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Giovani malati di sclerosi i più colpiti da ansia e depressione

20 Giugno 2025
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Medici a confronto per superare 'l'invisibile peso psicologico'
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Sciopero metalmeccanici, sindacati ricevuti da assessore Cani

20 Giugno 2025
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In mattinata presidio davanti alla Saras per rinnovo contratto
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Piano Mattei, Mauro (Assafrica): "E' volano per presenza più forte imprese italiane in Africa"

20 Giugno 2025
Patrizia Mauro, direttore generale <span id=

(Adnkronos) - "Il vertice di questa mattina tra Meloni e Von Der Leyen ha fatto seguito alla Conferenza organizzata lo scorso marzo, sempre a Roma, dalla Struttura di Missione Piano Mattei e dall'Ue, che ha riunito oltre 400 partecipanti tra istituzioni e privati, con un focus particolare nei settori delle infrastrutture fisiche e digitali, dell'agricoltura e dell'energia. Particolare attenzione è stata data alle potenziali sinergie tra Piano Mattei e Global Gateway ed al coinvolgimento delle imprese italiane nell’implementazione del Corridoio di Lobito, uno dei progetti strategici del Partnership for global infrastructure and investment (Pgii). Riteniamo che questi progetti e programmi europei e internazionali, in sinergia con le iniziative del Piano Mattei, potranno senz’altro essere un volano per una presenza più forte e strutturata delle imprese italiane nel Continente africano". Così, con Adnkronos/Labitalia, Patrizia Mauro, direttore generale Confindustria Assafrica & Mediterraneo, commenta il vertice di oggi Meloni-Von Der Leyen.  

"Dal lancio di questa strategia, gennaio 2024, abbiamo registrato una accelerazione da parte delle imprese nel volere essere partecipi e presenti nel Continente africano", ha continuato.  

Secondo Mauro "dobbiamo guardare all’Africa come ad un partner strategico con cui condividere conoscenza, tecnologia e opportunità. Le aziende che sceglieranno di investire in questo percorso troveranno non solo opportunità di crescita ma anche la possibilità di contribuire concretamente ad un modello di sviluppo sostenibile e inclusivo", continua.  

Per Mauro "il ruolo che abbiamo voluto perseguire come Confindustria Assafrica & Mediterraneo è stato quello di rappresentare prontamente agli interlocutori istituzionali le priorità, i progetti e gli interessi delle nostre imprese. In questi ultimi mesi, abbiamo presentato alla Struttura di Missione Piano Mattei oltre 30 progetti delle nostre imprese associate, nei 14 paesi target, in diversi settori, tra cui la l’agroalimentare, le infrastrutture, l’energia, il digitale. Sempre nel quadro delle iniziative Piano Mattei, lavoriamo a stretto contatto con tutti gli attori del Sistema Italia che operano nel Continente, dal Maeci a Cdp, Sace e Simest, a Ice Agenzia, per organizzare e promuovere iniziative a supporto delle imprese in questi mercati, quali missioni di sistema, country presentation e webinar settoriali", ha concluso.  

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Incidente sul lavoro nel Napoletano, operaio cade durante scarico merce e muore

20 Giugno 2025
Ambulanza - Fotogramma

(Adnkronos) - Ancora un morto sul lavoro oggi, venerdì 20 giugno, a Poggiomarino in provincia di Napoli dove ha perso la vita un operaio di 55 anni.  

L'incidente in via Arcivescovo D’Ambrosio. Da una prima sommaria ricostruzione pare che il 55enne, impiegato in una ditta che opera nel settore trasporto merci su strada, mentre effettuava lo scarico delle merci sarebbe caduto da un’altezza di circa 3 metri. L’uomo è deceduto sul colpo. Indagini in corso. Sul posto anche i carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro per i rilievi del caso. 

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Manifestazione d'interesse per i collegamenti Sardegna-Corsica

20 Giugno 2025
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Assessora Manca, 'una tratta che registra diverse criticità'
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Ichnusa, lotta contro abbandono del vetro arriva a Bologna

20 Giugno 2025
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Attività di pulizia con Legambiente nella zone dalla movida
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Nozze Bezos, comitato "Yes Venice Can": "Scelta Venezia motivo d'orgoglio"

20 Giugno 2025
Lauren Sánchez e Jeff Bezos (Afp)

(Adnkronos) - Nozze tra Jeff Bezos e Lauren Sánchez a Venezia. In attesa dei lunghi festeggiamenti con tanti invitati vip per il matrimonio in Laguna, la città è divisa tra chi protesta e chi, invece, come i promotori del comitato spontaneo 'Yes Venice Can' lo vedono come "un motivo d'orgoglio". "In qualità di cittadini, lavoratori, imprenditori, artigiani e rappresentanti di associazioni di categoria Veneziani, sentiamo il dovere di esprimere pubblicamente il nostro pensiero davanti alle proteste e alle polemiche sollevate in vista del matrimonio del fondatore di Amazon, Jeff Bezos, e di Lauren Sánchez, che si svolgerà nei prossimi giorni nella nostra città" sottolineano in una nota, firmata "cittadini, lavoratori, imprese e associazioni per una Venezia internazionale e inclusiva". "Venezia è una città che accoglie, non respinge! Da sempre è stata crocevia di culture, viaggiatori, imprenditori e grandi personalità" aggiungono.  

"Che una figura di rilievo mondiale abbia scelto Venezia per uno dei momenti più importanti della sua vita privata - viene rilevato - è motivo di orgoglio per tutti noi. Siamo indignati dalle voci di protesta che stanno emergendo da parte di alcuni sparuti gruppi ideologicamente ostili e disconnessi dalla realtà economica e sociale del territorio. Chi vive e lavora davvero a Venezia sa cosa significa attrarre attenzione positiva, investimenti e opportunità. Un evento come questo non è solo una celebrazione privata, ma una vetrina internazionale, una spinta all’economia reale, un segnale di fiducia verso la città. Non possiamo permettere che una minoranza rumorosa screditi l’immagine di Venezia nel mondo".  

"Ogni ospite che sceglie Venezia è un alleato nella tutela del suo valore - aggiungono dal comitato- della sua bellezza e della sua vitalità. Daremo il nostro miglior benvenuto a Mr. Bezos come sempre diamo a chi sceglie la nostra meravigliosa città come meta di vacanza o come cornice per celebrare eventi e ricorrenze importanti. Sarebbe superfluo elencare le personalità che negli anni hanno scelto Venezia come luogo ideale per dirsi 'Sì' e sottolineare come molti di questi eventi hanno visto la presenza di centinaia o migliaia di ospiti. Venezia è una città in grado di ospitare decine di migliaia di persone al giorno e non saranno certo 250 ospiti Vip a metterla in difficoltà. Giusto per citarne uno, ricordiamo il matrimonio di George Clooney che si svolse meravigliosamente e senza alcuna polemica da parte di chicchessia. Diciamo Sì a una Venezia viva, dinamica e rispettata - concludono -. Diciamo no a chi la vorrebbe chiusa, ostile e disconnessa dal mondo. Diciamo Sì a una Venezia meta di turismo di alta qualità, fuori dalle logiche del turismo di massa". 

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Ostia, 20 ingressi omaggio per clienti rimasti senza spiaggia dopo i sequestri

20 Giugno 2025
Bagnanti nella spiaggia di Ostia

(Adnkronos) - Venti ingressi omaggio in 22 impianti balneari. Ventimila lettini gratuiti per tutta l’estate per chi è rimasto senza spiaggia dopo i recenti sequestri. In un’estate che tarda a decollare, i balneari di Ostia lanciano un’iniziativa di solidarietà verso tutti i clienti degli stabilimenti rimasti "senza un posto al sole". "La stagione balneare 2025 ha visto la momentanea indisponibilità di alcune delle spiagge più amate del litorale romano: La Mariposa, Peppino a Mare, La Spiaggia di Bettina, Bungalow e Venezia - scrivono i balneari in una nota - Per non lasciare soli i frequentatori abituali di questi lidi, 22 stabilimenti balneari di Ostia hanno deciso di offrire 22 ingressi gratuiti al giorno, dal lunedì al venerdì, a partire da lunedì 23 giugno". 

L’iniziativa si traduce in 440 lettini al giorno, destinati ai clienti che presenteranno l’abbonamento del proprio stabilimento momentaneamente chiuso. A partecipare all’iniziativa sono: La Nuova Pineta, Belsito, La Bonaccia, La Conchiglia, La Marinella, La Bussola, Lido, Bahia, L’Ancora, Corsaro, La Bicocca, Plinius, Mami, Le Palme, La Capannina, Vittoria, Elmi, Il Capanno, Arcobaleno, Il Curvone, Guerrino il Marinaro e Il Gabbiano. "Un gesto concreto per non lasciare a casa nessuno e per ricordare che il mare di Roma è di tutti. È un segno di vicinanza e comunità verso chi - continuano i balneari - non per sua scelta, si è trovato senza il suo stabilimento di riferimento". Per accedere agli ingressi gratuiti sarà sufficiente presentarsi direttamente in uno degli stabilimenti aderenti con l’abbonamento dello stabilimento attualmente chiuso. Per ulteriori informazioni è possibile consultare le pagine social dei singoli stabilimenti partecipanti o rivolgersi direttamente alle segreterie. 

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Iran-Israele, Pedde (Igs): "guerra accelera processo in atto, Pasdaran al potere e Guida solo simbolica"

20 Giugno 2025
Iran-Israele, Pedde (Igs):

(Adnkronos) - I Guardiani della Rivoluzione al potere, la Guida Suprema ridimensionata quasi a figura simbolica. Dopo otto giorni di guerra con Israele, il processo di trasformazione politica dell'Iran sta accelerando verso un nuovo sistema di potere che vedrà all'apice proprio i Pasdaran, la 'seconda generazione' che viene dall'apparato militare e che già da anni ha preso il sopravvento a livello istituzionale ed economico sulla 'prima generazione', espressione clericale della rivoluzione del 1979 che "non ha replicato se stessa all'interno dello stesso contesto" e che già oggi è in numero "residuale" e molto più debole dei rivali. A tracciare il quadro dell'Iran del 'futuro' è Nicola Pedde, direttore dell'Institute for Global Studies (Igs), che in un'intervista all'Adnkronos spiega che la guerra in corso "ha accentuato le divisioni" tra le due generazioni, rendendo traumatico un passaggio di poteri che il clero auspicava accadesse in maniera soft e che invece "ora sta avvenendo sotto le bombe israeliane". 

Le due anime della Repubblica islamica hanno "visioni diverse", a partire dal "controverso" negoziato con gli Stati Uniti sul programma nucleare, interrotto bruscamente venerdì scorso - a due giorni dal sesto round di colloqui in Oman. Se la 'prima generazione', rappresentata dalla Guida Suprema Ali Khamenei, dal governo a guida riformista e da altre figure apicali, "è aperta al negoziato" tanto da presentarsi ancora oggi con il ministro degli Esteri, Abbas Araghchi, ai colloqui di Ginevra, la 'seconda generazione' ritiene che ormai non ci sia più nulla su cui negoziare e spinge per la linea dura. "C'è una carenza totale di incentivi per un'apertura negoziale", evidenzia Pedde, secondo cui la richiesta del presidente americano, Donald Trump, di resa incondizionata e smantellamento degli apparati nucleari e militari non offre sponde all'ala dialogante del regime di Teheran, che "ha insistito fortemente sull'avvio del negoziato", considerandolo "l'ultima finestra utile per vincolare l'Iran ad impegni sul nucleare e beneficiare della revoca delle sanzioni". Anzi finisce per fare il gioco dei 'duri e puri'. 

La posizione di Trump, che prima ha aperto a un possibile arricchimento dell'uranio al 3,67% (gli stessi livelli del Jcpoa del 2015) per poi chiudere a questa ipotesi, avanzando richieste massimaliste, secondo il direttore dell'Igs ha finito per mettere la Repubblica islamica davanti a un bivio: da una parte "cedere alla condizioni umilianti" e rischiare di perdere il controllo del Paese, dall'altra "mantenere la linea dura", trasformando il sistema di governo "in qualcosa di diverso", con un ruolo centrale dei Pasdaran. Questa secondo opzione, secondo Pedde, permetterebbe al regime almeno di salvare se stesso dal momento che "se si accettasse di smantellare tutto, quelle ampie parti della società iraniana ostili al governo potrebbero percepire una debolezza e innescare un meccanismo di proteste". Applica il pugno di ferro, magari con l'imposizione della legge marziale, consentirebbe alle autorità di "mantenere il controllo".  

Questo scenario deve comunque tenere conto che oggi in Iran "non ci sono i prodromi di una rivoluzione, gran parte della popolazione vuole un cambiamento in chiave democratica, il problema è che non esistono forze politiche organizzate capaci di tradurre questo sentimento in una rivolta, sono movimenti acefali che dopo poche settimane si spengono, appena arriva una fase repressiva tendono a disperdersi" e anche le forze di opposizione all'estero sono "frammentate e in alcuni casi impresentabili all'interno", ritiene Pedde, rimarcando che solo un intervento di terra da parte delle forze straniere - scenario molto improbabile - cambierebbe queste dinamiche. 

Il tutto in attesa di un altro evento che "sarebbe il più grosso vantaggio possibile" per la 'seconda generazione' e che sancirebbe il passaggio definitivo del potere nelle mani dei Pasdaran, spazzando via definitivamente la 'prima generazione, ovvero la morte dell'86enne Khamenei, osserva Pedde, secondo cui a quel punto si aprirà il grande dubbio se ci sarà o meno una terza Guida. "Come accaduto con la morte di Khomeini, l'opzione più probabile sarà un nuovo emendamento costituzionale che allora ridimensionò i poteri della Guida e che domani la ridurrà a organo simbolico, con il passaggio del potere a un esecutivo a guida presidenziale controllato dai militari. L'Iran assumerebbe una forma tradizionale di autoritarismo, sul modello dell'Egitto o del Pakistan, dove la denominazione Repubblica islamica rimarrebbe, ma non nei fatti". 

Questo scenario, l'ascesa definitiva dei Pasdaran ai vertici del Paese, avrà una serie di implicazioni sulla sicurezza regionale, anche di Israele. Se la 'prima generazione', infatti, resta l' "ultimo baluardo" contro lo sviluppo di un'arma atomica in Iran - vedi la fatwa di Khamenei contro la bomba nucleare - la 'seconda generazione' la ritiene l' "unico deterrente possibile", a maggior ragione oggi sotto i missili israeliani, rimarca Pedde, secondo cui la questione è diventata centrale nel dibattito pubblico in Iran tanto che quattro giorni fa in Parlamento è stata presentata una legge per uscire dal Trattato di Non-Proliferazione, "un fatto epocale e una sfida diretta alla fatwa della Guida Suprema" che evidenzia un conflitto tra i Pasdaran e Khamenei. Un Iran pasdaran-centrico sarebbe "più radicale nelle posizioni e come prima cosa cercherà la bomba atomica, con tutta una serie di conseguenze regionali che ciò comporta: i sauditi e altri Paesi farebbero altrettanto, in una dinamica che nel giro di qualche anno porterebbe alla nuclearizzazione dell'area, il contrario di quello che vuole Israele - conclude Pedde - Ed i cosiddetti 'Accordi di Abramo' non sono una garanzia per Tel Aviv, che non ha grande fiducia nei suoi alleati regionali e teme possano mutare rapidamente le loro politiche". 

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Russia, le parole di Putin e la recessione: come sta veramente l'economia?

20 Giugno 2025
Mosca, ministero degli Esteri

(Adnkronos) - Dall'inizio della guerra in Ucraina, l'economia della Russia è stata un fattore chiave. La coalizione occidentale ha puntato da subito sulle sanzioni come strumento principale per fare leva sul progressivo impoverimento, finanziario e produttivo, di Mosca. In più di tre anni, l'obiettivo principale, costringere Vladimir Putin a fermarsi per non portare il suo Paese al fallimento, non è stato raggiunto. Ma le conseguenze dell'isolamento internazionale, e la progressiva conversione industriale a fini bellici, a fatto di quella russa un'economia esclusivamente di guerra.  

Oggi, lo spettro della recessione e le stesse parole di Putin dal Forum economico internazionale di San Pietroburgo dimostrano che le difficoltà ci sono e che l'economia è diventato realmente un fattore chiave della partita complessiva che il Cremlino sta giocando.  

La domanda che ricorre, come sta veramente l'economia russa?, è ispirata anche dall'incertezza legata ai dati e alla propaganda che li ha sempre corretti, annacquati, mistificati, secondo le esigenze. Il fatto che oggi sia Putin, "Il rischio di stagnazione o addirittura di recessione nell'economia russa non è consentito in nessuna circostanza", sia i suoi ministri parlino apertamente di uno scenario da evitare a ogni costo è un segnale significativo, che si lega ai fatti delle ultime settimane: Maxim Reshetnikov, il ministro dell'economia, ha avvertito del rischio in corso, l'inflazione è ancora sopra il 9% e i tassi di interesse restano tra i più alti al mondo, nonostante il primo taglio operato a giugno, dal 21 al 20%, dopo una serie di rialzi consecutivi iniziati a metà 2023.  

Come si arriva a oggi? Da dove arriva la recessione? Pesano diversi fattori. La fiducia degli investitori è stata quasi interamente compromessa dalla guerra in Ucraina, le esportazioni sono state falcidiate dalle sanzioni e dalla riduzione drastica dei canali a disposizione, la spesa pubblica è salita su livelli record ma solo per finanziare la produzione bellica. I russi stanno sicuramente peggio di tre anni fa, e una parte della popolazione partiva già da condizioni complicate.  

Oggi, sostanzialmente, non c'è alcuna differenza tra l'economia per la guerra e l'economia civile. Una condizione che lo stesso Putin ammette e che estende, con una curiosa identificazione del modello russo con presunta tendenza globalmente condivisa: "Nel mondo moderno, la separazione tra il complesso militare-industriale e il settore civile dell'economia è sempre più sottile. In alcuni Paesi, non c'è alcuna differenza". Sicuramente, non c'è alcuna differenza in Russia. 

Le conseguenze di questa mancata separazione tra industria militare e il resto del tessuto produttivo porta con sé delle conseguenze che non fanno ben sperare. Il rischio, orami conclamato, è che l'economia russa, e quindi Putin, abbiano bisogno della guerra non solo per non cadere in recessione ma anche per sopravvivere e non avvitarsi in una spirale che porterebbe a un rapido e ineluttabile impoverimento. E' quello che già sta avvenendo per ampie fasce della popolazione, che vedono il potere d'acquisto ridotto ai minimi termini per l’aumento dei costi per beni essenziali, trasporti e servizi importati. (Di Fabio Insenga) 

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Cinema, Pd: "Sangiuliano denunci in procura o sue parole propaganda politica"

20 Giugno 2025
Sede del Pd (Fotogramma)

(Adnkronos) - “'Quella del cinema è una lobby tanto potente quanto corrotta che me l'ha fatta pagare'. Davanti a queste dichiarazioni gravissime, il corrispondente Rai a Parigi, Gennaro Sangiuliano, dovrebbe recarsi in procura e sporgere denuncia, se ritiene di essere a conoscenza di fatti penalmente rilevanti". Così una nota dei componenti democratici in vigilanza Rai. 

"Le sue parole non possono essere liquidate come una semplice provocazione politica, tanto più che lo stesso ex ministro ha dichiarato di non occuparsi più di politica attiva. Chiediamo con fermezza che siano forniti chiarimenti urgenti su quanto affermato: sarebbe del tutto irrituale che un dirigente della Rai, servizio pubblico, si prestasse a fare da amplificatore a una campagna politica condotta da Fratelli d’Italia in toni che rischiano di degenerare in puro sciacallaggio. Peraltro, da quanto apprendiamo dalla stampa e non smentito dalla dg Cinema del MiC, gli atti sono stati approvati nel 2023 e quindi firmati, gestiti e politicamente coperti dall’attuale governo e, per essere precisi, proprio quando a capo del MiC era Sangiuliano”.  

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Difesa, sondaggio: "44% degli italiani pronto ad arruolarsi in casi di estrema necessità"

20 Giugno 2025
Esercito italiano (Fotogramma/Ipa)

(Adnkronos) - Il 44% degli italiani si è detto pronto ad arruolarsi e vestire la divisa in casi di estrema necessità. E' quanto emerso da un sondaggio commissionato dal ministero della Difesa all'Istituto Piepoli e pubblicato oggi da Qn. Cresce di 4 punti percentuali il livello di fiducia del ministro Guido Crosetto, che si attesta al 43%. Sul gradimento del suo operato, spiega ancora l’analisi dell’istituto Piepoli, si è espresso il 51% degli intervistati sommando le valutazioni 'molto' e 'abbastanza'. 

L’indagine è stata realizzata attraverso 500 interviste a un campione rappresentativo della popolazione (maschi e femmine) dai 18 anni in su, distribuito per età e aree di appartenenza. Dal sondaggio emerge un forte senso di identità degli italiani. Il 75% degli intervistati dichiara infatti di essere molto legato al proprio Paese, anche se è un sentimento più diffuso tra i meno giovani (67% 18-34 anni; 70% 35-54 anni; 85% 55 anni e più). E la propensione a sacrificarsi per l'Italia? C'è, ma è decisamente più diffusa per disastri naturali (72%) e pandemie (65%) che per guerre (30%). I sacrifici a cui sono disponibili i nostri concittadini sono principalmente legati a un cambio di abitudini (67%), in pochi rinuncerebbero a parte del reddito (29%), ma buona parte (48%) è disposta ad abdicare temporaneamente alle libertà personali per ragioni di sicurezza nazionale. La propensione a incrementare i fondi finalizzati a difendere il territorio non è maggioritaria anche se consistente: il 45% è favorevole e tra questi il 56% nella fascia d'età 18-34 anni. Tra i giovani (49%), soprattutto i nativi digitali, emerge un forte interesse nell’idea di investire in cyber sicurezza. Alla domanda 'Quanto ritiene che la difesa militare dell'Italia serva a proteggere anche la sua vita e quella della sua famiglia?' ha risposto in modo positivo (tra molto e abbastanza) il 49% degli intervistati, mentre il 32% ha optato per ‘poco’. 

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Omicidio nel Nuorese, donna condannata in appello a 21 anni

20 Giugno 2025
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Il marito, imputato, era stato ucciso per vendetta dal nipote
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