
Il lancio del telefono T1 di Trump Mobile, annunciato lo scorso giugno dai figli di Donald - Eric Trump e Donald Trump Jr - come il primo smartphone "made in the Usa" del brand del presidente, continua a non concretizzarsi. Nonostante l'annuncio di un’uscita ad agosto e la raccolta di acconti da 100 dollari per il dispositivo da 499 dollari, non ci sono ancora prove che il prodotto - presentato in colore dorato e con la bandiera americana sul retro - sia effettivamente pronto per il mercato. Lo riferisce Nbc News, che aveva ordinato un T1 per seguirne lo sviluppo, segnalando però ritardi non giustificati, scadenze mancate e informazioni frammentarie dal servizio clienti, che ha attribuito gli slittamenti a varie cause, incluso il recente "shutdown" del governo.
A rendere il quadro ancora più ambiguo sono le continue modifiche al sito di Trump Mobile, che ha cambiato più volte dettagli tecnici e design del dispositivo. Le prime immagini mostravano un modello simile a un iPhone con tre fotocamere; un post sui social di agosto ha invece mostrato un telefono completamente diverso, con un numero maggiore di fotocamere, che secondo testate specializzate sarebbe un semplice render del Samsung Galaxy S25 Ultra. Dal sito è inoltre scomparso ogni riferimento al "Made in the Usa", sostituito da formule più vaghe come "brought to life in the Usa" ("portato in vita negli Usa").
Gli esperti citati da Nbc restano scettici sulla possibilità di produrre in tempi brevi uno smartphone realmente statunitense. Todd Weaver, fondatore di Purism - l’unica azienda che oggi vende telefoni assemblati negli Stati Uniti - ricorda che ci sono voluti sei anni per portare sul mercato il suo Liberty Phone, comunque non realizzato interamente con componenti americane e venduto a 2.000 dollari. Nel frattempo, conclude l’emittente, Trump Mobile propone ai clienti telefoni ricondizionati Apple e modelli Samsung, presentati come "portati in vita negli Usa" nonostante siano prodotti principalmente in Asia.

L'Ucraina riesce a modificare il piano di Donald Trump per porre fine alla guerra con la Russia. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky aspetta il colloquio diretto con il presidente americano per compiere passi decisivi verso la fumata bianca.
Intanto, i 28 punti inizialmente elaborati dagli Stati Uniti cambiano e si riducono a 19. I colloqui delle ultime 48 ore a Ginevra sono serviti a Kiev per eliminare elementi ritenuti eccessivamente favorevoli alla Russia. Nel dettaglio, i contorni del nuovo documento non sono noti. Tra i dettagli che filtrano, spicca la rimozione della disposizione sull'uso dei beni russi congelati nel processo di ricostruzione dell'Ucraina è stata rimossa dal piano. La proposta iniziale di Trump prevedeva che gli Stati Uniti ricevessero il 50% dei profitti e che i beni congelati non utilizzati venissero destinati a un fondo di investimento russo-americano.
Zelensky, in ogni caso, nel suo messaggio a fine giornata può celebrare il risultato parziale: "La nostra delegazione è tornata da Ginevra dopo i colloqui con la parte americana e i partner europei, ora l'elenco dei passi necessari per porre fine alla guerra può diventare operativo. Al momento, dopo Ginevra, i punti" del piano "sono meno, non più 28[1]. Molti aspetti corretti sono stati presi in considerazione in questo quadro. C'è ancora molto su cui lavorare insieme – non è facile – per redigere il documento finale e bisogna fare tutto con dignità".
Il lavoro "difficile e dettagliato" prosegue. Zelensky aspetta un nuovo confronto diretto con Trump, magari di persona con una visita a Washington. "Le questioni delicate, sensibili, le discuto con il presidente Trump. L'Ucraina non sarà mai un ostacolo alla pace: questo è il nostro principio, un principio comune. Milioni di ucraini contano e meritano una pace dignitosa. Faremo tutto il possibile per questo, siamo pronti a lavorare il più rapidamente possibile".
Da Washington, a delineare il quadro provvede Karoline Leavitt, portavoce della Casa Bianca. "Non ci sono piani al momento per un incontro" tra Trump e Zelensky "ma le cose possono cambiare rapidamente. Tutti sono ottimisti in relazione ai colloqui di Ginevra. La maggior parte dei punti del piano sono stati approvati, ora ci sono solo un paio di punti di disaccordo su cui i nostri team continuano a lavorare. "E' completamente falsa" l'idea secondo cui Trump favorirebbe la Russia[2]: "L'idea che gli Stati Uniti non stiano coinvolgendo entrambe le parti in modo equo in questa guerra per porvi fine è una totale falsità". Il presidente sta mettendo pressione a entrambi i leader", dice facendo riferimento a Zelensky e Vladimir Putin.
In realtà, secondo il Washington Post, Trump punta a raggiungere il risultato senza 'studiare'. Il presidente mostrerebbe scarso interesse per i dettagli del piano americano e a Washington regna un "caos totale" attorno alle reali intenzioni della Casa Bianca. Trump, secondo la ricostruzione, limiterebbe a concedere generici via libera ai suoi collaboratori senza approfondire i contenuti. "Gli dici: 'Voglio provare a negoziare un accordo'. Lui risponde: 'Ottimo, provaci e vediamo che succede'. Questo è il livello di dettaglio in cui si addentra", racconta un funzionario, aggiungendo che negli ultimi giorni "diverse parti della Casa Bianca non sapevano bene cosa stesse accadendo. È stato imbarazzante".
"Il presidente ha rilasciato quella dichiarazione durante il fine settimana", ha dichiarato Leavitt a Fox News lunedì, "e da allora ci sono state conversazioni molto produttive tra il team di sicurezza nazionale del presidente e la delegazione ucraina".
Ha aggiunto che il Segretario di Stato Marco Rubio e l'inviato speciale Steve Witkoff hanno trascorso domenica a Ginevra, dove hanno esaminato il piano di pace sostenuto dagli Stati Uniti, "con il contributo sia della parte russa che di quella ucraina". Ha affermato che sono riusciti a "mettere a punto i punti, e quindi
Leavitt ha affermato che Trump "è un presidente in tempo di pace", aggiungendo che "rimane ottimista e fiducioso, e so che i nostri team stanno lavorando 24 ore su 24 per cercare di concludere questo accordo".
Parlando con i giornalisti fuori dalla Casa Bianca dopo l'intervista, Leavitt ha affermato che non è previsto alcun incontro tra Trump e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky.

L'intesa Meloni-Schlein alla prova dell'aula della Camera. Mentre impazzano i rumors sui contatti sulla legge elettorale, intanto la segretaria dem e la premier hanno costruito un 'asse' che si dimostra solido su un tema delicato come quello della difesa delle donne.
La scorsa settimana la Camera ha approvato la Pdl di modifica del Codice penale in materia di violenza sessuale: senza consenso è reato. "Abbiamo dimostrato che su questo tema fondamentale si può trovare un terreno comune tra maggioranza e opposizione per far fare passi in avanti al Paese", aveva scritto la leader dem sui social pubblicando una foto sua con la Meloni. Prima del voto a Montecitorio, una telefonata tra le due leader aveva definito l'ok al testo arrivato poi all'unanimità.
Al provvedimento tenevano particolarmente i dem ed era stato il paziente lavoro soprattutto delle parlamentari Pd a rivelarsi determinante per l'intesa bipartisan, arrivata dopo l'indicazione di due relatrici: Varchi (Fdi) e De Biase (Pd). Ma il feeling tra la premier e la segretaria dem prevede anche un secondo tempo, sempre sul fronte difesa delle donne. E questa volta al centro del confronto c'è un provvedimento del governo: il Ddl che introduce il reato di femminicidio, oggi in aula alla Camera.
Si tratta di un testo-bandiera dell'esecutivo di Giorgia Meloni, porta la firma dei ministri Nordio, Piantedosi, Roccella e Casellati. La maggioranza aveva già chiesto, e ottenuto, la dichiarazione di urgenza a Montecitorio. Il Senato lo ha già approvato e adesso è in attesa del voto definitivo.
Il Pd ha fatto sapere che non presenterà emendamenti e voterà il provvedimento, in principio di legislatura non certo tra le 'hit' dei democratici. Questo prima dell'intesa tra Giorgia Meloni ed Elly Schlein, che tra l'altro viene suggellata da un voto bipartisan proprio nella Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne fissata per il 25 novembre.

Settimana decisiva per le modifiche alla manovra che passeranno al voto della commissione Bilancio del Senato possibilmente dalla prossima settimana.
Oggi con le ammissibilità è attesa una nuova scrematura delle 414 proposte segnalate dai partiti, poi tra mercoledì e giovedì, al rientro della premier Giorgia Meloni dal G20 in Sudafrica, è in programma un altro vertice di maggioranza (il terzo) sulle proposte e relative coperture, visto il paletto invalicabile dei 'saldi invariati'. Dunque ogni modifica andrà finanziata con corrispondenti riduzioni di altre poste o gettito aggiuntivo.
Nonostante il pressing della Lega, sembra decaduta l'ipotesi trapelata nei giorni scorsi di un ulteriore rialzo dell'Irap alle banche: a ogni modo entro questa settimana la maggioranza è chiamata a trovare la quadra per consentire l'avvio del voto in commissione a Palazzo Madama dal 3 dicembre prossimo. Una tabella di marcia che lascerebbe meno di un mese di tempo per il via libero definitivo al ddl di Bilancio da 18,7 miliardi da parte di entrambe le Camere, via libera che deve arrivare entro il 31 dicembre, per evitare l’esercizio provvisorio. Intanto il governo, e il Mef in particolare, venerdì hanno incassato il rialzo del rating da parte di Moody's dopo 23 anni, promozione che legittima ulteriormente la politica di bilancio prudente e responsabile perseguita dal ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti.
I nodi delle possibili modifiche alla Finanziaria intanto restano ancora tutti sul tavolo: il rialzo delle tasse sugli affitti brevi, la tassa sui dividendi, le pensioni, la possibile estensione della rottamazione 5, i condoni edilizi, tra gli altri. Dai banchi dell'opposizione oggi arriva un nuovo allarme per la sanità: "Dopo 15 anni di sottofinanziamento, i 6,3 miliardi in più previsti in manovra non bastano neppure a coprire i fabbisogni minimi del nostro servizio sanitario nazionale", avverte la senatrice dem Beatrice Lorenzin. .
Intanto, sul fronte coperture, fonti vicine al dossier danno in salita le quotazioni del progetto di tassare al 12,5% l'oro investito per favorire l'emersione di lingotti e monete detenute nei caveau. La stima di gettito sarebbe però ben più bassa del target di 1,6-2 miliardi ipotizzato nella relazione tecnica, e potrebbe fermarsi intorno ad alcune centinaia di milioni.
Tra gli altri balzelli per reperire risorse anche la tassa contro l'ultra fast fashion cinese che prevede un contributo di 2 euro sui pacchi in entrata da paesi extra-Ue con beni entro i 150 euro; l'incremento della tassazione sulle transazioni finanziarie dallo 0,2 allo 0,3% nel 2026. Sugli affitti brevi un'ipotesi di compromesso nella maggioranza potrebbe essere di limitare il rialzo dell'aliquota al 26% su chi svolge una attività a tempo piano con più di tre immobili.

Campania e Puglia si confermano di centrosinistra con la vittoria, rispettivamente, di Roberto Fico e Antonio Decaro mentre il Veneto resta al centrodestra con la guida di Alberto Stefani. L'ultima tornata delle regionali finisce 2 a 1 con risultati netti in tutte e tre le regioni dove i successori di Vincenzo De Luca, Michele Emiliano e Luca Zaia registrano un distacco medio di quasi 30 punti percentuali dagli sfidanti. Ma altissimo è il dato dell'astensionismo con il 14% di votanti in meno rispetto alle precedenti regionali.
Giorgia Meloni si complimenta con i vincitori. Innanzi tutto con il leghista e neo presidente del Veneto Stefani per "una vittoria frutto del lavoro, della credibilità e della serietà della nostra coalizione". Ma si congratula anche con gli altri due neo governatori augurandosi "che possano svolgere al meglio il loro mandato, nell’interesse dei cittadini che andranno a rappresentare".
Esulta per il risultato incassato in Veneto anche il vicepremier e leader della Lega Matteo Salvini che ha vinto la partita interna al centrodestra vedendo confermata la supremazia del Carroccio e smentendo così la tesi secondo cui la regione era pronta a cambiare bandiera passando alla fiamma: Fdi resta sotto al 20% mentre i salviniani, grazie al booster Zaia, capolista nelle sette province, volano al 36%. Salvini parla di "una vittoria notevolissima, ora penso alle politiche", dice.
Il centrosinistra esulta: "Meloni non è imbattibile"
E al 2027 pensa anche il centrosinistra galvanizzato dal risultato. Il mito 'dell'imbattibilità' di Giorgia Meloni finisce stasera, dicono nelle opposizioni. La sconfitta in Campania del viceministro di Fdi, Edmondo Cirielli, è la "sconfitta di Meloni". La destra ci aveva puntato. E' finita con 20 punti di distacco. Ed era proprio la partita in Campania quella più delicata per il centrosinistra. Passaggio cruciale nella costruzione della coalizione che sfiderà la destra alle politiche: dai riformisti ad Avs. Non a caso da Roma arrivano a Napoli al comitato Fico, tutti i leader. Innanzitutto, Elly Schlein. La segretaria dem può festeggiare la vittoria della sua linea 'testardamente unitaria' e quella di un Pd che gode ottima salute a livello di consensi: primo partito in Puglia e Campania, primo della coalizione in Veneto. "Il messaggio è chiaro, l'alternativa c'è ed è competitiva, il riscatto parte dal Sud e ci porterà a vincere perché per le politiche la partita è apertissima", scandisce Schlein prima della foto di gruppo dei leader del centrosinistra dal palco. Ed ancora: "Mi avete sentito spesso dire che uniti si vince, ma il margine della vittoria di Fico e Decaro dimostra che uniti si stravince. La strada è questa, gli elettori hanno premiato lo sforzo unitario. Tutto questo mi ha fatto pensare a un grande poeta di questa terra, tanto l'aria s'adda cagnà".
Quindi la stoccata a Meloni: "Andremo avanti in questa direzione per battere Giorgia Meloni che stasera ha ben poco da festeggiare e da saltare. Ha perso il governo, ha perso Giorgia Meloni". Giuseppe Conte, che ha seguito lo spoglio con il 'suo' Roberto Fico, incalza: "Fico è presidente, non saltellano più".
"Non ha vinto - dice Conte - chi di fronte ai cittadini campani ha saltellato ed oggi cade rovinosamente. Non ha vinto chi ha pensato di batterci lottando nel fango, infangando Fico e suoi familiari". E rivendica il leader M5S: "Fico ha battuto sonoramente un candidato di Fratelli d'Italia, un esponente del Governo Meloni, senza mischiarsi a una lotta nel fango. Per il M5S è una doppietta storica: due governatori di Regione in due anni, quando prima non ne avevamo avuto mai nessuno. Questo ci dà ancora più forza e coraggio". Quanto alle politiche ribadisce che "vogliamo che le alleanze nascano sulla base di una condivisione di un progetto, di un programma, temi e obiettivi a noi cari. Dopodiché se si raggiunge un accordo e si mette il nero su bianco, la mia base ha detto noi ci stiamo".
Schlein si dice pronta a mettersi subito al lavoro. Avs d'accordo. "Costruiamo insieme un'agenda di programma condivisa per il Paese, perché questa destra è stata sonoramente sconfitta. La parola chiave ora è unità e costruiamo da subito insieme un'agenda di programma di governo del Paese".
Veneto
In Veneto la vittoria di Alberto Stefani è netta con oltre il 65% delle preferenze anche grazie al contributo dell'ex governatore Zaia, capolista in tutte le province. Ed è proprio a lui che si rivolge il neo-governatore: "Mi auguro che Luca Zaia resti in Consiglio regionale e in squadra per i prossimi 30 anni. Ha dato a questo territorio un contributo straordinario. Ha scritto la storia del Veneto degli ultimi 15 anni e continueremo a scriverla insieme".
"Nei prossimi cinque anni ai veneti serve un sindaco dei veneti. Sarò presidente di tutti i cittadini", ha assicurato Stefani. E la squadra che governerà il Veneto nei prossimi cinque anni "sarà la stessa fino alla fine del mandato". "Quando si assume una responsabilità amministrativa la vita privata viene sempre dopo quella pubblica, ma mi sia permesso di dedicare questa vittoria a una persona a me molto cara, a tutti i nonni che hanno lasciato un segno importante nella vita dei propri nipoti", ha poi aggiunto. "È stata una campagna elettorale bella, in mezzo alla gente, dove abbiamo scelto di affrontare temi nuovi mantenendo sempre ferma la correttezza nei confronti degli altri candidati. Ringrazio la coalizione di centrodestra, prima di tutti Luca Zaia, poi Matteo Salvini, Giorgia Meloni, Antonio Tajani, Maurizio Lupi e Antonio De Poli", le parole di Stefani.
Campania
In Campania l'ex presidente della Camera Roberto Fico incassa oltre il 60%. "Il mio primo ringraziamento va a tutti i cittadini e le cittadine campani che hanno fatto una scelta così netta, così forte e così importante, che ci riempie di responsabilità", dice parlando dal palco del suo comitato a Napoli dove sono accorsi tutti i big del centrosinistra. "Io sarò il presidente di tutti i cittadini e le cittadine campane, chi ci ha votato, chi non ci ha votato, chi ha votato altri, perché tutti i territori contano, tutte le persone contano e tutti i diritti di ogni persona sui nostri territori contano, sono fondamentali. Io vorrei provare, con molta sensibilità - ha aggiunto Fico - a rappresentare la voce di chi non ha voce, di che difficoltà non si sente mai aiutato, e cercare di essere vicino soprattutto a queste persone".
Puglia
In Puglia Antonio Decaro è presidente con più del 64%. "È stato un risultato straordinario, oltre ogni aspettativa. Sento il peso della responsabilità del risultato", ha detto annunciando l'intenzione di mettersi da subito al lavoro "perché devo meritarmi la fiducia di chi mi ha votato ma soprattutto devo cercare di recuperare la fiducia non solo di chi non mi ha votato ma di tutte quelle persone che non sono venute a votare e sono rimaste a casa".
"In queste elezioni a livello nazionale, e anche in questa regione - ha sottolineato l'ex sindaco di Bari - il dato negativo è quello dell'astensionismo. Per me, se i cittadini non si interessano alla politica, vuol dire che è la politica che non si interessa ai cittadini". La politica "non si fa per dare posti di potere ai propri amici ma per dare l'acqua agli agricoltori, per dare alle giovani coppie la possibilità di comprarsi una casa e per ridurre le liste di attesa (nella sanità ndr)", ha sottolineato annunciando che "il primo" del suo mandato sarà proprio "occuparmi delle liste d'attesa. Quindi chiederò a tutte le strutture sanitarie pubbliche e a quelle private convenzionate di stare aperti fino alle ore 23 e di stare aperti anche il sabato e la domenica".
E dopo aver ringraziato gli avversari "per il garbo e rispetto con cui hanno condotto la campagna elettorale" l'ex sindaco di Bari ha assicurato che "con il governo voglio collaborare come ho sempre fatto. Anche con questo governo ho collaborato. Ho dovuto alzare i toni per difendere i sindaci nel momento in cui sembrava che potessimo perdere le risorse del Pnrr, così importanti per colmare i divari territoriali. Quando invece quelle risorse sono ritornate o sono state sostituite da altre risorse ho ringraziato questo governo", ha concluso.

Un piano pensato in aereo, quasi per caso, e presentato 'a sorpresa' in una telefonata. Sembra quasi la trama di un film, invece è - secondo il sito americano Axios - il percorso che ha portato gli Stati Uniti a elaborare il piano in 28 punti per porre fine alla guerra tra Ucraina e Russia: Donald Trump lo ha spedito a Kiev convinto di poter ottenere la fine del conflitto.
L'Ucraina lo ha rispedito al mittente chiedendo sostanziali modifiche, ancora oggi in discussione. Per comprendere la vicenda - spiega Axios sulla base di interviste con sei funzionari statunitensi, due funzionari ucraini e un'altra fonte informata - bisogna riavvolgere il nastro fino al 22 ottobre.
Chi ha avuto l'idea
In quella data, sullo stesso aereo di trovano Jared Kushner, genero di Trump, e Steve Witkoff, inviato speciale del presidente. Dall'accordo di Gaza, il duo passa ad occuparsi di Ucraina con lo stesso approccio: elaborare un piano, presentarlo e capire come raggiungere un'intesa.
Il 25 ottobre, Witkoff e Kushner incontrano a Miami l'inviato del presidente Vladimir Putin, Kirill Dmitriev. I colloqui con Dmitriev servono a definire la bozza iniziale del documento destinato a diventare il piano. "Witkoff e Kushner non avrebbero avviato colloqui con russi e ucraini su un nuovo piano senza il via libera di Trump", dice un funzionario statunitense, delineando il quadro nel quale il segretario di Stato Marco Rubio e il vicepresidente JD Vance vengono aggiornati passo dopo passo.
I contatti con l'Ucraina
Nella ricostruzione di Axios, Witkoff e Kushner incontrano nello stesso periodo anche Rustem Umerov, consigliere di Zelensky, grazie anche alla mediazione di un alto funzionario del Qatar che vanta buoni rapporti con gli inviati statunitensi, con Umerov e con Vladimir Putin.
Umerov suggerisce modifiche che apparentemente vengono prese in considerazione e propone che il piano venga illustrato al presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Il colloquio telefonico finisce per creare un equivoco enorme: Witkoff e Kushner "hanno parlato e cercato di spiegare al presidente i punti del piano, ma non è possibile farlo al telefono", dice un funzionario ucraino, fortemente contrario al piano e alla modalità di presentazione.
Il piano finisce sui media
I due emissari di Trump attaccano il telefono convinti di aver ottenuto una sostanziale approvazione da Kiev. Witkoff, non a caso, programma un viaggio in Turchia per incontrare Zelensky il 19 novembre. Si arriva all'ultima settimana. Il 18 novembre Axios 'spoilera' il piano di Trump con alcune condizioni durissime per Kiev: Donbass alla Russia, niente truppe Nato in Ucraina, esercito ridotto a 600mila uomini. A Mosca verrebbe garantita l'eliminazione delle sanzioni e il rientro nel G8. Un trionfo per Putin.
Il no di Kiev
Il no dell'Ucraina prende forma, il meeting in Turchia non c'è. Come si è arrivati a questo gelo? Secondo funzionario ucraino citato da Axios, si è trattato di un problema di comunicazione: il team di Zelensky riteneva che Witkoff e Kushner stessero solo offrendo idee iniziali, gli americani ritenevano di aver presentato una proposta formale.
Diplomazia all'opera
Per ricucire lo strappo, Washington invia a Kiev il segretario dell'Esercito, Dan Driscoll. Intanto, i dettagli del piano diventano pubblici: l'impianto giudicato 'pro-Russia' provoca la reazione di molte cancellerie europee. Il Dipartimento di Stato, davanti alle richieste di chiarimenti, secondo due diplomatici spiega che il piano "non è di Trump". Il presidente però lo timbra e chiede la firma di Zelensky entro il 27 novembre per celebrare alla grande il Thanksgiving. In realtà, secondo il Washington Post, il numero 1 della Casa Bianca non è interessato ai dettagli del documento.
L'accelerazione auspicata da Washington non c'è. Zelensky ascolta Driscoll, il piano per Kiev può essere una base di discussione ma non di più. Arriva venerdì 21 novembre e il presidente ucraino rivolge un drammatico discorso alla nazione: "Rischiamo di perdere la dignità o il sostegno di un partner strategico".
Disgelo?
Nell'amministrazione Trump c'è chi boccia l'approccio di Driscoll: troppa fretta. Risultato? "Gli ucraini dicono che li stiamo costringendo a firmare un accordo favorevole alla Russia", la sintesi di un funzionario. La vicenda si complica e Trump deve inviare il segretario di Stato Marco Rubio ai colloqui di Ginevra, domenica 23 novembre.
Tra Washington e Kiev torna parzialmente il sereno, almeno pubblicamente: gli Stati Uniti definiscono il piano "un'offerta non definitiva", l'Ucraina usa toni positivi per descrivere il dialogo. La scadenza fissata da Trump non è più perentoria, Rubio si augura che l'intesa arrivi "il più presto possibile". L'Europa elabora una propria proposta, gli Usa sembrano dare più ascolto all'Ucraina: il piano di Trump viene rivisto, i punti scendono da 28 a 19. E si continua a trattare.

Puntavano a invadere l'isola di Gonave, nei Caraibi, per uccidere tutti gli uomini e trasformare le donne in schiave del sesso. Il progetto di due giovani del Texas, il ventunenne Gavin Weisenburg e il ventenne Tanner Thomas, è stato sventato negli Stati Uniti. I due cittadini americani, come si legge negli atti depositati in tribunale, "hanno condotto ricerche, ricognizioni, reclutamenti, pianificazioni e hanno cercato di garantirsi addestramento per attuare il loro piano. L'obiettivo della cospirazione era prendere il controllo militare dell'isola di Gonave assassinando tutti gli uomini e catturando tutte le donne". Gonave si trova ad una trentina di miglia a nordovest di Port-au-Prince, capitale di Haiti, e ospita circa 87mila persone.
I due giovani sono accusati di cospirazione per omicidio o rapimento di persone in un paese straniero e di produzione di materiale pedopornografico. Rischiano l'ergastolo se condannati per l'accusa di cospirazione. L'accusa di pornografia infantile prevede una pena detentiva fino a 30 anni.
Il piano, per quanto folle, era stato parzialmente attuato con inquietante razionalità. I procuratori federali sostengono che Thomas si sia arruolato nell'Aeronautica Militare degli Stati Uniti nel gennaio 2025 per ottenere un addestramento militare che "sarebbe stato utile per portare a termine l'attacco armato".
Nell'agosto 2024, Weisenburg si è iscritto alla North Texas Fire Academy di Rockwall, in Texas, per ricevere un addestramento speciale: il suo progetto però è naufragato nel giro di 6 mesi.
Entrambi hanno seguito corsi di lingua creola haitiana e hanno svolto ricerche su munizioni e armi, compresi fucili di tipo militare. Secondo l'atto d'accusa, i due avevano pianificato di trasportare armi da fuoco, munizioni ed esplosivi a bordo di una barca a vela. Weisenburg si sarebbe recato in Thailandia per iscriversi a una scuola di vela in preparazione all'acquisto della barca a vela e in vista del viaggio verso l'obiettivo.

Brigitte Bardot nuovamente ricoverata. Il quotidiano Var Matin riferisce che l'attrice francese, 91 anni, è in ospedale da una decina di giorni. BB si troverebbe all'ospedale Saint-Jean di Tolone.
La diva era stata ricoverata anche un mese fa e dopo 2 settimane aveva fatto ritorno a casa a Saint-Tropez. Secondo Var Matin, a ottobre Brigitte Bardot era stata sottoposta a un intervento chirurgico "per una grave malattia".
L'attrice aveva dovuto smentire le voci circolate sui social media che annunciavano la sua morte. "Sto bene", il post su X. "Non so quale idiota abbia diffuso questa 'fake news' sulla mia scomparsa, ma sappiate che sto bene e non ho alcuna intenzione di andarmene".

Tre persone sono state ferite a Madrid da un 18enne in quello che è stato definito un "attacco jihadista". Lo ha riferito il giornale OkDiario, secondo cui l'aggressione è avvenuta sabato intorno alle 14 nel centro della capitale spagnola.
Gli agenti hanno trovato il sospetto, identificato come "maghrebino", a casa sua, dopo essere stati allertati dal fratello, preoccupato per il "comportamento aggressivo". Gli agenti dell'unità antiterrorismo hanno tentato dapprima di immobilizzare con il taser il 18enne, armato di machete, che urlava "Allah akbar", poi hanno aperto il fuoco, ferendolo in modo grave. Il giovane è ricoverato in ospedale, mentre le autorità hanno aperto un'inchiesta per "attentato jihadista".

Matteo Renzi è entrato nel consiglio di amministrazione di Enlivex Therapeutics, biotech israeliana quotata al Nasdaq di Wall Street e alla borsa di Tel Aviv. Lo si legge in una nota. L'ex presidente del Consiglio, attuale senatore e leader di Italia viva, seguirà lo sviluppo di un progetto legato alla blockchain.
"Desidero dare il benvenuto a Matteo Renzi nel Consiglio di Amministrazione di Enlivex e non vedo l'ora di lavorare insieme a lui per creare valore per gli azionisti di Enlivex", ha dichiarato Shai Novik, presidente del Consiglio di Amministrazione di Enlivex.
"Sono felice di entrare a far parte del consiglio di amministrazione di Enlivex, un'azienda biotecnologica con una visione strategica per il futuro", dice il leader di Italia Viva. "Vedo un potenziale reale nelle tecnologie blockchain e nell'emergere di modelli basati sulla previsione che incoraggiano una maggiore chiarezza, partecipazione, trasparenza e visione a lungo termine".

Il Como batte 5-1 il Torino nel primo dei due posticipi di oggi, lunedì 24 novembre, della 12/a giornata di Serie A, disputato allo stadio Olimpico-Grande Torino. Per gli ospiti doppietta di Addai, al 36' e al 52' e gol di Ramon al 72', Nico Paz al 78' e Baturina all'86', per i padroni di casa rete del momentaneo pareggio di Vlasic su rigore al 47' del primo tempo. In classifica i lariani salgono al sesto posto con 21 punti scavalcando la Juventus, mentre i granata restano fermi a quota 14 in undicesima posizione insieme alla Cremonese.

Terremoto all'Olimpia Milano: il coach Ettore Messina si è dimesso e la squadra è stata affidata a Peppe Poeta. A dare l'annuncio ufficiale il club meneghino con una nota sul proprio sito web. Messina lascia dopo la sconfitta sul campo di Trieste, con l'Olimpia ottava in classifica a 10 punti, a -6 dalla vetta. In Eurolega, Milano è undicesima con 6 vittorie e 6 sconfitte.
"La Pallacanestro Olimpia Milano comunica che Ettore Messina ha lasciato l’incarico di Capo Allenatore della prima squadra. Questa decisione è stata presa di comune accordo con il Presidente Leo Dell’Orco, anticipando così la transizione con Peppe Poeta, che assume il ruolo di Capo Allenatore. Ettore Messina continuerà a far parte dell’organizzazione nel suo ruolo dirigenziale, garantendo così continuità e competenza nel club grazie all’esperienza maturata negli anni", rende noto la società.
"Desidero esprimere il mio più sincero ringraziamento a Ettore Messina per i successi raggiunti insieme, dai campionati vinti, alle Coppe Italia e Supercoppe, oltre a aver raggiunto la Final Four nel 2021 -dice Dell'Orco-. Con la stessa convinzione, auguro il meglio a Peppe Poeta, sicuro che saprà guidare la squadra con passione e determinazione".
Biologi ER,Marche e Sardegna contro il presidente.Raccolta firme...
'Città viva e accogliente non può presentare serrande abbassate... 
Gran finale, ieri sera, nella capitale del Kazakistan Astana, di 'Silk Way Star', primo grande concorso vocale asiatico. La competizione canora, che si potrebbe definire l'Eurovision asiatico, è stata vinta dalla cantante mongola Michelle Joseph, come riporta l'agenzia di stampa kazaka Qazinform. La manifestazione si propone di "promuovere il dialogo culturale tra i Paesi asiatici e di ampliare i legami umanitari tra i popoli", come ha sottolineato il presidente del Kazakistan, Kassym-Jomart Tokayev, nel suo discorso letto dal Consigliere di Stato della Repubblica del Kazakistan, Erlan Karin.
La finale, caratterizzata da produzioni sceniche articolate e numeri musicali di alto livello, ha riunito sette concorrenti provenienti da Armenia, Georgia, Kazakhstan, Cina, Mongolia e Uzbekistan. Ogni interprete ha presentato un brano nella propria lingua trasformando il palco in una mappa musicale dell'Asia.
Truzzu: 'palese disparità di trattamento con resto personale'... 
Un piano di pace per l'Ucraina più asciutto e con minori concessioni alla Russia. Dopo i colloqui di Ginevra[1] che hanno visto al tavolo i negoziatori di Stati Uniti e Ucraina, la bozza di 28 punti di Donald Trump per porre fine alla guerra, si è ridotta a 19. Tuttavia, secondo quanto riferito da alcuni funzionari al Washington Post, sulla versione 'rivista e corretta' del documento non ci sarebbe ancora un'intesa.
Oleksandr Bevs, un consigliere di Andriy Yermak che ha guidato la delegazione ucraina, ha scritto su Facebook che il piano in 28 punti "nella formulazione che tutti hanno visto, non esiste più, alcuni punti sono stati rimossi, alcuni cambiati. Nessun rilievo da parte dell'Ucraina è rimasto senza risposta".
Alla base dei colloqui ha continuato a essere la proposta originaria americana, e non la bozza separata europea del documento circolata nel weekend. Le stesse fonti aggiungono che i suggerimenti europei sono stati "utili", ma gli americani rimangono concentrati sul loro documento iniziale come cornice per le discussioni.
Il piano europeo
Anche la controproposta europea si è basata sul piano Usa lavorando di cesello ai 28 punti proposti da Trump - anche per non irritare l'amministrazione Usa rischiando di restare fuori dai negoziati - contenendo tuttavia sostanziali differenze col piano americano a partire dalle concessioni territoriali alla Russia previste dalla bozza Usa e non menzionate nella versione europea. Non solo. Il documento europeo stempera anche i toni rispetto ai confini dell'azione Nato non escludendo neppure totalmente la possibilità dell'adesione di Kiev all'Alleanza e aumenta a 800mila (rispetto ai 600mila indicati dal piano Trump) il numero dei militari ucraini. Quanto alle sanzioni l'Europa lega lo stop alla firma dell'accordo di pace da parte di Mosca e prevede risarcimenti all'Ucraina con i beni russi congelati.
La bocciatura del Cremlino
Una versione che non piace affatto al Cremlino. La controproposta europea sembra "a prima vista poco costruttiva'' e ''per la Russia non funziona'', ha dichiarato il consigliere per la politica estera, Yuri Ushakov, dicendosi invece più ottimista rispetto al piano Trump per la fine della guerra tra la Russia e l'Ucraina. ''Non tutte, ma molte indicazioni di questo piano ci sembrano del tutto accettabili'', ha affermato Ushakov sottolineando che "intorno al piano di pace per l'Ucraina ci sono molte speculazioni" ma che "la Russia crede solo alle informazioni ricevute direttamente dagli Stati Uniti".
Ushakov presume che gli Stati Uniti "entreranno presto in contatto con la Russia per discutere di persona i dettagli del piano di pace, al momento non ci sono accordi concreti".

"Esserci, ogni giorno, con il corpo, la mente e il cuore". Questo significa "prendersi cura di una persona con sclerosi multipla". Così Paolo Bandiera, direttore Affari generali e Relazioni istituzionali dell’Associazione italiana sclerosi multipla (Aism), in un articolo pubblicato sul sito livinglikeyou.com/it, descrive il ruolo cruciale dei caregiver — in gran parte donne tra i 50 e i 60 anni — che "troppo spesso restano invisibili, pur rappresentando una presenza fondamentale nella vita di chi convive con la malattia".
Secondo i dati del Barometro della Sclerosi multipla 2025 - riporta l’articolo - quasi l’80% delle persone con disabilità grave e circa la metà di chi presenta una disabilità moderata necessita di assistenza a domicilio. "In molti casi è un familiare ad occuparsene (39,7%) mentre oltre la metà integra l’aiuto con personale a pagamento. Solo il 17% può contare sui servizi pubblici", evidenzia Bandiera, rilevando come "i numeri raccontino quanto il peso della cura ricada ancora soprattutto sulle famiglie".
Si tratta di un carico che non è solo emotivo, ma anche economico. "Il costo medio dell’assistenza pagato direttamente dalle famiglie è di circa 1.560 euro all’anno, ma arriva a 5mila quando la persona ha disabilità grave, e supera gli 11mila euro per il 10% delle famiglie più esposte", spiega il direttore Aism. A ciò si aggiunge la perdita di produttività. "Un caregiver su 5 è costretto a lasciare il lavoro, molti riducono le ore o rinunciano a opportunità professionali - chiarisce - Nel caso di chi assiste persone con Sm e disabilità grave questa perdita supera i 10mila euro l’anno". Un impatto che si somma alla "fatica di conciliare tutto, alla solitudine, alla mancanza di supporto psicologico e formativo. Un impegno che logora, ma - rimarca - che nasce dall’amore".
In questo scenario, Aism ricorda di essere "da oltre 55 anni accanto anche ai caregiver", riconosciuti come parte integrante dei percorsi di cura e inclusione. "La Carta dei Diritti e l’Agenda della Sclerosi multipla 2025 lo affermano con chiarezza: sostenere chi si prende cura è una priorità", rimarca Bandiera. Tra i progetti attivi, il direttore cita ‘Family caregivers 2.0’, avviato dalla Fondazione Aism e finanziato con il 5 per 1000, con l’obiettivo di "approfondire la conoscenza dei bisogni dei caregiver familiari e offrire risposte concrete e mirate", attraverso supporto psicologico, formazione e strumenti operativi. Il programma prevede anche lo sviluppo di uno "strumento di screening innovativo, in grado di individuare con precisione i bisogni specifici dei caregiver".
Sul fronte istituzionale, l’associazione è impegnata "nei tavoli tecnici promossi dal ministro per le Disabilità - continua Bandiera - e dal ministro del Lavoro per ottenere il riconoscimento giuridico del caregiver", oltre che nelle azioni regionali per valorizzarne il ruolo nei Pdta, Percorsi diagnostico terapeutici assistenziali. Aism promuove inoltre misure concrete come lavoro agile, part-time reversibile e il riconoscimento dei giovani caregiver, riferisce l’articolo.
Resta però aperta la questione normativa. L’assenza di un "quadro organico", osserva Bandiera. Questo rappresenta "una grande lacuna". Per questo Aism, insieme a Fish- Federazione italiana per il superamento dell’handicap e ad altri partner, "continuerà a impegnarsi per arrivare a un Testo unico capace di garantire diritti e tutele in modo strutturale, stabile e uniforme su tutto il territorio nazionale". A tale proposito, per l’Associazione, una legge nazionale è necessaria "per riconoscere e valorizzare davvero il ruolo del caregiver, coinvolgendolo nella valutazione multidimensionale e nella definizione del budget di progetto". L’articolo completo è su livinglikeyou.com/it.

Jannik Sinner non paga le tasse in Italia? Non è proprio così. Il fuoriclasse azzurro è residente a Montecarlo e può beneficiare di alcuni vantaggi, ma ha vinto nell'ultimo anno circa 5 milioni di euro nei tornei disputati in Italia e ha versato circa 1,5 milioni di euro al fisco italiano. Una cifra importante, tutto secondo le norme fiscali nazionali. A questi si aggiungono poi le imposte legate ai tanti contratti di sponsorizzazione, agli eventuali redditi da attività svolte sul territorio e agli immobili di proprietà sulla penisola. La stima pubblicata da ItaliaOggi porta così Jannik a essere "tra i maggiori contribuenti 'persona fisica' in Italia".
Sinner vive a Montecarlo dal 2020 e in questo la sua decisione non è diversa da quella di tanti altri campioni di livello internazionale, visti i vantaggi dal punto di vista fiscale che ci sono nel Principato. Cosa diversa, però, dal dire che l'azzurro non paghi le tasse in Italia. A dimostrarlo, ci sono i numeri. E i versamenti al fisco, come quelli (molto importanti) del 2025.
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