(Adnkronos) - Il precompilato del 730 è scelto da 1 italiano su 2, ma il 14% del totale analizzato mostra errori legati alle doppie certificazioni uniche. Affidarsi al 730 precompilato senza alcuna verifica può sembrare la strada più semplice, ma espone a rischi concreti e spesso sottovalutati, come segnalato dall’Anc, l'Associazione nazionale commercialisti. 

Lo strumento digitale rappresenta certamente un passo avanti verso la semplificazione, ma non garantisce di per sé accuratezza, completezza né personalizzazione. "Il precompilato ha reso più semplice l’accesso, ma non ha eliminato la complessità. Le banche dati non sempre sono aggiornate e molte spese determinanti non compaiono automaticamente. Serve l’occhio esperto di un professionista per evitare che un clic troppo veloce faccia perdere rimborsi importanti", spiegano Giovanni Pizza e Fabrizio Pinci di BonusX, startup innovativa a vocazione sociale nata per aiutare i propri utenti a scoprire bonus e agevolazioni.  

Il rischio cresce quando, per fretta o mancanza di esperienza, si commettono errori materiali: omissioni di redditi, familiari a carico inseriti impropriamente, calcoli imprecisi o bonifici errati. Anche un dettaglio formale, come usare un bonifico ordinario al posto di quello 'parlante', può invalidare una detrazione fiscale.  

Inoltre, sembra che in caso di doppia cu (certificazione unica), ad esempio quando un lavoratore ha avuto due datori di lavoro nello stesso anno o ha cambiato azienda tramite passaggio di appalto, l’Agenzia delle Entrate potrebbe omettere i giorni lavorati, impedendo così il calcolo corretto delle detrazioni per lavoro dipendente. I controlli preliminari di BonusX mostrano che circa il 14% del totale analizzato presenta questo problema, che potrebbe riguardare un numero molto ampio di contribuenti. 

Accettare il 730 precompilato così com’è non garantisce di essere al riparo da controlli. Il modello, infatti, non sempre contiene tutte le informazioni: la mancata indicazione di spese o oneri comporta la perdita di rimborsi, mentre l’omissione di redditi può tradursi in recuperi fiscali e sanzioni. Come ricorda la nota del Mef, il precompilato non è uno scudo totale e richiede sempre una verifica attenta per distinguere tra dati che generano solo un mancato beneficio e dati che possono avere conseguenze sanzionatorie. “In un sistema fiscale in cui anche un dettaglio può cambiare il risultato finale, trascurare controlli e verifiche significa trasformare un rimborso legittimo in un’occasione mancata o addirittura in un problema con l’Agenzia delle Entrate. Per questo è fondamentale accompagnare i contribuenti con strumenti e consulenza che diano sicurezza e massimizzino i benefici”, sottolinea Fabrizio Pinci.  

Il rischio è perdere rimborsi legittimi o, al contrario, inserire inconsapevolmente informazioni inesatte che potrebbero richiamare l’attenzione dell’Agenzia.  

Per capire meglio l’impatto delle voci mancanti, ecco alcuni esempi pratici di quanto può valere in euro una corretta integrazione del 730. Si tratta di cifre che, se trascurate, finiscono per ridurre o annullare rimborsi a cui i contribuenti hanno pieno diritto. 

Spese mediche: con 500 euro di visite specialistiche, il rimborso è di circa 70 euro (19% al netto della franchigia di 129,11 euro). 

Affitto studenti universitari fuori sede: fino a 300 euro se il reddito annuo è inferiore a 15.493,71 euro, oppure 150 euro se compreso tra 15.493,71 euro e 30.987,41 euro. 

Interessi sul mutuo: per un mutuo da 100.000 euro, gli interessi passivi medi di 3.000 euro generano circa 570 euro di detrazione, ma solo se i dati sono caricati correttamente. 

Bonus edilizi/ecobonus: per lavori di ristrutturazione da 10.000 €, la detrazione è di 5.000 euro (50%), mentre per interventi di risparmio energetico può arrivare a 6.500 euro (65%). 

Spese scolastiche: su 600 euro spesi tra iscrizione, mensa, trasporto e gite, il rimborso è di circa 114 euro (19% su un massimo di 800 euro per studente). 

Se queste voci non vengono integrate, si rischia di perdere rimborsi che vanno da poche decine a diverse migliaia di euro. E, oltre all’impatto economico, questo può avere anche un peso psicologico, alimentando l’incertezza e il senso di insicurezza che già accompagna molti italiani in fase di dichiarazione.