(Adnkronos) - Il sistema finanziario internazionale sta attraversando una fase di profondo cambiamento. Il ruolo centrale del dollaro è messo in discussione a causa di instabilità sui mercati, l'Europa ha quindi l'opportunità di rafforzare il proprio sistema finanziario, superando la frammentazione dei mercati dei capitali. E poi la tecnologia come leva strategica per il sistema bancario, con investimenti in digitalizzazione e intelligenza artificiale che migliorano efficienza, inclusione e gestione dei rischi, ma sempre ricordando il ruolo centrale del capitale umano. Ruolo centrale anche per la politica monetaria europea che dovrà mantenere flessibilità e pragmatismo in un contesto globale di incertezza, valorizzando il proprio potenziale grazie all'ausilio del'lintegrazione finanziaria e dell'innovazione. Sono questi i punti principali che il governatore della Banca d'Italia, Fabio Panetta, ha esposto nel suo discorso all'annuale assemblea degli associati di Abi, in corso a Milano.
"Per decenni, il sistema finanziario internazionale ha ruotato attorno al dollaro, che ha rappresentato un'àncora per le politiche monetarie di molti paesi, un rifugio per gli investitori nelle fasi di incertezza e la principale valuta di denominazione degli scambi globali di beni e servizi. Negli Stati Uniti, gli afflussi di capitale – alimentati anche da persistenti disavanzi commerciali – hanno generato un rilevante accumulo di passività verso l’estero, accrescendo l’esposizione degli investitori internazionali ai rischi del mercato americano. Negli ultimi anni, due tendenze hanno amplificato questa esposizione. La prima è il forte aumento del valore di borsa delle grandi società tecnologiche statunitensi, che ha ulteriormente sbilanciato i portafogli globali verso il mercato americano. La seconda riguarda il rischio di tasso di interesse sui portafogli in dollari. Dopo la crisi finanziaria globale, un lungo periodo di bassi rendimenti e premi a termine contenuti ha favorito l’emissione di titoli a lunga scadenza, prontamente assorbiti dagli investitori. Ne è derivata una maggiore esposizione al rischio di tasso sulle attività denominate nella valuta americana".
"Più di recente, l’aumento dell’incertezza globale ha accresciuto la volatilità dei rendimenti. Di conseguenza, l’onere del rischio di tasso è divenuto più gravoso, come segnala l’incremento del premio a termine sui titoli pubblici statunitensi a lunga scadenza. È in questo contesto che si inseriscono gli sviluppi registrati sui mercati finanziari internazionali negli ultimi mesi".
"Gli annunci del 2 aprile hanno aperto una fase di negoziati complessi tra gli Stati Uniti e i principali partner commerciali, generando instabilità sui mercati dei capitali. Contestualmente, sono cresciute le preoccupazioni sulla sostenibilità dei conti pubblici americani, sfociate nel declassamento del rating sovrano. Per la prima volta da decenni, il ruolo centrale del dollaro nel sistema finanziario globale è stato messo esplicitamente in discussione. In risposta, gli investitori internazionali hanno iniziato a ridurre l’esposizione al mercato statunitense. Molti di essi hanno rafforzato le coperture contro il rischio di cambio sul dollaro – una scelta che, dal punto di vista economico, equivale a una dismissione parziale di attività denominate nella valuta americana – e hanno contestualmente accorciato la durata finanziaria dei portafogli. I rendimenti dei titoli pubblici statunitensi a lunga scadenza sono aumentati, mentre il dollaro si è indebolito, seguendo una dinamica atipica rispetto ai precedenti episodi di tensione finanziaria".
"Anche dopo il rientro delle turbolenze, la valuta americana ha continuato a perdere terreno, con un andamento divergente rispetto al differenziale di interesse tra Stati Uniti ed Europa. Secondo nostre stime, oltre la metà del deprezzamento registrato dall’inizio di marzo nei confronti dell’euro è attribuibile a una crescente percezione di rischio associata alla valuta americana".
"Segnali recenti indicano che l’Europa sta iniziando a beneficiare della crescente diversificazione valutaria da parte degli investitori internazionali. Negli ultimi mesi sono aumentate sia la raccolta dei fondi esteri specializzati in azioni europee, sia la domanda di attività a basso rischio denominate in euro. Questi movimenti restano tuttavia limitati. È un esito prevedibile nel breve periodo, quando gli aggiustamenti si manifestano più facilmente attraverso i prezzi delle attività finanziarie piuttosto che attraverso i volumi. Una riallocazione su larga scala dei portafogli a livello mondiale è frenata dall’assenza di alternative concrete al sistema finanziario statunitense. La dimensione e la liquidità dei mercati americani – azionari, obbligazionari e dei titoli pubblici – sovrastano quelle delle altre principali piazze finanziarie".
"Nel medio termine, tuttavia, questi vincoli potrebbero attenuarsi. Un aumento delle emissioni di titoli da parte di operatori internazionali – sostenuto da una domanda globale più diversificata – potrebbe favorire lo sviluppo di mercati in grado di affiancare quelli statunitensi".
"Un possibile ridimensionamento del ruolo centrale dei mercati statunitensi potrebbe generare tensioni nella fase di transizione, ma aprirebbe nuove opportunità alle economie finora rimaste in secondo piano nel sistema finanziario globale – tra cui l’Europa. Sono opportunità da costruire. Non si realizzeranno da sole. Il limitato sviluppo e la minore articolazione del mercato dei capitali europeo riflettono in parte le caratteristiche strutturali dell’economia reale: la diffusa presenza di piccole e medie imprese, finanziate prevalentemente attraverso il credito bancario; un settore pubblico esteso, che gestisce direttamente molti servizi – sanitari, previdenziali, assicurativi – spesso affidati altrove in misura maggiore al mercato1 ; una bassa propensione al rischio da parte delle famiglie, che tendono a privilegiare forme di risparmio sicure. Questo assetto alimenta una tendenza oramai consolidata: ogni anno, l’area dell’euro investe meno di quanto risparmia (3.200 miliardi di euro a fronte di 3.700 nel 2024;, al contrario degli Stati Uniti (5.900 miliardi contro 4.700), e presenta una posizione patrimoniale netta verso l’estero positiva, pari al 10 per cento del Pil. In altri termini, l’Europa non esporta solo beni, ma anche risparmio – in larga misura verso gli Stati Uniti".
"Ma sullo sviluppo del mercato dei capitali europeo grava soprattutto un’altra debolezza: la frammentazione del sistema finanziario lungo i confini nazionali. Si tratta di un limite profondo e persistente: oggi il grado di integrazione delle piazze finanziarie europee resta paragonabile a quello – relativamente basso – di vent’anni fa. Non è però un vincolo irreversibile. Politiche mirate, capaci di valorizzare i punti di forza dell’economia europea, possono contribuire in modo decisivo a superarlo, offrendo al continente gli strumenti per trattenere il risparmio che genera, indirizzandolo verso investimenti produttivi".
"L’economia europea offre agli investitori tre importanti punti di forza: un capitale umano di alta qualità, un mercato interno di grandi dimensioni e un assetto istituzionale solido, fondato sul rispetto dello Stato di diritto. L’interazione tra questi elementi può sprigionare un potenziale straordinario. Ma perché ciò accada, è essenziale che il mercato unico funzioni appieno".
"Dall’avvio del progetto europeo sono stati compiuti progressi significativi. Tuttavia, il disegno resta incompiuto. I quattro pilastri del mercato unico – beni, servizi, lavoro e capitali – sono interdipendenti e devono operare in modo integrato. Oggi concentro l’attenzione sul pilastro finanziario, ma è evidente che solo un’integrazione piena lungo tutte le dimensioni potrà generare benefici concreti per cittadini e imprese5 . La Commissione europea – seguendo l’impulso dei Rapporti Letta e Draghi – ha rilanciato l’Unione del mercato dei capitali (Umc), un progetto avviato nel 2015, i cui progressi finora non hanno soddisfatto le attese. L’Umc è un’iniziativa ambiziosa, che richiede interventi su più fronti: armonizzazione delle norme societarie, fallimentari e fiscali; uniformità degli obblighi informativi e contabili; rafforzamento della supervisione centralizzata dei mercati. Per renderla pienamente operativa, tuttavia, serve un passo ulteriore: l’introduzione di un titolo pubblico europeo. Un benchmark comune privo di rischio offrirebbe un collaterale sicuro e accettato ovunque nell’Unione e permetterebbe di sviluppare comparti strategici, come quelli delle obbligazioni societarie e dei derivati. Migliorerebbe l’efficienza delle controparti centrali, la liquidità degli scambi di titoli e delle transazioni interbancarie, e favorirebbe la diversificazione dei portafogli, riducendo la concentrazione dei rischi. Ma i vantaggi dell’Umc vanno ben oltre la dimensione finanziaria".
"Secondo stime condotte in Banca d’Italia, un mercato dei capitali integrato e fondato su un titolo comune privo di rischio potrebbe ridurre di mezzo punto percentuale il costo del finanziamento per le imprese, stimolando investimenti aggiuntivi per 150 miliardi di euro l’anno. Già solo questo, a regime, si tradurrebbe in un incremento del Pil europeo dell’1,5%. I benefici potrebbero essere ancora più ampi. Un mercato dei capitali europeo ampio e articolato faciliterebbe il finanziamento delle iniziative imprenditoriali più dinamiche, ad alto rischio e alto valore aggiunto. Sosterrebbe l’innovazione e la competitività dell’economia. Attrarrebbe capitali esteri, rafforzando il ruolo internazionale dell’euro".
"Vorrebbe dire creare lavoro di qualità, più produttivo e meglio retribuito. Secondo nostre stime, in uno scenario di questo tipo l’impatto complessivo sul Pil potrebbe essere pari a oltre tre volte quello generato dal solo aumento degli investimenti".
"La tecnologia è oggi una leva strategica decisiva per il settore bancario. Consente di migliorare l’efficienza operativa, rafforzare l’analisi e la gestione dei rischi, elevare la qualità dei servizi. Ma soprattutto, contribuisce a consolidare i rapporti con la clientela – da sempre uno dei punti di forza delle banche".
"Negli ultimi dieci anni, gli investimenti in tecnologia delle banche italiane sono cresciuti di circa 2 punti percentuali in rapporto ai costi. Ancora più rapido è stato l’incremento della spesa nei progetti a maggior contenuto innovativo".
"L’aumento delle risorse dedicate all’innovazione si è tradotto in risultati concreti. Gli intermediari che hanno investito di più sono anche quelli che hanno ridotto in misura maggiore il rapporto tra costi e ricavi. I benefici si riflettono sulla clientela. Attualmente, tre italiani su quattro dispongono dell’home banking, con risparmi significativi di tempo e di costi. Nel 2023 i conti correnti online risultavano in media il 70% più economici rispetto a quelli tradizionali. L’offerta digitale ha reso i servizi bancari più accessibili. Nonostante la forte riduzione degli sportelli, in corso da oltre quindici anni, è aumentata la quota di famiglie con almeno un conto corrente. L’innovazione ha favorito l’inclusione di nuovi segmenti di clientela, come i giovani, che prediligono modalità di interazione a distanza. Questa trasformazione, pur ricca di benefici, può comportare alcune criticità per le fasce di popolazione con minori competenze finanziarie o meno avvezze all’uso della tecnologia. Inoltre per alcuni servizi – come il finanziamento delle piccole imprese o l’accesso al contante – la ridotta presenza sul territorio può rappresentare un limite. La Banca d’Italia collabora con il ministero dell’Economia e delle finanze, l’Associazione bancaria italiana e Poste Italiane per assicurare un accesso equo e diffuso ai servizi finanziari. Per avere successo, le iniziative che verranno adottate dovranno fondarsi su un impegno concreto da parte del sistema bancario".
"La rivoluzione tecnologica sta ora entrando in una nuova fase, più rapida e profonda, trainata dall’utilizzo dell’intelligenza artificiale e dei big data. In questo contesto, tre fattori sono decisivi per la competitività degli intermediari: il livello degli investimenti, l’ambito di utilizzo della tecnologia e le scelte di esternalizzazione".
"Secondo la nostra indagine FinTech, quattro quinti degli intermediari dispongono di strategie per la trasformazione digitale. L’intensità degli investimenti varia con la scala operativa. Le banche grandi, grazie a maggiori risorse finanziarie e strutture organizzative più robuste, possono attuare progetti tecnologici articolati, difficilmente replicabili dagli operatori più piccoli. Fanno eccezione alcune realtà minori con modelli di attività orientati all’innovazione. Ma nel complesso il rapporto tra investimenti in tecnologia e totale attivo tende ad aumentare con la dimensione dell’intermediario".
"Quanto all’impiego delle tecnologie, la maggior parte degli intermediari – indipendentemente dalla dimensione – adotta già soluzioni avanzate nei processi interni: dalla verifica della conformità normativa alla prevenzione delle frodi, fino all’assistenza della clientela. Le evidenze raccolte presso le banche indicano che in questi ambiti l’uso dei modelli di intelligenza artificiale è diffuso e destinato a crescere. Lo spartiacque competitivo è però rappresentato dall’uso dell’intelligenza artificiale e dei big data per le attività tipicamente bancarie, in primo luogo per la concessione del credito – un terreno oggi presidiato dalle banche più grandi. Le nuove tecnologie consentono di elaborare una mole di informazioni più ampia e variegata rispetto ai modelli tradizionali, migliorando la valutazione del rischio di credito e la capacità di cogliere tempestivamente segnali di deterioramento. Sapere integrare questi strumenti nei processi decisionali sarà determinante per la competitività. Secondo nostre analisi, l’intelligenza artificiale può ampliare l’accesso al credito per imprese meritevoli ma con una storia creditizia limitata o informazioni frammentate. Inoltre, le banche che fanno un uso esteso di queste tecnologie tendono a sostenere più attivamente le realtà imprenditoriali più dinamiche".
"Questi strumenti non devono tuttavia essere impiegati in modo automatico. Sono tecnologie complesse, che richiedono una valutazione su orizzonti temporali lunghi e attraverso diverse fasi del ciclo economico. La loro integrazione nei processi decisionali esige una profonda comprensione da parte degli intermediari per evitare effetti distorsivi, in particolare nell’accesso al credito da parte delle famiglie. Sono aspetti presi in considerazione nel regolamento europeo sull’intelligenza artificiale".
"Per sviluppare e distribuire soluzioni innovative, le banche maggiori affiancano la collaborazione con partner esterni ad attività interne di ricerca e sviluppo. Quelle più piccole, invece, si affidano in prevalenza all’esternalizzazione. Queste scelte riflettono meccanismi noti: gli investimenti in tecnologia comportano costi fissi elevati, che solo strutture di maggiore dimensione possono sostenere con continuità. Per le banche minori l’esternalizzazione è quindi una via per innovare, ma nel tempo può generare dipendenza da fornitori esterni".
"Le nuove tecnologie offrono opportunità significative, ma comportano rischi che, se non gestiti con attenzione, possono renderle inefficaci o persino dannose. In Italia, come in altri paesi, il numero e la gravità degli incidenti operativi e cibernetici sono in aumento. L’intelligenza artificiale rende le minacce cibernetiche – comprese le frodi – più sofisticate. Il quantum computing, a sua volta, potrebbe in prospettiva compromettere l’efficacia dei sistemi crittografici su cui si fonda la sicurezza delle transazioni finanziarie e dei pagamenti, oltre che la protezione delle attività dematerializzate; già oggi si registrano furti di dati crittografati, sottratti con l’intento di decifrarli quando la tecnologia lo consentirà. Per contrastare questi rischi, la Vigilanza ha intensificato i controlli sia sugli intermediari, sia sui loro fornitori. In particolare, ha sollecitato le banche a rafforzare la gestione dei rischi specifici connessi con le esternalizzazioni. Un passaggio decisivo è ora rappresentato dall’attuazione del regolamento Dora, che disciplina la resilienza operativa digitale del settore finanziario. Il nuovo quadro normativo richiede agli operatori una piena conoscenza della propria filiera produttiva e l’adozione di misure efficaci per prevenire e gestire gli incidenti".
"Le evidenze derivanti dall’attività di vigilanza rivelano carenze diffuse: scarso coinvolgimento degli organi sociali, inventari informatici incompleti, controlli insufficienti sugli accessi a dati sensibili. Le stesse banche confermano queste criticità: circa il 40% di esse prevede di riuscire a garantire la conformità a Dora solo da settembre. Le aree più problematiche riguardano la gestione dei rischi informatici e di quelli derivanti dai fornitori esterni".
"Nell’ultimo anno, l’inflazione nell’area dell’euro è tornata in linea con l’obiettivo del 2%. Ciò ha consentito al Consiglio direttivo della Bce di ridurre il tasso di riferimento otto volte, portandolo al 2%. La questione centrale è ora se l’attuale livello dei tassi sia adeguato a mantenere l’inflazione in prossimità dell’obiettivo, evitando scostamenti persistenti in entrambe le direzioni. Il ripristino della stabilità dei prezzi e la disponibilità di un ampio spazio di manovra collocano il Consiglio in una posizione favorevole per valutare attentamente le sue prossime mosse. Le più recenti proiezioni dell’Eurosistema indicano una discesa dell’inflazione all’1,4% all’inizio del 2026, seguita da un ritorno al 2 nell’anno successivo. Si tratta di uno scenario soggetto a forti incertezze, in un contesto globale instabile e in rapida evoluzione. Le proiezioni si basano su ipotesi relative ai prezzi dell’energia e al tasso di cambio euro-dollaro – due variabili notoriamente volatili – che gli sviluppi delle ultime settimane hanno già superato. L’incertezza geopolitica in Medio Oriente ha spinto il prezzo del petrolio oltre i livelli ipotizzati; al tempo stesso, l’euro si è apprezzato ben più del previsto rispetto al dollaro".
"Una ulteriore, significativa fonte di incertezza riguarda i dazi che saranno effettivamente applicati dagli Stati Uniti. Le proiezioni assumono il mantenimento delle misure oggi in vigore, che sottrarrebbero mezzo punto percentuale alla crescita nell’area dell’euro tra il 2025 e il 2027, con effetti contenuti sull’inflazione. Dazi più elevati e un’incertezza prolungata sulle politiche commerciali determinerebbero effetti ben peggiori sulla crescita e potrebbero influenzare le dinamiche inflazionistiche. Un marcato calo della domanda di prodotti europei da parte degli Stati Uniti e il riorientamento delle merci cinesi sui nostri mercati eserciterebbero pressioni al ribasso sui prezzi. In scenari estremi, tuttavia, l’inasprimento delle barriere doganali potrebbe frammentare le filiere produttive globali, aumentando i costi di produzione e alimentando l’inflazione. In questo contesto, il Consiglio direttivo ha confermato l’intenzione di mantenere un approccio agile e pragmatico, decidendo di volta in volta sulla base delle informazioni disponibili e del loro impatto sulle prospettive di inflazione. Se i rischi al ribasso sulla crescita dovessero rafforzare le tendenze disinflazionistiche, sarà opportuno proseguire nell’allentamento monetario. Queste valutazioni rispecchiano i principi riaffermati nella recente revisione della strategia di politica monetaria: la simmetria dell’obiettivo di inflazione, l’orientamento di medio periodo e il ruolo centrale dei tassi di interesse tra gli strumenti disponibili".
"L’esperienza dell’ultimo decennio – segnato prima da una fase prolungata di inflazione molto bassa e poi da shock inflazionistici di forte entità – ha evidenziato la necessità di reagire con decisione a deviazioni persistenti dall’obiettivo, in entrambe le direzioni, e di mantenere ben ancorate le aspettative. Ha inoltre confermato l’importanza di affiancare allo scenario di base l’analisi dei rischi e delle incertezze che lo circondano, anche attraverso l’elaborazione di scenari alternativi. Nel confermare il ruolo centrale dei tassi di interesse, il Consiglio ha ribadito l’importanza di mantenere disponibile l’intero insieme degli strumenti già impiegati in passato: acquisti di titoli pubblici e privati, operazioni di rifinanziamento a lungo termine, tassi negativi, indicazioni prospettiche sull’orientamento della politica monetaria (forward guidance). Si tratta di strumenti da utilizzare con discernimento, ma che possono rivelarsi essenziali quando i tassi ufficiali si avvicinano al limite inferiore o emergono disfunzioni nella trasmissione della politica monetaria. La revisione della strategia è stata infine l’occasione per riflettere sugli effetti economici dei fenomeni che stanno trasformando il mondo produttivo: le tensioni geopolitiche, la frammentazione commerciale, l’accelerazione dell’innovazione – in particolare nel campo dell’intelligenza artificiale".
"Questi fattori potrebbero aumentare la frequenza e l’intensità degli shock sull’inflazione. Affrontarli richiederà analisi tempestive, decisioni rapide e una comunicazione efficace, fondata anche sull’uso di scenari alternativi e analisi di sensitività".
"Il sistema finanziario internazionale sta attraversando una fase di profondo cambiamento. In un contesto in cui cresce l’incertezza sul ruolo degli Stati Uniti nell’economia mondiale, gli investitori sono alla ricerca di alternative al dollaro e ai mercati americani, avviando – seppur gradualmente – un parziale riorientamento dei portafogli globali. Questo scenario apre nuove opportunità per l’Europa. Opportunità che potranno essere colte solo rilanciando con determinazione il progetto di integrazione, completando il mercato unico e adottando politiche comuni per l’innovazione, la produttività, la crescita. A tal fine è essenziale rafforzare l’architettura finanziaria dell’Unione, creando le condizioni per attrarre e trattenere capitali. Significa superare l’attuale frammentazione del sistema finanziario, completare l’Unione dei mercati dei capitali e offrire agli investitori un titolo comune privo di rischio. È una sfida istituzionale e politica, ma anche l’occasione per ridurre la dipendenza da circuiti esterni e valorizzare il potenziale dell’economia europea. Il nuovo mondo finanziario che si va delineando sarà più incerto, più volatile, più competitivo. In questo contesto, le banche dovranno fare sempre più affidamento sulla tecnologia per restare efficienti, redditizie e vicine alla clientela. L’intelligenza artificiale, l’uso strategico dei dati, la sicurezza informatica saranno fattori determinanti per competere con successo. Queste tendenze stanno comportando un significativo aumento dei rischi operativi, che richiede attenzione da parte degli intermediari e delle autorità".
"In un ambiente sempre più tecnologico il capitale umano rimane centrale: per affrontare efficacemente il cambiamento, le banche dovranno investire sulle persone, accrescendone le competenze e puntando su di esse per guidare l’innovazione. Nei prossimi mesi la politica monetaria dovrà restare improntata a flessibilità e pragmatismo. Il ritorno dell’inflazione all’obiettivo del 2% segna un progresso significativo, ma il quadro resta esposto a molteplici rischi. In questo contesto, sarà fondamentale continuare a valutare di volta in volta le prospettive e i rischi per la stabilità dei prezzi. In un mondo che cambia, l’Europa ha le risorse per svolgere un ruolo da protagonista. A condizione di agire con determinazione, visione e spirito di coesione".
(Adnkronos) - In Italia le persone con diagnosi di narcolessia di tipo 1 sono 2mila, ma si stima che a convivere con questa patologia rara gravemente invalidante siano fino a 6mila persone. Sul ritardo diagnostico pesa l'aspecificità di alcuni dei sintomi, comuni ad altre patologie. A compromettere la possibilità di condurre una vita normale ci sono: cataplessia, sonnolenza diurna, disturbi del sonno notturno, allucinazioni ipnagogiche o ipnopompiche e paralisi del sonno, a cui si associano anche irritabilità, ansia, tensione e nervosismo. Punto di riferimento per i pazienti è il Centro per la narcolessia di Bologna. Proprio gli specialisti della struttura bolognese, assieme ad altri professionisti italiani, sono oggi membri della neonata Aps Nait, Gruppo narcolessia italiano.
"La narcolessia di tipo 1 è una malattia che, nell'individuo affetto, impatta sulle 24 ore, rende molto difficile il funzionamento e impedisce la conduzione di una vita sana e produttiva - spiega Giuseppe Plazzi, neurologo, coordinatore del Centro per la narcolessia e dei disturbi del sonno - Irccs Istituto delle scienze neurologiche di Bologna, ospedale Bellaria e professore di Neuropsichiatria infantile e dell'adolescenza dell'università di Modena e Reggio Emilia - Trattandosi di malattia rara, per i pazienti la ricerca è fondamentale. Il centro di Bologna è un'eccellenza italiana per questa patologia, sia per numero di pazienti che per produzione scientifica: siamo uno dei centri che negli ultimi 10 anni ha contribuito maggiormente nella ricerca sulla narcolessia sia nei bambini che negli adulti. Seguiamo più di mille pazienti con narcolessia, oltre il 70% proviene da fuori dell'Emilia Romagna. Abbiamo all'attivo collaborazioni decennali con il centro di Standford, riferimento internazionale per questa malattia, ma anche con il centro di Montpellier, coordinatore della rete di riferimento francese. Lavoriamo a fianco dell'Associazione pazienti narcolettici e ipersonni e facciamo parte della European Narcolepsy Network".
Inoltre, "ci occupiamo anche di formazione in collaborazione con diversi master universitari italiani sulla medicina del sonno - continua Plazzi - Uno degli ultimi obiettivi ambiziosi raggiunti è la realizzazione del primo studio italiano sulla telemedicina in narcolessia, grazie al quale abbiamo potuto dimostrare le grandi potenzialità che questa modalità di intervento potrebbe avere sia nella fase di screening che di follow-up, grazie a una rete di specialisti composta da neurologi, endocrinologi e psicologi. In sinergia con l'Istituto superiore di sanità abbiamo redatto il Registro nazionale narcolessia, al quale ha contribuito anche l'associazione pazienti. Abbiamo all'attivo molti studi sull'impatto psicosociale della malattia, sull'apprendimento e la scolarizzazione".
La rivoluzione nel trattamento della malattia per questi pazienti - informa una nota - è ora più che una speranza. Il 'New England Journal of Medicine' ha recentemente pubblicato i risultati dello studio di fase 2b di Tak-861-2001 su pazienti con narcolessia di tipo 1 trattati con oveporexton, una molecola in grado di agire su gran parte dei sintomi. "E' un agonista sintetico del recettore 2 dell'orexina, ha quindi l'obiettivo di sostituire la carenza di orexina che causa questa patologia - chiarisce Plazzi - I dati a supporto dello studio di fase 2b hanno dimostrato miglioramenti clinicamente significativi su tutto lo spettro dei sintomi che colpiscono i pazienti, sulle misure oggettive e soggettive dell'eccessiva sonnolenza diurna (Eds), sulla riduzione degli episodi di cataplessia, sulla gravità della malattia e sulla qualità della vita a tutti i dosaggi testati rispetto al placebo, durante le 8 settimane di trattamento".
Nel dettaglio, "i dati hanno dimostrato miglioramenti statisticamente significativi nei primary e secondary endpoint - descrive lo specialista - La maggior parte dei partecipanti al trial ha raggiunto valori normali al test di mantenimento della vigilanza (Mwt) e miglioramenti clinicamente rilevanti nell'ampia gamma dei sintomi studiati. Oveporexton, infine, si è rivelato sicuro e ben tollerato e i risultati della fase 3 in corso sono previsti prima della fine del 2025. Per le persone che convivono con la narcolessia di tipo 1, andare al lavoro o a scuola e gestire le attività quotidiane come guidare, fare esercizio fisico o socializzare rappresenta una sfida ardua. I risultati di fase 2b suggeriscono che ripristinare il segnale dell'orexina può aiutare i pazienti a raggiungere livelli di veglia normali, come quelli osservati in individui sani, influenzando positivamente anche l'ampio spettro sintomatologico della malattia".
Il Centro narcolessia di Bologna ha partecipato allo studio Tak-861-2001 arruolando il maggior numero di casi. Un lavoro intenso, sostenuto anche dalla neonata associazione. "A novembre 2024 abbiamo fondato Aps Nait, Gruppo narcolessia italiano - sottolinea Plazzi - Attraverso questa rete di centri di riferimento che copre l'intero territorio nazionale vogliamo offrire un'opportunità di miglioramento della gestione clinica e della ricerca sulla narcolessia in Italia, favorendo anche la collaborazione tra i vari centri specializzati. Ci occuperemo dell'organizzazione scientifica di congressi, eventi e webinar, della creazione di un database per la raccolta dei dati scientifici sui pazienti affetti da narcolessia e dell'organizzazione di eventi con associazioni pazienti. E' un progetto ambizioso che sta prendendo forma e che siamo felici di promuovere".
La narcolessia di tipo 1 "impatta in modo importante sulla vita dei pazienti - rimarca Massimo Zenti, presidente Associazione italiana narcolettici e ipersonni - sia quando si presenta da giovani, con aumento di peso, la tipica 'faccia cataplettica' e disturbi del sonno che si riflettono sull'attenzione diurna, sia quando si manifesta più in là con gli anni, con cataplessia, paralisi del sonno, allucinazioni, disturbi del sonno notturno e sonnolenza diurna, potenziale causa di incidenti alla guida, domestici o sul lavoro. Per esempio, la cataplessia è un sintomo davvero invalidante: si presenta con cedimenti muscolari che possono partire dal volto per poi coinvolgere gli arti superiori e inferiori e portare la persona ad accasciarsi a terra. Il narcolettico è cosciente di quel che gli sta accadendo, ma non può reagire perché si trova in completa atonia. Anche provare emozioni diventa problematico: la risata, l'eccitazione per un film, un'attività gradita, una bella notizia o la rabbia possono causare episodi di cataplessia come risposta, con conseguente forte stanchezza e ulteriore peggioramento del sonno".
Questo "nuovo farmaco - rimarca - è una vera rivoluzione per i pazienti, è in grado di controllare quasi tutti i sintomi e ha già permesso a molte persone che hanno partecipato al trial di riprendere in mano la propria vita. Con l'assunzione di questa terapia è possibile arrivare a sera senza manifestare sintomi e senza l'effetto collaterale di annebbiamento. I pazienti sono tutti entusiasti. Oggi la vita di molti di loro può cambiare".
Leggi tutto: Malattie rare, diagnosi di narcolessia solo per 1 su 3 dei 6 mila pazienti stimati
(Adnkronos) - Stasera, venerdì 11 luglio, su Rai 1, alle 21.30 va in onda l'ultimo appuntamento di 'Tim Summer Hits Best Of' presentato da Carlo Conti e Andrea Delogu, in contemporanea su Rai Radio2. Ecco chi sono i protagonisti del gran finale.
Achille Lauro, Alfa, Anna, Annalisa, Boomdabash e Loredana Bertè, Bresh, Chiamamifaro, Chiara Galiazzo, Coez, Coma_Cose, Cristiano Malgioglio ed Emis Killa sono alcuni dei protagonisti di quest’ultimo appuntamento musicale.
E ancora: Eugenio in Via di Gioia, Fedez e Clara, Francesca Michielin, Francesco Gabbani, Gaia, Ghali, Gigi D'Alessio, Jacopo Sol | Lda, Luchè, Michele Bravi e Mida, Negramaro, Noemi, Olly, Petit, Riki e Lorella Cuccarini, Rkomi, Rocco Hunt, Rose Villain, Sal Da Vinci, Serena Brancale e Alessandra Amoroso, Tananai, The Kolors, Vale Lp e Lil Jolie e Venerus.
Leggi tutto: Tim Summer Hits, stasera 11 luglio ultima puntata: ospiti e anticipazioni
(Adnkronos) - Giorgio Armani compie oggi, venerdì 11 luglio, 91 anni. Lo stilista piacentino ha condiviso sui social una lettera per ringraziare personalmente tutti coloro che gli hanno fatto sentire la propria vicinanza durante il periodo di convalescenza, dopo il suo ricovero in ospedale.
"In queste ultime settimane ho sentito forte l’abbraccio di chi mi ha pensato: la vicinanza di familiari, collaboratori e dipendenti, l’affetto della stampa sui giornali e in televisione, il calore delle persone sui social o attraverso messaggi personali", scrive Armani nel suo messaggio.
"Nel giorno del mio novantunesimo compleanno, desidero ringraziare tutti voi per la vicinanza che mi avete dimostrato. Non è stato facile per me non sentire il vostro applauso in diretta. Grazie di cuore, ci rivediamo a settembre", ha concluso lo stilista, che ha dovuto rinunciare a salutare il suo pubblico alle due sfilate uomo di Emporio e Giorgio Armani, a Milano e a Parigi.
Leggi tutto: Giorgio Armani compie oggi 91 anni, il messaggio dopo il ricovero
(Adnkronos) - Achille Lauro compie oggi 35 anni e, in occasione di questo importante compleanno, al cantante è arrivato il regalo migliore che potesse sperare. Proprio poche ore prima di spegnere le candeline è arrivata la notizia che il suo primo concerto allo Stadio Olimpico, annunciato dal palco del live al Circo Massimo e previsto per l'estate prossima, è già sold out. Il nuovo show, dal titolo 'Comuni Immortali', rappresenta una tappa simbolica per la carriera dell’artista che tornerà a esibirsi nella sua città, dopo altri due Palazzi dello Sport sold out nella Capitale.
"Dirvi quello che provo è impossibile. L’amore che mi state dando è troppo grande da raccontare. Che magia la musica. Per sempre noi. Per sempre vostro. Per sempre grato", ha scritto su Instagram. Parole che hanno ricevuto il sostegno, nei commenti, di molti colleghi, tra cui Elodie, Giorgia, Paola Iezzi e Francesco Gabbani. Anche nelle storie Instagram, il cantautore ha voluto ringraziare i fan. "Il nostro primo Stadio, i due Circo Massimo, il tour dei Palazzetti, 1969 tre Platini. Che momento magico. Sono senza parole", ha scritto ancora.
Nato l'11 luglio 1990, con il nome di Lauro De Marinis, Achille Lauro vive in questo momento il periodo d'oro della sua carriera artistica. Mentre dal Circo Massimo 2025 al Tour dei Palazzetti 2026, le date sono praticamente già tutte esaurite (restano disponibili i biglietti per le seconde date di Torino e Bologna), non si arresta il successo della sua musica: l’album 'Comuni Mortali' e il singolo 'AMOR', entrambi già certificati oro, continuano a dominare le classifiche mentre il suo brano sanremese 'Incoscienti giovani' è il terzo più venduto nella prima metà del 2025. Intanto uno dei suoi successi senza tempo, 1969, ha ottenuto da pochi giorni la certificazione di triplo disco di platino.
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(Adnkronos) - "Occorre disinnescare i rischi di protezionismi e nuovi dazi". Il presidente dell'Abi, Antonio Patuelli, lo sottolinea all'assemblea dell'Abi. "Se si sviluppassero guerre commerciali, i mercati ne soffrirebbero, aumenterebbero le incertezze per le imprese, i crediti potrebbero deteriorarsi maggiormente e le banche ne subirebbero gli effetti. Si rischierebbe una nuova recessione", avverte Patuelli.
"Occorre disinnescare i rischi di protezionismi e nuovi dazi, misure vecchie quanto il mondo, che penalizzano il libero mercato, le crescite economiche e sociali e la prosperità globale", rimarca. "Non basta cercare di evitare nuovi dazi: occorre più dinamismo, semplificando, non abolendo le norme europee e italiane - afferma - Occorre riesaminare i fattori economici per favorire più cospicui e stabili investimenti produttivi del risparmio e degli utili delle imprese".
Quanto alla moneta unica, Patuelli evidenzia che "l’euro si sta ben diffondendo nei mercati internazionali e si sta rapidamente anche rafforzando soprattutto sul dollaro: attenzione ai rischi di penalizzazione delle esportazioni".
Nel suo intervento in video collegamento all'assemblea Abi, il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, sottolinea che "la situazione della finanza pubblica si presenta migliorata anche grazie ai positivi risultati in termini di consolidamento dei conti pubblici che hanno permesso di raggiungere un livello di spread ai minimi da 15 anni e quindi un miglioramento nel giudizio delle agenzie di rating".
"La vicenda dei dazi in sé - rileva - è il sintomo di un mutamento epocale del quadro degli scambi. Gli Usa, che con il presidente Clinton hanno voluto la globalizzazione, con l’amministrazione Trump hanno fatto marcia indietro. Stiamo tornando all’impensabile fino a qualche anno fa".
"Gli annunci del 2 aprile hanno aperto una fase di negoziati complessi tra gli Stati Uniti e i principali partner commerciali, generando instabilità sui mercati dei capitali. Contestualmente, sono cresciute le preoccupazioni sulla sostenibilità dei conti pubblici americani, sfociate nel declassamento del rating sovrano. Per la prima volta da decenni, il ruolo centrale del dollaro nel sistema finanziario globale è stato messo esplicitamente in discussione", dice il governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta, intervenendo all’assemblea dell’Abi.
"Il sistema finanziario internazionale sta attraversando una fase di profondo cambiamento. In un contesto in cui cresce l’incertezza sul ruolo degli Stati Uniti nell’economia mondiale, gli investitori sono alla ricerca di alternative al dollaro e ai mercati americani, avviando - seppur gradualmente - un parziale riorientamento dei portafogli globali. Questo scenario apre nuove opportunità per l’Europa", afferma il governatore della Banca d’Italia.
"Opportunità - sottolinea - che potranno essere colte solo rilanciando con determinazione il progetto di integrazione, completando il mercato unico e adottando politiche comuni per l’innovazione, la produttività, la crescita".
Riguardo ai dazi, "una ulteriore, significativa fonte di incertezza" riguarda quelli che "saranno effettivamente applicati dagli Stati Uniti. Le proiezioni - spiega Panetta - assumono il mantenimento delle misure oggi in vigore, che sottrarrebbero mezzo punto percentuale alla crescita nell’area dell’euro tra il 2025 e il 2027, con effetti contenuti sull’inflazione. Dazi più elevati e un’incertezza prolungata sulle politiche commerciali determinerebbero effetti ben peggiori sulla crescita e potrebbero influenzare le dinamiche inflazionistiche".
"Un marcato calo della domanda di prodotti europei da parte degli Stati Uniti - sottolinea - e il riorientamento delle merci cinesi sui nostri mercati eserciterebbero pressioni al ribasso sui prezzi. In scenari estremi, tuttavia, l’inasprimento delle barriere doganali potrebbe frammentare le filiere produttive globali, aumentando i costi di produzione e alimentando l’inflazione". In questo contesto, "il Consiglio direttivo ha confermato l’intenzione di mantenere un approccio agile e pragmatico, decidendo di volta in volta sulla base delle informazioni disponibili e del loro impatto sulle prospettive di inflazione".
(Adnkronos) - "Occorre disinnescare i rischi di protezionismi e nuovi dazi". Il presidente dell'Abi, Antonio Patuelli, lo sottolinea all'assemblea dell'Abi. "Se si sviluppassero guerre commerciali, i mercati ne soffrirebbero, aumenterebbero le incertezze per le imprese, i crediti potrebbero deteriorarsi maggiormente e le banche ne subirebbero gli effetti. Si rischierebbe una nuova recessione", avverte Patuelli.
"Occorre disinnescare i rischi di protezionismi e nuovi dazi, misure vecchie quanto il mondo, che penalizzano il libero mercato, le crescite economiche e sociali e la prosperità globale", rimarca. "Non basta cercare di evitare nuovi dazi: occorre più dinamismo, semplificando, non abolendo le norme europee e italiane - afferma - Occorre riesaminare i fattori economici per favorire più cospicui e stabili investimenti produttivi del risparmio e degli utili delle imprese".
Quanto alla moneta unica, Patuelli evidenzia che "l’euro si sta ben diffondendo nei mercati internazionali e si sta rapidamente anche rafforzando soprattutto sul dollaro: attenzione ai rischi di penalizzazione delle esportazioni".
"Gli annunci del 2 aprile hanno aperto una fase di negoziati complessi tra gli Stati Uniti e i principali partner commerciali, generando instabilità sui mercati dei capitali. Contestualmente, sono cresciute le preoccupazioni sulla sostenibilità dei conti pubblici americani, sfociate nel declassamento del rating sovrano. Per la prima volta da decenni, il ruolo centrale del dollaro nel sistema finanziario globale è stato messo esplicitamente in discussione", dice il governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta, intervenendo all’assemblea dell’Abi.
"Il sistema finanziario internazionale sta attraversando una fase di profondo cambiamento. In un contesto in cui cresce l’incertezza sul ruolo degli Stati Uniti nell’economia mondiale, gli investitori sono alla ricerca di alternative al dollaro e ai mercati americani, avviando - seppur gradualmente - un parziale riorientamento dei portafogli globali. Questo scenario apre nuove opportunità per l’Europa", afferma il governatore della Banca d’Italia.
"Opportunità - sottolinea - che potranno essere colte solo rilanciando con determinazione il progetto di integrazione, completando il mercato unico e adottando politiche comuni per l’innovazione, la produttività, la crescita".
Riguardo ai dazi, "una ulteriore, significativa fonte di incertezza" riguarda quelli che "saranno effettivamente applicati dagli Stati Uniti. Le proiezioni - spiega Panetta - assumono il mantenimento delle misure oggi in vigore, che sottrarrebbero mezzo punto percentuale alla crescita nell’area dell’euro tra il 2025 e il 2027, con effetti contenuti sull’inflazione. Dazi più elevati e un’incertezza prolungata sulle politiche commerciali determinerebbero effetti ben peggiori sulla crescita e potrebbero influenzare le dinamiche inflazionistiche".
"Un marcato calo della domanda di prodotti europei da parte degli Stati Uniti - sottolinea - e il riorientamento delle merci cinesi sui nostri mercati eserciterebbero pressioni al ribasso sui prezzi. In scenari estremi, tuttavia, l’inasprimento delle barriere doganali potrebbe frammentare le filiere produttive globali, aumentando i costi di produzione e alimentando l’inflazione". In questo contesto, "il Consiglio direttivo ha confermato l’intenzione di mantenere un approccio agile e pragmatico, decidendo di volta in volta sulla base delle informazioni disponibili e del loro impatto sulle prospettive di inflazione".
Leggi tutto: Dazi, Patuelli: "Disinnescarli o c'è rischio recessione"
(Adnkronos) - La seconda puntata di Temptation Island è andata in onda ieri, giovedì 10 luglio. Un appuntamento ricco di colpi di scena e con qualche tradimento svelato.
Sonia B. e Simone sono fidanzati da sei anni. Lui, in compagnia degli altri compagni di avventura, ha ammesso di aver tradito la sua fidanzata: "Io ho avuto tante fantasie, a volte, sono diventate pure realtà. Perché poi ho concretizzato un pensiero che avevo, su altre persone". Tra le altre cose, Simone ha confessato di essere terrapiattista e complottista: "L'uomo non è mai andato sulla Luna, come i dinosauri non si sono mai estinti", ha detto.
Sonia, già piena di dubbi sulla relazione e sulla fedeltà del suo fidanzato, ha commentato così: "Lui non mi apprezza, sono pietrificata. Fare l'amore per me non è un bisogno fisiologico, io ho bisogno di sentire vicina la persona con cui sto”.
Anche Sarah ha ammesso di aver tradito il suo fidanzato, Valerio. "Spesso mi sono incontrata con altre persone per ricaricare questa batteria scarica. Sono due persone, con una ci sono state delle chat e con l'altra anche conversazioni telefoniche. Con entrambi ci siamo visti, andavamo in posti riservati, in cui nessuno poteva vederci, come dei parcheggi".
E ha spiegato di aver agito così per alcune mancanze di Valerio: "Mi sono sentita sbagliata e sola, ho dubitato della mia relazione. Se non ricevo attenzioni mi sento vuota, lui per molti aspetti non c'è stato. So di averlo deluso ma non mi sento in colpa".
Aggiornamento su Sonia M e Alessio. Nella seconda puntata, il giovane ha chiesto di poter incontrare l'ex fidanzata al falò di confronto, dopo averlo rifiutato nella prima puntata. Stavolta è Sonia a non voler accettare, sostenendo di aver bisogno che lui rifletta ancora sulle sue azioni prima di avere una conversazione definitiva insieme. Lui ha rispettato la sua scelta.
(Adnkronos) - È rientrata l'emergenza a Metaponto di Bernalda, in provincia di Matera, la zona devastata da due incendi di presunta origine dolosa nella pineta costiera. Nella tarda serata di ieri il Comune di Bernalda ha revocato l’ordine di evacuazione nell’area del lido mentre i carabinieri indagano per risalire ai possibili responsabili.
Centinaia di turisti sono rientrati nelle strutture per recuperare auto e bagagli, molti altri sono già andati via. Due camping sono ancora interdetti all’accesso perché gravemente danneggiati dal fuoco che ha distrutto roulotte e alloggi e sono in corso i controlli sulla qualità dell’aria. L’ordinanza di revoca dell’evacuazione è stata firmata dopo la comunicazione da parte del Comando dei Vigili del fuoco di Matera circa la conclusione degli incendi e dei controlli eseguiti dall’Arpab che non hanno rilevato problemi nella qualità dell’aria, se non nelle strutture ancora evacuate. Sul territorio rimangono operative le squadre dei Vigili del fuoco e le associazioni di volontariato, a presidio e tutela delle aree coinvolte. I danni al patrimonio boschivo sono enormi, ancora da quantificare.
Leggi tutto: Incendi a Matera, emergenza rientrata a Metaponto: due campeggi devastati
(Adnkronos) - In Italia oggi Francis Kaufmann, accusato del duplice omicidio della compagna Anastasia Trofimova e della figlia di 11 mesi Andromeda, trovate morte a Villa Pamphili, a Roma. Il 46enne americano, partito dalla Grecia su un volo diretto all'aeroporto di Ciampino, arriverà scortato dalla polizia di Stato e dal personale dello Scip (servizio internazionale per la cooperazione di Polizia).
Leggi tutto: Omicidio Villa Pamphili, Francis Kaufmann oggi in Italia
(Adnkronos) - "Commemoriamo oggi il trentesimo anniversario del genocidio di Srebrenica. Una tragedia che, a dispetto delle migliori speranze, fu emblematica degli orrori indicibili in cui poteva sprofondare nuovamente l’Europa, sulla scorta di azioni che riprendevano l’orrendo vessillo della “pulizia etnica” sotto il pretesto di affermazioni nazionalistiche, in un’area - i Balcani - caratterizzata da sempre dall’essere crogiolo di incontro e convivenza tra i popoli e le culture". Lo ha dichiarato il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per il 30° anniversario del genocidio di Srebrenica.
"Gli anni trascorsi da quella terribile strage non attenuano l’urlo di dolore delle vittime, che continua a risuonare attraverso le testimonianze dei familiari che sono loro sopravvissuti. La coscienza della comunità internazionale non è uscita indenne da quegli eventi che hanno lasciato in eredità la consapevolezza che esiste una responsabilità collettiva, che invoca l’intervento e la condanna dei popoli - prosegue il Capo dello Stato - Una triste lezione che, al pari di altre, alimenta il dovere condiviso di prevenire e combattere simili atrocità e condannare con fermezza qualsiasi tentativo di riduzionismo o negazionismo".
Per Mattarella "lottare contro la diffusione di sentimenti d’odio è responsabilità di ciascuno e di ogni Paese. Attribuire disonore e infamia a intere popolazioni sarebbe errato: al contrario, si tratta di perseguire in ogni sede, a partire da quelle dei tribunali internazionali, una rigorosa e puntuale giustizia che sia terreno fertile per la riconciliazione e per un presente e un futuro di pace e fratellanza". "È questo lo spirito con cui il 23 maggio 2024, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha voluto proclamare l’11 luglio “Giornata internazionale di riflessione e commemorazione del genocidio di Srebrenica”, per richiamare tutti a questo dovere, onorare le vittime e, preservando il ricordo di quegli avvenimenti luttuosi, iscrivere per sempre nella memoria dell’umanità quel giorno funesto", ricorda il Capo dello Stato.
Leggi tutto: Genocidio di Srebrenica, Mattarella: "Esiste una responsabilità collettiva"
(Adnkronos) - Armare le difese naturali contro il cancro prima di rimuoverlo. E' il principio dell'immunoterapia neoadiuvante somministrata pre-intervento chirurgico, un approccio che sta imprimendo una svolta al trattamento di una lista crescente di tumori: dal melanoma al carcinoma del polmone, dal cancro al seno triplo negativo a quello del colon-retto o della vescica. "Carichiamo il sistema immunitario prima del bisturi", traduce l'oncologo Paolo Ascierto che oggi e domani a Napoli guiderà la seconda edizione di 'Innovate - International Neoadjuvant Immunotherapy Across Cancers'. In occasione dell'evento, specialisti di tutto il mondo si confronteranno sulle ultime novità in tema di immunoterapia neoadiuvante, affrontando questioni critiche come la sua integrazione nella pratica clinica standard e il ruolo nello sviluppo di nuovi farmaci.
"L'immunoterapia neoadiuvante offre molteplici benefici che migliorano l'efficacia del trattamento e la qualità della vita dei pazienti - afferma Ascierto, presidente della Fondazione Melanoma, direttore dell'Unità di Oncologia Melanoma, Immunoterapia oncologica e Terapie innovative dell'Istituto Pascale di Napoli e responsabile scientifico del convegno - In primo luogo, l'immunoterapia pre-intervento ha la capacità di potenziare la risposta immunitaria: quando gli inibitori dei checkpoint immunitari (farmaci immunoterapici che sbloccano i 'freni' che impediscono al sistema immunitario di attaccare il tumore) vengono somministrati in presenza del tumore primario e/o dei linfonodi, si verifica un massivo attacco del sistema immunitario verso gli antigeni tumorali e una conseguente attivazione e proliferazione delle cellule T. Questo porta a una risposta immunitaria più diversificata, efficace e duratura sia contro il tumore primario che contro le micrometastasi. Al contrario, l'immunoterapia adiuvante, ossia quella somministrata dopo la rimozione del tumore - precisa l'esperto - può generare una risposta immunitaria meno robusta". Un altro vantaggio dell'immunoterapia pre-intervento "potrebbe essere la conseguente riduzione del tumore, rendendo operabili masse inizialmente non resecabili e consentendo interventi chirurgici meno invasivi. Questo si traduce in una minore morbilità e nella possibilità di preservare gli organi coinvolti".
"A fare da apripista è il melanoma - ricorda Ascierto - Per quello al terzo stadio, l'immunoterapia neoadiuvante è già ora lo standard di cura. Studi clinici hanno dimostrato un notevole beneficio in termini di sopravvivenza libera da eventi (progressione tumorale o recidiva) rispetto all'approccio adiuvante". Ma il modello potrebbe essere esteso ad altri tipi di cancro, prospettano gli oncologi.
Al convegno 'Innovate' - riferiscono i promotori - si parlerà anche dei risultati rivoluzionari dell'immunoterapia neoadiuvante in altre neoplasie, come nel tumore del polmone non a piccole cellule (Nsclc), il tipo più comune di cancro polmonare. La combinazione di chemioterapia neoadiuvante e dell'immunoterapico nivolumab ha già ricevuto l'approvazione delle agenzie regolatorie nei casi di Nsclc resecabile. Numerosi studi clinici hanno infatti evidenziato significativi miglioramenti nei tassi di risposta patologica completa (scomparsa del tumore e di sopravvivenza libera da progressione). Anche per alcune forme di tumore del colon-retto l'immunoterapia neoadiuvante si sta rivelando molto promettente. Nello studio di fase 2 Niche-2, i pazienti con una forma di cancro localmente avanzata trattati con gli immunoterapici nivolumab e ipilimumab hanno mostrato una buona efficacia. Risultati recenti hanno rivelato un tasso di sopravvivenza libera da malattia del 100% a 3 anni, un dato senza precedenti.
Bene anche sul fronte del tumore al seno, in particolare quello triplo negativo, tra le forme più aggressive: l'aggiunta dell'immunoterapico pembrolizumab alla chemioterapia neoadiuvante, seguita poi ancora da pembrolizumab dopo l'intervento chirurgico, ha aumentato i tassi di risposta e la sopravvivenza globale a 5 anni, rispetto alla sola chemio. Infine, studi preliminari sul carcinoma uroteliale (vescica), che colpisce il tessuto che riveste le vie urinarie, hanno mostrato tassi di risposta incoraggianti con la sola somministrazione dell'immunoterapia pre-intervento, specialmente in tumori più piccoli.
"Alla luce di così tante evidenze positive circa l'immunoterapia neoadiuvante - conclude Ascierto - la ricerca si sta ora concentrando sulla comprensione dei biomarcatori che possono prevedere la risposta al trattamento pre-intervento. Questi includono caratteristiche legate alle cellule tumorali, al microambiente tumorale e all'ospite. Inoltre, sono in fase di studio nuove combinazioni di immunoterapie con farmaci non immunoterapici, come gli anticorpi farmaco-coniugati e le terapie mirate".
(Adnkronos) - Goffredo Fofi è morto all'Ospedale Cavalieri di Malta a Roma all'età di 88 anni. Lo scorso 25 giugno, come apprende l'Adnkronos, si era rotto il femore ed era stato operato. Saggista, critico teatrale e cinematografico, editore, polemista, animatore culturale instancabile, Fofi è stato una delle voci più lucide, radicali e controcorrente della cultura italiana. Intellettuale militante e voce scomoda della sinistra, ha attraversato il secondo Novecento con lo sguardo degli ultimi e degli esclusi.
Negli anni Sessanta e Settanta, Fofi è stato uno dei principali animatori della 'cultura di opposizione': ha dato vita, assieme ad altri intellettuali, a riviste divenute centrali nella riflessione politica e culturale di quella che si definiva sinistra eterodossa, come i 'Quaderni piacentini', 'Ombre rosse', 'Linea d'ombra' e 'La terra vista dalla luna', spazi di libertà critica capaci di cogliere i movimenti sotterranei di una società in trasformazione.
Nato a Gubbio (Perugia) il 15 aprile 1937, Fofi ha attraversato decenni di storia italiana con uno sguardo sempre vigile e mai riconciliato, ponendo al centro della sua ricerca il rapporto tra arte e realtà sociale. È una figura che ha saputo unire la passione intellettuale all’impegno civile, il rigore dell'analisi alla curiosità per il nuovo, l'insofferenza verso l'accademia con l'urgenza di "stare dentro" i conflitti del suo tempo.
Critico cinematografico tra i più originali del dopoguerra, Fofi non si è mai limitato a recensire film: li ha letti come specchi - a volte deformanti, a volte rivelatori - della condizione umana e dei cambiamenti sociali. Ha scoperto e sostenuto registi, attori, scrittori, spesso prima che venissero riconosciuti dal canone ufficiale. Il suo sguardo era, ed è, anticipatore: non seguiva le mode, le individuava quando ancora erano in nuce.
Il contributo di Goffredo Fofi è stato determinante nella rivalutazione critica di Totò, un artista a lungo trascurato dalla critica cinematografica durante la sua carriera. Sulla scia dell'intuizione di Pier Paolo Pasolini — che aveva voluto Totò nel suo film 'Uccellacci e uccellini" - Fofi, insieme a Franca Faldini, vedova dell'attore, pubblicò nel 1968 il saggio 'Totò. L’uomo e la maschera' (Fetrinelli, 1977). L'opera, considerata una delle prime analisi serie e approfondite sulla figura dell'attore napoletano, è stata più volte riveduta e aggiornata nel corso degli anni, contribuendo in modo significativo a restituire a Totò il posto che gli spetta nella storia del cinema italiano. Fofi aveva curato in precedenza il volume 'Il teatro di Totò (1932-1946)', pubblicato da Più libri nel 1976.
Ma Fofi è stato anche un critico letterario, teatrale, osservatore della società, "disincantato ma non rassegnato". La sua scrittura, mai neutra, è sempre stato un atto politico, nel senso più alto del termine. La sua militanza non si è mai legata ai partiti, ma ha abitato i luoghi vivi della cultura e della coscienza collettiva: i libri, le riviste, le sale cinematografiche, le redazioni, le scuole, le strade. Tra i suoi libri più importanti figurano 'Prima il pane', 'Strana gente', 'Pasqua di maggio', 'Sotto l’ulivo', 'Le nozze coi fichi secchi', oltre ai numerosi volumi firmati con altri intellettuali come Gad Lerner, Franca Faldini, Michele Serra, Stefano Benni. Nel 2008 ha fondato, insieme a Giulio Marcon, le Edizioni dell’Asino, ulteriore tassello del suo impegno per una cultura popolare, accessibile ma mai semplificata.
Negli ultimi decenni ha diretto la rivista 'Lo straniero', esempio raro di spazio critico indipendente, e ha continuato a collaborare con numerosi giornali, scrivendo di cinema, società, politica, letteratura. Sempre dalla parte degli ultimi, dei marginali, dei non ascoltati. Chi lo ha conosciuto lo descrive come un uomo gentile, curioso, affilato ma generoso, capace di ascoltare e di dire di no, spesso scomodo, ma sempre mosso da un'etica profonda e da un bisogno di giustizia che trascende ogni ideologia. Goffredo Fofi non è stato mai un intellettuale "di corte": ha scelto di stare ai margini, da dove si vedono meglio le storture del centro. E proprio da quei margini, ha lanciato segnali, provocazioni, inviti alla disobbedienza e alla riflessione. (di Paolo Martini)
Leggi tutto: È morto Goffredo Fofi, il combattente gentile della cultura italiana che riscoprì Totò
(Adnkronos) - "Stiamo inviando armi alla Nato, poi la Nato darà quelle armi all'Ucraina". Lo ha detto Donald Trump nell'intervista telefonica a Kristen Welker di Nbc News secondo quanto reso noto dall'emittente. "Mandiamo le armi alla Nato e la Nato rimborserà l'intero costo di quelle armi, il 100%", ha aggiunto il presidente degli Stati Uniti nella stessa intervista in cui ha annunciato la possibilità di "una dichiarazione importante lunedì sulla Russia".
Il presidente non è entrato nei dettagli, ma ha ribadito di essere "deluso" da Mosca: "Ma vedremo cosa succede nelle prossime due settimane", ha aggiunto.
Nelle scorse ore Axios, citando tre fonti, ha scritto di un piano di Trump che prevederebbe la vendita di armamenti agli alleati Nato con l'accordo che poi le forniscano all'Ucraina. Due funzionari dell'Amministra Usa, precisa Axios, hanno puntualizzato come a loro avviso non significhi armare Kiev. Il presidente, ha detto un funzionario, "invia armi difensive alla Nato" e l'Alleanza "può decidere cosa farne". "Non stiamo mandando armi all'Ucraina", ha aggiunto. Secondo una fonte di Axios, le vendite potrebbero includere armi offensive, non solo supporto per la difesa aerea.
Intanto il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, ha riferito durante il colloquio con il segretario di Stato Usa, Marco Rubio a margine della riunione dell'Asean a Kuala Lumpur, "abbiamo parlato di Ucraina. Abbiamo confermato la posizione esposta dal presidente Putin, in particolare durante il suo colloquio del 3 luglio con il presidente Trump".
(Adnkronos) - Dopo aver introdotto Galaxy AI con la serie Galaxy S24 e aver promesso di renderla accessibile a più di 200 milioni di dispositivi nel corso del 2024, Samsung ha definito l’inizio di una nuova era di innovazione nell’intelligenza artificiale mobile. Da allora, Galaxy AI ha continuato a espandersi, trasformando il modo in cui le persone usano lo smartphone: oltre il 70% degli utenti di Galaxy S25 sfrutta attivamente la suite di strumenti basati su AI. Tra le funzionalità più in crescita spicca Google Gemini, il cui utilizzo è triplicato sulla più recente serie Galaxy S. Un anno fa, durante la prima edizione del Galaxy AI Forum, Samsung ha condiviso la sua visione per il futuro dell’intelligenza artificiale mobile: una tecnologia davvero utile, pensata per migliorare concretamente la vita delle persone. Oggi, una nuova ricerca condotta in collaborazione con Symmetry Research conferma questa tendenza, mostrando un’evidente crescita nell’uso dell’IA e un cambiamento nel modo in cui viene percepita: sempre più multimodale, proattiva e personalizzata.
Secondo i dati raccolti, quasi la metà degli intervistati (47%) dichiara di dipendere quotidianamente dall’intelligenza artificiale, affermando che la propria routine ne risentirebbe in assenza di strumenti come la ricerca intelligente, le notifiche personalizzate o l’assistenza vocale. Inoltre, il 45% degli utenti utilizza i comandi vocali con la stessa frequenza della digitazione per completare le attività quotidiane.
Al centro della visione dell’azienda c’è un obiettivo chiaro: offrire un’IA mobile che sia semplice, sicura e davvero utile, in linea con le esigenze delle persone. Per questo Samsung Galaxy conferma l’impegno a portare Galaxy AI su 400 milioni di dispositivi entro la fine dell’anno, rendendo l’intelligenza artificiale accessibile a un numero sempre maggiore di utenti.
Galaxy AI sui nuovi Galaxy Fold7 e Galaxy Flip7: intelligenza che si “piega” alle esigenze degli utenti Con i nuovi Galaxy Z Fold7 e Galaxy Z Flip7, Samsung ridefinisce ancora una volta cosa può fare uno smartphone pieghevole, portando la Galaxy Al al centro dell'esperienza utente. Su Galaxy Z Fold7, l'ampio display da 8 pollici e la nuova One Ul 8 offrono un'interazione multimodale pensata per la produttività: le funzioni basate su intelligenza artificiale, come Assistente alla scrittura, Assistente al disegno e Gemini Live, lavorano in parallelo su più finestre, permettendo di creare, modificare e ottenere risposte in tempo reale senza interrompere il flusso di lavoro.
Anche su Galaxy Z Flip7, la Galaxy Al trova una nuova dimensione: grazie alla FlexWindow completamente rinnovata, l'utente può sfruttare le funzioni vocali, accedere a suggerimenti personalizzati e ricevere assistenza contestuale direttamente dallo schermo esterno, senza nemmeno aprire il dispositivo.
Galaxy AI diventa così ancora più personale, accessibile e integrata nel quotidiano, offrendo esperienze davvero intelligenti in ogni format