Blitz dei Falchi della Polizia a Quartu Sant'Elena... 
Decine di soldati ucraini impegnati a combattere contro le truppe russe nella città di Pokrovsk, nell'Ucraina orientale, si sarebbero arresi dopo essersi trovati completamente circondati e isolati nel mezzo dei combattimenti: ad affermarlo, in un comunicato, è il ministero della Difesa di Mosca.
"I soldati ucraini si sono arresi volontariamente alle forze russe perché abbandonati dai loro comandanti e perché non potevano più resistere agli attacchi dei droni e al fuoco dell'artiglieria", sostiene la stessa fonte, secondo la quale i soldati, ora prigionieri di guerra dell'esercito russo, "hanno affermato che il numero di feriti aumenta di giorno in giorno e che non sono in grado di ricevere cure mediche". Secondo quanto riporta il comunicato, uno dei soldati avrebbe parlato di circa 300 militari intrappolati.
E' intanto di un morto il bilancio di un attacco con droni compiuto nella regione di Volgograd, nella Russia meridionale. A darne notizia è stato il governatore regionale, Andrey Bocharov, precisando che gli attacchi hanno colpito un edificio residenziale di 24 piani.
"I balconi sono stati danneggiati e le finestre delle case vicine sono andate in frantumi. Un civile di 48 anni è stato colpito dalle schegge ed è rimasto ucciso", ha dichiarato, precisando che "la caduta di detriti ha causato un incendio in un'area industriale nel distretto di Krasnoarmeysky". Volgograd, situata a circa 400 chilometri dal confine russo-ucraino, è un polo industriale che ospita impianti di raffinazione del gas e del petrolio. L'Ucraina ha recentemente intensificato gli attacchi con droni e missili sul territorio russo, prendendo di mira le aree industriali.

È morta a 72 anni, dopo una lunga malattia, Anna Laura Braghetti, ex militante della colonna romana delle Brigate Rosse e protagonista di uno dei capitoli più drammatici e simbolici della storia italiana: il sequestro e l'uccisione di Aldo Moro. Fu lei, infatti, la donna che affittò e visse nell'appartamento di via Montalcini, a Roma, che divenne la prigione del presidente della Democrazia Cristiana durante i 55 giorni del suo rapimento, dal 16 marzo al 9 maggio 1978.
A dare notizia la notizia di colei che negli anni di piombo fu la "carceriera di Moro" è stata la famiglia, in un breve comunicato: "Ci ha lasciati la nostra cara Anna Laura, circondata dall’amore dei familiari e degli amici. I funerali si svolgeranno in forma strettamente riservata, nella sua comunità degli affetti".
Nata a Roma il 3 agosto 1953, figlia della piccola borghesia cittadina, Anna Laura Braghetti lavorava come impiegata quando, all'inizio degli anni Settanta, si avvicinò alla sinistra extraparlamentare. Poi, passo dopo passo, come lei stessa racconterà anni dopo, entrò nelle Brigate Rosse. "La mia scelta di entrare in un'organizzazione armata - racconterà - è stata il frutto di un lungo, lento corteggiamento, un avvicinamento graduale, come un meccanismo che scatta clic dopo clic, fino al momento finale in cui la macchina è avviata in tutta la sua potenza".
Nel 1978, ancora incensurata, Braghetti era una militante attiva della colonna romana del gruppo terrorista guidato da Mario Moretti. A lei fu intestato l'appartamento di via Montalcini 8, nel quartiere della Magliana, dove si ritiene che Moro venne tenuto prigioniero per tutto il tempo del sequestro. In quell'appartamento, la giovane donna fungeva da copertura per gli altri brigatisti che vi si alternavano: Germano Maccari - il cosiddetto "ingegner Altobelli" - e gli altri membri dell'organizzazione terroristica. Braghetti interpretava il ruolo della padrona di casa, fingendo di essere la fidanzata di Maccari, per sviare eventuali sospetti.
Dopo la tragica conclusione del sequestro, con l'uccisione di Moro il 9 maggio 1978, Braghetti scelse la clandestinità. Da quel momento prese parte attiva ad alcune delle azioni più cruente della colonna romana delle Brigate Rosse. Il 3 maggio 1979, durante l'irruzione alla sede della Democrazia Cristiana in piazza Nicosia, aprì il fuoco insieme a Francesco Piccioni contro una volante della polizia accorsa sul posto: morirono i due agenti Antonio Mea e Piero Ollanu.
Pochi mesi più tardi, il 12 febbraio 1980, Braghetti partecipò con Bruno Seghetti all'assassinio del vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura, Vittorio Bachelet, all'Università La Sapienza di Roma. Fu lei a sparare per prima, colpendo a morte il docente ed ex vicepresidente dell'Azione cattolica. Quell'omicidio segnò uno dei punti più alti della violenza brigatista.
Arrestata il 27 maggio 1980, Braghetti venne processata e condannata all'ergastolo. Nel 1981 sposò in carcere Prospero Gallinari, uno dei dirigenti storici delle Brigate Rosse, dal quale in seguito si separò. Durante la lunga detenzione non chiese mai benefici né sconti di pena. Solo nel 2002, dopo ventidue anni di carcere, ottenne la libertà condizionale.
Negli anni successivi Braghetti si dedicò a un intenso lavoro nel sociale, coordinando un servizio rivolto ai detenuti, agli ex detenuti e alle loro famiglie. Cercò così di trasformare il proprio passato in un impegno di restituzione e di ascolto. La sua figura, rimasta a lungo controversa, fu spesso al centro di riflessioni pubbliche sul tema del perdono, della colpa e del cambiamento.
Scrisse due libri: 'Nel cerchio della prigione' (1995, Sperling & Kupfer), scritto con Francesca Mambro, ex militante dei Nuclei Armati Rivoluzionari, e 'Il prigioniero' (1998, Mondadori), in collaborazione con la giornalista Paola Tavella. Proprio quest'ultimo libro, ristampato negli anni da Feltrinelli, è considerato una testimonianza unica sull'esperienza del sequestro Moro. Vi racconta la quotidianità, i rapporti umani e le tensioni che segnarono quei 55 giorni di convivenza forzata nell'appartamento di via Montalcini: le paure, le discussioni, i silenzi, la complessa umanità che si intrecciava con la tragedia. Dal libro fu tratto liberamente il film B"uongiorno, notte" di Marco Bellocchio, presentato alla Mostra del Cinema di Venezia nel 2003, dove la vicenda fu rielaborata in chiave simbolica e intima, restituendo la figura di una giovane donna divisa tra ideologia e coscienza.
Negli ultimi anni Braghetti aveva scelto il silenzio. Viveva a Roma, lontana dai riflettori, dedicandosi alla sua attività nel volontariato e mantenendo un profilo riservato. Non aveva mai rinnegato completamente il suo passato, ma lo aveva raccontato, nei suoi scritti e nei pochi interventi pubblici, come una ferita profonda e irrimediabile. "Cercavo un modo per cambiare il mondo - ha scritto - e tentavo di capire se le Brigate Rosse fossero lo strumento per far diventare realtà il sogno rivoluzionario. Ma quel sogno si è trasformato in incubo". (di Paolo Martini)
La vittima è un 46enne dell'Oristanese... 
Sono stati ristabiliti i contatti dopo giorni con il gruppo dei cinque escursionisti italiani, della provincia di Como. La conferma è arrivata al Consolato generale a Calcutta rischierato in Nepal dall’agenzia di Milano e da quella nepalese. Lo riferisce la Farnesina in una nota. ''I connazionali hanno riferito di stare bene e che proseguiranno il loro programma, con rientro a Kathmandu l'8 novembre'', afferma la Farnesina.
I cinque sono impegnati in un trekking verso il campo base del Makalu, poco più a ovest della valle del Khumbu (luogo distinto rispetto a quello dove si sono verificati gli incidenti che hanno coinvolto gli altri connazionali). Si tratta nel loro caso di un itinerario che si svolge a quote medio-basse, il livello più alto da aggiungere sarebbero gli 4.800 metri ma solo per un breve tratto.
Sono dunque tre al momento gli alpinisti italiani morti sulle vette himalayane del Nepal[1]: si tratta di Alessandro Caputo, Stefano Farronato e Paolo Cocco. Mentre altri due, Marco Di Marcello e Markus Kirchler, sono considerati dispersi nella zona di Yalung Ri.

“L'obiettivo di questo evento è creare una connessione necessaria tra imprese e università, Its Academy, ricerca e istituzioni, in modo da lavorare insieme per creare percorsi mirati sulle nuove competenze richieste dal mondo del lavoro”. Lo ha affermato Alda Paola Baldi, vicepresidente Unindustria con delega al Capitale umano, partecipando oggi al convegno organizzato nella capitale da Unindustria, in collaborazione con Università Campus-biomedico di Roma, ‘Future skills - Capitale umano e Ai per il lavoro che cambia. Dove formazione e impresa si incontrano’.
Secondo i dati Unioncamere, oltre il 60% delle imprese italiane prevede nei prossimi anni un fabbisogno crescente di profili formati nelle tecnologie Ia e digitali, ma segnala una difficoltà crescente nel reperirli, si legge in una nota. Emerge dunque chiara l’esigenza di creare nuove competenze. L’evento promosso da Unindustria vuole perciò “creare dei percorsi di orientamento consapevole ed efficace che coinvolgano i giovani fin dai primi anni di scuola e accompagnino questa transizione con responsabilità e lungimiranza”, ha concluso Baldi.

La Fiorentina torna a giocare in Conference League. Oggi, giovedì 6 novembre, il club viola, fresco di esonero di Stefano Pioli dopo un inizio di stagione disastroso, vola in Germania per sfidare il Mainz nella terza giornata della terza competizione europea. La squadra, affidata per il momento a Daniele Galloppa, è reduce dal brutto ko interno contro il Lecce, costato la panchina all'ex allenatore del Milan, e in Conference si trova a punteggio pieno con 6 punti.
Mainz-Fiorentina, orario e probabili formazioni
La sfida tra Mainz e Fiorentina è in programma oggi, giovedì 6 novembre, alle ore 18.45. Ecco le probabili formazioni:
Mainz (3-4-2-1): Zentner; Maloney, Hance-Olsen, Kohr; Mwene, Sano, Amri, Widmer; Hollebarch, Nebel, Lee. All: Siewert
Fiorentina (3-5-2): De Gea; Pongracic, Ranieri, Comusso; Dodo, Mandragora, Nicolussi Caviglia, Fagioli, Fortini; Kean, Dzeko. All. Galloppa
Mainz-Fiorentina, dove vederla in tv
Mainz-Fiorentina sarà trasmessa in diretta televisiva e in esclusiva sui canali SkySport. Il match sarà visibile anche in streaming sull'app SkyGo e su NOW.

Incidente oggi giovedì 6 novembre ad Arignano (Torino) dove, per cause ancora in corso di accertamento, lo scontro tra un autobus e una macchina ha provocato la morte della persona alla guida dell'auto.
Sul bus a quanto si è appreso viaggiavano una cinquantina di persone. I contusi a bordo sono circa una ventina, che sarebbero tutti ragazzi che andavano a scuola ma nessuno, secondo le prime informazioni, sarebbe grave.
Sul posto stanno intervenendo i sanitari del 118 di Azienda Zero con diverse ambulanze e i vigili del fuoco. Presente anche l'elicottero del servizio regionale di elisoccorso e le forze dell’ordine per l’esatta dinamica dell’accaduto.

Venerdì caldo domani 7 novembre a causa di scioperi che riguarderanno diversi settori. Per il trasporto pubblico locale braccia incrociate del Tpl di Latina, da inizio servizio alle 6.30 dalle 9.30 alle 13.30 e dalle 16.30 a fine servizio; di Milano, Monza e Brianza (gruppo Atm) indetto da AL Cobas; di Palermo (Amat) dalle 8.30 alle 17.30 e dalle 20.30 alle 23.59, indetto da Cub trasporti; di Messina (Atm Messina) dalle ore 16.01 alle ore 20.00 indetto da Fit Cisl, Faisa Cisal, Orsa Trasporti.
Sciopero dei trasporti: i motivi
Lo sciopero è stato proclamato tra l'altro “contro la liberalizzazione, privatizzazione, finanziarizzazione e gare d’appalto dei servizi attualmente gestiti dal Gruppo ATM e per la “reinternalizzazione” dei servizi di TPL ceduti in appalto e/o subappalto, anche complementari, di Milano e hinterland; contro il progetto “Milano Next”, per la trasformazione di ATM SpA in Azienda Speciale del Comune di Milano e il conseguente affidamento diretto in house dei servizi gestiti dal Gruppo ATM e dei servizi di TPL dell’intera Città Metropolitana Milanese, nonché per la loro gratuità; immobilità della dirigenza ATM a tutela della sicurezza dei lavoratori; trasformazione immediata di tutti i contratti part-time in full-time ai conducenti che ne fanno richiesta; 150 euro netti d’aumento salariale in egual misura a tutti i lavoratori fino al parametro 193, slegati dalla produttività, a risarcimento dei mancati rinnovi contrattuali, degli irrisori aumenti salariali e una tantum, nonché la soppressione dei premi ad personam.
Sciopero sulle autostrade
Giornata complessa anche per chi viaggia in autostrada. Il personale del II° Tronco Milano di Autostrade per l’Italia ha proclamato uno sciopero articolato su più turni, con possibili conseguenze su diversi servizi, dalle attività ai caselli fino alla gestione della rete come confermato anche il sito del ministero dei Trasporti.
L’area di competenza del II° Tronco copre gran parte della Lombardia e delle tratte confinanti, interessando le province di Milano, Bergamo, Como, Brescia, Varese e Lodi, oltre ai collegamenti verso Piacenza e Parma.

La Roma torna in campo in Europa League. Il club giallorosso vola oggi, giovedì 6 novembre, in Scozia per sfidare Rangers Glasgow - in diretta tv e streaming - nella quarta giornata della seconda competizione europea. La squadra di Gasperini, reduce dalla sconfitta per 1-0 di San Siro con il Milan nell'ultima giornata di Serie A, vuole invertire la rotta in Europa. Dopo la vittoria dell'esordio con il Nizza infatti, sono arrivate due sconfitte consecutive, entrambe all'Olimpico, prima contro il Lille e poi con il Viktoria Plzen, che hanno lasciato la Roma al 23esimo posto, appena dentro la zona playoff, a quota 3 punti.
Rangers-Roma, orario e probabili formazioni
La sfida tra Rangers e Roma è in programma oggi, giovedì 6 novembre, alle ore 21. Ecco le probabili formazioni:
Rangers (3-4-2-1): Butland; Djiga, Cornelius, Souttar, Aarons; Barron, Raskin, Meghoma, Moore; Danilo, Chermiti. All. Rohl
Roma (3-4-2-1): Svilar; Ndicka, Mancini, Hermoso; Celik, Koné, Cristante, Wesley; Soulé, Pellegrini; Dovbyk. All. Gasperini
Rangers-Roma, dove vederla in tv
Rangers-Roma sarà trasmessa in diretta televisiva e in esclusiva sui canali SkySport. Il match sarà visibile anche in streaming sull'app SkyGo e su NOW.

Il Consiglio per la sicurezza nazionale del Belgio terrà oggi una riunione di emergenza dopo che gli avvistamenti di droni negli aeroporti hanno causato caos tra i viaggiatori e sollevato preoccupazioni per la sicurezza.
Martedì sera, infatti, arrivi e partenze sono stati bloccati per diverse ore all'aeroporto di Bruxelles, con conseguente cancellazione di decine di voli. Anche l'aeroporto di Liegi, importante snodo per il trasporto merci, è rimasto chiuso, causando ulteriori cancellazioni, ritardi e deviazioni. Il governo belga non ha dichiarato chi ritenga responsabile dei droni[1], ma una fonte ha dichiarato all'agenzia di stampa belga che i servizi di sicurezza avevano "pochi dubbi" sul fatto che dietro i recenti avvistamenti ci fosse "molto probabilmente la Russia" e la questione verrà affrontata nella riunione di oggi.
Il ministro della Difesa belga, Theo Francken, ha dichiarato a una commissione parlamentare che gli incidenti in Belgio sembravano essere stati coordinati per fomentare disordini, con il coinvolgimento di grandi droni che volavano in formazione. "E' in linea con le tecniche ibride osservate in altri Paesi. Non si tratta semplicemente di qualcuno che fa volare un drone per caso sopra un sito militare o un aeroporto. Ci sono diverse indicazioni che l'operazione sia stata organizzata in modo molto strutturato", ha spiegato.

E' salito ad almeno 140 morti e altre 127 che risultano disperse il bilancio delle devastanti inondazioni causate dal tifone Kalmaegi nelle Filippine centrali. Lo ha reso noto l'ufficio nazionale della protezione civile di Manila mentre il tifone si dirige verso il Vietnam, dove si prevede tocchi terra questa notte.
Le Filippine hanno proclamato lo stato di calamità nazionale.
Kalmaegi, identificato come il ventesimo tifone a interessare le Filippine nel corso dell'anno corrente, ha lasciato il territorio nazionale all'alba di oggi. Raffy Alejandro, un alto funzionario della difesa civile, ha dichiarato: "La sfida ora è la rimozione dei detriti. Questi devono essere rimossi immediatamente, non solo per fare il punto sui dispersi che potrebbero trovarsi tra i detriti o aver raggiunto aree sicure, ma anche per consentire alle operazioni di soccorso di procedere".
Contestualmente all'uscita del tifone Kalmaegi, localmente denominato Tino, dalla zona di monitoraggio filippina, i meteorologi stanno seguendo con attenzione un'altra perturbazione in fase di sviluppo a est di Mindanao. Tale sistema potrebbe evolvere in un tifone, sollevando preoccupazioni per potenziali impatti nella prima parte della prossima settimana.

Dopo due serate cariche di emozioni, X Factor 2025 è pronto a riaccendere l’Arena stasera, giovedì 6 novembre, con il terzo Live Show, in diretta su Sky e in streaming su Now. Il tema della serata sarà un omaggio a un decennio che ha segnato la cultura pop: Back to the 90s. Un viaggio musicale tra hit indimenticabili, icone generazionali e brani che ancora oggi fanno cantare a squarciagola.
A condurre la serata sarà ancora una volta Giorgia, presenza elegante e carismatica, pronta a guidare il pubblico e i concorrenti in una puntata che si preannuncia ricca di sorprese e colpi di scena. I giudici Achille Lauro, Francesco Gabbani, Jake La Furia e Paola Iezzi si confronteranno in due manche, al termine delle quali i meno votati si sfideranno nello scontro finale per evitare l’eliminazione.
Le assegnazioni sono un tuffo nei classici degli anni ’90. Achille Lauro punta sull’intensità con Layana che interpreterà Meravigliosa Creatura di Gianna Nannini e eroCaddeo con Uomini soli dei Pooh, due brani che richiedono grande profondità emotiva e presenza scenica.
Francesco Gabbani affida ai suoi tre artisti dei veri e propri inni generazionali: tellynonpiangere canterà Qualcosa di grande dei Lùnapop, PierC si cimenterà con la power ballad I Don’t Want to Miss a Thing degli Aerosmith, mentre Michelle porterà sul palco Torn di Natalie Imbruglia.
Jake La Furia propone due sfide affascinanti: Tomasi affronterà Don’t Look Back In Anger degli Oasis, mentre Delia offrirà una rilettura personale di Dolcenera di Fabrizio De André, brano intenso e poetico.
Paola Iezzi spazia tra generi e messaggi: Viscardi interpreterà Black or White di Michael Jackson, Mayu si confronterà con One degli U2, e rob darà voce a What’s Up? delle 4 Non Blondes, simbolo di libertà e vulnerabilità.
Ospite della serata sarà Tommaso Paradiso, attualmente in vetta alle classifiche con il singolo Lasciamene un po’. Il cantautore presenterà il suo nuovo album Casa Paradiso, in uscita il 28 novembre, e anticiperà il tour nei palasport previsto per la primavera 2026.
L’Ante Factor, condotto da Mariasole Pollio, racconterà il dietro le quinte della puntata con interviste e momenti esclusivi.

Dipendenti delle farmacie private in sciopero oggi, giovedì 6 novembre, in tutta Italia e per l'intera giornata. Lo sciopero nazionale, proclamato da Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs, coinvolgerà oltre 60mila lavoratrici e lavoratori a sostegno del rinnovo del Ccnl, scaduto il 31 agosto 2024.
Braccia incrociate per i farmacisti privati, quindi, dalla mezzanotte di oggi fino alle 24.00 di domani, venerdì 7 novembre. Previsti presidi e manifestazioni su tutto il territorio nazionale. Garantiti in ogni caso i servizi minimi da tutte le farmacie aperte, sia di servizio ordinario sia di turno.
Le organizzazioni sindacali, in un comunicato dopo l'annuncio dello stop di 24 ore, denunciano “l’atteggiamento di chiusura e di indisponibilità al confronto costruttivo” di Federfarma, che “continua a negare aumenti retributivi adeguati al costo della vita e il riconoscimento del valore professionale di chi garantisce ogni giorno un servizio sanitario di prossimità, fondamentale per milioni di cittadini”.
“Le farmacie private sono presidi sanitari e sociali essenziali – sottolineano Filcams, Fisascat e Uiltucs – e la professionalità di farmaciste e farmacisti merita rispetto, riconoscimento e tutele contrattuali all’altezza delle competenze richieste dal servizio”.
I sindacati ricordano di aver avanzato proposte sostenibili per un rinnovo che assicuri giusti aumenti salariali, una migliore conciliazione tra vita e lavoro, percorsi formativi e valorizzazione delle competenze, anche in relazione all’evoluzione verso la farmacia dei servizi. “Federfarma torni al tavolo e chiuda rapidamente la trattativa – concludono le tre sigle – dimostrando di voler davvero tutelare chi lavora nelle farmacie private, riconoscendo un contratto che rispecchi il valore reale della professione”.

Test nucleari, minacce incrociate e una tensione che sale tra Stati Uniti e Russia. Il vertice 'di pace' tra Donald Trump e Vladimir Putin, propedeutico alla fine della guerra in Ucraina, non è mai stato così lontano, come confermato dal Cremlino stesso, dopo che il presidente Usa aveva annunciato, nei giorni scorsi, di aver dato istruzioni per riprendere i test sulle armi nucleari, sostenendo che alcuni altri paesi stavano facendo altrettanto.
Immediata la risposta russa, con Putin che, in una riunione del Consiglio di sicurezza, ha dichiarato di dover "rispondere in modo adeguato" a test nucleari "condotti dagli Stati Uniti o da altri Paesi". Lo ha dichiarato il presidente della Russia ha quindi ribadito chiaramente che "se gli Stati Uniti o altri Paesi, che fanno parte del Trattato" di non proliferazione nucleare, "avessero condotto i test, la Russia avrebbe dovuto adottare misure adeguate in risposta".
Le parole di Trump
"La Russia e la Cina testano armi nucleari senza dirlo. Anche gli Usa faranno test". Così Donald Trump aveva annunciato la svolta[1] degli Stati Uniti, che torneranno ad effettuare test nucleari dopo uno stop di circa 30 anni. Il numero 1 della Casa Bianca si è espresso a riguardo nella lunga intervista trasmessa da 60 Minutes, storico programma della Cbs. "Abbiamo più armi nucleari di qualsiasi altro Paese. La Russia è seconda. La Cina è terza, molto distante, ma sarà al livello della Russia tra cinque anni", ha detto accendendo i riflettori sul tema della denuclearizzazione: "E' un tema molto importante. Abbiamo abbastanza armi nucleari per far saltare in aria il mondo 150 volte".
Perché Washington deve riprendere i test? "Beh, perché bisogna vedere come funzionano" le armi. "La Russia ha annunciato che li avrebbe eseguiti. Se ci fate caso, la Corea del Nord esegue test costantemente. Anche altri paesi li stanno facendo. Siamo l'unico paese che non li testa, e io voglio essere l'unico Paese che non li testa. Abbiamo un'enorme potenza nucleare che ci è stata data in gran parte perché quando ero presidente (e detestavo farlo, ma era necessario) ho ricostruito l'esercito durante il mio primo mandato. Sto dicendo che testeremo armi nucleari come fanno gli altri paesi, sì".
Peskov: "Non sappiamo cosa Usa vogliano testare"
Mosca non ha ricevuto alcun chiarimento da Washington in merito al significato preciso delle dichiarazioni del presidente degli Stati Uniti Donald Trump sulla ripresa dei test nucleari nel suo Paese. La Russia non ha chiarezza su cosa esattamente gli Stati Uniti intendano testare. Lo ha detto il portavoce presidenziale russo Dmitrij Peskov durante un briefing, referendosi all'annuncio del presidente degli Stati Uniti di aver dato ordine al Pentagono di riprendere immediatamente i test sulle armi nucleari. Trump non ha specificato a quali test si riferisse, né se questi includessero l'utilizzo di testate nucleari.
Il vertice si allontana
Le tensioni degli ultimi giorni fanno così slittare il vertice 'di pace' sulla guerra in Ucraina. Non ci sono infatti ancora le condizioni per organizzare un vertice tra il leader del Cremlino Vladimir Putin e il presidente americano Donald Trump. Lo ha dichiarato il viceministro degli Esteri russo Sergej Ryabkov rivolgendosi alla Duma di Stato a Mosca. "Qualsiasi vertice richiede una preparazione approfondita e un'attenta valutazione di tutti gli aspetti", ha affermato Ryabkov, sottolineando che al momento non esistono né una preparazione sufficiente, né le condizioni adeguate per un incontro di così alto livello.

Arriva il primo freddo e i riscaldamenti cominceranno a breve ad accendersi in tutta Italia, facendo lievitare le nostre bollette di luce e gas. Le nostre case, infatti, consumano troppa energia perché sono poco efficienti: farlo in modo responsabile non è solo una questione di sostenibilità ambientale, ma anche di risparmio per i consumatori. Eppure negli ultimi 40 anni il consumo di energia a livello globale è raddoppiato, nonostante la nostra maggiore attenzione alla sostenibilità e agli obiettivi di sviluppo sostenibile che l’Europa si è assunta nell’Agenda 2030. Le case italiane consumano troppa energia per il riscaldamento, perché costruite senza tenere in considerazione i principi di efficienza energetica e le più moderne tecniche costruttive ed impiantistiche, che oggi riescono ad abbassare i consumi anche del 30-40%.
Come risparmiare sul riscaldamento? Le 10 mosse
Ma allora come possiamo rendere la casa più efficiente? A rispondere è l'Unione nazionale consumatori nell'ambito del progetto 'CircE, Circular Energy & Circular Economy', finanziato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali nell’ambito delle iniziative e progetti di rilevanza nazionale di cui all’art. 72, c. 1, del D.Lgs n. 117 del 03/07/2017 s.m.i., Avviso n. 2/2023. Oltre ai comportamenti poco responsabili nel consumo dell’energia, gli impianti vecchi delle case sono i maggiori responsabili delle nostre bollette salate. Ecco quindi 10 consigli per rendere la casa più efficiente.
1) Fare la manutenzione periodica degli impianti: è la regola numero uno per motivi di sicurezza e per evitare sanzioni. Un impianto ben mantenuto consuma e inquina meno, verifichiamo sul libretto della caldaia la frequenza consigliata per la manutenzione.
2) Tenere sotto controllo la temperatura: la normativa consente una temperatura di 20-22 gradi, ma 19 sono più che sufficienti a garantire il comfort necessario. Pensate che un grado in meno fa risparmiare dal 5 al 10%
3) Usare i cronotermostati intelligenti: i dispositivi elettronici e le app con cui è possibile gestirli ci aiutano a risparmia energia perché consentono di regolare la temperatura ed il tempo di accensione dell’impianto solo quando è necessario
4) Applicare valvole termostatiche: queste apparecchiature, applicate su ciascun termosifone, aprono o chiudono la circolazione dell’acqua calda, concentrando il calore negli ambienti più frequentati della casa ed evitando sprechi.
5) Attenti alle ore di accensione: il tempo massimo di accensione giornaliero è indicato per legge. Cambia a seconda delle 6 zone climatiche in cui è suddivisa l’Italia. Gli impianti con cronotermostati, valvole termostatiche e, nei condomini, i ripartitori di calore, possono tenere acceso l’impianto di riscaldamento anche h 24. 6) Installare pannelli riflettenti tra muro e termosifone: un trucco semplice, ma che riesce a ridurre le dispersioni di calore.
7) Schermare le finestre di notte: con persiane e tapparelle chiuse possiamo ridurre le dispersioni di calore verso l’esterno. 8) Non copriamo i termosifoni: tende e mobili davanti ai termosifoni o biancheria ad asciugare sui radiatori disperde il calore ed è fonte di sprechi.
9) Fare il check up alla propria casa: se è stata costruita prima del 2008, probabilmente non rispetta le attuali normative sul contenimento dei consumi energetici per la mancanza di isolamento termico su pareti e finestre. Potremmo valutare un intervento per isolare le pareti e sostituire le finestre, che ci farebbe risparmiare fino al 20% dell’energia.
10) Rinnovare l’impianto di riscaldamento: valutiamo la sostituzione della caldaia tradizionale con una a condensazione, con le nuove pompe di calore o con impianti integrati con caldaia alimentata ad acqua preriscaldata da un impianto fotovoltaico.
Cosa controllare per consumare meno
L’efficienza dell’impianto di riscaldamento è fondamentale per consumare meno energia e risparmiare. Ma come possiamo verificare se è efficiente o se ha bisogno di qualche intervento? Ecco quindi cosa controllare:
La casa è bene isolata? Un edificio male isolato fa aumentare le spese per il riscaldamento e per il condizionamento in estate, perché disperde il calore attraverso le finestre, le pareti, i solai ed il tetto.
Le finestre e le porte vetrate disperdono il calore? Se non hanno i doppi vetri sì, anche se l’edificio è sufficientemente isolato nelle sue parti murarie. L’intervento più risolutivo è la sostituzione degli infissi: la vetrocamera, l’intercapedine tra i due strati di vetro, serve a ridurre il passaggio di calore.
La caldaia è efficiente? Le caldaie a condensazione sono più efficienti di quelle tradizionali, perché recuperano il calore disperso nel camino e lo riutilizzano nel riscaldamento. Costano di più dei modelli tradizionali, ma rendono almeno il 20-30% in più. Ci sono le valvole termostatiche? Queste valvole installate sui caloriferi rendono indipendente il funzionamento dei vari termosifoni all’interno dell’abitazione. Si chiudono man mano che la temperatura della stanza si avvicina a quella desiderata.
Cosa fare se il riscaldamento è centralizzato?
Che fare se il riscaldamento è centralizzato? Per gestire in modo autonomo il riscaldamento, se abitiamo in un condominio con impianto centralizzato, si può installare un sistema di contabilizzazione individuale del calore. Questo permette di addebitare ad ogni famiglia il costo del calore che ha effettivamente consumato. Una quota fissa delle spese di riscaldamento (fra il 20 ed il 40%), viene suddivisa fra i condomini sulla base della ripartizione millesimale degli appartamenti. Serve per coprire i costi di manutenzione della caldaia comune e per compensare gli scambi di calore con gli appartamenti adiacenti.
La contabilizzazione del calore viene realizzata installando, su ogni singolo radiatore, un ripartitore elettronico dei consumi del riscaldamento. Questo dispositivo legge i dati relativi alla quantità di calore utilizzata da ciascun termosifone, poi addebitata sulla base dei consumi registrati. Normalmente, il servizio di contabilizzazione del calor viene svolto da una società specializzata.
La contabilizzazione individuale del calore può essere installata anche negli edifici condominiali più vecchi, dove gli impianti di riscaldamento sono a colonne montanti che alimentano i radiatori posti sulla stessa verticale, ai vari piani dell’edificio.
L'impegno dell'Unc per la sostenibilità
Consumare meno energia grazie a case più efficienti è indispensabile perché tutti possano permettersi di riscaldare adeguatamente la propria casa (e rinfrescarla in estate). In Italia, infatti, ci sono 2 milioni di famiglie (e ben 1 miliardo e 300 milioni di persone nel mondo) in povertà energetica, che non hanno le risorse per coprire i costi delle bollette a causa dei prezzi elevati dell’energia, di redditi troppo bassi, ma anche dell’inefficienza delle abitazioni e degli elettrodomestici, che consumano così tanto da rendere impossibile alle famiglie sostenere la spesa.
E' proprio con l’obiettivo di aiutare le famiglie più fragili ad uscire dalla povertà energetica, che Unc partecipa al Progetto CircE Circular Energy & Circular Economy, finanziato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. Realizzato in partnership con UNC Comitato di Faenza, Adoc, Adoc Abruzzo, U.Di.Con Unione per la Difesa dei Consumatori, U.Di.Con regionale Calabria, U.Di.Con regionale Lazio, il progetto CircE vuole promuovere la formazione di una cultura della sostenibilità e del consumo responsabile attraverso azioni mirate, tra cui:
L’attivazione di 29 sportelli in 19 regioni e 3 sportelli nazionali, con consulenti esperti che aiuteranno le famiglie a rischio o in povertà energetica. Un’analisi sperimentale su un campione di 16 famiglie, che saranno dotate di sistemi di controllo e monitoraggio dei consumi energetici, per fornire loro consigli su misura e strumenti pratici per modificare quelle abitudini di consumo che comportano sprechi di energia. Laboratori gratuiti sui temi del consumo sostenibile e la gestione del budget. Campagne di informazione sull’efficienza energetica e lo spreco.

L'inverno in Europa, e quindi anche in Italia, potrebbe essere condizionato dal fenomeno che viene chiamato 'Niña', caratterizzato dal raffreddamento anomalo delle acque superficiali del Pacifico equatoriale centrale e orientale. "Alcuni inverni segnati dalla presenza della Niña si sono distinti per un clima rigido, con temperature inferiori alla media e frequenti nevicate, soprattutto nell’Europa centro-settentrionale - scrive su iLMeteo.it[1] il meteorologo Mattia Gussoni utilizzando dati e mappe del Centro Europeo (Ecmwf) -. Questo accade perché, in presenza della Niña, si possono creare configurazioni di alta pressione nell’Atlantico settentrionale che favoriscono l’afflusso di masse d’aria fredda dalla Russia verso il continente europeo".
"In generale, la Niña contribuisce ad aumentare l’instabilità del sistema climatico, rendendo più probabili gli eventi estremi, tra cui ondate di freddo, forti nevicate e sbalzi improvvisi di temperatura. Non si tratta quindi di un fenomeno che garantisce un inverno gelido in ogni parte del mondo - spiega ancora Gussoni - quanto piuttosto di una condizione che accresce le probabilità di avere un inverno più dinamico, con forti contrasti e fasi di freddo intenso, anche in presenza di un riscaldamento globale in atto. Quindi non si possono escludere periodi di freddo intenso, anche se magari non di lunga durata".
Intanto nei prossimi giorni torna il maltempo su parte dell’Italia. Nella seconda parte di oggi, giovedì 6 novembre, "l’arrivo impetuoso di correnti molto umide e instabili di origine atlantica sul Mediterraneo favorirà la formazione di un vasto ciclone, un sistema perturbato particolarmente insidioso che condizionerà il tempo anche nei giorni successivi - spiega Gussoni al'Adnkronos -. A causa del movimento antiorario delle correnti, il vortice richiamerà a sé aria calda dai quadranti meridionali che, dopo aver attraversato il mare e caricatosi di umidità, fornirà un surplus di carburante (energia potenziale) per l'innesco di forti temporali. Nel corso di venerdì 7 novembre il ciclone farà sentire in maniera marcata i suoi effetti, provocando un'ondata di maltempo al Centro-Sud e sulle due Isole Maggiori".
Non solo. Aggiunge Gussoni: "Secondo gli ultimi aggiornamenti un secondo peggioramento condizionerà il tempo nel corso del weekend successivo. Da sabato 8 novembre saranno ancora una volta le regioni del Centro Sud ad essere bersagliate dalle piogge: su questi settori, sono attese precipitazioni persistenti, in qualche caso anche a carattere temporalesco e sarà piuttosto elevata la probabilità di nubifragi".
"Il ciclone - conclude il meteorologo - continuerà poi ad imperversare anche nel corso di domenica 9 novembre, provocando altre piogge su buona parte delle regioni centro-meridionali, nonché su Sardegna e Sicilia. Il tempo risulterà decisamente più stabile e soleggiato al Nord, dove però le temperature sono previste in leggero calo rispetto agli ultimi miti giorni".

Dal disgelo al braccio di ferro. Donald Trump annuncia la ripresa dei test nucleari, Vladimir Putin si prepara. Tra Stati Uniti e Russia si accende il botta e risposta a colpi di annunci su test di armi nucleari in un quadro internazionale dominato dalla guerra in corso in Ucraina da oltre 3 anni e mezzo.
Il dialogo tra Washington e Mosca, dopo il meeting del 15 agosto tra i 2 leader in Alaska, ha subìto apparentemente una brusca frenata. L'incontro da programmare a Budapest è stato rinviato a data da destinarsi: niente telefonate tra Casa Bianca e Cremlino, solo proclami che rischiano di alzare la tensione. L'accelerazione è maturata negli ultimi 15 giorni, con il dibattito sulla fornitura di missili Tomahawk dagli Usa all'Ucraina sullo sfondo[1]. L'ok di Trump non è arrivato e Kiev, in questa fase del conflitto, non ha a disposizione i missili americani a lungo raggio.
A Mosca, Putin ha messo la freccia confezionando una doppietta in pochi giorni. Prima ha annunciato il debutto del missile Burvestnik[2], capace di trasportare testate nucleari fino a 14mila km di distanza, e poi il test introdurre il drone sottomarino Poseidon[3]. L'uno-due ha provocato la reazione di Trump, che ha alzato il tiro nell'intervista concessa a 60 Minutes – storico programma della Cbs – prospettando la ripresa di test nucleari: "Altri paesi li fanno senza dirlo. La Russia, la Cina, la Corea del Nord. Li faremo anche noi[4]".
Nelle stesse ore, i media americani hanno iniziato a prospettare l'ipotesi di un test di un missile balistico intercontinentale in grado di trasportare una testata nucleare. Il lancio del Minuteman III - non armato – secondo la Russia sarebbe già avvenuto.
Le parole del presidente degli Stati Uniti sono state ovviamente vivisezionate a Mosca e dintorni. E la risposta è arrivata a stretto giro nel Consiglio di sicurezza presieduto da Putin. Il presidente russo ha incaricato il ministero degli Esteri, il ministero della Difesa e i servizi segreti di "presentare proposte sulla possibilità di prepararsi a testare armi nucleari. La Federazione Russa ha avvertito che in caso di test nucleari da parte di altri paesi dovrà intraprendere azioni di risposta". In sostanza, Mosca non intende fare la prima mossa e, con la comunicazione del Cremlino, si colloca in una posizione di attesa ed eventuale rincorsa. Il portavoce Dmitry Peskov ha smussato qualche angolo spiegando che
"Putin non ha incaricato di reparare test nucleari, ma di studiarne l'opportunità". Il presidente "non ha fissato scadenze specifiche per valutare la necessità di prepararsi a test nucleari", ha aggiunto Peskov alla Tass. "L'analisi della necessità di prepararsi ai test nucleari continuerà finché sarà necessario per comprendere le intenzioni degli Stati Uniti", ha chiosato.
Altri elementi, più concreti e sibillini, sono stati aggiunti da voci di contorno. "Gli Stati Uniti stanno aumentando attivamente le armi strategiche offensive", ha detto il ministro della Difesa russo, Andrei Belousov, aggiungendo che Washington "pianifica la creazione di un nuovo missile intercontinentale, la produzione di un sottomarino strategico, la riattivazione di sistemi di lancio". "L'analisi delle dichiarazioni di alti funzionari statunitensi indica che Washington è orientata alla preparazione e allo svolgimento di test nucleari", ha incalzato il generale Valery Gerasimov, capo di stato maggiore.

Un gol nel finale di Samardzic decide la gara tra Marsiglia di De Zerbi e l'Atalanta di Juric al Velodrome con il successo della Dea per 0-1 in una gara piena di episodi nella quarta giornata di Champions League. I nerazzurri, grazie a questo successo esterno si portano a 7 punti nella classifica della fase campionato, mentre i francesi restano a quota 3.
A regalare il successo all'Atalanta la rete all'89' di Samardzic in contropiede con una grandissima conclusione di mancino dai 35 metri, che ha battuto un impotente Rulli. Un gol molto contestato dal Marsiglia per un tocco di mano di Ederson nell'area opposta poco prima del contropiede nerazzurro, ma l'arbitro dopo il check del Var ha deciso di convalidare la rete.
Primo tempo molto intenso con il Marsiglia pericoloso con Aubameyang e Hojbjerg, con il primo che trova Carnesecchi e il secondo che calcia a lato da ottima posizione. L'Atalanta va vicinissima al gol del vantaggio prima con il rigore fallito da De Ketelaere, con la parata di Rulli e poi con Krstovic che calcia alto da ottima posizione. Nella riprsa ci prova prima Bellanova di testa al 49', poi i francesi costruiscono una doppia occasione al 62', prima con una conclusione di Greenwood respinta, poi con Aubameyang che vede il suo tiro bloccato a due passi dalla porta. Al 70' viene annullato un gol all'Atalanta, andata a segno con un tap in vincente di Lookman su cross di Bellanova. Sanchez prima convalida, poi viene richiamato da Var e annulla per fuorigioco. Poi nel finale di gara il gol di Samardzic che decide la sfida nonostante il forcinf finale del Marsiglia.
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