Guilcer – Barigadu
Domenica prossima pellegrini a Norbello per il
dodicesimo itinerario proposto dalla Diocesi
Dieci chilometri a passo lento, da Soddì fino alla chiesa campestre di San Salvatore di Boroneddu, passando per Zuri. Domenica scorsa 65 pellegrini hanno partecipato all’undicesimo cammino nel Guilcer-Barigadu organizzato dalla Pastorale del turismo dell’Arcidiocesi di Oristano, sotto la guida di don Ignazio Serra.
I tre piccoli centri non arrivano a 500 anime, sommando i loro abitanti, ma regalano bellezza, storia, curiosità ed emozioni ai turisti e pellegrini che li visitano.
Dai resti dei tronchi di una foresta fossile del Miocene risalente a 20 milioni di anni fa, a un gioiello di chiesa romanica salvata dalle acque del lago appena 100 anni fa, a una chiesa campestre medievale che ogni anno vede gli abitanti di Boroneddu, a settembre, convenire per celebrare il Salvatore. Fede, cultura, arte, storia, archeologia e paleontologia racchiusi in tre ore di cammino, che hanno lasciato i camminanti senza parole.
Il percorso partiva dalla chiesa campestre di Santa Maria Maddalena di Soddì, risalente al 1700 ma riedificata nella seconda metà del XX secolo: qui i pellegrini hanno potuto ammirare la mensa dell’altare che poggia su un tronco fossile – unico caso in Sardegna, se non in tutta Italia – per poi proseguire verso la parrocchiale, dopo aver recitato la preghiera del pellegrino dinanzi allo scenario del lago Omodeo baciato dal sole.
Giunti alla parrocchiale dello Spirito Santo, edificata nel 1700 al centro del paese, il gruppo ha sostato presso un maestoso esemplare di bagolaro, apertosi in tre tronconi e sorretto da un tronco fossile, che ne ha evitato la caduta e quindi la morte. All’interno della chiesa i partecipanti hanno sostato per una breve preghiera e per ammirare all’uscita la migliore visuale del Guilcier Barigadu sul lago, dalla soglia della parrocchiale.
Il cammino è quindi ripreso verso Zuri, il piccolo centro di 130 anime, ricostruito ex novo a partire dal 1924, con la sua stupenda chiesa romanica del finale del XII secolo, che venne riedificata in 28 giorni, dopo essere stata smontata concio dopo concio. L’operazione, detta anastilòsi, la rende oggi fruibile alle migliaia di visitatori che vi si recano appositamente per vedere una chiesa che come Mosè venne salvata dalle acque.
Sulle sue pareti si possono vedere tante incisioni come quelle dei pellegrini di tanti secoli fa, che vi lasciavano l’orma della propria scarpa.
Proseguendo il cammino si è fatto tappa a Boroneddu (150 abitanti). Il borgo, ben curato, si caratterizza per le costruzioni in basalto e per la parrocchiale di San Lorenzo, del 1700, con campanile a vela: è il centro spirituale della piccola comunità che ogni anno percorre a piedi, in pellegrinaggio, tre chilometri sino alla chiesa campestre di San Salvatore per celebrare la novena, tra canti, preghiere, e festa.
Del villaggio medievale di Borene (o Orene) oggi sopravvive solo la piccola chiesa, attorno alla quale sono stati costruiti alcuni muristenes per accogliere i novenanti. Dopo un momento di preghiera, i 65 pellegrini hanno intrapreso la risalita sino al punto di partenza, raggiungendo Soddì lungo antiche mulattiere dove la natura la fa da padrona e l’uomo gioca un ruolo molto marginale.
Il 12° cammino, previsto per domenica 25 febbraio a Norbello, vedrà i pellegrini scoprire in paese il Parco della Musica, e poi le tombe dei giganti, un castello, la Sella, e una chiesa – Santa Vittoria – risalente al XII secolo.
Venerdì, 23 febbraio 2024
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