
(Adnkronos) - Domani, venerdì 10 ottobre, lo sciopero dei mezzi pubblici a Roma potrebbe creare parecchi disagi a chi si deve spostare nella Capitale. L'agitazione è stata indetta dai sindacati Usb, Orsa e Sul per protestare contro le condizioni di lavoro di autisti e personale Atac. I sindacati hanno denunciato i turni che rendono impossibile conciliare vita privata e lavoro, la sicurezza nelle fermate e ai capolinea, oltre ai buoni pasto e lo smart working negati.
Due le proteste in un'unica giornata: quella di Sul durerà, infatti, 24 ore, dalle 8.30 alle 17 e dalle 20 fino a fine servizio (con le fasce di garanzia attive per tutelare chi entra ed esce dal lavoro), mentre quella di Usb e Orsa si limiterà a quattro ore, dalle 8.30 alle 12.30.
La protesta coinvolgerà l’intera rete Atac con l'esclusione delle linee: 021 – 043 – 075 – 33 – 77 – 113 – 246 – 246P – 313 – 319 – 351 – 435 (a eccezione della corsa delle ore 6.32 da via Dante da Maiano) – 500 – 515 – 551 – 669 – 980. Per quanto riguarda i servizi notturni, nella notte tra giovedì 9 e venerdì 10 non sarà assicurato il servizio delle linee bus notturne, ma saranno garantire, nelle fasce orarie diurne che arrivano oltre la mezzanotte, alcune corse su linee come la 38, 44, 61, 86, 170, 301, 451, 664, 881 e 916.
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(Adnkronos) - "Blessed are the peacemakers, che siano benedetti gli operatori di pace". Si conclude così il post con cui Donald Trump ha annunciato l'accordo tra Israele e Hamas. E il presidente americano attribuisce indubbiamente a se stesso quel ruolo di 'peacemaker' che dovrebbe, a detta sua e di suoi sostenitori in patria e all'estero, assicurargli il premio Nobel per la Pace 2025. Forse non a caso all'indomani del suo annuncio dell'accordo che potrebbe essere il più grande successo diplomatico del presidente che ribattezzato il Pentagono il dipartimento della Guerra e rivendica una lista in base alla quale avrebbe messo fine a sette conflitti, che ora diventano otto.
Dopo mesi di pressioni pubbliche e aggressive di Trump - "mi merito il premio Nobel per la pace ma non me lo daranno mai", ha esordito a febbraio fino a rivendicare all'Onu "tutti dicono che lo devo avere", per poi concludere nei giorni scorsi che "lo daranno a qualcuno che non ha fatto un dannato niente, e sarà un grande insulto per il nostro Paese" - in queste ultimi giorni e in particolare in queste ultime ore si stanno moltiplicando sollecitazioni ed appelli, tra i quali quello dei familiari degli ostaggi israeliani, a premiare il presidente americano.
Dall'Istituto norvegese del Nobel, che conferisce il riconoscimento della Pace, si fa sapere che "l'ultima riunione del comitato si è svolta lunedì". Parlando con l'Afp, il portavoce Erik Aasheim, non si sbilancia, confermando la tradizionale riservatezza del comitato: "Gli ultimi mattoni sono stati posizionati lunedì, ma non diciamo mai quando il comitato per il Nobel prenderà una decisione". Precisa però che non sono previste altre riunioni, prima dell'annuncio. Ed esclude che il comitato si asterrà dall'assegnare il premio, come hanno ipotizzato alcuni esperti di fronte al deterioramento della situazione geopolitica: "Ci sarà un vincitore".
Asle Sveen, storico dei premi Nobel, si dice "sicuro al 100%" che il vincitore non sarà Trump: "Il comitato ha già preso la sua decisione" e l'accordo tra Israele e Hamas "non ha alcun impatto" sulla scelta del comitato, aggiunge, ricordando anche che il presidente americano ha "dato carta bianca", e aiuti militari, a Benjamin Netanyahu per le sue operazioni militari a Gaza. Proprio il premier israeliano è stato tra i primi a nominare, lo scorso luglio, Trump perché "sta forgiando la pace mentre parliamo, in un Paese della regione dopo l'altro", dopo che i raid Usa contro le centrali nucleari iraniane hanno messo fine alla "guerra dei 12 giorni" tra Israele e Iran. Nomine sono arrivati da leader di Cambogia, Azerbaijan, Pakistan e da esponenti politici di Ucraina, Svezia, Norvegia e Usa.
Si tratta però in maggioranza di candidature - tranne quella inviata a dicembre dalla repubblicana Claudia Tenney per gli accordi di Abramo - arrivate fuori tempo massimo rispetto alla scadenza, lo scorso 31 gennaio, per la presentazione delle 338 nomination per il 2025. Nina Grager, direttrice dell'Istituto di ricerca per la Pace di Oslo, considera pensa "altamente improbabile che gli sviluppi a Gaza influenzeranno le decisioni del Comitato", aggiungendo però che se "il piano di Trump porterà ad una pace duratura e sostenibile, quasi certamente il comitato dovrà prenderlo in considerazione il prossimo anno".
Jorgen Watne Frydnes, il presidente del comitato, ridimensiona il pressing per Trump che sta subendo insieme agli altri quattro membri nominati dal Parlamento norvegese, scegliendo spesso tra ex parlamentari: "Ogni anno riceviamo migliaia di lettere, mail, richieste, gente che dice 'dovete scegliere questo', così una campagna di pressioni non è certo una novità". Il comitato agisce in piena indipendenza dal governo, ma secondo alcuni media locali, il tycoon, nella sua ossessione per il premio che nel 2009 fu conferito a Barack Obama ("l'hanno dato ad Obama, non sapeva neanche per che cosa, se mi chiamassi Obama me lo avrebbero dato in 10 secondi") si sarebbe rivolto anche a Jens Stoltenberg, l'ex capo della Nato ed ora ministro delle Finanze norvegese.
"Noi sappiamo che il mondo è in ascolto e discute su come ottenere la pace e noi dobbiamo essere forti e determinati nelle nostre scelte, è il nostro lavoro", dichiara ancora alla Bbc Frydnes, che da presidente dell'associazione norvegese per la libertà d'espressione in passato ha condannato la repressione "persino in Paesi democratici" puntando il dito contro Trump. E Ylva Engstroim vice presidente dell'Accademia svedese delle Scienze, ha puntato il dito contro le politiche di Trump per depotenziare con tagli draconiani la ricerca scientifica e minare la libertà accademica, politiche che "possono avere effetti devastanti a breve e lungo termine, la libertà accademica è uno dei pilastri della democrazia".
Ma la cosa che in tanti in Norvegia e nel mondo stanno ricordano è che Trump con la sua leadership divisiva, le sue tante "guerre", da quella ai migranti a quella commerciale con mezzo mondo, compresi amici e alleati, passando da quella al multilateralismo, sia quanto mai lontano dai principi con cui da 125 anni si conferisce il premio a chi "ha lavorato al meglio per la fraternità tra le nazioni, per l'abolizione o la riduzione degli armamenti e per svolgere e promuovere congressi di pace".
"Trump si è ritirato da istituzioni internazionali come l'Organizzazione mondiale per la Sanità e dagli accordi di Parigi, se pensiamo alla sua aspirazione di ottenere la Groenlandia dalla Danimarca, questo non parla in favore della cooperazione internazionale", afferma Graeger che poi sottolinea come la sua repressione di proteste, giornalisti critici e accademici, in particolare quelli considerati pro Pal, "tutto punta ad una direzione non pacifica".

(Adnkronos) - La condotta di Barbara Floridia "non può essere ignorata dal Parlamento viste le delicate funzioni attinenti alle garanzie sul pluralismo delle informazioni, che la Floridia dovrebbe svolgere". I capigruppo dei partiti di maggioranza in Commissione di Vigilanza Rai hanno indirizzato una missiva al presidente del Senato, Ignazio La Russa, per denunciare quello che definiscono uno "sconcertante episodio" legato all'operato della presidente della Commissione stessa, la senatrice del M5S Barbara Florida. A firmare il documento, datato 9 ottobre, sono stati Francesco Filini (capogruppo Fratelli d'Italia), Giorgio Maria Bergesio (capogruppo Lega), Roberto Rosso (capogruppo Forza Italia ), oltre a Mariastella Gelmini.
Il cuore della missiva riguarda la vicenda del giornalista Mario Sechi. I firmatari denunciano che la presidente Florida "ha divulgato un post sui social in cui ha fatto apparire un giornalista come fautore dell'affondamento delle imbarcazioni della cosiddetta Flotilla". Secondo i capigruppo, il post avrebbe travisato un ragionamento fatto da Sechi in televisione, con una frase "tolta dal contesto" che lo avrebbe fatto apparire come "il fautore di una sorta di affondamento generalizzato di imbarcazioni". La critica si inasprisce nel racconto della corrispondenza intercorsa tra la stessa Florida e Sechi, in cui la presidente: "non solo non avrebbe mostrato ravvedimento circa l'abuso fatto ai danni Sechi, ma lo avrebbe rivendicato in modo veramente opinabile". Il gesto, si legge nella lettera, ha esposto Sechi a "gravi pericoli, visto il clima che si respira sul conflitto in Medio Oriente". La missiva si conclude con un monito: "Far passare questo noto giornalista per una persona che auspica atti di un certo tipo lo espone a rappresaglie da parte di quanti dovessero scambiare la manipolazione con la realtà".
I capigruppo hanno quindi chiesto al presidente La Russa di considerare la condotta della presidente, che a loro avviso "va nella direzione esattamente opposta" rispetto alle "delicate funzioni" di una Commissione "che ha tra gli obiettivi anche quello di tutelare la libertà di stampa e il giornalismo".

(Adnkronos) - Sono quelli che programmano i codici che oggi sono alla base di tantissime nostre azioni quotidiane, dall’usare il pc o il telefonino fino alla lavatrice e altri elettrodomestici. Ma anche usare l’auto, prendere un ascensore e tantissime altre azioni. Sono i programmatori che operano nelle ‘fabbriche dei software’, un comparto che oggi in Italia conta tra le 1.500 e le 2mila aziende, come racconta ad Adnkronos/Labitalia Pierfrancesco Angeleri, presidente di Assosoftware, che aderisce al sistema Confindustriale ed è l’associazione delle aziende che sviluppano e commercializzano prodotti software in Italia, e non solo.
“Il software -afferma- oggi è dappertutto, in qualsiasi oggetto che tocchiamo c’è del software, anche nelle macchine, negli elettrodomestici. Praticamente oggi il software è qualcosa che è presente in tutte le componenti della vita delle persone, sia ‘aziendale’ che personale, famigliare. E’ invasivo e pervasivo. La stima sulle aziende che fanno primariamente lo sviluppo del software è tra le 1.500 e le 2mila in Italia. Noi riteniamo -continua- di rappresentare tra il 65 e il 70% del fatturato complessivo, in termini dimensionali, delle aziende che producono software in Italia. E’ un comparto che cresce ogni anno a doppia cifra, ci sono stati anni in cui è cresciuto del 20%, e quindi cresce molto più del Pil italiano”.
E la crescita potrebbe essere molto più sostenuta. “Oggi ci lavorano secondo la nostra stima -spiega Angeleri- circa 150mila persone, ma si potrebbe arrivare a 500mila, puntando sul settore come volano di crescita economica, cosa che nessun governo finora ha fatto. La componente più importante in un’azienda di software è la ‘fabbrica’, e con questa intendo persone che sviluppano software, programmano e producono codici. I nostri prodotti sono applicazioni che girano sui computer, su degli apparecchi dedicati. Applicazioni dietro le quali ci sono delle linee di codici e dietro di esse c’è la componente programmazione che è quella più significativa in termini umani e di risorse ed è la ‘fabbrica’ del software. E poi tutto intorno c’è un mondo di persone che progetta il software, lo ‘assiste’, lo vende. Ma tutto ruota intorno alla ‘fabbrica’ che crea l’oggetto, dietro la quale ci sono persone che stanno dietro un computer e producono prodotto intangibile che è il software”, sottolinea Angeleri.
Un prodotto, il software, che, secondo Angeleri, potrebbe fare la fortuna del nostro Paese, se solo a livello politico si decidesse di ‘puntare’ su di esso. “La potenzialità inespressa del settore -spiega- è grandissima, finora c’è sempre stata poca attenzione da parte di tutti i governi che si sono succeduti, nel pensare che questo settore potesse essere un volano per la crescita economica del Paese”. Oggi il ‘regno’ dello sviluppo dei codici dei software è l’India. “Lì ci sono più di 5 milioni di programmatori, noi come Paese non siamo mai stati attrattivi per diventare un luogo dove le grandi aziende del software, che non sono purtroppo quelle italiane, decidono di fare delle fabbriche. E questo nonostante Siamo un paese che ha delle eccellenti università, eccellenti università di informatica distribuite sul territorio, e con costi del personale assolutamente competitivi e agevolazioni anche importanti”, avverte.
E allora oggi serve “fare diventare questo comparto uno dei cavalli di battaglia per la crescita di questo Paese nei prossimi 5-10 anni. Attiriamo il mondo delle aziende del software a venire a lavorare in Italia, perché in Italia ci sono tutti gli elementi corretti per poter avere successo”, sostiene. Ma per Angeleri serve anche una svolta nella visione delle aziende, pubbliche e private, sull’oggetto software. “Nessuno -spiega- parla di rottamazione del software. Abbiamo un patrimonio applicativo software nelle aziende, nella pubblica amministrazione, molto molto vecchio, molto più vecchio di tutta la tecnologia in termini di tempo. Ancora all'interno delle banche girano codici di programmazione che hanno quarant'anni. I software moderni, oltretutto, sono molto meno energivori, molto più efficienti e quindi oggi la grande battaglia da fare è quella della rottamazione del software”.
Nel futuro delle aziende del software made in Italy per Angeleri è centrale l’intelligenza artificiale: “Per noi non costituisce assolutamente una minaccia, anzi, è una grandissima opportunità, perché ci permettere, ci permetterà di programmare molto più rapidamente, di rendere molto prodotti disponibili in tempi di sviluppo accorciati". "Molte delle aziende hanno già rilasciato delle applicazioni che utilizzano l'intelligenza artificiale, che è una grande opportunità per crescere, essere più rapidi, più efficaci, fornire più servizi”, conclude.

(Adnkronos) - Dal 16 al 19 ottobre 2025, torna nel centro storico 'Romadiffusa', il festival che celebra la città eterna contemporanea e creativa con il claim "Roma città odierna". Con oltre 60.000 mila presenze, più di 100 location iconiche coinvolte e oltre 200 tra artisti, musicisti e creativi, il festival accende i riflettori sulla Roma contemporanea e creativa, aprendo luoghi storici a contenuti inediti e non convenzionali. L’evento, giunto alla quarta edizione e curato da Sara D’Agati e Maddalena Salerno di Bla Studio, è inserito all’interno della Festa dell’Ansa Barocca promossa dal municipio I Roma Centro.
La manifestazione, realizzata grazie alla vittoria di un bando pubblico, si svolge con il patrocinio e il sostegno dell'assessorato alla Cultura, allo Sport e alle Politiche Giovanili del I municipio, guidato da Giulia Silvia Ghia: "Abbiamo creduto da subito e fortemente in questo progetto al punto da inserirlo su base triennale, nel palinsesto delle feste rionali del centro storico. Abbiamo bisogno di riappropriarci dei luoghi come cittadini e cittadine, ridarne un senso, e questo vale soprattutto per le giovani generazioni di romani e romane. Un festival diffuso - continua l’assessore Ghia - per conoscere la città autentica, viva e sotto un’altra luce rispetto alla versione 'tutto solo per turisti' può dare impulso ad una diversa consapevolezza degli spazi pubblici e dunque ad un maggior rispetto e cura da parte di tutti".
Romadiffusa trasforma il centro storico in uno spazio creativo diffuso, unendo contenuti inediti e moderni a luoghi storici e tradizionali. Il festival propone un ricco palinsesto, per la maggior parte gratuito, che spazia tra diverse discipline. Il festival si svolge in diverse aree del centro storico, tra cui i rioni Regola, Ponte e Parione, con eventi e installazioni attive da giovedì 16 a domenica 19 ottobre.
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(Adnkronos) - Daniil Medvedev show a Shanghai. Il tennista russo è volato ai quarti di finale del Masters 1000 cinese, battendo Learner Tien, finalista a Pechino prima di essere battuto da Jannik Sinner, in tre set con il punteggio di 7-6 (8-6), 6-7 (1), 6-4 e provando così a risollevare una stagione fin qui disastrosa. Durante la partita Medvedev ha messo su un vero e proprio show, piegato dai crampi per il caldo e furioso con il giudice di sedia.
Le condizioni del torneo cinese continuano a essere al centro delle polemiche, dopo il ritiro di Sinner e i malesseri fisici accusati da diversi tennisti, tra cui Novak Djokovic. Durante il tie break del secondo set Medvedev ha accusato forti crampi alla gamba destra, appoggiandosi alla racchetta in una scena che ha ricordato quanto successo all'azzurro numero due del mondo contro Griekspoor. I problemi fisici sono durati per l'intera durata del tie break, tanto che il russo è riuscito a mettere a segno un solo punto.
Durante il match sono andati in scena diversi siparietti con il giudice di sedia. Proprio dopo il tie break del secondo set, Medvedev ha chiesto che fosse una raccattapalle a togliergli la maglia, completamente fradicia di sudore. La richiesta è stata respinta ed è stato un addetto al campo ad aiutarlo, tra evidenti smorfie poco entusiaste.
Medvedev ha poi preso, proprio al termine del secondo set, un warning per perdita di tempo, sfogando la sua ira contro l'arbitro: "Per tutta la vita ho servito e aspettato Rafa (Nadal, ndr) per 55 secondi. E tu mi dai una violazione del codice alla prima occasione. Ho giocato contro Rafa 5 volte, non c'è stata una volta in cui io ero pronto a servire e lui era pronto a rispondere. Non ha commesso una violazione del codice".
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(Adnkronos) - "Ho sentito che si è firmata questa tregua tra Israele e Palestina. Io non ho un dubbio, io ho miliardi di dubbi, perché so che il progetto originale del signor Netanyahu non è proprio questo". A dirlo, in un video su Instagram, è il popolare conduttore Enzo Iacchetti, che da tempo è attivo in merito alla causa palestinese ed è stato recentemente protagonista di uno sfogo in diretta tv sul tema, ospite di Bianca Berlinguer a 'E' sempre Cartabianca'.
"Non si è mai parlato di che fine farà questo popolo, dove andrà questa gente e perché ogni giorno ne muoiono ancora così tanti - scandisce Iacchetti -. Quindi mi dispiace ma non ci credo, per ora. Poi, se vedrò delle immagini che non sono più quelle che ho visto sinora, può darsi che mi ricreda".

(Adnkronos) - "La presidente, la Senatrice Liliana Segre, ha accettato prontamente la mia richiesta di convocare la Commissione straordinaria per il contrasto dei fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all'odio e alla violenza". Lo dice in una intervista al Secolo d'Italia il senatore Marco Scurria, capogruppo di di Fratelli d'Italia in Commissione straordinaria. La richiesta di convocazione era stata avanzata nei giorni scorsi dopo le manifestazioni delle ultime settimane e le dichiarazioni di importanti esponenti del cosiddetto mondo pro-Pal.
"Già la prossima settimana, probabilmente martedì, la Commissione si riunirà e sono fiducioso che, grazie al suo impegno e alla competenza di tutti i suoi membri, riusciremo a fare un passo importante nella lotta contro l'odio, contribuendo al consolidamento di un futuro e di una società più giusta. In un momento storico in cui la prima fase dell'accordo di pace per il Medio Oriente sta finalmente prendendo forma, è fondamentale ribadire con forza che ogni forma di antisemitismo non può più essere tollerata".
"Quando episodi come quello avvenuto in diretta su La7, dove una figura di enorme valore morale come Liliana Segre viene trattata con disprezzo, dalla relatrice speciale delle Nazioni Unite sui territori palestinesi occupati, Francesca Albanese, è essenziale che il Parlamento intervenga con tempestività e decisione - spiega Scurria -. Il Parlamento deve affrontare con serietà la crescente diffusione di fenomeni preoccupanti, che rischiano di minare i principi fondamentali della nostra democrazia. Le piazze possono essere spazi di legittimo dissenso e protesta, ma mai strumenti per veicolare odio e intolleranza. Occorre quindi assumere una posizione ferma e inequivocabile, distinguendo tra dissenso politico legittimo e incitamento all’odio razziale o religioso. Le dichiarazioni, i comportamenti e gli slogan che incitano alla violenza o alla discriminazione non devono avere spazio nella nostra società, e il Parlamento ha il dovere di garantire che questo principio venga rispettato".
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(Adnkronos) - La crisi finanziaria sta colpendo sempre più farmacie, cliniche private, poliambulatori e professionisti sanitari. A pesare sono l'aumento dei costi fissi, i ritardi nei rimborsi del Ssn, l'inflazione e la ripresa delle riscossioni fiscali, sospese durante la pandemia. Nel settore sanitario questa pressione si traduce in un aumento dei costi energetici e dell'inflazione farmaceutica, che portano molte strutture al blocco operativo con Durc (documenti unici di regolarità contributiva) non rilasciati, forniture interrotte e stipendi a rischio. Un quadro descritto da Consulcesi in una nota, nel quale assume un ruolo di assoluto rilievo - si legge - il Codice della crisi d'impresa e dell'insolvenza, pienamente operativo dal 2022. Se il Codice viene attivato correttamente, affidandosi ai professionisti del settore, prevede strumenti come la composizione negoziata, il concordato minore e l'accordo di ristrutturazione, che permettono di ristrutturare il debito, bloccare le azioni in corso e garantire la continuità operativa, anche in presenza di situazioni molto complesse.
Per rispondere a questa emergenza, Consulcesi & Partners (C&P), network legale specializzato nella tutela dei professionisti sanitari, e Cfi (Crisi fiscale d'impresa), struttura specializzata nella risoluzione delle situazioni debitorie, hanno avviato una partnership strategica con il servizio 'Soluzione debito' (www.soluzionedebito.com). Si tratta della prima task force legale-fiscale dedicata al settore sanitario, in grado di accompagnare farmacie, cliniche e professionisti nell'attivazione degli strumenti previsti dal Codice della crisi, sottolinea Consulcesi. Il servizio nasce dall'ascolto costante del mondo della sanità, nostro target di riferimento da oltre 20 anni - spiega Bruno Borin, responsabile del team legale di Consulcesi & partners - Abbiamo raccolto un vero e proprio grido d'allarme: a settembre le segnalazioni di difficoltà di farmacie e cliniche sono aumentate del 12% rispetto al trend dell'anno. Un dato che deve far riflettere, perché proteggere la continuità delle strutture sanitarie significa tutelare non solo le strutture e il personale, ma anche i pazienti e i percorsi di cura". Aggiunge Carlo Carmine, fondatore di Cfi: "Strumenti come la composizione negoziata, il concordato in continuità o gli accordi di ristrutturazione consentono di ridurre il debito fino al 60–70% e bloccare immediatamente le azioni esecutive Con questa partnership li rendiamo finalmente accessibili al mondo sanitario, che non può permettersi interruzioni".
Consulcesi cita un caso concreto: una farmacia lombarda con oltre 1,1 milioni di euro di debiti (450mila euro verso l'Agenzia delle entrate, 320mila con l'Inps e oltre 350mila con fornitori e banche) ha rischiato la sospensione delle forniture e dei Durc, mettendo in allerta il personale. Grazie all'intervento congiunto di Cfi e C&P, è stato avviato un concordato in continuità che ha permesso: il blocco immediato delle procedure esecutive; la riduzione del debito del 65%; il rientro della quota residua in 7 anni; il mantenimento dei 3 posti di lavoro e la piena operatività della farmacia. Oggi la struttura ha recuperato fornitori, rapporto con l'Asl e fiducia del territorio.

(Adnkronos) - E' ''un momento storico in Medio Oriente'' perché grazie all'accordo raggiunto a Sharm el-Sheikh ''si è arrivati alla fine della guerra e non a un cessate il fuoco temporaneo nella Striscia di Gaza''. Un accordo raggiunto con il ruolo cruciale degli Stati Uniti, per cui ''il presidente americano Donald Trump merita il Premio Nobel per la pace''. Così all'Adnkronos l'attivista israeliano Gershon Baskin, il mediatore che nel 2011 convinse il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu a stringere un accordo con Hamas per ottenere la liberazione del caporale Gilat Shalit, in ostaggio nella Striscia di Gaza. Un accordo storico sul quale Baskin nutre ''fiducia, verrà rispettato'' e che ha rotto anche un tabù, ''è stata la prima volta nella storia che rappresentanti ufficiali israeliani e funzionari di Hamas si sono seduti nella stessa stanza'' sottolinea. ''L'ho visto con i miei occhi in un video'', risponde ai dubbi sollevati da un articolo del Times of Israel secondo cui il video in questione era fuorviante, ripreso da due angolazioni diverse.
Sta di fatto che anche questa volta Baskin ha preso parte al processo negoziale, ''ho partecipato alle discussioni su tutte le questioni'' e ''i miei sforzi principali sono stati quelli di comunicare con Steve Witkoff e trovare un modo per creare un canale segreto tra gli americani e Hamas, sapendo che il negoziato non doveva essere diretto con gli israeliani. Gli israeliani avrebbe accettato qualsiasi cosa Trump li avesse costretti ad accettare''. La svolta, ha ricostruito in una nota, è arrivata ''il 19 settembre, in tarda serata'', quando l'inviato di Trump per il Medioriente ''Witkoff mi ha chiamato e mi ha detto: 'Abbiamo un piano'''. Ne è seguita, racconta Baskin, ''una lunga conversazione e ho sostenuto i piani americani, avanzando alcuni suggerimenti su come coinvolgere Hamas''.
A questo punto gli americani hanno chiesto a Baskin ''di convincere la leadership di Hamas che Trump faceva sul serio, che non c'entrava nulla con il raid israeliano su Doha e voleva che la guerra finisse. Negli ultimi mesi sono stato in contatto con 8 membri della leadership di Hamas fuori Gaza. Tre di loro hanno discusso con me. Non ho avanzato suggerimenti a Israele perché per oltre un anno ho creduto che, se il presidente Trump avesse deciso che la guerra dovesse finire, avrebbe costretto Netanyahu a sottoscrivere l'accordo. Ed è esattamente quello che è successo''.
Baskin, però, non era presente a Sharm el-Sheikh e "non so cosa sia stato deciso e cosa debba ancora essere deciso''. Nello specifico, il mediatore spiega di ''non sapere'' quale decisione sia stata presa sulla richiesta di rilascio di Marwan Barghouthi, questione ritenuta ''centrale'' per Hamas. ''Ho dedicato molto tempo e sforzi per fornire agli americani informazioni su Marwan Barghouthi'', ha spiegato. Quindi ''ci sono ancora dettagli che non conosciamo'', ma per l'attivista israeliano è stata ''una mossa brillante'' il fatto che ''Trump abbia vincolato Netanyahu all'accordo, mentre qatarioti, egiziani e turchi hanno vincolato Hamas all'accordo''. Baskin ha anche voluto ricordare che ''senza Witkoff niente di tutto questo sarebbe successo''.
E ha sostenuto che ''il ruolo di Jared Kusher in questo momento è stato cruciale perché in futuro'' il ministro israeliano per gli Affari strategici ''Ron Dermer lavorerà per Kushner e non per Netanyahu. Portare Kushner all'ultimo round di negoziati è stata una mossa brillante per neutralizzare il ruolo di Dermer, che consisteva nel vanificare ogni possibilità di porre fine alla guerra''. Infine, ''il ruolo chiave della Turchia è stato cruciale nel fare pressione su Hamas affinché accettasse l'accordo e non si tirasse indietro dal tavolo'', sottolinea l'attivista. Ora ''israeliani e palestinesi possono ricominciare a respirare'' in attesa ''della piena attuazione'' del piano, conclude.

(Adnkronos) - "Gare campionati giocate all’estero? Ho la mia opinione personale, che non condividerò per ora. Ma al momento ho visto che la Uefa l'ha approvata. Non so se la Concacaf abbia dato il suo ok e poi passerà dalla Fifa per l'approvazione, ma questa è una partita. Penso che abbiamo bisogno di una riflessione più globale su ciò che vogliamo fare". Lo ha detto il presidente della Fifa Gianni Infantino, sulle gare di Serie A e Liga, che saranno giocate all’estero, Milan-Como a Perth e Villarreal-Barcellona a Miami.
Infantino ha aggiunto: "Vogliamo che tutti giochino ovunque e facciano quello che vogliono? La Fifa è piuttosto chiara sotto questo aspetto. Oppure vogliamo un sistema regolamentato che tenga conto degli interessi di tutti a livello nazionale, continentale e di club, ma anche della legittimità di ognuno a organizzare eventi e a regolamentare lo sport nel proprio Paese, continente?".
Infantino ha poi commentato la questione della partita Italia-Israele, che si giocherà martedì 14 ottobre per le Qualificazioni ai Mondiali: "Ora c'è un primo accordo di un cessate il fuoco, è una notizia fantastica, di cui tutti dovrebbero essere felici sostenendo questo processo. Questa notizia è un qualcosa che va oltre il calcio, ma include anche il calcio. Voglio dire che è davvero una notizia fantastica per il mondo intero, per tutti, grazie agli sforzi di tutti i soggetti coinvolti, a partire dal Presidente Trump, passando per il Qatar, l'Egitto, la Turchia, tutti i Paesi, palestinesi, israeliani" ha aggiunto Infantino.
“Mondiali in estate? Sembra abbastanza ovvio per i Mondiali, ma non si possono giocare in alcune località in estate, quindi dovremo cambiare il calendario" ha detto poi Infantino, a proposito della possibilità di giocare i mondiali in Arabia Saudita nel 2034 in inverno.
"Ne stiamo parlando, ma non solo per quel Mondiale, la riflessione è generale. Anche giocare in alcuni paesi europei a luglio fa molto caldo, quindi forse dobbiamo riflettere su questo. Ci sono alcuni modi per ottimizzare il calendario, ma ne stiamo discutendo e vedremo quando arriveremo a delle conclusioni. Dobbiamo solo avere una mente aperta". In chiusura anche un commento sulla possibilità di vedere l'Italia ai prossimi Mondiali: "L’Italia deve andare al Mondiale? Dipende da chi andrà in campo. I migliori andranno al Mondiale".
Leggi tutto: Infantino: "Milan-Como in Australia? Situazione da regolamentare"

(Adnkronos) - In occasione del 127esimo congresso della Società italiana di chirurgia (Sic), svoltosi a Bari, è entrato ufficialmente in carica il nuovo presidente della società scientifica: Ludovico Docimo, professore ordinario di Chirurgia generale e presidente della Scuola di Medicina dell'università della Campania Luigi Vanvitelli di Napoli. Nel suo primo intervento da presidente, Docimo ha lanciato un forte allarme sulla crisi vocazionale dei giovani medici verso le discipline chirurgiche: "Chi eseguirà - si è chiesto - gli oltre 4 milioni di interventi chirurgici che ogni anno vengono eseguiti nel nostro Paese?". La chirurgia, ha sottolineato, è "una professione tanto indispensabile quanto affascinante: basti pensare alla chirurgia d'urgenza, alla chirurgia oncologica e dei trapianti, ma anche agli interventi per patologie croniche e degenerative che incidono profondamente sulla qualità della vita dei pazienti. Tuttavia, fino allo scorso anno i posti disponibili nelle scuole di specializzazione in chirurgia generale erano coperti in misura inferiore al 50%, e circa il 20% degli iscritti abbandonava il percorso formativo. Una tendenza preoccupante, aggravata dai pensionamenti e dalla carenza di organico già diffusa negli ospedali italiani".
Quest'anno, però, si intravede un'inversione di rotta: le iscrizioni preliminari in chirurgia generale - riporta una nota - hanno raggiunto il 64%, un dato incoraggiante favorito dall'innovazione tecnologica (chirurgia mini-invasiva e robotica, particolarmente attrattive per i giovani) e dalle recenti riforme in tema di colpa medica. "E' un segnale di speranza - ha commentato Docimo - ma non possiamo abbassare la guardia. Nei prossimi anni il chirurgo sarà richiestissimo e dobbiamo prepararci a colmare carenze strutturali che riguardano tutti gli ambiti".
Il nuovo presidente ha infine sottolineato come la chirurgia in Italia si stia declinando sempre più al femminile: nelle nuove generazioni le donne chirurgo superano numericamente gli uomini, segno di un cambiamento culturale e della caduta di antichi pregiudizi. Con la guida di Docimo - conclude la nota - la Sic si prepara a rafforzare il proprio ruolo di punto di riferimento scientifico e professionale, al servizio della sanità italiana e dei pazienti.
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(Adnkronos) - "Garantire pari dignità alle persone con obesità per favorire l'accesso alle terapie, approvazione del Piano nazionale cronicità e inserimento nei Lea". E' l'appello che Iris Zani, presidente di Fiao - Federazione italiana associazioni obesità, ha lanciato oggi a Roma a una settimana dall'approvazione della proposta di legge 'Disposizioni per la prevenzione e la cura dell'obesità', in occasione di un incontro con la stampa organizzato dall'associazione e realizzato con il contributo non condizionato di Novo Nordisk. "E' essenziale considerare e trattare l'obesità come una malattia vera e propria, al pari delle altre patologie croniche non trasmissibili, piuttosto che come una semplice questione di scelte alimentari sbagliate o responsabilità individuali. Questa legge segna un'importante inversione di rotta, ma deve essere vista come un punto di partenza", ha ribadito.
"L'approvazione di una legge come questa - ha affermato Eligio Linoci, vicepresidente Fiao - è un passo fondamentale per assicurare ai pazienti un accesso migliore alle cure e garantire finanziamenti che nei prossimi anni permetteranno di gestire le azioni di prevenzione, in particolare sulla popolazione più giovane e quindi a livello scolastico. La legge consentirà di promuovere campagne di sensibilizzazione, sia verso i pazienti, che spesso non sono consapevoli di avere un problema e di dover chiedere aiuto, sia verso la collettività, per meglio comprendere questa malattia, che fino ad ora troppo spesso non è considerata tale".
"Con la legge Pella - ha ricordato il ministro della Salute, Orazio Schillaci - l'Italia è la prima al mondo a riconoscere l'obesità come malattia cronica. Un primato significativo perché sappiamo bene che l'obesità è un problema di salute globale che non riguarda solo gli adulti, ma anche i bambini. Questo provvedimento si inserisce nel solco di quanto in questi anni abbiamo già avviato per dare una spinta forte alla prevenzione. Ora lavoreremo per dare attuazione alla legge e sono certo che anche con il coinvolgimento attivo delle associazioni, come la Fiao, raggiungeremo altri importanti traguardi".
Per Roberto Pella, presidente dell'Intergruppo parlamentare Obesità, diabete e malattie croniche non trasmissibili, promotore e primo firmatario del provvedimento, "questa legge sarà fondamentale per avviare iniziative di prevenzione e di sensibilizzazione, oltre che di cura, in favore di pazienti e cittadini. Per esempio legandole agli eventi sportivi che si svolgono su tutto il territorio nazionale nei comuni e nelle regioni, o anche attraverso campagne di informazione per ridurre lo stigma e gli episodi di bullismo e discriminazione che, purtroppo, questa malattia porta con sé". Soddisfatto che questo traguardo sia stato "tagliato insieme, in maniera corale, dando seguito alle istanze espresse da associazioni e società scientifiche", Pella ha ricordato che "l'obesità rappresenta un'emergenza globale oggi e nelle proiezioni di sostenibilità di tutti i sistemi sanitari, e sarà proprio dal nostro Paese che potrà partire un'azione strutturata per affrontarla con serietà e strumenti adeguati, nell'interesse della salute di tutti i cittadini e delle nostre comunità".
Anche secondo Andrea Lenzi, presidente Cnbbsv, Comitato nazionale per la biosicurezza, le biotecnologie e le scienze della vita della Presidenza del Consiglio dei ministri, presidente Onorario Hci- Health City Institute, "il riconoscimento dell'obesità come malattia in termini di impatto clinico, economico e sociale per il trattamento e la gestione delle patologie ad essa correlate rappresenta una sfida che, se non adeguatamente affrontata, condizionerà le generazioni future con importanti conseguenze negative sul sistema sanitario e sull'intera società. Questa nuova legge pone l'Italia in una posizione di primo piano a livello globale per il suo impegno istituzionale al contrasto della malattia, sia in termini di prevenzione che di cura".
"L'obesità è una malattia eterogenea e multifattoriale influenzata da fattori genetici, ambientali e psicologici", ha chiarito Luca Busetto, professore in Nutrizione del Dipartimento di Medicina dell'università degli Studi di Padova e vicepresidente della European Association for the Study of Obesity (Easo). "Il contrasto a questa condizione include anche la lotta contro lo stigma che colpisce le persone obese, e la nuova legge rappresenta un importante punto di svolta nel riconoscerne la complessità e l'impatto. E' essenziale - ha concluso - promuovere l'uso di un linguaggio corretto, rispettoso e scientificamente accurato, come quello proposto dalla tassonomia implementata dalla Easo, da parte di tutti i cittadini".
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(Adnkronos) - "Questa è l’epoca in cui buttare giù muri e cercare di fare alleanze. È il tempo di cercare di individuare percorsi in cui andare avanti insieme. Per cui sta alla difesa capire che una nave della Marina fa sempre il bene del paese quando garantisce le rotte di negazione del Mar Rosso ”. Così il ministro della Difesa, Guido Crosetto, durante il suo intervento all’evento “Shipday25. Blue to Blue”, in corso presso l’auditorium della Tecnica di Confindustria a Roma. “La difesa non ha solo il compito di difenderci da un futuro attacco, ma anche difendere dei punti nodali delle economie di un paese - ha continuato -. Non significa soltanto difenderlo in alcune realtà dove ci sono stati attacchi con con aerei o con bombe, ma anche difendere la ricchezza di un paese. Voi sapete meglio di tutti che la produzione di ricchezza passa attraverso mille canali, uno di questi è quello marino”.
Crosetto ha poi continuato evidenziando l’importanza del settore per lo sviluppo del Paese. “Il 90 per cento della ricchezza del mondo si muove attraverso il mare. Nel prossimo futuro importanti saranno i fondali marini, visto che ormai la lotta sarà sulle materie prime”. Il ministro si è quindi soffermato sull’importanza degli investimenti nella difesa da promuovere per lo sviluppo del settore. “Quando io parlo di investimenti nella difesa ad esempio - ha rimarcato Crosetto -, non penso mai ad investimenti esclusivamente militari. Penso a cose che possono essere esportate immediatamente nella parte civile”.
“Io so perfettamente quali sono i problemi degli armatori e per risolverli c’è bisogno di fare sinergia. Se l’Italia smette di creare ricchezza e reddito, non lo fa per l’azienda ma per i cittadini. Il Pil è un bene da proteggere, la ricchezza complessiva di una azienda è l’unica cosa che lo Stato può redistribuire”, ha rimarcato il ministro. “Il compito principale dello Stato è quello di aiutare a produrre ricchezza perché senza questo non ci sarà lo Stato sociale - ha concluso Crosetto -. Io considero tutte le associazioni degli elementi da difendere e da tutelare. Per questo vi dico continuate a credere a questo Paese perché questo muore se le sue energie cominciano a smettere di pensare di poterlo cambiare”.
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(Adnkronos) - In Italia vivono 52mila donne con un tumore al seno metastatico. Una condizione che richiede continuità di cure e percorsi dedicati di assistenza, soprattutto risposte rapide da parte del Servizio sanitario nazionale. L'innovazione medico-scientifica, negli ultimi anni, ha portato all'introduzione di terapie efficaci che permettono di allungare la vita delle pazienti. Ma è necessario garantire una disponibilità dei nuovi farmaci tempestiva e uniforme sul territorio. E' la richiesta che Europa Donna Italia ha avanzato alle istituzioni oggi a Roma, presentando la campagna 'Pazienti, fino a un certo punto', realizzata in occasione della quinta Giornata nazionale di sensibilizzazione sul tumore al seno metastatico (Tsm), che si celebra il 13 ottobre per richiamare l'attenzione sulla forma più avanzata della malattia, che deriva dalla diffusione del tumore primario ad altri organi.
"Deve essere un compito prioritario per le istituzioni trasformare i progressi della ricerca in percorsi di cura e assistenza concreti - ha affermato Rosanna D'Antona, presidente di Europa Donna Italia - Soprattutto vanno garantite tempestività, uniformità ed equità per le nuove cure: non sono accettabili ritardi burocratici, né differenze territoriali da regione a regione nell'accesso ai farmaci innovativi". Nel condividere le richieste avanzate da Europa Donna Italia, Saverio Cinieri, presidente Fondazione Aiom (Associazione italiana di oncologia medica), e Corrado Tinterri, vicepresidente Senonetwork, rete dei centri italiani di senologia, hanno sottolineato che "i progressi scientifici avvenuti in ambito farmacologico hanno portato a un aumento significativo della sopravvivenza per le donne e il carcinoma mammario avanzato sta assumendo sempre più le caratteristiche di una malattia cronica. Ma per dare a migliaia di pazienti tempo di vita in più è importante assicurare loro un accesso rapido alle nuove terapie".
"Crediamo fermamente che le istanze delle pazienti debbano orientare le priorità delle politiche di accesso ai farmaci - ha dichiarato Robert Nisticò, presidente di Aifa, Agenzia italiana del farmaco - Anche per questo stiamo attivando lo sportello 'Aifa ascolta', con cui vogliamo favorire l'ascolto e il dialogo diretto con le associazioni dei pazienti, per comprenderne da vicino i bisogni e dare risposte. Sicuramente i tempi di approvazione dei nuovi farmaci dipendono da un iter regolatorio complesso, necessario a garantire sicurezza ed efficacia. Ma se ci verranno segnalati ritardi, ad esempio nell'approvazione o nella dispensazione a livello regionale - ha assicurato Nisticò - ce ne faremo carico e porteremo queste criticità all'attenzione delle sedi opportune, per favorire un'accelerazione dei processi".
Anche rappresentanti della Camera, del Senato e del ministero della Salute erano presenti all'incontro di questa mattina per la presentazione alle istituzioni della campagna realizzata da Europa Donna Italia con il patrocinio di Aiom, Fondazione Aiom, Senonetwork e delle associazioni di pazienti Andos Onlus, Ropi - Rete oncologica pazienti Italia e Oltre il nastro rosa. L'iniziativa, che gode anche del patrocinio di Fondazione pubblicità progresso, è attualmente in programmazione su televisione, stampa, radio, cinema, web e social media.
Cuore della campagna 'Pazienti, fino a un certo punto' è uno spot ambientato in una sala d'attesa, simbolo del tempo sospeso vissuto da molte pazienti, che lentamente si riempie di donne - pazienti reali - con tumore metastatico che manifestano l'urgenza di approvare i farmaci già validati a livello europeo, ma ancora non disponibili in Italia. Attraverso la campagna - spiegano i promotori - il pubblico è invitato a unirsi ai numerosi eventi, circa 200 in tutta Italia, che le associazioni della rete di Europa Donna Italia organizzeranno per il 13 ottobre. Tra le iniziative: camminate collettive, spettacoli teatrali, flashmob, attività culturali e l'illuminazione in fucsia - colore del tumore al seno metastatico - di monumenti storici ed edifici pubblici. L'elenco dettagliato sarà pubblicato sul sito europadonna.it.
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