(Adnkronos) - Sull'Ucraina, martoriata da bombe e droni russi che continuano a colpire pesantemente il Paese ormai da giorni, "il silenzio dell'America e di altri in tutto il mondo non fa che incoraggiare Putin". Parola di Volodymyr Zelensky, che è tornato a lanciare un appello urgente alla comunità internazionale chiedendo nuove sanzioni contro Mosca ma anche, e soprattutto "determinazione", ai suoi alleati.
In un accorato post sui social, il leader di Kiev ha parlato di 30 città e villaggi colpiti dal massiccio attacco russo della notte scorsa, con "quasi 300 droni d'attacco lanciati dai russi, la maggior parte dei quali Shahed". E sono quasi 70 i missili di vario tipo, compresi quelli balistici, utilizzati inoltre da Mosca negli attacchi che ormai sembrano inarrestabili. "Attacchi deliberati", denuncia Zelensky, "contro città ordinarie. Edifici residenziali sono stati distrutti e danneggiati. A Kiev, sono stati colpiti i dormitori del dipartimento di storia dell'università. Ci sono stati anche attacchi contro aziende. Tragicamente, alcune persone sono state uccise, compresi bambini", spiega.
Per il numero uno di Kiev, "ogni attacco terroristico russo di questo tipo è una ragione sufficiente per nuove sanzioni contro la Russia". Perché Mosca, assicura, "sta prolungando questa guerra e continua a uccidere ogni giorno". Un fatto che, attacca il presidente ucraino, "non può essere ignorato. Il silenzio dell'America e di altri in tutto il mondo non fa che incoraggiare Putin", punta il dito Zelensky.
Ed è per questo che, "senza una pressione davvero forte sulla leadership russa, questa brutalità non può essere fermata". Ma per il presidente ucraino, oltre all'aiuto delle sanzioni, "ora conta la determinazione: la determinazione degli Stati Uniti, dei Paesi europei e di tutti coloro che in tutto il mondo cercano la pace. Il mondo conosce tutte le debolezze dell'economia russa. La guerra può essere fermata, ma solo attraverso la necessaria pressione sulla Russia. Putin deve essere costretto a pensare non a lanciare missili, ma a porre fine alla guerra", l'appello di Zelensky.
Secondo un'analisi del Washington Post, Vladimir Putin avrebbe a disposizione poco più di 6 mesi per tentare una spallata nella guerra con l'Ucraina, con la Russia che rischia di andare in crisi sul campo di battaglia. Mosca deve infatti fare i conti con la prospettiva di una carenza di uomini e mezzi che potrebbe avere effetti rilevanti a partire dal prossimo anno sul campo di battaglia. L'analisi evidenzia che un aumento della pressione sugli invasori, in questo momento, potrebbe produrre conseguenze e spingere il presidente russo verso una soluzione negoziale del conflitto.
In questo quadro, spicca però l'orientamento mostrato nelle ultime settimane dagli Stati Uniti. Il presidente americano Donald Trump, dopo l'ultimo colloquio telefonico con Putin, non ha premuto l'acceleratore sull'adozione di nuove sanzioni nei confronti di Mosca e ha scelto una linea diversa rispetto all'Unione Europea. Washington, in base a messaggi e dichiarazioni del presidente, sembra intenzionata a prendere le distanze dal conflitto, considerato una 'questione europea'. "Non avremmo dovuto farci coinvolgere", ha detto Trump in diverse occasioni nell'ultima settimana.
Secondo gli analisti a cui fa riferimento il Washington Post, senza un'intesa che ponga fine alle ostilità e senza un "robusto" sostegno occidentale, la guerra "probabilmente continuerà lentamente a svilupparsi con un trend favorevole alla Russia nel 2025". I progressi di Mosca, si spiega in un report dell'U.S. Defense Intelligence Agency presentato al Congresso, "stanno rallentando e arrivano con grandi perdite di uomini e mezzi".
Senza una tregua, è tuttavia probabile che la Russia cercherà di sfruttare nelle prossime settimane le condizioni generali ancora vantaggiose. I movimenti di truppe nell'area del Donetsk lasciano infatti ipotizzare un'offensiva estiva, per cercare di sfondare le linee ucraine. Ma, anche in caso di successo immediato, sarebbe complesso capitalizzare in maniera stabile: mancherebbero uomini e mezzi per consolidare il controllo in eventuali nuovi territori. Il blitz, però, potrebbe offrire ulteriori carte da giocare al tavolo dei negoziati. Già ora il Cremlino rivendica le regioni di Donetsk, Luhansk, Kherson e Zaporizhzhia, che in realtà sono solo parzialmente controllate.
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(Adnkronos) - "Il mio futuro? Si saprà prima del Mondiale per club". Igor Tudor ha portato la Juventus in Champions League e ora mette fretta al club bianconero. L'allenatore croato, in panchina negli ultimi 3 mesi dopo l'esonero di Thiago Motta, aspetta news prima del Mondiale per club in programma a giugno.
"Ci vedremo presto con la società e si deciderà. Eravamo tutti concentrati sulle partite, non volevo neanche parlare di futuro: ora c'è il Mondiale per club, ma si risolverà tutto prima", dice Tudor prima a Sky e poi a Dazn. "Con due-tre colpi mirati che danno esperienza e peso questa squadra può migliorare, ci vuole un numero di giocatori di una certa età, siamo un po' verdi", aggiunge Tudor.
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(Adnkronos) - Juventus in Champions League, Empoli e Venezia in Serie B. Sono i verdetti dell'ultima giornata del campionato di Serie A, che si chiude oggi 25 maggio con l'ultimo turno. I bianconeri vincono 3-2 sul campo del Venezia e con 70 punti conquistano il quarto posto - alle spalle di Napoli, Inter e Atalanta - con la qualificazione alla principale competizione europea. In coda, Empoli e Venezia scendono in Serie B insieme al Monza già retrocesso da settimane. L'Empoli perde in casa contro il Verona per 2-1 e chiude il torneo in terz'ultima posizione a 31 punti. Il Venezia, a 30, è penultimo.
Europa League per la Roma, vittoriosa 3-0 a Torino contro il Toro. Conference League per la Fiorentina, che batte 3-2 l'Udinese in trasferta. Resta fuori dalle coppe la Lazio, caduta clamorosamente in casa contro il Lecce: i giallorossi di Giampaolo festeggiano la salvezza all'Olimpico.
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(Adnkronos) - Dazi Usa contro l'Ue al centro del colloquio di oggi tra Ursula von der Leyen e Donald Trump, telefonata arrivata a pochi giorni dalle minacce del tycoon di rendere effettive le tariffe al 50% a partire dal 1° giugno e non più dal 9 luglio, come da scadenza della pausa di 90 giorni accordata per favorire negoziati tra Europa e Usa. A riferire della telefonata è stata la stessa presidente della Commissione Ue sui social.
"Buona telefonata con il presidente degli Stati Uniti Donald Trump. L'Ue e gli Stati Uniti condividono le più importanti e strette relazioni commerciali del mondo. L'Europa - scrive su X - è pronta a portare avanti i colloqui in modo rapido e deciso. Per raggiungere un buon accordo, avremmo bisogno del tempo necessario fino al 9 luglio".
Sui dazi all'Ue "non sto cercando un accordo, l'accordo è stato già fissato: è al 50%", aveva detto venerdì scorso Trump rincarando la dose contro l'Unione europea, dopo una prima minaccia via social sull'introduzione delle tariffe a partire dal primo giugno. Il nuovo messaggio all'Europa era arrivato dallo Studio Ovale. Ma nonostante il tono è perentorio, il tycoon aveva però lasciato spazio a una minima apertura per un ulteriore rinvio della scadenza: "Se qualcuno arriva e vuole costruire una centrale qui, posso parlargli di una piccola proroga", aveva spiegato.
Trump aveva minacciato dazi del 50% sulle merci provenienti dall'Unione Europea, citando la mancanza di progressi negli attuali negoziati commerciali. "Le loro potenti barriere commerciali, le imposte sull'Iva, le ridicole sanzioni aziendali, le barriere commerciali non monetarie, le manipolazioni monetarie, le cause legali ingiuste e ingiustificate contro le aziende americane e altro ancora - aveva scritto il leader Usa in un post su Truth -, hanno portato a un deficit commerciale con gli Stati Uniti di oltre 250.000.000 di dollari all'anno, una cifra totalmente inaccettabile".
Per il tycoon infatti, i colloqui con l'Ue "non stanno portando a nulla" e "pertanto, raccomando un dazio diretto del 50% sull'Unione Europea, a partire dal 1° giugno 2025", il messaggio social del presidente con una marcia indietro rispetto alla pausa di 90 giorni dell'applicazione dei dazi annunciata il 9 aprile scorso e destinata a scadere solo a luglio.
Nel rispondere al presidente americano, l'Ue aveva comunque mirato a tenere aperto il canale di comunicazione. Il commissario europeo al Commercio Maros Sefcovic, dopo aver parlato con le sue controparti americane Jamieson Greer e Howard Lutnick, si era quindi affidato ai social: l'Unione Europea, aveva detto, "è pienamente impegnata, decisa a garantire un accordo che vada bene a entrambi. La Commissione Europea rimane pronta a lavorare in buona fede. Il commercio tra Ue e Stati Uniti è ineguagliabile e deve essere guidato dal rispetto reciproco, non dalle minacce. Siamo pronti a difendere i nostri interessi", concludeva. Oggi, quindi, la "buona telefonata" tra von der Leyen e Trump.
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(Adnkronos) - Sul caso Garlasco, "premesso che, come sapete, non posso, non debbo e non voglio parlare di vicende in corso, quello che posso dire è che trovo irragionevole che dopo una sentenza o due sentenze di assoluzioni, sia intervenuta una condanna senza nemmeno rifare l'intero processo. Tutto questo è irrazionale". A dirlo è il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, a Zona Bianca su Rete4.
"È irrazionale perché se per legge si può condannare soltanto, al di là di ogni ragionevole dubbio, quando uno o più giudici hanno già dubitato al punto da assolvere, non si vede come si possa condannare. Questo secondo me è irragionevole e andrebbe cambiato con una riforma che noi abbiamo provato a fare e abbiamo fatto a metà".
"No, questo assolutamente no", risponde poi il ministro a chi gli chiede se possano esserci conseguenze per i magistrati della vecchia inchiest a su Garlasco nel caso in cui emergessero delle nuove verità. "Secondo me la responsabilità si può avere soltanto quando il magistrato o non conosce la legge o dimostra di non conoscere le carte. E' proprio per questo che per tutti i processi esiste nei paesi democratici un doppio o triplo grado perché si presume che la sentenza possa essere sbagliata".
"Io credo che purtroppo in questo momento l'opinione pubblica e l'opinione del cittadino nei confronti della giustizia sia abbastanza negativa", replica quindi il ministro a chi chiede se tema che la vicenda possa avere un impatto negativo per la giustizia a livello di opinione pubblica.
"Secondo me - ha poi aggiunto - più di una colpa dei magistrati è una colpa delle leggi. I magistrati amministrano queste leggi che sono imperfette e che consentono addirittura di procrastinare dei processi all'infinito anche quando bisognerebbe avere il coraggio di chiuderli".
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(Adnkronos) - Arthur Rinderknech si prepara al match contro Jannik Sinner al primo turno del Roland Garros, previsto nella serata di lunedì 26 maggio, e 'schiera' Papa Leone XIV. E sui social non nasconde l'euforia per un confronto da brividi con il numero uno al mondo. "È il momento di dimostrare che i miracoli accadono davvero" ha scritto il transalpino su X, postando una foto dell'incontro di Jannik con papa Leone XIV. Poi il nuovo invito ai suoi connazionali: "Ci vediamo domani alle 20:15 sul Centrale, Jannik. Conto su di voi".
Un tweet simpatico quello di Rinderknech, diventato presto virale dopo l'appello dei giorni scorsi. A sorteggio concluso, il francese aveva subito chiamato a raccolta i tifosi francesi per la sfida con Sinner. Un fattore che di sicuro potrebbe dargli una mano per uno dei match più complicati della sua carriera.
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(Adnkronos) - Jasmine Paolini perde un set ma avanza al secondo turno del Roland Garros 2025, seconda prova stagionale del Grande Slam, al via oggi sui campi in terra battuta del Bois de Boulogne a Parigi. L'azzurra, numero 4 del mondo e quarta testa di serie, supera la cinese Yue Yuan, numero 89 del ranking Wta, con il punteggio di 6-1, 4-6, 6-3 in un'ora e 40 minuti.
"E’ stato un match durissimo: dopo il primo set sapevo che lei poteva giocare molto meglio. Ho subito un po’ la tensione, ho vissuto tante emozioni ma sono contenta di essere riuscita a farcela. E’ grandioso essere tornata qui, questo per me è un posto speciale: la finale lo scorso anno, poi le Olimpiadi. Spero di giocare meglio al secondo turno", ha poi detto Paolini dopo la faticosa vittoria all'esordio del torneo.
"Da chi ho preso il sorriso? Da mia madre. Sorrido sempre perché faccio quello che amo: il tennis è la mia passione ed il mio lavoro”, aggiunge la 29enne toscana, prima di tornare sul trionfo agli Internazionali d'Italia. “Vincere a Roma è stato speciale. Era il torneo che vedevo da piccola: mi ricordo di Rafa, di Roger. Mi sono divertita tantissimo nelle due settimane e il tifo è stato incredibile”.
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(Adnkronos) - "Bisogna rivedere la cancellazione dei fondi alla cooperazione e a tutte le organizzazioni umanitarie. Questo sta succedendo ed è un disastro. Noi artisti possiamo fare tutti i concerti possibili purché se ne parli. Ma mi pare che ci sono problemi ben più grandi che i governi dovrebbero affrontare". Così Fiorella Mannoia, parlando all’Adnkronos, poco prima di partecipare al concerto, in diretta su Rai Radio2 organizzato da Rai Radio, Amref, ASviS e Heroes Festival.
“L’unica cosa che mi consola è che forse qualcosa in Africa sta cambiando - ha proseguito Mannoia, da oltre 20 anni impegnata testimonial di Amref -, forse diversi Stati hanno giustamente cominciato a pensare di gestire le loro risorse, che sono tante. Ed è quello che noi abbiamo sempre auspicato, noi che di Africa un pochino ci siamo occupati, io con Amref più e più volte. Questo è uno spiraglio di luce - ha sottolineato- perché la situazione era diventata insostenibile. Insostenibile che agli africani non rimanesse nulla, che tutte le risorse venissero saccheggiate da noi e che il nostro benessere si poggiasse soprattutto sulle spalle dell’Africa e di tutte le sue risorse”.
“Gli artisti dunque - ha proseguito - possono mettere a disposizione la loro notorietà, come io faccio per Amref. Io non faccio altro che metterci la faccia per raccogliere fondi, per sensibilizzare, noi possiamo farlo. Ma questi sono problemi più grandi di noi ai quali dovrebbero pensare i governi, tutti. E non mi pare che questo sia all’ordine del giorno. Forse - conclude - interverranno quando qualcuno darà troppo fastidio, come è successo in passato”.
Mannoia sul palco ha cantato il brano del 2012 ‘In viaggio’, raccontando che “questa è la seconda canzone che ho scritto in vita mia, durante la registrazione di un album che si chiamava ‘Sud’…c’erano tanti musicisti del Sud del mondo, che mi hanno raccontato le loro storie, i loro desideri, le loro paure. E io mi sono messa nei panni delle loro madri, io che di figli non ne ho. E questa canzone è partita tutta da lì, dalle loro storie”.
Al concerto- condotto da Sara Zambotti e Massimo Cirri- oltre a Fiorella Mannoia hanno portato la loro musica e le loro testimonianze sul palco dello studio di via Asiago: Kaze, Leo Gassmann, Lina Simons, Chris Obehi, Andrea Satta, Epoque e la Social Band con Frances Alina Ascione.
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(Adnkronos) - Chi sarà il prossimo allenatore della Juve? Cristiano Giuntoli, direttore tecnico della Juve, ha parlato ai microfoni di Sky prima della sfida con il Venezia, regalando alcuni indizi: "Panchina? Vogliamo fare il Mondiale per Club con Tudor e scegliere a bocce ferme, intanto sta facendo molto molto bene".
Il dirigente bianconero ha aggiunto: "La qualificazione alla Champions è importante sia per da un punto di vista economico che di prestigio, è una partita fondamentale. Siamo la Juve, abbiamo passato un anno difficile, ma dopo così tanti infortuni è stata un'impresa essere qui stasera. Siamo consci che la squadra ha delle grandi potenzialità e con pochi ritocchi può essere già competitiva. I nostri programmi di mercato non cambiano con la qualificazione o meno"
Poi, un punto sui prestiti: "Stiamo parlando con Fenerbahce e Ajax per Kostic e Rugani, siamo avanti con il Porto per Conceiçao e stiamo discutendo per prolungare quelli di Kolo Muani e Renato Veiga".
Ai microfoni di Dazn, Giuntoli è tornato così sulla questione allenatore, dribblando la domanda su una possibile trattativa con Antonio Conte: "Mi limito a fare i complimenti al Napoli che ha fatto una grande stagione"
Leggi tutto: Juve, Giuntoli conferma Tudor?" Molto contenti di lui". E su Conte...
(Adnkronos) - Si chiude oggi, domenica 25 maggio, la 38esima giornata di Serie A. Dopo le prime 4 partite tra venerdì e sabato (Napoli-Cagliari e Como-Inter per lo scudetto, oltre alle ininfluenti Milan-Monza e Bologna-Genoa), tocca alla corsa Champions e alla lotta salvezza. Alle 20:45 tocca ad Atalanta-Parma, Lazio-Lecce, Venezia-Juve, Udinese-Fiorentina, Torino-Roma ed Empoli-Verona.
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Ma dove vedere la 38esima giornata di Serie A? Torino-Roma, Atalanta-Parma e Udinese-Fiorentina saranno visibili in esclusiva su Dazn (ma anche al canale 214 di Sky, per gli abbonati Sky con Zona Dazn). Partite visibili anche in streaming sull’app di Dazn.
Venezia-Juve, Lazio-Lecce ed Empoli-Verona saranno trasmesse su Sky e Dazn (e in streaming sull’app di Dazn, Sky Go e Now).
Leggi tutto: Serie A, si gioca per Champions e salvezza - Ultima giornata in diretta
(Adnkronos) - Il Roland Garros rende omaggio a Rafa Nadal, trionfatore per 14 volte nello Slam parigino. Il fuoriclasse spagnolo è stato protagonista di una emozionante cerimonia davanti a 15mila persone sul campo Philippe Chatrier, il Centrale dell'impianto della capitale francese. Nadal, visibilmente commosso, è riuscito a tenere il discorso programmato per ringraziare famiglia e pubblico, avversari e amici, fino al pensiero speciale per la Francia che lo ha 'accolto' nel 2005, nella prima edizione a cui ha preso parte.
Prima della chiusura, l'omaggio finale che regala allo spagnolo un posto speciale sul campo del Roland Garros. Nella terra rossa è incastonata una placca con il numero 14 e con l'impronta del piede del fuoriclasse: il nome di Nadal sarà impresso per sempre sulla terra rossa che al mancino di Mallorca ha regalato 14 trionfi e un posto nella storia dello sport.
In campo si sono presentati Roger Federer, Novak Djokovic e Andy Murray, i principali avversari di Nadal in una carriera strepitosa, affrontati complessivamente 124 volte, con 70 successi e 54 sconfitte.
"Nulla sarebbe stato così emozionante senza queste rivalità che ci hanno spinto a migliorarci ogni giorno", ha sottolineato Nadal nel suo discorso. "E' incredibile come il tempo cambia le prospettive. Siamo stati rivali per tantissimo tempo, ma ora possiamo essere felici di quello che abbiamo costruito. Fra noi non è mai mancato il rispetto, per me significa molto che siate tutti qui. Sul campo mi avete fatto vivere anche momenti difficili, ma mi sono goduto il fatto di essere spinto al limite per competere contro di voi. Alla fine il tennis è solo un gioco, non dovremmo mai dimenticarlo e possiamo dare un grande messaggio, essere amici fuori dal campo dopo essere stati grandi rivali. Spero che continueremo a fare cose belle per il nostro sport".
"Nel 2005 ho giocato qui per la prima volta, avevo 19 anni -ha ricordato Nadal-. La mia prima grande esperienza è stata la partita contro il mio rivale e amico d’infanzia Richard Gasquet. Da allora ho capito pienamente cosa significasse Roland Garros".
"Qui, nella tribuna che mi è stata riservata, ci sono molte persone che mi hanno accompagnato -ha proseguito il vincitore di 22 titoli del Grande Slam-. Amici, il mio team, i miei cari, che sono sempre stati pilastri molto importanti per me: li ringrazio. Ringrazio anche mio zio Toni. Sei la ragione per cui sono qui. Grazie per aver dedicato gran parte della tua vita ad allenarmi. Mi hai fatto soffrire, mi hai fatto ridere, mi hai spinto oltre i miei limiti. Quello che abbiamo vissuto non è sempre stato facile, ma ne è valsa la pena. Abbiamo difficoltà a esprimere i nostri sentimenti, ma voglio che tu sappia che sei stato il miglior allenatore che avrei potuto avere".
Nadal ha ringraziato poi sua moglie, con un pensiero dolce e profondo insieme: "Spero di renderti felice quanto tu hai reso felice me". Infine, in francese, ha ringraziato Parigi e la Francia. "Non potete immaginare quanto sia gratificante sentirsi apprezzato, amato, nel luogo che per me conta di più. Mi avete dato la possibilità di ricevere la torcia olimpica da Zizou Zidane. Mi avete donato una statua magnifica qui, al Roland Garros. Mi avete fatto sentire come un francese in più".
Al Roland Garros, Nadal ha affrontato 74 avversari, vinto 112 partite su 116 e tutte le 14 finali. Solo in tre sono riusciti a batterlo: lo svedese Robin Söderling (ottavi 2009), il tedesco Alexander Zverev (primo turno 2024) e il serbo Djokovic, l’unico a sconfiggerlo due volte (quarti 2015 e semifinali 2021).
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(Adnkronos) - "Ma quanti palestinesi devono ancora morire perché tu sia soddisfatto e finalmente la smetta?". Così Nanni Moretti interviene sul conflitto a Gaza sui social, postando su Instagram una foto del premier israeliano Benjamin Netanyahu e rivolgendosi direttamente al primo ministro.
Il regista e attore romano, recentemente operato al cuore dopo un infarto, raccoglie così il consenso di centinaia di follower, che lo ringraziano per essersi esposto. Non mancano però anche i commenti contrari, le polemiche, ma anche lunghe discussioni tra utenti sotto al post.
Leggi tutto: Gaza, Nanni Moretti contro Netanyahu: "Quanti palestinesi devono ancora morire?"
(Adnkronos) - "Nel bene e nel male, l’America cambia ancora una volta le coordinate fondamentali della politica italiana. Successe durante l’ultima guerra e poi l’’indomani con il vincolo del patto Atlantico e l’elargizione del piano Marshall. Successe ancora sul finire della prima repubblica, quando si cominciò a sentire il morso della diffidenza d’oltreoceano verso quel che rimaneva del nostro sistema di partiti. E sta succedendo ora, sull’onda di una presidenza imperiale e unilaterale, che non sembra concedere grandi prospettiva all’atlantismo di una volta. Trump non fa mistero di guardarci tutti, noi europei, dall’alto in basso e con una buona dose di spregiudicata sufficienza. Può affiorare, di tanto in tanto, qua e là, una nota di simpatia personale. Ma la chiave della sua visione di noi e del mondo sta cominciando a diventare fin troppo chiara. Gli Stati Uniti ormai hanno altre priorità e altri disegni".
"E la loro visione geopolitica non concede più di tanto al vecchio sistema di alleanze scaturito dalle macerie del secolo scorso. Così, la palla della responsabilità geopolitica torna a noi. E ci costringe a scegliere ponendoci dinanzi a un bivio. O l’Europa coglie questa occasione per ridefinire se stessa, oppure il suo destino sarà inevitabilmente quello di un mesto ripiego sui sentieri del nazionalismo. Tertium non datur. Illudersi che il mondo risolva per noi il problema che ci pone rischia di farci trovare a malpartito più prima che poi".
"Il punto è che a ridosso di quel bivio si biforcano tutte le nostre politiche domestiche. Poiché non vi è uno straccio di idea comune tra maggioranza e opposizione. E ancora, poiché vi sono molte tracce di disunione all’interno di ognuno dei due schieramenti di cui sopra. Ci fossimo trovati in questa condizione all’indomani della seconda guerra mondiale non avremmo aderito né alla Nato né alla Cee. Oggi che ci si para davanti uno scenario ancora più inquietante il rischio della marginalità si fa a sua volta ancora meno improbabile. Certo, si può sempre sperare che dalla difficoltà sortisca un’occasione. E che magari proprio il bailamme in cui il mondo -il 'nostro' mondo- s’è venuto a trovare ci aiuti a scoprire nuove possibilità. Ma è, per dirla all’americana, un 'wishful thinking'. Un desiderio più che una previsione. Ed è fin troppo risaputo che i desideri, anche i più nobili, non sono la materia prima della geopolitica. La realtà è che ci sta cambiando il mondo sotto i nostri occhi. E il nuovo mondo che si profila non sembra foriero di grandi riguardi nei nostri confronti. Tant’è che nella pochezza delle nostre risorse abbiamo ripreso a guardare di là del Tevere sperando che sia il Papa a farci trovare una via d’uscita non solo spirituale".
"Speranza tutt’altro che vana, s’intende. Anche se si fa una certa fatica a immaginare Putin a San Pietro che negozia una pace che non ha mai smesso di sabotare con tutti gli strumenti possibili e immaginabili. Leone XIV, certo, lenisce la nostra solitudine e conforta le nostre speranze. Ma resta il fatto che l’Italia si troverà di qui in avanti a dover reinventare la sua politica estera. A decidere come fronteggiare una nuova America, ormai così poco amichevole. A decidere quanto investire sulla sovranità europea. E anche a decidere se tutte queste decisioni saranno il pretesto per approfondire il solco tra le forze politiche oppure -quasi miracolosamente- ci offriranno il destro per trovare nuove idee e nuove combinazioni. Le diverse virtù della Meloni e dei suoi oppositori si misureranno su questo terreno. Laddove il rischio di perdersi non è così facile da schivare". (di Marco Follini)
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