
Il concetto di sicurezza nazionale non riguarda più soltanto la difesa. Oggi coinvolge tutti: cittadini, istituzioni, imprese, infrastrutture critiche, tecnologia. Lo spiega Beniamino Irdi, Ceo di Highground e senior fellow dell’Atlantic Council, nel nuovo episodio di State Sicuri, il video podcast di Adnkronos dedicato alla “sicurezza che cambia”.
“Negli ultimi anni abbiamo assistito a un ampliamento del perimetro della sicurezza nazionale”, osserva Irdi. “Oggi comprende settori e ambiti che un tempo non erano considerati strategici. La tecnologia è diventata una leva trasversale: dai microchip all’intelligenza artificiale, ogni infrastruttura ne dipende. E questo rende vulnerabili e strategici anche comparti apparentemente lontani dalla difesa”.
Secondo Irdi, la crescente competizione strategica tra potenze e la natura asimmetrica del confronto con i regimi autoritari hanno cambiato radicalmente il quadro: “I nostri competitor, come la Cina o la Russia, hanno un rapporto gerarchico tra pubblico e privato. Possono orientare le aziende verso obiettivi strategici nazionali. Le democrazie no: noi paghiamo un prezzo per i nostri diritti e combattiamo con le mani legate dietro la schiena”.
Il caso italiano: dal Golden Power alla consapevolezza delle imprese
L’Italia e l’Europa hanno cominciato a reagire, sottolinea Irdi, ma la strada è ancora lunga. “Un segnale evidente di cambiamento è la crescita esponenziale delle notifiche di Golden Power”, spiega. “Nel 2019 erano poche decine, nel 2024 sono salite a 660. Questo dimostra che non c’è solo un intervento ‘top-down’ dello Stato, ma anche una nuova consapevolezza ‘bottom-up’ da parte dei privati”.
Irdi cita anche un episodio emblematico: il blocco, da parte del governo Draghi, dell’acquisizione di una società italiana di sementi da parte di un gruppo a capitale cinese. “Era un settore che non avremmo mai considerato sensibile. Ma controllare cosa si semina in Africa significa influenzare le catene alimentari globali. È la prova che la sicurezza nazionale passa anche da filiere insospettabili”.
In Europa, ricorda Irdi, sono nate diverse iniziative per rafforzare la resilienza economica e tecnologica: dalla Strategia di sicurezza economica europea allo Scudo democratico, fino al progetto Protect.eu. “Sono passi importanti verso una maggiore consapevolezza dei rischi legati alla competizione globale e alla tecnologia”.
Tecnologia, dati e nuove vulnerabilità
La trasversalità tecnologica ha moltiplicato i punti di vulnerabilità. “Ogni cosa che è online è esposta a un rischio”, spiega Irdi. “Non parliamo solo di cyber security, ma anche di penetrazione industriale e raccolta di dati su scala massiva”.
Le sue parole toccano un punto cruciale: l’utilizzo dei dati come leva strategica. “Pensiamo alle gru nei porti europei o ai dispositivi medici connessi. Raccogliendo dati sui flussi commerciali o sulla salute degli europei, si possono trarre inferenze macro che diventano vantaggi competitivi. Se un Paese raccoglie milioni di dati sanitari, può orientare la sua industria farmaceutica verso le malattie che colpiranno l’Europa nei prossimi decenni”.
Questo vantaggio deriva proprio dalla diversa natura dei sistemi politici: “In Cina lo Stato può disporre dei dati delle aziende private. In Europa no. Il che è giusto, perché la privacy è un diritto fondamentale. Ma questo ci rende più lenti e meno competitivi. È una nuova forma di guerra asimmetrica”.
Europa, Cina e il “derisking”
L’Europa, aggiunge Irdi, ha vissuto una lunga fase di idillio nei rapporti con la Cina. “Nel 2020 l’Ue stava per firmare un grande accordo sugli investimenti con Pechino, il Cai. È rimasto congelato. Da allora, le relazioni sono cambiate: oggi Bruxelles e i Paesi membri sono molto più circospetti e consapevoli.
Dietro questa svolta, spiega Irdi, c’è anche la pressione americana. “Con Biden, Washington ha spinto l’Europa verso il cosiddetto decoupling, poi ribattezzato derisking. Ma oggi, con il ritorno di Trump, quella retorica è saltata. Gli Stati Uniti stessi hanno una postura ambigua verso la Cina, come dimostra il caso Nvidia: un’azienda che ora potrà esportare chip verso la Cina versando una quota degli utili al Tesoro americano”.
Le tre priorità per l’Italia e l’Europa
La sfida principale è costruire un sistema di sicurezza nazionale capace di “fusione”, una parola che ripete più volte. “Fusione tra pubblico e privato, tra amministrazioni, tra comparti. Il perimetro della sicurezza si è ampliato: ora include la sanità, la ricerca, l’economia. Non si può più ragionare per silos”.
Ecco, secondo Irdi, le tre priorità per il futuro:
1. Ridefinire il concetto di informazione sensibile – “Oggi dati che sembrano innocui possono essere strategici se raccolti in massa. Bisogna ripensare le categorie tradizionali”.
2. Educare la classe politica – “I decisori devono capire di tecnologia, di targeting algoritmico, di intelligenza artificiale. Le questioni strategiche sono anche tecniche”.
3. Riformare l’architettura istituzionale – “Serve un Consiglio di sicurezza nazionale e una strategia nazionale di sicurezza. L’Italia è l’unico Paese del G7 a non averli”.
“La sicurezza nazionale non è più un tema militare. È un tema culturale, economico, tecnologico. Riguarda tutti”, conclude Irdi. “L’Italia deve dotarsi di strumenti e di una mentalità nuovi, in linea con un mondo in cui la potenza si misura anche attraverso i dati, le reti e la capacità di anticipare le minacce”.
Lorenzo Musetti torna in campo per realizzare un sogno inseguito una stagione. Oggi, lunedì 10 novembre, l’azzurro affronta l’americano Taylor Fritz nel primo match delle Atp Finals di Torino. Il toscano, finalista perdente nell’Atp 250 di Atene, ha staccato in extremis il pass per il ‘Torneo dei maestri’ grazie alla rinuncia di Novak Djokovic. Il match inizierà non prima delle 14.
Dove vedere Musetti-Fritz? Il match è visibile su Sky Sport Uno (canale 201) e Sky Sport Tennis (203), per gli abbonati. Partita disponibile anche in streaming su Sky Go e Tennis Tv.
Nel prossimo match delle Atp Finals, Lorenzo Musetti affronterà Carlos Alcaraz nel Gruppo Jimmy Connors.
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E' un Isis acefalo, quello che ''resiste come minaccia per l'Europa'', ''molto diverso e di minore intensità rispetto a 10 anni fa'', quando compì la strage del Bataclan a Parigi, ma comunque presente, principalmente tramite ''lupi solitari, soggetti che si autoattivano e si radicalizzano principalmente sul web''. Quindi potenzialmente meno potente, ma ''siccome non organizzato e slegato da gruppi centrali, risulta più difficile da intercettare''. E' l'analisi che Lorenzo Vidino, direttore del Program on Extremism della George Washington University, fa in un'intervista all'Adnkronos a dieci anni dagli attentati terroristici sferrati da un commando dell'Isis il 13 novembre del 2015 a Parigi e costati la vita a 132 persone con oltre 350 feriti.
''L'Isis ancora esiste, anche se è chiaramente molto diverso e meno forte rispetto a 10 anni fa'', ed è un Isis ''a cui manca quasi completamente quello che è il cervello centrale basato tra Siria e Iraq'', spiega Vidino, sottolineando che ''non è più l'Isis del Califfato, ma esistono una serie di gruppi a livello locale e regionale che usano il brand Isis e che hanno fortune alterne''. Di questi gruppi, ''il più importante è l'Isis-Khorasan in Afghanistan che ha più volte tentato di colpire in Europa in maniera strutturata mandando operativi in Francia, Austria e Germania, finora senza successo. Ma ha compiuto attentati importanti fuori dai confini afghani come quello a Mosca e in Iran''.
Per quanto riguarda invece l'Isis in Africa, Vidino fa notare che ''non ha un impatto sull'Europa'' e riguardo alle sue affiliazioni africane ''nessuna di questa attrae jihadisti europei in numero importante''. Insomma ''nulla a che vedere con il flusso dei foreign fighters di 10 anni fa'', quando ''in cinquemila sono andati in Siria e in Iraq'' mentre oggi ''è diverso l'appeal emotivo di andare in Congo o in Mozambico, ma anche nel Sinai o in Afghanistan''.
Tornando in Europa, e in particolare alla Francia dove alla vigilia delle commemorazioni per il 13 novembre è stato sventato un presunto attentato jihadista a Parigi, Vidino cita il rapporto dell'Europol per spiegare che ''ogni anno ci sono due-trecento arresti per jihadismo in Europa, 4-5 attentati riusciti spesso di piccola portata e una ventina di attentati sventati''. Per quanto riguarda l'Italia, l'analista spiega che è ''meno toccata da queste dinamiche anche grazie all'ottimo lavoro di prevenzione del nostro comparto antiterrorismo''.
Sulla figura dei jihadisti, Vidino spiega che ''per lo più si tratta di soggetti non legati direttamente all'Isis, com'erano quelli del Bataclan che facevano parte di un commando armato addestrato e inviato'' dallo Stato Islamico. Oggi ''spesso sono soggetti molto giovani, non legati operativamente all'Isis, ma che si radicalizzano con un grandissimo ruolo del Web e attraverso interazioni tra piccoli gruppi autoradicalizzati''. Si tratta quindi di ''soggetti che adottano il credo jihadista, dell'Isis, e si autoattivano'', spiega l'analista.
''La dinamica è quella dei classici lupi solitari o dei piccoli gruppi, quindi meno professionali rispetto a chi è legato all'Isis in modo operativo, ma spesso più difficili da intercettare'', puntualizza Vidino, sottolineando che ''in teoria un gruppo di soggetti strutturato, legato all'Isis, che comunica con Siria e Iraq è più facile da intercettare rispetto a uno, due soggetti che rimangono nascosti e si autoattivano''.

E' un Isis acefalo, quello che ''resiste come minaccia per l'Europa'', ''molto diverso e di minore intensità rispetto a 10 anni fa'', quando compì la strage del Bataclan a Parigi, ma comunque presente, principalmente tramite ''lupi solitari, soggetti che si autoattivano e si radicalizzano principalmente sul web''. Quindi potenzialmente meno potente, ma ''siccome non organizzato e slegato da gruppi centrali, risulta più difficile da intercettare''. E' l'analisi che Lorenzo Vidino, direttore del Program on Extremism della George Washington University, fa in un'intervista all'Adnkronos a dieci anni dagli attentati terroristici sferrati da un commando dell'Isis il 13 novembre del 2015 a Parigi e costati la vita a 132 persone con oltre 350 feriti.
''L'Isis ancora esiste, anche se è chiaramente molto diverso e meno forte rispetto a 10 anni fa'', ed è un Isis ''a cui manca quasi completamente quello che è il cervello centrale basato tra Siria e Iraq'', spiega Vidino, sottolineando che ''non è più l'Isis del Califfato, ma esistono una serie di gruppi a livello locale e regionale che usano il brand Isis e che hanno fortune alterne''. Di questi gruppi, ''il più importante è l'Isis-Khorasan in Afghanistan che ha più volte tentato di colpire in Europa in maniera strutturata mandando operativi in Francia, Austria e Germania, finora senza successo. Ma ha compiuto attentati importanti fuori dai confini afghani come quello a Mosca e in Iran''.
Per quanto riguarda invece l'Isis in Africa, Vidino fa notare che ''non ha un impatto sull'Europa'' e riguardo alle sue affiliazioni africane ''nessuna di questa attrae jihadisti europei in numero importante''. Insomma ''nulla a che vedere con il flusso dei foreign fighters di 10 anni fa'', quando ''in cinquemila sono andati in Siria e in Iraq'' mentre oggi ''è diverso l'appeal emotivo di andare in Congo o in Mozambico, ma anche nel Sinai o in Afghanistan''.
Tornando in Europa, e in particolare alla Francia dove alla vigilia delle commemorazioni per il 13 novembre è stato sventato un presunto attentato jihadista a Parigi, Vidino cita il rapporto dell'Europol per spiegare che ''ogni anno ci sono due-trecento arresti per jihadismo in Europa, 4-5 attentati riusciti spesso di piccola portata e una ventina di attentati sventati''. Per quanto riguarda l'Italia, l'analista spiega che è ''meno toccata da queste dinamiche anche grazie all'ottimo lavoro di prevenzione del nostro comparto antiterrorismo''.
Sulla figura dei jihadisti, Vidino spiega che ''per lo più si tratta di soggetti non legati direttamente all'Isis, com'erano quelli del Bataclan che facevano parte di un commando armato addestrato e inviato'' dallo Stato Islamico. Oggi ''spesso sono soggetti molto giovani, non legati operativamente all'Isis, ma che si radicalizzano con un grandissimo ruolo del Web e attraverso interazioni tra piccoli gruppi autoradicalizzati''. Si tratta quindi di ''soggetti che adottano il credo jihadista, dell'Isis, e si autoattivano'', spiega l'analista.
''La dinamica è quella dei classici lupi solitari o dei piccoli gruppi, quindi meno professionali rispetto a chi è legato all'Isis in modo operativo, ma spesso più difficili da intercettare'', puntualizza Vidino, sottolineando che ''in teoria un gruppo di soggetti strutturato, legato all'Isis, che comunica con Siria e Iraq è più facile da intercettare rispetto a uno, due soggetti che rimangono nascosti e si autoattivano''.

Prosegue il viaggio di 'Dopo Zaia scrivi Zaia', la campagna digitale di Luca Zaia che unisce comunicazione innovativa e orgoglio veneto. Dopo Venezia, il Leoncino - mascotte creata con l’intelligenza artificiale - approda a Belluno, tra le Dolomiti, patrimonio mondiale dell’Unesco.
“Belluno – sottolinea Zaia – è la terra dove la natura incontra la grande storia dello sport. Dopo la mitica edizione del 1956, le Olimpiadi tornano a Cortina, regalando alle nostre montagne una nuova, straordinaria occasione di rilancio. Abbiamo realizzato infrastrutture fondamentali, ridato vita ai monumenti olimpici del passato e restituito alla pista da bob di Cortina e alla Conca Ampezzana un ruolo da protagoniste. Qui tanti giovani potranno tornare a fare sport e a sognare in grande”.
Un racconto, quello del secondo episodio, che celebra le radici e la rinascita delle Dolomiti, simbolo del Veneto nel mondo. Ogni due giorni, una nuova tappa accompagnerà il presidente alla scoperta delle sette province. La campagna è online sui canali social ufficiali di Luca Zaia[1].

"Nessuno vuole massacrare Giorgetti. Quelli che oggi sono massacrati sono gli italiani, i lavoratori dipendenti, i giovani, i precari e le donne. Questi sono quelli massacrati da questa crisi". Così il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, risponde a una domanda dei cronisti, a margine di un evento di Assolombarda a Milano, sulle dichiarazioni del ministro dell'Economia[1] riguardo alla manovra.
Patrimoniale
Capitolo patrimoniale. Per Landini "non volerla fare vuol dire fare una scelta politica, vuol dire che tu stai privilegiando 500mila ricchi contro 40 milioni di persone oneste che pagano le tasse, che lavorano e che tengono in piedi questo Paese".
"Giorgetti ha detto che uno con 40mila euro non è ricco? Pure noi sappiamo che uno non è ricco con 40mila euro", ribatte. "Uno che prende 40mila euro, dal 2023 al 2025 ha pagato di tasse in più che non doveva pagare 3.500 euro. E con i soldi che adesso gli danno, gli stanno dando 18 euro al mese, 340 euro quando ne ha pagati 3.500 in più", sottolinea.
"E' chiaro cosa vuol dire mettere mano a questa cosa? E stiamo parlando di persone normali, non stiamo parlando di persone ricche. Stiamo parlando di persone che lavorano", prosegue. "Perché questi debbono aver pagato 3.500 euro di tasse in più che non dovevano pagare e perché non glieli devi dare indietro?", scandisce.
Sciopero
Poi, sullo sciopero del 12 dicembre della Cgil: "E' venuto il momento di fare delle scelte: non vogliono che si faccia sciopero? Bene, aprano una trattativa e cambino la legge".
"Altrimenti quale altro strumento abbiamo se non ci ascoltano, se mettono la fiducia, se fanno i condoni? - si chiede Landini - È il momento che la gente deve rivoltarsi, deve scendere in piazza, deve mobilitarsi, deve dire basta. Questo è il quadro della situazione, questo è quello che ci ha portato ad avanzare la proposta dello sciopero, compreso il fatto che noi vediamo anche una situazione di crisi industriale, e non solo, che sta venendo avanti al di là delle balle che raccontano".
Il segretario generale della Cgil risponde anche alle critiche per la scelta del venerdì e all'ironia della premier Giorgia Meloni: "Gli scioperi si fanno, si fanno per cambiare la legge di bilancio che lei ha fatto. E come è noto, quando uno decide di scioperare rinuncia al proprio stipendio e quindi non c'entra la giornata in cui lo fai".
"Se vogliono che lo sciopero non ci sia, hanno uno strumento molto preciso - ribadisce - quello di riaprire una trattativa vera con i sindacati e di cambiare una legge di bilancio sbagliata".
La replica a Tajani
Quanto alle dichiarazioni del ministro degli Esteri, Antonio Tajani, secondo cui il sindacalista avrebbe mire politiche[2], Landini replica: "Quello che oggi è al governo è lui, io non ho particolari mire".
"Come si è visto, al governo ci sono andati altri sindacalisti, che accusavano il sottoscritto di avere mire politiche, quindi io mi permetto di dire che per me è la coerenza che parla: sono circa 15 anni che mi dicono che ho mire politiche, sono ancora a fare il sindacalista, perché penso che questo sia il mio compito", sottolinea.
"Per me non è una mira politica, per me l'obiettivo è portare a casa dei risultati, perché le persone che lavorano debbono poter vivere con dignità. Oggi non sta avvenendo", conclude Landini.

Lo scalo di Nizza ha ottenuto il Livello 5 dell’Airport Carbon Accreditation (Aca), il più alto riconoscimento - conferito da Aci Europe (Airports Council International) a livello globale - per la gestione delle emissioni di gas serra nel settore ed entra così nel ristretto 4% degli scali mondiali che hanno conseguito tale risultato. Con circa 15 milioni di passeggeri gestiti in un anno, è il più rilevante aeroporto in Francia a raggiungere questo traguardo. La certificazione arriva a cinque anni dal 2030 – data target per le ambizioni di decarbonizzazione della società - e riconosce inoltre l’impegno messo in campo per il percorso di decarbonizzazione dell’intera catena del valore (Scope 3) entro il 2050, che include anche le emissioni degli aeromobili e delle attività a terra.
Oggi, l’aeroporto di Nizza è già riuscito ad abbattere oltre il 90% delle emissioni dirette (Scope 1 e 2) rispetto al 2010. Un risultato reso possibile grazie a interventi strutturali e tecnologici, previsti nel framework della capogruppo Mundys che delinea la roadmap di sostenibilità per le società del gruppo con alcune azioni tangibili: l’utilizzo di energia elettrica da fonti rinnovabili; l’introduzione di veicoli elettrici; l’impiego di biodiesel Hvo 100 in sostituzione del diesel ove non possibile elettrificare i mezzi; l’installazione di sistemi termici integrati ad alta efficienza; la sostituzione del gas con biometano o sistemi geotermici.
Mundys sta portando avanti il percorso per integrare la sostenibilità nelle sue attività lungo l’intera catena del valore grazie a una chiara strategia volta al trasporto sostenibile, attraverso il Climate Action Plan. Tra le prime Capogruppo in Italia a dotarsi di un piano per il clima, il documento si propone di azzerare le emissioni nette dirette entro il 2040; utilizzare energia elettrica 100% rinnovabile; ridurre del 50% le emissioni generate dagli investimenti; abbattere del 22% le emissioni indirette legate all’accesso agli aeroporti e alla manutenzione stradale. A supporto di questi impegni, il Gruppo ha rafforzato l’integrazione della sostenibilità nella propria strategia finanziaria consolidando un portafoglio di strumenti di finanza green di circa 5,3 miliardi di euro, tra cui Sustainability-Linked Loans e Bond.
Restando in Italia e sempre sul fronte aeroportuale, va infine ricordato come lo scalo di Fiumicino, principale aeroporto italiano sotto il controllo di Aeroporti di Roma – tra le società del Gruppo Mundys - abbia negli ultimi anni realizzato alcuni tangibili e importanti progetti: dalla Solar Farm, 55.000 pannelli in silicio per un totale di 22 Mw per il più grande impianto fotovoltaico aeroportuale in Europa e tra i più estesi al mondo, a "Pioneer", un sistema di stoccaggio che utilizza batterie dismesse da automobili elettriche per immagazzinare e utilizzare energia rinnovabile.
“Siamo molto orgogliosi del risultato raggiunto da Aéroports de la Côte d’Azur,un impegno che gli consente di essere oggi tra i pochissimi aeroporti al mondo che hanno raggiunto il massimo riconoscimento con il Livello 5 espresso da ACI Europe. Per Mundys – come Capogruppo - questo risultato è una conferma importante del lavoro messo in campo per una gestione massimamente sostenibile delle infrastrutture. Con Aeroporti di Roma in Italia e Aéroports de la Côte d’Azur in Francia continueremo a operare per confermare gli impegni assunti, rappresentando come il comparto aeroportuale può fare da volano all'intero settore aeronautico sul fronte della riduzione delle emissioni” ha affermato Elisabetta De Bernardi, Chief Asset Management Officer di Mundys.

L'elicottero Augusta Westland, con a bordo due imprenditori toscani, precipitato domenica 9 novembre mentre sorvolava le alture di Borgo Pace (Pesaro-Urbino) e Badia Tebalda (Arezzo), al confine tra Marche e Toscana, non era solo un mezzo di trasporto: era il simbolo di una passione condivisa, di un legame consolidato negli anni.
Mario Paglicci e Fulvio Casini erano uomini diversi per età e professione, ma uniti dall'amore per il volo, dall'avventura e dalla voglia di vivere momenti di leggerezza. La tragedia che li ha coinvolti[1] li racconta come persone coraggiose, determinate e capaci di affrontare la vita con curiosità e spirito libero, fino all'ultimo momento.
Mario Paglicci, 77 anni, noto imprenditore orafo di Arezzo, da oltre mezzo secolo è alla guida della Gimar, azienda di famiglia che ha conquistato mercati internazionali con gioielli distintivi e originali. Oltre all'oreficeria, la sua galassia di imprese spazia dalla moda agli smaltimenti di rifiuti elettronici, con una gestione che coniuga creatività e rigore imprenditoriale.
Ma al di là del lavoro, Paglicci coltivava una passione: il volo. Domenica 9 novembre aveva deciso di trascorrere qualche ora tra i cieli con un amico di lunga data, condividendo un'esperienza che combinava libertà e meraviglia dei paesaggi. Quando l'elicottero ha subito un'avaria, Paglicci sarebbe riuscito a inviare un messaggio alla famiglia per segnalare il guasto, mostrando lucidità e presenza di spirito anche in un momento critico.
Fulvio Casini, 67 anni, di Sinalunga (Siena), è un imprenditore immobiliare, alla guida della Marta Immobiliare, che ha dedicato la sua vita alla costruzione e gestione di progetti immobiliari locali, con una reputazione di serietà e competenza. Amante del volo, Casini condivideva con Paglicci la passione per i cieli e le esperienze sopra le nuvole.

Massimo Di Maio è ufficialmente il nuovo presidente dell'Aiom, Associazione italiana di oncologia medica. Entra in carica dopo essere stato nell'ultimo biennio presidente eletto, ruolo che ora verrà ricoperto da Rossana Berardi. Nicola Silvestris sarà segretario, Nicla La Verde tesoriere e il past president Francesco Perrone guiderà Fondazione Aiom. Classe 1975, napoletano di nascita e torinese d'adozione, Di Maio è professore ordinario di Oncologia medica presso il Dipartimento di Oncologia dell'università di Torino e direttore dell'Oncologia medica 1U dell'Aou Città della Salute e della Scienza di Torino.
"Nel prossimo biennio lavorerò nel segno della continuità e cercherò di implementare quanto realizzato finora, soprattutto partendo da tutte le iniziative formative rivolte ai giovani oncologi - dichiara Di Maio - Più della metà dei soci Aiom è under 40. Il nuovo direttivo nazionale deve lavorare per loro. Inoltre, saranno potenziati i già ottimi rapporti con Esmo - European Society For Medical Oncology. L'Italia è seconda al mondo, dopo gli Stati Uniti, per numero di membri della Società europea di oncologia medica. Aiom - sottolinea il presidente - continua a essere la società scientifica con il maggior numero di linee guida presenti nel Snlg", il Sistema nazionale linee guida. "L'efficienza dell'aggiornamento di questi documenti è importante, così come è fondamentale la tempestività di aggiornamento dei protocolli diagnostici e terapeutici nella pratica clinica. Infine, Aiom proseguirà a impegnarsi in campagne di sensibilizzazione dei cittadini sugli stili di vita sani e sull’adesione agli screening. Investire in prevenzione significa garantire la sostenibilità del Servizio sanitario nazionale. Tutti gli operatori sanitari hanno un dovere importante da questo punto di vista".
Durante il 27esimo Congresso nazionale Aiom, a Roma dal 7 al 9 novembre, è stato nominato tutto il nuovo direttivo in carica fino al 2027 e composto da: Antonella Brunello, Chiara Cremolini, Carmen Criscitiello, Alessandra Fabi, Luigi Formisano, Lorena Incorvaia, Marcello Tiseo, Dario Trapani.
Jacopo Rivani dirige l'Orchestra del Lirico in Fantasy Melody... 
Rossana Berardi è il nuovo presidente eletto dell'Associazione italiana di oncologia medica (Aiom). L'elezione è avvenuta durante il 27esimo congresso nazionale della società scientifica, che si è concluso ieri a Roma e ha visto la partecipazione di oltre 3mila specialisti da tutta Italia. Berardi è ordinario di Oncologia all'università Politecnica delle Marche e direttore della Clinica Oncologica dell'azienda ospedaliero universitaria delle Marche. Entrerà in carica come presidente nel 2027 e sarà la seconda donna a guidare l'Aiom. Siederà nella giunta con Massimo Di Maio (presidente), Nicola Silvestris (segretario) e Nicla La Verde (tesoriere). Il direttivo nazionale 2025/2027 è composto da: Antonella Brunello, Chiara Cremolini, Carmen Criscitiello, Alessandra Fabi, Luigi Formisano, Lorena Incorvaia, Marcello Tiseo, Dario Trapani. Francesco Perrone è il nuovo presidente di Fondazione Aiom.
"E' per me una grande soddisfazione ed esprimo la mia gratitudine a tutti i soci Aiom - dichiara Berardi - Sono onorata per la fiducia che mi è stata accordata e intendo continuare nel solco delle precedenti presidenze. Al tempo stesso voglio dare uno spirito innovativo alla nostra società scientifica, che deve essere sempre più disponibile ad ascoltare e includere tutti i soci. L'oncologia vive un momento segnato da grandi sfide e numerose criticità, ma rimane una eccellenza del Servizio sanitario nazionale. E' anche una delle specialità mediche italiane veramente all'avanguardia nel mondo. Risulta fondamentale, quindi, come prima cosa, proseguire nel dialogo e nel confronto con le istituzioni per trovare soluzioni condivise. Il primo fine del nostro lavoro è ovviamente occuparci dei nostri pazienti, il cui numero è in costante crescita in tutta Italia. Garantire l'accessibilità e la sostenibilità delle cure deve essere una priorità di tutti e come società scientifica possiamo avere un ruolo importante nel favorirle. Un impegno primario sarà occuparci degli operatori sanitari e del loro benessere lavorativo. Ci attendono grandi sfide inclusa quella dell'innovazione tecnologica e digitale e dobbiamo essere protagonisti del cambiamento che questa porta".
"Insieme al nuovo direttivo - continua Berardi - intendo lavorare affinché Aiom sia sempre più aperta a collaborazioni con altre società scientifiche e associazioni per la promozione di attività congiunte. In particolare, bisogna incentivare iniziative a sostegno della prevenzione del cancro, che è fondamentale anche per assicurare la sostenibilità della sanità italiana". Infine "dobbiamo rafforzare il rapporto con altri colleghi medici, perché i tumori sono malattie che devono essere affrontate con un imprescindibile approccio multidisciplinare. La visione da condividere dovrà essere quella della One Health", conclude la presidente eletta dell'Aiom.

Il tifone Fung-wong ha provocato inondazioni e frane, ha interrotto l'erogazione di energia elettrica in intere province e ha ucciso almeno quattro persone, tra cui due bambini, prima di allontanarsi dalle Filippine. Circa 1,4 milioni di persone sono state evacuate prima che toccasse terra la scorsa notte, secondo l'Ufficio della Protezione Civile.
Il tifone si è abbattuto sulla municipalità costiera di Dinalungan, sull'isola principale di Luzon, con venti fino a 185 km/h e raffiche fino a 230 km/h. Fung-wong segue la scia del tifone Kalmaegi, che ha ucciso quasi 200 persone nella parte centrale dell'arcipelago e cinque in Vietnam.
Secondo l'agenzia meteorologica filippina Pagasa, la tempesta, la cui estensione ha interessato quasi l'intero arcipelago, ha perso intensità attraversando le province montuose del nord e le pianure agricole durante la notte, prima di dirigersi verso Taiwan, nel Mar Cinese Meridionale. L'isola si sta ora preparando per Fung-wong, chiudendo le scuole in alcune parti della contea orientale di Hualien e con l'emissione di ordini di evacuazione nelle aree soggette a inondazioni e frane, ha riferito la Central News Agency di Taiwan.
Cina: Tifone Fung-wong, allerta in Cina
Il tifone si avvicina al Mar Cinese Meridionale, previste piogge intense e misure di emergenza
10 nov. - (Adnkronos)
La provincia cinese del sud, Guangdong, è stata messa in allerta per l'arrivo del tifone Fung-wong nel Mar Cinese Meridionale. Le autorità meteorologiche locali hanno attivato una risposta di emergenza di livello IV alle 10 di mattina di lunedì, data la previsione di un impatto significativo sulle acque costiere della provincia nei prossimi giorni.
Il tifone Fung-wong, il 26° della stagione 2025, si sta muovendo verso nord-ovest a una velocità di circa 30 chilometri orari ed è entrato nella parte orientale del Mar Cinese Meridionale lunedì. Le previsioni indicano che martedì e mercoledì le località sul lato orientale di Guangdong sperimenteranno piogge leggere o intense a causa dei sistemi nuvolosi esterni del tifone.
La sede centrale per il controllo delle inondazioni, della siccità e del vento della provincia di Guangdong ha invitato tutte le regioni e i dipartimenti interessati a migliorare i sistemi di previsione e allarme rapido, ad attivare prontamente le risposte di emergenza e a mettere in atto tutte le misure cautelative per garantire la sicurezza della vita e delle proprietà delle persone.
Intanto, nelle Filippine due persone sono morte a causa delle inondazioni e delle frane provocate dal tifone Fung-wong. Circa 1,5 milioni di persone sono state evacuate in aree sicure. Il tifone aveva raggiunto la categoria di "super tifone" prima di indebolirsi mentre si spostava verso il Mar Cinese Meridionale.
Le autorità filippine hanno reso noto che le operazioni di soccorso e assistenza continuano senza interruzioni. La situazione rimane monitorata dalle autorità locali che stanno lavorando per garantire la sicurezza della popolazione interessata dal tifone.

Gli occhi di Lorenzo Musetti non mentono. L'emozione c'è, si sente e si vede. Il toscano è arrivato a Torino dopo una lunga rincorsa alle Atp Finals e oggi, lunedì 10 novembre, esordirà nel Torneo dei maestri contro Taylor Fritz. Una sfida decisiva per l'azzurro, inserito nel gruppo di Carlos Alcaraz. Per qualificarsi alle semifinali, è già un grande turning point. In mattinata, intanto, il numero 9 del ranking si allenato sotto gli occhi curiosi di centinaia di appassionati. E anche di un tifoso speciale: Filippo Volandri, capitano dell'Italia in Coppa Davis, arrivato in Piemonte per godersi l'atmosfera magica di uno dei tornei più importanti del circuito. Prima delle altre Finals. Quelle di Bologna, a cui l'Italia arriverà da campione in carica, con l'obiettivo di uno storico tris.
Musetti e gli applausi di Torino
Lorenzo si è allenato sul 'Sebastopoli', nel foyer della Inalpi Arena. Accanto a lui lo storico coach Simone Tartarini, che lo ha tirato su e portato tra i migliori tennisti al mondo un passo per volta. Anche per l'allenatore, visibile l'emozione per il traguardo raggiunto, impensabile fino a pochi anni fa. Musetti ha avuto come sparring il 18enne ceco Maxim Mrva, che ieri si è già allenato con Sinner[1]. Si tratta di uno dei prospetti più in vista del circuito (selezionato dall'Atp, che mette a disposizione dei campioni i migliori giovani).
Per l'allenamento, Lorenzo ha scelto un pantaloncino blu, virando poi sul bianco per t-shirt, polsino e iconica fascia. Proprio la fascia è il primo regalo fatto ai tanti tifosi arrivati a Torino per sostenerlo. Il toscano la lancia a fine allenamento e il più scaltro è Walter, un piccolo appassionato riuscito ad assicurarsela e poi, con un po' di fortuna, anche a farsela firmare. Arriva da Roma, è accompagnato dai genitori e quasi non ci crede: "Bellissima - dice con un sorriso largo così -. L'anno scorso sono riuscito a prendere l'asciugamano di Sinner, lo tengo a casa e guai a chi lo tocca". Adesso sarà in buona compagnia. Un po' come Musetti, arrivato a giocarsi un sogno con i migliori tennisti del pianeta. Un'élite di cui ormai fa parte a pieno titolo come gli ricorda il pubblico, stregato dal suo rovescio a una mano: "Lollo, vinci per noi questo torneo. Se giochi come contro Djokovic, è dura per tutti". (di Michele Antonelli, inviato a Torino)

Gli occhi di Lorenzo Musetti non mentono. L'emozione c'è, si sente e si vede. Il toscano è arrivato a Torino dopo una lunga rincorsa alle Atp Finals e oggi, lunedì 10 novembre, esordirà nel Torneo dei maestri contro Taylor Fritz. Una sfida decisiva per l'azzurro, inserito nel gruppo di Carlos Alcaraz. Per qualificarsi alle semifinali, è già un grande turning point. In mattinata, intanto, il numero 9 del ranking si allenato sotto gli occhi curiosi di centinaia di appassionati. E anche di un tifoso speciale: Filippo Volandri, capitano dell'Italia in Coppa Davis, arrivato in Piemonte per godersi l'atmosfera magica di uno dei tornei più importanti del circuito. Prima delle altre Finals. Quelle di Bologna, a cui l'Italia arriverà da campione in carica, con l'obiettivo di uno storico tris.
Musetti e gli applausi di Torino
Lorenzo si è allenato sul 'Sebastopoli', nel foyer della Inalpi Arena. Accanto a lui lo storico coach Simone Tartarini, che lo ha tirato su e portato tra i migliori tennisti al mondo un passo per volta. Anche per l'allenatore, visibile l'emozione per il traguardo raggiunto, impensabile fino a pochi anni fa. Musetti ha avuto come sparring il 18enne ceco Maxim Mrva, che ieri si è già allenato con Sinner[1]. Si tratta di uno dei prospetti più in vista del circuito (selezionato dall'Atp, che mette a disposizione dei campioni i migliori giovani).
Per l'allenamento, Lorenzo ha scelto un pantaloncino blu, virando poi sul bianco per t-shirt, polsino e iconica fascia. Proprio la fascia è il primo regalo fatto ai tanti tifosi arrivati a Torino per sostenerlo. Il toscano la lancia a fine allenamento e il più scaltro è Walter, un piccolo appassionato riuscito ad assicurarsela e poi, con un po' di fortuna, anche a farsela firmare. Arriva da Roma, è accompagnato dai genitori e quasi non ci crede: "Bellissima - dice con un sorriso largo così -. L'anno scorso sono riuscito a prendere l'asciugamano di Sinner, lo tengo a casa e guai a chi lo tocca". Adesso sarà in buona compagnia. Un po' come Musetti, arrivato a giocarsi un sogno con i migliori tennisti del pianeta. Un'élite di cui ormai fa parte a pieno titolo come gli ricorda il pubblico, stregato dal suo rovescio a una mano: "Lollo, vinci per noi questo torneo. Se giochi come contro Djokovic, è dura per tutti". (di Michele Antonelli, inviato a Torino)

Rivoluzione in arrivo per i biglietti aerei di Ryanair a partire da mercoledì 12 novembre. La compagnia low cost richiederà ai passeggeri di utilizzare solo carte d'imbarco digitali generate dalla sua app, abbandonando definitivamente i biglietti cartacei. Ryanair ha fatto sapere senza il pass su telefono o tablet i viaggiatori non potranno accedere ai controlli di sicurezza aeroportuali o imbarcarsi su un aereo.
Il direttore generale Michael O'Leary prevede "alcuni problemi iniziali", ma ha osservato in un'intervista al quotidiano britannico Independent che oltre l'80% dei clienti della compagnia aerea utilizza già l'app. La compagnia aerea ha affermato che questa iniziativa fa parte della sua strategia digitale e mira a semplificare il check-in riducendo al contempo l'impatto ambientale. L'iniziativa potrebbe far risparmiare oltre 300 tonnellate di rifiuti di carta all'anno, ha affermato.
Se uno smartphone viene smarrito o si scarica, i viaggiatori possono ottenere una carta d'imbarco gratuita in aeroporto prima dei controlli di sicurezza e, se il problema si verifica dopo aver superato i controlli di sicurezza, le loro informazioni sono già nel sistema di Ryanair e il personale al gate li assisterà. Ma la compagnia aerea ha sottolineato che la cosa più importante per i viaggiatori è effettuare il check-in online prima del volo.
I passeggeri che ignorano i promemoria per il check-in online possono ottenere pass stampati in aeroporto a un costo che varia da 30 sterline (34,15 euro) in Spagna e 40 sterline (45,53 euro) in Austria, a 55 sterline (62,60 euro) nel resto dell'Ue e nel Regno Unito. I passeggeri che non dispongono di uno smartphone possono ricevere un biglietto cartaceo in aeroporto, a condizione che abbiano precedentemente effettuato il check-in sul sito web di Ryanair.

Grandi novità per iMeat, la prima fiera B2B in Italia dedicata alle macellerie, gastronomie e salumerie, al settore Ho.Re.Ca., alle industrie per la lavorazione delle carni e alle aziende medio-piccole artigianali di eccellenza, che dal 2026 si terrà per la prima volta a BolognaFiere, uno dei poli fieristici più moderni e internazionali d’Europa. La decima edizione di iMeat si svolgerà dall’11 al 13 ottobre 2026, segnando una tappa fondamentale nella storia della manifestazione e un passo strategico per il suo sviluppo futuro. Dopo nove edizioni di successo a Modena, la fiera si sposta a Bologna per offrire spazi più ampi, servizi avanzati e una piattaforma logistica e internazionale in grado di valorizzare ulteriormente il potenziale del settore.
In occasione del trasferimento, è stata costituita una nuova società, Ecod Extra Srl, che organizzerà le prossime edizioni della manifestazione. La nuova realtà è partecipata al 51% da BolognaFiere e al 49% da Ecod Srl, la casa editrice e organizzatrice che ha ideato e fatto crescere iMeat nel corso di oltre vent’anni di attività. Questa partnership rappresenta un’evoluzione naturale e strategica, che unisce la competenza editoriale e la conoscenza del mercato di Ecod con la dimensione internazionale, l’esperienza organizzativa e la rete globale di BolognaFiere Group, presente con proprie sedi operative in Cina, India e Usa, e partner di riferimento per alcuni dei più grandi eventi fieristici al mondo.
iMeat è nata tredici anni fa da un’intuizione vincente di Ecod, che ha saputo intercettare i bisogni di un comparto in trasformazione, offrendo un luogo d’incontro unico per macellerie, gastronomie, salumerie, operatori Ho.Re.Ca. e piccola industria alimentare. Oggi, con il trasferimento a BolognaFiere e la nascita della nuova società, iMeat punta a rafforzare la sua proiezione internazionale, ad attrarre buyer e operatori esteri e a consolidare il suo ruolo di riferimento per la filiera delle carni e dei prodotti affini.
Con la nuova collocazione autunnale, le date dell’11, 12 e 13 ottobre 2026, il sostegno storico di Federcarni e il nuovo patrocinio di Uniceb e dei principali protagonisti della filiera, iMeat conferma la propria vocazione a essere piattaforma di business, aggiornamento e innovazione per tutti i professionisti del settore. Dalla macelleria tradizionale alla ristorazione specializzata, dalla tecnologia alla formazione, la fiera continuerà a essere un luogo dove cultura del prodotto e futuro del settore si incontrano.
“Il trasferimento a BolognaFiere segna una tappa storica nel percorso di iMeat, nata da un’intuizione e cresciuta grazie alla fiducia di migliaia di professionisti”, ha dichiarato Luca Codato, fondatore di Ecod e ideatore di iMeat. “Con BolognaFiere condividiamo una visione comune: dare continuità alla qualità e all’identità di iMeat, aprendola a nuove opportunità di sviluppo e a un pubblico sempre più ampio, nazionale e internazionale”, ha aggiunto.
Per Antonio Bruzzone, Ceo di BolognaFiere, “con l’ingresso di BolognaFiere nel capitale di iMeat diamo ulteriore impulso alla crescita di una manifestazione che ha saputo interpretare con competenza e visione l’evoluzione di un settore fondamentale del canale Ho.Re.Ca. e dell’industria della lavorazione e della cottura delle carni". "Il nostro obiettivo è accompagnare iMeat verso una dimensione sempre più internazionale, valorizzando la filiera delle carni e della gastronomia artigianale attraverso la nostra rete fieristica globale, dalla Cina all’India, fino agli Usa e al Sud-Est asiatico”, ha concluso Bruzzone.
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