Magomadas

Secondo il Gruppo di intervento giuridico si rischia la prescrizione

Il processo per lo sversamento illecito di 7.013 tonnellate di fanghi e inerti nei terreni agricoli di Tinnura e Magomadas, tra l’agosto e il dicembre 2019, riuscirà ad arrivare alla sentenza? Il Gruppo di intervento giudirico vede il rischio della prescrizione. Nell’udienza di mercoledì scorso in Tribunale a Oristano, davanti alla giudice Paola Bussu, il pubblico ministero ha presentato una lista di 76 testimoni, altri 95 ne vorrebbe sentire la difesa. “Se venissero accolte in toto le liste, non vi sono tanti dubbi che fra non molto tempo il procedimento potrebbe venire dichiarato estinto per intervenuta prescrizione, trattandosi di fatti accaduti anni or sono”, ha commentato Stefano Deliperi, presidente dell’associazione ambientalista.

“Come si ricorderà, la giudice Bussu aveva deciso con ordinanza del 18 dicembre 2023 di non accogliere la richiesta di oblazione della difesa, in quanto risultano perduranti conseguenze dannose del reato eliminabili da parte del contravventore”, si legge in una nota del GrIG. “È quindi proseguito il procedimento penale, ma il dibattimento non sembra prospettare tempi ragionevoli”.

La prossima udienza è stata fissata al 19 aprile, per l’audizione di tre testimoni su richiesta del pubblico ministero.

Durante l’udienza del 13 novembre 2023, il Tribunale aveva sciolto la riserva unicamente in relazione alle richieste di costituzione di parte civile: erano state accolte quelle presentate dall’avvocato Susanna Deiana per il GrIG, dall’avvocato Alessandro Gamberini per Italia Nostra, ISDE, comitati e singoli cittadini, nonché quelle presentate dai legali dei Comuni di Tresnuraghes, Tinnura e Magomadas. Era stata respinta invece l’istanza di Adiconsum ed era stata dunque avanzata la richiesta di oblazione dai legali dell’unico imputato.

La Procura della Repubblica di Oristano ha contestato a Leonardo Galleri – amministratore unico della società che si occupa del trattamento dei fanghi reflui – le ipotesi di reato di attività di gestione di rifiuti non autorizzata e getto pericoloso di cose e emissioni non autorizzate. “Secondo le contestazioni della Procura, sono state sversate in tre terreni in agro di Tinnura e Magomadas complessive 7.013 tonnellate di fanghi di depurazione miscelati  con residui di frantumazione di inerti, da considerarsi a tutti gli effetti  di legge ‘rifiuti’ (speciali non pericolosi) e non ‘ammendante’, in tal modo effettuando uno smaltimento illecito degli stessi”, ha precisato Deliperi.

“Inoltre, viene contestata la diffusione nell’area contigua dell’impianto e nei centri abitati di Tinnura, Magomadas, Flussio e Tresnuraghes emissioni odorose nauseabonde, che creavano agli abitanti … rilevanti molestie e fastidi e in alcuni casi anche problemi di salute”.

La realizzazione dell’impianto industriale della Geco era stato a contentato da buona parte della popolazione. “Con il tempo il clima locale si è deteriorato sotto ogni aspetto basilare della convivenza civile: incendio degli impianti nel gennaio 2020, danneggiamento dell’automobile e della vigna del rappresentante del Comitato locale per la tutela dell’ambiente nel luglio dello stesso anno. Nel mezzo insulti, minacce e fine di qualsiasi confronto civile”, ha ripercorso il presidente del GriG. “A monte ci sarebbe dovuta essere senza dubbio maggiore attenzione nell’ubicazione della zona industriale di San Pietro, a ridosso del centro abitato, perché è ovvio che in zona industriale vengono ubicati impianti industriali con tutti i prevedibili inconvenienti sulla qualità della vita di chi lì risiede.

“Un’analisi puntuale avrebbe potuto prevedere le ricadute su ambiente e qualità della vita di un impianto che tratta fanghi da depurazione”, ha concluso Deliperi. “Rimane sempre la speranza di un po’ di giustizia per il popolo inquinato”.

Venerdì, 1 marzo 2024

Fonte: Link Oristano


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