criptovalutes Criptovalute, il crollo dopo l’ascesa

Un crollo verticale che nelle scorse ore ha lasciato registrare un record negativo attestabile in una cifra di circa 30 miliardi di dollari. Il tutto durante la notte tra il 14 e il 15 maggio. La perdita di valore, che ha portato il mercato complessivo delle criptovalute a passare da 408 a 377 miliardi di euro, ha mandato nel panico tantissimi utenti, soprattutto i molti investitori che si dedicano a questi strumenti con passione trattandoli alla stregua di asset tradizionali.
Poche settimane fa, si era ancora ad aprile, il mercato delle criptovalute sembrava essersi stabilizzato: va ricordato che si parla di strumenti virtuali nati per consentire pagamenti veloci in rete e diventati nel giro di pochi mesi una vera e propria gallina dalle uova d’oro. Il Bitcoin su tutti, con una rivalutazione a diversi zeri in pochi mesi.
È bastata una leggera debolezza per far sì che tutte le valute virtuali, su tutte il Bitcoin Cash, iniziassero a registrare perdite crescenti. Il tutto a certificazione di quanto è stato spesso detto parlando di questi prodotti; ovvero, che si tratterebbe di strumenti finanziari volatili e non del tutto affidabili. Almeno questo è il parere della stessa Banca di Italia che poche settimane fa ha definito quello delle criptovalute come un meccanismo simile in tutto e per tutto ad una bolla speculativa.
Eppure, come si può leggere sul portale Criptovalute24.com, sono sempre più gli utenti che si affidano alle monete virtuali come prodotti da investimento. Spesso direttamente in rete, acquistandole tramite piattaforme di trading online.
Un po’ croce un po’ delizia in sostanza; al riguardo si pensi al fatto che in queste ore la Svizzera, che in quanto a finanza e soldi ha qualcosa da insegnare, ha deciso di far analizzare dai tecnici del ministero delle Finanze una proposta per creare una moneta digitale di Stato. Il che certifica che l’interesse verso questi strumenti è tutt’altro che scemato, anche perché i segnali per il futuro sono comunque buoni.
E nelle ultime settimane sono tanti i personaggi noti della finanza, un tempo detrattori delle criptovalute, che hanno rivisto le proprie opinioni: si pensi a George Soros o alla famiglia Rockfeller ad esempio. Perché come dicevano gli antichi romani, pecunia non olet; il denaro non ha odore. E tutto quello che è in grado di generare profitti, dalla parti di Wall Street è sempre ben accetto indipendentemente dalla sua natura. 


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