(Adnkronos) - Donald Trump punge Greta Thunberg. La 22enne svedese è stata bloccata da Israele con altri attivisti mentre tentava di arrivare a Gaza con una nave. Il presidente degli Stati Uniti, reduce da un colloquio telefonico con il premier israeliano Benjamin Netanyahu, risponde ad una domanda dei media. "E' una persona strana, è una giovane arrabbiata. Non so se sia vera rabbia, è difficile da credere. Ho visto cos'è successo, sicuramente è diversa... Penso che dovrebbe frequentare un corso per la gestione della rabbia, questa è la mia raccomandazione principale", dice Trump. E' d'accordo sul fatto che sia stata rapita da Israele? "Credo che Israele abbia altro a cui pensare...".
Greta Thunberg, a cui da adolescente è stata diagnosticata la sindrome di Asperger, da giovanissima è diventata un'attivista per il clima diventando un punto di riferimento del movimento #Fridaysforfuture. Nel 2019, durante il primo mandato di Trump, fecero il giro del mondo le immagini del 'quasi incontro' tra i due. Entrambi si trovavano nella sede dell'Onu, per due eventi distinti, e Trump sfilò davanti alle telecamere sotto lo sguardo severissimo della giovane attivista.
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(Adnkronos) - Apa (Associazione produttori audiovisivi) ha annunciato la nomina di Claudio Cappon come presidente di Apa Service e Domenico Barbuto come segretario generale della stessa associazione. "La nomina di due professionisti di grande valore rappresenta un’ottima notizia per APA e per l'intero settore dell’audiovisivo", dichiara Chiara Sbarigia, presidente di Apa. "La loro esperienza, competenza e visione contribuiranno in modo significativo alla crescita e all’evoluzione della nostra associazione, rafforzando il nostro impegno per un settore sempre più competitivo e innovativo".
Claudio Cappon, laureato in Economia e Commercio, ha ricoperto il ruolo di direttore generale della Rai e vice presidente dell'Unione delle televisioni europee. È stato presidente dell’Associazione Produttori Televisivi, dal 2015 è membro del Consiglio di Amministrazione di Apa Service Srl e dal 2016 Segretario Generale della Copeam (Conferenza Permanente dell’Audiovisivo Mediterraneo). È stato anche presidente del progetto Jti (Journalism Trust Indicators) nel 2019. Domenico Barbuto, laureato in Giurisprudenza, ha una lunga carriera nel settore delle relazioni istituzionali in ambito culturale. Segretario generale dell’Agis (Associazione Generale Italiana dello Spettacolo), è membro del Consiglio Superiore dello Spettacolo e docente in master e corsi universitari sulla legislazione e gestione dello spettacolo.
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(Adnkronos) - "Continuare a pretendere verità e giustizia per Emanuela a 42 anni dal suo rapimento". Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, la cittadina vaticana scomparsa nel nulla il 22 giugno 1983 a Roma, lancia per sabato 21 giugno una sit-in in piazza Risorgimento, a partire dalle 18, alla vigilia dell'anniversario dei 42 anni dal giorno in cui la sorella sparì nel nulla. "Ogni anno dico la stessa cosa, che spero sia l'ultimo anno senza la verità, e purtroppo non è così", spiega all'Adnkronos Pietro Orlandi.
Una parola del Papa durante l'Angelus che domenica cadrà proprio nel giorno della ricorrenza della scomparsa, l'auspicio del fratello di Emanuela, che all'Adnkronos sottolinea: "Sarebbe bellissimo e giusto se il Papa durante l'Angelus prendesse una posizione".
L'iniziativa per Emanuela quest'anno si terrà a poco più di un mese dall'inizio del nuovo pontificato di Leone XIV: anche se l'Angelus è un momento particolare, il fratello di Emanuela osserva che "ricade proprio nel giorno dell'anniversario della scomparsa di una cittadina vaticana e in fondo in Vaticano c'è un'inchiesta aperta". Per questo "sarebbe bellissimo" se il Papa ricordasse Emanuela: "Basterebbe una parola per dire: 'Facciamo di tutto per arrivare alla verità", sottolinea Pietro Orlandi aggiungendo che fu proprio il nuovo Pontefice, a maggio scorso, incontrando il Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede, a sottolineare l'importanza di queste parole affermando "l’aspirazione della Chiesa – e mia personale – di raggiungere e abbracciare ogni popolo e ogni singola persona di questa terra, desiderosa e bisognosa di verità, di giustizia e di pace". "Sarebbe bello se il pontefice prendesse una posizione e sono sicuro che in tantissimi lo apprezzerebbero - conclude il fratello di Emanuela - E io spero anche che possa ricevermi, che ci sia una volontà di incontrare la nostra famiglia".
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(Adnkronos) - Fratelli d'Italia, Pd e M5S crescono. E' il quadro del sondaggio Swg per il Tg La7 che fotografa le intenzioni di voto se si andasse alle elezioni oggi, 9 giugno 2025. Fratelli d'Italia rimane ampiamente il primo partito e continua a salire. La formazione guidata da Giorgia Meloni guadagna lo 0,2% e arriva al 30,7%, avvicinandosi alla soglia del 31%. Passo avanti del Pd che cresce dello 0,3% e consolida la posizione di seconda forza al 23,4%.
In ascesa anche il Movimento 5 Stelle, che aggiunge lo 0,1% rispetto al rilevamento della scorsa settimana e arriva al 12,5%. Passo indietro di Forza Italia, che cede lo 0,1% e si attesta all'8%. Perde di più la Lega, che cede lo 0,3% e scivola al 7,9% cedendo la quarta posizione agli azzurri. Verdi e Sinistra si collocano al 6,5%. Più indietro Azione (3,4%), Italia Viva (2,5%), +Europa (1,4%), Noi Moderati (1%).
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(Adnkronos) - Tutto fermo sul dossier Ilva. Dall’incontro di oggi a Palazzo Chigi tra sindacati e governo, infatti, non sono emerse novità, al di là dell’annuncio di un decreto in arrivo per liberare nuove risorse destinate alle casse di Acciaierie d’Italia. A quanto ammontino effettivamente queste risorse però non è chiaro: ancora non è stato definito. L’esecutivo assicura il “massimo impegno a tutti i livelli” per il rilancio della siderurgia e dell’occupazione, confermando peraltro le attuali condizioni della cassa integrazione per gli operai di AdI e una trattativa con gli azeri di Baku Steel che “prosegue con continue interlocuzioni”. Ma questo non basta a placare le inquietudini delle tute blu: “L’incontro non è andato bene” è il giudizio di Fiom e Uilm. “Non ci sono novità ma solo un ulteriore lasso di tempo, tutte le nostre preoccupazioni e i problemi restano inalterati, non ci sono rassicurazioni sul futuro'', dice Rocco Palombella, leader dei metalmeccanici di via Lucullo, a cui si accorda Michele De Palma, numero uno della Fiom che esorta: “In questo momento lo Stato deve fare lo stato fino in fondo, assumersi la responsabilità della gestione con capitale proprio". Più sfumata la posizione della Fim che però, pur registrando le rassicurazioni giunte sul fronte finanziario e occupazionale, tiene ferma la barra della cigs perché non oltrepassi i numeri del 2024.
Un incontro rapido, durato meno di un paio d’ore, presieduto dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, e che contava i ministri delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso e la ministra del Lavoro Marina Calderone insieme al consigliere per i rapporti con le parti sociali, Stefano Caledoro, di fronte ai leader dei metalmeccanici di Fiom, Fim, Uilm, Uglm e Usb; presenti anche i rappresentanti di Invitalia, i Commissari straordinari di AdI in as e del gruppo Ilva.
Sullo sfondo le elezioni a Taranto, che hanno visto vincitore il candidato dem Piero Bitetti che ha messo subito al centro del suo mandato il dossier Ilva: “Taranto non è più la città dei ricatti” e questo “è un tema che affronteremo da subito interloquendo con il governo per capire cosa vuole fare con le proposte di acquisto”.
Il punto nevralgico della questione che ora si apre riguarda la nave rigassificatrice proposta da Baku Steel e parte dell’accordo di programma funzionale alla chiusura della compravendita con la cordata azera, a sua volta alla base della nuova autorizzazione integrata ambientale (Aia) e della timeline di 12 anni per la decarbonizzazione. Sul punto, c’era stata un’apertura da parte del governatore della Puglia Michele Emiliano, e ora dunque si attende di capire quale sarà, praticamente, la posizione del primo cittadino della città jonica. In ballo c’è il rischio che, altrimenti, il tribunale di Milano deliberi la chiusura degli impianti in ottemperanza alla sentenza della Corte europea. Proprio per questo “Il ruolo del sindaco di Taranto sarà fondamentale per trovare la del cerchio'', ha evidenziato anche il segretario Fim.
Sul capitolo lavoro, ha proseguito poi Uliano, “abbiamo ricevuto una rassicurazione per i lavoratori, perché verrà data l'anticipazione” della cassa integrazione e “sarà garantita l'integrazione al 70% come da accordi. Abbiamo ribadito – ha fatto presente – che i numeri però non possono andare oltre a quelli dello scorso aprile 2024, quando avevamo la quando situazione dell'altoforno 4”, cioè circa 3mila unità in totale.
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(Adnkronos) - Da parte del governo, "massimo impegno a tutti i livelli" per il rilancio della siderurgia e la tutela dell'occupazione. Lo sottolinea Palazzo Chigi in una nota, al termine della riunione fra governo e organizzazioni sindacali sull'ex Ilva di Taranto, presieduta dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano.
L'esecutivo ha chiarito, inoltre, che la trattativa per la vendita dell'ex Ilva "prosegue con continue interlocuzioni" e ha assicurato la copertura finanziaria per il proseguimento delle attività dell'azienda attraverso un decreto legge. Sono state confermate le attuali condizioni per il beneficio della Cig. Per il governo, erano presenti il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, e il ministro del Lavoro e delle politiche sociali, Marina Calderone. Presente il consigliere per i rapporti con le parti sociali, Stefano Caldoro. Per i sindacati, hanno partecipato i rappresentanti di Fiom-Cgil, Fim-Cisl, Uilm-Uil, Ugl metalmeccanici, Usb e Federmanager. Presenti i rappresentanti di Invitalia, i commissari straordinari di Acciaierie d'Italia e i commissari straordinari del Gruppo Ilva.
"In questo momento lo Stato deve fare lo Stato fino in fondo, assumersi la responsabilità della gestione con capitale proprio e rilanciare l’ex Ilva", ha poi detto Michele de Palma, il segretario generale della Fiom, uscendo da Palazzo Chigi al termine del tavolo con il governo.
"L’incontro di oggi - aggiunge de Palma - non da le garanzie che abbiamo chiesto nell’incontro precedente. L’unico elemento che è venuto fuori è che il governo ha intenzione di fare un nuovo decreto su Ilva che prova a garantire un elemento di continuità”.
Su Baku Steel de Palma ha chiarito che “ad oggi non abbiamo ulteriore informazioni al riguardo di ulteriori trattative”.
“L’incontro di oggi non ha lasciato elementi di discussione: siamo al punto a cui ci siamo lasciati l’altra volta, l’unico elemento di novità è che il governo è in subordine sulla trattativa con Baku, che è piena di debolezze”, ha commentato Sasha Colautti, membro dell’esecutivo Usb, alla fine del tavolo. Rispetto alle risorse, “il governo ha paventato il suo impegno per garantire la continuità produttiva e la cassa integrazione, ma si sta impegnando senza aver determinato alcun elemento di certezza”, ha proseguito.
“Non è andata bene, non ci sono novità ma solo un ulteriore lasso di tempo che il governo ha preso per fare un decreto per le risorse finanziarie per andare avanti. Tutte le nostre preoccupazioni e i problemi restano inalterati, non ci sono rassicurazioni sul futuro”, ha poi detto Rocco Palombella, leader Uilm. “Tra dieci 10 giorni il governo ha detto che ci darà risposte, ma noi riteniamo che il tempo è ormai scaduto e qualsiasi ipotesi di rinvio è negativa”, ha aggiunto.
“Oggi abbiamo avuto la garanzia sulla continuità finanziaria e una rassicurazione sui lavoratori, perché verrà data l’anticipazione – che nell’ultimo incontro era stata oggetto di preoccupazioni da parte nostra – e sarà garantita l’integrazione al 70% come da accordi. Abbiamo ribadito che i numeri però non possono andare oltre a quelli dello scorso aprile 2024, quando avevamo la quando situazione dell’altoforno 4”. E’ il bilancio del segretario generale della Fim, Ferdinando Uliano.
Il governo, ha confermato il segretario, ha intenzione di varare un decreto “per finanziare la continuità produttiva, noi gli abbiamo chiesto fino a quando, perché è un termine non da poco, e la risposta è stata: ‘finché serve’”.
Inoltre, “ci hanno confermato che con Baku la trattativa è in corso ma per completare l’accordo serve l’Aia e l’accordo di programma quindi il ruolo del sindaco di Taranto sarà fondamentale per trovare la quadratura cerchio”. E ha concluso: “Abbiamo chiesto di essere aggiornati”.
"In un momento molto delicato e complesso per l’ex Ilva è fondamentale cercare le condizioni con tutti gli attori per salvaguardare i posti di lavoro e l’ambientalizzazione. Tale condizione molto complicata, con l’altoforno 1 sotto sequestro e l’altoforno 2 in fermata, che potrebbe ripartire entro la fine dell’anno, non garantisce la piena occupabilità", ha quindi detto il segretario nazionale Ugl metalmeccanici uscendo da Palazzo Chigi.
"Durante il confronto, il Governo ha confermato che individuerà le risorse economiche necessarie per affrontare la complessa situazione dell'azienda. Tuttavia - ha aggiunto Spera - è emerso che le decisioni definitive verranno prese solo dopo l'esito delle votazioni per il nuovo Sindaco di Taranto e con il nuovo accordo di programma istituzionale".
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(Adnkronos) - "Un risultato che premia tutto il centrodestra e che, soprattutto, ha messo in evidenza che quando si punta sulla qualità dei candidati si ottengono i risultati". E' quanto afferma all'Adnkronos il presidente della Regione Basilicata Vito Bardi commentando i risultati delle elezioni comunali a Matera dove è stato eletto sindaco Antonio Nicoletti, candidato del centrodestra.
"Matera ha voluto puntare sulla qualità, ha puntato su Nicoletti che io conosco da tanti anni: l'ho voluto all'azienda del turismo e ha portato Matera e la Basilicata a livelli nazionali e internazionali - continua - Questo è molto importante per tutti i cittadini materani che avranno un punto di riferimento".
Bardi ha aggiunto che con un sindaco di centrodestra "si potranno fare cose egregie per una città che è fiore all'occhiello della nostra regione". In generale per il centrodestra, ha concluso: "Penso sia un bel risultato, non facile, ma siamo riusciti con una campagna mirata e con un candidato vincente".
(Adnkronos) - Sono state ufficializzate le formazioni di Italia-Moldavia, che alle 20:45 al Mapei Stadium di Reggio Emilia giocheranno la partita, rispettivamente, numero 2 e 3 del proprio percorso nel girone I di qualificazioni ai Mondiali 2026. Il commissario tecnico Luciano Spalletti rispetto alla sfida a Oslo cambia in difesa con Coppola sostituito da Ranieri, poi cambia 4/5 del centrocampo con il solo Tonali ancora titolare, in avanti confermata la coppia Retegui-Raspadori. Dall'altra parte, rispetto all'ultima sfida il 25 marzo contro l'Estonia, persa 2-3, il tecnico Serghei Clescenco cambia molto, a partire dal portiere con Avram preferito a Kozhukhar per il terzo portiere diverso in 3 partite, ma anche in difesa e a centrocampo, passando dal 4-2-3-1 al 3-4-3, con gli uomini offensivi che rimangono gli stessi rispetto all'ultima sfida.
Questi gli 11 iniziali: Italia (3-5-2): Donnarumma; Di Lorenzo, Bastoni, Ranieri; Cambiaso, Frattesi, Ricci, Tonali, Dimarco; Raspadori, Retegui. Commissario tecnico: Luciano Spalletti.
Moldavia (3-4-3): Avram; Baboglo, Mudrac, Dumbravanu; Platica, Ionita, Bodisteanu, Reabciuk; Caimacov, Nicolaescu, Postolachi. Commissario tecnico: Serghei Clescenco.
(Adnkronos) - La tortura nelle carceri in Russia sta diventando sistematica. Ne sono vittima tutti i prigionieri di guerra ucraini contro cui vengono anche aperti casi penali, i prigionieri politici ucraini e tutti i prigionieri politici russi condannati per terrorismo, mentre non ci sono dati certi sull'insieme dei detenuti politici russi, denuncia in una intervista all'Adnkronos Oleg Orlov, fra i fondatori di Memorial, nel febbraio del 2024 condannato in Russia a due anni e sei mesi di carcere per discredito ripetuto delle forze militari e poi liberato e fatto uscire dalla Russia nello scambio di prigionieri fra Russia e Stati Uniti dell'agosto dello scorso anno. In cinque strutture detentive tali abusi avvengono in modo sistematico: Taganrog - 'carcere di tortura, a cui vengono destinati prigionieri da tutta la Federazione russa, destinazione ultima della giornalista ucraina Viktoria Roshchyna, detenuta per un anno, il cui corpo è stato restituito alla famiglia tardivamente e privo di alcuni organi interni - Cherepovets, nell'Oblast di Volgodskaya, il centro di correzione numero 10 in Monrovia, e i Sizo 1 e 5 di Rostov. "La situazione in Russia sta peggiorato. Il sistema repressivo è sempre più crudele e sempre più violento. Il ricorso alla tortura è confermato", aggiunge Orlov.
"Le proteste in Russia proseguono, anche se solo con azioni individuali. La società civile rimasta in Russia lavora ora in regime di semi o totale clandestinità e continua a fare quello che faceva prima, ovviamente con risultati meno efficaci di prima". L'attivismo si concentra nel sostegno ai civili ucraini, ai prigionieri di guerra ucraini e dei detenuti politici russi", rende noto l'attivista.
"Non è solo Memorial a operare in Russia, sono tantissime le organizzazioni che prestano aiuto, anche i gruppi di iniziativa come quelli che lavoravano in Urss, vale a dire, gruppi di dieci, quindici persone che seguono uno, due o tre detenuti politici, si occupano di inviare loro pacchi in carcere, lettere, che raccolgono denaro per assistenza medica e legale dei detenuti, li ritrovano e raccolgono informazioni sul caso. Fanno un lavoro molto concreto, questo tanto per gli ucraini che per i russi".
Il rischio per loro è enorme. Ed è un bene non conoscere i loro nomi o dove si trovano. Continua ad aumentare in Russia il numero di detenuti politici. Sono sempre di più. Memorial ha documentato 975 casi certi. (qualche anno fa i dossier nel database aperto dall'organizzazione erano 400, lo scorso anno 700). "E parliamo di casi provati, con un lavoro molto lungo e lento". Sono invece 3mila sospetti detenuti politici, dossier che non sono ancora stati controllati a fondo", spiega Orlov, a Roma insieme a Oleksandra Romantsova, direttrice esecutiva del Centro per le libertà civili di Kiev e Leanid Sudalenka, della bielorussa Viasna, le organizzazioni che con Memorial nel 2022 hanno ricevuto il Premio Nobel per la pace, per una serie di incontri, domani alle Commissioni Esteri di Camera e Senato, poi all'Istituto affari internazionali. Mercoledì i tre attivisti parteciperanno all'udienza generale di Papa Leone XIV in Piazza San Pietro.
"Quanto posso dire con sicurezza è che tutti i prigionieri politici ucraini e russi accusati di terrorismo, hanno subito torture mentre per i detenuti politici russi non ci sono cifre esatte", aggiunge Orlov. (I prigionieri di guerra ucraini condannati poi per reati penali, o contro cui sono stati aperti casi penali in Russia, e i civili ucraini coinvolti in casi penali sono 427 dall'inizio dell'invasione dell'Ucraina da parte delle forze di Mosca).
Esistono in Russia più di cento strutture detentive in cui vengono trasferiti i prigionieri di guerra ucraini che sono completamente isolati, senza status. Vengono trasferiti con altri detenuti, nelle carceri ordinarie solo dopo una eventuale condanna. Lo scambio di mille prigionieri per parte concordato nel negoziato di Istanbul fra Russia e Ucraina è un risultato importante, sottolinea Orlov, impegnato per promuovere la campagna internazionale "People First", perché siano esercitate pressioni sulle parti per inserire come priorità la liberazione di tutte le persone detenute in seguito all'invasione russa dell'Ucraina nell'agenda delle trattative per la fine della guerra in Ucraina. "Noi continuiamo a parlare dei prigionieri politici e della repressione. C'è la possibilità di informarsi sui diversi canali, nei nostri siti e nei nostri interventi pubblici. Chi vuole sapere cosa accade, ha la possibilità di informarsi", dice. "Come rappresentanti della campagna internazionale People First, per la liberazione di chi è stato detenuto dopo l'inizio dell'invasione, ci rivolgiamo a tutti. All'Europa, alla Turchia. Perfino a Trump. Ai Paesi Brics che possono davvero influenzare le decisioni di Putin", spiega ancora.
"Se diminuiscono le pressioni esterne sulla Russia, se diminuisce l'attenzione, dopo l'Ucraina la guerra proseguirà in altri Paesi. Nei Baltici o in Moldova", afferma quindi Orlov. "O una democrazia vuole e sa difendersi, anche con le armi, o soccomberà a un qualche autoritarismo", aggiunge parlando del programma ReArm Europe, ricordando che a innescare il crollo dell'Urss era stato il programma di aumento di spese militari varato da Ronald Reagan che aveva costretto Mosca a fare lo stesso. "Non vedo tante alternative se non aumentare i bilanci della difesa. L'alternativa è arrendersi a Putin", incalza. "Se non ci sarà una Europa unita, alcuni di questi Paesi (dello spazio ex sovietico, ndr) saranno occupati o sotto qualche forma di controllo o influenza russa". (di Simona Poidomani)
Leggi tutto: Russia, Orlov: "Contro detenuti per terrorismo o ucraini in atto torture sistematiche"
(Adnkronos) - “La denatalità è decisamente una questione culturale, perché la questione economica nei Paesi sviluppati e occidentali è in parte superata dalle tecnologie. Immaginate che il nostro Pil medio nel Mezzogiorno era di 16.000 euro, oggi è di 19.000, e in Italia è già superiore ai 30.000 euro. Quindi non è solo un fattore economico”. Lo ha dichiarato Nino Foti, presidente della Fondazione Magna Grecia, durante la presentazione della ricerca sulla propensione alla genitorialità nella Sala Polifunzionale della Presidenza del Consiglio.
Secondo Foti, “gli intervistati indicano come elemento chiave della scelta di fare figli il recupero del rapporto con la famiglia di origine, vista come un aspetto di sicurezza impermeabile sul piano delle insidie della società”. Il presidente ha poi annunciato un’iniziativa concreta nata anche dal confronto con il ministero: “Gli stimoli dati anche dal ministro Roccella ci hanno consentito di proporre oggi un Osservatorio permanente sulla genitorialità e sulla ‘Silver Goal’, combinando queste due cosiddette emergenze – quella della natalità e quella legata agli anziani – per trasformarle in opportunità. Per il futuro saranno oggetto di una ricerca ancora più approfondita, affinché questi due mondi possano dialogare”.
Infine, un’apertura sul fronte delle politiche fiscali: “In un Paese dove un genitore dà una mano a un figlio, perché non avere anche dei vantaggi fiscali? Insomma, siamo in corso d’opera”.
Leggi tutto: Foti (Fondazione Magna Grecia): "Natalità non solo questione economica, ma culturale"
(Adnkronos) - C'era una volta il mito della Spagna tutta elettricità green e a costo zero. Il recente blackout, che ha messo in crisi il sistema, ha spinto al rialzo i prezzi dell’energia anche nella penisola iberica. Sempre più spesso viene descritta come esempio da seguire anche dal punto di vista energetico, grazie alla forte presenza di fonti rinnovabili, che avrebbe il potere magico di far calare le bollette.
Anche il presidente degli industriali, Emanuele Orsini ha fatto numerosi riferimenti alla penisola iberica come l’area in cui il problema dei prezzi dell’energia sarebbe stato superato. Alla Stampa ha detto 26 euro al megawattora, e due giorni dopo al Foglio ha parlato di 28 o 30 euro. Quello che sembrerebbe sicuro è che in Italia si paga molto di più, sempre e comunque sopra 100 euro.
Le nostre industrie sarebbero quindi irrimediabilmente zavorrate dagli alti costi dell’elettricità, mentre le concorrenti spagnole potrebbero godere di un vantaggio competitivo enorme grazie all’energia a buon mercato.
Il primo colpo di piccone alla facciata di un paese felice - tutto sole, flamenco, paella ed energia green abbondante e a costi bassi - l’ha dato piuttosto drammaticamente, il blackout del 28 aprile che ha spento la luce nel Paese per 18 ore.
Una defaillance da record (un evento, con tutto il rispetto, non proprio da tigre ruggente dell’economia europea). La causa del mega guasto non è ancora certa, ma è più che plausibile che all’origine si sia stato uno sbilanciamento eccessivo in alcune ore nei confronti delle tanto acclamate fonti rinnovabili (segnatamene il solare) e dall’impossibilità delle fonti termoelettriche (leggi gas) di arrivare rapidamente in soccorso proprio perché messe fuori mercato dai prezzi prossimi allo zero dalle rinnovabili e quindi non pronte all’uso, sostanzialmente spente.
A ciò si aggiunga una certa fragilità della rete che dovrebbe essere in grado di assorbire e bilanciare i momentanei squilibri, che purtroppo sono all’ordine del giorno quando si ha a che fare con fonti intermittenti. Vabbè, si dirà, resta che almeno in Spagna l’energia costa pochissimo. Non è poi tanto vero nemmeno questo.
È emblematico che, dopo il blackout, i prezzi dell’elettricità in Spagna siano aumentati in modo significativo: negli ultimi giorni il costo dell’energia è arrivato anche a 71 euro (e le proiezioni parlano di ulteriori aumenti), registrando forti oscillazioni anche da un giorno all’altro, e la media settimanale è stata di 51 euro, a cui si aggiungono i crescenti costi di sicurezza. Un segno di come il sistema debba inevitabilmente fare i conti con compensazioni e correzioni strutturali.
L’utilizzo di “record” giornalieri al ribasso è dunque una semplificazione strumentale e ingannevole. E lo stesso vale per il prezzo di 100 euro che si paga in Italia, visto che molte società energivore godono di incentivi che possono scontare fino a circa 80 euro.
Bisogna considerare poi che In Italia molte componenti del prezzo finale hanno finalità sociali o ambientali che non possono essere eliminate senza conseguenze sul sistema nel suo complesso.
Il sistema spagnolo invece prevede che per molti impianti rinnovabili, se il prezzo di mercato scende sotto una certa soglia, scatti un meccanismo di compensazione che permette ai produttori di recuperare la differenza attraverso gli oneri di sistema. Tradotto: il “floor” garantito assicura un prezzo minimo ai produttori, ma il costo ricade sui consumatori finali, anche quando il mercato sembra offrire tariffe particolarmente vantaggiose.
Usare il “caso Spagna” per sostenere che l’Italia paghi troppo l’energia si rivela alla luce dei fatti un esercizio populista che ignora la complessità del sistema elettrico europeo. Non si tratta di negare che ci siano margini di miglioramento in Italia, ma di auspicare che il dibattito pubblico sia basato su dati completi, confronti corretti e analisi realistiche.
(Adnkronos) - “I giovani tra i 18 e i 35 anni credono profondamente nelle relazioni di prossimità, in particolare nella famiglia, negli amici e nella generazione più anziana dei nonni. Si affidano a questo tipo di relazioni per qualunque cosa”. Lo ha dichiarato Emiliana Mangone, professore ordinario di Sociologia dei processi culturali all’Università degli Studi di Salerno, illustrando i risultati della ricerca condotta per la Fondazione Magna Grecia e presentata nella Sala Polifunzionale della presidenza del Consiglio. Mangone ha sottolineato come il dato economico non sia il principale freno alla genitorialità: “Quando decidono di voler mettere al mondo un figlio, lo fanno perché sono pronti e vogliono assumersi la responsabilità, al di là degli aspetti economici. Il campione che abbiamo considerato mostra che il 60% già lavora, quindi ha un’entrata economica sufficiente per poter vivere e mantenere un figlio”.
Secondo la sociologa, il vero nodo è il sistema di fiducia in cui i giovani si muovono: “La famiglia di origine diventa l’elemento di supporto, perché è dentro questa rete fiduciaria che loro si lancerebbero, se così possiamo dire, nel mettere al mondo un figlio. E questo al di là delle questioni economiche e degli interventi pubblici, che conoscono e considerano, ma che non sono determinanti nella scelta”.
Leggi tutto: Mangone (Unisa): "I giovani credono nelle relazioni di prossimità"
(Adnkronos) - Che l’Italia sia un Paese con una forte criticità in ambito demografico non è una novità: i dati Istat più recenti (marzo 2025) confermano un continuo e preoccupante invecchiamento della popolazione italiana con appena 370mila bambini nati nel 2024, una diminuzione del 2,6% rispetto al 2023 e un nuovo minimo storico per la fecondità, pari a 1,18 figli per donna. Ma ciò che fino ad oggi è rimasto meno visibile è che le motivazioni della poca propensione alla natalità dei giovani non siano da ricercare soltanto nella difficile fase economica che stiamo attraversando, ma anche in fattori culturali, sociali e relazionali più complessi. Lo sottolinea in una nota la Fondazione Magna Grecia secondo la quale questi fattori sono "interessanti da studiare in correlazione con quelli che saranno gli effetti socioeconomici della denatalità, soprattutto se si vuole affrontare con positività il futuro. La propensione alla genitorialità appare condizionata dalla voglia di crescere investendo su se stessi e sul proprio tempo, ma non solo".
“La questione va affrontata nella sua totalità, se si vogliono trovare soluzioni. La nostra ricerca analizza idee, opinioni e percezioni dei giovani in materia, e vuole contribuire alla comprensione del fenomeno per chi prende decisioni in materia”, ha spiegato Nino Foti, presidente della Fondazione Magna Grecia (fondazione che da quarant’anni fa della ricerca il suo cuore pulsante, in collaborazione con atenei, istituzioni, mondo del terzo settore, enti pubblici) in una conferenza stampa che si è tenuta oggi, nella Sala Polifunzionale della Presidenza del Consiglio, alla presenza della ministra per la famiglia, la natalità e le pari opportunità, Eugenia Roccella.
Lo studio conferma e radicalizza un tema: “Per fare famiglia ci vuole famiglia”. Chi decide di fare i figli pone al centro, come elemento condizionante, la presenza forte della propria famiglia di origine a cui appoggiarsi. Il desiderio di avere dei figli esiste ed è forte fra i giovani (per il 59,4% sarà una tappa fondamentale nella propria vita di coppia), ma la sua realizzazione è spesso condizionata dall’aiuto che potranno ricevere dai genitori. Ma una robusta ‘rete salvagente’ familiare se da un lato è il primo supporto alla nascita di una famiglia con figli, dall’altro frena la voglia di quei giovani che non vogliono abbandonare il “nido” (è la famiglia la parte più soddisfacente della propria esistenza per il 42%) – e che spesso non possono farlo per mancanza di risorse – anche a causa di una profonda sfiducia nel supporto esterno, terzo settore compreso.
Inoltre, i nostri giovani non diventano “genitori per caso”: chi decide di avere un figlio lo fa per una “forte propensione” (46,4%) e giudica in modo molto negativo chi lo fa senza avere la giusta condizione economica. Fare figli non è più un destino, ma un progetto che spesso viene accantonato non solo per motivi economici ma anche per il timore di compromettere il proprio sviluppo individuale: non si è disposti a rinunciare alla ricerca della solidità economica (49,5%), di un lavoro soddisfacente (33,4%), di una relazione di coppia stabile (38,4%) e di tempo a disposizione (33,6%).
Il fattore tempo ha poi un peso ancora più significativo rispetto al passato: elementi spartiacque sono infatti la realizzazione delle passioni personali (43,6%), così come, più marginali ma presenti, un depauperamento della quantità e della qualità del tempo libero per poter stare con gli amici, dedicare spazio a se stessi, partecipare ad eventi culturali o sportivi, viaggiare e praticare proprie passioni. Rispetto al passato – inoltre – una famiglia senza figli viene considerata ugualmente una famiglia. Soprattutto dalle donne, che vorrebbero facilitare le adozioni (41,5%), e che prendono le distanze dalla necessità di diventare genitrici per corrispondere al problema della decrescita demografica (4%), aspetto al contrario più avvertito negli uomini (9,1%).
Per i nostri giovani, dunque, se la denatalità è un problema sociale, fare figli è una questione totalmente privata e non una responsabilità collettiva. Le giovani donne, soprattutto, temono di più di “pagarla” in termini lavorativi. Il tema cruciale, per il presidente della Fondazione Magna Grecia, è quello di affrontare la denatalità in modo forte anche nei suoi impatti: “La denatalità mette sotto pressione il patto sociale tra generazioni, per questo è urgente studiare come gestirne gli effetti. Il tema della longevità è centrale: vanno pensati nuovi modelli di sviluppo territoriale ed economico, anche per le aree interne. Siamo il paese “più anziano” d’Europa, e fra i primi al mondo per longevità: se non impariamo a guardare a questo anche in chiave di opportunità perdiamo un’occasione fondamentale di crescita”, conclude.
In tal senso, con un nuovo “Osservatorio permanente su Denatalità, sostenibilità intergenerazionale e longevità”, la Fondazione intende aprire nuovi percorsi di ricerca e dibattito approfondendo per lo più quattro ambiti: invecchiamento attivo e silver age economy, la longevità considerata come leva trasformativa per ripensare la cittadinanza, il lavoro, l’economia, le politiche abitative e la partecipazione sociale; nuovi modelli di welfare che superino il “modello mediterraneo” basato principalmente sulla famiglia, ridistribuendo le responsabilità di cura e protezione sociale anche al di fuori del nucleo familiare, per alleggerire il carico sulle donne, ma anche sperimentazioni di welfare comunitario, housing collaborativo e di gestione e intervento per mezzo di sistemi per la salute digitale e di Ia; una nuova narrazione per la genitorialità, campagne di comunicazione e sensibilizzazione che sfatino gli stereotipi, introducendo una visione più inclusiva e plurale per cambiare la percezione culturale della genitorialità da onere a opportunità.
Ancora, interventi che valorizzino il ruolo dei nonni e delle reti di prossimità nel supporto alla genitorialità e all’invecchiamento attivo, anche individuando politiche e interventi inediti ad hoc che facilitino l’alleanza intergenerazionale.
“L’analisi profonda delle cause delle denatalità è importante non solo per comprendere meglio l’epoca e la società in cui viviamo, ma anche perché una diagnosi corretta è fondamentale per mettere in campo le terapie giuste. Il governo sta investendo sull’emergenza demografica con risorse e azioni politiche, nella consapevolezza che i fattori economici sono importanti per la condizione di ciascuna coppia ma, come i dati internazionali dimostrano, non sono indipendenti dai fattori culturali. Anzi, la denatalità nel mondo cresce di intensità proprio laddove sono maggiori i tassi di sviluppo. ‘Conoscere per deliberale’ significa dunque innanzi tutto approfondire e capire, perché anche le scelte economiche dei governi si inseriscono in una visione culturale che deve restare la bussola di fondo”, ha dichiarato ministra per la famiglia, la natalità e le pari opportunità, Eugenia Roccella.
Leggi tutto: Natalità, ricerca Fondazione Magna Grecia: "Fattore culturale e non solo economico"
(Adnkronos) - Con l’arrivo della stagione estiva, cresce la domanda di personale in tutta Italia e sono più di 1.750 le posizioni aperte con Umana in diversi settori: Turismo e Ristorazione (400 posti), Grande Distribuzione Organizzata (500), Sanità (500), Servizi alla persona (250), Moda e Lusso (250) e Sanificazione e Pulizie (100). Le selezioni sono attive già da aprile, ma è durante il mese di maggio, in particolare nelle ultime settimane, che si è registrata la maggiore concentrazione di richieste. Le filiali Umana e le sue Aree specialistiche sono impegnate ogni giorno per rispondere alle esigenze di centinaia di aziende in cerca di personale qualificato. Per candidarsi: www.umana.it. Ecco le figure ricercate nelle singole aree.
-Turismo e Ristorazione. L’Area specialistica Turismo e Ristorazione ha attivato oltre 400 ricerche per strutture ricettive, ristoranti e stabilimenti turistici in località balneari, montane, lacustri e città d’arte. Le figure più ricercate includono chef de rang, cuochi, commis di cucina, baristi, camerieri e camerieri ai piani, oltre a bagnini con brevetto. Le regioni maggiormente interessate sono Liguria, Piemonte, Toscana, Umbria, Emilia Romagna, Lazio, Veneto, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia.
-Grande Distribuzione Organizzata (Gdo). Umana è alla ricerca di circa 500 risorse per la Gdo, da inserire in supermercati e ipermercati nel Nord e Centro Italia. Le posizioni includono addetti vendita, addetti rifornimento scaffali e operatori per i banchi macelleria, gastronomia e pescheria. Sono previste anche opportunità formative pre-assuntive gratuite per i profili junior. Particolare attenzione alle aree del Garda, Friuli-Venezia Giulia, Piemonte, Liguria, Toscana, Emilia Romagna, Lombardia e Lazio.
-Sanità e Servizi alla persona. Cresce anche la richiesta di personale nel settore sanitario, con 500 nuove opportunità per operatori socio-sanitari (Oss) e infermieri. Le posizioni sono attive sia in strutture pubbliche sia in realtà private, specialmente in Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia. Si ricercano professionisti con esperienza e disponibilità immediata, ma anche neodiplomati e neolaureati da inserire attraverso percorsi strutturati. Flessibilità, capacità di lavoro in équipe e attenzione al paziente sono tra le qualità più richieste. Cresce anche la domanda di personale nei servizi alla persona, con 250 opportunità in tutta Italia per assistenti familiari, colf e babysitter. Le figure più ricercate sono conviventi o a giornata, con esperienza nell’assistenza a persone anziane, disabili o bambini. Sensibilità, affidabilità e capacità relazionali sono tra i requisiti più apprezzati.
-Moda e Lusso. Nel settore Moda e Lusso, sono circa 250 i profili ricercati per boutique e brand di alto livello. Le opportunità si concentrano soprattutto a Milano, Firenze, Roma, Venezia e Bologna, ma anche in rinomate località turistiche come Capri, Forte dei Marmi, Porto Cervo e Taormina. Si cercano addetti agli acquisti, Hr, buyer, modellisti, magazzinieri e operatori tessili, oltre a figure per la vendita retail come sales assistant, store manager e runner. Per i ruoli a contatto con il pubblico è richiesta una buona conoscenza dell’inglese e, sempre più spesso, anche di una seconda lingua (tra cui arabo e cinese).
-Sanificazione e Pulizie. Infine, oltre 100 posizioni sono disponibili nei servizi di pulizia e igienizzazione, sia in ambito sanitario che turistico. Le richieste provengono principalmente dal Nord Italia, con particolare concentrazione in Veneto e Trentino Alto Adige.
Leggi tutto: Estate: oltre 2.000 opportunità di lavoro con Umana da turismo a sanità
(Adnkronos) - Elly Schlein rivendica l'appoggio al referendum nonostante il mancato raggiungimento del quorum. "Grazie alle oltre 14 milioni di persone che hanno deciso di votare e tutti coloro che si sono mobilitati per far contare il voto dei cittadini. Per noi il vostro voto conta", afferma la leader Pd che manda poi una stoccata al governo: "Per questi referendum hanno votato più elettori di quelli che hanno votato la destra mandando Meloni al governo nel 2022.
"Peccato per il mancato raggiungimento del quorum, sapevamo che sarebbe stato difficile arrivarci, ma i referendum toccavano questioni che riguardano la vita di milioni di persone ed era giusto spendersi nella campagna al fianco dei promotori, senza tatticismi e senza ambiguità - ribadisce - . Sui temi del lavoro e della cittadinanza, che sono costitutivi per una forza progressista, continueremo a impegnarci in parlamento con le nostre proposte".
"La differenza tra noi e la destra di Meloni è che oggi noi siamo contenti che oltre 14 milioni di persone siano andate a votare, mentre loro esultano perché gli altri non ci sono andati. Ne riparliamo alle prossime politiche".
"Hanno fatto una vera e propria campagna di boicottaggio politico e mediatico di questo voto ma hanno ben poco da festeggiare: per questi referendum hanno votato più elettori di quelli che hanno votato la destra mandando Meloni al governo nel 2022", aggiunge Schlein che incalza: "Quando più gente di quella che ti ha votato ti chiede di cambiare una legge dovresti riflettere invece che deriderla. E oggi la destra ha perso, dopo Genova, Assisi e Ravenna, anche a Taranto. La politica che tifa l’astensione si fa male da sola, è sempre importante quando gli elettori si possono esprimere. E noi continueremo a fare una grande campagna democratica per ridurre l’astensionismo e costruire un’alternativa".
"Andremo avanti a batterci per migliorare le condizioni materiali delle persone che questo governo ha completamente rimosso. Continueremo nell’impegno a fianco di quei milioni di elettori che sono andati a votare sperando di ridurre la precarietà e rendere l’Italia più giusta, ci motivano ancora di più nel costruire l’alternativa".
(Adnkronos) - Claudio Ranieri potrebbe diventare a breve Ct della Nazionale italiana. Dan Friedkin avrebbe dato il suo via libera al presidente federale Gabriele Gravina per formulare la sua proposta, che l'ormai ex allenatore della Roma sarebbe pronto ad accettare. Ranieri rimarrebbe consulente della famiglia Friedkin senza avere però incarichi formali nella As Roma. Si aggirerebbe in questo modo la norma che esclude la possibilità di un doppio incarico. Ranieri, nei fatti, lavorerebbe fuori da Trigoria, rompendo sul nascere il tandem operativo con Gian Piero Gasperini, arrivato proprio per una decisione chiaramente firmata Ranieri.
Lo scenario peggiore per i tifosi della Roma. Avevano appena ritrovato quelle certezze che sono mancate per le scelte sbagliate della proprietà nella prima parte della stagione, dall'esonero di Daniele De Rossi all'ingaggio di Ivan Juric, e stavano anche digerendo la scelta di un allenatore con un passato e un profilo tutt'altro che romanisti.
La garanzia, per i tifosi della Roma, era la presenza rassicurante di Claudio Ranieri a Trigoria. Una presenza non saltuaria ma quotidiana. Con l'incarico di Commissario tecnico della Nazionale, e con l'esigenza di dover prevenire un evidente conflitto di interessi, difficilmente il rapporto tra Ranieri e la Roma potrà essere lo stesso ipotizzato fino a tre giorni fa.
Se dovesse andare in porto la trattativa, e tutto lascia prevedere che sia così, la Nazionale avrà un nuovo Commissario tecnico per puntare alla qualificazione ai prossimi Mondiali. Ma la Roma si troverà con un dirigente di peso in meno, o comunque con un consulente che avrà un raggio d'azione ridotto, e i tifosi della Roma torneranno a non avere un punto di riferimento su cui poter contare a Trigoria. (Di Fabio Insenga)
(Adnkronos) - Intelligenze artificiali alla prova di maturità. Nel senso che l’esame di stato 2025 è forse il primo della storia in cui l’uso dell’ia sarà di massa tra i maturandi: solo 1 su 10, infatti, non ha mai e poi mai usato quest’anno un aiutino artificiale. E non mancano coloro - circa 1 su 3 - che sono pronti a proseguire anche durante le prove d’esame con tutte le possibili conseguenze del caso. A rivelarlo è un'indagine del portale specializzato Skuola.net condotta su un campione di 1.000 maturandi prossimi all’esame di Stato. Come anticipato, il 35% di loro ha ricorso spesso e volentieri all’IA da settembre ad oggi. A cui si aggiunge un ulteriore 34% che l’ha utilizzata più saltuariamente e un 19% che lo ha fatto solamente in casi sporadici.
Gli usi più frequenti durante il periodo delle lezioni? Per fortuna, per lo più leciti. In cima ci sono, infatti: svolgere ricerche scolastiche approfondite e ricevere idee o spunti per portare a termine compiti o progetti scolastici oppure chiedere al chatbot di agire come tutor per prepararsi all’interrogazione.
Non è mancato, però, chi ha chiesto l’aiutino per svolgere temi o altri elaborati ed esercizi, traduzioni e scrittura di codice compresi, assegnati per casa oppure per ottimizzare e verificare testi prodotti dallo studente. Per non parlare di chi ha confessato di averne fatto un uso “illecito”: quasi la metà degli intervistati ha rivelato di essersi servita almeno una volta dell’Ia per superare compiti e verifiche in classe, con circa 1 studente su 5 che vi ha fatto ricorso in modo assiduo, peraltro senza mai essere scoperto.
È da qui che nasce forse la tentazione di usare l'“aiutino” anche durante le prove d’esame: una pratica che, ricordiamo, è severamente vietata e comporta l’esclusione seduta stante dalla Maturità. Eppure, più di 1 maturando su 3 sta già escogitando una possibile strategia per riuscirci: il 23% è praticamente sicuro di consultare l’assistente virtuale durante l’esame, mentre il 12% lo considera come l’ultima spiaggia prima del naufragio, qualora si trovasse con le spalle al muro.
Un’ipotesi, quest’ultima, che alletta sempre di più gli studenti, anche per via del fatto che molti di loro ritengono che chi dovrebbe vigilare non sempre abbia gli strumenti necessari per farlo: oltre il 20% degli studenti pensa che i docenti non riuscirebbero a riconoscere un tema scritto da un’IA, contro solo il 32% che teme che il rischio di essere scoperti sia molto elevato. Tutti gli altri sono abbastanza incerti e quindi pensano di potersela giocare.
Ma torniamo agli usi leciti e consentiti, che sono quelli agiti dalla stragrande maggioranza: In fondo è il normale progresso del metodo di studio: una volta erano libri e appunti, poi è toccato a Internet e ai riassunti online, oggi il lavoro “sporco” lo fa l’intelligenza artificiale. Così scopriamo che, nel ripasso pre-maturità, il 42% dei candidati userà sicuramente qualche servizio di intelligenza artificiale e il 39% è possibilista in caso di necessità. Solo il 19% afferma di poterne fare a meno in questa fase dell’anno.
Più nel dettaglio, quasi la metà (il 47%) sfrutta le Ia per ripassare il programma in vista del colloquio orale, con il 33% che vi ricorre soprattutto per generare contenuti utili ad affrontare i diversi step dell’interrogazione: dal materiale da inserire nella relazione pcto, agli esempi di collegamenti tra le varie discipline, per non farsi trovare impreparati una volta al cospetto della commissione d’esame.
Il 14%, invece, sta interrogando i chatbot di IA generativa per avere più esempi possibili di temi e autori che potrebbero fare capolino nella prima prova di italiano. Mentre appena il 6% si sta servendo di questi strumenti nella preparazione della seconda prova.
“Ormai è un dato di fatto: trovare uno studente delle superiori che non abbia mai usato l’IA è l’eccezione più che la regola. E se i benefici in termini di upskilling tecnologico sono indubbi - l’osservatorio Look4Ward di Intesa Sanpaolo stima ad esempio che il 70% dei lavori in Italia sarà impattato dall’intelligenza artificiale - dall’altra un uso intenso dell’Ia senza avere le adeguate basi sul funzionamento di questi software può portare letteralmente a prendere lucciole per lanterne e a distruggere l’acquisizione di alcune competenze essenziali come lo spirito critico o la creatività. Quello che è sicuro è che da un anno all’altro la crescita del fenomeno è esponenziale, quindi sarebbe opportuno intervenire in fretta nel formare studenti e docenti su un uso consapevole dell’Ia”, così Daniele Grassucci, direttore di Skuola.net.