
Asstra, Aiit e Anav invitano a presentare contributi tecnico-scientifici per l'appuntamento di Roma del 28-29 gennaio 2026. Nell'ambito della sesta edizione del Seminario Nazionale “Sistema Autobus e Filobus – Giornate di Studio”, in programma a Roma il 28 e 29 gennaio 2026 presso il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, Asstra, Aiit e Anav annunciano l'apertura della call for abstract per la presentazione di contributi tecnico-scientifici. L'iniziativa, che si terrà nella sede ministeriale di via Giuseppe Caraci, si conferma come appuntamento di riferimento per il confronto tecnico sul futuro del trasporto pubblico locale, in un momento di transizione energetica e digitale in relazione ai sistemi di trasporto su autobus e filobus.
Per questa edizione del Seminario, sono state
definite sei aree tematiche per le quali è stato lanciata la call
for abstract : Sicurezza e accessibilità, con focus sulle novità
normative e le applicazioni pratiche; Digitalizzazione e Big Data,
approfondendo il ruolo dell’Intelligenza Artificiale nel tpl;
Automated Mobility, dedicata all’evoluzione dei sistemi Adas e dei
veicoli autonomi; Il ruolo del Tpl nello sviluppo sostenibile;
Intermodalità e intramodalità, con particolare attenzione alle
soluzioni per lo split modale; Sviluppo infrastrutturale e
transizione energetica per autobus a zero emissioni. I
professionisti, i ricercatori e gli operatori del settore
interessati a partecipare all'evento potranno inviare i propri
contributi, della lunghezza compresa tra una e due pagine
all'indirizzo
Per ogni abstract è richiesta l'indicazione di un relatore, con allegato curriculum vitae. I lavori selezionati saranno presentati durante le due giornate di studio e poi pubblicati negli atti ufficiali del Seminario, rappresentando un'opportunità di visibilità nazionale per il valore scientifico e tecnico dei contributi proposti. L'evento si propone quindi come piattaforma privilegiata per tracciare le linee di sviluppo futuro del trasporto pubblico locale italiano, valorizzando il contributo tecnico-scientifico di tutti gli attori del settore. Per informazioni sul bando: https://www.asstra.it/6seminariogomma

Guarire il cancro del retto senza chirurgia. E' possibile nel 25% dei pazienti - 1 su 4 - secondo lo studio italiano No-Cut pubblicato su 'The Lancet Oncology', che promette di cambiare la pratica clinica contro un tumore che nel mondo colpisce ogni anno 700mila persone (oltre 14mila solo nel nostro Paese) con 340mila morti (circa 5mila in Italia). Il lavoro è coordinato da ricercatori dell'ospedale Niguarda e dell'università Statale di Milano, con il sostegno dell'Airc.
"Complessivamente possiamo affermare che l'approccio validato dalla sperimentazione clinica No-Cut rappresenta un progresso significativo per le persone affette da carcinoma del retto ed è una pietra miliare dell'oncologia - dichiara Salvatore Siena, direttore dell'Oncologia Falck di Niguarda, professore ordinario di Oncologia medica nel Dipartimento di Oncologia ed mato-oncologia (Dipo) di UniMi e autore senior dello studio - I dati emersi nello studio No-Cut dimostrano infatti che, quando le terapie preoperatorie eliminano il tumore, la chirurgia può lasciare il posto a un attento follow-up, offrendo così la possibilità di guarire senza necessità di intervento. I risultati raccolti hanno infatti confermato la sicurezza di questa strategia, che è diventata un'opzione consolidata nelle linee guida terapeutiche per il carcinoma del retto".
Nello studio - illustra una nota - sono stati coinvolti 180 pazienti con carcinoma del retto localmente avanzato curati con terapia neoadiuvante totale, ossia con 4 somministrazioni di terapia medica oncologica seguita da radio e chemioterapia. Di questi, coloro che hanno ottenuto una risposta clinica completa, ossia circa il 25%, ha potuto evitare la chirurgia del retto senza che sia aumentato il rischio di sviluppare metastasi in altri organi. I carcinomi del retto localmente avanzati, esclusi quindi gli stadi iniziali e quelli metastatici, sono circa un terzo di tutti i nuovi casi. Fino ad oggi la guarigione è possibile con una terapia multimodale comprensiva di radioterapia, terapia medica oncologica e chirurgia del retto. Ma ora quest'ultima, grazie ai risultati appena pubblicati, può essere evitata in un quarto dei casi senza compromettere la possibilità di guarigione.
"Nello studio No-Cut - commenta Gianluca Vago, Direttore Dipo UniMi - c'è un'importante componente traslazionale: i medici e i ricercatori hanno infatti utilizzato strumenti diagnostici avanzati, come l'analisi del Dna tumorale circolante (con la cosiddetta biopsia liquida) e delle caratteristiche di trascrizione dei singoli tumori. Lo scopo era identificare i pazienti che possono beneficiare della terapia neoadiuvante e dell'approccio non-chirurgico o quelli che, non beneficiandone affatto, possono essere avviati alla chirurgia immediatamente, evitando trattamenti non efficaci. Questo studio evidenzia l'altissimo valore della ricerca del nostro Paese, in grado di cambiare la pratica clinica a beneficio dei pazienti".
No-Cut, concepito nel 2017 e aperto all'arruolamento dei pazienti dal 2018 al 2024 - ricorda la nota - è promosso da Niguarda e università degli Studi di Milano ed è stato condotto in 4 centri oncologici: lo stesso Niguarda (principal investigator Salvatore Siena), l'Istituto europeo di oncologia di Milano (principal investigator Maria Giulia Zampino), l'Istituto oncologico veneto di Padova (principal investigator Francesca Bergamo) e l'ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo (principal investigator Stefania Mosconi). Hanno contribuito agli studi traslazionali e alla statistica l'Ifom - Istituto Fondazione di oncologia molecolare, l'Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri, l'Istituto di Candiolo e l'università di Torino. Lo studio è stato reso possibile dalla partecipazione delle 180 persone ammalate di cancro del retto e dei loro familiari, e grazie al lavoro di molti ricercatori: medici oncologi, radioterapisti, chirurghi, radiologi, endoscopisti, patologi, psicologi, fisici, biologi, farmacisti, infermieri, statistici e anche tecnici di radioterapia, di radiologia, di laboratorio e amministrativi della logistica.
No-Cut è stato finanziato da Fondazione Airc per la ricerca sul cancro, Fondazione Oncologia Niguarda Ets e ospedale Niguarda. I primi autori della pubblicazione su 'The Lancet Oncology' sono ex-aequo Alessio Amatu (oncologo ad alta specializzazione e responsabile del Molecular Tumor Board di Niguarda) e Giorgio Patelli (oncologo e PhD student UniMi, Ifom e Niguarda).

Uno strumento avanzato per misurare e ridurre l’impatto ambientale delle imprese italiane con 250 dataset relativi ai settori come allevamento, frutta, legumi e olio d’oliva ma anche fonderie d’alluminio, carta tissue e cartongesso. È uno dei risultati degli studi del Gruppo di ricerca Grins dedicato alla sostenibilità delle imprese e coordinato dalla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e dall’Università Bocconi.
I team di lavoro, che hanno visto oltre 100 ricercatori del partenariato Grins impegnati in tre anni di progetto Pnrr, iniziano a presentare i risultati per identificare, misurare e valutare le strategie aziendali e le azioni necessarie per affrontare le sfide della sostenibilità, con particolare attenzione agli aspetti ambientali e ai percorsi verso l’economia circolare.
“Abbiamo adottato un approccio olistico e multidisciplinare, combinando la prospettiva della finanza sostenibile con quella dei processi produttivi e gestionali a livello d’impresa e integrando al tempo stesso le dimensioni del consumo, dei prodotti e delle catene globali del valore, fino alla gestione del fine vita dei beni - spiega Marco Frey, professore ordinario della Scuola Superiore Sant’Anna e coordinatore del gruppo di ricerca Grins - L’attività ha portato alla creazione di due strumenti principali: database e configuratori. I database sviluppati riguardano dati di survey sulle abitudini e le scelte ‘green’ dei consumatori, come essi reagiscano a messaggi social e digitali di imprese che comunicano il loro impegno verso la sostenibilità e dataset di inventario dei principali settori produttivi italiani”.
In particolare, i dataset di inventario (Life Cycle Inventory - Lci) nazionali e regionali riguardano i principali sistemi produttivi italiani, con l’obiettivo di migliorare l’efficienza nella gestione circolare delle risorse lungo l’intera catena del valore. Si sono analizzati gli impatti ambientali di filiere strategiche come quella agroalimentare (allevamento, frutta, legumi, olio d’oliva) e industriale (fonderie di alluminio e carta tissue), promuovendo modelli di simbiosi industriale e soluzioni innovative e sostenibili. L’inventario, sviluppato secondo la metodologia Life Cycle Assessment (Lca) e integrato con sistemi Gis, raccoglie dati da fonti statistiche, monitoraggi territoriali e indagini dirette, fornendo così solide fondamenta su cui prendere delle direzioni più mirate e con minor rischi. Conforme agli standard dell’International Reference Life Cycle Data System (Ilcd) del Jrc, il database sarà ospitato sulla piattaforma Amelia di Grins e includerà oltre 250 dataset relativi ai settori analizzati, offrendo uno strumento avanzato per misurare e ridurre l’impatto ambientale delle imprese italiane.
Un secondo filone strategico di ricerca e analisi riguarda l’impatto ambientale delle filiere e la valutazione della sostenibilità e resilienza delle Pmi italiane rispetto ai cambiamenti climatici. Su questo tema si è concentrato un team di lavoro composto da 30 ricercatori di cinque università italiane partners - Torino, Bologna, Ca’ Foscari Venezia, Roma Tor Vergata e Sant’Anna Pisa - insieme al Centro di ricerca Unioncamere Guglielmo Tagliacarne, coordinato da Vera Palea, Università di Torino. L’ampia indagine esamina il livello di percezione del rischio climatico, il grado di preparazione organizzativa e l’accesso ai finanziamenti verdi delle Pmi italiane, fornendo un quadro dettagliato delle dinamiche in atto. Ha coinvolto 9.630 imprese non quotate in 5 regioni (Emilia-Romagna, Piemonte, Veneto, Lazio e Toscana), con attenzione al periodo 2021–2026, considerando anche gli investimenti previsti.
I risultati delineano quattro profili di impresa: dalle ‘attendiste’, che non hanno ancora avviato investimenti di mitigazione, alle ‘proattive’, già impegnate nel percorso verso la sostenibilità. Colpisce il dato sulla percezione del rischio che evidenzia la scarsa consapevolezza: circa il 53% delle imprese ritiene che il cambiamento climatico non incida significativamente sulle proprie attività e il 45% rientra tra le aziende attendiste. Solo il 13% ha investito per ridurre il rischio fisico acuto, anche in aree colpite da eventi estremi come l’Emilia-Romagna. Gli interventi più diffusi sono di tipo protettivo - come le polizze assicurative - più che trasformativo. Circa il 25% delle imprese ha invece avviato investimenti di mitigazione, orientati alla riduzione delle emissioni. I risultati mostrano inoltre che le imprese più proattive sono anche quelle dotate di assetti organizzativi orientati alla sostenibilità: la presenza di un Csr manager, la redazione di un bilancio di sostenibilità, la formazione sui temi climatici e sulla normativa rilevante sono fattori determinanti.
I risultati dell’indagine saranno disponibili in una dashboard interattiva all’interno della piattaforma Amelia di Grins, attualmente in fase di finalizzazione. La dashboard sarà accompagnata da uno strumento di benchmarking che consentirà alle imprese di confrontarsi con i propri pari per territorio o settore, valutando così il proprio posizionamento all’interno del sistema produttivo di riferimento. L’output di questo lavoro, assieme ai risultati dei gruppi di ricerca sui temi della finanza sostenibile e dell’innovazione circolare, è una delle attività strategiche di Grins. L’obiettivo è offrire una serie di servizi web-based per le Pmi italiane (Portale Imprese) per monitorare e accrescere la consapevolezza alla sostenibilità e fornire al contempo supporto al ministero dell'Economia e delle Finanze, al ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica attraverso toolkit progettati per monitorare la sostenibilità territoriale nel tempo, con attenzione sia agli aspetti finanziari sia all'impatto materiale.
“Oggi - sottolinea Vera Palea ordinaria di Economia Aziendale all’Università di Torino - siamo in grado di offrire un ulteriore configuratore che aiuta le imprese a valutare la propria capacità di adattarsi ai cambiamenti economici, ambientali e organizzativi. Il contesto sempre più competitivo crea infatti sfide complesse che solo con strumenti adeguati e una visione condivisa possiamo affrontare con successo”.

Il Consiglio nazionale dell’ordine dei consulenti del lavoro accoglie con favore il disegno di legge di 'Delega al Governo per la riforma della disciplina degli ordinamenti professionali', giudicandolo un passo decisivo verso l’ammodernamento e l’armonizzazione di un sistema atteso da molti anni. Il Ddl valorizza il ruolo sociale delle professioni regolamentate, riafferma l’indipendenza e l’autonomia intellettuale del professionista e riconosce le competenze specifiche degli iscritti agli albi, garantendo al cittadino prestazioni qualificate e adeguate. È quanto precisato oggi da Rosario De Luca, presidente del Consiglio nazionale dell’ordine e di ProfessionItaliane, l’associazione che raggruppa 23 ordini e collegi professionali, nel corso dell’audizione sul testo presso la commissione Giustizia del Senato.
Apprezzata anche la scelta di definire con chiarezza l’oggetto di ciascuna professione, stabilendo che tutte le attività non riservate siano liberamente esercitabili dai professionisti iscritti. Positivi gli interventi sull’accesso alla professione tramite esame di Stato, l’uso esclusivo del titolo professionale, le specializzazioni, l’ammodernamento dei sistemi elettorali, la disciplina più snella dei procedimenti deontologici e l’introduzione di regole sull’utilizzo dell’intelligenza artificiale nelle prestazioni professionali.
Di rilievo, secondo la categoria, anche le norme introdotte per favorire il principio dell’equo compenso, le convenzioni assicurative collettive, maggiori tutele sociali e la revisione delle Società tra Professionisti. Alla luce della complessità della riforma e dell’impatto trasversale che questa avrà sui diversi ordinamenti professionali, il Consiglio Nazionale ha ribadito l’esigenza di istituire una Cabina di regia permanente con i tre Ministeri vigilanti sottoscrittori, al fine di garantire una maggiore uniformità applicativa, il coordinamento delle competenze, il monitoraggio dei decreti attuativi e una gestione condivisa delle innovazioni introdotte. “Il Ddl rappresenta una riforma necessaria e molto attesa: ora serve una cabina di regia stabile per assicurare coerenza, qualità e piena operatività delle nuove norme”, ha sottolineato in conclusione De Luca.

"Le parole chiave di questa 20esima edizione sono: visione, risorse e riforme. Oggi il Servizio sanitario nazionale vive un grande momento di difficoltà, non solo dal punto di vista organizzativo, per gli operatori sanitari, ma anche perché non riesce a soddisfare le esigenze dei pazienti: liste d'attesa molto lunghe, pronto soccorso affollati e medici di famiglia assenti. E' il momento in cui la politica deve prendere una decisione definitiva sul destino della più grande opera pubblica mai costruita in Italia, il Ssn". Così Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, è intervenuto alla 20° edizione del Forum Risk Management di Arezzo.
"Prima di decidere quante risorse mettere a disposizione e quale riforma attuare - spiega Cartabellotta - è necessaria una visione su quale Ssn vogliamo lasciare alle future generazioni. Come Fondazione Gimbe riteniamo che sia necessario un progressivo rifinanziamento pubblico, parallelo a una stagione di riforme, per cambiare le modalità di organizzazione dell'assistenza sanitaria che obbediscono a leggi che ormai hanno più di 30 anni".
"Il decreto ministeriale n. 77 del 23 maggio 2022 - sottolinea il presidente Gimbe - è frenato perché le modalità con cui siamo riusciti a mettere in piedi Case e Ospedali di comunità hanno avuto un forte rallentamento: manca il personale", mancano gli "infermieri di famiglia e di comunità anche nelle regioni dove queste strutture sono state completate. Non si è raggiunto un accordo con i medici di famiglia che, peraltro, in alcune grandi regioni d'Italia come Emilia Romagna, Lombardia, Veneto sono carenti e si scrivono poco al corso di formazione. Anche in questo contesto ritengo che sia necessario riallineare l'obiettivo finale".

Il progetto 'Una notte a Cadorna', che lo scorso 20 settembre ha visto la stazione Milano Cadorna trasformarsi in un cinema notturno a cielo aperto, si è aggiudicato l'argento al Bea Italia-Best event awards 2025 nella categoria 'Evento cost effective'. L'iniziativa era stata ideata da Giffoni innovation hub e promossa da Fnm con l'obiettivo di stimolare un cambio di percezione verso la stazione: da luogo funzionale a luogo da vivere.
L'evento puntava a valorizzare uno spazio di transito quotidiano, trasformandolo in un luogo di cultura e partecipazione, rafforzando la percezione di Fnm come azienda innovativa e vicina alla comunità, comunicando la capacità del Gruppo di interpretare la mobilità come esperienza sociale, non solo infrastrutturale. L'iniziativa intendeva inoltre generare 'awareness', rafforzare le relazioni istituzionali e, soprattutto, coinvolgere nuove audience, in particolare giovani e community creative, creando un modello di rigenerazione culturale e urbana. Il cuore di 'Una notte a Cadorna' è stato un palinsesto di cortometraggi tematici dedicati alla notte e al viaggio, due dimensioni complementari del movimento: fisico, interiore e simbolico. Le opere, selezionate da Giffoni Hub, hanno raccontato distanze, transiti, attese e incontri, restituendo un nuovo sguardo sul senso del viaggio e sullo spazio ferroviario stesso.
"La notte bianca dei cortometraggi alla stazione Cadorna a Milano -spiega Luca Montani, direttore comunicazione e relazioni esterne di Fnm- è stata un'occasione senza precedenti e non solo per Fnm". Si è trattato di "un vero banco di prova per la città, per Ferrovienord e per tutti i nostri partner". E "in questo banco di prova, Giffoni innovation hub ha fatto la differenza per la competenza, efficacia, interazione con gli autori e i registi, la conduzione impeccabile. La notizia dell'argento al Bea -aggiunge- è senza dubbio una bellissima notizia, di cui andare fieri. Ci impegna a proseguire con determinazione nella trasformazione progressiva delle stazioni in veri e propri luoghi di incontro con le comunità (peraltro la vera vocazione). Andrea Gibelli (presidente di Fnm, ndr) parlerebbe di 'connessionemotiva', Pier Antonio Rossetti (presidente Ferrovienord, ndr) di rinnovato ruolo sociale e culturale di questi luoghi straordinari. Un vivo ringraziamento anche a tutte le colleghe e tutti i colleghi che hanno gestito le complessità tecnico organizzative di un evento unico nel suo genere".

Un post-it contro la violenza di genere. E' una delle iniziative promosse dalla questura di Roma in occasione della giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne. Sabato scorso i passanti di piazza Pia a Roma sono stati invitati a scrivere sui foglietti adesivi colorati una frase simbolica su 'ciò che l'amore non è' proprio per generare consapevolezza. Foglietti che sono stati poi affissi sul Camper rosa, un luogo protetto e sicuro dove, in totale riservatezza, operatori specializzati hanno ascoltato le persone che avevano bisogno di condividere una storia o chiedere un consiglio e accolto eventuali vittime di violenza.
Nel corso della giornata, il camper è stato visitato dal cardinale Baldassare Reina, accompagnato dal questore di Roma Roberto Massucci. L’iniziativa, inserita nell’ambito della campagna permanente della Polizia '…Questo non è amore', ha lo scopo di aiutare le donne a riconoscere tutte le violenze sottili e "normalizzate" che spesso precedono episodi più gravi.
''A tutte le donne 'diciamo non siete sole' - è l'invito della polizia - Parlare è il primo passo e denunciare è un atto di coraggio, non di colpa perché la violenza si sconfigge insieme, seminando rispetto, educazione all’uguaglianza e rifiuto di ogni forma di sopraffazione, soprattutto tra le nuove generazioni''.

Se entro la fine dell'anno il Fondo sanitario nazionale non viene assegnato alle 20 Regioni, non potremo spendere quelle risorse. Essendo quello della sanità italiana un bilancio da 140 miliardi di euro, 8 dei quali solo in Toscana", si capisce quanto sia "necessario spendere per sostenere il sistema. Il messaggio che dobbiamo dare è che è necessario investire più risorse per la sanità". Così Eugenio Giani, presidente della Regione Toscana, intervenendo alla 20esima edizione del Forum Risk Management in corso ad Arezzo.
"Se vogliamo rispettare il principio costituzionale dell'articolo 32, secondo il quale la salute è diritto fondamentale del cittadino e interesse generale della comunità - ricorda Giani - la sanità deve avere sempre più spazio nei capitoli del Bilancio dello Stato". Sull'alzare il tetto alla spesa convenzionata per aiutare la risposta alle liste di attesa, il presidente della Regione Toscana spiega che, "essendo l'abbattimento delle liste d'attesa l'obiettivo" è accettabile che "si faccia ricorso al convenzionato. Io non sono ostile o ideologico, però" questo "deve essere inserito in un quadro generale e con molta trasparenza".
Il Forum Risk Management "è diventato importante nel contesto della rete degli operatori delle aziende e di tutti coloro che fanno il sistema sanitario nazionale - rimarca Giani - In Toscana dobbiamo essere orgogliosi di come Arezzo, attraverso l'opera di Vasco Giannotti, ha costruito un grande evento che chiama a raccolta operatori pubblici e privati, grandi esperti, i protagonisti dell'operatività nei bilanci delle Regioni come del ministero, per confrontarsi e scambiarsi idee. Non si tratta di un convegno scientifico - conclude - ma di un momento in cui ci si confronta su come organizzare al meglio la sanità".

“Investire in cultura non è solo una spesa: significa generare un ritorno economico, sociale e ambientale. È un vero moltiplicatore di valore per i territori e per il Paese”. Lo ha dichiarato Beniamino Quintieri, presidente dell’Istituto per il Credito Sportivo e Culturale, intervenendo alla presentazione di Io sono Cultura 2025.
Quintieri ha sottolineato come il nuovo rapporto “abbia dedicato grande attenzione al tema dell’impatto, un elemento decisivo per comprendere quanto la cultura contribuisca alla rigenerazione urbana, al miglioramento dell’ambiente, alla crescita della coesione e del capitale sociale, oltre che alla formazione di comunità più consapevoli e più colte”. “Come banca pubblica per lo sport e la cultura – ha aggiunto – misuriamo lo Sroi di ogni progetto. Nel solo 2024 si è assestato a 3,36x: per ogni euro speso, ci sono stati ritorni sociali tre volte superiori. Per questo la nostra missione è investire, anche con sistemi di incentivazione, in un settore che restituisce molto più di quanto riceve”.
Il presidente dell’Icsc ha poi evidenziato le criticità che ancora frenano il pieno sviluppo del comparto: “La difficoltà maggiore, guardando alle differenze tra sport e cultura, è la scarsa cultura finanziaria. Finanziamo musei, studentati, cinema, ma anche molte piccole realtà che fanno fatica ad accedere al credito. Esiste ancora l’abitudine a contare quasi esclusivamente sul contributo a fondo perduto, pubblico o filantropico, mentre manca la cultura dell’indebitamento virtuoso, anche a fronte dei nostri tassi agevolati”. Quintieri ha ricordato che “nel corso degli anni abbiamo investito 200 milioni, ma dobbiamo fare di più. Per riuscirci serve un cambio di passo dell’intero sistema”, ha concluso.

Elisabetta Canalis, dopo anni, svela il mistero sul famoso 'petto di pollo alla piastra'. Un meme che la 'perseguita' da anni. Ospite oggi a 'È sempre mezzogiorno' su Rai 1, la showgirl ha raccontato: "Di vero, ragazzi, sul petto di pollo non c'è niente. Era una ricetta pubblicata dieci anni fa, senza che io ne sapessi nulla, perché non sono riusciti a contattarmi. Dovevano fare questa rubrica dei piatti dei vip e avranno detto 'vabbè, a Elisabetta Canalis diamole il pollo alla piastra'", ha spiegato, sfatando così il mito.
Poi, la gaffe di Antonella Clerici. Parlando della sua vita sentimentale, la conduttrice le ha chiesto se la persona che le sta accanto ora condivida il suo amore per gli animali. "Immagino che anche il suo f... immagino che anche tu hai un amore", ha detto Antonella Clerici, correggendosi a metà frase. "Antonella...", ha replicato Canalis con ironia, cercando di spostare il focus della conversazione lontano dal gossip.
"Mai farei nomi, mi conosci, mai ti farei degli agguati", ha detto Clerici con sincerità. Poi, ha provato a chiudere la parentesi: "Sei felice?", le ha chiesto. "Molto davvero molto", ha risposto Canalis.

Lasciare il proprio Paese e sceglierne un altro per fare il medico. La migrazione del personale sanitario è un fenomeno che non conosce crisi. Secondo l'ultimo rapporto sul tema dell'Oms Europa, tra il 2014 e il 2023 il numero di medici formati all'estero impiegati nei sistemi sanitari europei è cresciuto del 58%, mentre quello degli infermieri è aumentato del 67%. Nello stesso arco di tempo gli arrivi annuali di medici sono quasi triplicati e quelli degli infermieri sono quintuplicati. L'Italia resta al tempo stesso Paese di origine e di destinazione: secondo il report, da un lato continua a formare professionisti che scelgono di emigrare verso mercati più attrattivi, soprattutto nel Nord Europa; dall'altro, negli ultimi anni, è diventata un polo di attrazione per personale proveniente dall’Est Europa, in particolare infermieri.
Per i medici italiani che hanno le valigie pronte quali sono oggi i Paesi più attrattivi e per quali motivi? "Oggi esiste una carenza di medici generale in Europa e fuori dall'Europa. Esiste anche un grave problema sul tema spesa sanitaria in tanti Paesi europei che sono costretti a stringere la cinghia, penso alla Francia, la Spagna, l'Italia, l'Inghilterra. Al contrario esistono Paesi del Nord-Est Europa che cominciano a essere più interessanti da un punto di vista economico, salario/costo della vita, e penso all'Ungheria, la Finlandia, la Danimarca, l'Olanda - spiega all'Adnkronos Salute Marco Mafrici, presidente dell'Associazione dei medici italiani in Europa e nel mondo (AreMiem) - Tra i Paesi anglofoni Irlanda, Australia e Usa rappresentano una meta molto gettonata, anche se in questi ultimi due Paesi è necessario un percorso lungo e duro per ottenere i titoli per esercitare la professione. Negli ultimi anni la meta Emirati Arabi, Dubai, è diventata molto attrattiva, ma bisogna fare i conti con usi, costumi e clima che sono molto diversi dalle abitudini europee e il rischio è sulla capacità di fare un progetto a lungo temine".
Le soluzioni per trattenere i giovani medici in Italia "esistono e sono a costo zero", è convinto l'espert. "L'Italia ha grandi margini di miglioramento, ma deve iniziare questo processo di cambiamento", avverte. Non c'è una stima precisa dei medici italiani che lavorano in altri Paesi, ma secondo l'Associazione medici di origine straniera in Italia (Amsi), in 5 anni più di 5.000 medici e 1.000 infermieri italiani hanno fatto richiesta di trasferirsi.
'E' raro vedere medici europei lavorare negli ospedali italiani, le mete più gettonate per la formazione rimangono America, Uk e Francia'
La possibilità che il Regno Unito vada avanti con la stretta sui migranti potrà far cambiare idea? I medici italiani che lavorano nel Regno Unito sono preoccupati? "Dopo la Brexit - analizza Mafrici - il Regno Unito ha progressivamente reso più selettiva la politica migratoria. Questo mese il governo inglese ha avviato una consultazione per una profonda revisione del sistema di accesso alla residenza permanente, proponendo un percorso di 10 anni e norme più stringenti rispetto all'attuale procedura quinquennale. Questa proposta ha suscitato perplessità in ampi settori della popolazione e in diverse categorie professionali. Nel settore sanitario il tema è particolarmente rilevante: medici, infermieri e tecnici stranieri rappresentano una quota fondamentale della forza lavoro. In Uk, come nel resto d'Europa, esiste una diffusa carenza di personale sanitario. Per questo motivo, a mio avviso, la riforma non modificherebbe in modo sostanziale la situazione di chi già lavora nel sistema inglese, poiché queste figure sono indispensabili per sostenere il servizio sanitario nazionale".
Secondo il presidente dell'AreMiem, "per i professionisti che scelgono il Regno Unito per un'esperienza formativa o lavorativa limitata nel tempo cambierebbe poco. Diverso è il caso di chi desidera costruire un progetto di vita stabile nel Paese: la prospettiva di un percorso più lungo potrebbe indurre a ulteriori valutazioni. Tuttavia, la verità è che, anche con regole più rigide, per medici e operatori sanitari l'accesso alla residenza permanente rimarrebbe generalmente possibile, data la necessità del loro ruolo".
L'Italia ha varato misure per il rientro dei 'cervelli in fuga', ad esempio, la detassazione. Hanno funzionato? O comunque c'è un trend di espatri ancora elevato? "In Italia, come in molti Paesi europei, il peso della spesa sanitaria incide significativamente sui bilanci statali. E' un Paese a differenza degli altri che rimane meno attrattivo per i professionisti stranieri: è raro vedere medici europei lavorare negli ospedali italiani - chiosa Mafrici - Gli stipendi poco competitivi rispetto al costo della vita, l'organizzazione complessa e lenta delle strutture sanitarie, un sistema professionale ancora troppo gerarchico rendono il nostro Paese meno appetibile, anche per chi cerca solo un'esperienza formativa. Le mete più gettonate per la formazione rimangono America, Uk, Francia. Le eccezioni in Italia esistono, ma dipendono spesso dalla visione dei singoli dirigenti".
'Chi torna in Italia riparte scoraggiato da un sistema che non premia merito, impegno e dedizione'
"La legge per il rientro dei 'cervelli', soprattutto nella sua prima versione - prosegue Mafrici - era una vera opportunità per attrarre ricercatori e professionisti formati e maturati all'estero. Le recenti modifiche regressive della legge, le nuove proposte di legge che mirano a peggiorare la legge Gelli sulla responsabilità professionale non contribuiscono a rendere l'Italia competitiva rispetto ad altri Paesi europei - ammonisce il presidente dell'AreMiem - Le criticità non riguardano solo gli stipendi: molti giovani ripartono perché scoraggiati da un sistema che non premia merito, impegno e dedizione, e che rende difficile lavorare in modo efficiente.
Cosa fare per rendere l'Italia più attrattiva? "Semplificare - suggerisce l'esperto - Riformare i ruoli apicali: trasformare il primario e il direttore sanitario in primi inter pares, garantendo maggiore autonomia operativa ai medici, in particolare ai chirurghi, con spazi reali per esprimere le proprie competenze e crescere professionalmente. Rafforzare il ruolo dell'Ordine dei medici: prevedere un filtro preliminare prima dell'apertura di cause legali. E' inaccettabile che si intentino azioni giudiziarie con l'obiettivo di ottenere indennizzi dalle assicurazioni professionali. Differenziare le strategie di reclutamento sul territorio: in molti Paesi europei esistono incentivi economici e fiscali per chi sceglie di lavorare in zone periferiche o meno attrattive; 'Italia potrebbe adottare soluzioni analoghe".
Il presidente dell'Associazione dei medici italiani in Europa e nel mondo indica poi una strada: "Abolire il concorso pubblico per l'assunzione dei medici". Nei Paesi europei più attrattivi "non si fanno concorsi per entrare in ospedale, è sempre la direziona sanitaria insieme al primario che si prendono la responsabilità di valutare un profilo professionale e di assumerlo a seconda delle esigenze dell'ospedale. Lo spettro delle raccomandazioni si combatte responsabilizzando le figure preposte alla selezione del personale sanitario. A mio avviso - conclude Mafrici - in un mondo come il nostro competitivo e veloce, è inammissibile che un team di lavoro e un servizio sanitario si costruisca affidandosi al fato e al risultato casuale dei concorsi pubblici".

Nel 2024 crescono valore aggiunto e occupazione nel sistema produttivo culturale e creativo, rispettivamente a 112,6 miliardi di euro (+2,1% rispetto al 2023) e 1,5 milioni di addetti (+1,6% rispetto al 2023). In questo quadro cultura e creatività, direttamente o indirettamente, generano complessivamente un valore aggiunto per circa 302,9 miliardi di euro equivalenti al 15,5% della ricchezza complessiva del Paese. Questi i dati principali contenuti in 'Io sono Cultura 2025', il rapporto annuale di Fondazione Symbola, Unioncamere, Centro Studi delle Camere di Commercio Guglielmo Tagliacarne e Deloitte.
Il rapporto, arrivato alla quindicesima edizione - e realizzato anche con la collaborazione dell’Istituto per il Credito Sportivo e Culturale, Fondazione Fitzcarraldo, Fornasetti e con il patrocinio del Ministero della Cultura - è stato presentato oggi da Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola; Andrea Prete, presidente di Unioncamere; Alessandro Rinaldi, vicedirettore generale Centro Studi Guglielmo Tagliacarne; Valeria Brambilla, socio ed amministratore delegato Deloitte & Touche; Beniamino Quintieri, presidente Istituto per il Credito Sportivo e Culturale. Ne hanno discusso Antonella Andriani, vicepresidente Adi Associazione per il Disegno Industriale; Evelina Christillin, presidente del Museo Egizio; Raffaele Ranucci, amministratore delegato Fondazione Musica per Roma; Chiara Sbarigia, presidente Apa Associazione Produttori Audiovisivi.
L'analisi evidenzia che il comparto dei software e videogiochi è quello che contribuisce maggiormente alla ricchezza della filiera con 17,7 miliardi di euro di valore aggiunto mentre Lombardia e Lazio sono le regioni che producono più ricchezza con la cultura. La Sardegna e Calabria, invece, sono le regioni con la crescita più forte rispetto al 2023. Sul fronte delle città, il rapporto sottolinea che Milano è la prima per valore aggiunto e occupazione; seguono Roma, Torino, Firenze, Monza – Brianza, Trieste e Bologna nella top ten delle province.
Il rapporto evidenzia inoltre che, grazie alla loro forte relazione con la manifattura, cultura e bellezza hanno dato vita ad una delle più forti identità produttive del mondo, il made in Italy. Oggi le industrie culturali e creative sono tra i settori più strategici per facilitare la ripresa economica e sociale italiana. Non solo perché i dati dell’ultimo decennio dimostrano che si tratta di una fonte significativa di posti di lavoro e ricchezza, ma anche perché sono un motore di innovazione per l’intera economia e agiscono come un attivatore della crescita di altri settori, dal turismo a tutti i settori economici che beneficiano del processo di culturalizzazione dell’economia grazie anche all’azione degli 'Embedded Creatives', ovvero i professionisti culturali e creativi che operano al di fuori dei settori che costituiscono il 'Core cultura'.
Bellezza e cultura - attesta il rapporto - sono parte del Dna italiano e sono alla base delle ricette made in Italy per uscire dalle crisi. I numeri dimostrano che la cultura è uno dei motori della nostra economia: la cultura per l’Italia è un formidabile attivatore di economia: una filiera in cui operano soggetti privati, pubblici e del terzo settore che, nel 2024 è cresciuto dal punto di vista del valore aggiunto (112,6 miliardi di euro, in aumento del +2,1% rispetto all’anno precedente e del +19,2% rispetto al 2021).
Una filiera complessa e composita in cui si trovano ad operare quasi 289 mila imprese (in crescita del +1,8% rispetto al 2023) e più di 27.700 mila organizzazioni senza scopo di lucro che si occupano di cultura e creatività (il 7,6% del totale delle organizzazioni non-profit). Ma il 'peso della cultura e della creatività nel nostro Paese è molto maggiore rispetto al valore aggiunto che deriva dalle sole attività che ne fanno parte. Cultura e creatività, in maniera diretta o indiretta, generano complessivamente un valore aggiunto per circa 302,9 miliardi di euro.
Continua anche nel 2024 la ripresa del Mezzogiorno che presenta tassi di crescita superiori alla media nazionale sia con riferimento al valore aggiunto (+4,2% rispetto ad una crescita media nazionale pari a +2,1%) che agli occupati (+2,9% anziché +1,6%). Spiccano, in particolare, gli incrementi della Calabria (valore aggiunto: +7,5%; occupazione: +4,7%) e della Sardegna (valore aggiunto: +7,5%; occupazione: +6,2%).
“La forza della nostra economia e del made in Italy - dichiara Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola - deve molto, in tutti i campi, alla cultura e alla bellezza. Più che in altri Paesi. Cultura e creatività oltre ad arricchire la nostra identità e alimentare la domanda di Italia nel mondo, possono aiutarci ad affrontare insieme, senza paura, le difficili sfide che abbiamo davanti. A partire dalla crisi climatica. L’Italia, forte di oltre un milione e mezzo di addetti culturali e creativi può offrire un contributo importante ad una transizione verde e digitale. Un’economia più a misura d’uomo e per questo più competitiva e più capace di futuro come sostiene il Manifesto di Assisi. Anche da questo deriva la forza del nostro export. Come più volte sottolineato dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella ‘la cultura non rappresenta un lusso superfluo, ma un autentico asset competitivo’”.
“La crescita del sistema culturale e creativo - afferma Andrea Prete, presidente di Unioncamere - non può prescindere da un investimento serio sulle persone. Le imprese ci dicono che oltre una entrata su due è difficile da reperire, perché servono competenze sempre più ibride: digitali, creative, gestionali. Lo ha detto il presidente di Unioncamere, Andrea Prete, che ha aggiunto “è il grande paradosso italiano: abbiamo un settore che continua a generare valore e occupazione, ma fatica a trovare i profili necessari per competere. La trasformazione digitale, in particolare, sta accelerando la domanda di figure capaci di integrare creatività e tecnologia: dall’uso evoluto dell’intelligenza artificiale alle competenze di data analysis, dalla produzione audiovisiva avanzata alla progettazione di contenuti e servizi digitali. Colmare questo mismatch - ha sottolineato Prete - significa rafforzare orientamento, formazione e politiche attive, mettendo in connessione il mondo della cultura con scuole, università, ITS e nuove professioni. Perché senza le giuste competenze, anche il potenziale creativo del Paese rischia di rimanere inespresso”.
“Deloitte, con il proprio settore specialistico della revisione contabile – sottolinea Valeria Brambilla, amministratore delegato di Deloitte & Touche S.p.A - crede che misurare il valore generato sia una condizione essenziale per una pianificazione strategica realmente efficace: quando parliamo di cultura, questa esigenza diventa ancora più evidente e specifica. L’impatto della cultura supera infatti i confini economici e occupazionali e investe la coesione sociale, l’innovazione, il benessere delle comunità. Per questo supportiamo anche quest’anno la realizzazione del Rapporto 'Io Sono Cultura', che ribadisce come sia fondamentale adottare strumenti di valutazione e rendicontazione, che sappiano cogliere la profondità e la multidimensionalità del valore culturale, al fine di generare benefici duraturi per i territori e per le persone”.
Fornasetti rinnova per il quindicesimo anno la sua partnership con Fondazione Symbola dando, ancora una volta, un volto alla copertina del suo rapporto annuale Io sono Cultura. Una scelta che va ben oltre la grafica e l’Art Direction e che trova la sua ragion d’essere in una vera e propria comunione d’intenti. Fornasetti è un’impresa artistica e un attore culturale, e vede radicati in Fondazione Symbola alcuni dei valori più sentiti dall’Atelier, la valorizzazione della creatività e della cultura, valori che, grazie a 'Io sono Cultura', si riappropriano del giusto merito che spetta loro nel contesto sociale. Questa immagine ispira, infatti, un doppio richiamo: sia la differenza di contenuti dovuti ai nuovi linguaggi, nuove tecnologie, nuove generazioni e un insieme di diversità che convivono; sia il movimento della ruota e del movimento in avanti, da cui idea di ricambio e anche di velocità. In particolare, la velocità contraddistingue l’era in cui siamo immersi, guidati dai social e da contenuti sempre più rapidi (es. reels, TikTok, etc.): qualsiasi cosa può diventare virale in pochissimo tempo e con la stessa velocità consumarsi, per dare spazio ad altro.
'Io Sono Cultura' permette di analizzare l’evoluzione della filiera in termini di produzione di ricchezza e creazione di posti di lavoro. Negli ultimi anni, il settore culturale e creativo ha mostrato una ripresa significativa, con una crescita costante in termini di valore aggiunto e di occupazione. Tuttavia, l'andamento non è stato uniforme tra i vari settori: ve ne sono alcuni che hanno registrato incrementi più marcati di altri e settori che hanno subito delle contrazioni. L'analisi dei dati del 2024 evidenzia una trasformazione del panorama culturale e creativo italiano, con una crescente digitalizzazione e una ridefinizione delle dinamiche occupazionali. Il settore che cresce di più in termini di ricchezza prodotta nel corso dell’ultimo anno è quello dei Software e videogiochi (+8,0%), seguito dalle attività di Comunicazione (+4,4%). Si tratta di settori che crescono anche da un punto di vista occupazionale, registrando in un solo anno un aumento dei lavoratori rispettivamente pari al +2,3% e +5,7%.
Le Performing arts e arti visive hanno registrato una crescita del valore aggiunto del +2,2% nel 2024 e del +34,4% dal 2021, mentre l'occupazione è aumentata del +2,6% nell'ultimo anno e del +9,6% dal 2021. Anche il Patrimonio storico e artistico mostra segnali di ripresa, con un incremento del valore aggiunto del +1,5% nel 2024 e del +32,0% dal 2021, accompagnato da una crescita dell'occupazione del +7,6% nell'ultimo anno e del +21,1% dal 2021. L’Audiovisivo e musica ha evidenziato una crescita più contenuta, con un aumento del valore aggiunto del +0,5% nel 2024 e dal +7,2% dal 2021, mentre l'occupazione è cresciuta del +8,1% dal 2021 ma solo del +0,1% nell'ultimo anno, rilevando una sostanziale stabilità del settore.
Il settore dell'Editoria e stampa, pur mantenendo un ruolo centrale nel panorama culturale, ha registrato una crescita più contenuta. Il valore aggiunto raggiunge gli 11 miliardi, in aumento del +6,2% dal 2021, ma con una flessione del -1,5% nell'ultimo anno. I lavoratori del settore sono 196 mila, in crescita del +1,9% nel 2024 e del +3,3% dal 2021, seppur il comparto non sia riuscito a recuperare pienamente le perdite subite negli anni precedenti. Il mercato editoriale italiano, in particolare, appare complessivamente maturo e stabile, ma mostra segnali di revisione delle preferenze del pubblico e una forte digitalizzazione, con un crescente peso della narrativa italiana e una rinnovata centralità delle librerie fisiche. Non tutti i comparti hanno mostrato una dinamica positiva. Il settore Architettura e design ha registrato una contrazione del valore aggiunto del -6,3% dal 2023, con una riduzione dell'occupazione del -5,5%. Una dinamica influenzata dalla fine degli incentivi fiscali nell’edilizia (come Superbonus e altri bonus), che ha causato un brusco calo degli investimenti nel settore edilizio-residenziale nel 2024. Questo rallentamento degli investimenti si riflette naturalmente sul lavoro degli studi di architettura e design e sull’indotto legato alla progettazione e realizzazione di spazi abitativi e commerciali.
C’è poi la componente Embedded Creatives, composta da tutti i professionisti culturali e creativi che operano al di fuori dei settori che costituiscono il Core cultura - designer, esperti di comunicazione, storyteller, curatori, art director, artisti, architetti che è strettamente connessa ai processi di culturalizzazione che hanno progressivamente interessato un numero crescente di settori economici: inizialmente quelli del manifatturiero avanzato e, più recentemente, in misura sempre maggiore, quelli dei servizi. Le attività svolte dagli Embedded Creatives hanno generato nel 2024, come visto, un valore aggiunto che ha superato i 49 miliardi di euro, con una crescita del +2,7% rispetto al 2023 e un’espansione del +17,1% sul 2021, a conferma del rafforzamento strutturale di questo segmento. Il settore in cui gli Embedded Creatives producono maggior ricchezza è quello degli “altri servizi alle imprese”: il 22 % del totale e, a conferma del ruolo strategico dei professionisti creativi per l’innovazione trasversale del settore, si segnala una loro crescita del +1,7% annua e del +6,8% nel triennio.

Bodo Glimt-Juventus di Champions League in programma stasera, martedì 25 novembre, è a forte rischio per neve. La partita di coppa è fissata alle 21, ma le rigidissime temperature norvegesi mettono più di qualche punto interrogativo sulla gara. Intanto, a Bodo è stata interrotta per diversi minuti (per l'impraticabilità del campo, causa neve) la partita di Youth League tra i bianconeri e i padroni di casa. Alla ripresa del gioco, il match è stato vinto 6-2 dai ragazzi di Padoin in condizioni molto difficili. Condizioni che stanno portando in molti a interrogarsi sui motivi del mancato anticipo alle 18:45, con temperature leggermente più 'morbide'. rispetto a quelle previste in serata.
Il motivo è che il regolamento della Uefa prevede che una singola squadra non possa giocare più di due partite in quell'orario (a eccezione del Kairat Almaty, per motivi di fuso orario). I norvegesi hanno già giocato alle 18.45 contro il Galatasaray e rigiocheranno a quell'ora contro il Manchester City a gennaio.
Partita particolare per la Juventus in Champions League, visto che Bodo dista 'solo' 200 chilometri dal Circolo Polare Artico. La temperatura percepita nella città norvegese lunedì sera era di -16°, mentre stasera si dovrebbe arrivare intorno ai -2° nella fascia oraria della partita, con allerta meteo (le previsioni parlano di 5-10 centimetri di neve). Sulla città nevicherà tutto il giorno ed è previsto anche forte vento in serata. La sfida dunque verrà giocata (almeno in teoria) in condizioni estreme, che non mettono però paura all'allenatore bianconero Luciano Spalletti. Il tecnico ci ha scherzato su in conferenza stampa: "Se ho freddo? Con me è dura, perché io sono stato cinque anni in Russia, ho fatto una figlia lì e mi piaceva stare lì. È una difficoltà reale per abitudini e rimbalzi e sicuramente pagheremo qualcosa, ma ci adatteremo. Il campo disturba, ma vogliamo fare la nostra prestazione".

Paura per Belen Rodriguez. La showgirl, ospite all'evento di Vanity Fair Stories, ha rilasciato un'intervista sul palco dell'evento in cui è tornata a parlare delle dichiarazioni rilasciate a Belve riguardo la sua relazione con Stefano De Martino. Ma ad attirare l'attenzione, in particolare, sono state le condizioni della showgirl.
Un estratto dell'intervista, diventato virale sui social, mostra Belen mentre replica alle polemiche nate dalla frase ho "menato tutti i miei ex", spiegando: "Io sono sudamericana e ho un'ironia diversa rispetto agli altri".
Nel filmato gli utenti sottolineano un breve momento di apparente perdita di equilibrio da seduta, che ha portato qualcuno in sala a urlarle "attenzione". Molti utenti hanno interpretato il suo comportamento come un possibile malessere e si sono chiesti cosa potesse esserle accaduto: "Ma cosa le sta succedendo?", "Qualcuno la aiuti", si legge tra i commenti.

"E' un evento molto importante per la Asl e per tutte le aziende sanitarie toscane e italiane, perché ci troviamo di fronte a un grande cambiamento. Il servizio sanitario e la Asl Toscana Sud-Est devono imparare a dare risposte nuove a un bisogno di salute che sta mutando. In tale contesto, infatti, la nostra azienda presenterà una tappa di 'Cantiere Sanità', che nel nostro piccolo è la nostra riforma in cammino". Lo ha detto Marco Torre, direttore generale dell'azienda Usl Toscana Sud Est, alla 20esima edizione del Forum Risk Management, in corso fino al 27 novembre ad Arezzo.
"Il tema dell'informazione e del coinvolgimento dei cittadini è fondamentale per attivare un maggior uso appropriato delle risorse e dell'offerta sanitaria dei servizi, ma anche per iniziare a cambiare i loro comportamenti - spiega Torre - Dal prossimo anno attiveremo, partendo da una Casa di comunità hub per zona, la sanità territoriale, in applicazione del decreto ministeriale n. 77 del 23 maggio 2022. Ci crediamo molto per mettere al centro i bisogni dei cittadini, l'appropriatezza e gli esiti".
Anche "il personale è fondamentale come agente di cambiamento nel servizio sanitario, di fronte ai cambiamenti da affrontare - osserva Torre - Non vi è più un solo uomo o una sola donna al comando, il successo ce lo giochiamo ogni giorno, nel reparto, in sala operatoria, così come negli uffici. E' necessario che le 10-11mila anime della nostra Asl agiscano, si sentano responsabilizzate, abbiano anche la libertà di sbagliare e vivano in un contesto in cui si sentano parte di dare risposte nuove a questi bisogni che stanno cambiando. Faremo un forte investimento anche in termini di formazione - assicura - ma abbiamo bisogno dell'energia, della curiosità e della creatività di ciascuno di noi".
La cerimonia giovedì 4 dicembre nell'Aula Magna dell'ateneo...
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