Venerdì mattina, la scoperta di una pistola e due ordigni risalenti probabilmente alla Seconda Guerra Mondiale aveva creato allarme nell’ex convento del Carmine, sede dell’Università di Oristano. Dopo l’intervento degli artificieri e la messa in sicurezza dell’area, rimangono molti interrogativi su come questi oggetti siano finiti lì.

Le indagini della Squadra Mobile della Questura sono ancora in una fase preliminare e la Procura di Oristano ha aperto un fascicolo contro ignoti. Gli inquirenti ipotizzano che i reperti possano provenire da donazioni fatte in passato al Consorzio Uno, ente che gestisce l’università e che ha spesso ricevuto materiale di valore storico.

La pistola, una Beretta calibro 6.35 priva di munizioni ma probabilmente funzionante, presenta un’anomalia nel numero di matricola. Tuttavia, non si tratta di un’arma clandestina. Gli ordigni, privi di polvere da sparo, sono stati considerati inoffensivi fin dai primi accertamenti, confermati dai cani cinofili e dagli artificieri. Gli oggetti erano custoditi in scatoloni contenenti libri e documenti antichi, probabilmente parte di una donazione avvenuta oltre dieci anni fa. Si sospetta che il donatore possa non essersi accorto della presenza di materiali potenzialmente pericolosi o che abbia approfittato dell’occasione per disfarsene.

Il sindaco di Oristano, Massimiliano Sanna, aveva emesso un’ordinanza per disciplinare la viabilità nell’area coinvolta dall’allarme bomba. La misura prevedeva il divieto di transito e sosta su diverse strade centrali della città, tra cui via Carmine, via Crispi e altre vie limitrofe, al fine di garantire la sicurezza durante le operazioni di messa in sicurezza e rimozione dei reperti.