglio regionale parteciperà agli incontri con le studentesse e gli studenti: "Andrò nelle scuole a presentare i progetti e faremo in modo che ogni consigliere, di qualsiasi partito, colore o bandiera, possa accompagnare il Difensore civico in questo percorso - fa sapere Aurigemma - È importante che la Regione svolga il suo ruolo istituzionale e che sappia diffondere la consapevolezza sul ruolo e sulle competenze del Difensore civico".
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(Adnkronos) - "L'ufficio del difensore civico rappresenta un presidio di legalità, di partecipazione e di trasparenza. La platea di cittadini che vi si rivolge è over 60. Il progetto presentato oggi è un investimento sul capitale umano per il futuro dei ragazzi che oggi frequentano le scuole e che domani saranno cittadini consapevoli della nostra società". Così Marino Fardelli, Difensore civico della Regione Lazio e Presidente del Coordinamento nazionale dei Difensori civici delle Regioni e delle Province Autonome Italiane, intervenendo, oggi a Roma, alla presentazione del progetto ‘Il difensore civico sui banchi di scuola’.
Un’iniziativa che mira ad avvicinare i giovani alla figura, eletta dal Consiglio regionale, che ha il compito di tutelare il cittadino dagli abusi, ritardi e negligenze della Pubblica Amministrazione ed assicurarne il buon andamento, la correttezza e l’imparzialità. "Un presidio di legalità, di partecipazione e di trasparenza", lo descrive Fardelli.
Il progetto, che vuole "investire sulla consapevolezza dei propri diritti, sulla partecipazione attiva e la giustizia sociale, in un momento di conoscenza e informazione", specifica il difensore civico del Lazio, è il primo passo di un percorso che si dipanerà negli istituti scolastici del territorio, attraverso incontri, laboratori e momenti di confronto con gli studenti.
Leggi tutto: Fardelli (Dif. Civico Lazio): "Rendiamo più consapevoli i cittadini di domani"

(Adnkronos) - Il disegno di legge di bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2026 e bilancio pluriennale è stato bollinato dalla Ragioneria di Stato e inviato dal ministero dell'Economia e delle Finanze alla presidenza del Consiglio dei ministri. Lo comunica una nota del Mef. Il testo conta 154 articoli nella sua versione finale: erano 137 nella prima bozza circolata nei giorni scorsi.
Nel testo cambia la norma sugli affitti brevi: l’aumento dell’aliquota sulla cedolare secca al 26% sul primo immobile vale solo per chi si affida a intermediari immobiliari o portali telematici, mentre resta al 21% per gli altri. Nel documento si legge infatti che l'aliquota è ridotta al 21% per i redditi derivanti dai contratti di locazione breve relativi a una unità immobiliare individuata dal contribuente in sede di dichiarazione dei redditi "sempre che, durante il periodo d’imposta, non siano stati conclusi contratti aventi ad oggetto tale unità immobiliare tramite soggetti che esercitano attività di intermediazione immobiliare o tramite soggetti che gestiscono portali telematici, mettendo in contatto persone in cerca di un immobile con persone che dispongono di unità immobiliari da locare".
Confermato il taglio dell’Irpef dal 35 al 33% per i redditi dai 28mila ai 50mila euro e la sterilizzazione sopra ai 200mila euro, tramite detrazioni. “Per i contribuenti titolari di un reddito complessivo superiore a 200.000 euro l’ammontare della detrazione dall’imposta lorda spettante in relazione ai seguenti oneri, determinato tenendo conto di quanto previsto dai commi precedenti e dall’articolo 15, comma 3-bis, è diminuito di un importo pari a 440 euro”, si legge nel testo.
Nel testo bollinato è stato inserito un articolo, il 134, attraverso il quale si istituisce un fondo da ripartire "con una dotazione di 2.200 milioni di euro per l'anno 2026, destinato a far fronte agli effetti finanziari derivanti da contenziosi nazionali ed europei". Scopo del fondo è quello di dare copertura a eventuali procedure di infrazione verso l'Italia o sentenze a carico dello Stato. Tra queste rientra il rimborso nei confronti di Mediolanum da parte del fisco italiano in seguito alla sentenza della Corte di giustizia europea sulla questione della doppia tassazione dei dividendi.
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(Adnkronos) - "Quella del Mostro di Firenze non fu solo una sequenza di omicidi seriali, ma un vero e proprio atto di odio profondo e patologico verso le donne. Un femminicidio ripetuto, anche se allora, più di 40 anni fa, non lo chiamavamo così. L'obiettivo era la donna, il cui corpo veniva, se possibile, mutilato e sfregiato, mentre l'uomo veniva eliminato soprattutto in quanto ostacolo". L'ex magistrata Silvia Della Monica è stata una figura chiave nella primissima fase dell'inchiesta sul serial killer mai identificato, autore di otto duplici omicidi commessi tra il 1968 e il 1985 nei dintorni di Firenze.
Da sostituto procuratore della Procura di Firenze fu tra i primi a capire che la scia di sangue degli anni Ottanta affondava le radici nel primo delitto del 21 agosto 1968. Fu lei a ricevere, nel settembre 1985, l'anonima busta contenente un lembo di seno della vittima francese Nadine Mauriot, l'ultima della lunga e inquietante catena di delitti. Un macabro messaggio, che riapriva simbolicamente la sua connessione con un'indagine che aveva già lasciato.
Oggi, a distanza di quarant'anni, la nuova serie 'Il Mostro' di Stefano Sollima - distribuita da Netflix - riaccende l'attenzione su quella stagione cupa. E Della Monica, con discrezione, ha accettato di commentare pubblicamente l'opera del regista che ha già firmato i successi televisivi di 'Romanzo criminale', 'Gomorra' e 'Suburra', avendo avuto l'opportunità di visionare i quattro episodi realizzati.
"Sollima è stato molto attento, ha ricostruito bene quel periodo, con precisione. Io ho solo risposto a qualche domanda tecnica, niente di più - premette Della Monica intervistata dall'Adnkronos - Ma ho apprezzato che non abbia mai cercato di spettacolarizzare l'orrore e la sofferenza, con grande rispetto delle vittime. Il suo lavoro parte da un momento investigativo che col tempo era stato un po' accantonato, ma che aveva messo a nudo l'origine della vicenda: il collegamento con il duplice omicidio del 1968, la stessa pistola Beretta calibro 22 usata nei diversi delitti anche se mai ritrovata, la pista sarda e soprattutto la violenza misogina che permeava tutto".
Secondo Della Monica, è proprio l'ambiente "squallido e patriarcale" che Sollima riesce a rendere in modo efficace. Un contesto in cui "le donne non avevano alcun valore, ridotte a oggetto. Una cultura del dominio maschile feroce, radicata e silente". Una rappresentazione che, per l'ex magistrata, va oltre la cronaca giudiziaria. "È una lettura storica e sociale - sottolinea - che restituisce dignità alle vittime, senza morbosità".
Eppure, per chi come lei ha vissuto quegli anni da protagonista, la visione della serie Netflix porta inevitabilmente a riflettere sulle difficoltà investigative dell'epoca. "Lavoravamo con strumenti che oggi sembrerebbero preistorici. Niente archivi digitali, niente Dna, nemmeno l'idea di isolare una scena del crimine era scontata. E poi, le intercettazioni? Un'impresa".
Della Monica entrò nel caso nel 1981, affiancando un collega nella gestione di un duplice omicidio, mentre già si occupava di criminalità organizzata. "Fui la prima donna magistrato nella Procura di Firenze, e, probabilmente, nell’intero distretto della Corte d'Appello. Seguii in particolare il caso di Baccaiano, il delitto avvenuto il 19 giugno 1982, e in quella circostanza chiesi ai familiari di autorizzare una ricostruzione mediatica, e concordai con la stampa di dare la notizia che il ragazzo era sopravvissuto e aveva avuto il tempo di fornire indicazioni agli inquirenti, Speravo in una reazione di chi aveva commesso il delitto. In effetti giunse una telefonata sospetta ma non fu possibile registrarla e svilupparla per le difficoltà che all’epoca presentavano le intercettazioni".
La pista sarda - quella che ipotizzava il coinvolgimento di un gruppo di uomini provenienti dalla Sardegna, legati da vincoli familiari e da un codice patriarcale violento - rimane, a suo giudizio, una chiave ancora oggi importante: "Per avere consentito il collegamento dei successivi omicidi con quello del 1968 e soprattutto con la pistola calibro 22, la stessa arma anche nei successivi omicidi. Ma l'arma, purtroppo, non fu mai trovata. Indagando su questo caso, vi era duplice preoccupazione: fermare l'autore di questi terribili delitti, dando una risposta alle famiglie delle vittime e ad una Toscana terrorizzata, ma anche agire con sempre maggiore. attenzione e prudenza perché ad ogni arresto di un possibile sospettato negli anni '80 seguiva inevitabilmente un altro duplice omicidio. Quindi trovare l'arma era fondamentale".
E da lì nacquero divisioni investigative. E fu per questo - per divergenze sull'arresto di alcuni sospettati avvenuto mentre era all’estero per indagini di criminalità organizzata negli - che decise di lasciare le indagini. "Non condividevo l'arresto di Mele e di Mucciarini. Soprattutto mancava, in una situazione indiziaria immutata, il ritrovamento della pistola. E temevo che potesse avvenire un nuovo duplice omicidio. In quel periodo avevo anche da seguire altre inchieste internazionali di criminalità organizzata e mi sembrò più opportuno farmi da parte, in sordina, senza creare tensioni tra gli inquirenti".
Eppure, la storia tornò a bussare alla sua porta in modo clamoroso, proprio nel 1985, con la lettera anonima contenente la parte del corpo di Nadine Mauriot: "Un messaggio diretto, quasi personale. Ma io cerco sempre di attenermi ai fatti. In quel momento fui costretta a rientrare, anche se non desideravo farlo. Comunque era un messaggio macabro che non mi sorprese e che avevo ipotizzato come possibile sfida verso gli inquirenti, in particolare a Piero Vigna, che io avevo coinvolto nelle indagini, per le sue indiscusse capacità investigative. Anche Vigna interpretò questo messaggio, corredato da un lembo di seno della vittima, come un ulteriore sfregio alle donne e, in particolare, una sfida verso un magistrato donna".
Alla domanda su quale sia il suo giudizio complessivo sulla ricostruzione Netflix, Della Monica risponde con equilibrio: "Manca, se non sbaglio, il momento in cui io abbandonai le indagini e fui poi richiamata in causa. Ma la serie è interessante, ben documentata, onesta, accurata nei dettagli, rispettosa e non dà risposte forzate". Alla domanda se di questo episodio si potrebbe parlare in una prossima serie, risponde: "Solo Sollima può dirle se ci saranno altre puntate".
Infine, un pensiero per chi ha ereditato il peso dell'inchiesta: "Non ho mai voluto suggestionare chi è venuto dopo di me. Tutti i colleghi che si sono occupati degli omicidi del Mostro lo hanno fatto con grande impegno e serietà. Nessuno può immaginare cosa volesse dire lavorare con i mezzi dell’epoca e sotto una pressione emotiva, carica di attese. La verità non l'abbiamo trovata, ed è un dolore che resta"
E il Mostro? Per Della Monica, resta ancora un caso aperto. Ma non ha mai dubbi su un punto: "Gli omicidi del Mostro sono stati guidati da una brutale violenza di genere, da un odio palese verso le donne. E questo, il regista Stefano Sollima l'ha raccontato nel modo più giusto possibile". (di Paolo Martini)
Leggi tutto: Mostro di Firenze, ex magistrata: "Fu femminicida seriale, odiava le donne"

(Adnkronos) - Kenan Yildiz al Santiago Bernabeu, con la 10 di Alessandro Del Piero. Oggi, mercoledì 22 ottobre, la Juventus sfida il Real Madrid - in diretta tv e streaming - nella terza giornata di Champions League, tornando in quello stadio che è stato teatro di sfide memorabili. Tudor, per uscire dal momento negativo certificato dal brutto ko di Como nell'ultimo turno di Serie A, si affida ancora una volta a Yildiz, ora più che mai leader tecnico e faro offensivo bianconero.
"Ogni bambino sogna di giocare in quello stadio, uno dei più belli del mondo. Affrontare un club del genere in Champions è incredibile. Sognavo di essere qui, e ora il mio nome è tra quello dei protagonisti. È un grande orgoglio", sono state le parole emozionate alla Uefa di Yildiz, che ad appena 20 anni si è caricato il peso della Juventus sulle spalle, iniziando la stagione con 5 gol e 6 assist in 13 presenze. Il 'nuovo' ruolo di leader, e quella fascia da capitano che potrebbe ricadere sul suo braccio per la prima volta in Champions proprio al Bernabeu, ha richiamato ancora di più il paragone con Alessandro Del Piero, leggenda bianconera.
Corsi e ricorsi storici che si intrecciano in Champions League. Nel settembre 2024 Yildiz era diventato il più giovane marcatore della storia juventina nella massima competizione europea, a 19 anni e 136 giorni, segnando al Psv un gol... alla Del Piero e infrangendo proprio il record di Alex, in rete a 20 anni e 308 giorni. "A me piacciono questi gol", aveva commentato negli studi di SkySport l'ex capitano bianconero allargando il sorriso. In primo piano le immagini del tiro a giro di Kenan e della 'prima volta' di Del Piero contro il Borussia Dortmund nel 1995.
In molti rivedono in Yildiz movenze e qualità che erano state di Del Piero. L'abbraccio tra i due, in realtà, c'è già stato. In occcasione di Juventus-Atalanta, gara di campionato terminata 1-1. 'Pinturicchio' era allo Stadium come commentatore per la Cbs e nel pre-partita è stato 'puntato' proprio dal talento turco. Yildiz ha quindi ha interrotto il riscaldamento per qualche secondo ed è piombato alle spalle di Del Piero, abbracciandolo tra i sorrisi di Alex e dello studio.
La speranza di Yildiz, in vista della sfida con il Real Madrid, è ricalcare le orme di chi, proprio al Bernabeu, ha scritto la storia. "Dico sempre che non mi piacciono i paragoni tra me e Del Piero, perché lui è una leggenda, ha finito la sua carriera, mentre io sono appena all'inizio", ha spiegato il turco, "voglio costruire la mia storia. Però sì, lui è uno di quelli che ho sempre ammirato". E chissà se nella memoria di Kenan c'è quel Real Madrid-Juventus del 5 novembre 2008.
Quel giorno la doppietta di Del Piero regalò un 2-0 storico alla Juventus di Ranieri. Alex firma il primo gol al 17' con un sinistro rasoterra all'angolino, che non lascia scampo a Casillas. La 'linguaccia' si ripete nella ripresa. Al 67' Del Piero trasforma un calcio di punizione dal limite dell'area superando la barriera e lasciando immobile, tra il sorpreso e lo sconsolato, il portiere spagnolo. Nel mezzo c'è una partita di talento e di governo, certificata dalla standing ovation con cui il Bernabeu lo saluta al momento dell'uscita dal campo.
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