(Adnkronos) - Ci sono rapper che si esibiscono e poi c’è Marracash, che trasforma il suo concerto in un viaggio tra una visione in HD e una seduta introspettiva. Un "concept show" per usare le sue stesse parole. Allo stadio Olimpico di Torino il concerto sold out ne è la dimostrazione: 37mila persone venute qui solo per ‘Marra’. Quando nel 2022 diceva di voler “alzare l’asticella”, molti l’hanno presa come una provocazione. Tre anni dopo, quegli stessi spettatori si ritrovano a varcare i cancelli degli stadi per assistere non solo a un live ma a un viaggio nella sua psiche. Il 2025 è il suo anno zero: il momento in cui Marracash ha smesso di essere ‘solo’ il King del rap ed è diventato il regista di un’opera kolossal. La tournée, partita il 6 giugno scorso da Bibione, segna un traguardo epocale nella storia del rap italiano incoronando Marracash, al secolo Fabio Bartolo Rizzo, 46 anni, primo rapper in Italia a esibirsi in un tour negli stadi. E i numeri lo confermano: oltre 270mila i biglietti venduti per tutte e sette le date. 

Una certificazione che arriva dopo il trionfo del Marrageddon e con un disco inedito, ‘E’ finita la pace’ (2024), che chiude la trilogia iniziata con ‘Persona’ (2019) e proseguita con ‘Noi, loro, gli altri’ (2021). Sul palco, per oltre due ore, Marra porta un’opera totale, un racconto in sei atti che fonde musica, tecnologia, teatro e cinema in un viaggio nel dualismo tra Fabio e Marracash, uomo contro artista. “Spero di dare il massimo anche con questo caldo - dice Marracash a poche ore dallo show -. E’ un concerto particolare perché ha velleità di essere uno spettacolo e non solo un concerto. Non abbiamo cercato di fare furberie con guest e ruffianate con la maglia del Napoli ma funziona lo stesso, perché c’è l’affetto della gente vera, che è la cosa più bella. Abbiamo provato a dare delle definizioni allo spettacolo ma non ci tornava niente, perché c’è una componente recitata ma i tempi sono quelli di un concerto, la scaletta è studiata in modo da raccontare una storia. Come i miei dischi, c’è un concept dietro. E’ un concept show”.  

Marracash entra in scena attorno alle 21.30: occhiali da sole, gilet di pelle nero e pantaloni baggy. Dopo un’intro, il pubblico si ritrova in un laboratorio, con degli scienziati-ballerini. La sua sagoma appare dietro una porta e parte subito ‘Power Slap’. E’ l’inizio di uno spettacolo notevole: effetti cinematografici, visual distopici, scenografie hi-tech. Una produzione mastodontica, creata dal team tutto italiano di Ombra, basato a Londra, con la direzione artistica di Lorenzo De Pascalis. L’esperienza è completamente immersiva, mentre la scaletta è centrata sulla trilogia: ‘Gli sbandati hanno perso’ con il suo racconto cinico, le liriche poetiche di ‘Vittima’ e le barre di ‘Sport’ fanno il paio con ‘Body Parts’, ‘Crudelia’ e ‘Poco di buono’, tra i pezzi più potenti di ‘Persona’. Il set si muove tra ‘Penthotal’, nel quale si guarda allo specchio senza farsi sconti, e ‘Lei’ dall’ultimo disco e poi i cavalli di battaglia di ‘Noi, Loro, Gli Altri’ come ‘Love’, ‘Cliffhanger’ e ‘Dubbi’. 

Non manca un messaggio sulle guerre, prima di intonare 'E' finita la pace': "Circa un anno fa - ricorda sul palco Marracash - stavo scrivendo gli ultimi pezzi dell'album e pensavo a che titolo dargli per rappresentare cosa stava succedendo a me e nel mondo. Un anno dopo situazione è peggio di prima e questo titolo è più appropriato che mai. Anche se affrontare il futuro ci fa paura, e fa paura anche a me, forse è arrivato il momento in cui non possiamo essere così distratti continuamente dalle cazzete, perché è finita la pace". Tra i momenti più intensi dello spettacolo c’è il duetto con Madame, unica ospite presente in tutte le tappe del tour. Un duetto molto intenso e fisico che sembra sospeso in una bolla. Lei compare da una botola, i due cantano ‘L’anima’ a pochi centimetri l’uno dall’altra. “Come farei senza la mia anima? Così brava e così bella”, dice Marracash riferendosi a Madame.  

Tra le sorprese della serata la sua manager Paola Zukar che entra in scena per ridestarlo subito dopo ‘Nemesi’, e ‘Brivido’. Il conflitto continuo tra l'artista e l'uomo è tra gli aspetti migliori del live, anche a livello visivo: un continuo alternarsi in scena tra Marracash e Fabio che si riflette anche nei cambi di look: il primo in total black, il secondo vestito di beige. Sul palco, oltre alla battaglia tra i due, si combatte anche la guerra tra l’uomo e l’intelligenza artificiale, in una narrazione che alterna luci fredde e ambientazioni post-umane. A dare voce a questo racconto - letteralmente - è l’attrice Matilde De Angelis, narratrice e coscienza interiore rappresentata da una ‘bolla-occhio’, mentre un corpo di ballo con otto ballerini diretto dal coreografo Carlos Kahunga Kamizele, la band di quattro elementi e 5 imponenti robot costruiti ad hoc per lo show fanno il resto.  

Sei capitoli per una trasformazione, sei atti per un’ultima catarsi che a fine show appare visibile a tutti: da rapper Marracash è diventato il narratore dei nostri tempi. ‘Happy End’ nel finale chiude il cerchio ma non lo sigilla: lui congeda il pubblico con parole liberatorie, e lo fa con la sicurezza di chi non ha più nulla da dimostrare, di quello che ha affrontato i suoi fantasmi e oggi ha messo in scena la verità. L’asticella, è il caso di dirlo, l’ha alzata per davvero. (di Federica Mochi) 

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