(Adnkronos) - "Occorre disinnescare i rischi di protezionismi e nuovi dazi". Il presidente dell'Abi, Antonio Patuelli, lo sottolinea all'assemblea dell'Abi. "Se si sviluppassero guerre commerciali, i mercati ne soffrirebbero, aumenterebbero le incertezze per le imprese, i crediti potrebbero deteriorarsi maggiormente e le banche ne subirebbero gli effetti. Si rischierebbe una nuova recessione", avverte Patuelli. 

"Occorre disinnescare i rischi di protezionismi e nuovi dazi, misure vecchie quanto il mondo, che penalizzano il libero mercato, le crescite economiche e sociali e la prosperità globale", rimarca. "Non basta cercare di evitare nuovi dazi: occorre più dinamismo, semplificando, non abolendo le norme europee e italiane - afferma - Occorre riesaminare i fattori economici per favorire più cospicui e stabili investimenti produttivi del risparmio e degli utili delle imprese". 

Quanto alla moneta unica, Patuelli evidenzia che "l’euro si sta ben diffondendo nei mercati internazionali e si sta rapidamente anche rafforzando soprattutto sul dollaro: attenzione ai rischi di penalizzazione delle esportazioni". 

Nel suo intervento in video collegamento all'assemblea Abi, il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, sottolinea che "la situazione della finanza pubblica si presenta migliorata anche grazie ai positivi risultati in termini di consolidamento dei conti pubblici che hanno permesso di raggiungere un livello di spread ai minimi da 15 anni e quindi un miglioramento nel giudizio delle agenzie di rating". 

"La vicenda dei dazi in sé - rileva - è il sintomo di un mutamento epocale del quadro degli scambi. Gli Usa, che con il presidente Clinton hanno voluto la globalizzazione, con l’amministrazione Trump hanno fatto marcia indietro. Stiamo tornando all’impensabile fino a qualche anno fa". 

"Gli annunci del 2 aprile hanno aperto una fase di negoziati complessi tra gli Stati Uniti e i principali partner commerciali, generando instabilità sui mercati dei capitali. Contestualmente, sono cresciute le preoccupazioni sulla sostenibilità dei conti pubblici americani, sfociate nel declassamento del rating sovrano. Per la prima volta da decenni, il ruolo centrale del dollaro nel sistema finanziario globale è stato messo esplicitamente in discussione", dice il governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta, intervenendo all’assemblea dell’Abi. 

"Il sistema finanziario internazionale sta attraversando una fase di profondo cambiamento. In un contesto in cui cresce l’incertezza sul ruolo degli Stati Uniti nell’economia mondiale, gli investitori sono alla ricerca di alternative al dollaro e ai mercati americani, avviando - seppur gradualmente - un parziale riorientamento dei portafogli globali. Questo scenario apre nuove opportunità per l’Europa", afferma il governatore della Banca d’Italia. 

"Opportunità - sottolinea - che potranno essere colte solo rilanciando con determinazione il progetto di integrazione, completando il mercato unico e adottando politiche comuni per l’innovazione, la produttività, la crescita". 

Riguardo ai dazi, "una ulteriore, significativa fonte di incertezza" riguarda quelli che "saranno effettivamente applicati dagli Stati Uniti. Le proiezioni - spiega Panetta - assumono il mantenimento delle misure oggi in vigore, che sottrarrebbero mezzo punto percentuale alla crescita nell’area dell’euro tra il 2025 e il 2027, con effetti contenuti sull’inflazione. Dazi più elevati e un’incertezza prolungata sulle politiche commerciali determinerebbero effetti ben peggiori sulla crescita e potrebbero influenzare le dinamiche inflazionistiche".  

"Un marcato calo della domanda di prodotti europei da parte degli Stati Uniti - sottolinea - e il riorientamento delle merci cinesi sui nostri mercati eserciterebbero pressioni al ribasso sui prezzi. In scenari estremi, tuttavia, l’inasprimento delle barriere doganali potrebbe frammentare le filiere produttive globali, aumentando i costi di produzione e alimentando l’inflazione". In questo contesto, "il Consiglio direttivo ha confermato l’intenzione di mantenere un approccio agile e pragmatico, decidendo di volta in volta sulla base delle informazioni disponibili e del loro impatto sulle prospettive di inflazione". 

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