
Tragedia questa nella mattinata di oggi, venerdì 21 novembre, in piazza Aldo Moro a Bagni di Lucca, dove un uomo di 78 anni, è morto dopo essere stato investito da un camion della nettezza urbana.
L'incidente è avvenuto alle 6.37, quando il mezzo, impegnato in una manovra di routine, ha colpito l'anziano residente nella zona.
Secondo le prime ricostruzioni, l'uomo stava attraversando la piazza quando è stato travolto dal veicolo in movimento. Nonostante l'immediato intervento dei soccorsi, l'uomo è deceduto sul posto. Sul luogo dell'incidente sono giunti prontamente i sanitari del 118 con un'ambulanza medicalizzata da Borgo a Mozzano e un'ambulanza della Croce Rossa di Bagni di Lucca. I carabinieri di Castelnuovo hanno provveduto ai rilievi per ricostruire la dinamica dell'incidente.

Problemi per Filippo Magnini a Ballando con le stelle. L'ex nuotatore, in gara con la maestra di ballo Alessandra Tripoli, ha anticipato che la performance di sabato 22 novembre include una 'presa' particolarmente impegnativa, che gli è già costata un fastidioso dolore al collo. Niente di grave, probabilmente, soprattutto se paragonato agli infortuni che hanno bloccato Francesca Fialdini e Carlo Aloia.
Le prove di ieri, giovedì 20 novembre, si sono protratte alle 23 di sera: "Sono veramente stanco e ho il collo mezzo bloccato per aver provato una presa che in teoria se va tutto bene vedrete sabato", ha detto in un video condiviso su Instagram. Magnini ha precisato che il movimento non è rischioso ma se "fatta male ti spacchi il collo, per adesso prove molto difficili, ma abbiamo ancora due giorni per migliorare".
Il percorso di Magnini nel dance show di Rai 1 non è stato privo di tensioni, fino ad ora. L'ex nuotatore ha avuto infatti diversi battibecchi con la giuria[1], sentendosi talvolta giudicato e lasciando intuire di percepire spesso un trattamento non equo. Nonostante ciò, l'impegno è sempre stata una sua costante. A confermarlo anche la moglie Giorgia Palmas, che ospite a La volta buona, aveva sottolineato l'impegno del marito: "Ci sta mettendo tutto il cuore".

Stasera, venerdì 21 novembre, alle 21.30 su Rai 1, nuovo appuntamento con Antonella Clerici e 'The Voice Senior'. In questa nuova edizione accanto ai confermatissimi Loredana Bertè, Arisa e Clementino, ci sono Nek e Rocco Hunt, quest’ultimo in coppia con Clementino, con il quale condivide la poltrona. Resta invariata la formula che ha decretato il successo del programma e che, anno dopo anno, ha regalato al pubblico storie di vita e musica.
Si inizia con le 'Blind Auditions', le tradizionali 'audizioni al buio' dove i giudici, di spalle, ascoltano i concorrenti senza poterli vedere. Sarà solo la loro voce a doverli conquistare: in quel caso, il coach potrà voltarsi per aggiudicarsi il concorrente in squadra. Se più coach si volteranno, invece, sarà il concorrente a decidere in quale team gareggiare.
Anche quest’anno, nella fase delle 'Blind' i coach potranno contare su due armi: il tasto 'Blocco', che impedisce a un altro coach di scegliere un concorrente, e il tasto 'Seconda Chance', che permette a ciascun coach di far esibire nuovamente, in una delle puntate successive, un artista che non è riuscito a convincere nessuno al primo tentativo.
Al termine della quarta ed ultima puntata di 'Blind', i quattro coach dovranno selezionare i 24 concorrenti prescelti – 6 per team – che passeranno al 'Knock Out', la semifinale, in cui i talenti di ciascuna squadra si sfideranno con un brano assegnato dai rispettivi coach. Saranno sempre i coach a decidere, in questa puntata, chi far andare avanti nella gara e solo 3 concorrenti per team accederanno alla spettacolare 'Finale' dove sarà il pubblico da casa, tramite il televoto, a decretare chi vincerà la sesta edizione di The Voice Senior.
Oltre alle performance dei concorrenti – che proporranno al pubblico una selezione del miglior repertorio canoro italiano ed internazionale - non mancheranno le esibizioni delle 'guest star' di puntata e i duetti dei coach con i concorrenti, impreziositi quest’anno dall’arrivo di Nek e Rocco Hunt.

“La sostenibilità non è uno slogan, è un gesto quotidiano. Per noi, non è solo la transizione ecologica, l’ambiente o la trasformazione digitale. Per noi, la sostenibilità sono le persone. Sicuramente non possiamo parlare – e crediamo che non si possa parlare – di progresso sostenibile o di sostenibilità se ci dimentichiamo di chi oggi ha bisogno, di chi sta affrontando un momento difficile, di chi combatte contro una malattia”. Lo ha detto Luca Fossati, Hse & Sustainability Manager di Galbusera intervenendo alla maratona live di musica, spettacolo e storie di vita ‘La promessa 2025', promossa da Aisla-Associazione italiana sclerosi laterale amiotrofica, per sostenere la ricerca sulla Sla presso la sede dell'agenzia Adnkronos a Roma.
“Credo che stasera sia un’opportunità per un’azienda come Galbusera - aggiunge Fossati - perché abbiamo modo di provare a essere di esempio e di ispirare altre aziende a seguire la nostra strada, aiutando e collaborando con Aisla. Credo inoltre che l’impegno quotidiano, tangibile e concreto messo in campo nel sostegno di Aisla e della sua comunità dia un valore reale a parole come responsabilità sociale d’impresa o impatto sociale d’impresa”.
“Prendersi cura delle persone più fragili - sottolinea il manager - non significa fare beneficenza una tantum, significa farlo con il cuore. Questo vuol dire trovare un progetto, trovare un’associazione – come noi abbiamo trovato Aisla – e sostenerla negli anni. Questo è quello che stiamo facendo ormai da 3 anni, in collaborazione con un’altra grande azienda, Lint, e sicuramente continueremo a farlo. Questo per noi è un modo importante di portare al di fuori dell’azienda – quindi nella comunità – uno dei nostri valori più grandi, che è la cura della persona”.

Freddo, maltempo e neve in Italia, anche a quote basse. Il quadro meteo, a partire dal Nord, vira decisamente verso l'inverno con una sterzata che si estenderà anche al Centro e al Sud: da Milano a Roma, fino al Meridione.
Da oggi "l'irruzione di correnti molto fredde di origine artico-marittima, in discesa dal Nord Europa, innescherà la formazione di un ciclone dalle caratteristiche pienamente invernali", spiega all'Adnkronos il meteorologo Mattia Gussoni de 'iLMeteo.it' che aggiunge: "Il contrasto termico che ne deriverà, tra l'aria gelida in ingresso e i mari ancora relativamente caldi, fungerà da motore principale per una vera e propria ciclogenesi mediterranea, responsabile di una violenta fase di maltempo".
Meteo oggi e domani
"Considerando il drastico calo delle temperature causato dai venti freddi settentrionali, sono attese nevicate a quote molto basse, fino a 150-200 metri su Piemonte, Lombardia ed Emilia-Romagna, e leggermente più alte su Veneto e Friuli Venezia Giulia (oltre 300-400 metri). Il maltempo - prosegue Gussoni - si estenderà rapidamente a buona parte del Centro e del Sud, con precipitazioni intense, anche sotto forma di nubifragi lungo il versante tirrenico, e nevicate abbondanti sugli Appennini".
Il weekend
"Gli effetti del vortice persisteranno anche sabato 22 novembre. Nelle prime ore della giornata sono previste nevicate fino a quote molto basse, localmente fino in pianura, su basso Piemonte ed Emilia; con il passare delle ore, al Nord le condizioni meteorologiche miglioreranno rapidamente, con ampi spazi di sole.
Le temperature, tuttavia, rimarranno notevolmente sotto le medie climatiche. Al Centro-Sud e sulle due isole maggiori il maltempo continuerà con precipitazioni intense - aggiunge Gussoni - mentre gli Appennini registreranno abbondanti nevicate fino a quote collinari in Toscana, Marche, Umbria e Abruzzo. Un primo, seppur temporaneo, miglioramento è atteso solo da domenica. Tuttavia, già dalla sera una nuova perturbazione è prevista in arrivo, che accompagnerà l'inizio della prossima settimana, portando nevicate fino in pianura al Nord e piogge torrenziali sul resto del Paese".
La prossima settimana
Da lunedì, infatti, l'Italia potrebbe essere investita da una vera e propria tempesta invernale in discesa dalla Groenlandia. Secondo ilmeteo.it si tratterà di un evento meteo davvero notevole che provocherà precipitazioni abbondanti, nevose fino in pianura su alcune delle nostre regioni. Già da lunedì 24 novembre si assisterà a un progressivo peggioramento del tempo, con piogge diffuse, rovesci e locali temporali, in particolare lungo le regioni tirreniche. Nelle stesse ore è atteso un nuovo calo delle temperature che favorirà il ritorno della neve a bassa quota, localmente fino in pianura su Piemonte, Lombardia ed Emilia Romagna.
Possibili fiocchi anche a Torino, Milano, Varese, Bergamo con le Alpi pronte a fare il pieno in vista della stagione sciistica. Nelle 48 ore successive, il maltempo continuerà ad insistere in particolare al Centro-Sud: maggiori spazi soleggiati si apriranno invece al Nord, ma con un sensibile calo delle temperature. Massima attenzione andrà prestata ad Umbria, Lazio e Campania dove sono previsti dei veri e propri nubifragi che potrebbero dar luogo ad allagamenti e a frane sulle zone montuose.

"La promessa di questa sera è un impegno. Aisla è concreta, è presente nelle famiglie, negli ospedali, nei centri Nemo, nella ricerca. Stasera la promessa è quella di continuare sempre con più forza e con più responsabilità e anche con amore per tutelare le persone con disabilità, dare sostegno e assistenza dove necessario, fornire dei percorsi sempre più semplici per le famiglie e soprattutto un dialogo più ampio dentro alle istituzioni affinché nessuno possa rimanere da solo". Così Fulvia Massimelli, presidente nazionale dell'Associazione italiana sclerosi laterale amiotrofica, intervenendo all’evento ‘La promessa 2025', la maratona live in cui musica, spettacolo e storie di vita si intrecciano per sostenere la ricerca sulla sclerosi laterale amiotrofica (Sla), presso la sede dell' agenzia Adnkronos in Piazza Mastai a Roma.
"La comunità di Aisla è una comunità speciale, è fatta di persone molto fragili ma molto coraggiose. Queste persone sono coscienti che al momento non c’è ancora una cura che possa guarire questa malattia, però devono vivere e cercano di vivere nel miglior modo possibile. Hanno compreso pienamente il valore della vita. È nostro compito custodire questo valore e proteggerlo".

Dai territori del Donbass ceduti alla Russia al no per Kiev nella Nato da inserire in Costituzione e un esercito ridotto a 600 mila uomini ma garanzie di sicurezza per l'Ucraina modellate sull'articolo 5 dell'Alleanza Atlantica. Ma anche il ritorno di Mosca nel G8. Sonno alcuni dei 28 punti del piano di pace di Donald Trump per porre fine al conflitto anticipato da Axios.
Il piano presentato ieri a Zelensky dal segretario dell'Esercito Usa, Dan Driscoll, prevede concessioni pesanti per Kiev, ma contiene anche una promessa senza precedenti, che è sempre stata l'obiettivo principale del presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, ovvero ottenere garanzie di sicurezza solide da parte di Usa ed Europa. E' la prima volta che Trump si dice disposto a offrirne una.
Le garanzie di sicurezza
Il piano di pace americano per l'Ucraina include garanzie di sicurezza per Kiev modellate sull'articolo 5 della Nato, che impegnerebbero gli Stati Uniti e gli alleati europei a considerare un attacco contro l'Ucraina come un attacco all'intera "comunità transatlantica". Lo rivela Axios, citando il contenuto della bozza.
Ma parallelamente, Washington ha consegnato a Kiev un'altra bozza di accordo. Nel testo si stabilisce che qualsiasi futuro "attacco armato significativo, deliberato e sostenuto" della Russia contro l'Ucraina "sarà considerato un attacco che minaccia la pace e la sicurezza della comunità transatlantica" e che Usa e alleati risponderanno di conseguenza, incluso con la forza militare.
Le garanzie di sicurezza avrebbero una durata iniziale di 10 anni, rinnovabile. La legittimità del documento è stata confermata da un alto funzionario della Casa Bianca e da un'altra fonte diretta, che sottolineano come la proposta dovrà comunque essere discussa con i partner europei e potrebbe subire modifiche. Per l'amministrazione Trump, queste garanzie rappresenterebbero un "grande successo" per Zelensky e per la sicurezza a lungo termine dell'Ucraina.
Il punto critico è che Zelensky ora ha sul tavolo una proposta che richiederebbe di cedere a Mosca più territorio di quanto la Russia controlli attualmente, oltre a prevedere il reintegro di Mosca nella comunità internazionale, con la revoca delle sanzioni e l'amnistia per i crimini di guerra. Il piano, redatto dall'inviato di Trump, Steve Witkoff, è stato discusso nel fine settimana con il consigliere per la sicurezza nazionale ucraino, Rustem Umerov, e consegnato formalmente ieri a Zelensky. La proposta potrebbe però scatenare critiche nell'area Maga, fa notare Axios, poiché impegnerebbe di fatto gli Stati Uniti a difendere militarmente l'Ucraina in caso di nuovo conflitto.
La cessione dei territori
Il piano costringerebbe Kiev a cedere ulteriori territori a est, limitare la dimensione delle sue forze armate e accettare di non aderire mai alla Nato. Nel piano, scrive 'Axios', "la Crimea, Luhansk e il Donetsk saranno riconosciute come di fatto russe, anche dagli Stati Uniti. Kherson e Zaporizhzhia saranno congelate lungo la linea di contatto, il che significherà un riconoscimento de facto lungo la linea di contatto. La Russia rinuncerà ad altri territori concordati che controlla al di fuori delle cinque regioni".
Le forze ucraine si ritireranno dalla parte dell'Oblast di Donetsk che attualmente controllano, e questa zona, scrive 'Axios', "sarà considerata una zona cuscinetto neutrale e smilitarizzata, riconosciuta a livello internazionale come territorio appartenente alla Federazione Russa. Le forze russe non entreranno in questa zona smilitarizzata". La dimensione delle Forze Armate ucraine, secondo il piano, sarebbe limitato "a 600.000 uomini" mentre l'esercito ucraino attualmente conta circa 800.000-850.000 uomini e, secondo un funzionario ucraino, ne contava circa 250.000 prima della guerra.
Il no all'ingresso nella Nato
E ancora, il piano prevede che Kiev "accetti di inserire nella sua costituzione che non aderirà alla Nato" e che la "Nato accetti di includere nei suoi statuti una disposizione che impedisce l'ammissione futura dell'Ucraina" all'alleanza. Ma non solo. La Nato, secondo il piano, "accetta di non stanziare truppe in Ucraina". E questo mentre paesi come la Francia e il Regno Unito attualmente stanno lavorando su proposte separate che prevederebbe l'invio di un piccolo numero di truppe europee sul suolo ucraino dopo la guerra. Secondo il piano di pace Usa "i caccia europei saranno stanziati in Polonia".
Secondo il piano "la sovranità dell'Ucraina sarà confermata"; "verrà concluso un accordo completo di non aggressione tra Russia, Ucraina ed Europa".
L'impegno tra Russia e Nato
Il piano prevede anche "che la Russia non invaderà i paesi vicini mentre la Nato non si espanderà ulteriormente". E' previsto che si tenga "un dialogo tra Russia e Nato, mediato dagli Stati Uniti, per risolvere tutte le questioni di sicurezza e creare condizioni per la de-escalation al fine di garantire la sicurezza globale e aumentare le opportunità di cooperazione e sviluppo economico futuro".
Secondo il documento citato da 'Axios' inoltre se la Russia invaderà di nuovo l'Ucraina, "oltre a una risposta militare coordinata e decisa, tutte le sanzioni globali saranno ripristinate, il riconoscimento del nuovo territorio e tutti gli altri benefici di questo accordo saranno revocati". Se invece l'Ucraina lancerà un missile contro Mosca o San Pietroburgo senza motivo, "la garanzia di sicurezza sarà considerata invalida". Nel piano Usa l'Ucraina "sarebbe idonea all'adesione all'Ue e riceverebbe un accesso preferenziale a breve termine al mercato europeo".
La ricostruzione
Per quanto riguarda la ricostruzione "un importante pacchetto globale di misure per ricostruire l'Ucraina" dovrebbe entrare in vigore e prevederebbe "la creazione di un Fondo per lo Sviluppo dell'Ucraina che investirà in settori in rapida crescita, tra cui tecnologia, data center e intelligenza artificiale".
Gli Stati Uniti, prevede il piano Usa citato da 'Axios', "collaboreranno con l'Ucraina per ricostruire, sviluppare, modernizzare e gestire congiuntamente l'infrastruttura del gas ucraina, inclusi gasdotti e impianti di stoccaggio; sforzi congiunti per riabilitare le aree colpite dalla guerra per il restauro, la ricostruzione e la modernizzazione di città e aree residenziali; sviluppo infrastrutturale; estrazione di minerali e risorse naturali; la Banca Mondiale svilupperà un pacchetto speciale di finanziamento per accelerare questi sforzi".
Mosca nel G8
La Russia, secondo il piano Usa citato da 'Axios', "sarà reintegrata nell'economia globale". La revoca delle sanzioni "sarà discussa e concordata a tappe e caso per caso". Gli Stati Uniti, si sottolinea ancora, "stipuleranno un accordo di cooperazione economica a lungo termine per lo sviluppo reciproco nei settori dell'energia, delle risorse naturali, delle infrastrutture, dell'intelligenza artificiale, dei data center, dei progetti di estrazione di metalli delle terre rare nell'Artico e di altre opportunità aziendali reciprocamente vantaggiose". La Russia, inoltre, prevede il piano Usa, "sarà invitata a rientrare nel G8".
I fondi congelati, invece, "saranno utilizzati come segue: 100 miliardi di dollari in asset russi congelati saranno investiti in sforzi guidati dagli Stati Uniti per la ricostruzione e investimenti in Ucraina; gli Stati Uniti riceveranno il 50% dei profitti da questa operazione. L'Europa aggiungerà 100 miliardi di dollari per aumentare l'ammontare degli investimenti disponibili per la ricostruzione dell'Ucraina. I fondi europei congelati saranno sbloccati. Il resto dei fondi russi congelati sarà investito in un veicolo di investimento separato tra Stati Uniti e Russia che realizzerà progetti congiunti in aree specifiche. Questo fondo punterà a rafforzare i rapporti" tra i due paesi "e ad aumentare gli interessi comuni per creare un forte incentivo a non tornare al conflitto". Inoltre "sarà istituito un gruppo di lavoro congiunto americano-russo sulle questioni di sicurezza per promuovere e garantire il rispetto di tutte le disposizioni di questo accordo".
I

“La responsabilità e il peso di veicolare dei nuovi modi di pensare è indubbiamente molto presente: chi, più di una squadra di calcio - lo sport più seguito in Italia - di una società sportiva, può pensare un nuovo modo di vedere gli stadi, di abbattere le barriere architettoniche, morali e, soprattutto, mentali?”. Così Cristina Mezzaroma, presidente Fondazione Ss Lazio, partecipando all’evento ‘La promessa 2025', la maratona live di musica, spettacolo e storie di vita promossa da Aisla, Associazione italiana sclerosi laterale amiotrofica, per sostenere la ricerca sulla Sla, presso la sede dell'agenzia Adnkronos a Roma.
“La Lazio già da un anno ha avuto il grande onore di partecipare e di collaborare con l’Aisla e noi non amiamo fare le cose spot, ma seguire un percorso - aggiunge Mezzaroma - Abbiamo iniziato l’altro anno, abbiamo istituito la Quiet Room, dove i tifosi o anche i non tifosi, chi ha la curiosità di venire a vedere una squadra di calcio, possa vederla in tutta comodità e in tutta tranquillità. Come Lazio pensiamo poi di sviluppare ancora di più e veicolare ancora meglio il messaggio che, al di là di alcune condizioni, tutti possiamo avere le stesse possibilità, gli stessi accessi per vivere le proprie passioni come le vivono tutti gli altri tifosi e tutte le altre persone.”

“Serate come questa permettono di informare adeguatamente. Nell'epoca dei social, della superinformazione, i rischi di cattiva informazione sono elevatissimi, per chi vive questa malattia, con ricadute sulla salute”. Così Giorgia Rollo, fondatrice di Io Posso, voce potente della comunità Sla e da pochi giorni nominata nel Comitato tecnico scientifico della biobanca Aisla, partecipando alla maratona live di musica, spettacolo e storie di vita ‘La promessa 2025', promossa dall’Associazione italiana sclerosi laterale amiotrofica, per sostenere la ricerca sulla Sla, nella sede dell'agenzia Adnkronos a Roma.
“Le biobanche sono importanti - spiega Rollo - perché innanzitutto aiutano a combatte il senso di impotenza forte che si vive in questa malattia, ma anche perché è un modo per dare un contributo piccolissimo, però veramente prezioso, ai ricercatori, per comprendere le dinamiche di questa malattia".

Italia impegnata oggi, venerdì 21 novembre, in semifinale di Coppa Davis. Dopo il successo nei quarti di finale contro l'Austria, 2-0 grazie alle vittorie di Matteo Berrettini e Flavio Cobolli, gli azzurri hanno prenotato (per la quarta volta consecutiva) la semifinale, contro il Belgio. Ecco orario del match e dove vederlo in tv e streaming.
Italia-Belgio oggi in Coppa Davis
Italia-Belgio, semifinale della Coppa Davis, è in programma oggi, venerdì 21 novembre alle ore 16.
Italia-Belgio in Coppa Davis, dove vederla
Italia-Belgio di oggi, come tutte le partite di Coppa Davis, sarà trasmessa in diretta televisiva e in chiaro, sui canali SuperTennis e Rai 1. Streaming disponibile sul sito web di SuperTennis e sulla piattaforma di SuperTenniX, oltre a Rai Play.

“C’è una base scientifica che ci permette di avere ottimismo, per la prima volta abbiamo una direzione chiara, una ipotesi di malattia solida e uno strumento terapeutico potenziale che lavora esattamente su quel meccanismo. Non significa che la soluzione sia dietro l’angolo: serviranno tempo, investimenti e molto lavoro. Ma la strada adesso è definita e, per la prima volta, sembra davvero quella giusta”. Lo ha detto Mario Sabatelli, responsabile clinico del Centro Nemo Roma Armida Barelli al Policlinico Gemelli, ma anche referente Aisla per la Commissione medico scientifica intervenendo all’evento ‘La promessa 2025', la maratona live di musica, spettacolo e storie di vita promossa dall’Associazione italiana sclerosi laterale amiotrofica, per sostenere la ricerca sulla Sla, presso la sede dell'agenzia Adnkronos a Roma.
“C’è infatti un’area nuova che si sta aprendo nella ricerca sulla Sclerosi laterale amiotrofica - aggiunge Sabatelli - ed è quella che riguarda in modo specifico la proteina Tdp-43. Oggi sappiamo che in quasi tutti i pazienti questa proteina risulta alterata. Normalmente Tdp-43 si trova nel nucleo della cellula, ma nella Sla scompare dal nucleo e si accumula nel citoplasma. Tdp-43 - chiarisce - ha una funzione fondamentale: regola centinaia di Rna messaggeri. Il processo è questo: i geni vengono copiati in Rna, e questi Rna, una volta nel citoplasma, sono tradotti in proteine. Tdp-43 controlla la maturazione, la stabilità e il destino di molti di questi Rna. Finora lo sapevamo in modo generico; adesso stiamo finalmente comprendendo quali Rna regola, con quali meccanismi e che cosa comporta la sua perdita dal nucleo. Certo, parliamo di centinaia di Rna - sottoliena Sabatelli - È un numero grande, ma finito, e dunque studiabile, uno per uno. Nel momento in cui riusciremo a capire quali tra questi Rna sono davvero cruciali nel determinare il danno neuronale, avremo già degli strumenti pronti per intervenire. Parlo delle nuove molecole chiamate Aso, gli oligonucleotidi antisenso: possono entrare nelle cellule malate e correggere il destino degli Rna alterati. Proprio un mese fa è uscito su Nature un articolo che mostra come questa alterazione influenzi profondamente la sintesi proteica. È un altro tassello fondamentale - conclude - che rafforza questa linea di ricerca”.

Gli Accordi di Dayton, l'intesa tra le parti che mise fine a tre anni e mezzo di una guerra interetnica che fece circa 100mila morti in Bosnia, compiono 30 anni. L'anniversario cade oggi in un clima di rinnovata tensione causata negli ultimi mesi dal rifiuto del leader serbobosniaco Milorad Dodik di ottemperare alle disposizioni dell'Alto rappresentante europeo, Christian Schmidt, la figura creata 30 anni fa per garantire la supervisione dell'intesa.
Gli Accordi di Dayton e la firma
Il 21 novembre 1995 - al termine di 20 giorni di lavori - i presidenti di Bosnia Erzegovina Alija Izetbegovic, di Croazia Franjo Tudjman e dell'allora Jugoslavia Slobodan Milosevic - che rappresentava anche gli interessi dei serbobosniaci essendo il loro leader politico, Radovan Karadzic, assente - approvarono nella base aerea Usaf Wright-Patterson nella città americana di Dayton, Ohio, l'Accordo quadro generale di pace in Bosnia Erzegovina e 11 annessi alla presenza del segretario di Stato americano Warren Christopher, del negoziatore Richard Holbrooke, di Carl Bildt, del vice ministro degli Esteri Igor Ivanov. Due mesi prima, a partire dal 30 agosto e fino al 20 settembre, la Nato aveva condotto la campagna militare aerea Operazione Deliberate Force contro le forze della Repubblica serba di Bosnia Erzegovina.
La firma ufficiale dell'accordo avvenne a Parigi il 14 dicembre successivo nel corso di una cerimonia celebrata all'Eliseo, presenti, oltre a Bill Clinton, i presidenti di Francia, Jacques Chirac, il premier britannico John Major, il cancelliere tedesco Helmut Kohl e il primo ministro russo, Viktor Chernomirdin. L'accordo entrò in vigore quel giorno e mise fine alla guerra nella repubblica ex jugoslava.
L'accordo
Le parti definirono meccanismi per mettere fine alle ostilità, rispettare la sovranità reciproca e "risolvere le controversie con mezzi pacifici", astenendosi "da qualsiasi atto, mediante la minaccia o l'uso della forza (...), contro l'integrità territoriale o l'indipendenza politica della Bosnia-Erzegovina o di qualsiasi altro Stato". Vennero inoltre stabiliti processi di smilitarizzazione, ricostruzione, svolgimento di elezioni libere, la creazione di una nuova Costituzione e ritorno dei rifugiati.
L'accordo - accompagnato nella sua attuazione dal dispiegamento dei 'caschi blu” della Forza di implementazione (Ifor) e dalla figura dell'Alto Rappresentante - definisce la configurazione territoriale del Paese, con la sua divisione in due entità amministrative semiautonome: la Federazione di Bosnia-Erzegovina (a maggioranza bosniaca e croata) e la Repubblica Srpska (a maggioranza serbo-bosniaca), con Sarajevo come capitale del Paese e della Federazione.
Le due entità create sono dotate di poteri autonomi in vasti settori, ma sono inserite in una cornice statale unitaria. Alla Presidenza collegiale del Paese siedono un serbo, un croato e un musulmano, che a turno, ogni otto mesi, si alternano nella carica di presidente. Ciascuna entità è dotata di un parlamento locale: la Repubblica Serba di un'assemblea legislativa unicamerale, mentre la Federazione Croato-Musulmana di un organo bicamerale. A livello statale vengono invece eletti ogni quattro anni gli esponenti della Camera dei rappresentanti del parlamento, formata da 42 deputati, 28 eletti nella Federazione e 14 nella RS; infine della Camera dei popoli fanno parte 5 serbi, 5 croati e 5 musulmani.
Le conseguenze
L'accordo di Dayton ha posto fine alla guerra, ma ha consolidato le divisioni etniche sia a livello territoriale che politico. Inoltre, migliaia di persone sono ancora disperse dopo il conflitto e solo alcuni dei responsabili dei crimini - tra questi i leader serbobosniaci, politico e militare, Radovan Karadzic e Ratko Mladic i cui nomi sono legati alla strage diu Srebrenica - sono stati assicurati alla giustizia, per cui le ferite di diversi decenni fa non sono ancora state sanate.
La guerra
La guerra in Bosnia iniziò dopo la disintegrazione della Jugoslavia, e dall'aumento delle tensioni nazionalistiche e religiose all'interno del territorio, che furono il terreno fertile per l'insorgere delle guerre. In questo contesto, la Bosnia, che dichiarò la propria indipendenza nel 1992 ed era la più diversificata al suo interno, fu teatro del conflitto più sanguinoso, culminato con il genocidio di Srebrenica, dove le forze serbe che rispondevano al comando del generale Ratko Mladic, uccisero oltre 8mila ragazzi e uomini bosgnacchi, musulmani di Bosnia.
Le tensioni in Bosnia-Erzegovina: la situazione oggi
Negli ultimi mesi, le tensioni in Bosnia-Erzegovina sono aumentate, soprattutto a causa delle misure adottate da Dodik durante il suo mandato come presidente della Repubblica Srpska (2022-2025), che gli sono valse una condanna, poi commutata in una multa e sei mesi di interdizione da parte di un tribunale bosniaco, per aver disobbedito alle decisioni di Schmidt.
Lo stesso Schmidt ha avvertito nella prima metà di quest'anno davanti al Consiglio di sicurezza dell'Onu che le tensioni sono diventate "una crisi straordinaria" che la Bosnia-Erzegovina deve affrontare e che "ha origine dai gravi attacchi della coalizione di governo della Repubblica Srpska agli accordi di Dayton", in particolare contro l'ordine costituzionale e legale e dalla "minaccia alla pace e alla stabilità".
Per l'Alto rappresentante, le azioni del leader serbo-bosniaco mettono in pericolo l'integrità territoriale e sociale, generando al contempo incertezza giuridica ed esecutiva con la creazione di leggi e istituzioni a livello regionale che contraddicono e competono con l'autorità statale.
"Questa situazione non è irreversibile, ma è grave", ha sottolineato, avvertendo che la vita quotidiana in Bosnia-Erzegovina "non sta diventando più facile", poiché la politica etnocentrica "continua a dividere le comunità invece di unirle". "La discriminazione rimane un problema fondamentale radicato e complesso", ha avvisato inoltre.
A seguito della decisione del tribunale, la Commissione elettorale bosniaca ha ufficialmente destituito il leader serbo-bosniaco dalla presidenza della regione nel mese di agosto. Dodik, che ha promosso misure secessioniste, come leggi volte a una possibile indipendenza delle istituzioni regionali rispetto a quelle nazionali, ha presentato ricorso, ma la Corte costituzionale ha respinto le sue richieste.
A distanza di trent'anni, la Bosnia deve affrontare le sfide del leader serbo-bosniaco, che si è rifiutato di lasciare la carica, anche se in seguito ha accettato la nomina della sua alleata Ana Trisic Babic a presidente ad interim. Le autorità elettorali del Paese hanno fissato per questo fine settimana, il 23 novembre, le elezioni anticipate per scegliere il suo successore.
Per queste elezioni, Dodik, presidente del partito nazionalista Alleanza Indipendente dei Socialdemocratici (Snsd), ha sostenuto la candidatura del suo ex ministro dell'Interno Sinisa Karan come candidato del partito di governo. "Stiamo costruendo una Repubblica Srpska progressista, felice e prospera, e l'elezione di Karan è una garanzia che continueremo a proteggerla e preservarla", ha affermato.
A tutto ciò si aggiunge il fatto che in ottobre, contro ogni previsione, l'amministrazione di Donald Trump ha revocato le sanzioni imposte dagli Stati Uniti nel 2022 (durante il mandato del suo predecessore, Joe Biden) contro il leader serbo-bosniaco, che Washington accusava da anni di causare instabilità nel Paese. Dodik, che annovera tra i suoi principali alleati il presidente russo Vladimir Putin, ha ringraziato l'inquilino della Casa Bianca per aver "corretto una grave ingiustizia inflitta alla Repubblica Srpska, ai suoi rappresentanti e alle loro famiglie". "Ancora una volta, è stato chiarito che le accuse mosse contro di noi non erano altro che menzogne e propaganda; il fondamento del caos creato da Schmidt, un caos che ora dobbiamo risolvere", ha affermato.

Il maltempo colpisce gran parte dell'Italia con neve, temporali e forti venti: è allerta arancione in Sicilia e gialla in altre sette regioni nella giornata di oggi, venerdì 21 novembre.
Le previsioni
Un’area di bassa pressione con aria particolarmente fredda, in arrivo dalla Groenlandia, interessa il Paese, favorendo precipitazioni, da sparse a diffuse anche a carattere temporalesco, e un’intensificazione dei venti. Previste, inoltre, una generale diminuzione delle temperature e possibili nevicate sulle regioni settentrionali. I fenomeni meteo, impattando sulle diverse aree dell'Italia, potrebbero determinare delle criticità idrogeologiche e idrauliche.
Le Regioni a rischio
La Protezione Civile ha quindi valutato allerta arancione sulla Sicilia nord-occidentale e allerta gialla sul Molise e su parte di Emilia-Romagna Campania, Molise, Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia.
L’avviso prevede precipitazioni, anche a carattere di rovescio o temporale, su Campania e Basilicata, specie sui settori tirrenici, in estensione a Calabria e Sicilia, in particolar modo sui rispettivi settori tirrenici. I fenomeni saranno accompagnati da rovesci di forte intensità, frequente attività elettrica e forti raffiche di vento. Dalle prime ore di oggi sono attesi venti da forti a burrasca, sia sull’Emilia-Romagna che sulla Sicilia, con possibili mareggiate lungo le coste esposte. Previste, inoltre, nevicate al di sopra dei 400-600 metri, su Emilia-Romagna e Veneto, con apporti al suolo deboli, fino a moderati a quote più elevate.
Il quadro meteorologico e delle criticità previste sull’Italia è aggiornato quotidianamente in base alle nuove previsioni e all’evolversi dei fenomeni, ed è disponibile sul sito del Dipartimento della Protezione Civile, insieme alle norme generali di comportamento da tenere in caso di maltempo.

Solidarietà, uguaglianza, sostenibilità: queste le tre direttrici del G20 in apertura a Johannesburg, in Sudafrica. Un'edizione storica - nonostante il forfait degli Usa - perché per la prima volta un Paese africano ospita il forum che riunisce le venti maggiori economie mondiali. E l'Italia, che ha fatto del rafforzamento delle relazioni con l'Africa uno dei cardini della propria politica estera, è pronta a giocare un ruolo attivo, ribadendo anche la sua linea sulla gestione dei flussi migratori e sulla lotta ai trafficanti di esseri umani.
La premier Giorgia Meloni sarà a Johannesburg domani 22 novembre e domenica 23 per partecipare ai lavori del G20 sotto presidenza sudafricana, che conclude simbolicamente il ciclo di leadership del Sud globale inaugurato da Indonesia, India e Brasile. Un contesto che l'Italia segue con particolare attenzione, in coerenza con la sua strategia di consolidamento dei rapporti con il continente e con l'impegno che ha portato all'ingresso dell'Unione Africana nel G20.
Chi partecipa
Il formato scelto dal Sudafrica è particolarmente inclusivo, con la presenza di circa quindici Paesi invitati (tra cui Nigeria, Egitto, Vietnam, Emirati, Norvegia, Svizzera, Singapore e Spagna) e di numerose organizzazioni regionali e internazionali. Le tre sessioni del G20 saranno dedicate rispettivamente alla crescita economica globale, alla transizione energetica e alla lotta al cambiamento climatico, e infine ai temi emergenti: dall'intelligenza artificiale ai minerali critici, fino alle nuove disuguaglianze globali. Tra le priorità della presidenza sudafricana figurano la questione del debito, la sicurezza alimentare e la riduzione dei rischi legati ai disastri naturali. Sul fronte del debito, fonti italiane sottolineano l'intenzione di rilanciare l'iniziativa sulla conversione dei debiti africani, presentata insieme alla Commissione europea. Quanto alla sicurezza alimentare, l'Italia sostiene il rafforzamento della resilienza dei sistemi agricoli; mentre, sul tema dei disastri naturali, riconosce la natura transnazionale di un problema che colpisce in modo particolarmente severo il continente africano.
Usa assenti, perché
La Casa Bianca mette fine alla querelle sulla partecipazione degli Stati Uniti al G20 in Sudafrica. Dopo le dichiarazioni del presidente sudafricano Cyril Ramaphosa - che aveva parlato di un possibile ripensamento americano sulla presenza al summit di Johannesburg - è intervenuta la portavoce dell'amministrazione statunitense per chiudere definitivamente la questione: gli Usa non prenderanno parte ai lavori.
Solo pochi giorni fa il presidente Donald Trump aveva annunciato l'intenzione di "boicottare" l'incontro, accusando il Sudafrica di "genocidio" ai danni degli afrikaner e affermando che nessun rappresentante statunitense sarebbe stato presente.
Oggi, tuttavia, Ramaphosa aveva lasciato intendere un possibile cambio di rotta da parte di Washington: "Abbiamo ricevuto una comunicazione dagli Stati Uniti, sulla quale stiamo ancora discutendo con loro, relativa a un ripensamento sulla partecipazione in una forma o nell'altra al vertice". Da Washington è però arrivata una smentita netta. "Gli Stati Uniti non partecipano ai colloqui ufficiali del G20 in Sudafrica", ha dichiarato ai giornalisti la portavoce della Casa Bianca Karoline Leavitt. Un'assenza, quella americana, destinata a fare rumore alla vigilia del primo G20, ospitato da uno Stato africano.
Vertice Ue-Unione Africana
Parallelamente al G20, l'Italia guarda con grande interesse anche al vertice Ue-Unione Africana in programma a Luanda, in Angola, il 24 e 25 novembre. La questione migratoria sarà uno dei temi centrali e, assicurano fonti diplomatiche di Roma, l'approccio europeo continuerà a basarsi sul binomio tra canali legali di ingresso e contrasto alle reti illegali di traffico di esseri umani, un'impostazione ormai condivisa da una larga maggioranza degli Stati membri. Per quanto riguarda il Global Gateway, si confermano numerosi punti di convergenza con il Piano Mattei, in particolare il Corridoio Lobito, grande progetto infrastrutturale che mira a collegare l'Africa da ovest a est, sostenuto con investimenti congiunti di Italia e Unione Europea. A margine del vertice di Luanda è previsto un evento economico volto a favorire la partecipazione delle imprese europee ai progetti di sviluppo del continente.
Questione Ucraina sullo sfondo
La questione ucraina rimane sullo sfondo del G20. Al momento non è stato programmato un coordinamento europeo specifico sul tema, anche se potrà essere valutato nelle prossime ore. L'Italia conferma la propria linea di sostegno politico, militare ed energetico a Kiev. Sono in fase avanzata sia i lavori sul dodicesimo pacchetto di sanzioni contro la Russia sia quelli relativi al prossimo pacchetto militare, mentre procede la raccolta di equipaggiamenti energetici richiesti dall'Ucraina in vista dell'inverno. È ritenuto poco probabile che il G20 produca svolte significative sul dossier, anche se l'appuntamento potrebbe favorire contatti a margine tra i leader. Quanto al piano di pace statunitense, Roma lo esaminerà quando verrà trasmesso formalmente, spiega chi sta seguendo il dossier. Rimane inoltre in valutazione, come in molti altri Paesi della Nato, l'adesione al programma Purl per l'acquisto di armamenti statunitensi destinati a Kiev. Le stesse fonti precisano tuttavia che questa riflessione non incide in alcun modo sull'impegno a favore dell'Ucraina, che prosegue lungo binari consolidati.
Nelle conclusioni del G20 - la presidenza sudafricana sta lavorando a un testo "complessivo" e non suddiviso per argomenti - l'Italia si attende l'inclusione di alcuni temi considerati essenziali: la migrazione, con un equilibrio tra contrasto ai trafficanti e canali legali; la neutralità tecnologica nella transizione energetica; la gestione dei minerali critici; un'intelligenza artificiale centrata sull'uomo, in linea con il lavoro svolto durante la presidenza italiana del G7; e una rinnovata architettura finanziaria internazionale orientata allo sviluppo africano. Prosegue infine il lavoro tecnico sulla conversione del debito dei Paesi africani: un processo complesso che richiede negoziati bilaterali con i singoli Stati beneficiari e, in alcuni casi, l'approvazione dei rispettivi Parlamenti. Sono inoltre previsti diversi incontri bilaterali della presidente del Consiglio Meloni, distribuiti tra G20 e vertice Ue-Ua. (dall'inviato Antonio Atte)

L'età avanza, la massa muscolare diminuisce. E' l'attività fisica diventa sempre più importante. I benefici di un esercizio regolare sono noti per la salute del cuore, la perdita di peso, il controllo di colesterolo e glicemia. L'allenamento, moderato e senza esagerare, è indicato per tutte le età e diventa ancor più importante quando si taglia il traguardo dei 40 anni. Lo evidenzia il professore Phillip Williams, professore al Dipartimento di chirurgia ortopedica al Baylor College negli Stati Uniti, ponendo l'accento su un elemento in particolare: la forza.
Cosa dice il medico: l'allenamento giusto
"L'allenamento per la forza dovrebbe essere l'esercizio principale per chiunque abbia più di 40 anni", dice Williams facendo riferimento a "qualsiasi tipo di allenamento che preveda l'uso di pesi: sia che si tratti di pesi per la parte superiore del corpo, sia pesi per la parte inferiore del corpo". Senza sostanziale distinzione tra "pesi liberi o pesi per macchine a cavi".
Chi ha raggiunto e superato i 40 anni dovrebbero allenarsi con i pesi almeno due volte a settimana per migliorare la forza secondo il professore. L'attività, secondo Williams, può essere svolta in modalità differenti: vanno benissimo 30 minuti in palestra con manubri per braccia e gambe.
Il chirurgo ortopedico, come evidenzia il sito del Baylor College, sottolinea l'opportunità di suddividere il programma complessivo in 2 giornate per allenare ogni parte del corpo. Il primo giorno sarà dedicato alla parte superiore del corpo: manubri, macchinari a cavi, trazioni alla sbarra. Il secondo giorno, dopo adeguato recupero, si può dedicare alle gambe e non è indispensabile utilizzare esclusivamente attrezzi: anche gli squat, che possono essere eseguiti in casa senza nessun problema, si rivelano utili.
Il programma suggerito da Williams non comprende allenamenti ad alta intensità, che potrebbero sottoporre il corpo ad uno stress eccessivo in assenza di adeguata preparazione. "Un allenamento con i pesi efficace offre maggiori vantaggi. È possibile ottenere benefici per i muscoli con qualche giorno di allenamento con i pesi, aggiungendo un po' di attività aerobica moderata", dice il chirurgo ortopedico.
Non è mai troppo tardi
Più cautela va adottata da chi è reduce da un lungo periodo di stop o si attiva per invertire la rotta rispetto ad una vita sedentaria. In questo casi, Williams consiglia di iniziare dedicando tempo ed energie a camminare per 30 minuti al giorno: "Un po' di attività è meglio di niente. Non bisogna sentirti scoraggiati dal confronto con chi va in palestra".

La legge di Bilancio 2026, al netto di possibili emendamenti, va in una direzione chiara: l'età per andare in pensione sale ancora. Non basteranno più 67 anni per l'effetto combinato di una serie di misure: vengono cancellate le norme di flessibilità che in questi anni hanno 'mitigato' in piccola parte gli effetti della legge Fornero, quota 103 e opzione Donna, e vengono adeguati i requisiti di pensionamento all'aspettativa di vita, con uno scatto di un mese nel 2027 e un ulteriore scatto di due mesi nel 2028.
La conseguenza sarà che per andare in pensione di vecchiaia serviranno 67 anni e 1 mese nel 2027 e 67 anni e 3 mesi dal 2028. Non solo, anche la pensione anticipata subirà un innalzamento dei contributi necessari rispetto agli attuali 42 anni e 10 mesi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne. Tutto questo rientra in un fisiologico spostamento in avanti dell'età pensionabile, che dipende essenzialmente dalle conseguenze del trend demografico e dall'esigenza sempre più stringente di tenere in equilibrio finanziario il sistema.
Le modifiche che porta la manovra vanno a incidere però in un quadro che per il sistema previdenziale, insieme alla sostenibilità economica, deve tenere conto anche della sostenibilità sociale. Se n'è parlato diffusamente in un incontro organizzato dal Patronato Acli, che ha visto le analisi puntuali di grandi esperti del tema previdenziale, da Tiziano Treu al presidente del Civ Inps Roberto Ghiselli, partendo dalle evidenze di un lungo e approfondito lavoro di ricerca, 'Tracciare il futuro. Prospettive pensionistiche per le nuove generazioni', curato dal Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università degli Studi di Perugia e coordinato da prof. Stefano Giubboni.
La tesi, condivisa, che è emersa dai lavori è che l'attuale sistema, ormai quasi interamente contributivo, per effetto delle criticità del mercato del lavoro, produce distorsioni che vanno corrette: è necessario trovare una chiave per risolvere il problema della sostenibilità nel tempo, per garantire prestazioni adeguate in futuro, non sacrificando la solidarietà e l’equità fra le generazioni. In sostanza, servono riforme sul lavoro per arginare il lavoro povero e le criticità del mercato. Gli interventi possibili in ambito previdenziale sono, invece, una pensione contributiva di garanzia; il ricorso più deciso alla fiscalità generale per adeguamenti e/o nuovi strumenti; un sostegno, reale, alla previdenza complementare.
Significative le due proposte principali che ha messo sul tavolo il presidente del Patronato Acli, Paolo Ricotti. Primo, un vero 'pacchetto flessibilità', capace di restituire stabilità, certezza e inclusività al sistema pensionistico italiano. La proposta prevede di consentire l’uscita dal lavoro tra i 63 e i 65 anni, con almeno 20 anni di contributi, stabilendo un assegno calcolato proporzionalmente all’età di accesso. Si tratta di un approccio che intende superare le soluzioni temporanee e selettive degli ultimi anni, restituendo equità e diritti certi a tutti i lavoratori. Secondo, l’appello per l’introduzione di una pensione minima di garanzia nel sistema contributivo, al fine di scongiurare situazioni di grave disagio economico.
Cosa suggerisce tutto questo? Che le misure che si introducono con la manovra vanno lette anche alla luce dello stato di salute del sistema previdenziale e dei correttivi che servirebbero nel senso della flessibilità. (Di Fabio Insenga)

Sconti, bonus e condoni. Tra gli oltre 400 emendamenti, segnalati alla manovra, la maggioranza ripropone cavalli di battaglia come il taglio del canone Rai e ripesca condoni edilizi degli anni passati, oltre che tornare alla carica con il voucher per le scuole private. Una miscellanea di proposte, che dovranno passare al vaglio delle ammissibilità per contenuti e coperture.
E proprio tra le proposte di copertura, in questo caso per incrementare il fondo taglia-tasse, che spunta il de profundis al Mes, il fondo salva-Stati la cui riforma invisa alla maggioranza non decolla per il 'no' dell'Italia, unico partner Ue a non averla ratificata in Parlamento.
Oltre 400 emendamenti
Andando nel dettaglio di alcune proposte, c'è un emendamento della Lega per il taglio nel 2026 del canone Rai dai 90 euro attuali a 70 euro. Un emendamento, a firma Lotito (Forza Italia), rilancia invece il bonus per la scuola privata, già al centro delle polemiche lo scorso anno, prevedendo un voucher fino a 1.500 euro a figlio per le famiglie con Isee inferiore a 30mila euro che scelgono la scuola paritaria. La Lega propone invece la possibilità per il Comune di estendere alle paritarie l'esenzione dell'Imu. Tra gli sconti, anche la proposta di Noi Moderati per la cedolare secca al 15% sugli affitti abitativi.
Nel fascicolo dei prioritari anche alcuni emendamenti di FdI che riaprono la stagione dei condoni edilizi. Una delle proposte in questo senso, a firma Matteo Gelmetti, prevede che i Comuni abbiano tempo fino al 31 marzo prossimo per completare le domande in sospeso legate ai condoni del 1985, del 1994 e del 2003. Altri due emendamenti riaprono una finestra di applicazione per il condono del 2003 che, in realtà riguarda soprattutto la Campania, che a suo tempo non aderì.
Tra i progetti anche l'incremento del fondo per la riduzione delle tasse
Nei progetti di modifica anche l'incremento del fondo per la riduzione delle tasse reperendo le risorse dalla cessione nell'arco dei prossimi tre anni della partecipazione italiana al fondo salva-Stati europeo di circa 15 miliardi. Una proposta tecnicamente impraticabile perché, osserva con l'Adnkronos Carlo Cottarelli, direttore dell'Osservatorio sui conti dell'Università Cattolica, "la cessione di un'attività finanziaria non copre nulla in termini di indebitamento netto, dunque è come un'entrata da privatizzazione, e dunque una tantum, e dal punto di vista contabile non può essere usata come copertura per i tagli delle tasse", che richiedono coperture strutturali. Ipotesi bocciata anche sotto il profilo politico dall'economista e professore associato in Bocconi Carlo Altomonte. La cessione della partecipazione al Mes è pressoché impraticabile, "a meno che l'Italia non decida formalmente di uscire da un'istituzione internazionale e ciò eventualmente richiederebbe un voto specifico del Parlamento", dice Altomonte all'Adnkronos. Con tutte le conseguenze politiche negative che questo comporterebbe nella percezione del Paese all'estero e sui mercati.

La Russia rivendica la 'liberazione' di Kupiansk. L'Ucraina attende di discutere il piano di pace con Donald Trump. Vladimir Putin e Volodymyr Zelensky archiviano una giornata fondamentale, per motivi diversi, nella guerra in corso ormai da 4 anni. Il presidente russo, in una delle cicliche apparizioni in mimetica, fa visita a uno dei posti di comando del raggruppamento Ovest. Con i generali delle forze armate, il leader del Cremlino propone la propria sintesi: "Gli obiettivi dell'operazione militare speciale devono essere assolutamente raggiunti". La Russia, dice, ha preso il controllo di Kupiansk, uno dei fulcri del conflitto negli ultimi mesi.
Mosca non si ferma
"Nella zona di Kupiansk sono bloccati 15 battaglioni delle Forze Armate ucraine. I militari ucraini devono avere la possibilità di deporre le armi e arrendersi", dice Putin, aggiungendo dettagli sul nuovo fronte della guerra: "I combattimenti sono già in corso all'interno di Konstantinovka", nel Donbass.
Quindi, le accuse a Kiev: "La leadership politica dell'Ucraina da marzo dello scorso anno è semplicemente un gruppo criminale che ha usurpato il potere. I rappresentanti del regime di Kiev 'stanno seduti su water d'oro' e non pensano al destino dell'Ucraina e dei soldati", aggiunge riferendosi allo scandalo corruzione che ha investito il governo ucraino. "La leadership di Kiev mantiene il potere per arricchimento personale", chiosa Putin.
A delineare ulteriormente il quadro provvede il generale Valeri Gerasimov, capo di stato maggiore generale delle Forze armate russe. "Le truppe del raggruppamento unificato avanzano praticamente in tutte le direzioni, la città di Kupiansk è stata liberata. È stato liberato oltre l'80% di Volchansk", dice snocciolando dati e nomi.
Zelensky vuole parlare con Trump
La Russia non alza il piede dall'acceleratore, con l'obiettivo dichiarato di consolidare le proprie posizioni in vista di una reale ripresa del processo negoziale. Mosca punta a sedersi al tavolo in posizione di forza per vedere soddisfatte le proprie richieste. La base delle trattative dovrebbe essere il nuovo piano degli Stati Uniti, elaborato dal segretario di Stato Marco Rubio e dall'inviato speciale di Trump, Steve Witkoff,.
Kiev ha annunciato oggi di aver ricevuto un "progetto di piano" dagli Usa e ha assicurato di essere pronta a lavorare "in modo costruttivo" con Washington sulla questione. "Il presidente ucraino ha ufficialmente ricevuto un progetto di piano dagli Stati Uniti che, secondo la valutazione americana, potrebbe rivitalizzare la diplomazia", rende noto l la presidenza su Telegram, aggiungendo che Zelensky intende discuterne "nei prossimi giorni" con Trump.
"La pace è necessaria e apprezziamo gli sforzi del presidente Trump e del suo team volti a ripristinare la sicurezza in Europa. L'Ucraina difende vite umane e indipendenza grazie al coraggio del nostro popolo, alla nostra unità all'interno dello Stato e all'assistenza dei nostri partner", dice il presidente ucraino Zelensky su X dopo il suo incontro con il segretario dell'esercito statunitense.
"Durante un incontro con il Segretario dell'Esercito degli Stati Uniti, Daniel Driscoll, abbiamo discusso le opzioni per raggiungere una pace reale, la sequenza del nostro lavoro e i formati di dialogo, nonché nuovi impulsi per la diplomazia. I nostri team - dell'Ucraina e degli Stati Uniti - lavoreranno sulle disposizioni del piano per porre fine alla guerra. Siamo pronti per un lavoro costruttivo, onesto e veloce".
Il piano di Trump in 28 punti
Il piano in 28 punti del presidente Trump per la pace in Ucraina prevede che Kiev, secondo una bozza citata da 'Axios', "accetti di inserire nella sua costituzione che non aderirà alla Nato" e che la "Nato accetti di includere nei suoi statuti una disposizione che impedisce l'ammissione futura dell'Ucraina" all'alleanza.
Ma non solo. La Nato, secondo il piano, "accetta di non stanziare truppe in Ucraina". E questo mentre paesi come la Francia e il Regno Unito attualmente stanno lavorando su proposte separate che prevederebbe l'invio di un piccolo numero di truppe europee sul suolo ucraino dopo la guerra. Secondo il piano di pace Usa "i caccia europei saranno stanziati in Polonia".
Secondo il piano "la sovranità dell'Ucraina sarà confermata"; "verrà concluso un accordo completo di non aggressione tra Russia, Ucraina ed Europa". Il piano prevede anche "che la Russia non invaderà i paesi vicini mentre la Nato non si espanderà ulteriormente". E' previsto che si tenga "un dialogo tra Russia e Nato, mediato dagli Stati Uniti, per risolvere tutte le questioni di sicurezza e creare condizioni per la de-escalation al fine di garantire la sicurezza globale e aumentare le opportunità di cooperazione e sviluppo economico futuro".
Tra i punti del piano di pace Usa è previsto che l'Ucraina accetti "di essere uno stato non nucleare in conformità con il Trattato di Non Proliferazione delle Armi Nucleari" e che la centrale nucleare di Zaporizhzhia sia collocata sotto la supervisione dell'Aiea, mentre "l'elettricità prodotta sarà distribuita equamente tra Russia e Ucraina". Entrambi i paesi, si sostiene nel piano citato da 'Axios', "si impegnano a implementare programmi educativi nelle scuole e nella società volti a promuovere la comprensione e la tolleranza delle diverse culture ed eliminare razzismo e pregiudizi".In particolare Mosca e Kiev "concorderanno di abolire tutte le misure discriminatorie e di garantire i diritti dei media e dell'istruzione ucraini e russi".
Secondo il piano la Russia "non impedirà all'Ucraina di utilizzare il fiume Dnepr per attività commerciali, e saranno raggiunti accordi sul libero trasporto del grano attraverso il Mar Nero". Inoltre "sarà istituito un comitato umanitario per risolvere le questioni in sospeso: tutti i prigionieri e i corpi rimasti saranno scambiati su base 'tutti per tutti'; tutti i detenuti e ostaggi civili saranno restituiti, inclusi i bambini; sarà implementato un programma di riunificazione familiare; saranno adottate misure per alleviare la sofferenza delle vittime del conflitto".
L'Ucraina, infine, dovrà organizzare "le elezioni entro 100 giorni". Tutte le parti coinvolte in questo conflitto "riceveranno l'amnistia completa per le loro azioni durante la guerra e accetteranno di non fare alcuna rivendicazione o considerare reclami in futuro". L'accordo sarà "legalmente vincolante" e "la sua attuazione", come previsto dell'accordo di pace su Gaza, "sarà monitorata e garantita dal Consiglio di Pace, guidato dal Presidente Donald J. Trump. Saranno imposte sanzioni per le violazioni". Una volta che tutte le parti avranno accettato questo memorandum, conclude il piano, "il cessate il fuoco entrerà in vigore immediatamente dopo il ritiro di entrambe le parti nei punti concordati per iniziare l'attuazione dell'accordo".
Kiev sarebbe costretta a cedere ulteriori territori a est, limitare la dimensione delle sue forze armate e accettare di non aderire mai alla Nato. Nel piano, scrive 'Axios', "la Crimea, Luhansk e il Donetsk saranno riconosciute come di fatto russe, anche dagli Stati Uniti. Kherson e Zaporizhzhia saranno congelate lungo la linea di contatto, il che significherà un riconoscimento de facto lungo la linea di contatto. La Russia rinuncerà ad altri territori concordati che controlla al di fuori delle cinque regioni".
Le forze ucraine si ritireranno dalla parte dell'Oblast di Donetsk che attualmente controllano, e questa zona, scrive 'Axios', "sarà considerata una zona cuscinetto neutrale e smilitarizzata, riconosciuta a livello internazionale come territorio appartenente alla Federazione Russa. Le forze russe non entreranno in questa zona smilitarizzata". La dimensione delle Forze Armate ucraine, secondo il piano, sarebbe limitato "a 600.000 uomini" mentre l'esercito ucraino attualmente conta circa 800.000-850.000 uomini e, secondo un funzionario ucraino, ne contava circa 250.000 prima della guerra.
Se l'Ucraina se deciderà di invadere la Russia "perderà la garanzia" statunitense". Secondo il documento, citato da 'Axios', inoltre, se la Russia invaderà di nuovo l'Ucraina, "oltre a una risposta militare coordinata e decisa, tutte le sanzioni globali saranno ripristinate, il riconoscimento del nuovo territorio e tutti gli altri benefici di questo accordo saranno revocati". Se invece l'Ucraina lancerà un missile contro Mosca o San Pietroburgo senza motivo, "la garanzia di sicurezza sarà considerata invalida". Nel piano Usa l'Ucraina "sarebbe idonea all'adesione all'Ue e riceverebbe un accesso preferenziale a breve termine al mercato europeo".
Per quanto riguarda la ricostruzione "un importante pacchetto globale di misure per ricostruire l'Ucraina" dovrebbe entrare in vigore e prevederebbe "la creazione di un Fondo per lo Sviluppo dell'Ucraina che investirà in settori in rapida crescita, tra cui tecnologia, data center e intelligenza artificiale". Gli Stati Uniti, prevede il piano Usa citato da 'Axios', "collaboreranno con l'Ucraina per ricostruire, sviluppare, modernizzare e gestire congiuntamente l'infrastruttura del gas ucraino, inclusi gasdotti e impianti di stoccaggio; sforzi congiunti per riabilitare le aree colpite dalla guerra per il restauro, la ricostruzione e la modernizzazione di città e aree residenziali; sviluppo infrastrutturale; estrazione di minerali e risorse naturali; la Banca Mondiale svilupperà un pacchetto speciale di finanziamento per accelerare questi sforzi".
La Russia, secondo il piano Usa citato da 'Axios', "sarà reintegrata nell'economia globale". La revoca delle sanzioni "sarà discussa e concordata a tappe e caso per caso". Gli Stati Uniti, si sottolinea ancora, "stipuleranno un accordo di cooperazione economica a lungo termine per lo sviluppo reciproco nei settori dell'energia, delle risorse naturali, delle infrastrutture, dell'intelligenza artificiale, dei data center, dei progetti di estrazione di metalli delle terre rare nell'Artico e di altre opportunità aziendali reciprocamente vantaggiose". La Russia, inoltre, prevede il piano Usa, "sarà invitata a rientrare nel G8". I fondi congelati, invece, "saranno utilizzati come segue: 100 miliardi di dollari in asset russi congelati saranno investiti in sforzi guidati dagli Stati Uniti per la ricostruzione e investimenti in Ucraina; gli Stati Uniti riceveranno il 50% dei profitti da questa operazione. L'Europa aggiungerà 100 miliardi di dollari per aumentare l'ammontare degli investimenti disponibili per la ricostruzione dell'Ucraina. I fondi europei congelati saranno sbloccati. Il resto dei fondi russi congelati sarà investito in un veicolo di investimento separato tra Stati Uniti e Russia che realizzerà progetti congiunti in aree specifiche. Questo fondo punterà a rafforzare i rapporti" tra i due paesi "e ad aumentare gli interessi comuni per creare un forte incentivo a non tornare al conflitto". Inoltre "sarà istituito un gruppo di lavoro congiunto americano-russo sulle questioni di sicurezza per promuovere e garantire il rispetto di tutte le disposizioni di questo accordo".

Un esercito ridotto e territori ceduti alla Russia. Queste sarebbero, secondo Politico, alcune delle ''importanti concessioni'' che l'Ucraina dovrebbe accettare in base al piano in 28 punti per la pace con Mosca rivelato per la prima volta da Axios e che il presidente americano Donald Trump ha già firmato e inviato a Kiev.
La fonte ben informata citata da Politico a condizione di anonimato precisa però che le condizioni del piano sono ancora negoziabili, mentre resta da chiarire il ruolo della Nato che i funzionari americani non avrebbero ancora definito. La riduzione delle forze armate ucraine non è ancora un dato acquisito, così come la cessione di tutto il Donbass a Mosca[1].
L'Ucraina ha chiesto di poter aderire all'Alleanza Atlantica come garanzia di sicurezza contro una futura invasione russa, mentre Mosca considera questa ipotesi una minaccia e gli Stati Uniti non sostengono la richiesta ucraina.
Da quanto trapelato, le richieste della Russia sarebbero le stesse che il segretario di Stato Usa Marco Rubio aveva già respinto, ha affermato una fonte ben informata. Tra queste, la richiesta di Mosca di controllare più territori nell'Ucraina orientale di quanti conquistati durante la guerra e che Kiev rinunci alla protezione degli alleati occidentali in termini di sicurezza.
Il segretario dell'Esercito Usa Dan Driscoll, il capo di stato maggiore generale Randy George e il comandante dell'esercito americano in Europa, generale Christopher Donahue, hanno incontrato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky a Kiev.
Driscoll, ''l'uomo dei droni'' come lo ha ribattezzato Trump, ha il compito di aggiornare gli alleati della Nato sul piano e su quella che gli Stati Uniti ritengono essere la strada da seguire, ha aggiunto la fonte.
La Casa Bianca, intanto, si è mostrata ottimista. Come riporta Politico, un alto funzionario dell'amministratore ritiene che già entro la fine del mese, o ''già questa settimana'', potrebbe essere raggiunto un accordo sul piano, ma entrambe le parti dovranno dimostrare flessibilità. Kiev finora non ha rilasciato dichiarazioni ufficiali sul piano, ma da tempo funzionari ucraini ed europei appaiono diffidenti nei confronti dell'approccio al conflitto dell'inviato americano Steve Witkoff, che si sta occupando di promuovere il percorso di pace tra Ucraina e Russia.
Secondo una persona a conoscenza della questione, l'impegno dell'inviato di pace dell'amministrazione Trump, che ha svolto il ruolo di interlocutore con Mosca, è iniziato alla fine del mese scorso, quando ha incontrato l'inviato speciale russo Kirill Dmitriev a Miami, proprio mentre le speranze di Trump di incontrare il presidente russo Vladimir Putin andavano in fumo.
Politico sottolinea come i funzionari ucraini ed europei si siano sentiti colti di sorpresa quando sono venuti a conoscenza dell'esistenza del piano di Witkoff, anche perché avevano la sensazione che Trump avesse finalmente iniziato a rendersi conto della mancata sincerità e volontà di Putin nel raggiungere un accordo, hanno affermato due fonti ben informate citate da Politico.
Secondo Politico, inoltre, per alcuni funzionari è la propensione di Witkoff a lavorare da solo la causa del fallimento degli sforzi di pace dell'Amministrazione Usa finora. Il rifiuto di Witkoff di consultare gli alleati, ad esempio, lo avrebbe lasciato a volte disinformato o impreparato. Inoltre, ritengono ancora i funzionari, Witkoff sarebbe stato ingannato dalla Russia sulla natura del conflitto e sui veri obiettivi di Putin.
"I russi hanno chiaramente identificato Witkoff come qualcuno disposto a promuovere i loro interessi", ha affermato un funzionario della Difesa dell'Ue citato da Politico. "Gli europei non sono stati consultati in merito. Ma c'è un'ala all'interno della Casa Bianca che da tempo considera gli europei come 'guastafeste' nel processo di pace, quindi in un certo senso non sorprende", ha aggiunto la fonte.
Un secondo funzionario della Casa Bianca ha poi respinto le preoccupazioni secondo cui Mosca vorrebbe collaborare solo con Witkoff per porre fine alla guerra. Ma una fonte citata dal Politico ha spiegato che il piano di Witkoff non prevedeva "alcun coordinamento interagenzia", ovvero eludeva il consueto apporto dei dipartimenti competenti in tutto il governo di Washington.
Leggi Tutte le Notizie di oggi in Sardegna
Sarda News - Notizie in Sardegna
Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità.
Per proporre i tuoi feed o un contenuto originale, scrivici a info@sardanews.it
Per tutti gli aggiornamenti seguici su TELEGRAM
o su Facebook https://www.facebook.com/sardanotizie



