(Adnkronos) - "Oggi raccontiamo di uno straordinario esercizio di sintesi fatto da un ecosistema efficiente, composto dal Governo, dall'ente regolatorio, dalla comunità scientifica, dall'industria, che ha reso più facile, più semplice, più aderente alla terapia, la vita dei pazienti diabetici. Passare da 365 somministrazioni di insulina l'anno a 52 significa maggiore compliance terapeutica, riduzione degli effetti collaterali e dell'impatto ambientale, ma anche risparmio in termini economici". Così il sottosegretario alla Salute Marcello Gemmato commentando, in conferenza stampa a Roma, la possibilità per i pazienti, dopo la recente approvazione dell'Aifa, di avere rimborsata l'insulina settimanale.
Questa innovazione terapeutica "ci racconta finalmente di un'Italia performante che attira investimenti - voglio ricordare questo tema molto importante - ma che sa stare anche al passo con l'innovazione", sottolinea Gemmato. "Tanto è vero - ricorda - che l'Italia oggi è prima in Europa per la farmaceutica con 56 miliardi di euro di produzione, che per 54 miliardi viene esportata e quindi contribuisce anche al bilancio positivo dell'export italiano. Il termine ultimo dell'azione di Governo e del ministero della Salute è il paziente. Favorire l'innovazione e quindi andare incontro alle esigenze del paziente, curarlo meglio è ciò per cui siamo chiamati, è ciò che ci dice fermamente l'articolo 32 della nostra Costituzione. Se vi è aderenza alla terapia, se vi è miglior cura, come effetto collaterale indotto diretto vi è anche sostenibilità economica del sistema sanitario nazionale pubblico", precisa Gemmato.
"Voglio ricordare - conclude - il tavolo aperto tra il ministero del Made in Italy e il ministero della Salute proprio per quel che riguarda la farmaceutica, che è un asset strategico della nostra nazione".
Leggi tutto: Gemmato: "Prima insulina settimanale gratuita successo di ecosistema efficiente
(Adnkronos) - Tre sorelle unite da un'unica passione: la televisione. Anna Carlucci ospite oggi, martedì 10 giugno, a La volta buona, ha parlato del legame con le sorelle Milly e Gabriella e ha svelato alcuni retroscena sulla loro infanzia, che ricorda ancora oggi con "gioia" e "malinconia".
Anna, Milly e Gabriella sono nate da due genitori lontani dal mondo dello spettacolo. Il papà era un generale e la mamma un'insegnante, eppure sin da piccoline la passione per il mondo dello spettacolo scorreva nelle loro vene. "C'erano dei momenti topici nella nostra famiglia, il Natale era uno di questi", ha detto Anna Carlucci, autrice e regista italiana.
Anna ha raccontato che insieme alle sue sorelle organizzava degli spettacoli teatrali per i genitori: "Ovviamente si pagava il biglietto. Mamma e papà pagavano per vederci esibire". All'epoca, ricorda ancora Anna, non c'era la paghetta e quindi le tre cercavano di mettere da parte qualche "soldino" attraverso gli spettacoli.
Anna Carlucci che oggi è al timone del podcast 'Quello che i libri non dicono', nel salotto di Caterina Balivo ha raccontato: "Il mio lavoro è una scommessa riuscita di mio padre". La sorella minore di Milly Carlucci ricorda, infatti, che il genitore la spronava a leggere dei libri, ma lei non ne aveva voglia: "Il podcast ha proprio l'obiettivo di avvicinare alla lettura chi non legge, magari perché non ha tempo".
(Adnkronos) - “Il differenziale atteso tra i rendimenti azionari e obbligazionari è molto ristretto quest’anno, con un premio per il rischio azionario ai minimi da 15 anni. In questo contesto, e viste le marcate divergenze tra regioni e settori, ribadiamo più che mai l’importanza della gestione attiva” Così Bob Homan, Chief Investment Officer di Ing, nel corso dell’aggiornamento di metà anno dell’Ing Investment Outlook 2025, presentato oggi a Milano nella sede italiana della banca olandese.
Nel corso del 2025 Ing ha attuato alcune scelte tattiche: ha portato a neutrale il sovrappeso sulle azioni Usa, alleggerito temporaneamente il settore It, successivamente riportato a sovrappeso, e, durante l’ondata di vendite di aprile, ha riportato a neutrale il portafoglio azionario, aumentando l’esposizione azionaria. “La strategia di allocazione tattica per il 2025 prevede un posizionamento neutrale su azioni e obbligazioni, con un sovrappeso per il settore immobiliare quotato. Materie prime e investimenti alternativi rimangono neutrali. In termini di settori, manteniamo un sovrappeso su IT e comunicazioni e un sottopeso su difensivi come beni di consumo di base ed energia” conclude Homan, che ipotizza due scenari alternativi.
Scenario positivo: crescita e inflazione in aumento, rendimenti obbligazionari più alti ma premi di rischio in calo, azionario con ritorni fino al 20%. Scenario negativo: rallentamento degli utili e calo delle valutazioni, ritorni positivi per l’obbligazionario, ma correzione azionaria fino al -10%.
(Adnkronos) - Fratelli d'Italia guadagna lo 0,6 % rispetto all'ultima rilevazione dello scorso 26 maggio e si attesta al 30,7, seguito dal Pd al 23,2 %, che guadagna l'1,1%. È quanto emerge dal sondaggio Only Numbers di Alessandra Ghisleri per 'Porta a Porta' sulle intenzioni di voto degli italiani. Il Movimento Cinque Stelle, invece, resta stabile al 12,1%. Stabile anche Forza Italia al 9,0%, mentre la Lega all'8,8% perde lo 0,1% . Alleanza verdi e sinistra al 6,0% cede lo 0,1%. Azione resta al 3,0%, Italia Viva al 2,7% scende dello 0,2%. Infine +Europa al 2,3% cala dello 0,1%, come Noi Moderati (-0,1%).
In generale, il centrodestra guadagna lo 0,4% e va al 49,4 %, mentre il centrosinistra cresce dello 0,9% attestandosi al 31,5%. Il "campo largo" al 46,3% cresce dello 0,7% come l'eventuale "campo larghissimo" (comprensivo di Azione) al 49,3% (+0,7%).
Gli astenuti-indecisi si attestano al 48,5% (+1,1%).
Leggi tutto: Sondaggio politico, FdI cresce al 30,7% e il Pd sale al 23,2%
(Adnkronos) - Rallentamento della crescita globale, rendimenti obbligazionari in linea con le previsioni, valutazioni azionarie sotto pressione e immobiliare quotato in fase di ripresa. Sono questi i principali trend emersi dall’aggiornamento di metà anno dell’Ing Investment Outlook 2025, presentato oggi a Milano da Bob Homan, Chief Investment Officer di Ing, nella sede italiana della banca olandese. Presenti anche Matteo Pomoni, Head of Investments and Wealth di Ing Italia, e Pietro Sforza, Direttore Commerciale Financial Advisors & Wealth di Ing Italia.
“Nel primo semestre del 2025 si sono confermate le nostre previsioni su una crescita globale moderata e sull’allentamento della pressione inflattiva – commenta Bob Homan, Chief Investment Officer di Ing – ma lo scenario resta complesso, con fattori di incertezza legati alla politica commerciale USA, alla frammentazione geopolitica e all’andamento dell’economia europea.”
Prospettive economiche globali
La crescita globale è ora stimata al 2,8%, in calo rispetto al 3,2% previsto lo scorso novembre, con una frenata rispetto al 2024 stesso. Negli Stati Uniti, la previsione è stata rivista al ribasso all’1,2% per il 2025 e all’1,1% per il 2026, penalizzata dall’aumento dei tassi di interesse. Le politiche della nuova amministrazione Trump, tra cui tagli fiscali, deregulation e dazi all’importazione, generano effetti contrastanti: da un lato stimoli fiscali, dall’altro inflazione e pressione sui tassi. In questo contesto, la Fed dovrebbe ridurre i tassi di 100 punti base nella seconda metà dell’anno, contro i 50 previsti dai mercati.
“In Europa, la Bce ha già effettuato quattro tagli portando i tassi al 2% e potrebbe scendere fino all’1,75% entro fine anno, in risposta a una crescita debole e un’inflazione ritardata - Sottolinea Bob Homan, Chief Investment Officer di Ing. “Tuttavia, permane il rischio di stagflazione in caso di nuovi dazi americani sulle esportazioni europee. In Cina, la crescita si stabilizza attorno al 4,7%, sostenuta dalla domanda interna, con un’inflazione stabile e politiche monetarie accomodanti''.
Prospettive di mercato
Nel complesso, continuiamo ad attenderci una graduale normalizzazione dei tassi di crescita economica, inflazione, utili e valutazioni, in linea con quanto osservato nel primo semestre.
Obbligazionario: rendimenti attesi in linea con le previsioni
La previsione per il rendimento del Treasury Usa a 10 anni è stata rivista al 4,25% (dal 5,5%), mentre per il Bund tedesco si conferma il target al 2,7% entro inizio 2026. Le obbligazioni governative dell’Eurozona dovrebbero rendere lo 0,6% nel 2025, con un lieve incremento dei rendimenti medi.
Nel segmento corporate, si prevedono rendimenti inferiori al 2% per l’investment grade, oltre il 6% per gli high yield e poco sotto al 6% per il debito emergente. Un portafoglio obbligazionario diversificato è atteso rendere circa il 2% annuo, coerente con le attese di gennaio.
Azionario: performance disomogenee, ma outlook stabile
Nel primo semestre del 2025, le valutazioni azionarie si sono ridotte, anche se i tassi d’interesse a lungo termine negli Stati Uniti non sono saliti quanto previsto. Nonostante il rallentamento della crescita Usa, gli utili societari dovrebbero mantenersi in linea con l’inflazione, seppure con una dinamica più moderata rispetto agli anni precedenti. Per l’indice Msci All Country World, la crescita nominale degli utili è stata rivista al ribasso dal +10% al +8% per il 2025, in linea con il consenso aggiornato, mentre per il 2026 è attesa un’accelerazione al +10% grazie agli stimoli fiscali negli Stati Uniti e in Europa.
Entro fine anno, si stima un rapporto prezzo/utili di 17,5x sugli utili attesi per il 2026, leggermente inferiore ai valori attuali. Al 23 maggio, l’azionario globale ha segnato un rendimento del +4,4% Ytd, e si conferma la previsione annua di +6%, incluso un dividendo del 2%.
Per gli investitori in euro, il deprezzamento del dollaro del 10% ha pesato sul rendimento complessivo, portando il dato in negativo (-5,2%), ma le azioni europee hanno comunque sovraperformato (+8,5%, Stoxx Europe 600) rispetto a quelle statunitensi (-1,3%, S&P 500), grazie alla tenuta della domanda interna e al contesto favorevole sui tassi.
Immobiliare: attesa una ripresa
L’immobiliare quotato è ancora in territorio negativo nel 2025 (-5% YTD), soprattutto a causa della debolezza del mercato statunitense e della valuta. Tuttavia, è attesa una ripresa nel secondo semestre, sostenuta da un “atterraggio morbido” dell’economia americana e da una possibile inversione del dollaro. In Europa e in Asia, al contrario, i titoli immobiliari hanno mostrato una maggiore tenuta: i timori di recessione e di calo dei ricavi da affitti non si sono materializzati, contribuendo a un contesto più favorevole per il settore. Per l’intero anno, si prevede un rendimento totale di circa il 5%, sostenuto da dividendi interessanti e da un moderato apprezzamento dei titoli.
Strategie di investimento
“Il differenziale atteso tra i rendimenti azionari e obbligazionari è molto ristretto quest’anno, con un premio per il rischio azionario ai minimi da 15 anni. In questo contesto, e viste le marcate divergenze tra regioni e settori, ribadiamo più che mai l’importanza della gestione attiva” continua Bob Homan. Nel corso del 2025 Ing ha attuato alcune scelte tattiche: ha portato a neutrale il sovrappeso sulle azioni Usa, alleggerito temporaneamente il settore It, successivamente riportato a sovrappeso, e, durante l’ondata di vendite di aprile, ha riportato a neutrale il portafoglio azionario, aumentando l’esposizione azionaria.
“La strategia di allocazione tattica per il 2025 prevede un posizionamento neutrale su azioni e obbligazioni, con un sovrappeso per il settore immobiliare quotato. Materie prime e investimenti alternativi rimangono neutrali. In termini di settori, manteniamo un sovrappeso su IT e comunicazioni e un sottopeso su difensivi come beni di consumo di base ed energia” conclude Homan, che ipotizza due scenari alternativi: Scenario positivo: crescita e inflazione in aumento, rendimenti obbligazionari più alti ma premi di rischio in calo, azionario con ritorni fino al 20%. Scenario negativo: rallentamento degli utili e calo delle valutazioni, ritorni positivi per l’obbligazionario, ma correzione azionaria fino al -10%.
Il 2025 si conferma per Ing l’anno della normalizzazione dei mercati, ma richiede una costante attenzione ai dati macroeconomici e all’evoluzione della politica monetaria. La diversificazione e la flessibilità restano le leve principali per cogliere le migliori opportunità in un contesto incerto e frammentato. Ing rimane impegnata a fornire strategie di investimento personalizzate per aiutare gli investitori a navigare in ogni contesto di mercato.
Leggi tutto: L'Ing Investment Outlook: "Il 2025 si conferma l’anno della normalizzazione"
(Adnkronos) - Nuove speranze contro il tumore al polmone avanzato. Un importante passo avanti nella possibilità di cura arriva da uno studio internazionale pubblicato su 'Jama Oncology', che propone un approccio terapeutico innovativo per i pazienti affetti da carcinoma polmonare non a piccole cellule in stadio III avanzato e non operabili, consentendo l'asportartazione in casi in cui non c'era questa opzione. La ricerca è frutto di una collaborazione tra centri di eccellenza in Italia e Stati Uniti che ha coinvolto, con il coordinamento dell'Ifo-Istituto nazionale tumori Regina Elena (Ire), il Dana-Farber Cancer Institute di Boston e il Memorial Sloan Kettering Cancer Center di New York.
I dati - spiega una nota dell'Ifo - suggeriscono che chemioterapia e immunoterapia prima dell'intervento possono migliorare significativamente la patologia e consentire l'asportazione chirurgica in questi pazienti complessi. La ricerca ha incluso 112 casi clinici. Il 75% dei pazienti è stato sottoposto a chirurgia, con un tasso di risposta completa del 29% e risposta significativa del 42,2%. I pazienti trattati hanno ottenuto una sopravvivenza libera da malattia superiore a 52 mesi. "Il Regina Elena ha contribuito allo studio - evidenzia Federico Cappuzzo, direttore dell'Unità di Oncologia medica 2 dell'Ire e coordinatore della ricerca - attraverso l'arruolamento e la caratterizzazione molecolare dei pazienti, confermando il valore della cooperazione internazionale e dell'integrazione tra ricerca clinica e traslazionale. Il 75% dei pazienti è stato operato con successo, con una risposta completa alla terapia in quasi un terzo dei casi".
"Grazie a questo approccio innovativo, di combinazione specifica di chemio e immunoterapia - sottolinea Lorenza Landi, responsabile dell'Unità Sperimentazioni cliniche di fase 1 e Medicina di precisione dell'Ire - siamo riusciti a ridurre la massa tumorale e rendere operabili pazienti con carcinoma polmonare localmente avanzato, e dare così nuove speranze a chi fino a ieri non aveva alcuna opzione chirurgica". Il carcinoma polmonare in stadio III borderline resecabile o non resecabile rappresenta una delle sfide più difficili in oncologia, con opzioni di trattamento spesso poco efficaci. I risultati di questo studio offrono nuove speranze, indicando che un'attenta selezione dei pazienti e l'impiego strategico dell'immunoterapia prima della chirurgia possono cambiare la storia clinica della malattia.
La chemioterapia insieme alla radioterapia - descrive la nota - sono lo standard terapeutico per il tumore polmonare non a piccole cellule non operabile, mentre la chemio-immunoterapia neoadiuvante offre un'alternativa emergente per i tumori in stadio III resecabili, ma borderline. Lo studio ha dimostrato che l'associazione tra chemioterapia e immunoterapia, somministrata prima dell'intervento chirurgico, può migliorare significativamente l'efficacia del trattamento anche nei casi più complessi e con prognosi sfavorevole. In particolare, il trattamento combinato con farmaci che bloccano le proteine PD-1 o PD-L1, coinvolte nel 'camuffamento' del tumore rispetto al sistema immunitario, ha permesso di rendere operabili 3 pazienti su 4, con una risposta completa alla terapia in quasi un terzo dei casi.
"I risultati e il coordinamento dell'Ire - commenta Giovanni Blandino direttore scientifico Ire - confermano l'importanza della ricerca traslazionale e del fare rete tra istituzioni di eccellenza per portare in tempi rapidi i risultati della ricerca alla pratica clinica". Livio De Angelis, direttore generale Ifo-Ire, considera "estremamente importante impegnarsi per offrire sempre nuove opportunità terapeutiche ai pazienti che fino a ieri avevano scarse chances di essere curati a causa del tipo e del grado di malattia. L'istituto è impegnato su tutti i fronti nella lotta al tumore del polmone: dalla diagnosi precoce alla chirurgia avanzata, dalle terapie oncologiche innovative alla ricerca traslazionale, con l'obiettivo di migliorare concretamente la qualità e le prospettive di vita dei pazienti".
Lo studio è stato reso possibile grazie alla collaborazione, oltre che con i professionisti degli Ifo, con specialisti di altri centri romani di rilievo, quali la Chirurgia toracica del Policlinico universitario Sapienza - Sant'Andrea, la Divisione Pneumologia interventistica della Fondazione Policlinico universitario Agostino Gemelli e la Radioterapia oncologica (Medicina e Chirurgia) dell'Università Campus Bio-Medico.
Leggi tutto: Cancro polmone, nuova strategia rende operabili casi avanzati
(Adnkronos) - Spesso non riconosciuta, talvolta confusa con altre patologie più comuni, l'amiloidosi cardiaca da transtiretina (Attr-Cm) è una malattia progressiva e degenerativa che, se non diagnosticata e trattata per tempo, può compromettere seriamente la funzione del cuore e di altri organi vitali, impattando la qualità di vita dei pazienti. Si tratta di una patologia rara - si stimano meno di 5 diagnosi ogni 10mila persone - ma tutt'altro che trascurabile, soprattutto nella popolazione anziana. Oggi, grazie a un crescente impegno clinico e scientifico, l'Attr-Cm può essere affrontata con maggiore efficacia: tuttavia, serve ancora aumentare la consapevolezza nella classe medica affinché questa malattia possa essere diagnosticata sempre più precocemente e trattata adeguatamente.
"Molti pazienti arrivano alla diagnosi dopo mesi, se non anni, di sintomi sottovalutati o mal interpretati - spiega Samuela Carigi, medico cardiologo, responsabile dell'Ambulatorio Scompenso e cardiomiopatie dell'Ospedale Infermi di Rimini dell'Ausl Romagna - In soggetti con scompenso cardiaco a frazione di eiezione conservata, in particolare negli uomini sopra i 65 anni, l'amiloidosi cardiaca da transtiretina dovrebbe essere considerata più di frequente. Oggi disponiamo di strumenti diagnostici non invasivi come la scintigrafia ossea, il dosaggio di biomarcatori e l'uso mirato della risonanza magnetica, che permettono di orientare rapidamente la diagnosi. Strumenti che spesso consentono di evitare la biopsia, riservandola solo ai casi in cui il sospetto diagnostico rimane incerto".
L'amiloidosi cardiaca - ricorda una nota - è causata dall'accumulo di proteine che assumono una conformazione anomala e si organizzano in fasci filamentosi nel tessuto del cuore, rendendolo progressivamente meno efficiente nel pompare il sangue. Le forme più comuni sono l'Attr-Cm, che può essere senile o ereditaria, e l'amiloidosi da catene leggere (Al), legata a una disfunzione del midollo osseo. La consapevolezza della malattia nella classe medica è crescente, grazie alla ricerca clinica e al lavoro congiunto di specialisti come cardiologi, internisti, neurologi ed ematologi, ma può essere ulteriormente implementata e portare a diagnosi precoci e a trattamenti adeguati. "La sfida principale è di natura clinica: sospettare la malattia nei giusti contesti - sottolinea Giovanni Palladini, medico internista, direttore del Centro Amiloidosi sistemiche e malattie ad alta complessità della Fondazione Irccs Policlinico San Matteo di Pavia, professore ordinario di Biochimica clinica e Biologia molecolare clinica, Università di Pavia - Un paziente con sindrome del tunnel carpale bilaterale, ipotensione ortostatica, neuropatia periferica o proteinuria, se ha anche segni di cardiomiopatia, merita un approfondimento. L'amiloidosi cardiaca è una patologia rara, ma non così infrequente da poter essere ignorata, specie in alcuni sottogruppi di popolazione".
Secondo Palladini, "è fondamentale che l'allerta clinica venga condivisa e coltivata in un contesto multidisciplinare, in cui cardiologi, neurologi, gastroenterologi, internisti e medici di medicina generale collaborino strettamente per riconoscere i segnali precoci della malattia e che i pazienti siano seguiti in un contesto dedicato e dotato di tecnologia adeguata. Solo così possiamo garantire una diagnosi tempestiva e un percorso di cura adeguato, evitando la frammentazione dell’assistenza".
La buona notizia è che le opzioni terapeutiche stanno evolvendo. Si attende in Italia l'introduzione nella pratica clinica di acoramidis, un nuovo farmaco mirato per il trattamento dell'Attr-Cm. Lo sviluppo clinico della molecola, che mima la mutazione protettiva T119M, ha dimostrato un effetto precoce, già osservabile dopo 3 mesi di trattamento, sulla riduzione del rischio di mortalità per tutte le cause o ricoveri ricorrenti (-42%) e sul rischio annualizzato di ospedalizzazioni (-50%). "Acoramidis può determinare la stabilizzazione quasi completa della transtiretina (Ttr) mediamente fino al 95% - evidenzia Carigi - impattando gli outcomes clinici e funzionali, ma per un efficace effetto terapeutico dei farmaci resta necessario anticipare la diagnosi. E' quindi essenziale riconoscere i campanelli d'allarme, chiamati anche 'red flags', in tempo utile".
Grazie alla definizione di alcune caratteristiche clinico-laboratoristico-strumentali fortemente indicative della patologia e ai progressi in ambito diagnostico-terapeutico, in questi ultimi anni si sta osservando un aumento del numero di diagnosi, rilevano gli esperti. Sono dati che impongono un cambio di mentalità nella valutazione clinica e un potenziamento della rete diagnostica: conoscere la malattia è il primo passo per curarla in tempo. Soluzioni terapeutiche come acoramidis aprono nuove prospettive nella gestione dell'Attr-Cm, offrendo un’opzione mirata che punta a rallentare la progressione della malattia e a preservare la qualità di vita dei pazienti. "La disponibilità di terapie studiate per agire in modo selettivo sul meccanismo alla base della malattia - conclude Carigi - rappresenta un esempio concreto di come l’innovazione scientifica possa tradursi in un beneficio clinico rilevante".
Leggi tutto: Amiloidosi cardiaca, con diagnosi precoce trattamenti più efficaci
(Adnkronos) - Circa 20 persone sono state uccise e decine sono rimaste ferite vicino a uno dei centri per la distribuzione di cibo gestiti dalla Gaza Humanitarian Foundation nei pressi del Corridoio Netzarim, che divide in due la Striscia, separando di fatto il Nord dal Sud. Lo hanno denunciato i media palestinesi, mentre le Idf hanno respinto le accuse, precisando di aver sparato colpi d'avvertimento verso dei palestinesi che si stavano avvicinando ai soldati e che "rappresentavano una minaccia".
L'episodio è avvenuto a centinaia di metri di distanza da uno dei centri della Ghf alcune ore prima dell'apertura. L'esercito israeliano ha aggiunto che i palestinesi si sono avvicinati all'area "malgrado l'avvertimento che quella fosse una zona di combattimento attiva". L'esercito, che sta indagando sui fatti, ha anche affermato di essere a conoscenza delle segnalazioni di vittime a seguito degli spari nella zona, ma "il numero riportato è incoerente con le informazioni a disposizione delle Idf".
La milizia palestinese armata guidata da Yasser Abu Shabab ha ucciso cinque uomini di Hamas a a Khan Yunis nel sud della Striscia di Gaza. Lo scrive Haaretz aggiungendo che i media palestinesi hanno riferito che i cinque miliziani di Hamas sono stati uccisi in un attacco condotto da elicotteri israeliani. Haaretz ha rivelato nei mesi scorsi le attività della milizia di Abu Shabab, che si autodefinisce 'Servizio Antiterrorismo', operante nella parte orientale di Rafah. Abu Shabab, residente di Rafah di famiglia beduina, è noto a livello locale per il suo coinvolgimento in attività criminali e per il saccheggio di aiuti umanitari alla fine dello scorso anno.
Giovedì il parlamentare israeliano Avigdor Lieberman, ex ministro della Difesa, ha affermato che Israele ha fornito armi alle bande criminali di Gaza affiliate all'Isis. In un'intervista alla radio Kan Bet, Lieberman ha dichiarato che "Israele ha fornito fucili d'assalto e armi leggere alle famiglie criminali di Gaza su ordine di Netanyahu. Dubito che la questione sia passata attraverso il Gabinetto di Sicurezza. Nessuno può garantire che queste armi non vengano alla fine utilizzate contro Israele". In risposta alle accuse di Lieberman, l'ufficio di Netanyahu ha dichiarato che "Israele sta lavorando per sconfiggere Hamas con vari mezzi, come raccomandato da tutti i capi delle forze di sicurezza".
Il Coordinatore israeliano delle attività governative nei Territori, che risponde al ministero della Difesa, ha annunciato che 62 camion umanitari carichi di cibo sono entrati ieri nella Striscia di Gaza. Lo ha riferito il Times of Israel, ricordando che Israele ha ripreso la consegna di aiuti umanitari nell'enclave lo scorso 19 maggio, dopo una pausa che andava avanti dal 2 marzo. Da allora, secondo le autorità di Tel Aviv, sono entrati nella Striscia 1.351 camion, alcuni dei quali si sono diretti ai centri di distribuzione degli aiuti gestiti dalla Gaza Humanitarian Foundation.
Leggi tutto: Gaza, media: "20 morti vicino a centro aiuti". Idf: "Erano spari d'avvertimento"
(Adnkronos) - In Italia vivono circa 4 milioni di persone con diabete e si stima che oltre 1,3 milioni siano in trattamento con insulina basale. Per questo motivo è unanime il plauso delle associazioni dei pazienti all'introduzione della prima insulina settimanale gratuita, presentata oggi a Roma durante una conferenza stampa. Le associazioni chiedono però che "sia garantito un equo e veloce accesso alla nuova terapia in tutte le regioni" italiane.
"Desideriamo ringraziare le istituzioni per il loro impegno continuo nell'innovazione del trattamento del diabete - afferma Manuela Bertaggia, presidente Fand - La loro attenzione e la partnership realizzata tra istituzioni, società scientifiche e associazioni sono sempre di più cruciali per garantire che le nuove terapie raggiungano rapidamente i pazienti. L'introduzione della prima insulina settimanale rappresenta un passo significativo: riducendo le iniezioni annuali da 365 a sole 52, offre una gestione più flessibile della malattia. E' una concreta risposta per chi vive il diabete può aiutare a migliorare l'aderenza terapeutica e contribuisce a ridurre il carico mentale associato alla malattia cronica".
"Un accesso uniforme alle cure - prosegue Marco Sonnini, consigliere di Diabete Italia Rete Associativa Odv e presidente della Federazione Toscana Diabete - è cruciale affinché ogni paziente, indipendentemente dalla regione, possa beneficiare dei trattamenti più all'avanguardia. Per questo siamo stati parte attiva nel sollecitare sin da subito il parere favorevole all'introduzione di questa innovazione, con l'auspicio che possa anche contribuire a ridurre il rischio di complicanze e, con esse, i costi indiretti legati alla gestione del diabete. In questo senso, desideriamo esprimere un sentito ringraziamento alle istituzioni che hanno sostenuto con determinazione questo processo. L'insulina settimanale non è solo un passo avanti terapeutico, ma può restituire ai pazienti in terapia insulinica una nuova libertà: la possibilità di pianificare la propria vita quotidiana senza doverla più organizzare in funzione delle molte iniezioni".
(Adnkronos) - Una sola iniezione alla settimana invece di una al giorno. E' la rivoluzione nel trattamento del diabete di tipo 1 e di tipo 2 che parte dall'Italia, primo Paese in Europa a rendere disponibile e rimborsabile l'insulina settimanale, con benefici per circa 1,3 milioni di persone con diabete costrette a sottoporsi a iniezioni quotidiane di insulina basale. Grazie all'approvazione di questa nuova tecnologia da parte dell'Agenzia italiana del farmaco (Aifa), è possibile per i pazienti passare da 365 iniezioni di insulina all'anno a 52. Significa avere la possibilità di gestire il diabete con una sola iniezione a settimana anziché 7, con un miglioramento della qualità della vita, una potenziale maggiore aderenza terapeutica e anche un beneficio in termini di ridotto impatto ambientale.
La novità è stata presentata questa mattina a Roma in una conferenza stampa aperta dal sottosegretario alla Salute, Marcello Gemmato. "Porre il paziente al centro, semplificare l'aderenza alle terapie e garantire un'innovazione sostenibile sono priorità fondamentali nelle politiche sanitarie del nostro Governo, a tutela del diritto di accesso ai farmaci per tutti i cittadini - afferma Gemmato - In un contesto demografico caratterizzato dall'invecchiamento della popolazione e dalla crescente incidenza delle patologie croniche, facilitare l'accesso ai trattamenti farmacologici è una necessità. Per i pazienti diabetici, la possibilità di passare dalla somministrazione quotidiana dell'insulina basale a quella settimanale rappresenta un progresso concreto in questa direzione. Il fatto che l'Italia sia il primo Paese al mondo a rendere disponibile questa innovazione a carico del Servizio sanitario nazionale testimonia la forza di una collaborazione virtuosa tra istituzioni, politica, industria, comunità scientifica e associazioni dei pazienti, unite per migliorare la qualità di vita dei cittadini". Un'innovazione che è stata considerata una priorità di salute per il Paese sia dalle autorità sanitarie che dalla comunità scientifica. L'Italia è infatti il primo Paese in Europa ad aver completato il processo autorizzativo per l'accesso a questa terapia, a meno di 1 anno dalla sua approvazione in Europa.
"Per l'Italia è motivo di orgoglio poter essere il primo Paese ad aver concluso la procedura approvativa della prima insulina settimanale al mondo - commenta Gian Marco Centinaio, vicepresidente del Senato - Questa importante innovazione può permettere, concretamente, alle persone con diabete di poter migliorare la qualità di vita, rendendo più semplice la gestione della malattia e riducendo anche l'impatto ambientale grazie al minor numero di iniezioni. Questo primato dimostra, ancora una volta, l'impegno delle istituzioni italiane nel riconoscere l'importanza dell'innovazione nel mondo della salute, che potrebbe cambiare la vita di milioni di persone. Diventa quindi cruciale che tutti gli interlocutori continuino a lavorare insieme per fare sistema e per rendere accessibili soluzioni sempre più innovative, anche in futuro, a vantaggio dei pazienti e della comunità". Aggiunge Giorgio Mulè, vicepresidente della Camera: "Garantire ai pazienti l'accesso rapido alle innovazioni è un impegno che le istituzioni del nostro Paese portano avanti con convinzione e con impegno continuo. Lo abbiamo fatto nel 2023 con la legge 130 sullo screening pediatrico da 0 a 17 anni per il diabete di tipo 1 e lo abbiamo ribadito oggi garantendo alle persone con diabete l'accesso alla prima insulina settimanale al mondo. Un'introduzione che pone l'Italia ancora una volta in una posizione di eccellenza per quanto riguarda le priorità di salute in tema di cronicità, perché siamo tra i primi paesi al mondo ad aver reso disponibile questa innovazione".
L'impatto clinico, organizzativo, economico e ambientale dell'insulina settimanale è stato analizzato in un report di Health Technology Assessment (Hta) realizzato da Altems Advisory, spin-off dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, e pubblicato sull''Italian Journal of Public Health'. "L'Hta ha preso in esame non solo l'efficacia clinica, ma anche l'impatto organizzativo, economico e ambientale dell'insulina icodec nel contesto del Ssn - spiega Eugenio Di Brino, ricercatore Altems, Co-founder & Partner di Altems - I dati evidenziano non solo una concreta opportunità di miglioramento della qualità di vita delle persone con diabete, ma anche un impatto positivo sulla dimensione ambientale, grazie alla riduzione del numero di dispositivi di somministrazione, di conseguenza delle riduzioni delle emissioni di CO2. L'insulina settimanale introduce infatti un beneficio ambientale misurabile, sempre più rilevante nelle scelte sanitarie di lungo periodo: una soluzione non solo innovativa per i pazienti, ma anche responsabile verso il pianeta. Riteniamo che questo rappresenti un modello virtuoso di innovazione capace di coniugare progresso scientifico, sostenibilità e centralità della persona, in linea con le esigenze di un Ssn moderno e orientato al valore. Offrire terapie d'avanguardia deve andare di pari passo con la tutela dell'ambiente, un aspetto sempre più cruciale, che dovrebbe essere sistematicamente considerato nelle valutazioni Hta".
A conferma dell'impegno verso le persone con diabete, Novo Nordisk avvierà una campagna di informazione sull'importanza della qualità di vita e dell'innovazione nel diabete attraverso la campagna social 'Long Story Short', realizzata in collaborazione con Fand. "In Novo Nordisk siamo impegnati ad aiutare le persone con patologie croniche come il diabete, a vivere con maggiore libertà, miglior controllo e minore carico quotidiano, ed è per noi motivo di orgoglio portare questa innovazione ai pazienti - dichiara Alfredo Galletti, Vice President & General Manager Novo Nordisk Italia - Siamo lieti di poter annunciare la disponibilità in Italia della prima insulina settimanale al mondo e desideriamo ringraziare tutti coloro che hanno reso possibile questo storico traguardo, rivolgendoci alle istituzioni e alle società scientifiche per l'attenzione che hanno posto sul tema dell'innovazione nel diabete a beneficio di tutte le persone che convivono con questa patologia. Con questa innovazione si può migliorare significativamente la qualità della vita dei pazienti, segnando un progresso fondamentale nella gestione della malattia e permettendo al sistema di rispondere al meglio ad un'importante sfida di salute pubblica".
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(Adnkronos) - L’Università UniCamillus conferma la sua posizione di rilievo nel panorama universitario grazie agli ultimi dati riportati da AlmaLaurea, che analizzano le performance formative e la condizione occupazionale di migliaia di laureati italiani. Il Rapporto di AlmaLaurea sul 'Profilo dei Laureati' ha esaminato i risultati formativi di oltre 305 mila studenti che hanno conseguito la laurea nel 2024 in 80 atenei italiani. Il Rapporto di AlmaLaurea sulla condizione occupazionale, inoltre, ha preso in considerazione oltre 690 mila laureati provenienti da 81 università, monitorandone i percorsi professionali a uno, tre e cinque anni dal conseguimento del titolo (rispettivamente per chi si è laureato nel 2023, nel 2021 e nel 2019).
Le percentuali di questi report parlano chiaro: in un contesto nazionale in cui la qualità della formazione universitaria gioca un ruolo sempre più centrale per il futuro professionale dei giovani, l’Università UniCamillus si distingue per il suo impegno nella preparazione di studenti motivati, valorizzando competenze, vocazione e crescita personale.
Il profilo dei laureati UniCamillus nel 2024
I laureati del 2024 dell'Università UniCamillus coinvolti nel XXVII Rapporto AlmaLaurea sul Profilo dei laureati sono 304. Si tratta di 103 di primo livello, 134 magistrali biennali e 67 a ciclo unico.
Una delle caratteristiche più rilevanti riguarda la composizione demografica e geografica dei suoi studenti: UniCamillus attrae un’ampia quota di ragazzi internazionali, pari al doppio della media nazionale, confermando il forte appeal internazionale dell’Ateneo che si propone come polo di attrazione per studenti provenienti da fuori Italia e consolidando la propria dimensione multiculturale e internazionale. Allo stesso modo, la percentuale di studenti provenienti da fuori regione raggiunge il 64,8%, più del doppio rispetto alla media nazionale (24,5%), evidenziando come UniCamillus sia scelta anche da giovani non solo romani e laziali ma provenienti da altre regioni, a testimonianza della qualità e della reputazione dell’offerta formativa.
Sul piano della qualità didattica, i dati sono altrettanto positivi. L’Ateneo medico registra un tasso di laurea in corso pari all’89,5%, un valore che si discosta significativamente dalla media nazionale (58,7%). Non meno significativo è il voto medio di laurea, che si attesta a 106,1 su 110 (media nazionale di 103,8). Questi numeri riflettono la capacità di UniCamillus di accompagnare efficacemente gli studenti verso il completamento del percorso nei tempi previsti con un’eccellente qualità dell’insegnamento e ottimi risultati.
La lettura dei dati relativi ai tirocini curriculari trova una chiave interpretativa importante nella storia recente dell’Ateneo: l’Università UniCamillus, nata nel 2018, ha visto laurearsi i primi studenti di Medicina proprio nel 2024, mentre i primi futuri laureati in Odontoiatria devono ancora concludere il proprio percorso. Il peso relativo dei corsi triennali – cinque in tutto – è quindi particolarmente rilevante nell’attuale fotografia dell’Ateneo. È proprio in questo contesto che spicca il dato relativo ai laureati triennali, il 91,3% dei quali ha svolto un tirocinio durante il proprio corso di studi, una percentuale ampiamente superiore alla media nazionale che registra un 59,8%.
Il quadro che emerge è quello di un Ateneo giovane ma già fortemente orientato alla formazione pratica. UniCamillus si distingue non solo per i numeri, ma anche per la qualità complessiva percepita dell’esperienza universitaria: il 95,2% dei laureati si dichiara soddisfatto del percorso svolto, con particolare apprezzamento per il rapporto con il corpo docente (94,5%) e la qualità delle infrastrutture (92,6%). L’81,9% degli studenti sceglierebbe nuovamente lo stesso corso e lo stesso Ateneo, un dato che racconta UniCamillus come università capace di costruire un’esperienza formativa positiva e motivante. Laureati UniCamillus: condizione occupazionale a un anno dalla laurea L’indagine di AlmaLaurea sulla condizione occupazionale ha coinvolto in totale 283 laureati dell’Università UniCamillus.
L’analisi si focalizza sui risultati professionali dei laureati dei corsi triennali e biennali magistrali che si sono laureati nel 2023 e sono stati intervistati a un anno dal conseguimento del titolo. Mancano i laureati dei corsi a ciclo unico in quanto i primi medici di UniCamillus hanno conseguito il titolo solo nel 2024.
I laureati UniCamillus vantano tassi di inserimento lavorativo particolarmente elevati: a un anno dal conseguimento del titolo, il tasso di occupazione per i laureati triennali è dell’84,3%, rispetto al 78,6% nazionale. È un dato che sottolinea la capacità dell’Ateneo di preparare figure professionali che rispondono efficacemente alle richieste del mercato. Ancora più significativa è la percezione di efficacia del titolo: il 95,7% degli occupati ritiene la propria laurea molto efficace per l’attività lavorativa svolta (contro una media nazionale del 60,8%). Inoltre, la retribuzione media mensile netta dei laureati triennali UniCamillus a un anno dalla laurea è di 1.531 euro, leggermente superiore rispetto alla media nazionale di 1.492 euro, confermando il valore della formazione ricevuta.
Anche nel caso dei laureati magistrali biennali, UniCamillus mostra risultati di rilievo. Sebbene con qualche differenza rispetto ai triennali, anche questi studenti presentano un tasso di occupazione allineato con la media nazionale (78,4% vs. 78,6%) ma con una retribuzione media leggermente superiore (1.539 euro netti mensili contro 1.488 euro). L’80,2% degli occupati di secondo livello dichiara che la laurea è efficace o molto efficace per il proprio lavoro (media nazionale del 68,2%), un ulteriore segnale di una formazione adeguata e ben orientata.
"I dati AlmaLaurea confermano che UniCamillus si è già affermata come un punto di riferimento per una formazione solida, inclusiva e orientata all’internazionalità. I nostri studenti si distinguono per la regolarità del percorso, l’elevato rendimento e un forte legame con il mondo del lavoro – afferma il Rettore dell’Università UniCamillus, Gianni Profita – questi risultati ci rendono fieri e ci motivano a investire sempre di più sulla qualità, sulla dimensione pratica dei corsi e sull’impatto professionale dei nostri laureati nel sistema sanitario, in Italia e nel mondo». Questi dati rappresentano per UniCamillus un motivo di orgoglio ma anche uno stimolo a continuare a implementare l’innovazione didattica, il supporto agli studenti e le collaborazioni con le migliori realtà professionali".
(Adnkronos) - L’Università UniCamillus conferma la sua posizione di rilievo nel panorama universitario grazie agli ultimi dati riportati da AlmaLaurea, che analizzano le performance formative e la condizione occupazionale di migliaia di laureati italiani. Il Rapporto di AlmaLaurea sul 'Profilo dei Laureati' ha esaminato i risultati formativi di oltre 305 mila studenti che hanno conseguito la laurea nel 2024 in 80 atenei italiani. Il Rapporto di AlmaLaurea sulla condizione occupazionale, inoltre, ha preso in considerazione oltre 690 mila laureati provenienti da 81 università, monitorandone i percorsi professionali a uno, tre e cinque anni dal conseguimento del titolo (rispettivamente per chi si è laureato nel 2023, nel 2021 e nel 2019).
Le percentuali di questi report parlano chiaro: in un contesto nazionale in cui la qualità della formazione universitaria gioca un ruolo sempre più centrale per il futuro professionale dei giovani, l’Università UniCamillus si distingue per il suo impegno nella preparazione di studenti motivati, valorizzando competenze, vocazione e crescita personale. Il profilo dei laureati UniCamillus nel 2024 I laureati del 2024 dell'Università UniCamillus coinvolti nel XXVII Rapporto AlmaLaurea sul Profilo dei laureati sono 304. Si tratta di 103 di primo livello, 134 magistrali biennali e 67 a ciclo unico.
Una delle caratteristiche più rilevanti riguarda la composizione demografica e geografica dei suoi studenti: UniCamillus attrae un’ampia quota di ragazzi internazionali, pari al doppio della media nazionale, confermando il forte appeal internazionale dell’Ateneo che si propone come polo di attrazione per studenti provenienti da fuori Italia e consolidando la propria dimensione multiculturale e internazionale. Allo stesso modo, la percentuale di studenti provenienti da fuori regione raggiunge il 64,8%, più del doppio rispetto alla media nazionale (24,5%), evidenziando come UniCamillus sia scelta anche da giovani non solo romani e laziali ma provenienti da altre regioni, a testimonianza della qualità e della reputazione dell’offerta formativa.
Sul piano della qualità didattica, i dati sono altrettanto positivi. L’Ateneo medico registra un tasso di laurea in corso pari all’89,5%, un valore che si discosta significativamente dalla media nazionale (58,7%). Non meno significativo è il voto medio di laurea, che si attesta a 106,1 su 110 (media nazionale di 103,8). Questi numeri riflettono la capacità di UniCamillus di accompagnare efficacemente gli studenti verso il completamento del percorso nei tempi previsti con un’eccellente qualità dell’insegnamento e ottimi risultati.
La lettura dei dati relativi ai tirocini curriculari trova una chiave interpretativa importante nella storia recente dell’Ateneo: l’Università UniCamillus, nata nel 2018, ha visto laurearsi i primi studenti di Medicina proprio nel 2024, mentre i primi futuri laureati in Odontoiatria devono ancora concludere il proprio percorso. Il peso relativo dei corsi triennali – cinque in tutto – è quindi particolarmente rilevante nell’attuale fotografia dell’Ateneo. È proprio in questo contesto che spicca il dato relativo ai laureati triennali, il 91,3% dei quali ha svolto un tirocinio durante il proprio corso di studi, una percentuale ampiamente superiore alla media nazionale che registra un 59,8%.
Il quadro che emerge è quello di un Ateneo giovane ma già fortemente orientato alla formazione pratica. UniCamillus si distingue non solo per i numeri, ma anche per la qualità complessiva percepita dell’esperienza universitaria: il 95,2% dei laureati si dichiara soddisfatto del percorso svolto, con particolare apprezzamento per il rapporto con il corpo docente (94,5%) e la qualità delle infrastrutture (92,6%). L’81,9% degli studenti sceglierebbe nuovamente lo stesso corso e lo stesso Ateneo, un dato che racconta UniCamillus come università capace di costruire un’esperienza formativa positiva e motivante. Laureati UniCamillus: condizione occupazionale a un anno dalla laurea L’indagine di AlmaLaurea sulla condizione occupazionale ha coinvolto in totale 283 laureati dell’Università UniCamillus.
L’analisi si focalizza sui risultati professionali dei laureati dei corsi triennali e biennali magistrali che si sono laureati nel 2023 e sono stati intervistati a un anno dal conseguimento del titolo. Mancano i laureati dei corsi a ciclo unico in quanto i primi medici di UniCamillus hanno conseguito il titolo solo nel 2024. I laureati UniCamillus vantano tassi di inserimento lavorativo particolarmente elevati: a un anno dal conseguimento del titolo, il tasso di occupazione per i laureati triennali è dell’84,3%, rispetto al 78,6% nazionale. È un dato che sottolinea la capacità dell’Ateneo di preparare figure professionali che rispondono efficacemente alle richieste del mercato. Ancora più significativa è la percezione di efficacia del titolo: il 95,7% degli occupati ritiene la propria laurea molto efficace per l’attività lavorativa svolta (contro una media nazionale del 60,8%). Inoltre, la retribuzione media mensile netta dei laureati triennali UniCamillus a un anno dalla laurea è di 1.531 euro, leggermente superiore rispetto alla media nazionale di 1.492 euro, confermando il valore della formazione ricevuta.
Anche nel caso dei laureati magistrali biennali, UniCamillus mostra risultati di rilievo. Sebbene con qualche differenza rispetto ai triennali, anche questi studenti presentano un tasso di occupazione allineato con la media nazionale (78,4% vs. 78,6%) ma con una retribuzione media leggermente superiore (1.539 euro netti mensili contro 1.488 euro). L’80,2% degli occupati di secondo livello dichiara che la laurea è efficace o molto efficace per il proprio lavoro (media nazionale del 68,2%), un ulteriore segnale di una formazione adeguata e ben orientata.
"I dati AlmaLaurea confermano che UniCamillus si è già affermata come un punto di riferimento per una formazione solida, inclusiva e orientata all’internazionalità. I nostri studenti si distinguono per la regolarità del percorso, l’elevato rendimento e un forte legame con il mondo del lavoro – afferma il Rettore dell’Università UniCamillus, Gianni Profita – questi risultati ci rendono fieri e ci motivano a investire sempre di più sulla qualità, sulla dimensione pratica dei corsi e sull’impatto professionale dei nostri laureati nel sistema sanitario, in Italia e nel mondo». Questi dati rappresentano per UniCamillus un motivo di orgoglio ma anche uno stimolo a continuare a implementare l’innovazione didattica, il supporto agli studenti e le collaborazioni con le migliori realtà professionali".
Leggi tutto: UniCamillus: i nostri laureati protagonisti nei dati AlmaLaurea
(Adnkronos) - Il presidente americano Donald Trump ha schierato migliaia di soldati della Guardia Nazionale per reprimere le proteste pro-immigrazione a Los Angeles dei giorni scorsi. Una decisione che il governatore della California Gavin Newsom ha definito "illegale e immorale" ossia quella di ricorrere alla sezione 12406 del titolo 32 del codice degli Stati Uniti. Ne è nato un braccio di ferro istituzionale senza precedenti dagli anni Novanta. Lo Stato ha, quindi, presentato una causa contro l'amministrazione federale, accusando il presidente di "calpestare la sovranità della California". Ma come funziona realmente la Guardia Nazionale? Chi può attivarla, con quali limiti e in quali casi?
La Guardia Nazionale è una forza militare riservista composta da oltre 400.000 membri, suddivisi tra Army National Guard e Air National Guard. Opera principalmente sotto il controllo dei governatori statali, secondo il Titolo 32 dello U.S. Code, ma può essere "federalizzata" dal presidente e posta sotto comando attivo del Pentagono in circostanze eccezionali, secondo il Titolo 10. La Section 12406 prevede che il presidente possa richiamare la Guardia Nazionale al servizio federale quando un’insurrezione rende impraticabile l’applicazione delle leggi federali, o in caso di ostruzione, violenza o minacce che impediscano l’esecuzione della legge.
I precedenti storici sull’uso della Section 12406 (o di norme equivalenti, come l’Insurrection Act) chiariscono i limiti e le implicazioni politiche di questo potere. Nel 1957, il presidente Dwight D. Eisenhower utilizzò la Sezione 12406 per inviare truppe federali in Arkansas al fine di far rispettare la sentenza della Corte Suprema che ordinava l'integrazione razziale delle scuole pubbliche. Nove studenti afroamericani, noti come "Little Rock Nine", furono scortati dai soldati federali per entrare nella Central High School di Little Rock, superando l'opposizione del governatore Orval Faubus.
Nel 1962, il presidente John F. Kennedy invocò la stessa sezione per inviare truppe federali in Mississippi, garantendo l'ingresso di James Meredith, un afroamericano, all'Università del Mississippi, nonostante le violente proteste e l'opposizione delle autorità locali. Nel contesto delle marce per i diritti civili in Alabama del 1965, il presidente Lyndon B. Johnson utilizzò la Sezione 12406 per inviare truppe federali a proteggere i manifestanti e garantire il diritto di voto agli afroamericani, in risposta a violenze e ostacoli posti dalle autorità locali. Nel 1992, dopo le violente rivolte seguite all'assoluzione di quattro poliziotti bianchi accusati di aver picchiato Rodney King, il presidente George H.W. Bush invocò la Sezione 12406 per inviare truppe federali a Los Angeles, al fine di ristabilire l'ordine pubblico e supportare le forze di polizia locali.
Durante il primo mandato, nel 2020, Trump aveva già minacciato di ricorrere alla Section 12406 per intervenire nelle proteste esplose dopo l’uccisione di George Floyd. Accusò diversi governatori democratici di non voler "dominare le strade" e paventò l’invio della Guardia Nazionale sotto comando federale nei loro stati. Pur senza firmare un ordine formale, la Casa Bianca esercitò forti pressioni, mentre il segretario alla Difesa Mark Esper espresse pubblicamente la sua opposizione a un uso militare federale generalizzato.
(Adnkronos) - Marco Materazzi e il prossimo ct dell'Italia. L'esonero di Luciano Spalletti ha aperto il casting per il nuovo allenatore della Nazionale, dopo che il presidente della Figc Gabriele Gravina ha incassato il no di Claudio Ranieri, prima scelta per succedere all'ex tecnico, tra le altre, del Napoli. Tanti i nomi che stanno circolando, con Stefano Pioli che sembra in pole, seguito, a distanza, da Roberto Mancini e da alcuni protagonisti del Mondiale vinto nel 2006.
Daniele De Rossi, Fabio Cannavaro, Gennaro Gatturo. In queste ore si sta facendo largo l'idea di affidare la panchina a un ex grande calciatore, che ha intrapreso una nuova carriera in panchina, per ridare alla Nazionale idee e spirito di appartenenza: ""Senza metterli in ordine di capacità o preferenza, per me Cannavaro, Gattuso e De Rossi sono perfetti per sostituire Spalletti: porterebbero finalmente una ventata nuova, poi conoscono bene l'ambiente ma soprattutto hanno fatto la storia", ha detto all'Adnkronos Marco Materazzi, ex difensore anche lui campione del mondo del 2006.
Sul momento che la Nazionale sta vivendo, Materazzi chiede unità: "In un momento difficile come questo non si può cercare un colpevole, non bisogna dare la colpa ai giocatori o all'allenatore: non è mai colpa di qualcuno in particolare, bisogna rimanere uniti per il bene della Nazionale perché quando siamo uniti siamo più forti".
Leggi tutto: De Rossi, Cannavaro o Gattuso ct dell'Italia? Materazzi: "Sarebbero perfetti"