
Un tempo vagavano per le pianure ghiacciate dell'Eurasia e del Nord America, perfettamente adattati alla vita durante l'ultima era glaciale (circa 115.000-11.500 anni fa). Con la loro folta pelliccia, le zanne ricurve e le dimensioni imponenti, i mammut lanosi pascolavano nelle steppe che si estendevano nell'emisfero settentrionale. Ma con il riscaldamento climatico sono gradualmente scomparsi. Le ultime piccole mandrie sono sopravvissute su remote isole artiche fino a soli 4.000 anni fa. Ma questi pachidermi del passato fanno ancora oggi parlare di sé, grazie a una preziosa eredità, riportata alla luce dalle mani sapienti di un team di ricercatori. Esperti dell'università di Stoccolma sono riusciti infatti, per la prima volta in assoluto, a isolare e sequenziare con successo molecole di Rna da mammut lanosi dell'era glaciale.
Si tratta delle sequenze di Rna più antiche mai recuperate: provengono da tessuti di mammut conservati nel permafrost siberiano per quasi 40.000 anni, che appartenevano a un giovane esemplare, battezzato Yuka. Lo studio, pubblicato sulla rivista 'Cell', dimostra che non solo il Dna e le proteine, ma anche l'Rna può essere conservato per periodi di tempo molto lunghi, e dalla sua analisi possono emergere nuove informazioni sulla biologia di specie estinte da tempo. "Grazie all'Rna possiamo ottenere prove dirette di quali geni erano 'accesi', offrendo uno sguardo sugli ultimi momenti di vita di un mammut che ha camminato sulla Terra durante l'ultima era glaciale - spiega Emilio Mármol, autore principale dello studio, già ricercatore post-dottorato all'Università di Stoccolma, ora in forze al Globe Institute di Copenaghen - Sono informazioni che non possono essere ottenute solo dal Dna".
Mármol, durante il suo periodo nell'ateneo svedese, ha collaborato con i ricercatori dello SciLifeLab e del Centre for Paleogenetics, iniziativa congiunta tra l'università di Stoccolma e il Museo svedese di Storia naturale. Sequenziare i geni preistorici e studiarne l'attivazione è importante per comprendere la biologia e l'evoluzione delle specie estinte. Per anni, gli scienziati hanno decodificato il Dna dei mammut per ricostruirne il genoma e la storia evolutiva. Eppure l'Rna, la molecola che mostra quali geni sono attivi, era rimasto finora irraggiungibile. La convinzione, radicata da tempo, che fosse troppo fragile per sopravvivere anche solo poche ore dopo la morte ha probabilmente scoraggiato i ricercatori dall'esplorare queste molecole ricche di informazioni nei mammut e in altre specie estinte".
Mármol spiega che il team ha "avuto accesso a tessuti di mammut eccezionalmente ben conservati. Speravamo contenessero ancora molecole di Rna congelate nel tempo", osserva. In precedenza, aggiunge Love Dalén, professore di Genomica evolutiva dell'Università di Stoccolma e del Centro di Paleogenetica, "avevamo spinto i limiti del recupero del Dna a oltre un milione di anni. Ora volevamo esplorare la possibilità di espandere il sequenziamento dell'Rna più indietro nel tempo rispetto a quanto fatto in studi precedenti". E così è stato: i ricercatori sono stati in grado di identificare modelli di espressione genica tessuto-specifici nei resti muscolari congelati di Yuka, giovane mammut morto quasi 40.000 anni fa. Tra gli oltre 20.000 geni codificanti proteine nel genoma del mammut, ben pochi erano attivi, spiegano gli esperti. Le molecole di Rna rilevate codificano per proteine con funzioni chiave nella contrazione muscolare e nella regolazione metabolica sotto stress.
"Abbiamo trovato segni di stress cellulare, il che forse non sorprende, dato che ricerche precedenti avevano suggerito che Yuka fosse stato attaccato dai leoni delle caverne poco prima della sua morte", afferma Mármol. I ricercatori hanno anche scoperto una miriade di molecole di Rna che regolano l'attività dei geni nei campioni di muscoli di mammut. "Tra le scoperte più entusiasmanti che abbiamo ottenuto ci sono state quelle sugli Rna che non codificano per le proteine, come i microRna", spiega Marc Friedländer, professore associato del Dipartimento di bioscienze molecolari, Istituto Wenner-Gren di Università di Stoccolma e SciLifeLab. "I microRna specifici per i muscoli che abbiamo trovato nei tessuti dei mammut sono la prova diretta che la regolazione genica avveniva in tempo reale nell'antichità. È la prima volta che si ottiene un risultato del genere", sottolinea.
I microRna identificati hanno inoltre aiutato i ricercatori a confermare che i risultati provenivano effettivamente dai mammut. "Abbiamo trovato - approfondisce Bastian Fromm, professore associato dell'Arctic University Museum of Norway - rare mutazioni in alcuni microRna che hanno fornito una prova schiacciante della loro origine gigantesca. Abbiamo persino rilevato nuovi geni basandoci esclusivamente su prove di Rna, un'operazione mai tentata prima in resti così antichi". I risultati ottenuti, interviene Dalén, "dimostrano che le molecole di Rna possono sopravvivere molto più a lungo di quanto si pensasse in precedenza. Ciò significa che non solo saremo in grado di studiare quali geni sono 'attivati' in diversi animali estinti, ma sarà anche possibile sequenziare virus a Rna, come quelli dell'influenza e dei coronavirus, conservati nei resti dell'era glaciale". In futuro i ricercatori sperano di condurre studi che combinino l'Rna preistorico con il Dna, le proteine e altre biomolecole conservate. "Tali studi - conclude Mármol - potrebbero rimodellare radicalmente la nostra comprensione della megafauna estinta e di altre specie, svelando i numerosi strati nascosti della biologia, rimasti congelati nel tempo fino ad ora".
Dopo il successo di Jannik Sinner contro Ben Shelton, il venerdì sera delle Atp Finals mette sul piatto la sfida tra Alexander Zverev e Felix Auger-Aliassime. Il big match di oggi, 14 novembre, regalerà al vincitore la qualificazione in semifinale contro Carlos Alcaraz. Si comincia non prima delle 20:30.
Dove vedere Zverev-Auger Aliassime? Il confronto sarà visibile su Sky Sport Tennis (canale 203), ma anche in streaming su Sky Go, Now e Tennis Tv.
Alcaraz aspetta il vincitore nella semifinale di domani sera alle 20:30. Nell'altra semifinale, Sinner sfida De Minaur.
A Cagliari la due giorni di lavori organizzata dalla UilTucs...
Sassari, per sostenere iniziative ad alto contenuto tecnologico... 
In arrivo una nuova terapia per rallentare il diabete di tipo 1. Via libera dell'Agenzia europea del farmaco (Ema) al primo trattamento di una nuova classe per ritardare l'insorgenza della malattia.
L'ente regolatorio Ue ha raccomandato il rilascio dell'autorizzazione all'immissione in commercio nell'Unione europea per Teizeild (teplizumab), un anticorpo che ritarda la progressione della malattia riducendo il ritmo dell'autodistruzione delle cellule beta pancreatiche da parte del paziente.
Come funziona il farmaco, per chi è indicato
Viene somministrato per infusione endovenosa una volta al giorno per 14 giorni consecutivi e posticipa significativamente il passaggio allo stadio 3 del diabete di tipo 1, fase in cui compaiono normalmente i sintomi e sono necessarie iniezioni giornaliere di insulina per gestire i livelli di glicemia. Il trattamento è raccomandato negli adulti e nei bambini a partire dagli 8 anni di età con diabete di tipo 1 di stadio 2. L'ok dell'Ema a questa nuova arma terapeutica è arrivato proprio nella Giornata mondiale dedicata alla 'malattia del sangue dolce', che si celebra il 14 novembre.
Cos'è il diabete di tipo 1
Il diabete di tipo 1 è una malattia autoimmune cronica in cui il sistema immunitario distrugge le cellule beta del pancreas che producono insulina, ormone che regola la glicemia (zucchero). Di conseguenza, il glucosio si accumula nel sangue e causa molteplici sintomi, come sete, fame, minzione frequente, perdita di peso, stanchezza.
Nel tempo, può colpire i principali organi, tra cui cuore, vasi sanguigni, nervi, occhi e reni. La malattia spesso inizia durante l'infanzia, ma può manifestarsi a qualsiasi età e progredisce in tre fasi.
La necessità di quotidiane iniezioni di insulina, e in generale la gestione della patologia rappresentano un onere significativo per i pazienti, in particolare per i bambini e per chi si prende cura di loro. Ritardare l'insorgenza dello stadio 3, soprattutto nei più piccoli, è utile nella cura del diabete.
Si stima che 2,2 milioni di persone nell'Ue convivano con il diabete di tipo 1 e attualmente non esistono trattamenti autorizzati per ritardare o curare la malattia.
Lo studio
Teizeild è stato supportato dal programma PRIority MEdicines (Prime) dell'Ema, che fornisce un supporto scientifico e normativo tempestivo e potenziato ai farmaci che hanno un potenziale specifico per rispondere ai bisogni medici insoddisfatti dei pazienti. La raccomandazione si basa sui risultati di uno studio clinico randomizzato, in doppio cieco, controllato con placebo, condotto su 76 pazienti con diabete di tipo 1 in stadio 2.
Il tempo mediano per lo sviluppo di diabete in stadio 3 è stato di 50 mesi nei pazienti trattati con teplizumab e di 25 mesi nei pazienti trattati con placebo. Venti (45%) dei 44 pazienti trattati con teplizumab hanno sviluppato diabete di tipo 1, rispetto a 23 (72%) dei 32 pazienti trattati con placebo durante lo studio (follow-up mediano di 51 mesi). Inoltre, i risultati di diversi altri studi mostrano che il trattamento con teplizumab ha preservato significativamente la funzionalità delle cellule beta pancreatiche rispetto al trattamento con placebo.
Effetti collaterali
Gli effetti collaterali più comuni segnalati con Teizeild sono stati bassi livelli di vari tipi di globuli bianchi (linfociti, leucociti e neutrofili), rash e bassi livelli di bicarbonato nel sangue, che possono causare acidosi metabolica (eccesso di acido nell'organismo). La reazione avversa grave più frequente segnalata nel 2% dei pazienti è stata la sindrome da rilascio di citochine, una condizione grave che causa febbre, vomito, respiro corto, mal di testa e ipotensione. "Le informazioni sul prodotto e il piano di gestione del rischio del farmaco includono adeguate misure di mitigazione del rischio", informa l'Ema.
Il parere positivo, adottato dal Comitato per i medicinali a uso umano Chmp dell'Ema, rappresenta una tappa intermedia, ricorda l'ente regolatorio. Ora il parere sarà inviato alla Commissione europea per l'adozione di una decisione sull'autorizzazione all'immissione in commercio a livello Ue. Una volta concessa l'autorizzazione all'immissione in commercio, le decisioni in merito a prezzo e rimborso saranno infine prese a livello di ciascuno Stato membro.

"La Campania può essere il motore di sviluppo del Mezzogiorno e il Mezzogiorno in questi ultimi due anni ha dimostrato di poter essere la locomotiva d'Italia". E' quanto ha detto la premier Giorgia Meloni, chiudendo il comizio del centrodestra a Napoli in vista delle elezioni regionali del 23 e 24 novembre. "Troppo a lungo si è parlato di un Sud da compatire, da assistere, da sopportare. Beh, chi lo dice non conosce questa terra. Chi lo dice non conosce questa gente. Questa terra non è un problema da risolvere, è semmai una civiltà millenaria da celebrare, un patrimonio da difendere, una grandezza che va riconquistata insieme".
"Grazie alla Zes unica, agli investimenti in infrastrutture, alla riforma delle politiche di coesione, alle misure per sostenere l'occupazione, grazie al dinamismo delle imprese e dei lavoratori di questo territorio, il Pil e l'occupazione nel Sud negli ultimi due anni sono cresciuti più della media nazionale". "L'energia che raccolgo qui oggi è un'energia particolare. È l'energia di una città magnifica, di una regione unica che non deve chiedere scusa a nessuno. Voglio dire anche questo perché noi abbiamo letto troppo a lungo le narrazioni che vedevano e che volevano questo popolo rassegnato, piegato" sottolinea.
Noi del centrodestra, aggiunge, "non siamo semplicemente una squadra affiatata. Noi siamo una comunità umana e politica". "Siamo persone che stanno insieme per scelta e siamo persone che stanno insieme per scelta e con orgoglio qui a Napoli, in Campania, per sostenere la candidatura di un altro grande militante politico che si chiama Edmondo Cirielli" dice.
"Vogliamo liberare i bambini dal giogo della camorra"
Dopo la decisione di abbassare la soglia per l'applicabilità della custodia cautelare a 14 anni "dissero che volevamo i bambini in carcere, ma la verità è che abbiamo un altro obiettivo. L'obiettivo è liberarli dal giogo della camorra, che usa come manovalanza ragazzi sempre più giovani proprio perché non sono punibili. Non consentiremo alla camorra di distruggere intere generazioni, non consentiremo che usi dei bambini per i suoi sporchi comodi".
"Cirielli padre amorevole e patriota"
Edmondo Cirielli è "un padre amorevole, un militante instancabile, un amministratore capace, un uomo di governo autorevole, un carabiniere rigoroso, un patriota appassionato, un uomo orgoglioso del Sud e un mio amico. Una persona che da sempre sa mettere il destino della sua terra e della sua gente prima del proprio destino personale".
Superbonus, "debito da 120 miliardi, si poteva investire in sanità e lavoro"
In territori come questo "troppo spesso la politica ha dimostrato di considerare i cittadini non così intelligenti, prendendosi gioco di loro, come ha fatto chi vi prometteva che potevate ristrutturare gratuitamente le vostre case" e poi ha lasciato "un debito da pagare di 120 miliardi di euro. Risorse che potevano essere investite in sanità, formazione, educazione per i vostri figli, lavoro e molte altre priorità".
"De Luca fa il gioco delle tre carte, per lui siamo tutti scemi"
"Qualche giorno fa Vincenzo De Luca si vantava dei risultati strabilianti della Campania nella gestione delle liste d'attesa - ricorda Meloni -. Dice De Luca che qui, per le visite urgenti o brevi, la copertura è al 100% dei richiedenti e da questo deduce che la Campania è la prima Regione d'Italia per smaltimento delle liste d'attesa. E aggiunge che, testuale, 'la quantità di scemenze che ho dovuto ascoltare è insopportabile', perché evidentemente noi siamo tutti scemi e il genio si indispettisce. Solo che questo, per chi conosce i dati, si chiama gioco delle tre carte".
De Luca "cita volutamente solo le prestazioni urgenti e brevi, che sono notoriamente una parte limitata del totale e in cui quasi tutte le Regioni hanno tassi di rispetto dei tempi prossimi al 100%. Quello che, invece, non dice è cosa accada nelle altre classi, cioè in quella differita e programmata, che normalmente costituiscono circa l'80% delle prestazioni totali. Lui non ve lo dice, ma io sì. In queste prestazioni, purtroppo, la Campania continua ad avere ritardi molto superiori alla media nazionale".
"Diceva Roberto Fico che il modello De Luca non rappresenta il futuro della Campania. Oggi però è pronto a perpetuare quel modello. Vorrei chiedere a Roberto Fico se il modo di governare di De Luca va bene così com'è e se va perpetuato". "Il Movimento 5 Stelle lo ha descritto per anni come un sistema clientelare, che soffocava le persone oneste in Campania. Mentivano allora, oppure hanno deciso che alla fine era meglio far parte di quel sistema piuttosto che combatterlo, perché delle due l'una: le due cose non stanno insieme", ha rimarcato Meloni. "Se non fosse una cosa serissima, sarebbe quasi esilarante, perché oggi abbiamo quello che era ritenuto il più impresentabile degli impresentabili, che va a chiedere i voti per un altro che considerava un incapace. E quello che era additato come un incapace va a chiedere i voti per colui che diceva essere un impresentabile. Uno vorrebbe dire 'la commedia napoletana', ma la commedia napoletana è una cosa molto più nobile di quello che stiamo vedendo qui..." aggiunge riferendosi a Vincenzo De Luca e Roberto Fico.

Il Consorzio di tutela dei formaggi Valtellina Casera e Bitto compie trent’anni di attività (1995-2025). Una tappa chiave per fare un bilancio del percorso di valorizzazione di due produzioni di nicchia diventate il simbolo della tradizione casearia valtellinese e un volano economico per il territorio: dalla nascita del Consorzio e delle Dop, la produzione è più che quadruplicata, passando dalle prime 58.457 forme marchiate del 1996 (5.709 per il Bitto e 52.748 per il Valtellina Casera) alle 236.741 del 2024. Oggi Bitto e Valtellina Casera sono tra i prodotti più identitari della Valtellina e la seconda voce dell’agroalimentare Dop del territorio dopo la Bresaola: impattano per 15,9 milioni di euro sull’agroalimentare della Provincia di Sondrio (+98% rispetto a 10 anni fa), con un valore al consumo di 29,3 milioni di euro. Due Dop solide, che hanno saputo tenere nel tempo alta la qualità e la tradizione della Valle, dando lavoro a 133 allevamenti,13 caseifici (di cui 6 acquirenti primari/cooperative) e 16 stagionatori per il Valtellina Casera e a 50 alpeggi produttori e 10 stagionatori per il Bitto, a testimonianza delle ricadute positive sul territorio delle due Dop in termini di occupazione e di indotto. A renderlo noto il Consorzio di Tutela durante i festeggiamenti del suo trentennale a Sondrio, nell’ambito della tavola rotonda 'DOP economy, fra tradizione e innovazione, un pilastro del settore agroalimentare italiano e dei flussi turistici', cui hanno partecipato, tra gli altri, Massimo Sertori, assessore Regione Lombardia con delega alla Montagna, Ettore Prandini, presidente Coldiretti, Giovanni Guarneri, vicepresidente Afidop, Cesare Baldrighi, presidente di Origin, l’antropologo Marino Niola e Maurizio Folini, pioniere dell’elisoccorso sulle vette degli Ottomila sull’Himalaya.
"I passi in avanti compiuti in trent’anni dal Consorzio - commenta il presidente Marco Deghi, testimone dell’intero percorso che ha portato l’ente, unico in Italia a tutelare due denominazioni così strettamente connesse, fino ai risultati di oggi – ci rendono orgogliosi. Oggi le nostre due Dop sono sempre più note e stanno raccogliendo importanti riconoscimenti dal mercato: il Bitto ha raddoppiato il proprio valore negli ultimi dieci anni, mentre il Valtellina Casera oggi viaggia su un prezzo medio di circa due euro al chilo in più rispetto al formaggio latteria (+33%). Segnali chiari di una crescita che premia qualità, tradizione e dedizione a un mestiere eroico, ma anche il lavoro di squadra realizzato in questi anni. Partendo da queste basi vogliamo guardare avanti. In vista di Milano Cortina 2026, di cui il Distretto agroalimentare di qualità della Valtellina è partner, vogliamo costruire sinergie forti con gli altri prodotti a denominazione del territorio", ha sottolineato.
"Tra le sfide -ha continuato- quella di ampliare l’offerta sulla grande distribuzione: nelle vaschette, dove salumi e formaggi si contendono lo spazio, dobbiamo farci trovare pronti, uniti e riconoscibili sotto il marchio Valtellina. Vogliamo crescere, e per farlo serve rafforzare e ampliare la produzione del Valtellina Casera, gettando le basi per un nuovo disciplinare che estenda l’areale (al Pian di Spagna e Colico) e risponda alle esigenze dei tempi moderni. Questo è il nostro impegno prioritario: garantire al Valtellina Casera regole moderne e coerenti con le esigenze attuali del mercato e dei consumatori", ha sottolineato.
"Infine, ci attende un’ulteriore sfida altrettanto stimolante: portare i nostri prodotti all’estero. Puntando in primis all’export europeo, in crescita del 15% nel 2024: perché è lì che risiede il nostro futuro. Dalla Germania e dalla Francia arrivano segnali molto positivi, grazie a un’intensa attività di promozione già avviata quest’anno nelle principali fiere. Siamo solo all’inizio, ma ci sono tutti i presupposti per costruire gradualmente un mercato che rappresenta il futuro di questa Valle", ha concluso.
Il trentennale è stata l’occasione per fare il punto anche sulla stagione positiva del Bitto 2025, con 45 alpeggi coinvolti nel 2025 e una produzione sostanzialmente in linea con quella del 2024. Bene anche il Valtellina Casera: dopo un ottimo 2024 che ha registrato un +8,9% a volume (oltre 221mila forme prodotte) +10,3% a valore alla produzione (13,2 milioni di euro), nei primi 9 mesi ci attestiamo a 174.320 forme con un + 2,89% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Debuttano inoltre nuove pelure celebrative del trentennale, in commercio con il nuovo logo dove il numero 30 si fonde visivamente con il territorio e con il marchio Valtellina Casera e Bitto, a rappresentare un legame profondo e duraturo tra prodotto e origine.
“Il lavoro trentennale del Consorzio Valtellina Casera e Bitto è la prova concreta di come un sodalizio che nasce dall’unione di produttori al servizio del territorio possa generare valore, qualità e riconoscibilità ben oltre i confini della Valle", ha dichiarato l’assessore all’Agricoltura Regione Lombardia, Alessandro Beduschi in un messaggio al Consorzio.
"I numeri in crescita raccontano una storia di successo, ma soprattutto testimoniano la forza della Dop economy: un sistema che valorizza le radici locali e al tempo stesso si apre ai mercati internazionali, difendendo il reddito degli allevatori e l’identità dei territori. Da assessore regionale all’agricoltura, ma anche in qualità di presidente di Arepo, l’associazione europea delle Regioni con Denominazioni d’Origine, vedo in esempi come questo l’essenza di un modello che vogliamo sempre più valorizzare: una rete capace di coniugare tradizione, sostenibilità e competitività. La Lombardia è orgogliosa di realtà che sanno guardare avanti senza perdere la propria autenticità. Bitto e Valtellina Casera sono molto più che due formaggi: sono il simbolo di un’economia che cresce partendo dalla montagna, dal lavoro e dal saper fare delle nostre comunità", ha concluso.
Per l’assessore con delega a Enti locali, montagna, risorse energetiche e utilizzo risorsa idrica, Massimo Sertori: “Oggi celebriamo trent’anni dalla nascita del Consorzio Valtellina Casera e Bitto, protagonisti nella scrittura dei disciplinari e dell’ottenimento della Dop. Possiamo dire a consuntivo, certificato dai numeri, che tale progetto ha preservato e qualificato prodotti di grande qualità nati dalla storia e dalla tradizione delle genti valtellinesi, che hanno fatto di necessità virtù", ha sottolineato.
"Tali prodotti -ha spiegato- non sono solo buoni, riconosciuti e ricercati in tutta Italia, ma ti portano immediatamente verso un vissuto che inesorabilmente si amalgama con un territorio, un paesaggio straordinario, ma allo stesso tempo anche faticoso. Penso al lavoro in alpeggio, penso ai sacrifici, alla fatica e alla dedizione che tutte le persone coinvolte nell’attività hanno fatto e continuano ad esercitare. Bitto e Casera, infatti, solo un eccellente prodotto enogastronomico e l’intera filiera che li produce genera economia e concorre al mantenimento di un territorio straordinario come quello delle nostre Valli. Coniugare storia, cultura, identità, qualità, lavoro, essendo sempre aggiornati rispetto alle esigenze dei tempi, preservando la tradizione, è una sfida molto difficile ma questa storia ha dimostrato di essere possibile", ha concluso.
Per il vicepresidente di Afidop, Giovanni Guarneri: “Celebrare i trent’anni di Valtellina Casera e Bitto Dop significa rendere omaggio a un’eredità italiana che affonda le radici nella tradizione degli alpeggi e che è parte dell'importante patrimonio caseario a denominazione di origine lombardo e nazionale, un pilastro per l’economia agroalimentare lombarda. L’evento ‘Dop economy, fra tradizione e innovazione’ coglie perfettamente il punto: la tutela della nostra unicità territoriale è il nostro vantaggio a livello mondiale”.
Per il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini: “I prodotti a Denominazione di origine rappresentano un patrimonio del Paese e la punta più avanzata di una filiera agroalimentare allargata che ha raggiunto il valore di 707 miliardi, con specialità che hanno conquistato tutti i principali mercati mondiali. Non dobbiamo però dimenticare che le produzioni Dop e Igp potrebbero dare un impulso ancora più forte alle esportazioni e alla crescita del Paese, se gli accordi internazionali riuscissero finalmente a fermare la contraffazione alimentare che danneggia il Made in Italy”.
Per il presidente di Origin Italia, Cesare Baldrighi: “Gli oltre 20 miliardi di valore della produzione italiana della Dop Economy, che coinvolge quasi 200.000 imprese, non rappresentano solo la forza dell’economia reale del vero e autentico Made in Italy, ma raccontano anche la straordinaria capacità dei Consorzi di tutela. Sono loro che, in questi anni, hanno saputo organizzare le filiere nei territori, mantenendo un dialogo costante con le comunità locali, come dimostrano i 30 anni di attività del Consorzio di tutela Valtellina Casera e Bitto”.
Per l’antropologo Marino Niola: “Bitto e Valtellina Casera sono due straordinari emblemi del Made in Italy alimentare, che, prima ancora di essere un semplice economia produttiva, è una sintesi della storia e della geografia di un territorio. La Dop consacra processi sociali ed economici che hanno origine nelle comunità di montagna e nel loro modo di produrre: ciò aggiunge all'eccellenza gastronomica un plus fatto di umanità e di identità. Oggi il mercato ricerca soprattutto le tipicità capaci di evocare un particolare modo di vivere, un sentiment, un modo di abitare poeticamente la terra. Non a caso il miglior modo di conoscere un territorio è mangiarlo, in particolar modo se il territorio genera come nel caso del Bitto e Valtellina Casera, un modello di sostenibilità, rivelando il doppio legame esistente fra tradizioni locali, vocazioni produttive e forme di vita in comune. La tradizione non è quindi intesa come un deposito inerte di forma del passato ma come un motore di ricerca che rielabora continuamente i materiali del passato per trasformarli in ipotesi di futuro. Questo è, in sintesi, il volto umano del consorzio e il suo legame con i sogni e i bisogni della collettività e insieme il suo ruolo nel fare comunità”, ha concluso.
Il trentennale è stata l’occasione per ribadire anche il ruolo centrale delle Dop per il turismo e nell’economia di montagna. Secondo l’Osservatorio italiano del turismo montano jfc nel 2024, il turismo montano italiano ha generato un giro d’affari di 24 miliardi di euro, con prospettive di ulteriore crescita grazie alle Olimpiadi del 2026 con previsioni del +7,5% dei visitatori internazionali. In questo scenario la Valtellina conquista le posizioni di testa nella classifica, con Livigno e Bormio per la prima volta sedi delle gare di sci alpino a Milano Cortina 2026. Un contesto unico per promuovere i prodotti locali, complice la passione degli italiani per l’enogastronomia locale e per la montagna. Se da un lato, tra i motivi della passione in crescita per la montagna compare la grande offerta di sport e attività (52,73%), per il 64,3% la montagna è l’ideale per provare i piatti tipici locali tra malghe, rifugi e baite. Seguono, quasi a pari merito, la possibilità di fare escursioni (63,7%) o la ricerca di benessere e relax (63%). A confermare la centralità dell’enogastronomia anche la recente indagine realizzata da Swg 'Valtellina taste of emotion. Indagine di mercato sul percepito e il posizionamento del brand' per conto della Cciaa di sondrio, che evidenzia come un italiano su 3 sia fan della montagna e come le escursioni naturalistiche (71%, in particolare dai Baby Boomers 81%), e le degustazioni enogastronomiche (51%) siano tra le attività più apprezzate. Un trend ancora più forte in Valtellina: il territorio si posiziona a metà classifica tra le località montane più note, grazie a Livigno e Bormio visitate dalla metà dei fan della montagna nazionali.

"Assurdo non continuare ad aiutare l'Ucraina". Così il ministro della Difesa Guido Crosetto nel corso della conferenza stampa dopo la riunione a Berlino dei ministri della Difesa in formato E5, con omologhi di Francia, Germania, Polonia e Regno Unito.
Crosetto ha ricordato che "l’Italia continuerà a fornire supporto civile e militare: oltre 100 milioni di euro di aiuti umanitari, inclusa la consegna – il prossimo mese – di generatori elettrici indispensabili alla capitale ucraina per affrontare l’inverno ormai alle porte". Ha inoltre annunciato di aver "firmato il dodicesimo pacchetto di aiuti militari", che sarà illustrato al Copasir prima della consegna all’Ucraina. "Il nostro sostegno a Kiev non si ferma e non si fermerà" ha sottolineato il ministro. "Stiamo contribuendo a proteggere scuole, ospedali, abitazioni e cittadini dal 93% degli attacchi russi. Sarebbe impensabile non proseguire, anzi: dobbiamo fare il possibile per aumentare il nostro aiuto a un Paese che sta semplicemente difendendosi da un’aggressione ingiustificata".
Rispondendo a una domanda sulle parole del vicepremier Matteo Salvini sugli aiuti a Kiev e sui rischi di alimentare la corruzione, il ministro afferma di capire "le preoccupazioni di Salvini, ma io non giudico un Paese per due corrotti[1], così come gli americani e gli inglesi, che sono sbarcati in Sicilia, non hanno giudicato l'Italia per la presenza della mafia, ma sono venuti ad aiutare gli altri italiani, quelli onesti". "È la stessa cosa che facciamo noi in Ucraina, cerchiamo di aiutare quei poveri civili che subiscono il 93% di attacchi da parte dei russi - ha concluso - E ci auguriamo che tutti i delinquenti ucraini vengano messi in galera assieme ai russi, possibilmente".
Parlando con i giornalisti a Napoli a margine di un sopralluogo al porto, Salvini aveva posto l'accento che sugli scandali legati alla corruzione[2] che coinvolgono il governo ucraino, quindi non vorrei che con i soldi dei lavoratori e dei pensionati italiani si andasse ad alimentare ulteriore corruzione". "La via di soluzione è quella indicata dal Santo Padre e da Trump, ovvero dialogo, mettere intorno a un tavolo Zelensky e Putin e far tacere le armi. Non penso che l'invio di altre armi risolverà il problema e mi sembra che quello che sta accadendo nelle ultime ore, con l'avanzata delle truppe russe, ci dica che è interesse di tutti, in primis dell'Ucraina, fermare la guerra".
Salvini ha aggiunto che "allungare questo percorso di morte non aiuta nessuno. Poi saranno Zelensky e Putin intorno al tavolo a decidere fino a dove fermarsi, territorialmente parlando. Pensare che mandare armi in Ucraina significa che l'Ucraina possa riconquistare i terreni perduti e' ingenuo quantomeno".

Si inaugura oggi la quarta edizione del Master “Digitalizzazione del sistema elettrico per la transizione energetica”, promosso da Terna in collaborazione con le Università degli Studi di Cagliari, Palermo e Salerno, nell’ambito del progetto Tyrrhenian Lab. Il Master, che è stato prorogato di ulteriori due anni, ha preso il via nei tre atenei coinvolti: a Palermo sono intervenuti il Presidente di Terna, Igor De Biasio, il Direttore Strategia, Digitale e Sostenibilità di Terna, Francesco Salerni e il Rettore dell’Università, Prof. Massimo Midiri; a Salerno il Direttore Strategie di Sviluppo Rete e Dispacciamento di Terna, nonché Presidente e Coordinatore Scientifico del Tyrrhenian Lab, Francesco Del Pizzo, e il Rettore dell’Università, Prof. Virgilio D’Antonio; a Cagliari il Direttore Risorse Umane di Terna, Daniele Amati, il Direttore Ingegneria e Realizzazione di Progetto di Terna, Maria Rosaria Guarniere e il Prorettore Vicario dell’Università, Prof. Gianni Fenu. (VIDEO[1])
"Il Tyrrhenian Lab non è solo un progetto formativo: è un investimento concreto nel futuro del nostro Paese. Con la quarta edizione del Master, rinnoviamo il nostro impegno a formare nuove generazioni di professionisti altamente qualificati, capaci di gestire la trasformazione energetica e digitale del sistema elettrico italiano”, ha dichiarato Giuseppina Di Foggia, Amministratore Delegato e Direttore Generale di Terna. “Le centinaia di candidature per l'accesso al Master confermano il grande interesse verso questa iniziativa. Vogliamo offrire ai giovani laureati non solo un’opportunità di crescita professionale, ma anche la possibilità di contribuire attivamente allo sviluppo dei territori da cui provengono. Siamo convinti che la transizione energetica sia una sfida che si vince insieme, con competenza e impegno. Il Tyrrhenian Lab è una dimostrazione di come Terna intenda essere protagonista di questo cambiamento", ha concluso l’Ad di Terna.
Il Tyrrhenian Lab si conferma, per il quarto anno, un centro di formazione di eccellenza per garantire lo sviluppo di competenze avanzate legate alla digitalizzazione e alla transizione energetica. Il progetto è strettamente connesso al Tyrrhenian Link, il collegamento elettrico sottomarino lungo circa 970 chilometri che unirà Campania, Sicilia e Sardegna. L’opera consentirà di incrementare la capacità di trasporto di energia, contribuendo a migliorare la sicurezza, l’adeguatezza e la flessibilità della rete elettrica di trasmissione nazionale.
Il Master del Tyrrhenian Lab, articolato in 11 moduli e un project work finale per un totale di 60 crediti formativi, ha riscosso un costante e crescente interesse da parte delle studentesse e degli studenti, frutto anche della campagna di talent attraction & acquisition lanciata dal gestore della rete elettrica nazionale, al fine di individuare e coinvolgere giovani qualificati, interessati a partecipare al Master: il progetto formativo è passato infatti dalle 170 candidature della prima edizione alle circa 400 dell’attuale.
Tra gli iscritti al bando, 57 sono stati selezionati per accedere al percorso che, una volta terminato, porterà all’assunzione da parte di Terna nelle tre regioni coinvolte, contrastando così l’abbandono delle aree del Sud per motivi professionali.
L’elevato numero di iscrizioni permette anche di delineare il profilo dei giovani candidati che, prevalentemente, hanno meno di 30 anni e provengono da percorsi di studio Stem, in particolare da Ingegneria energetica e nucleare, elettrica, meccanica e gestionale. Si registra inoltre un forte aumento delle candidature femminili, +27% rispetto alla scorsa edizione.

Cinque avvisi di garanzia sono stati notificati ad altrettante maestre dell'asilo nido 'Ambarabà Ciccì Coccò' di Soci, frazione del comune di Bibbiena (Arezzo), dove mercoledì scorso è morto il piccolo Leonardo Ricci, due anni e mezzo, soffocato dal laccetto della felpa impigliato in un ramo mentre giocava nel cortile. L'atto, disposto dalla Procura di Arezzo, è necessario per consentire alle indagate di partecipare all'autopsia, che sarà eseguita nei prossimi giorni, probabilmente martedì 18 novembre, su disposizione della pubblico ministero Angela Masiello, titolare del fascicolo di indagine con la procuratrice Gianfederica Dito.
L'inchiesta, aperta per omicidio colposo, mira a chiarire la dinamica dell'incidente e le eventuali responsabilità legate alla vigilanza dei bambini. Tra le educatrici indagate c'è anche quella che per prima ha soccorso il piccolo, ricoverata sotto choc subito dopo l'accaduto[1]. Le cinque maestre raggiunte dall'avviso di garanzia, secondo quanto ha appreso l'Adnkronos, avrebbero avuto il compito di vigilare sui piccoli fino a 36 mesi. I magistrato cercano di capire se ci sono state negligenze e omissioni nei loro comportamenti.
La dinamica dell'incidente
Secondo le prime ricostruzioni, Leonardo non stava correndo, ma potrebbe essersi arrampicato sugli arbusti della piccola area verde esterna alla scuola, soprannominata dai genitori "il bosco". Qui il cappuccio della sua felpa si sarebbe impigliato a un ramo, causando il soffocamento. Gli investigatori dei carabinieri di Bibbiena stanno cercando di stabilire quanto tempo sia trascorso prima che qualcuno si accorgesse della tragedia e se l'area fosse adeguatamente visibile e sicura.
Al momento dell'incidente, tra le ore 11 e le 12, nell'asilo erano presenti 60 bambini e 14 operatori, tra educatrici, assistenti e personale di cucina, secondo quanto precisato dalla cooperativa Koinè, che gestisce la struttura. La cooperativa ha inoltre sottolineato che il rapporto numerico tra personale e bambini era conforme alla normativa vigente e che il personale era professionalmente formato e aggiornato. La pianta coinvolta nell'incidente faceva parte di un progetto didattico e riceveva manutenzione costante.
La scuola è sotto sequestro e i carabinieri della compagnia di Bibbiena stanno acquisendo anche immagini da una telecamera privata affacciata sul cortile. Parallelamente, la cooperativa ha istituito una commissione interna per ricostruire ogni dettaglio dell’accaduto, collaborando pienamente con la magistratura.
La comunità di Soci
La comunità di Soci è rimasta profondamente scossa. Nella serata di giovedì 13 novembre circa duemila persone hanno partecipato a una fiaccolata in memoria di Leonardo, tra lumini, peluche e preghiere, partendo dalla chiesa di San Niccolò fino al giardino dell'asilo. Sindaci del Casentino, volontari delle associazioni, genitori e nonni hanno voluto esprimere solidarietà alla famiglia del piccolo. L'autopsia e le indagini proseguiranno nei prossimi giorni per chiarire definitivamente le cause del decesso e verificare eventuali responsabilità. La tragedia del piccolo Leo ha scosso l’intero Casentino, alimentando il bisogno di verità e sicurezza nelle strutture per l’infanzia.

Pino Insegno si commuove a 'Ciao Maschio': "Mamma mi manca ogni giorno. Quando è morta, io debuttavo a teatro la sera stessa. Il giorno dopo nasce mio figlio. Tre, quattro giorni che non mi hanno fatto respirare. Mamma manca sempre. Veniva al mercato sottobraccio con me, orgogliosa del figlio conosciuto. Sognava per me una famiglia, dei nipoti", ricorda il conduttore con la voce spezzata e gli occhi pieni di lacrime, ospite di Nunzia De Girolamo nella puntata in onda sabato 15 novembre alle 17:05 su Rai 1.
Seduto di fronte a Nunzia, Insegno ripercorre il dolore del "no" che gli ha cambiato la vita: "Il 'no' più doloroso? Quando stavo per realizzare il sogno di mio padre, diventare un calciatore professionista. Ero a un passo e mi hanno fatto fuori. Non per un infortunio: mi hanno fatto fuori. Piansi l’ultima volta lì e poi quando nacque mio figlio". Poi ricorda il rapporto speciale con Maurizio Costanzo: "Una sera avevo quasi quaranta di febbre. Chiamai per dire 'Maurizio, non ce la faccio'. E lui 'selezione naturale'. Ho preso due tachipirine e sono andato. Lui era così: presente, esigente, unico".
Alla domanda della conduttrice su un errore imperdonabile risponde con sincerità: "No. Rifarei tutto. Nel bene e nel male. E nel male non ho fatto molto. Altrimenti, soprattutto in questo periodo, sarebbe uscito sui giornali. Per tanti motivi", conclude.
Il progetto va avanti dopo la rinuncia al finanziamento Pnrr... Il cadavere di una donna di 51 anni è stato ritrovato oggi, venerdì 14 novembre, nella sua casa nel quartiere Piscinola in periferia a Napoli. Non si esclude l'omicidio. La polizia sta cercando di ricostruire quanto accaduto.

Una donna di 31 anni di Padova ha rischiato di morire, dopo essersi iniettata una dose di Ozempic, comprata sul web. La donna è finita in coma, ma è stata salvata dai familiari che hanno chiamato il 118. Come riporta il Corriere del Veneto, la donna ora sta bene, "ma ha rischiato grosso", comprando il medicinale su un sito solo apparentemente affidabile. Dall'esame del farmaco e anche della sua confezione è, poi, emerso che la donna si era, invece, iniettata dell'insulina che in una persona sana provoca il coma.
La donna non è diabetica, né obesa, ma voleva perdere velocemente qualche chilo e l'unico modo per procurarsi il farmaco era comprarlo su internet, dal momento che non le sarebbe stato comunque prescritto con ricetta medica in quanto non diabetica, e che un mese di punture comprate regolarmente in farmacia costa circa 400 euro.

Meno del 3% delle coppie italiane sceglie di donare il sangue del cordone ombelicale (Sco). I dati raccolti nel Rapporto banche Sco – 2024 del Centro nazionale sangue, diffusi in vista della Giornata mondiale del sangue cordonale, che si celebra ogni anno il 15 novembre, mostrano che questo gesto altruistico è ancora poco diffuso sul territorio nazionale. Sono state 8.189 le donazioni raccolte nel 2024. In crescita rispetto alle 7.456 registrate nel 2023, ma sempre poche rispetto al numero di parti avvenuti, nelle strutture adibite alla raccolta, complessivamente 282.815. In sostanza solo il 2,9% delle coppie o delle madri che aveva questa possibilità ha deciso di donare il sangue del cordone ombelicale.
La donazione di sangue da cordone ombelicale è una procedura sicura per la mamma e per il nascituro e permette di raccogliere un tipo di sangue ricco di cellule staminali e che, proprio per questo, è al centro di consolidate terapie salvavita per la cura di numerose e gravi malattie del sangue congenite e acquisite. Più recentemente, sono nati molti filoni di ricerca innovativi orientati a possibili impieghi alternativi per le unità non idonee al trapianto. Tali impieghi comprendono: la produzione di globuli rossi per il trattamento dell’anemia nei neonati pretermine o l’utilizzo di gel ottenuti da piastrine di cordone le cui proprietà rigenerative hanno un ampio ambito di applicazione in dermatologia ed oftalmologia.
“Il sangue da cordone ombelicale è una risorsa preziosa per la salute di tantissimi pazienti – commenta il direttore del Centro nazionale sangue, Luciana Teofili – e ancora di più potranno essere in futuro, quando i nuovi filoni di ricerca si trasformeranno in terapie consolidate. Eppure, sono ancora in poche le coppie o le madri che scelgono di portare avanti questo gesto dall’ampio valore solidaristico”.

Il match vinto contro Ben Shelton alle Atp Finals lascia ottime sensazioni a Jannik Sinner, che prima di scendere in campo contro l'americano ha assistito alla premiazione di Carlos Alcaraz, numero uno del 2025. "Cosa ho pensato in quei momenti? Alla fine ero molto attento alla partita, sono felice per lui" ha spiegato il fuoriclasse azzurro in conferenza stampa. "Sono super felice? No, direi una bugia - ha continuato con un sorriso - però se lo merita, ha giocato una stagione incredibile, ha vinto due Slam, 8 tornei".
Sinner aggiunge: "Ha una qualità incredibile e sta giocando a un livello altissimo, su qualsiasi superficie. Sta giocando un tennis molto aggressivo, l'abbiamo visto contro i tre giocatori affrontati finora a Torino. Lo ha meritato, ha avuto anche lui tanta pressione e l'ha gestita molto bene. Sono contento per lui, è un bravissimo ragazzo e ha un bellissimo team intorno. Sta lavorando duramente per questi traguardi".
Il fuoriclasse azzurro pensa già alla prossima stagione, in cui ripartirà la battaglia per la vetta del ranking: "Da parte mia c'è motivazione per l'anno prossimo e per la preparazione. Faremo tanto lavoro. Se avessi dovuto dire un altro giocatore" aggiunge Jannik, con una virtuale stretta di mano al rivale - "sceglierei sempre lui. Non solo per questa stagione, nelle ultime due ha giocato a un livello altissimo e lo merita".

"Oggi siamo attivi, in tutti i territori ove operiamo, con importanti investimenti. Siamo stati uno dei più grossi attori degli investimenti sull'idrico del Pnrr e oggi stiamo lanciando il più grosso progetto a livello europeo sull'acqua, il cosiddetto ‘Nuova condotta del Peschiera’, che sarà l’opera più grande in Europa in tema idrico, un progetto di nuova generazione concepito con il supporto di tecnologie all'avanguardia". E' quanto affermato da Fabrizio Palermo, amministratore delegato di Acea, alla 42esima Assemblea Annuale dei Comuni Italiani - Anci, svoltasi negli spazi di BolognaFiere dal 12 al 14 novembre.
“Crediamo, pertanto, di essere un partner importante su tutti i territori per consentire uno sviluppo delle infrastrutture idriche, di cui questo Paese ha un grande bisogno. Due anni e mezzo fa l'azienda ha lanciato un piano importante di sviluppo, che ha riguardato non solo il mondo dell'idrico, ma anche il settore delle reti elettriche e dell'ambiente - spiega Palermo - Oggi questo ci sta portando a investire a ritmi molto significativi e i risultati si vedono”.
“L'azienda ha attuato un significativo cambiamento su tutti i settori in cui opera. Alla luce di questo, abbiamo anche rivisto la guidance al rialzo per la fine dell'anno e riteniamo di essere ben posizionati per continuare su questo percorso di crescita”.
"La risorsa idrica oggi sta diventando un tema sempre più cruciale per sostenere lo sviluppo del Paese". A dirlo Fabrizio Palermo, amministratore delegato di Acea, alla 42esima Assemblea Annuale dei Comuni Italiani - Anci, svoltasi negli spazi di BolognaFiere dal 12 al 14 novembre.
Nello spazio espositivo di 100 mq alla fiera di Bologna, Acea ha presentato ai Sindaci il suo modello di efficienza delle reti idriche, elettriche e impianti di trattamento rifiuti, attraverso l’esposizione di soluzioni tecnologiche all’avanguardia come robot visori 3D e droni. Tra gli strumenti avanzati che permettono di incrementare l’affidabilità e la continuità operativa degli impianti anche sistemi di intelligenza artificiale per il riconoscimento dei rifiuti e modelli di manutenzione predittiva per le infrastrutture idriche ed elettriche e impianti di trattamento rifiuti
“L'acqua è volano di sviluppo e sostegno per tanti settori fondamentali: dall'agricoltura, all'industria, dall'energia all'intelligenza artificiale ma diventa un elemento cruciale anche per garantire sicurezza e salute dei cittadini - conclude Palermo - La lotta agli inquinanti perenni è fondamentale e per poterla portare avanti occorre avere infrastrutture adeguate, su cui bisogna investire per trasformarle in infrastrutture di seconda generazione, in grado di avere una manutenzione predittiva, di auto analizzarsi e, conseguentemente, di contribuire alla loro ottimizzazione”.

Lunedì 17 novembre alle 18 l'Auditorium del Campus dell'università Cattolica del Sacro Cuore di Roma-Policlinico universitario Gemelli Irccs ospiterà la presentazione ufficiale della Fondazione Giovanni Scambia, istituita in memoria del professore scomparso prematuramente lo scorso febbraio. Figura di assoluto rilievo nella comunità scientifica, medico, ricercatore e uomo di profonda umanità, Giovanni Scambia ha dedicato la sua vita alla cura, alla ricerca e alla formazione, incarnando un ideale di medicina intesa come servizio e vocazione. La scelta del 17 novembre, giorno in cui si celebra la Giornata mondiale contro i tumori della cervice uterina, non è casuale. "Giovanni Scambia ha sempre messo la prevenzione al primo posto, specie per un tumore come quello della cervice uterina che si può prevenire - spiega Anna Fagotti, direttore di Ginecologia oncologica presso la Fondazione Policlinico Agostino Gemelli e professore ordinario di Ginecologia e Ostetricia alla Cattolica - In questo senso, lo screening e il vaccino sono strumenti essenziali. Purtroppo però siamo ben lontani da una copertura totale, tanto per le donne quanto per gli uomini. Grazie al suo impegno, il professore ha promosso trial clinici fondamentali per la salute delle donne e ha contribuito allo sviluppo di nuove linee guida chirurgiche e mediche per la cura del tumore alla cervice".
La serata si aprirà con una poesia letta da Alba Rohrwacher. A seguire, la giornalista Annalisa Manduca, insieme a Luisa ed Emma Scambia, figlia e moglie del professore, accoglierà il pubblico e introdurrà gli interventi istituzionali. Porteranno il loro saluto Anna Maria Bernini, ministro dell'Università e della Ricerca; Elena Beccalli, rettrice dell'università Cattolica del Sacro Cuore, e Daniele Franco, presidente della Fondazione Policlinico universitario Agostino Gemelli Irccs, che ricorderanno il contributo scientifico e umano del professor Scambia.
Cuore della serata sarà il racconto di Luisa ed Emma Scambia, che illustreranno le motivazioni e gli obiettivi alla base della nascita della Fondazione: sostenere la ricerca, promuovere l'eccellenza clinica, formare le nuove generazioni di medici e ricercatori, e mantenere vivo quel modello di medicina "che cura la persona, non solo la malattia".
"La Fondazione nasce con l'obiettivo principale di finanziare la ricerca - spiega Luisa Scambia - La morte prematura di mio padre ha reso per noi ancor più evidente quanto la salute sia la cosa che più conta. Come ginecologo si occupava in particolare di tumori femminili, alcuni più aggressivi, ma che grazie ai progressi scientifici hanno ad oggi cure più efficaci ed una maggiore sopravvivenza. Esistono però altre neoplasie importanti, come quella al pancreas che lo ha colpito, e non solo, che necessitano di maggiori progressi. Ecco perché, nel nostro piccolo, vogliamo contribuire alla ricerca. Mio padre aveva già in mente la creazione di una Fondazione. Ne aveva parlato tante volte con mia madre, che lo aveva invitato però a rimandare questo progetto al dopo pensione, poiché era già impegnato su tantissimi fronti per aiutare le donne. Ero all'oscuro di questo suo desiderio, ma al suo funerale la mia prima reazione è stata proprio l'idea di una Fondazione a suo nome. Quasi come se fosse stato lui a dirmelo. In questo modo vogliamo raccogliere e canalizzare tutto l'affetto e la stima che ci hanno inondate dopo la sua morte, anche da parte di persone mai conosciute. Non vogliamo disperdere questa energia positiva, ma rivolgerla al futuro. Mio padre aveva tanti progetti in sospeso ed è da quelli che desideriamo ripartire in continuità con la sua persona e la sua memoria".
Seguirà la presentazione del Comitato scientifico della Fondazione, composto da figure di rilievo nel panorama medico e accademico: Francesco Cognetti, Raffaele Landolfi, Evis Sala, Diego Gigliotti, Francesco La Cava, Alberto Mattei, Domenica Lorusso e Stefania Boccia, chiamati a proseguire e preservare l’eredità intellettuale e metodologica del professore.
La serata si concluderà con la proiezione del docufilm 'Le radici del domani, prodotto da Telomero Produzioni, scritto da Annalisa Manduca e Donatella Romani per la regia di Roberto Amato, e nato 3 anni fa da un'idea di Giovanni Scambia. Il racconto, arricchito da reading interpretati da Isabella Ferrari e Giuseppe Fiorello, traccia i primi anni di storia della Ginecologia e Ostetricia dell'università Cattolica a Roma e del Policlinico Agostino Gemelli, dai primi passi alla crescita della scuola, fino all'attuale modello integrato che ha portato la Ginecologia del Gemelli ai primi posti nelle classifiche mondiali, ponendo sempre le sue pazienti al centro. Un omaggio del professor Scambia al suo maestro, Salvatore Mancuso, e fonte di ispirazione per tutti i ginecologi di oggi e di domani perché possano tracciare nuove rotte così come hanno fatto i loro predecessori. Il docufilm nasce come un omaggio, ma è oggi testimonianza di tutto il lavoro di Scambia e del suo grande valore scientifico, umano e professionale.
La Fondazione vuole essere uno spazio di ricerca, dialogo e memoria, con l'intento di continuare a far germogliare le radici di un pensiero medico e etico che ha già lasciato un segno indelebile nella storia della cura in Italia. "E' molto importante far sapere alle persone che portiamo avanti ogni giorno la sua eredità. La nascita della Fondazione dedicata al professor Giovanni Scambia ci riempie di gioia. E' quello che accade quando viene a mancare una persona di grande valore, che vogliamo sempre ricordare e dalla quale prendere spunto per il futuro", conclude Fagotti.

La Russia ha presentato all'Onu la sua bozza di risoluzione su Gaza, in contrasto con quella degli Stati Uniti sulla base del piano di pace di Donald Trump. Lo rivela la Reuters, che ha ottenuto una copia del testo, secondo quanto scrivono i media israeliani. Nei giorni scorsi, gli americani avevano fatto circolare informalmente una bozza, sostenendo di avere il supporto dei Paesi della regione per l'autorizzazione a una forza di stabilizzazione e a un consiglio transitorio per la governance di Gaza per due anni. La missione russa all'Onu, in una nota inviata ai membri del Consiglio di sicurezza, ha precisato che si tratta di "una controproposta ispirata dalla bozza degli Stati Uniti: il nostro obiettivo è permettere al Consiglio di sviluppare un approccio equilibrato, accettabile e unito per raggiungere una cessazione sostenibile delle ostilità".
Trump ospiterà giovedì prossimo ostaggi israeliani rilasciati a ottobre
Intanto Trump ospiterà alla Casa Bianca, giovedì prossimo, i cittadini israeliani liberati da Hamas nell'ambito dell'accordo di cessate il fuoco siglato lo scorso ottobre. Lo apprende il Times of Israel da fonti informate. Contrariamente a quanto riportato in precedenza, i 20 ex ostaggi, tutti liberati lo scorso 13 ottobre, non viaggeranno su un volo charter organizzato da Trump ma con un volo commerciale a spese del governo israeliano.
Idf: "Ucciso terrorista oltre linea gialla a Gaza, altra violazione accordo tregua"
Le forze israeliane (Idf) confermano di aver ucciso "un terrorista" che aveva superato la Linea Gialla nella Striscia di Gaza, indicata come riferimento per la prima fase dell'annunciato ritiro graduale delle Idf. "Un'altra violazione del cessate il fuoco - si legge in un post su X delle Idf - E' stato individuato un terrorista mentre superava la linea gialla e si avvicinava alle Idf nel sud di Gaza in violazione dell'accordo di cessate il fuoco". Le Idf "hanno eliminato il terrorista".
Quattro palestinesi residenti a Gerusalemme est sono stati incriminati con l'accusa di essere legati all'Isis e di pianificare "una grande guerra della fine dei tempi" contro ebrei israeliani. Lo ha reso noto lo Shin Bet, il servizio segreto interno, secondo cui i quattro, tutti ventenni, sono stati arrestati di recente e dai loro interrogatori è emerso che "sostengono l'ideologia dello Stato Islamico e hanno visionato grandi quantità di contenuti online dell'organizzazione, compresi materiali raccapriccianti e video di esecuzioni”. “Influenzati dai contenuti dell'organizzazione, hanno pianificato di acquistare equipaggiamento militare, armi e armamenti per prepararsi a quella che definiscono ‘la grande guerra della fine dei tempi’ contro gli ebrei”, sostengono i servizi israeliani.
Secondo lo Shin Bet, i sospetti avrebbero iniziato ad acquistare equipaggiamento militare e uno di loro sarebbe riuscito a procurarsi una pistola, che è stata successivamente sequestrata. "Userò la pistola contro gli ebrei o chiunque non sia musulmano", ha detto uno dei quattro, secondo quanto riportato dai servizi.
Unifil denuncia: "Israele ha costruito muri in Libano oltre la Linea Blu"
I caschi blu dell'Onu hanno denunciato che l'esercito israeliano ha eretto barriere di cemento nel sud del Libano sconfinando oltre la 'Linea Blu' di demarcazione che funge da confine de facto tra i due Paesi. La segnalazione arriva dalla Forza Internazionale delle Nazioni Unite in Libano (Unifil), a quasi un anno dall'entrata in vigore del cessate il fuoco tra Israele ed Hezbollah.
Secondo la missione Onu, nel mese di ottobre gli osservatori hanno rilevato "un muro a T in cemento armato eretto dalle Forze di difesa israeliane (Idf) a sud-ovest di Yaroun". La verifica sul terreno "ha confermato che il muro oltrepassava la Blue Line, rendendo inaccessibili ai cittadini libanesi oltre 4.000 metri quadrati di territorio". A novembre, i peacekeeper hanno registrato ulteriori lavori nella stessa area, riscontrando un'altra porzione di barriera oltre la linea di demarcazione, questa volta a sud-est di Yaroun.
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